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L.B.G. NDRANGHETA, APPALTI, EXPO. QUALCOSA DI NUOVO? Franco DAlfonso REGIONE: COSA DOPO IL CELESTE Maurizio Tucci LINFINITA ADOLESCENZA SOCIALE Massimo Cingolani COTTIMO FIDUCIARIO E TANGENTI Maurizio Spada DALLA CASA BENE RIFUGIO ALLA CASA SOCIALE Giovanni Agnesi COSA SERVE ALLA FAMIGLIA DEL TERZO MILLENNIO Marco Ponti UNA NUOVA AUTARCHIA ALLE VISTE: LA SACRA TERRA ITALIANA Ilaria Li Vigni C. M. MARTINI E IGNAZIO MARINO: CRESCERE E CONOSCERE Jacopo Gardella PIAZZA DEL CARMINE E DEI DEHORS FUORI CONTROLLO Eleonora Poli OPPURE VENDOLA. LA POLITICA DAL VOLTO UMANO Franco Berrino EXPO, ALIMENTAZIONE E SALUTE: UN FLOP? Gaetano Nicosia MILANO E LO SPACCIO DEGLI INNOCENTI VIDEO PHILIPPE DAVERIO: NUOVE ARCHITETTURE MILANESI TRA ORGOGLIO E MALINCONIA 7 NOTE un suggerimento A SONG FOR YOUcanta Danny Hathaway
Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero TEATRO a cura di Emanuele Aldrovandi CINEMA Marco Santarpia e Paolo Schipani www.arcipelagomilano.org
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scusa su tempi e modi, le primarie per il candidato Presidente si dovranno fare e si faranno, dovranno avere la caratteristica di allargare il campo delle proposte politiche, evitando di dare seguito allo spettacolino buono per qualche articolo sul giornale da far vedere ai parenti e agli amici di candidature di "bandierina". Candidature serie, che incarnino per propria storia personale e per arricchimento da realizzarsi in corso di campagna delle ipotesi politiche che possano essere ricomposte dopo il risultato e la scelta, attraverso la formazione di una coalizione e un programma elettorale che coinvolga e mobiliti l'elettorato. del tutto evidente poi che l'esperienza milanese, intesa come ben sintetizzato qualche settimana fa dall'assessore del Pd Majorino con l'espressione "l'arancione appartiene a tutti coloro i quali vogliono indossarlo", deve spendersi in prima persona per rendere credibile la riscossa civica che sola potr permetterci di uscire con pochi danni dalla rovinosa caduta di un sistema politico cui stato fatale l'insopportabile ombra della peggiore criminalit ma che in questi venti anni ha pervaso in profondit le istituzioni, soprattutto attraverso l'incredibile grado di occupazione quasi militare del sistema sanitario pi grande del mondo alimentato da 17,5 miliardi di euro pubblici e 6,5 miliardi di pagamenti privati governati da una ferrea
struttura di potere in mano a pochissime persone, fatto che anche solo dal punto di vista organizzativo non ha riscontro da nessuna parte del mondo. Una lista "arancione" in grado di raccogliere le energie civiche e politiche di persone, associazioni, iniziative che non si riconoscono o non rientrano nell'alveo inesorabilmente sempre pi ristretto dell'iniziativa dei partiti una condizione indispensabile per sperare nella vittoria, certamente in Lombardia e probabilmente anche oltre: sar bene che dirigenti grandi e piccoli di partiti e partitini della galassia del centrosinistra se ne facciano una ragione senza abbandonarsi a pericolose illusioni, per esempio, sull'asse risolutore Bersani-Vendola. Solo ripetendo l'alleanza civica in grado di valorizzare l'apporto plurale del mondo del centro sinistra, riconoscendola da subito come qualcosa che non va contro ma va oltre lo schieramento partitico, sar possibile provare con qualche possibilit di successo a strappare la Lombardia a un centrodestra che ne ha fatte ormai di ogni, ma che sarebbe grave considerare morto. C' infine "last but not least" la scelta della o del candidato che, seppure a mio parere in misura inferiore rispetto al Comune, resta l'aspetto fondamentale e pi evidente della campagna elettorale che dovremo affrontare. Le candidature avanzate
o ventilate fino a oggi, al netto della ricerca dei cinque minuti di notoriet di qualcuno, sono legittimamente soprattutto concentrate nel mondo dei partiti delle opposizioni regionali di questi ultimi anni. Candidature legittime non per questo vogliono dire convincenti (non vincenti, categoria inseguita a lungo e del tutto priva di significato: ricordate quanti definivano Pisapia uno che non poteva vincere ), almeno fino a questo momento. Io credo che manchi ancora una candidatura arancione intesa non certo come appartenenza a un movimento che, proprio perch tale, ha confini difficili da individuare, bens come espressione di quel vasto movimento civico composto da gente che non ha paura di mettere la faccia in politica, che si affaccia allimpegno dando e non chiedendo. La sfida sar tale, gi a partire dalle primarie, da richiedere lingresso in campo di qualcuna o qualcuno che abbia incarnato, in questi ultimi due anni, in maniera visibile lesperienza milanese, che sia disponibile a rimettersi ancora e sempre in gioco, moltiplicando ancora il proprio impegno. Io penso, sono convinto, che dovremo chiedere a qualcuna o qualcuno che molto ha dato in questi ultimi mesi di dare ancora qualcosa in pi.
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persone che sarebbero state poi i Soci Fondatori di Laboratorio Adolescenza ci siamo chiesti a lungo se in un mondo dove tutto manca meno che le Associazioni (solo a Milano ce ne sono centinaia, e decine che si indirizzano verso ladolescenza) avesse senso crearne una in pi. Alla fine abbiamo pensato che un contributo culturale e progettuale significativo avremmo potuto darlo a due condizioni: che Laboratorio Adolescenza facesse della multidisciplinariet la propria connotazione distintiva e che lavorasse non sugli adolescenti, ma con gli adolescenti. Credo che la presenza, tra i fondatori di Laboratorio Adolescenza, gi solo di Silvano Bertelloni, Presidente della Societ Italiana di Medicina dellAdolescenza, di Carlo Buzzi, Direttore del Dipartimento di Sociologia dellUniversit di Trento e gi Direttore di Ricerca dello storico Istituto IARD di Milano, di Fulvio Sca-
parro, psicologo dellinfanzia e fondatore dellAssociazione Genitori Ancra, di Michele Del Vecchio, dirigente dellIstituto Varalli di Milano, di Marina Picca, Presidente della Societ Italiana di Cure Primarie Pediatriche, di Riccardo Renzi, giornalista del Corriere della Sera e cofondatore e poi direttore di Corriere Salute, di Massimo Tafi, esperto di comunicazione, di Emanuela Duina, membro della Commissione Educazione del Consiglio di Zona 5 del Comune di Milano ma soprattutto, come lei stessa si definisce, madre di due meravigliosi figli adolescenti, sia una buona garanzia di multidisciplinariet. Quanto al metodo di lavoro, la prima iniziativa in programma Adolescenza et di confine, (che sar presentata a Milano gioved 20 ottobre alla ore 10.00 presso la Sala conferenze Spazio del Sole e della Luna in Via Ulisse Dini 7) un progetto di educazione alla salute globale dellado-
lescente destinato a pediatri, medici di famiglia, operatori socio psicopedagogici dellet evolutiva, insegnanti e genitori, ma progettato con gli adolescenti. Saranno infatti quattro gruppi di studenti dellIstituto Varalli che definiranno, sulla base delle loro esigenze formative e informative, gli argomenti da trattare nelle giornate formative e gli stessi adolescenti parteciperanno ai lavori con un question time rivolto ai relatori. Naturalmente, Laboratorio Adolescenza aperta al contributo di idee e allimpegno di chiunque condividendone finalit e statuto sia interessato alladolescenza, vuoi per motivi professionali vuoi per motivi personali. Grazie, quindi, ad ArcipelagoMilano, per questa importante vetrina che ci ha messo a disposizione. *Presidente Laboratorio Adolescenza
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www.arcipelagomilano.org le centinaia di migliaia di euro, dove c molto valore aggiunto, o per lo meno si fa finta ci sia, pi facile linterferenza malavitosa, che si propaga come tante monadi. Un aspetto da molti sottovalutato che in questo momento di crisi di liquidit e di impossibilit di rivolgersi al credito, le banche comprano i titoli di stato per salvare il paese e negano laccesso a finanziamenti alle medie e piccole imprese, molto frequente per unazienda prendere, come socio di capitali qualche insospettabile. A questo punto necessario che la politica, anche se limitata e screditata, si ponga il problema di riformare il sistema degli appalti. Non si pu delegare alla magistratura tutto questo, una magistratura che in una situazione di declino del paese costretta a supplire anche alla politica industriale e ambientale, vedi Taranto. Magari il Comune di Milano, invece di appelli al rigorismo morale potrebbe cominciare a cambiare qualche regola.
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senza tetto ma si struttura per distretti separati dal censo, cosa opposta a quel mix cui si accennava, con un patrimonio immobiliare vuoto mentre aumenta il numero degli sfrattati.
PS. Che in questa situazione gli Enti senza fine di lucro con un patrimonio immobiliare affittino case ai prezzi di mercato scandaloso. Altro che considerare scandaloso il contrario cio che non facciano il prezzo di mercato. Sarebbe giusto
invece che praticassero prezzi calmierati con trasparenza nella selezione degli inquilini, che dovrebbero essere quelli che realmente hanno bisogno e non i soliti raccomandati della politica.
UNA NUOVA AUTARCHIA ALLE VISTE: LA SACRA TERRA ITALIANA Marco Ponti
Mi occupo di trasporti, ma ho lavorato tredici anni in paesi poverissimi, dove il trasporto dei prodotti agricoli era fondamentale per le loro economie, quindi ho dovuto occuparmi indirettamente anche di agricoltura, specialmente in relazione alle politiche protezionistiche europee e americane. Comunque sar prudente, per rispetto ai veri esperti del n. 35 IV 17 ottobre 2012 settore, e mi limiter a sollevare alcuni dubbi sul tema. Un nuovo spettro si aggira per lItalia: la distruzione del suolo agricolo (si veda in particolare larticolo di Petrini sulla Repubblica del 25 luglio, ma molti altri sono sullo stesso tono). Veniamo ai numeri principali deducibili da tali articoli, e a loro volta derivati da un recente rapporto ministeriale: i terreni coltivati in Italia sono diminuiti del 28% negli ultimi quaranta anni, e abbiamo in totale 5 milioni di ettari in meno, con una perdita media dunque di 125 mila ettari allanno (5.000.000 : 40). Di questi, 35 mila ettari allanno sono stati trasformati per uso urbano o industriale (e, come noto, case e fabbriche non servono a nessuno
www.arcipelagomilano.org ), cio meno di un terzo, mentre gli altri sono stati lasciati tornare alla natura. Forse (orrore!) sono addirittura diventati boschi. Ma la fame incombe, e questo il vero pericolo: infatti la produzione agricola italiana (altro orrore!) oggi soddisfa solo l80% dei nostri fabbisogni alimentari. Visto che abbiamo perso in media lo 0,5% della nostra produzione alimentare allanno (20% : 40), e la cementificazione ha contribuito a questa perdita per un terzo, cio circa lo 0,2% allanno, se questa cementificazione continua con lattuale ritmo infernale, nei prossimi cinquanta anni perderemo un altro 10% di produzione alimentare! Dovremo importare pi riso, o pi carne, dai paesi poveri! (Per il petrolio degli sceicchi per nessuno eccepisce). Due cose si dimenticano tuttavia in questo drammatico scenario: la prima che la produzione agricola italiana gi oggi del tutto artificiale: se non ci fossero i sussidi europei (che sono ancora soldi nostri, lEuropa certo non fa regali, ridistribuisce quanto gli stati gli versano), lagricoltura italiana sarebbe gi in buona parte scomparsa. invece sussidiata per circa 6 miliardi di euro allanno, e questo in proporzione a tutta lagricoltura europea. La ragione di questo fiume di sussidi la protezione degli agricoltori europei, una piccola minoranza incomparabilmente pi ricca dei contadini dei paesi poveri, che senza questi sussidi che tengono artificialmente alti i prezzi, ci venderebbero il loro riso, zucchero ecc. a costi molto pi bassi (altro orrore!) per i consumatori italiani. Sussidiamo cio i benestanti per affamare i poveri, che tra laltro, producendo di pi a casa loro per lesportazione verso i paesi ricchi, premerebbero meno sui nostri confini. Questo scandalo per fortuna incomincia a far traballare questa forsennata e reazionaria politica europea. Si pensi che fino a pochissimi anni fa lItalia sussidiava molto generosamente anche le coltivazioni di tabacco (magari a kilometri zero, per salvaguardare lambiente)! Si pensi anche a quali servizi sociali dobbiamo rinunciare in questo periodo, date le ristrettezze finanziarie dello stato. Ma i santi sussidi non si toccano, e negli articoli richiamati non si nominano la fame incombe, e magari, se diminuisse la superficie coltivata, saremmo anche circondati da buie foreste. la nuova, ipocrita autarchia, sostenuta anche da molti, e speriamo ingenui, urbanisti e ambientalisti, oltre che ovviamente da molto solidi interessi costituiti. Peccato che, dulcis in fundo, lagricoltura, oltre a occupare poche persone, sia anche molto inquinante, per le emissioni climalteranti (ossidi di azoto, CO2) ma soprattutto per lacqua, che consuma in enormi quantit, riversando nei fiumi, e nel mare poi, liquami e fertilizzanti di ogni tipo. A quando una nuova fascistissima battaglia del grano in piazza del Duomo a Milano?
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www.arcipelagomilano.org rie del centrosinistra fa tappa a Milano per lapertura della sua campagna elettorale; sala piena, toni accesi, parole che ricamano sui concetti, perch spesso la scelta di un termine cambia la sostanza del discorso. Grande oratore, poca ironia (che lironia da parte di molti politici spesso una maschera dietro cui si nasconde il vuoto), pochi riferimenti e critiche agli avversari delle propria e dellopposta parte (meglio parlare per affermazioni piuttosto che per negazioni del pensiero altrui), tante storie (che le storie della gente devono essere al centro del pensiero di chi governa o aspira a governare): cos si presenta Vendola, molto uguale a se stesso, molto diverso dagli altri nonostante tutti i limiti che gli si possono trovare. Ed proprio cos che lo si ama o lo si odia. Perch, per rispondere a Giacomo Marossi e al suo articolo della scorsa settimana su ArcipelagoMilano, anche i quarantenni generazione alla quale appartengo tutto sommato ragionano ancora romanticamente per ideali e credono che i cambiamenti debbano passare per grandi idee. Quella di Vendola non solo come una visione politica, ma piuttosto una visione del mondo; a mio parere laspetto che pi lo distingue dagli altri. Cosa rara, in questepoca di specializzazione in ogni campo, che qualcuno provi a offrire unimmagine unimmaginazione - omnicomprensiva della realt; difficile e rischioso, affrontare la pluralit dei problemi, pratici ed economici, partendo da unidea globale, da una valutazione e interpretazione complessiva dellattuale situazione e del contesto che lha originata. Eppure il politico dovrebbe ancora forse avere la responsabilit - anche il privilegio - di essere un tuttologo prima che uno specialista. Ecco allora che a noi quarantenni non rottamatori piace soprattutto questo, di Vendola, questo sguardo a 360, questetica che regge i pensieri e le parole. Ci piace come affronta il tema del lavoro, e la sua convinzione (nientaffatto ovvia di questi tempi) che per avere diritto a unoccupazione retribuita non si debba essere necessariamente dei geni, n accettare per forza flessibilit e precariet come un dato di fatto, o farsi spuntare una vocazione imprenditoriale se non la si ha. Ci fa piacere che qualcuno si accorga che non siamo tutti manager e non tutti aspiriamo a diventarlo; e che desiderio e diritto di ciascuno quello di avere un riconoscimento nella societ, indipendentemente da un valore economico desunto dal reddin. 35 IV 17 ottobre 2012 to annuo. Ancora riesce a stupirci, un aspirante premier che immagina una collettivit in cui non sia tutto monetizzato e monetizzabile, dalla scuola alla cultura, dalla salute alla dignit delle persone. Scontato, populista? Il giudizio dipende ancora una volta da quanto si aderisce a questinterpretazione. Qualcuno che suggerisce, o almeno presuppone, unalternativa - almeno vagliabile, almeno ipotetica - alla stringata logica per cui non rende, quindi lo elimino; non quindi detto, forse, che un terreno non edificato debba essere visto come una sottrazione di ricchezza e che con la cultura non si mangia. Forse ci sono possibilit alternative. In agguato la solita domanda: ma le penser veramente Vendola tutte queste cose? Come si comporterebbe se fosse dallaltra parte, lontano dalla libert che pu dare il fatto di stare allopposizione? Trovo che gi parlare in termini diversi, disegnando altre prospettive e programmi, rappresenti unenorme differenza; gi chiedersi di che cosa avrebbe bisogno la gente, e non darlo per scontato, un grande passo avanti. Lempatia - mi sembra di notare ascoltandoli tutti - non una caratteristica molto diffusa tra i politici del centrosinistra, giovani o meno giovani che siano. Non detto che vi sia una soluzione e che questa sia a portata di mano, ma spesso viene da chiedersi se leconomia non possa risollevarsi con un sistema che non sia basato esclusivamente sullincremento della produzione e dei consumi. Possibile considerare le persone prima consumatori che cittadini, possibile che lunica via duscita sia produrre e spendere (aumentando la frustrazione in chi non pu permetterselo), spingere a investire, a costruire nuove case, proporre una scelta illimitata e spaesante sugli scaffali dei supermercati? Una scelta illimitata di qualunque articolo, salvo poi non esserci pi soldi per comprare. Si giustificano le colate di cemento con la scusa che tutti devono avere una casa da abitare, e chi gi ce lha stia zitto per favore, vuole forse negare questo diritto agli altri? Salvo poi scoprire che ci sono migliaia di appartamenti vuoti (non dimessi, ma nuovi!) perch i costi al metro quadrato sono troppo alti e le famiglie trovano soluzioni alternative; magari condividere un appartamento con i genitori o trasferirsi in unaltra citt. C chi obietta che il benessere sociale comunque aumentato rispetto a trenta quaranta anni fa e questo a livello generale non si pu negare; ma quella in cui viviamo anche una societ con lati oscuri sempre meno percettibili, la povert e il disagio non traspaiono. Ciascuno li pu cogliere osservando il proprio campo dinteresse o ambito professionale, attraverso storie personali o raccontate. Il benessere si dimostra cos soltanto apparente, le persone vivono al di sopra delle proprie possibilit, vogliono essere ci che non sono. Chi come noi abita nelle metropoli ha per una visione parziale e in un certo senso distorta di quanto accade. Libert e modernit, sostiene Vendola, sono due concetti mistificati dalle classi dirigenti a proprio uso e consumo; la crisi antropologica non meno grave di quella economica, un esasperato individualismo ha preso il posto della solidariet: uno dei cavalli di battaglia di Vendola che, finito Berlusconi, non finito il berlusconismo. Ci si domanda sempre e ossessivamente dove vanno, che cosa vogliono i mercati, ma la questione dovrebbe essere invertita, invece, sarebbero i mercati a doversi chiedere dove vanno le persone. Dalle nebulose urbane che crescono senza forma ai margini delle nostre citt ai siti archeologici di Pompei ed Ercolano che perdono pezzi, alle proposte di innovazione che non fanno i conti con carenze pi radicate della volont di cambiamento (vedi la condizione attuale della scuola pubblica): attraverso tanti esempi, quella evidenziata da Vendola la mancanza di un progetto, di un disegno alla base del fare. A questo caos generalizzato pu porre rimedio la buona politica? Che dovrebbe essere poi unidea per cambiare il mondo, bene comune contrapposto a uno stato di natura dove chi parte svantaggiato - economicamente, fisicamente o per qualche altro motivo - non ha tutele, n reti di protezione ed quindi destinato in partenza a perdere. Ci piace pensare, con Vendola, a una comunit civile tenuta insieme da un forte collante, nella quale prevalgano solidariet e cooperazione, in cui lefficienza e le prestazioni elevate non siano lunico motore di sviluppo e neppure lunica forma di realizzazione del singolo. Le differenze tra destra e sinistra esistano, dopotutto, sono ancora abbastanza chiare; e Vendola dice qualcosa di sinistra.Pensare a destra significa usare la vita per appropriarsi degli uomini e delle cose; pensare a sinistra significa usare le cose, stare con gli uomini per conquistare la vita: lo affermava nel 2000 Roberto Vecchioni al congresso degli allora Ds; 9
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www.arcipelagomilano.org gie diagnostiche e terapeutiche sempre pi avanzate e costose, prefigura un quadro di progressiva insostenibilit economica della sanit. Le malattie sono come la monezza: non basta preoccuparci di come farla sparire, occorre produrne meno. E tutte le malattie croniche che caratterizzano il mondo occidentale sono prevenibili. Che fare dunque per lExpo? perch non sia un flop totale? e perch non travolga nel suo fallimento la giunta Pisapia che peraltro sta facendo cose egregie per la citt? Pensiamo a una Expo senza patatine: proibite per tutta la durata della manifestazione su tutto il territorio lombardo. UnExpo senza bevande zuccherate e senza carni conservate, o con una tassa che ne raddoppi il prezzo in tutta la Lombardia. UnExpo senza sciroppo di glucosio fruttosio. UnExpo senza farina 0 e 00. UnExpo senza cibi spazzatura. UnExpo dove non avveleniamo i bambini.
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MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org La terza Sinfonia di Brahms
Nella storia della musica la Sinfonia occupa un posto del tutto particolare: una sorta di monumento che i grandi musicisti erigono pi per i posteri che per il loro pubblico (il pubblico contemporaneo spesso poco considerato dagli autori) ma soprattutto lo erigono a loro stessi, consapevoli che si tratti della polizza pi affidabile per puntare alleternit. La moderna Sinfonia nasce verso la met del settecento - come sviluppo dellouverture (detta appunto sinfonia) dellopera italiana - fra Milano (Giovan Battista Sammartini, 17001775) e Mannheim (Johann Stamitz, 1717-1757), e anche grazie allopera dei due (fra i venti) pi dotati figli di Johann Sebastian Bach: il quarto (Carl Philipp Emanuel, 17141788) e lundicesimo (Johann Chrin. 35 IV 17 ottobre 2012 stian, 1735-1782) vissuti rispettivamente in Germania e in Inghilterra. La Sinfonia nasce allora ma si consolida nella sua definitiva forma classica soltanto con limmane lavoro di Franz Joseph Haydn (17321809), che ne scrive ben 104, e di Wolfgang Amadeus Mozart (17561791) che si limita a scriverne 41 oltre a due concertanti. Il vero grande salto verso la monumentalit, per limportanza che assumer nellopera complessiva e nella stessa vita dei musicisti, la Sinfonia lo far, come noto, con Ludwig Van Beethoven (1770-1827) che ne scriver solo nove ma concepite come pilastri della sua intera produzione musicale. Dopo di lui tutti i musicisti ebbero lincubo del confronto con le nove celeberrime Sinfonie beethoveniane e divennero molto parchi e non vollero superare il fatidico numero nove: Franz Schubert (1797-1828) ne complet otto e altre ne lasci incompiute, Felix Mendelssohn-Bartholdy (18091847) ne scrisse cinque, Robert Schumann (1810-1856) quattro e una incompiuta, Johannes Brahms (1833-1897) quattro, Anton Bruckner (1824-1896) arriver a nove ma lultima non riuscir a finirla, Gustav Mahler (1860-1911) ne lascer nove e una decima incompiuta fino a quando Dmitrij ostakovi (19061975) ne scriver ben quindici! (Le date di nascita e di morte degli autori aiutano a farsi unidea dello sviluppo nel tempo di questa fondamentale forma musicale). Tutto questo abbiamo raccontato per introdurre qualche riflessione sulla terza Sinfonia di Brahms che 13
www.arcipelagomilano.org nei giorni scorsi stata eseguita allAuditorium da una smagliante Orchestra Verdi diretta da Gaetano dEspinosa cui avevamo dedicato lultima nostra nota. Questa grandiosa opera, composta durante lestate del 1883 nella tonalit solare del fa maggiore, rappresenta una grande svolta nella storia della Sinfonia: prima di essa il modello era sempre e solo quello delle ultime sinfonie beethoveniane (il grande direttore dorchestra Hans von Blow defin la prima sinfonia di Brahms "la Decima di Beethoven"!), con essa cambia tutto, nasce la Sinfonia postromantica e moderna e si avvier un percorso senza ritorno. Nella Terza si stenta a riconoscere la forma sonata, lorganico relativamente modesto, manca un tempo lento (fra lAllegro con brio iniziale e lAllegro finale vi sono un Andante e un Poco allegretto); il tema dolente in do minore del terzo movimento, affidato in apertura ai violoncelli fra gli arpeggi di viole e violini e il pizzicato dei violoncelli, una delle pagine pi commoventi scritte da Brahms, sembra di riconoscervi un muto singhiozzo, quasi una voglia di piangere, mentre il cupo tema in fa minore che introduce lAllegro finale (che non affatto allegro ma al contrario pervaso da profondo pessimismo) non ha alcun risvolto consolatorio. una sinfonia che chiameremmo tragica, come la quarta di Schubert e la sesta di Mahler, e come la famosa Ouverture dello stesso Brahms, se non sapessimo che lautore non volle che si desse alcun nome di fantasia alle sue opere. Dobbiamo purtroppo dire che il direttore palermitano non ha dato segno di comprendere a fondo n il contenuto innovativo della Sinfonia n la sua tragicit; eseguita dopo una insignificante breve opera del siracusano Orazio Sciortino (scritta questanno e in prima esecuzione) e un bel Concerto n. 2 per violino e orchestra (I Profeti, del 1933) di Mario Castelnuovo-Tedesco - in cui non ha brillato il pur bravo Domenico Nordio, con manifesti problemi di intonazione del suo violino - questa Terza brahmsiana ci apparsa scolorita, un po routinire. Peccato, perch dal diligente DEspinosa che si appena sobbarcato il non lieve onere di sostituire allultimo momento la titolare Zhang Xian in due difficili concerti, che un direttore giovane e un musicista appassionato e anche per il fatto che si accinge a debuttare alla Scala con due opere verdiane - avevamo diritto ad aspettarci qualche emozione in pi.
Da non perdere Gioved 25 ottobre, nella Sala Verdi del Conservatorio, alle ore 21, concerto dellOrchestra Sinfonica del Conservatorio in onore del grande oncologo Gianni Bonadonna; nel ricco men della serata segnaliamo il Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 in do minore, opera 37, di Beethoven eseguito al pianoforte da Alice Baccalini e diretto da Amedeo Moretti (ingresso libero, informazioni presso Fondazione Michelangelo, tel. 02.2390.3067, email fmichel@istitutotumori.mi.it) Per i pochi fortunati che hanno trovato posto, marted 30 ottobre lOrchestra della Scala rinforzata dallOrchestra Mozart e finalmente diretta da Claudio Abbado - che torna al suo teatro come un eroe da un lungo esilio, acclamato non meno di quanto lo fu Toscanini subito dopo la fine della guerra! - eseguir il Concerto n. 1 in mi minore opera 11 di Frederyk Chopin (al pianoforte Daniel Barenboim che festeggia il suo imminente settantantesimo compleanno) e la Sinfonia n. 6 in la minore, la Tragica, di Gustav Mahler.
ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Cadaveri in mostra - Body Worlds
Body Worlds il titolo della mostra che ha dato, e continuer a dare scandalo e suscitare perplessit. In pratica, si tratta di unesposizione di cadaveri, o di parti di essi, completamente ridotti nelle loro parti pi essenziali: muscoli, ossa, vasi sanguigni ecc. Sembra la descrizione di un film dellorrore, in realt una mostra che vuol essere scientifica e didattica. E perch no, anche un poco artistica. Body Worlds - Il vero mondo del corpo umano, gi stata visitata da oltre trentaquattro milioni di persone nelle sessanta citt del mondo in cui ha fatto tappa, di cui solo 200.000 a Roma e Napoli. La mostra celebra il corpo umano, facendo luce sui segreti della sua anatomia e del suo funzionamento, spiegando con parole semplici e comprensibili a tutti informazioni e questioni scientifiche sui temi della salute, delle malattie, del benessere e della vita in generale. Come possibile tutto questo? Lidea di questo circo dei morti del Dr. Gunther von Hagens, che dal 1977 ha inventato e continuamente modernizzato la tecnica della plastinazione, attraverso la quale si sostituiscono ai liquidi corporei polimeri di silicone, rendendo perfettamente conservabili nel tempo tessuti e organi umani e animali. Il fine della mostra assolutamente medico, come precisano gli organizzatori, allinizio questi esperimenti servivano soprattutto per gli studenti di medicina, ma col tempo si estesa la possibilit di questa particolare materia anche al grande pubblico, per mostrare, in modo ravvicinato, come funziona davvero il corpo umano, con tutti i suoi segreti e le sue risorse, per permetterne davvero una piena comprensione. La domanda sorge spontanea. Chi sono-erano queste persone che oggi, alla Fabbrica del Vapore, ritroviamo letteralmente a pezzi dentro delle vetrine o impiegate in strane pose plastiche? Le tante mostre che Body Worlds ha creato dagli anni 80 a oggi sono state possibili grazie a specifici programmi di donazione del corpo, nel quale i donatori dispongono esplicitamente che i loro corpi possano essere esposti a Body Worlds dopo il decesso. A oggi i registri dellistituzione contano pi di 13.000 donatori registrati, tra viventi e deceduti. Oltre a vedere nel dettaglio organi, in salute e affetti da patologie, ossa, sezioni di tessuto ecc, c anche spazio per lestetica. In mostra infatti sono presenti corpi posizionati in atteggiamenti e pose varie, per mostrarne a pieno il funzionamento dei muscoli, dei nervi ecc. Tra gli altri ricordiamo una toccante coppia di ballerini, un giocatore di basket, uno sciatore, tre ironici giocatori di poker e addirittura un cavaliere su cavallo.
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www.arcipelagomilano.org Tutti, ovviamente, fatti di scheletro e tessuti muscolari ben in vista. Ma non c niente di macabro o di cattivo gusto, come spiega lideatore, Gunther von Hagens: "L'esposizione Body Worlds un luogo destinato alla divulgazione e alla riflessione intima, un luogo dedicato all'autoconsapevolezza filosofica e religiosa. Non un cimitero illegale, n un salone di bellezza postmortem. Mostra il corpo quale miglior rappresentante dell'anima, che si porge al visitatore di mentalit aperta". Una mostra per stomaci forti. Gunther von Hagens Body Worlds Milano, Fabbrica del Vapore via Procaccini 4 fino 17 febbraio 2013 biglietti: intero 15,00 euro, ridotto over 62, studenti, 14 euro La mostra aperta tutti i giorni dalle ore 10.00 alle ore 20.00 con orario continuato. Il gioved e il sabato lorario dalle 10.00 alle 23.00 con orario continuato.
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www.arcipelagomilano.org chitarra e Il suonatore di mandolino, per poi tornare a inserire elementi di realt, come lettere, numeri, scritte o veri e propri elementi oggettuali. Ma Picasso non solo Cubismo. Negli anni 20 segue, a suo modo, il Ritorno allordine dellarte, con le sue Bagnanti e le sue donne enormi, deformate, possenti e monumentali, omaggi agli amici impressionisti come Renoir. Sono gli anni in cui conosce anche Breton e i Surrealisti, e in cui crea figure disumane e contorte, mostri onirici che ci mostrano le pulsioni sessuali e le ossessioni del pittore. La guerra per, sconvolge tutto. Oppositore della dittatura franchista, Picasso non pu far altro che denunciare gli orrori e la violenza della guerra con sculture e dipinti dai toni lividi, come Guernica, o nature morte popolate di crani di tori, capre e candele dalla fiamma scura. Non mancano i ritratti dei figli e delle donne amate: Fernande, Dora Maar, Marie Therese, Francoise, Jacqueline e la bellissima Olga in poltrona, dipinto che Picasso conserver fino alla propria morte, appeso sopra il letto. Ritratti ma anche autoritratti dellartista, dipintosi davanti al cavalletto, o con una modella nello studio, tema prediletto per dipingere la Pittura, il vero amore della sua vita. Picasso dipinse fino a poco prima di morire. Degli ultimi anni sono i dipinti che riprendono i maestri a lui pi cari, Matisse, Velazquez, Delacroix, ma anche un lucido autoritratto in cui lartista si rappresenta sempre pittore ma con un volto che sembra gi un cranio dalle orbite vuote (Il giovane pittore, 1972). Morir lanno seguente. Una mostra completa, che prende origine dallincredibile collezione del Museo Picasso di Parigi, forte di pi di 5.000 opere, donate in vari nuclei da Picasso stesso e in seguito, direttamente dagli eredi. Ieri come oggi le opere di Picasso potranno ancora insegnarci qualcosa, monito e delizia dei tempi moderni.
Picasso. capolavori dal Museo Picasso di Parigi Palazzo Reale, fino al 6 gennaio 2013, orari: luned, marted e mercoled: 8.30-19.30 gioved, venerd, sabato e domenica: 9.30-23.30; biglietti: 9,00 intero, 7,50 ridotto
LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Guido Morselli: immagini di una vita
a cura di V. Fortichiari Rizzoli, 2001 pp143, euro 24
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www.arcipelagomilano.org vicino, senza carta. Per inciso unepoca, quella odierna, alla quale Morselli difficilmente si sarebbe adeguato. Eppure viviamo in un periodo delleditoria che porta al successo a volte planetario, sfornando fenomeni editoriali capaci di toccare cifre di tiratura e soprattutto di diffusione davvero straordinarie (si pensi ai libri dellamericana James, Cinquanta sfumature di nero/grigio/rosso), si pensi in Italia al nostro Massimo Gramellini che a fine anno probabilmente toccher con Fai bei sogni il milione di copie, la Tamaro con Va dove ti porta il cuore arriv a due milioni). A quali fattori si devono questi record? Alla televisione, alla rete Internet, ai social network. A un abnorme passaparola, che un tempo non ci si sognava neppure. Allo scrittore Guido Morselli, il quale si trovava nella condizione apparentemente perfetta per essere personaggio e scrittore ideale, tutto questo stato negato. Negata la pubblicazione e lincontro con una comunit di lettori che ne avrebbe decretato il successo (solo postumo, invece), negata (ma forse non sarebbe stata desiderata o accolta) una esposizione mediatica al pubblico, la reazione della critica, dei giornali, le passerelle televisive, le apparizioni allestero. Guido Morselli avrebbe schivato tutto questo, per indole, ma avrebbe continuato a produrre i suoi libri stando nellombra. Inutile ricordare laneddoto di una visita milanese durante le famose peregrinazioni editoriali presso la Mondadori, quando volle nascondersi dietro a una colonna per sottrarsi alla vista di Giorgio Mondadori che era stato suo compagno di studi. Morselli rifiutava le raccomandazioni, i contatti con quanti potevano favorirlo. Era anche lievemente spazientito con funzionari ed esponenti del mondo editoriale, amato e in parte disprezzato, che trattenevano troppo a lungo i suoi dattiloscritti senza emettere un parere, un giudizio. E ne pretendeva la restituzione, scaduti certi limiti temporali che egli stesso si piccava di fissare. Eppure Morselli sapeva come entrare in contatto con quel mondo, al
mercoled 17, ore 18.30 presso Palazzo Sormani, sala del Grechetto, parleranno dell'Autore, in occasione del Centenario della sua nascita, Romano Oldrini, Valentina Fortichiari, Giulio Giorello, a cura di Unione Lettori Italiani e in collaborazione con Associazione Amici di Piero Chiara. La solitudine dello scrittore. Se, tra gli altri, Orhan Pamuk ne ha magnificamente descritto la condizione esistenziale (Per diventare scrittore pazienza e fatica non bastano: si deve anzitutto provare limpulso irresistibile a fuggire la gente, la compagnia, la quotidianit, e a chiudersi in una stanza), Guido Morselli ne stata lincarnazione esemplare, anzi ha pienamente realizzato i consigli del Nobel turco. Da un certo periodo della sua vita, durante la giovinezza, dopo divertimenti, balli, viaggi in Europa, ha fuggito i suoi simili e si ritirato nelleremo di Santa Trnita di Gavirate, vicino a Varese, come noto. Tale scelta avveniva a partire dallinizio degli anni Cinquanta, anni di dopoguerra, durante i quali leditoria italiana consolidava il processo di industrializzazione, rinnovando i canali distributivi e rafforzando le vendite, diffondeva i tascabili, diversificava i generi, affiancando una nuova saggistica alla preminente narrativa. Era una editoria di carattere ancora prevalentemente artigianale, dove forte e predominante - tra i grandi conduttori (Mondadori, Rizzoli, Bompiani, per citare solo i principali) - era il rapporto autore/editore, in molti casi un vero e proprio sodalizio personale, fatto di lavoro ma anche di amicizia (vedi la vicenda Bompiani/Zavattini, per esempio). Numerose allora le figure di intellettuali assoldati da questi grandi editori e molto spesso scrittori in proprio oltre che pregevoli direttori editoriali (Pavese, Vittoriani, Sereni, Calvino, Fruttero ecc). Editoria umana? Vogliamo dire, rispetto alla rivoluzione spersonalizzante di questi ultimi anni (sia detto senza toni di inutile nostalgia), la rivoluzione tecnologica e digitale, e un futuro che si prospetta, lontano o
quale aspirava con tutte le forze: ci sono rimaste lettere significative e tra laltro ricche di dettagli di storia editoriale e del clima degli anni in cui furono scritte. Esemplari le lettere a Italo Calvino. Al di l del sostanziale rifiuto editoriale e la querelle che pass tra i due sul romanzo Il comunista in particolare, qualcosa evidentemente li accomunava, per certi aspetti: pi giovane Calvino di oltre un decennio, taciturno, avaro di parole, curioso di se stesso senza possedere un io, senza ostentarlo (sono parole di Pietro Citati), come del resto lo scrittore varesino. Ogni volta che scriveva un libro Calvino cominciava ex novo: Scrivo ogni libro come se fosse il primo, come se non avesse rapporto con nessuno degli altri (inutile ricordare la variet dei temi e degli ambienti toccati nei romanzi di Morselli: la storia, Divertimento 1889, la politica, Il comunista, la teologia, Fede e critica, la fantateologia, Roma senza papa, la controstoria, Contropassato prossimo). E dunque tra i due pass alla lontana una corrente sotterranea di umanit autentica e i due si conobbero pi profondamente che se mai si fossero incontrati. Basta leggere le parole di un accorato invito che quasi un autoritratto intimo, domestico: Caro Calvino: qui da me, a Santa Trnita, non ho n aspirapolvere n frigorifero (destate, ci ho un bosco vicino, metto le bottiglie al fresco nel bosco). Non ho nemmeno la TV! In cambio ho un discreto cavallo da sella, col quale esploro la montagna che incombe subito dietro la mia casetta. Ho potato questautunno certi rosseggianti pini di Scozia, i cui rami ricchi di materie resinose dallaroma profumato, ho messo da parte (potati da me, si capisce) da bruciare sul caminetto nelle grandi occasioni. Lei mi venga a trovare, e il pino di Scozia arder in Suo onore. E Calvino gli scrisse: Sono contento dessere entrato in corrispondenza con Lei. Il Suo invito allettante, e mi riservo di approfittarne molto volentieri. Nel caso mi trovassi da quelle parti, posso telefonarLe?. (Valentina Fortichiari)
TEATRO questa rubrica a cura di Emanuele Aldrovandi rubriche@arcipelagomilano.org In cerca dautore Studio sui Sei personaggi di Luigi Pirandello
regia Luca Ronconi assistente alla regia Luca Bargagna n. 35 IV 17 ottobre 2012 17
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con M. Odierna, L. Mascolo, S. Putignano, L. Guidone, F. Falco, P. Minnielli, E. Misasi, A. Pagotto, D. Gagliardini, E. Mandalari, R. De Donato, E. Zoccoli, R. Stella, L. Mascolo, M. Odierna, A. Volpetti, A. Sorrentino direttore di scena Francesco Russo elettricista Luna Mariotti produzione Centro Teatrale Santacristina, in collaborazione con Accademia Nazionale dArte Drammatica Silvio DAmico e Piccolo Teatro di Milano Teatro dEuropa
Ronconi torna a collaborare con lAccademia Silvio DAmico di Roma dove, pi di cinquantanni fa, si formato come attore. Lo fa conducendo un work in progress con attori neo-diplomati e diplomandi, iniziato nel 2010, portato avanti attraverso varie sessioni laboratoriali, presentato in estate al Festival dei due mondi di Spoleto e ora in scena al Piccolo Teatro Studio. Il testo scelto uno fra i pi noti di Pirandello: un gruppo di personaggi abbandonati dal proprio autore, si presenta a un regista/capocomico che sta allestendo una commedia con i proprio attori, chiedendogli di mettere in scena la loro storia; la storia cio di un uomo che ha spinto la moglie a lasciarlo per un suo sottoposto, salvo poi, dopo la morte di questultimo, ritrovarsi in difficolt nel gestire il rapporto con lei e con i tre figliastri, in particolare con la pi grande che, costretta a prostituirsi, lo incontra in una casa dappuntamenti.
Ronconi trasforma lopera in una storia di malattia famigliare, dando meno spazio alla tematica metateatrale del rapporto regista / attori / personaggi (gi ampiamente esplorata da numerosissime messe in scena precedenti del testo) e accentuando lattenzione sul rapporto morboso padrigno/figliastra. La figura della figliastra, in particolare, sembra la pi distante dallimmaginario Pirandelliano: Ronconi la trasforma in una ragazza turbata che offre se stessa a tutti (anche al regista) e sembra colpevole anche della morte dei due fratellini. La scena, bianca e rettangolare come la corsia di un ospedale psichiatrico, molto suggestiva e nella sua semplicit contribuisce a disattendere il clich che ci si attenderebbe dal testo, e cio la sala prove (o al massimo il palco) dove il regista e gli attori allestiscono lo spettacolo. Gli attori, molto bravi e promettenti, non sembrano sempre avere quella libert espressiva che alcuni (solo
alcuni!) loro colleghi pi esperti riescono a ricavarsi allinterno del linguaggio ronconiano, per dimostrano ottime capacit nel fare proprio e nel riprodurre con buoni risultati uno stile interpretativo cos riconoscibile e a volte ingombrante. Uno spettacolo che incuriosisce e stupisce, e offre lopportunit di vedere il lavoro di un indiscusso maestro che sinterseca con una delle prime esperienze di coloro che, sicuramente, saranno fra i protagonisti delle scene dei prossimi anni. Piccolo Teatro Studio dal 2 al 14 ottobre In scena Al Teatro Filodrammatici dal 9 al 28 ottobre Push-up di Roland Schimmelpfenning, regia di Bruno Fornasari. Al Teatro Elfo Puccini dal 10 al 28 ottobre Rosso di John Logan, regia di Francesco Frongia. Al Teatro Verdi il 19 e 20 ottobre Bastard! di Duda Paiva.
CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org Ted di Seth MacFarlane [ U.S.A., 2012, 106'] con Mark Wahlberg, Mila Kunis, Seth MacFarlane, Joel McHale
In una notte di Natale degli anni 80, John Bennett (Mark Wahlberg), un bambino di otto anni, esprime un desiderio bizzarro: vorrebbe che Ted (voce di Seth MacFarlane), il regalo dei suoi genitori, riuscisse a muoversi e parlare come lui. John ha semplicemente bisogno di un amico, i suoi coetanei lo relegano a una solitudine che sembra irrimediabile fino alla miracolosa trasformazione del suo inconsueto nuovo amico. Con un salto temporale che ci catapulta ai nostri giorni, Seth MacFarlane ci mostra i due protagonisti di Ted appollaiati sul divano di casa di John, rivelandoci cos che linossidabile amicizia non mutata. Sono cambiati, per, gli atteggiamenti del non pi tenero orso di pelo, che si trasformato in unirriverente e scurrile zavorra per la vita di John. Il creatore dei Griffin esordisce dietro la macchina da presa con un personaggio che somiglia molto al neonato della famiglia che lo ha reso celebre. Ted ha un umorismo dissacrante e spesso denigratorio, passa le sue giornate a inseguire ragazze, consumare droga e idolatrare miti commerciali degli anni 80. Non accettando la crescita del suo amico, ormai adulto, lo costringe alla pi classica delle sindromi di Peter Pan. Il cinema americano ha ormai abusato della figura delleterno ragazzino e Seth MacFarlane non riesce a uscire dallo stereotipo. Nonostante il tentativo, a volte divertente, di dar vita a un orso provocatore e politicamente scorretto, il regista non riesce a impossessarsi delle dinamiche cinematografiche, rendendo cos Ted una puntata mancata dei suoi programmi pi noti. Marco Santarpia In sala a Milano: The Space Cinema Odeon, Ducale, Colosseo, Orfeo, Arcobaleno, Plinius, UCI Cinemas Bicocca, UCI Cinemas Certosa.
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