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L'ONU accusa il paese di destabilizzare la missione in Congo

L'Uganda minaccia di ritirare le truppe


Fulvio Beltrami
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Descrizione:

L'ONU accusa pubblicamente il paese di destabilizzare la missione in Congo, con un documento ancora non definitivo ma gi reso noto. Il ritiro del contingente ugandese rappresenterebbe il 54% in meno delle forze AMISOM

L'Indro

Data Pubblicazione: marted 6 novembre 2012

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L'Uganda minaccia di ritirare le truppe

Venerd 2 Novembre le Nazioni Unite hanno reso pubblico il famoso allegato al rapporto sul rispetto dell'embargo di armi nella Repubblica Democratica del Congo redatto nel luglio scorso da un gruppo di esperti ONU coordinato dal negazionista del genocidio rwandese, l'americano Steve Hege. Nella nuova versione l'allegato, divenuto ora un vero e proprio rapporto, accusa anche l'Uganda di sostenere i soldati congolesi ammutinatisi che hanno formato l'ARC-M23. La reazione del Governo Ugandese stata immediata.

In un comunicato stampa il Primo Ministro Amama Mbabazi ha informato che "L'Uganda rifiuta categoricamente le accuse contenute nel rapporto ONU in quanto tendenziose e false. inaccettabile che un organo delle Nazioni Unite ci accusi di destabilizzare un paese straniero senza alcuna prova, basandosi su testimonianze anonime e motivazioni politiche e personali che alcuni degli esperti nutrono contro di noi. L'Uganda ha sempre agito in buona fede nel tentativo di risolvere pacificamente la crisi nella Repubblica Democratica del Congo che sta compromettendo la stabilit regionale. Siamo indignati del trattamento ricevuto dall'ONU, quando il nostro Paese impegnato in importanti missioni di pace in Somalia, in Repubblica Centro Africana e in Congo. Visto il trattamento ricevuto giunto il momento di rivedere il nostro impegno a fianco delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace in Africa".

Sabato 3 novembre 2012 il Governo Ugandese ha annunciato il ritiro delle truppe dalla missione dell'Unione Africana AMISOM in Somalia e dalla Task Force Regionale in Congo, Repubblica Centroafricana e Sudan per debellare i ribelli ugandesi del Lord Resistence Army (LRA) che dal 2006 stanno terrorizzando la regione e trucidando inermi civili. La decisione del ritiro delle truppe ugandesi dalle due missioni di pace stata presa in comune accordo con l'Unione Africana. Se verr attuata avr pesanti conseguenze sulla stabilit nel Corno d'Africa. In questo particolare momento in cui il Governo Somalo si deve rafforzare e le milizie islamiche di Al-Shabaab non sono state completamente sconfitte, il ritiro del contingente Ugandese, che rappresenta il 54% delle forze AMISOM, rischia di compromettere i risultati finora raggiunti per la stabilizzazione della Somalia in guerra civile dal 1991.

Rimarrebbero i contingenti Burundese, Djibutino, Kenyota e Sierraleonese, giudicati dalla Comunit Internazionale non adatti a sostenere l'attuale fase della guerra in Somalia dettata dalla nuova tattica di Al-Shabaab: il passaggio muove da una guerra di posizione e controllo del territorio ad una guerra a livello nazionale basata sugli attentati terroristici gi iniziati a Mogadiscio - l'ultimo sabato scorso presso un ristorante. Con l'uscita dell'Uganda il comando passerebbe al Kenya, alla sua prima missione militare dall'indipendenza. L'ipotesi di sostituire il contingente ugandese con l'esercito etiope (che non fa parte del AMISOM, pur essendo operativo in Somalia), potrebbe aumentare i consensi ad Al-Shabaab. La popolazione Somala considera gli Etiopi come nemici storici.

Per la Task Force Regionale contro il LRA le conseguenze sarebbero meno gravi considerando che il gruppo ribelle, ridotto a meno di 400 uomini, non rappresenta una vera e propria minaccia per la regione, nonostante la propaganda americana e ugandese tesa a dimostrare il contrario. Occorre far notare che il ritiro del contingente ugandese significher la fine della neonata missione di pace finanziata dalla Nazioni Unite (grazie agli Stati Uniti e l'Unione Europea) alla fine del settembre 2012. Il contingente Ugandese rappresenta l'82% della missione di pace e difficilmente altri paesi africani saranno interessati a sostituirlo. Pur non rappresentando una minaccia regionale, il LRA avr la possibilit di continuare nelle sue azioni di banditismo e le popolazioni che abitano

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nel suo raggio d'azione continueranno ad essere vittime, soprattutto le popolazione al nord est del Congo. Per ora l'unica reazione registrata presso la Comunit Internazionale quella degli Stati Uniti.

Il Sottosegretario di Stato Americano, Wendy Sherman ha dichiarato ai media regionali di voler assumere le difese dell'Uganda e di nutrire seri dubbi sulla validit delle accuse contenute nel rapporto. Durante una visita ufficiale in Uganda la Sherman ha espresso personalmente al Presidente Yoweri Museveni i ringraziamenti dell'Amministrazione Obama per la partecipazione dell'Uganda nel processo di pace in Somalia e nella lotta contro il gruppo terroristico Lord Resistence Army, rinnovando il sostegno americano al suo alleato dell'Africa dell'Est. Questo ultimo colpo di scena nella crisi Congolese, come i precedenti, nasconde molti lati oscuri. Le stesse Nazioni Unite hanno specificato che il rapporto non definitivo e pu essere soggetto a revisioni. Eppure stato reso pubblico peggiorando la stabilit non solo della Regione dei Grandi Laghi ma anche della Somalia.

Gli esperti dell'ONU responsabili del rapporto hanno adottato verso l'Uganda lo stesso atteggiamento riservato al Rwanda: una mancata volont di esaminare gli argomenti di difesa dei due paesi accusati. Gli esperti arrivati in Uganda il 17 settembre scorso per sentire la controparte, sono ripartiti il giorno successivo incontrando esponenti del Governo ma non lo Stato Maggiore dell'esercito e i servizi segreti, senza ottenere cos un quadro incompleto della posizione ugandese.

Questo comportamento pone seri dubbi sulla obiettivit e sull'utilit del rapporto ai fini della risoluzione pacifica della crisi Congolese, aggravato dal ricorso di fonti anonime per comprovare le accuse rivolte al Rwanda e all'Uganda e dalla sistematica rincorsa alla fama mediatica avvenuta prima di sottoporre il rapporto agli organi decisionali delle Nazioni Unite. Questa metodologia stata adottata anche dagli 'attori non governativi' come Human Rights Watch noti per la loro ossessione verso la visibilit.

Come detto il rapporto non ancora definitivo, se ne contano ormai troppe versioni, stato varie volte divulgato all'opinione pubblica scegliendo i momenti pi delicati della crisi a scapito dei margini d'azione della diplomazia internazionale, radicalizzando sempre di pi i campi avversi. Le Nazioni Unite rifiutando la missione dell'Unione Africana in Congo ha di fatto incaricato la MONUSCO e l'esercito regolare congolese (FARDC) alla difesa delle popolazioni dell'est del Congo. In una situazione normale questa sarebbe una scelta giustificata. Nello scenario congolese meno, visto che i caschi blu sono noti per la loro incapacit di proteggere i civili e l'esercito congolese ormai inesistente all'est del paese. Il vuoto creatosi stato riempito da una guerra per procura dove il Governo di Kinshasa utilizza milizie genocidarie per combattere il ARC-M23 sostenuto dai Governi di Kampala e Kigali.

Il Primo Ministro Ugandese Mbabazi, che ha precisato la totale assenza di interessi economici ugandesi in Congo, non certamente la figura politica ugandese pi indicata per questo genere di affermazioni che risultano poco credibili. Una settimana fa, Mbabazi assieme al suo Segretario Permanente: Pius Bigirimana, stato accusato di aver sottratto milioni di dollari dai fondi destinati al piano di ripresa economica del Nord Uganda e della regione del Karamoja stanziati da Gran Bretagna e Norvegia. Bigirimana attualmente indagato ed entrambi i donatori hanno minacciato di sospendere gli aiuti umanitari all'Uganda.

Per ironia della sorte il rapporto ONU che, a causa delle metodologie applicate sembra sempre meno credibile e sempre pi strumentale, avrebbe in parte ragione sul coinvolgimento del Rwanda e dell'Uganda. Accuse che si basano su un fondo di verit ma vanificate dalla parzialit che volutamente ignora le responsabilit del Governo di Kinshasa, gli altri attori regionali (come l'Angola) e le multinazionali internazionali. Le manifestate simpatie della causa Hutupower e alle milizie genocidarie del FDLR di vari membri tra gli esperti ONU del rapporto riducono ulteriormente la credibilit del rapporto.

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Soffermandoci sull'Uganda. La potenza militare regionale sembra maggiormente coinvolta nel sostegno del ARC-M23 rispetto al Rwanda, nonostante il ruolo pubblico di mediatore della pace svolto dal Presidente Museveni leader della Conferenza Internazionale della Regione dei Grandi Laghi (ICGLR).

Lo stesso Colonnello Sultani Makenga, leader del ARC-M23, conferma il ruolo di primo piano giocato dall'Uganda che sembra controllare il movimento ribelle decidendo anche le offensive militari. Il Colonnello Makenga il 22 ottobre scorso ha dichiarato sul settimanale Kenyota Africa Review che la conquista del capoluogo della Provincia del Nord Kivu, non ancora avvenuta per rispettare la volont del Presidente Museveni.

Le dichiarazione del Primo Ministro Mbabazi di aver arrestato nove membri del ARC-M23 a Kisoro, attualmente tenuti in custodia a Kampala, risulta quasi paradossale agli occhi degli ugandesi, visto che la capitale la meta preferita dai ribelli per il riposo di fine settimana. Il sostegno ugandese al ARC-M23 era evidente fin dall'inizio della crisi eppure il gruppo degli esperti ha preferito accusare esclusivamente il Rwanda ed inserire all'ultimo momento la partecipazione dell'Uganda ben pi determinante ed importante di quella Rwandese. Il perch di questo grossolano errore ancora tutto da scoprire.

Dal aprile 2012 si parla della crisi Congolese causata dal M23. Questa grossolana semplificazione ha ridotto la crisi in atto alla ribellione del ARC-M23 nell'est del Congo e al ruolo di Rwanda e Uganda banalizzando la crisi della Regione dei Grandi Laghi che trova le sue origini dal genocidio rwandese del 1994 e dai problemi mai risoluti in 18 anni. Rwanda e Uganda hanno precisi interessi economici nell'est del Congo, compreso la necessit di acquisire le terre, per il caso del Rwanda che deve risolvere due problemi collegati tra loro. L'incredibile densit della popolazione e il problema della carenza di terre coltivabili. Per evitare i ritorno dei conflitti etnici, la soluzione pi ovvia per Kigali lo sbocco coloniale nel vicino Congo. Una silenziosa colonizzazione gi iniziata in varie localit del Sud Kivu da parte di coloni hutu rwandesi incoraggiati dal governo.

innegabile che lo sviluppo del Rwanda e dell'Uganda corrisponde con i loro interventi in Congo dal 1996 e il saccheggio delle risorse naturali del paese. Da una parte l'incapacit di gestire il paese da parte del Governo di Kinshasa, di rifiutare la proposta federalista che che ha innescato pericolosi risentimenti da parte di varie trib tra le quali i Nande nel Nord Kivu, pronte a ribellarsi; dall'altra quella della MONUSCO di rafforzare pace e stabilit nel paese; la questione mai risolta del diritto di cittadinanza ai cittadini congolesi di origine tutsi (detti Banyarwanda); il disarmo mai avvenuto delle milizie presenti all'est del Congo; i notevoli interessi economici occidentali e asiatici su minerali e idrocarburi, sono le cause di questa crisi. La ribellione dei soldati tutsi congolesi ARC-M23 un mero sottoprodotto. Di fatto da un ventennio l'est del Congo rappresenta per l'Africa l'equivalente dei Balcani per l'Europa del XX secolo.

I vari colpi di scena all'interno dell'Inganno Congolese sembrano indirizzarsi verso la ripresa di una guerra congelata nel 2004 anche se l'attuale scenario estremamente diverso e vi sono seri dubbi che gli allora alleati di Kinshasa (Francia, Angola, Zimbabwe e Ciad) riconfermino il supporto militare offerto dal 1998 al 2004. Dopo il fallimento della forza militare neutra africana e le ultime accuse delle Nazioni Unite rimangono preoccupanti segnali del conflitto all'orizzonte.

Il Colonnello Sultani Makenga ha chiarito di essere fermamente contrario ad una forza militare africana come lo verso i caschi blu ONU. Secondo Makenga la soluzione della crisi congolese un problema interno. Il Primo Ministro Mbabazi, constatando l'incapacit delle Nazioni Unite di risolvere la minaccia che rappresentano le milizie genocidiarie dell'est Congo verso i paesi confinanti, pur dichiarandosi favorevole ad una soluzione diplomatica, ammonisce: "Vari attori regionali cominciano a nutrire opinioni diverse e a domandarsi per quanto tempo il territorio Congolese continuer ad essere utilizzato come base contro il paesi vicini?"

I Parlamentari del partito al governo NRM: Jack Sabiti, Winnie Kiza, e Dr. Lulume Bayinga esprimono al New

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Vision (edizione del 03 settembre 2012) i loro timori che lo scoppio del conflitto regionale sia ormai prossimo, ricordando che l'ultimo politico regionale ad invocare il problema di sicurezza interna proveniente dal Congo fu l'allora Primo Ministro Rwandese Paul Kagame prima dell'invasione del 1996. Se i venti di guerra all'orrizonte si concretizeranno non sar certamente prima di conoscere il nome del futuro Presidente degli Stati Uniti.

L'unica speranza di un ripensamento di Kampala sulle decisioni prese risiede nell'incontro con il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite previsto per questa settimana. La posizione del Governo Museveni chiara: rivedr la sua decisione di ritirarsi dalla missioni di pace in Africa se l'ONU canceller le 'false' accuse contenute nel rapporto. La posizione, appoggiata dagli Stati Uniti, suona come un dictktat contro l'ONU.

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