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L'abbandono della non interferenza per proteggere gli interessi economici

In Africa la Cina cambia politica


Fulvio Beltrami
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Descrizione:

Il summit sino-africano svoltosi ad Addis Abeba con la Export-Import Bank of China (EXIM) ha anticipato una svolta storica sulla condotta di Pechino in Africa, convalidata dal 18 Congresso del PCC. Un nuovo corso pi aggressivo sulla finanza del Continente

L'Indro

Data Pubblicazione: luned 12 novembre 2012

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In Africa la Cina cambia politica

Il summit sino-africano svoltosi a met di ottobre ad Addis Abeba, Etiopia sembra aver scaturito un radicale ed inaspettato cambiamento della strategia cinese in Africa, fino ad ora orientata ai soli rapporti commerciali per una politica di non interferenza. "La collaborazione tra Cina ed Africa subisce pesanti interferenze a causa dell'instabilit e guerre civili ancora presenti nel Continente. La Cina non pu pi ignorare il rafforzamento della pace e della sicurezza in Africa. La politica di non interferenza non pi in linea con gli interessi economici cinesi", afferma il Professore Liu Hongwu, Direttore dell'Istituto degli Studi Africani dell'Universit di Zhejuang sul settimanale 'The EastAfrican', commentando il summit in Etiopia.

Durante il vertice l'opinione del professore stata condivisa da esponenti governativi, ricercatori accademici ed economisti africani e cinesi. Tutti concordano che la potenza asiatica deve rivedere le strategie della sua politica estera ed essere pi presente in Africa a livello politico. Nonostante il fatto che la prossima dirigenza che uscir dal 18 Congresso del Partito Comunista Cinese avr probabilmente un'impronta conservatrice, la nuova linea politica per l'Africa ha trovato la sua conferma ufficiale proprio durante il Congresso in corso. La nuova leadership sar resa nota il 15 Novembre prossimo.

Questo cambiamento storico scaturirebbe dalla necessit di avere governi stabili per proteggere gli investimenti e la cooperazione economica. Il conflitto tra Sudan e Sud Sudan con la conseguente chiusura dei pozzi petroliferi decisa nel gennaio 2012 dal Governo di Juba l'esempio pi lampante delle conseguenze economiche dell'instabilit. La China National Petroleum Corporation e la Sinopec detengono i diritti di produzione nei giacimenti del Sud e gestiscono (assieme a delle multinazionali Malesi ed Indiane) i due oleodotti che collegano i pozzi del Unity State e Upper Nile a Port Sudan, nel nord. A seguito dei recenti accordi parziali la produzione dovrebbe riprendere nel Dicembre 2012. Un anno di fermo delle attivit estrattive ha causato ingenti perdite per le due multinazionali Cinesi.

Pur difendendo la politica della non interferenza, ancora in corso, il Direttore Generale del Dipartimento degli Affari Africani del Ministero degli Esteri Cinese Lu Shaye ha affermato durante il summit etiope: "La nostra politica di non-interferenza non deve essere interpretata come un'attitudine di indifferenza verso le problematiche Africane. Ci opporremo ai Paesi Africani con chiare mire egemoniche nel Continente e ci adopereremo per rafforzare la pace e la stabilit in Africa".

Il riferimento ai paesi con mire egemoniche stato interpretato da alcuni esperti politici africani come un'allusione ai paesi sotto l'influenza americana, Etiopia, Rwanda ed Uganda, che dagli anni novanta hanno adottato una aggressiva politica estera, creando una simbiosi tra i propri interessi geo strategici ed economici con quelli americani nel Continente. Il nuovo indirizzo di Pechino c rientrerebbe nell'acuirsi della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti, esternata dall'estromissione di compagnie di comunicazione cinesi, come la TZE, accusate di spionaggio dal mercato americano.

Le condizioni attuali sembrano mature per un maggior coinvolgimento cinese in Africa. L'asse Anglo Francese ( creatosi negli anni duemila dopo la serie di fratricide guerre per procura tra Stati Uniti e Francia combattute in vari paesi africani negli anni novanta per il controllo delle materie prime) sul punto di rompersi nuovamente. La nuova politica estera del Presidente Francoise Hollande si sta orientando verso l'Asia, sopratutto la Cina, a

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discapito della cinquantennale politica della FranceAfrique. Grazie a questo nuovo indirizzo estero francese Pechino potrebbe trovare nell'Eliseo un tacito alleato.

Rimarrebbero gli Stati Uniti che stanno intensificando il loro dominio in Africa con quattro strategie militari: il sostegno a regimi filo americani nel Nord Africa dopo la Primavera Araba; la lotta contro il terrorismo nel Maghreb e Sahara, coordinata dal Comando Militare per l'Africa (AFRICOM) con sedi a Vicenza e Stoccarda; il mantenimento di protettorati (come la Liberia) e il rafforzamento dei rapporti con i paesi africani alleati.

Il nuovo corso della politica estera cinese stato gi sperimentato negli anni duemila, tramite le scelte strategiche di sostenere economicamente e militarmente i regimi di Omar El-Beschir in Sudan e Robert Mugabe nello Zimbabwe. Grazie al sostegno di Pechino i due regimi non sono crollati sotto il peso delle sanzioni occidentali. Una chiara indicazione del nuovo corso stata fornita dal ruolo cruciale della Cina nelle trattative di pace del 2012 tra Sudan e Repubblica del Sud Sudan.

La maggiore partecipazione nello scenario politico africano, sar parallela a un rafforzamento del ruolo finanziario della Cina. Secondo uno studio della Standard Bank 'Guida alle transizioni bancarie in Africa 2012', il ruolo finanziario della Cina nel Continente, attuato dagli istituti bancari di Stato, China Exim Bank e China Development Bank, avrebbe superato quello tradizionale elargito dal FMI e Banca Mondiale, sempre meno utilizzate dai Paesi Africani a causa della loro tendenza a collegare i prestiti con le riforme di mercato e privatizzazioni, fattori altamente destabilizzanti come l'attuale crisi Maliana insegna.

Creata nel 1994 come banca finanziaria, inizialmente per l'Africa e successivamente per tutti i mercati esteri, la EXIM assieme alla China Development Bank, nel solo biennio 2009-2010 ha concesso ai paesi africani prestiti per 120 miliardi di dollari. Nel periodo 2001 - 2010 la solo EXIM ha prestato all'Africa 67,2 miliardi di dollari di presti mentre dalla Banca Mondiale sono arrivati 54,7 miliardi. L'istituto, sottoposto alla tutela dei Ministeri del Commercio e degli Affari Esteri dispone di 3,2 trilioni di dollari come riserve di valuta pregiata.

Nella nuova diplomazia finanziaria, assieme alla China Development Bank, la EXIM ha l'obiettivo di internazionalizzare il Reminbi trasformandolo nella terza valuta mondiale assieme al dollaro e all'euro. L'isituto finanziario gi il pi grande azionista della Afreximbank , la Banca Africana per l'Export - Import che nel luglio 2012 ha svolto il suo meeting annuale a Pechino dove il Governo Cinese ha annunciato lo stanziamento di 20 miliardi di dollari di prestiti per il prossimi tre anni. Questo impegno finanziario ha permesso alla Cina di conquistare una posizione di semi monopolio nel boom delle infrastrutture pubbliche in Africa e detrimento delle ditte Americane, Francesi ed Italiane.

Il nuovo corso della politica estera cinese verrebbe attuato attraverso un potenziamento dell'influenza di Pechino sull'Unione Africana sempre pi determinata a svolgere un ruolo di primo attore nel Continente, differenziandosi dalle scelte geo strategiche occidentali (come hanno dimostrato le divergenze tra U.A. Europa e Stati Uniti nelle crisi Libica ed Ivoriana). "In passato abbiamo provveduto fondi per supportare l'Unione Africana. Nel futuro abbiamo intenzione di rafforzare il nostro supporto per renderla maggiormente autonoma e capace di gestire le scelte strategiche e lo sviluppo del Continente", ha dichiarato il Direttore Generale del Dipartimento Affari Africani Lu Shaye durante il summit di Addis Abeba.

Nonostante i continui avvertimenti da parte dell'Occidente di un rischio per l'Africa di una colonizzazione Asiatica, sempre pi Governi africani stanno orientandosi verso la Cina, il BRICS e altri investitori minori (come Singapore e Turchia), considerati valide alternative all'Occidente. Secondo il Professore Mehari Taddele Maru, esperto indipendente di pace e sicurezza in Africa (che ha partecipato al summit in Etiopia), le relazioni Cina Africa si starebbero rafforzando grazie alla positiva reputazione che Pechino gode tra molti governi che la considerano un partner affidabile e rispettoso delle culture e sovranit nazionali. Il rafforzamento finanziario

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cinese favorito dal Sud Africa membro del BRICS.

Il primo terreno di scontro sino-americano in Africa potrebbe avvenire nella Repubblica Democratica del Congo. Nonostante le dichiarazioni diplomatiche di facciata, i vari rapporti delle Nazioni Unite, il blocco dei finanziamenti al Rwanda (accusato di supportare i ribelli all'est) e alle recenti accuse rivolte all'Uganda si sta sempre pi delineando un asse Stati Uniti - Francia - Gran Bretagna - Sud Africa contro il Governo del Presidente Joseph Kabila accusato di essere incompetente, corrotto ed antidemocratico, quindi antitetico allo sviluppo degli investimenti stranieri nel Paese.

Tramite i loro alleati africani Uganda e Rwanda e il supporto militare ai sodati congolesi ammutinatisi che hanno formato il ARC-M23, l'asse Afro - Occidentale potrebbe avere l'obiettivo di sostituire l'attuale Governo Kabila con uno pi 'affidabile' trasformando il paese in una Repubblica Federale per nascondere il progetto di balcanizzazione dove le varie Provincie cadrebbero sotto una pi stretta influenza occidentale e delle potenze regionali: Angola, Congo Brazzaville, Rwanda, Uganda, Zambia. Il Presidente Joseph Kabila potrebbe trovare nella Cina un'alleato inaspettato che lo aiuta nell'attuale, disperato tentativo di mantenere il potere proprio grazie al nuovo corso di Pechino. Gli ingenti investimenti cinesi in Congo e la collegata espansione nel settore minerario sono stati gi bloccati dagli Stati Uniti nel 2007 - 2009 quando, finanziando la ribellione all'est del CNDP del Generale Laurent Nkunda, costrinsero il Presidente Kabila ad annullare vari ed importanti contratti di sfruttamento minerario stipulati con multinazionali cinesi. Ma un eventuale supporto cinese al Governo Kabila potrebbe non avvenire qualora l'asse Afro - Occidentale accettasse di dividere le spoglie di un eventuale 'dopo Kabila' con la Cina.

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