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Le origini delle rivolte in Nord Africa e Medio Oriente. Le ragioni dei pessimis ti.

Meno di dieci anni fa Bernard Lewis nel suo fondamentale La crisi dell' Islam (2 004, pag. 103) ha scritto: "La combinazione fra bassa produttivit e alto tasso di natalit in Medio Oriente co ntribuisce alla formazione di una miscela instabile, composta in larga e crescen te misura di giovani disoccupati, ignoranti e frustrati. Secondo tutti gli indic i delle Nazioni Unite, della Banca mondiale e di altre autorit, i paesi arabi - i n settori come la creazione di posti di lavoro, l' istruzione, la tecnologia, e la produttivit - sono sempre pi indietro rispetto all' Occidente. Peggio ancora, l e nazioni arabe sono indietro anche rispetto alle pi recenti reclute della modern it di tipo occidentale, come la Corea, Taiwan e Singapore" Le considerazioni del professor Lewis sono ancora in larga misura illuminanti, p ur dovendosi oggi porre in rilievo la straordinaria crescita di grandi paesi com e la Cina, l' India e il Brasile. Al loro rapido sviluppo si accompagnato un aumento dei prezzi degli alimentari, da molti ritenuto uno dei principali inneschi delle rivolte. Sergio Romano, su Panorama del 24 febbraio 2011, pag. 109, scrive: "Le rivoluzioni hanno spesso una matrice ideologica. Ma le rivolte scoppiano gen eralmente quando la fame richiama nelle piazze, insieme agli studenti universita ri, il popolo minuto delle periferie, i disoccupati, gli operai a cui il salario non garantisce pi una decorosa sopravvivenza. Quelle di Tunisi, del Cairo e di A lessandria sono scoppiate quando l' aumento dei consumi nei paesi emergenti (Cin a, India e Brasile), insieme alla carestia nelle campagne della Repubblica Popol are Cinese, ha provocato la brusca impennata dei prezzi delle derrate alimentari ". Come vedono tutto ci gli abitanti dei paesi in rivolta? Con quali occhi leggono q uesti devastanti effetti della globalizzazione? Tre sembrano gli elementi fondam entali da evidenziare. Il primo, troppo spesso misconosciuto, rappresentato dalle esacerbate sensibilit e consapevolezza storiche dei musulmani e degli arabi in particolare. Scrive Bernard Lewis nell' opera citata, pag. 5: "I popoli musulmani, come tutti i popoli del mondo, sono stati plasmati dalla lo ro storia, ma a differenza di altri ne sono fortemente consapevoli". Fin dall' infanzia i musulmani vengono formati nella memoria di un grande passat o. Tale memoria contribuisce ad accrescere la delusione per il presente. Si deve poi sottolineare la lunga sopravvivenza, pressoch nell' intera regione, d i sistemi caratterizzati da un forte ruolo dello stato nell' economia. Iraq, Sir ia, Egitto, Libia, Algeria. In questi paesi i regimi autoritari baathisti o soci alisti hanno costruito societ in cui sempre pi gli individui chiedevano allo stato , non al proprio lavoro, la soddisfazione dei bisogni fondamentali. E lo stato r iusciva a trovare un minimo di consenso spesso soltanto grazie alla vendita del petrolio e del gas o agli aiuti delle superpotenze. In tali societ si diffusa una mentalit per diversi aspetti simile a quella dell' "uomo sovietico" stato-dipend ente descritta dagli studiosi dell' URSS e dei sistemi sovietici (si veda, per t utti, Victor ZASLAVSKY, Storia del sistema sovietico, 2009, pag. 182 e segg.). Vanno infine posti in evidenza gli effetti delle nuove tecnologie. Internet e tr asmissioni satellitari hanno consentito un contatto purtroppo in genere superfic iale con la modernit, con le sue opportunit e, pi spesso, con le sue promesse. In q uesto contatto affondano le radici le diffuse aspettative irrealistiche che pres umibilmente hanno spinto tanti giovani a sollevarsi contro i governanti corrotti ed autoritari. Con queste premesse quali sviluppi si possono congetturare? A medio termine le r ivolte produrranno danni alle economie nazionali. Meno turisti, meno investiment

i stranieri, meno produzione, pi disoccupazione, pi emigrazione. La sperata evoluzione democratica potrebbe determinare un aumento della spesa pu bblica, del debito e dell' influenza del fondamentalismo religioso. Nessuna speranza per queste popolazioni? E' impossibile prevedere il futuro. E n on si possono controllare processi caotici come quelli in atto. Se qualcuno ha p ensato di riuscire in queste imprese e trarne vantaggio si sbagliato. Da nuovi a ssetti e consapevolezze potranno forse emergere novit positive. Ma nella storia i l peggio sempre possibile. http://chiarodiluna-karl.blogspot.it/2011/03/le-origini-delle-rivolte-in-nord-af rica.html

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