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Quaderni di Scienze del Linguaggio

UNIVERSIT IULM

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Libera Universit di Lingue e Comunicazione

MARCO GIOVINI

Un conflictus terenziano del X secolo:

IL DELUSOR
Prefazione di Ferruccio Bertini

Milano 2007

2007 Arcipelago edizioni Via Carlo DAdda 21. 20143 Milano info@arcipelagoedizioni.com

Prima edizione: novembre 2007 ISBN 978-88-7695-355-2 Tutti i diritti riservati 4 2011 3 2010

Ristampe: 7 6 2014 2013

vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico, non autorizzata.

5 2012

2 2009

1 2008

INDICE
PREFAZIONE di Ferruccio Bertini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . CAPITOLO I INTRODUZIONE E TESTO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . CAPITOLO II STORIA DUN PALCOSCENICO EVOCATO (METAMORFOSI DUN CONFLICTUS) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . CAPITOLO III LEONITAS VACILLANS E GRANCHI PROSODICI . . . . . . . . . . . . . . . . . . CAPITOLO IV DALLE FONTI ALLO STILE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . BIBLIOGRAFIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . INDICE DEGLI AUTORI MODERNI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . INDICE DELLE OPERE E DEGLI AUTORI CITATI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 11 43 77 97 203 221 225

LISCA FABIO

Chi pi di te mordace contro Terenzio avventa le satire pungenti, e le calunnie inventa? E pur Lucan lo stima, e in sua presenza il lodi. Ciascuno il suo mestiere sa fare in molti modi. Se critico lo schiavo, soffrir lo devi in pace; Lavinio mi diletta, Terenzio a me non piace. (C. Goldoni, Terenzio, atto II)

Prefazione Il testo mutilo, del quale Marco Giovini ci offre qui la prima traduzione scientifica italiana, ci stato tramandato soltanto dal ms. Parisinus Latinus Bibl. Nat. 8069, databile al X secolo, e scritto, probabilmente, nellambiente di Reims. Il conflictus fra Terenzio e il suo giovane e beffardo schernitore si apre con il giovane che recita un prologo costituito da 6 distici leonini, a cui seguono, in successione, la risposta sorpresa di Terenzio nonch le repliche dei due interlocutori, tutte in esametri leonini. Nel corso del dibattito, i ruoli via via si assestano e il vecchio Terenzio assume la maschera del senex iratus delle sue commedie, mentre il giovane provocatore prosegue nel reiterare le sue oltraggiose minacce. In esse fa ricorso a termini e stilemi terenziani, di cui volutamente si fa beffe, come quando definisce Terenzio poeta vetus, con un riecheggiamento voluto e parodico del v. 7 del prologo dellAndria, del v. 22 del prologo dellHeautontimorumenos e dei vv. 1-13 del prologo del Phormio, nei quali il poeta antico polemizzava con un suo nemico, come noi sappiamo da Donato ad eun. 4; 9; 10. Ne viene fuori dunque un Terenzio capovolto, che si trova a rivestire i panni e a recitare nel ruolo che era stato del vetus malivolus poeta Luscio Lanuvino. Lesame del testo, corredato da una scorrevole traduzione, ricca di nuove interpretazioni, e condotta con grande acribia e notevole finezza, dimostra le eccellenti doti filologiche dellautore. Pertanto il volume si pu considerare quanto di meglio sia disponibile oggi sullargomento. FERRUCCIO BERTINI

INTRODUZIONE E TESTO
Un solo prezioso codice, il Parisinus Bibl. Nat. 8069, allestito in area francese, probabilmente a Reims, verso la fine del X secolo1, ha consentito il fortunoso salvataggio dei 64 versi
1 Per una minuziosa descrizione del molteplice contenuto di questo manoscritto, frutto nel suo complesso del lavoro di due distinti copisti operanti sotto legida dun anonimo ordinatore, la cui attivit appare riconducibile ai centri di cultura degli Scoti, ossia Reims e Laon, cfr. Claudia Villa, La Lectura Terentii, vol. I, Da Ildemaro a Francesco Petrarca, Padova 1984, cap. III, Il linguaggio del Delusor, pp. 67-98 (in part. pp. 68-82, mentre per unesauriente bibliografia relativa alle descrizioni, pi o meno parziali, di tale complesso ms., vera e propria antologia ad usum scolastico, vedi la nota 5 alle pp. 68-69). Oltre al dialogus in esame, il Parisinus comprende, fra laltro, gli opera omnia di Virgilio, alcuni epigrammi di Marziale (fra cui il raro I 19), numerosi excerpta ovidiani, desunti dallArs amandi e dai Remedia amoris, e ciceroniani (dal De amicitia), il Iuvenalis ludi Libellus (che raccoglie il Culex, le Dirae, la Copa, alcuni carmi di Ausonio, il De rosis nascentibus e il Moretum) nonch svariati testi, specialmente lirici, dautori det carolingia fra i quali primeggia la neo-auctoritas Alcuino e, infine, la rara vita virgiliana Salva expositione. La presenza di questultimo testo, abbinato alla nota grammaticale Inter vesper vesperis, contribuisce a ricondurre il ms. alla scuola di Reims, ove nella seconda met del IX secolo operava lillustre maestro Remigio (sullargomento cfr. Claudia Villa, op. cit., pp. 75-76 e p. 81, ove la studiosa spiega, a conclusione di articolate indagini filologicotestuali alle quali rinvio, di essere indotta a ritenere non impossibile che il monumentale Parigino lat. 8069 sia stato preparato a Reims e poi utilizzato a Chartres).

CAPITOLO I

che compongono il poemetto adespoto, pervenutoci mutilo del finale, tradizionalmente denominato, ex actoribus non meno che ex argumento, Dialogus (o Altercatio) inter Terentium et delusorem eius. La scoperta di questo dialogus / conflictus, erroneamente scambiato a varie riprese ora per la pi antica attestazione di teatro comico profano in lingua latina, ora addirittura per un mimo, va ascritta al suo primo benemerito editore, Charles Magnin2, che ne fiss a torto la datazione intorno al VII secolo. Ripubblicato in seguito da A. de Montaiglon3, A. Riese4, R. Sabbadini5, Karl Strecker6, P. von Winterfeld7 ed E. K. Chambers8, il Delusor, che ancora nel 1954 G. Frank

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Un conflictus terenziano del X secolo: il Delusor

2 C. Magnin, Fragment dun comique du septime sicle, Bibliothque de lcole des Chartes 1 (1839-40), pp. 517-534. Magnin definisce in sintesi il Delusor un fragment dialogu, qui semble une sorte de prologue, compos soit pour annoncer et justifier la reprsentation dune pice de Trence, soit pour servir de prlude une farce dans le genre nouveau (p. 521). Tratter in seguito delle estrose, talora geniali (ma quasi sempre infondate), soluzioni interpretative proposte da Magnin. 3 Estratto da Lamateur des livres, Paris 1849. 4 A. Riese, Beitrge zur lateinischen Anthologie, Zeitschrift fr die sterreichischen Gymnasien 18 (1867), pp. 433-446. 5 R. Sabbadini, Dialogo scenico fra Terenzio e un Delusor, Per le nozze di Stefano Sechi e Ida Grifi, Catania 1894. 6 Nel terzo fascicolo del IV tomo dei Poetae Latini Aevi Carolini (MGH, PLAC, Berlin 18961 [19642]) alle pp. 1088-1090. 7 P. von Winterfeld (rec. et em.), Hrotsvithae Opera, in M.G.H. Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum, IV, Berlin 19021 (19652), pp. XX-XXIII. Premetto sin da ora che per il testo del Delusor mi avvalgo di questedizione, alla quale rimando per lesauriente apparato critico. Non ho invece tenuto conto della numerazione dei versi adottata da von Winterfeld (cos come anche da Strecker), che, includendo nel conteggio anche le prime due didascalie, per altro in prosa, ne porta il numero a 66. Von Winterfeld si occupato del Delusor anche nellarticolo Hrotsvits literarische Stellung, Archiv fr das Studium der neueren Sprachen und Literaturen 114 (1905), pp. 68-71. 8 E. K. Chambers, The Medieval Stage, II, Oxford 1903, pp. 326-328.

definiva in modo vago ed elusivo un curious fragment of unknown origin, date and purpose9, non ha mai smesso, nel corso delloltre secolo e mezzo che ci separa dal suo ritrovamento, di stimolare feconde discussioni sulla sua natura e sulla sua ancor pi problematica destinazione, specie fra gli studiosi di storia del teatro o, meglio, delle manifestazioni di carattere genericamente scenico e spettacolare in et medievale. Strutturalmente, il Delusor si pu suddividere in due sezioni, distinte ad artem fra loro tramite ladozione di due differenti sistemi metrici (il distico elegiaco e lesametro, entrambi di tipo leonino):

Capitolo I

INTRODUZIONE E TESTO

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I) (vv. 1-12): prologo-ouverture (non preceduto da didascalia) in sei distici elegiaci, pregni di spunti e riprese dai prologhi terenziani. In esso una voce rabbiosa, dapprima anonima10, sabbandona a un fiero sfogo verbale costruito come una vera e propria invettiva contro i monimenta vetusta (1), le fabulae (...) veteres (4) e le altrettanto veteres (...) Camenae (5) dellormai superato poeta vetus (2, 3) Terenzio, la lettura dei cui inutili (12) carmina fonte unicamente di grande noia (9 multa taedia); II) (vv. 13-64 = [Ter.] 13-20, [del.] 21-22, [Ter.] 23-26, [del.] 27-30, [Ter.] 31-34, [del.] 35-38, [Ter.] 39-42, [del.] 43-45, [Ter.] 46-48, [del.] 49-51, [Ter.] 52, [<del.>] 53, [<Ter.>] 54-55, [del.] 56-59, [Ter.] 60-64 [...]): litigiosa controversia che vede contendere, da un lato, la vecchia ma sempre indiscussa auctoritas di

The Medieval French Drama, Oxford 1954, p. 9. Soltanto in seguito, ossia alla didascalia che precede il v. 21 (ECCE PERSONA DELUSORIS PRAESENTATUR), questinsolente voce si riveler appartenere al personaggio dello schernitore (o canzonatore o motteggiatore che dir si voglia).
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Prima per di procedere nellesame di questopera di fondamentale importanza nello studio della fortuna medievale di Terenzio, eccone il testo, di cui fornisco una traduzione11.

Terenzio, chiamato in causa e, in un certo senso, evocato come un fantasma a controbattere le mordaci e ingiuriose accuse della preliminare battuta-prologus, e, dallaltro, il suo giovane e tracotante schernitore, il delusor, che rincara la dose dinsulti e motteggi, millantando la propria giovinezza, contrapposta a pi riprese alla decrepita senescenza dellillustre avversario, che il mordace adulescens stigmatizza e bolla come vecchio impotente (29 Tu sterilis truncus), sciocco rimbambito (37-38), falso sapiente (43 Si sapiens esses, non te mea verba cierent) e collerico smargiasso (56-59).

Un conflictus terenziano del X secolo: il Delusor

11 La prima traduzione in italiano del Delusor, non esente da critiche, opera di E. Franceschini in Teatro latino medievale, Milano 1960, pp. 39-43, riproposta da F. Doglio in Teatro in Europa, I, Milano 1982, pp. 6871. Segnalo che le citazioni del testo latino di Terenzio seguono ledizione oxoniense di W. M. Lindsay R. Kauer 19583 (rist. 1961).

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Mitte recordari12 monimenta vetusta13, Terenti; cesses ulterius: vade, poeta vetus14. Vade, poeta vetus, quia non tua carmina curo15; iam retice16 fabulas, dico, vetus veteres17. Dico, vetus veteres iamiam depone Camenas18, quae nil, credo, iuvant, pedere19 ni doceant.

Un conflictus terenziano del X secolo: il Delusor

Ter. Andr. 873 (Rem potius ipsam dic ac mitte male loqui); 904 (Mitte orare); ad. 335 (Era, lacrumas mitte). 13 Glossa in eun. 753: monumentis] idest cartis (Cfr. Claudia Villa, op. cit., p. 85). Per il raro nesso monimenta vetusta cfr. Curt. IX 5, 21 (Tanta conponentium vetusta rerum monimenta vel securitas vel par huic vitium, credulitas fuit). Vedi, per, per la contiguit dei due termini, anche Ov. fast. II 301 (Nunc quoque detecti referunt monimenta vetusti) e Sil. It. XIV 212 (poenae monimenta vetustae). 14 Ter. Andr. 6-7 (sed qui malevoli / veteris poetae maledictis respondeat); heaut. 22 (Tum quod malevolu vetu poeta dictitat); Phorm. 1-2 e 13 (Postquam poeta vetu poetam non potest / retrahere a studio [...] e Vetu si poeta non lacessisset prior). Tutti e tre i passi provengono dai prologhi delle rispettive commedie. 15 Per tale clausola cfr. Verg. buc. 8, 103 (nihil ille deos, nil carmina curat), e, soprattutto, buc. 2, 6 (O crudelis Alexi, nihil mea carmina curas?). La medesima clausola si trova anche nei Gesta Berengarii imperatoris (X sec.) prol. 13 (Desine, nunc etiam nullus tua carmina curat). 16 Ter. heaut. 85 (Ne retice, ne verere, crede inquam mihi). 17 Per il nesso fabulas (...) veteres cfr. Ter. eun. 25 (Colacem esse Naevi, et Plauti veterem fabulam). Per il diptoto vetus veteres, cfr. Plaut. Curc. 98a (Ut veteri vetu tui cupida sum). 18 Cfr. Hor. epist. I 18, 47 (Surge et inhumanae senium depone Camenae). 19 Per luso dello scurrile verbo pedere cfr. Hor. serm. I 8, 46-47 (pepedi / diffissa nate ficus). Nella medesima posizione metrica cfr. Mart. IV 87, 4 (Ergo quid in causa est? Pedere Bassa solet) e X 15, 9-10 (Nil aliud video, quo te credamus amicum / quam quod me coram pedere, Crispe, soles). Tale verbo compare in Marziale anche in VII 18, 9; XII 40, 3; 77, 3 e 10. Secondo Claudia Villa (in op. cit., p. 90), per lirriverente connubio causa-effettuale fra le Muse della poesia comica e lindotta produzione di osceni sonitus bassocorporei cfr. Sen. apocol. 4, 3 expiravit autem, dum comoedos audit, ut scias me non sine causa illos timere.

Capitolo I

INTRODUZIONE E TESTO

Smettila di ricordare le tue opere antiquate, Terenzio; falla finita una buona volta: vattene, vecchio poeta. (2) Vattene, vecchio poeta, perch non mi curo dei tuoi carmi. Basta, vecchio: metti a tacere, dico, le tue vecchie commedie. (4) Te lo dico, vecchio: dsfati delle vecchie Camene che, a parer mio, non servono a niente, tranne che insegnare a scorreggiare. (6)

<Lo schernitore>

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Tale decens carmen, quod sic volet ut valet istud; qui cupit exemplum, captet hic egregium20. Huc ego cum recubo, me taedia21 multa capescunt: an sit prosaicum, nescio, an metricum. Dic mihi, dic, quid hoc est?22 An latras corde sinistro23? Dic, vetus auctor, in hoc quae iacet utilitas?

Un conflictus terenziano del X secolo: il Delusor

Ultima vox eius haec inter homines audita est, cum maiorem sonitum emisisset illa parte, qua facilius loquebatur (...). Pi probabilmente la fonte di questo gesto irriverente da ravvisarsi nel carme di Micone di SaintRiquier De quodam lurgone meribibulo, come si vedr nel corso dellanalisi delle fonti (capitolo IV, cfr. in part. pp. 129-132). 20 Cfr. Ter. heaut. 20 e 51 (Habet bonorum exemplum quo exemplo sibi; Exemplum statuite in me). Per il nesso exemplum (...) egregium cfr. Phaedr. II 1, 11 (Exemplum egregium prorsus et laudabile). 21 Per labbinamento recubare (...) taedia cfr. Plin. epist. IX 17, 3 (Quam multi, cum lector aut lyristes aut comoedus inductus est, calceos poscunt aut non minore cum taedio recubant, quam tu ista [sic enim appellas] prodigia perpessus es!). 22 Cfr. soprattutto Ter. Andr. 45 (dic quid est quod me velis), ma anche 449 (quin dic, quid est?), 667 (eho dic mi), 763 (dic mihi), 931-932 (eho dic mihi / quid eam tum?) etc.; heaut. 349 (adsum: dic quid est?), 766 (dic quid est?), 884 (dic mihi) etc.; eun. 100, 349, 850, 978 (dic mihi), 360 (eho dum dic mihi) etc.; hec. 84, 826, 865 (dic mi), 356 (dic mihi) etc.; ad. 726 (dic mihi) etc. 23 Per la clausola cfr. Sedul. Pasch. carm. I 242-243 (Heu miseri, qui vana colunt, qui corde sinistro / religiosa sibi sculpunt simulacra); Hucb. Eln. carm. app. 31 (Quocirca quisquis legis haec non corde sinistro); anal. hymn. 33 (p. 329) nr. 273, 3 (Si sua verba cupis recto, non corde sinistro). Per linterrogativa an latras cfr. Varr. sat. 217 Astbury (Quid est? quid latras? quid rabis? quid vis tibi?).

Un bel carme dignitoso tale da volare come sa fare questo <(emette un ventris crepitus indicando il proprio deretano)>24; chi desidera un esempio, ne prenda qui uno davvero di primordine. (8) Quando mi ci chino sopra, vengo pervaso da un grande senso di noia: non capisco nemmeno se si tratti di prosa o di versi. (10) Dimmi un po, dimmi: che roba ? Forse abbai con animo sinistro? Dimmi, vecchio autore, che utilit pu trovarsi in questo? (12)

Capitolo I

INTRODUZIONE E TESTO

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Didascalia non presente nel testo latino, ma necessaria per chiarire le ragioni dellimpiego del verbo volare nella battuta del delusor.
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Quis fuit, hercle, pudens, rogo, qui mihi tela lacescens25 turbida contorsit26? Quis talia verba sonavit27? Hic quibus externis scelerosus28 venit ab oris29, qui mihi tam durum iecit ridendo cachinnum30?

NUNC TERENTIUS EXIT FORAS AUDIENS HAEC ET AIT:

25 Per il verbo lacessere in clausola cfr. Ter. eun. 16 (Is ne erret moneo, et desinat lacessere); Phorm. 11-13 (Minu multo audacter quam nunc laedit laederet / [et mage placerent quas fecisset fabulas]. (11a) / Nunc siquis est qui hoc dicat aut sic cogitet: / Vetu si poeta non lacessisset prior [...]). Il verbo lacessere ritorna, sempre in clausola, ai vv. 52 e 64 del conflictus in esame. Per labbinamento in clausola del verbo lacessere con il sostantivo telum cfr. (con anastrofe) Stat. Theb. VIII 578 (Tydea non timuit, fragilique lacessere telo). 26 Per linarcatura epica con effetto iperbatico fra il telum vibrato e il verbo reggente contorquere, cfr. Verg. Aen. VI 592-593 (At pater omnipotens densa inter nubila telum / contorsit). Per il nesso tela () turbida cfr. Verg. Aen. XII 283-284 (it toto turbida caelo / tempestas telorum ac ferreus ingruit imber); Sil. It. XV 296-297 (turbidus incessit telis [...] / [...] arva lacessens). 27 Per la clausola verba sonare cfr. corpus Tib. 6 (Lygd.), 36 (Nec bene sollicitis ebria verba sonant); Mart. IX 32, 5 (Poscentem nummos et grandia verba sonantem); Iuvenc. Evang. I 78 (Ut tua verba sonant, cernis servire paratam); Ermold. Nig. laud. Hlud. I 215 (Auribus in cuius dulcia verba sonat); III 1367 (Vocibus alternis mutua verba sonant); Aedelw. Carmen de abbatibus 8, 42 (Excepto linguae plectro, quae verba sonare); Sedul. Scot. carm. I 12, 10 (Quartaque blandiloquax dulcia verba sonat); II 1, 28 (Tres veluti testes candida verba sonans). 28 Cfr. Ter. eun. 643 (Ubi ego illum scelerosum misera atque inpium inveniam? Aut ubi quaeram?). La duplice interrogativa pu avere influenzato anche il v. 18, vista lidentit della clausola (ubi quaeram), pur nel differente contesto metrico (vedi infra nota 32). 29 Cfr. Verg. Aen. VII 270 (generos externis adfore ab oris). 30 Per il termine cachinnus in clausola cfr. Catull. 31, 14; 56, 2; 64, 273; Hor. ars 113; Ov. a. a. III 287; Pers. 1, 12; 3, 87 e a. Per labbinamento risus / ridere cachinnus cfr. Lucil. 696 (Ab eo risum magnum imprudens ac cachinnum subicit), Iuv. 3, 100-101 (rides: maiore cachinno / concutitur), ma anche Lact. inst. I 21, 35 (cum risu et cachinnis) etc.

Capitolo I

INTRODUZIONE E TESTO

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Chi stato, accidenti, mi domando, il galantuomo che, sfidandomi, mi ha vibrato questi violenti dardi? Chi ha intonato siffatte parole? (14) Da quali remote contrade giunto questo furfante che mha scagliato contro, a suon di risa, il suo sghignazzo tanto zotico? (16) Quanto gravemente mha ferito il

UDENDO QUESTE PAROLE, TERENZIO ESCE FUORI E DICE:

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Quam graviter iaculo mea viscera laesit acuto31! Hunc ubi repperiam, contemplor, et hunc ubi quaeram32. Si mihi cum tantis nunc se offerat obvius iris33, debita iudicio persolvam34 dona librato35.

Un conflictus terenziano del X secolo: il Delusor

31 Nella medesima posizione metrica (iaculo in cesura pentemimere) cfr. Verg. Aen. XI 574 (Institerat, iaculo palmas armavit acuto). Per il verbo laedere vedi Ter. eun. 2 (Quam plurimis et minime multos laedere), nonch la diptotica clausola di Phorm. 11 (Minu multo audacter quam nunc laedit laederet). 32 Ter. Andr. 343 (Sed ubi quaeram? Quo nunc primum intendam?); vedi, soprattutto, per labbinamento indiziario di entrambi i verbi rep(p)erire e quaerere (compresenti al v. 18 del Delusor), Phorm. 192 (Sed ubi Antiphonem reperiam, aut qua quaerere insistam via?). 33 Per il nesso tantis (...) iris cfr. Verg. Aen. I 11 ([...] tantaene animis caelestibus irae); Val. Flacc. III 27 (tantae non immemor irae). Per il sintagma se offerre obvius cfr. Ter. ad. 322 (oppido opportune te obtulisti mi obviam), ove obviam per avverbio; Verg. Aen. X 552 (Obvius ardenti sese obtulit). 34 Per il verbo persolvere cfr. ad esempio Ter. Andr. 39 (Quod habui summum pretium persolvi tibi). Per il costrutto debita (dona) persolvere cfr. Cic. Phil. 11, 12, 29 (Poenas diis hominibusque meritas debitasque persolvat). 35 Per un analogo uso del participio libratus (< libro) cfr. Cypr. epist. 45, 3 (consilium [...] salubri ratione libratum) e 55, 3 (non sine librata diu et ponderata ratione).

Capitolo I

cuore col suo aguzzo strale! Ora vedo un po dove trovarlo, dove cercarlo. (18) Se mi si presentasse davanti ora, che sono in preda a tanta rabbia, gli renderei pan per focaccia i doni che si merita. (20)

INTRODUZIONE E TESTO

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Un conflictus terenziano del X secolo: il Delusor


ECCE PERSONA DELUSORIS36 PRAESENTATUR ET HOC AUDIENS INQUIT:

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Quem rogitas37, ego sum: quid vis persolvere? cedo38; huc praesens adero, non dona probare recuso39. Tune, sceleste , meas conrodis dente41 Camenas? Tu quis es? Unde venis, temerarie latro?42 Quid istis
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TERENTIUS:

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36 Per il raro termine delusor cfr. Hier. comment. in ps. 1, 1 (Pro pestilentibus, in Hebraeo delusores habet, quod scilicet omnes discipulos perversus doctor illudat); Cassiod. complex. in Iud. I 17 (Memores eos dicit esse debere, ultimis venire temporibus delusores); Alcuin. carm. III 15, 8 (Mox perit infelix delusor luce secunda). 37 Ter. ad. 558 (Rogitas?); Andr. 828 (at rogitas?); eun. 366; 675; 794; 897; 948; 1008. Cfr. inoltre Val. Fl. V 582 (Quem rogitas, Carmeius ait; [...]). 38 Per luso gi plautino dellimperativo cedo (che forma un pirrichio) in sede conclusiva di verso cfr., a titolo desempio, Ter. Phorm. 550 (quam ob rem? Aut quidnam facturus? Cedo). 39 Secondo von Winterfeld (cit., p. XXI), in questo verso si ravvisa una lieve eco da Verg. Aen. II 704 (Cedo equidem nec, nate, tibi comes ire recuso) (il cedo incipitario [< cedere con la prima e lunga] sarebbe per altro divenuto un cedo imperativo [con la e breve], slittando in posizione di clausola al verso precedente [21]). 40 Cfr. Ter. Andr. 789-790 (Ne me attingas / sceleste); heaut. 312 (Eho, sceleste, quo illam duci?); eun. 668 (Exi foras, sceleste). 41 Per il nesso conrodere / dentes cfr. Tertull. resurr. mort. 61, 1 (Sed accepisti dentes ad macellum corrodendum), ma vedi anche Aldh. virg. 1241 (corrosus dente leonis). Per limpiego metaforico del lessico dentario cfr. Hor. serm. II 1, 77-78 (fragili quaerens inlidere dentem / offendet solido). Cfr. in particolare, per la compresenza dei verbi conrodere e laedere nonch del termine dens, Phaedr. IV 8, 1 e soprattutto 6-7 (Mordaciorem qui improbo dente appetit, / [] / Quid me, inquit, stulta, dente captas laedere, / omne assuevi ferrum quae corrodere?). Cfr. successivamente Gaufr. Monum. gest. reg. Brit. X 480-481 ([...] Cur ea dente / scabro corrodis?). 42 Per laggettivo temerarius cfr. Ter. Andr. 229 (Sane pol illa temulentast mulier et temeraria).

Capitolo I

INTRODUZIONE E TESTO

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ECCO FARSI AVANTI IL PERSONAGGIO DELLO SCHERNITORE CHE, UDITO QUANTO DETTO, COS RISPONDE:

Quello che stai insistentemente cercando, sono io. Cos che vuoi rendere? Avanti, su: me ne star qui, di persona: non rifiuto di provare questi tuoi... doni. (22) Tu, canaglia, critichi mordace e corrosivo le mie opere poetiche? Ma chi sei? Donde vieni, temerario brigante? Perch, manigoldo, mi insulti con codeste (24) espressioni,
TERENZIO:

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vocibus et dictis procerum me, a! perdite43, caedis?44 Tene, superbe, meas decuit corrumpere Musas? Si rogitas, quis sum, respondeo: te melior sum: tu vetus atque senex45, ego tyro46 valens adulescens; tu sterilis truncus47, ego fertilis arbor, opimus48. Si taceas, vetule49, lucrum tibi quaeris enorme.
PERSONA DELUSORIS:

Un conflictus terenziano del X secolo: il Delusor

43 Ter. ad. 760 (adulescens luxu perditus). Da notare che lo stesso delusor, perditus secondo la risentita esclamazione di Terenzio, si definisce un adulescens tre versi dopo (28). 44 Nel manoscritto, dopo il v. 25 si legge la glossa: persona cuiusdam prudentis terentum est, sed clam dedecorat, corretta da von Winterfeld (Hrotsvithae Opera, cit., p. XXI) in: cuiusdam prudentis sententia est, sed clam detorta. Lo stesso editore spiega e motiva in questi termini il significato dello scolio: Quod ita et correxi, ut prudentis cuiusdam sententiam et dicta procerum (v. 27 [= 25 nella presente edizione]) ad Vergilii versum referrem, quo delusor usus erat, Aen. II 704. 45 Cfr. Ter. eun. 688 (vietu vetu veternosus senex). 46 Tyro = tiro per ipercorrettismo grafico. Per lantitesi vetus / tiro cfr. Ov. a. a. III 565-556 (Ille vetus miles sensim et sapienter amabit / multaque tironi non patienda feret) e, in et medievale, Wandalb. Prum. mens. nom. 128 (Tyronem vetus instituit doctrina, [...]). 47 Cfr. Lucan. IX 822 (Ecce procul saevus sterilis se robore trunci). 48 Per il nesso fertilis arbor cfr. Verg. georg. IV 142 (Quotque in flore novo pomis se fertilis arbos). Per labbinamento antitetico sterilis / fertilis cfr. Ov. fast. III 567 (Fertilis est Melite sterili vicina Cosyrae). Per la dittologia di aggettivi fertilis / opimus cfr. Cic. imp. Cn. Pomp. 6, 14 (Asia vero tam opima est ac fertilis); leg. agrar. orat. sec. 19, 51 (agros opimos ac fertilis); domo sua 9, 13 (opimam fertilemque Syriam). 49 Cfr. Plaut. merc. 314 (Nam meo quidem animo vetulus, decrepitus senex); Cic. fin. V 14, 39.

Capitolo I

con codeste parole che desumi dagli antichi maestri? Proprio a te, insolente, spetta di demolire le mie Muse? (26) Se insisti a domandare chi sono, ti rispondo: uno migliore di te. Tu sei un vecchio decrepito; io sono un gagliardo e giovane studente; (28) tu, uno sterile tronco, io un albero fecondo, rigoglioso. A stare zitto, vecchietto, ci guadagnerai enormemente. (30)
LO SCHERNITORE:

INTRODUZIONE E TESTO

27

28

Un conflictus terenziano del X secolo: il Delusor

32 34 36 38

Quis tibi sensus inest? Numquid melior me es?51 Nunc, vetus atque senex quae fecero, fac adolescens. Si bonus arbor ades, qua fertilitate redundas52? Cum sim truncus iners53, fructu meliore redundo54.
50

TERENTIUS:

Nunc mihi vera sonat; set huic contraria dicam. Quid magis instigas?55 Quid talia dicere certas? Haec sunt verba senum, qui cum post multa senescunt tempora, tunc mentes in se capiunt pueriles56.

PERSONA SECUM:

Cfr. Verg. Aen. IV 408 (Quis tibi tum, Dido, cernenti talia sensus). Questo verso risulta composto da soli cinque piedi; donde lintegrazione di quaeso fra inest e numquid, proposta da Mointaiglon, accolta da Strecker e riportata in apparato da von Winterfeld. 52 Per il nesso fertilitas fertilis / redundare cfr. Ov. her. IX (Deianira Herculi) 95-96 (Quaeque redundabat fecundo vulnere serpens / fertilis [...]); per la struttura della clausola cfr. Ven. Fort. carm. III 24, 15 (Promptus ad omne decus larga bonitate redundas). 53 Cfr. Ov. am. III 7, 15 (Truncus iners iacui, species et inutile pondus). 54 Per la locuzione fructu redundare cfr. Sedul. Scot. carm. II 25, 7 e 76, 21 (Floridus ut palmes fructu redundet opimo; Floribus immo magis fructuque redundat opimo). Notare che laggettivo opimus in clausola si trova anche al v. 29 del Delusor. 55 Per il verbo instigare cfr. ad es. Ter. Andr. 692; Phorm. 186; 547; 969. 56 Cfr. dist. Cat. IV 18 (Cum sapias animo, noli ridere senectam; / nam quoicumque seni puerilis sensus inhaeret). Analogo concetto si trova anche nel Mercator di Plauto, ai vv. 295-296 (Senex quom extemplo est, iam nec sentit nec sapit, / aiunt solere eum rusum repuerascere, cui il senex Demifone replica [297]: Immo bis tanto valeo quam valui prius).
50 51

Capitolo I

INTRODUZIONE E TESTO
TERENZIO:

29

Sei fuori di testa? E che? Tu saresti migliore di me? Allora, giovanotto, fa un po tu quel che ho fatto io, il vecchio decrepito. (32) Ti presenti come un buon albero, ma di quale fertilit abbondi? Anche ammesso che io sia un tronco infecondo, sono ricolmo di frutti migliori. (34) (Fra s) Mi sta proprio cantando la verit, ma lo contraddir. (Ad alta voce)57 Perch mi aizzi e mi stuzzichi ancor pi? Perch ti sforzi in questa contesa verbale? (36) Queste sono parole da vecchi, che, con lavanzare dellet, tornano a ragionare come bambini. (38)
Altra didascalia non presente nel testo, ma da esso presupposta come al v. 49 (vedi gi E. Franceschini, cit., nota 1 p. 42)
57

LO SCHERNITORE:

30

Un conflictus terenziano del X secolo: il Delusor

40 42 44

Hactenus antiquis58 sapiens venerandus59 ab annis inter et egregios ostentor et inter honestos. Sed mihi felicem sapientis tollis honorem, qui mihi verba iacis et vis contendere verbis60. Si sapiens esses, non te mea verba cierent61. O bone vir62, sapiens ut stultum ferre libenter, obsecro, me sapias; tua me sapientia firmet.
PERSONA:

TERENTIUS:

Cfr. Ov. met. XIII 700 (Hactenus antiquo signis fulgentibus aere); Milo Eln. sobr. II 1 (Hactenus antiquos descripsi carmine patres). 59 Per il tema tradizionale della veneranda senectus, al di l del Cato maior ciceroniano, cfr. Lucan. IX 987 e X 323 (veneranda vetustas); Maxim. 2, 65 (Sit gravitas sitque ipsa tibi veneranda senectus); Drac. Romul. 8 (De raptu Helenae), 236-237 (veneranda senectus / praecipitem frenat monitis per cuncta iuventam); Coripp. Iohann. VII 202. 60 Verso stilisticamente ovidiano, che contamina abilmente met. XV 780 (Verba iacit superosque movet) con met. XIII 9-10 (Tutius est igitur fictis contendere verbis, / quam pugnare manu). La medesima clausola contendere verbis si rinviene anche in dist. Cat. I 10 (Contra verbosos noli contendere verbis) esametro ripreso ad verbum da Alcuino (carm. 62, 99 Contra verbosos noli contendere verbis) e in dist. Cat. II 11 (Adversum notum noli contendere verbis). 61 Per la clausola verba cierent cfr. Val. Flacc. III 155-156 (ultima frustra / verba ciens). Nel verso del Delusor i verba sono soggetto e non oggetto del verbo ciere. 62 Ter. ad. 556 (Quid ille gannit? Quid volt? Quid ais, bone vir? Est frater domi?).
58

Capitolo I

INTRODUZIONE E TESTO
TERENZIO:

31

Dai tempi antichi sino ad oggi, fra le persone tanto distinte quanto oneste sono indicato come un saggio venerando. (40) Ma ora tu mi togli questonore che mi appaga, quello dessere un saggio, tu che mi scagli contro parole e a parole vuoi contendere. (42) Se tu fossi davvero saggio, le mie parole non ti irriterebbero. Ti prego, buonuomo, sappi da saggio sopportare di buon animo uno stolto come me; (44) possa la tua saggezza confortarmi...
LO SCHERNITORE:

32

Un conflictus terenziano del X secolo: il Delusor

46 48 50

Cur, furiose, tuis lacerasti carmina63 verbis? Me retinet pietas, quin haec manus arma cerebro64 implicet65 ista tuo: pessumdare66 te miseresco. Quam bene ridiculum mihi personat67 iste veternus.68Te retinet pietas? Non fas est credere, credo69.
PERSONA SECUM:

TERENTIUS:

63 Per il sintagma lacerare carmina cfr. Ov. ex P. IV 16, 1 (Invide, quid laceras Nasonis carmina rapti?). 64 Per analoghi contesti minator, ovviamente iperbolici, cfr. Ter. ad. 317 (Ut cerebro dispergat viam); 571 (Dimminuetur tibi quidem iam cerebrum); 782 (An tibi iam mavis cerebrum dispergam hic?). La clausola arma cerebro di stampo epico: cfr. Val. Flacc. IV 153 (Constituit, tandem ut misero lavet arma cerebro); Il. Lat. 481 (Hic iacet exanimis fuso super arma cerebro). Nel manoscritto, in luogo di arma cerebro si legge armice erebro. La correzione merito di Magnin. Come informa von Winterfeld in apparato alla sua edizione (cit., p. XX), Traube ha fatto notare che, da un punto di vista paleografico, la sostituzione di ic in luogo di a un tipico tratto della grafia Corbeiensis; questo elemento paleografico, come diremo pi avanti, consente allo studioso di datare recto iure il componimento intorno al X secolo. 65 Per il nesso manus / implicare in enjambement cfr. Stat. Theb. X 718-719 ([...] Sic colla manusque tenebat / implicitus). 66 Ter. Andr. 208 (Quae si non astu providentur, me aut erum pessum dabunt) (= Phorm. 181a). 67 Cfr. Verg. Aen. VI 417-418 (Cerberus haec ingens latratu regna trifauci / personat). Il latratus belluino del Cerbero virgiliano si pu mettere inoltre in connessione con le due locuzioni latras corde sinistro (delus. 11) e verba latrando (delus. 57). 68 Cfr. Ter. eun. 688 (Hic est vietu vetu veternosus senex). Notevole il fatto che in questo verso, oltre a veternosus (veternus nel Delusor), si trovino anche laggettivo vetus e il sostantivo senex, entrambi impiegati dal personaggio del delusor per descrivere Terenzio. Veternus in clausola gi in Virgilio (georg. I 124 Nec torpere gravi passus sua regna veterno) e in Orazio (epist. I 8, 10 Cur me funesto properent arcere veterno). 69 Per il diptoto verbale in clausola cfr. Ter. heaut. 624-625 (vin me istuc tibi, etsi incredibilest, credere? / Credo).

Capitolo I

INTRODUZIONE E TESTO
TERENZIO:

33

Perch, forsennato, con le tue parole hai fatto scempio dei miei carmi? (46) La piet mi trattiene dallaffondarti di mio pugno nel cervello questarma: la compassione che provo mi frena dal rovinarti. (48) (Fra s) In che modo ridicolo mi strepita contro sto vecchio bacucco! (Ad alta voce) Ti trattiene la piet? Non possibile crederlo, credo. (50)
LO SCHERNITORE:

34

Me, peto, ne tangas70, ne sanguine tela71 putrescant.


TERENTIUS:

Un conflictus terenziano del X secolo: il Delusor

52

Cur, rogo, me sequeris?72 Cur me ludendo lacessis?73 Sic fugit horrendum praecurrens damna leonem74.
<PERSONA>:

54
70 71

Vix ego pro superum teneor pietate deorum, ad tua colla75 meam graviter lentescere76 palmam.

<TERENTIUS>:

Cfr. Vulg. Iohann. 20, 17 (noli me tangere). Per il nesso sanguine tela cfr. Ov. met. VIII 444 (Caede recalfecit consorti sanguine telum); rem. 26 (Sed tua mortifero sanguine tela carent); trist. IV 6, 34 (Quam cui tela suo sanguine tincta rubent); ibis 54 (Tincta Lycambeo sanguine tela dabit). 72 Cfr. Sen. rh. controv. X 1, 4 (cur me sequeris?). 73 Per il verbo lacessere vedi il v. 13 con la relativa nota. Il sintagma ludendo lacessis sembrerebbe risentire del concomitante influsso di Plaut. Poen. 296 (Enim vero, ere, meo me lacessis ludo et delicias facis). 74 Limmagine del daino in fuga biblica: Is. 13, 14 (et erit quasi dammula fugiens). Cfr. per anche Dracont. laud. Dei I 279 (Et rabidos timuit discurrens damna molossos). In Virgilio il leo non mai horrendus, bens horrens (Aen. IX 306-307 horrentisque leonis / exuvias), mentre non mancano pavide dammae, specie se inseguite: georg. III 539 (timidi dammae cervique fugaces). Per labbinamento damna / leo cfr. Ov. halieut 4 (Sic damnae fugiunt, pugnant virtute leones). Il nesso horrendus leo si trova, con valore astronomico, in Manil. II 666 (Horrendus Leo, nec metuit sine conpare quemquam). 75 Cfr. Ov. am. I 4, 35; her. 8, 93. 76 Per lentescere (= diventar vischioso, appiccicaticcio) cfr. ad es.Verg. georg. II 250 Sed picis in morem ad digitos lentescit habendo (scil. pinguis tellus). In et medievale cfr. Sedul. Scot. carm. I 16, 7 (Plumbeus ut pugio gladius lentescit acutus). Tenendo conto della glossa di Ainardo: Lentesco est adhaereo vel flecto (ed. P. Gatti, p. 83, r. 64), la minaccia di percossa manesca da parte della persona Terentii pu essere messa a confronto con lanaloga minaccia di Eschino negli Adelphoe (171): Ne mora sit, si innuerim, quin pugnucontinuo in mala haereat.

Capitolo I

(Ironico)77 Non toccarmi, te ne prego, perch le armi non si sciupino, insudiciandosi nel sangue!
TERENZIO:

INTRODUZIONE E TESTO

35

Perch, domando, mi perseguiti? Perch mi provochi coi tuoi motteggi? (52) Cos la gazzella sfugge al leone che la terrorizza, correndogli innanzi. A stento la piet verso gli di del cielo mi trattiene (54) dallappiopparti di mia mano sul collo un violento ceffone.
<TERENZIO>: <LO SCHERNITORE>:

Ho aggiunto questa terza didascalia per rendere pi esplicito laspetto sarcastico della supplica del delusor, nientaffatto intimorito dal tono minaccioso (e un po sguaiato) del senex iratus Terenzio.
77

36

Un conflictus terenziano del X secolo: il Delusor

56 58 60

Vae tibi , pone minas79: nescis quem certe minaris. Verba latrando80, senex cum sis vetus, irrita profers. I81, rogo, ne vapules82 et, quod minitare83, reportes; nunc ego sum iuvenis: patiarne ego verba vetusti?84
78

PERSONA:

O iuvenis, tumidae nimium ne crede iuventae: saepe superba cadunt85 et humillima saepe resurgunt86.

TERENTIUS:

78 Espressione tipicamente plautina, ma assente in Terenzio: cfr. asin. 306; Cas. 115; 634; Epid. 28; 333; merc. 161 etc.. Cfr. anche Ov. ibis 205; 418; Mart. II 60, 3; IV 28, 7; V 33, 2; Alcuin. carm. 32, 24. 79 Cfr. Ter. Phorm. 667 (His rebu pone sane [...] decem minas) ove per il termine minae indica le monete e non le omonime minacce cui si riferisce il delusor. Ponere minas nel senso di smettere di minacciare costrutto per altro abbastanza comune (cfr. Prop. I 10, 26 Nec meminit iustas ponere laesa minas). 80 Cfr. forse Ov. ibis 232 (Latrat et in toto verba canina foro). 81 In posizione incipitaria anche in Ter. Andr. 424; hec. 358; ad. 168, 175, 587, 854. 82 Il verbo vapulare, nel senso di ricevere percosse, prendere botte, tipicamente comico. Cfr. a titolo desempio Ter. eun. 742; Phorm. 249; ad. 159; 213. 83 Cfr. Ter. hec. 427 (quod nunc minitare facere). 84 Per il sintagma pati (...) verba cfr. Plaut. Men. 978 ([...] nam magi multo patior faciliu verba: verbera ego odi). 85 Il v. 60 e il primo emistichio del v. 61 sono ricalcati, con le due sostituzioni sinonimica puer / iuvenis e metonimica color / iuventa, su Verg. buc. 2, 17-18 (O formose puer, nimium ne crede colori! / Alba ligustra cadunt, vaccinia nigra leguntur). 86 Per lantitesi cadere / resurgere cfr. Prop. IV 1, 87 ([...] Troia cades, et Troica Roma resurges) e, soprattutto, Theodul. Arel. carm. I 249 (Mens elata cadit hominis, prostrata resurgit).

Capitolo I

INTRODUZIONE E TESTO
LO SCHERNITORE:

37

Guai a te, pintala con le minacce; di certo non sai chi stai minacciando. (56) Con i tuoi latrati, vecchio decrepito come sei, non fai che sproloquiare a vanvera. Vattene, per favore, se non vuoi esser conciato per le feste, beccandoti tu quel che minacci ripetutamente; (58) ora che sono giovane dovr tollerare le parole dun vecchio barbogio? Giovincello, non confidare troppo nella tua tronfia giovinezza: (60) spesso le cose superbe crollano e le pi abiette spesso si risollevano. Oh, se avessi in petto le forze dun
TERENZIO:

38

62 64

O, mihi si veteres essent in pectore vires87, de te supplicium caperem88 quam grande nefandum. Si mihi plura iacis et tali voce lacessis89, P (...)

Un conflictus terenziano del X secolo: il Delusor

Clausola epica: Il. Lat. 705 (Miserat, ut Danaum sollerti pectore vires); gesta Bereng. imp. II 21 (Et cultus similis patriaeque in pectore vires). Cfr. per anche Paul. Nol. carm. 6, 54 (Te maior sacras invicto in pectore vires). Cfr. in et medievale anche Paul. Diac. carm. 22, 25 Neff (Sunt illi invalidae pavitanti in pectore vires); Flor. Lugd. carm. 6, 14 (Quis satur invictas adipiscar pectore vires); Milo Eln. vita Amand. IV 254 (Quatinus invictas retinentes pectore vires). Per lespressione veteres (...) vires cfr. invece Ov. met. VII 81 (in veteres agitata resurgere vires); her. 15, 197 (Non mihi respondent veteres in carmina vires). 88 Cfr. Ter. Andr. 623 (Quom non habeo spatium ut de te sumam supplicium ut volo); heaut. 138 (Interea usque illi de me supplicium dabo). 89 Cfr. Verg. Aen. X 644 (Inritatque virum telis et voce lacessit). Notare la strategica sostituzione paronomastica (con anastrofe) et tali / telis et; buc. 3, 51 (Efficiam posthac ne quemquam voce lacessas). Vedi anche le note 25 e 73.
87

Capitolo I

tempo, (62) con che grande indicibile punizione te la farei pagare! Se seguiti a scagliarmi ulteriori insulti e a provocarmi con espressioni di questo tipo... (...)

INTRODUZIONE E TESTO

39

40

Al di l di ogni legittima valutazione critica sulleffettiva riuscita artistica e sullintrinseco valore poetico di questo incompleto opusculum dialogico, la sua importanza traspare indubbia sin da una prima lettura. Ci troviamo di fronte a un testo sorprendente e complesso, la cui rilevanza non si esaurisce nel dialogo emulativo tanto con la consolidata auctoritas terenziana quanto con altri mostri sacri (Virgilio in testa) della tradizione letteraria classica (e non solo), continua fonte cui attingere spunti linguistici, iuncturae, nonch nuclei concettuali sviluppati con originalit in modo ora mimetico ora sottilmente antifrastico e speculare. Nel Delusor, lantiquis sapiens venerandus ab annis (39) Terenzio smette, seppur provvisoriamente, di essere un accreditato simulacro nominale cui fare riferimento testuale in materia duna moralit sentenziosa laicamente incentrata sullo scandaglio della nozione di humanitas in senso lato, per prendere, come per incanto, possesso duna vita e dun volto del tutto nuovi. Attraverso la trasfigurante e, per cos dire, incresciosa assunzione dellimprevisto ruolo del sosia anagrafico del suo anziano censor rivale (e forse anche delusor) dun tempo, ossia il malevolus vetus poeta Luscio Lanuvino, Terenzio ha modo, per la durata dun acceso diverbio, di tramutarsi in un personaggio in cerca non dautore, essendo un auctor egli stesso, bens di una metastorica conferma curriculare: una ratifica canonizzante a dire il vero non proprio indispensabile, poich gi sancita dalla storia in modo definitivo a partire per lo meno dagli Exempla elocutionum di Arusiano Messio, con la loro esemplare quadriga (Terenzio, Sallustio, Virgilio e Cicerone)90. Vediamo ora preliminarmente di esaminare per sommi capi le singole posizioni critiche espresse dagli studiosi che si sono
90

Un conflictus terenziano del X secolo: il Delusor

Per unedizione di questopera cfr. Arusiano Messio, Exempla elocutionum, a cura di Adriana della Casa, Milano 1977.

Capitolo I

occupati a vario titolo del Delusor, dai primordia ottocenteschi sino alle pi recenti soluzioni prospettate da Maria De Marco e Claudia Villa.

INTRODUZIONE E TESTO

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