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Camus
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pied noir e proletaria, per ci stesso alieno dai torbidi sensi di colpa alla base della
cecit di tanti suoi colleghi di estrazione borghese di fronte ai crimini dello
stalinismo. Tale sensazione di esilio prende la forma, sul piano esistenziale, di una
nostalgia della patria perduta, di quel Mediterraneo nella cui civilt Camus
individua lideale di una misura che non affatto il contrario della rivolta, ma
lantidoto alla dismisura delle ideologie che, in nome di ipostasi vecchie o nuove
ultima la Storia asserviscono e sacrificano il singolo individuo, nella sua
concretezza e finitudine. Nel 58, con il denaro del Nobel, Camus acquista una casa
nel delizioso villaggio di Lourmarin, in Provenza, regione che ha imparato ad
amare anche grazie alla frequentazione di Ren Char, lamico poeta in cui riconosce
molte affinit, dallimpegno nella Resistenza alle posizioni anticonformiste del
dopoguerra. In questo paesaggio, dove ritrova la luce e i colori dAlgeria, inizia la
stesura di Il primo uomo, il romanzo in cui vuole ritrarsi a tutto tondo, partendo
dalle proprie radici, nel modo pi autentico possibile, e che lascer incompleto.
tornando da Lourmarin a Parigi che Camus, nel 1960, muore in un incidente dauto.
Ora, nella casa di Lourmarin, modesta e quasi spoglia, ma con una splendida vista
sulle colline del Luberon, vive la figlia Catherine, che da anni cura la pubblicazione
degli inediti di Camus; l che labbiamo incontrata. I tratti del viso e il sorriso sono
quelli paterni, cos come la cortesia e semplicit dei modi; lattenzione estrema a
non sovrapporre le proprie interpretazioni al pensiero del padre e lo scrupolo
dautenticit sono in linea con la lezione di chi riteneva che la libert e il dovere
di uno scrittore consistano soprattutto nel non mentire.
probabile che Albert Camus abbia scelto di acquistare una casa qui a
Lourmarin perch ha trovato in questo paesaggio una luce che gli ricordava quella
della sua infanzia, dellAlgeria, gli stessi colori del Mediterraneo, ha voluto in
qualche modo ritornare alle origini, ritrovare quello di cui a Parigi soffriva
lassenza, non vero?
In effetti a Lourmarin si trova una luce particolare. Qui, diceva sempre,
dietro le montagne c il mare.
un paesaggio che ricorda quello della Toscana, sulla quale ha scritto pagine
meravigliose.
La Toscana, lAlgeria, il Mediterraneo, insomma. Era profondamente
mediterraneo.
Era legato a questi luoghi anche attraverso amici molto importanti, come Jean
Grenier e Ren Char.
Ren Char, s, era molto radicato in Provenza, in Vaucluse. Jean Grenier era
venuto al castello e aveva scritto un breve testo, in cui descrive Lourmarin, che
sintitola Cum apparuerit, che non si trova pi e fa parte delle pubblicazioni del
castello.
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Cerano luoghi dei dintorni che Albert Camus amava in modo particolare?
Credo che fosse solito passeggiare con Ren Char nella foresta di cedri, vero?
Nella foresta di cedri, mi stupirebbe. Faceva il giro della conca di Lourmarin, il
mattino presto, prima di iniziare a lavorare, ma non restato a lungo.
Un anno e mezzo, penso.
Appena, perch ha fatto fare dei lavori alla casa, lha arredata, ha scelto tutto
personalmente: le tende, i letti, le lenzuola
vero che amava delle case molto semplici, un po
Un po austere.
Un po austere, spagnole; ancora cos?
Lho resa un po pi confortevole, ma non da molto. Suppongo sia perch sono
stata educata da lui, per cui il lusso, il superfluo sono quasi. un peccato, ad ogni
modo non valgono la pena.
Ci sono molte persone, molti lettori che vengono qui a Lourmarin a vedere la
casa che aveva scelto e la sua tomba?
S, vengono a vedere la casa dallesterno perch non in visita, conservo un
angolino per me e i miei figli e nipoti, poi vanno al cimitero. Vengono da tutto il
mondo, ci sono molti coreani, molti giapponesi
vero che aveva il biglietto del treno, ma partito in auto su insistenza di
Michel Gallimard?
S, a Michel non poteva rifiutare niente. Perch Michel Gallimard era una
persona adorabile, veramente adorabile.
Camus diceva che vi erano due luoghi in cui si sentiva particolarmente a suo
agio, lo stadio e il teatro. Ha davvero finanziato la squadra di calcio locale?
Paghiamo ancora una quota alla squadra locale, le JSL, una tradizione Camus.
Ha offerto delle maglie nuove a ogni giocatore. Andava a tutti gli incontri, quando era
a Lourmarin, e aveva accese dispute con il pescivendolo di Bonnieux!
Ha iniziato qui Il primo uomo?
Penso lo avesse cominciato prima, ma, in effetti, lo ha praticamente scritto tutto
qui, seduto in terrazza, stando ai racconti di M.me Ginoux, la donna che lo aiutava
nelle faccende domestiche.
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Sua nonna paterna stata una figura molto importante per Camus, ha dei
ricordi di lei?
S, era deliziosa. La difficolt era far comprendere che qualcuno che analfabeta
non per questo un idiota. Semplicemente, non aveva le parole. Era intelligente,
parlava molto con le mani, aveva delle parole, ma parlava soprattutto con i gesti.
Era spagnola?
Di origine spagnola, di Minorca, ma era nata in Algeria. Soprattutto, credo che
non sapesse nemmeno cosa fosse la malvagit. Perch era davvero perfettamente,
totalmente innocente. Quando ero bambina, avevo paura che le si facesse del male.
Avevo paura per lei, perch era fine, delicata, senza difese. E per questo penso che sia
stata preoccupazione costante di Camus parlare per coloro che non ne hanno la
possibilit.
Viveva in Algeria anche dopo lindipendenza?
morta nove mesi dopo mio padre.
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riconoscono. Penso che oggi si menta troppo, a se stessi e agli altri, in Occidente, e lo
pagheremo molto caro. Quello che posso dire che luomo che ho conosciuto era
uguale a quello che esprimeva il suo pensiero nei libri che scriveva. Era lo stesso.
Quando lo ha letto la prima volta? Aveva letto gi qualcosa prima della sua
morte?
Quando era vivo ho letto Caligola.
Poi ha aspettato anni?
No, sei mesi dopo la sua morte ho letto La peste, ma mi ha fatto troppo male.
Dopo ho letto tutto a diciassette anni. Quando morto ne avevo quattordici.
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la volont di parlare per coloro che non possono farlo da soli. Mi sembra, osservando
lo stile di Il primo uomo, che assomigli moltissimo a ci che era lui come uomo, lo
ricorda davvero molto. Comunque, quando il libro uscito, ho avuto paura per lui,
perch non avrei potuto difenderlo, non potevo parlare, ero lultima persona a poter
dire qualcosa.
E lei sente ancora dei legami con le radici algerine?
Ah, certo, lAfrica, s. Da l viene il mio lato selvaggio. LAlgeria, lAfrica, quella
sorta di soffio nella schiena, quella selvatichezza, che trovo tuttavia meno pericolosa
della ferocia che sincontra a volte a Parigi.
Perdere suo padre a quattordici anni, quando era uno scrittore cos
conosciuto, le ha mai dato limpressione di essere obbligata a dividere il suo ricordo
con molte altre persone, vale a dire tutti i suoi lettori?
Non sapevo che mio padre fosse famoso. Era scrittore, ma, un bambino, a
scuola, non ha poi tanta voglia di dire che suo padre scrittore. Cosa fa tuo pap?
Scrive, scrittore. Per chi ascolta non vuol dire niente. Ho capito che era celebre
quando morto. Un uomo celebre come lui non ha famiglia, quindi per gli altri io non
avevo perduto mio padre. Quando vostro padre muore ed celebre, a nessuno viene
in mente che voi avete perduto vostro padre. Non vostro padre, appartiene a
tutti. Quando sono tornata al liceo, qualcuno mi ha detto: Peccato, volevo chiedervi
di farmi autografare La peste. Mentre voi non potete nemmeno esprimere il vostro
dolore, perch nessuno ne vuole sapere. Certo lo divido con molte persone, ma per
me pap pap. Da giovane, non stato facile, ero in rivolta permanente, sempre
messa fuori dalla porta in classe, al liceo, una rivolta che mi ha salvato, credo. Nel
contempo, la solitudine era abominevole: nessuno ha mai considerato che mio
fratello e io avevamo perso nostro padre. Ma bisogna passare attraverso tutto questo.
Dopo si molto pi attenti, sensibili, completamente ricettivi al dolore degli altri; si
cerca di non ferire nessuno, di non dire del male. Da questo punto di vista, stata
unesperienza positiva.
Era un padre severo?
S.
Vi ha insegnato il rispetto del denaro, cos?
Del denaro non si parlava. Daltronde, non ne avevamo. Avevamo un franco alla
settimana, io ero molto golosa, ma con quel franco dovevamo comprare il biglietto
dellautobus per andare al liceo e io andavo sempre a piedi perch desideravo dei
dolci. Con un franco alla settimana potevo comprarmi un dolce. Quindi facevo delle
economie. Ma bene cos, pap non voleva che avessimo del superfluo. Diceva che
avevamo tutto e aveva ragione: avevamo un tetto, non avevamo fame, avevamo dei
libri, facevamo delle domande e sapevano risponderci, avevamo tutto. Quindi niente
superfluo. A Natale, a partire dai dieci anni, dei regali utili, ad esempio una cartella.
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capitalismo. In generale, ci che fa che si ritorni a lui la sua posizione nei confonti
dellideologia: ha mostrato i suoi limiti e anche i suoi morti. Camus ha sempre detto
che lideologia dovrebbe essere al servizio delluomo e non il contrario. Oggi, dunque,
che cosa pu proporre? Propone di trovare ciascuno il proprio cammino e dice che,
essendo data lassurdit, il tragico della condizione umana, esistere e scegliere ogni
giorno il proprio cammino gi molto coraggioso. Non assume mai una posizione
estrema, ma quando si dice che la pense de midi, cio il concetto di misura
espresso in Luomo in rivolta rappresenta il ventre molle del pensiero, io dico no. La
misura nella quotidianit, significa scegliere fra molte contraddizioni e trovare un
movimento, unazione valida, in costante verifica, permanentemente in allerta:
questo Camus. per questo che aiuta. Dice: Reggetevi sulle vostre gambe e cercate
di trovare ogni giorno, fra le vostre proprie contraddizioni e le contraddizioni che la
vita vi oppone, un movimento. Cos un movimento? Due forze opposte,
esattamente questo in fisica e nella vita lo stesso. Bisogna trovare una soluzione alle
contraddizioni che tenga conto del contesto umano. Guardate leconomia.
Leconomia vuole appoggiarsi sulla teoria, senza considerare i criteri umani, il
parametro uomo. Ma, se si fa astrazione delluomo, le cose non vanno. per
questo che Camus pi alla moda oggi, perch dice sempre: S, ma c luomo. la
prima cosa: perch io sono uomo; e sta in questo, la solidariet.
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Riposarsi su unideologia.
S, avere il bene e il male belli e pronti a colazione. Hannah Arendt, come
Camus, dice: Non cos semplice. E condividono lo stesso odio per la menzogna.
Come cercava Camus di vivere il paradosso di essere, nel contempo, solitaire
et solidaire?
Penso che Camus si sentisse molto solitario. Si pu vederlo in tutti i suoi libri.
Lo straniero non Camus, ma in Lo straniero ci sono degli elementi di Camus. C
questa impressione di esilio. E non da Parigi n da altrove che in esilio, ma dal
mondo intellettuale, a causa delle sue origini. E questo un esilio completo. E,
tuttavia, una cosa che evidente che Camus non poteva mai essere un uomo
neutrale. Si impegnato veramente e fisicamente nella Resistenza, nella lotta contro
il nazismo. E ha conservato sempre un impegno profondo, unautentica resistenza
contro ogni totalitarismo. Si dimentica spesso che Camus era un oppositore
accesissimo del regime di Franco, e fino allultimo. Rifiutava di recarsi in Spagna, ha
lasciato lUnesco perch lUnesco aveva accettato la Spagna di Franco e aveva
permesso un discorso al dittatore. Camus era del tutto intransigente questa non
affatto neutralit. schierarsi, essere un uomo che si impegnato. Certo, non era
esistenzialista, ma era impegnato, un uomo che si batteva. Non per niente dirigeva il
giornale della Resistenza intitolato Combat.
In Il rovescio e il dritto, si pu leggere: Fui posto a met strada fra la miseria
e il sole. La miseria mi imped di credere che tutto bene sotto il sole e nella storia, il
sole mi insegn che la storia non tutto. E, nellEstate: Viviamo cos il tempo delle
grandi citt. Deliberatamente, il mondo stato amputato di ci che costituisce la
sua permanenza: la natura, il mare, la collina, la meditazione delle sere. Tra le
cose che hanno impedito a Camus di essere schiavo di unideologia, di idolatrare la
storia, di credere che tutto sia storico e la storia sia tutto, di farne unipostasi, e che
gli hanno sempre fatto preservare nelluomo, senza rifiutare le lotte del suo tempo,
ci che non appartiene alla storia, c senza dubbio la presenza della natura, molto
forte nella sua opera e nella sua sensibilit. Condivide questo sentimento?
Completamente. Lurbanizzazione sempre pi tentacolare mi fa paura, perch
separa luomo da tutta una parte della sua umanit e, soprattutto, dalla dolcezza e
dalla bellezza. Quando la vita difficile, e lo di frequente, se non avete la dolcezza e
la bellezza, allora davvero atroce. Ha spesso detto che, nelle citt, non il meglio di
noi che viene alla luce. Ed io sono del tutto daccordo. Penso anche che, nellinfanzia,
stesse meglio fuori che in casa e penso che, quando cos, quando casa vostra non
davvero un luogo rassicurante, quando pi rassicurante lesterno, allora il vostro
mondo il mondo, il cosmo, vale a dire che casa vostra fuori, con il cielo, la terra, gli
alberi, gli animali Credo che anche questo possa aver avuto un peso.
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Dallabitudine allesistenza
Il percorso filosofico di Albert Camus una testimonianza di lucida fedelt: al
finito dellesistenza, al disincanto del mondo, allessere-per-la-responsabilit quale
ineludibile orizzonte per lindividuo.
Riconoscere qualche evidenza, e pensarla fino alle conseguenze estreme. Nulla
di pi, nulla di meno. Questo il compito in apparenza mediocre che Camus si assegna.
Nessuna pretesa di originalit, infatti. Altri hanno pensato lesistenza finita come
punto di partenza della filosofia. Camus si vincola per al dolore appassionato della
coerenza. Assumere il finito non basta, infatti. Si tratta piuttosto di tenerlo fermo,
contro la tentazione di eluderlo proprio dopo averlo affermato. Tentazione ricorrente
e dominante della filosofia dopo (e contro) Kant, che alle illusioni dellinfinito si era
illuso di aver decretato un definitivo ostracismo.
Quella di Camus dunque una filosofia che si impegna a non barare, a non
almanaccare nuove vie postmetafisiche (oggi potremmo aggiungere: postmoderne)
per evadere dal finito. E che perci disegna anche la mappa dei molteplici tradimenti
del finito operati dalla filosofia a noi pi vicina, spesso proprio in nome della
temporalit dellesistenza. In questo lavoro critico, per, la fedelt al finito diviene
originalit. Isolata, rara, controcorrente. E perci pi che mai necessaria nella sua
sconcertante inattualit.
1 Questo testo una versione rivista della conferenza - mai pubblicata - presentata a
Grosseto il 25 maggio 1984, in occasione del convegno internazionale dedicato a: Albert
Camus: la scrittura e limpegno. Tranne che per le pagine conclusive, aggiunte ex novo, le
modifiche consistono di ininfluenti correzioni stilistiche.
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Due dunque gli oggetti privilegiati della riflessione di Camus. Da una parte la
dimensione ontologica del finito, come orizzonte ineludibile dellesistenza, e le sue
implicazioni etiche e politiche allinsegna del disincanto. Dallaltro, linterminabile
vicenda del tradimento del finito che accompagna lesistenza delluomo moderno,
nella forma di negazione della realt, consolazione dalla realt, disprezzo per la
realt. Oppio e ideologia. Vediamo.
Nella filosofia di Camus la condizione finita delluomo si presenta due volte,
come assurdo e come rivolta. Descrizione dapprima di un essere e prescrizione poi di
una scelta, un dover essere che non si trova gi dato ma di cui ciascuno si assume la
responsabilit. Del resto, ogni filosofia si caratterizza innanzitutto come scelta: per i
problemi che privilegia e la gerarchia che fra essi stabilisce, prima ancora che per le
risposte che formula. La filosofia per Camus nasce comunque shakespeariana: Essere
o non essere. Giudicare che la vita valga o non valga di essere vissuta, significa
rispondere alla domanda fondamentale della filosofia (99)2. Dunque sapere la realt
per quello che , senza pagare dazio allumano desiderio di favole, ma per decidere
coerentemente come viverla. Come viverci. Questo diventa in Camus lheideggeriano
esserci.
Il mondo assurdo, dir Camus. E tuttavia il punto di partenza, levidenza da
assumere, dovr essere un altro: il mondo . Perch mai questo mondo, che
semplicemente , deve valere come assurdo? Perch interrogarlo significa
riconoscerlo indifferente. Universo di cose, non gi dimora per luomo. Universo
estraneo, dove dunque straniero luomo. Ma la domanda era una domanda di
senso. E la risposta invece un vuoto che diventa eloquente (106).
Nellesperienza individuale lassurdo si manifesta come rottura dellabitudine.
Lovviet quotidiana viene improvvisamente percepita come insensata. Dentro
labitudine luomo fa tuttuno col mondo, poich non se lo pone come problema. Ma
quando il vivere lascia irrompere linterrogare, il mondo collassa come mondo
familiare. Cominciare a pensare vuol dire cominciare a essere minati (100). Si
rotto lincanto. Lasilo del mondo diventa lesilio nel mondo. Luomo che interroga
un uomo alla lettera spaesato: Il mondo ci sfugge poich ritorna se stesso ()
questo spessore e questa estraneit del mondo lassurdo (108).
Non tutto. Unaltra forma di abitudine e opacit anche vivere sullavvenire:
domani, pi tardi, quando avrai una posizione (107). Anche su questo versante,
per, si spezza lincantesimo e lincessante domani cessa di fornire illusorio senso
alloggi, poich il domani del domani del domani il nulla. Non un fine che possa
dare senso, ma la fine, il non senso per eccellenza. La logica dellavvenire si regge solo
su mirabili incongruenze, poich alla fine si tratta di morire (ibid.). Dunque,
lestraneit del mondo diventa ostilit ed orrore, non appena si presenta come
finitezza nel tempo. Non appena il domani si rivela come la fine che destituisce di
senso ogni pretesa di trovare nel domani il fine di un oggi altrimenti insensato. Il
mondo non dimora per luomo anche e soprattutto perch il suo tempo non quello
dellesistenza delluomo. Il tempo della cosa inumano, perch va sempre oltre
lesistenza. Questa presa di coscienza, che risveglia dallopacit e sottrae allabitudine,
in qualche modo inevitabile. Prima o poi, arriva comunque il momento della
Per le citazioni di Camus i numeri si riferiscono sempre alle pagine del volume Essais,
Bibliothque de la Pliade, Paris, Gallimard, 1977.
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limmagine del mondo che la scienza moderna ci presenta, malgrado essa faccia a
pezzi le illusioni che il nostro desiderio produce, e ci racconti il mondo come
estraneo, indifferente, privo di anima e di finalismo, questo caos, questo caso re
(136).
Con le stesse parole si esprime infatti la scienza moderna. Scrive Jacques
Monod: Il caso puro, il solo caso, libert assoluta ma cieca, alla radice stessa del
prodigioso edificio dellevoluzione: oggi questa nozione centrale della biologia non
pi unipotesi fra le molte possibili o perlomeno concepibili, ma la sola concepibile
(113)3. E invece noi uomini vogliamo essere necessari, inevitabili, preordinati da
sempre. Tutte le religioni, quasi tutte le filosofie, perfino una parte della scienza, sono
testimoni dellinstancabile, eroico sforzo dellumanit che nega disperatamente la
propria contingenza (52). una leggenda, dunque, quella che racconta il dominio
della scienza nel mondo moderno. Le nostre societ hanno accettato le ricchezze e i
poteri che la scienza svelava loro () ma non ne hanno accettato il messaggio pi
profondo () lesigenza di una revisione totale delle basi delletica (163), la radicale
separazione tra fatti e valori. La logica di un definitivo e irredimibile disincanto. E
anzi, le societ liberali dellOccidente propugnano ancora a fior di labbra come
base della loro morale una scoraggiante miscellanea di religiosit giudaico-cristiana,
di progressismo scientistico, di fede in alcuni diritti naturali delluomo e di
pragmatismo utilitaristico (164)
Letica del disincanto, fedele alla scienza, affiora invece nitida in Camus.
Cercare ci che vero pur sapendo che non coincide e anzi si oppone a ci che
desiderabile (128). Luomo deve vivere solamente con ci che sa, farcela con ci
che , senza far intervenire nulla che non sia certo e in questa lucidit del finito
ritrovare infine il vino dellassurdo e il pane dellindifferenza, di cui si nutre la sua
grandezza (137). Luomo ha incontrato ci che , ma non desiderabile, fin dal
momento dellimprovvisa rottura che lo strappa allopacit dellabitudine:
lestraneit, il molteplice, la morte. La sua esistenza finita, irrimediabilmente e
irredimibilmente. Questo ci dice anche la scienza moderna. Si tratta allora di non
tradirla, poich lesistenza stessa che verrebbe tradita. Camus rifiuta dunque la
sirena di Kierkegaard quando, a imitazione di Ignazio di Loyola, predica che
lintelletto sacrifichi il suo orgoglio e la ragione si pieghi (127). La ragione bens
vana, se pretendiamo che la scienza ci riveli il senso delluniverso. Ma vana solo
perch la dismisura del nostro desiderio di assoluto e di consolazione la ha caricata di
un compito che non il suo. Quanto al resto, non vi nulla oltre la ragione (124) e
lassurdo altro non che la ragione lucida che prende atto dei suoi limiti (134).
Monod scriver che le idee dotate del pi elevato potere di penetrazione sono
quelle che spiegano luomo, assegnandogli un posto in un destino immanente, in
seno al quale la sua angoscia si dissolve (159), ma proprio in ci consiste la
menzogna di una modernit in definitiva ostile alla scienza (164). La filosofia di
Camus tessuta con opposta fibra. Non concede spazio alla consolazione e alla sua
logica. Meglio la disperazione alle rose dellillusione di cui si nutre lasino e con cui
ci si rassegna alla menzogna (128). Contro questa menzogna, anche Camus tiene
Qui e in seguito, le citazioni di Jacques Monod sono tratte da: Il caso e la necessit,
Milano, Mondadori, 1974.
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fermo che il destino delluomo non scritto in nessun luogo. A lui la scelta tra il
Regno e le tenebre (Monod, 172)4.
Filosofie dellevasione
Luomo ha ormai assaggiato la mela del disincanto. Di fronte ad un universo che
non (cor)risponde alla sua domanda di senso, si aprono alluomo due possibilit: la
coerenza o la fuga. Le filosofie che pure si dicono dellesistenza scelgono, secondo
Camus, questa seconda. Sono, alla lettera, filosofie dellevasione. Invece che tenere
ferma la realt vogliono consolarci, e condannarci alla speranza forzata (122). Per
Kierkegaard e per Sestov, per Husserl e per Jaspers, la nostalgia pi forte della
scienza (133). E poich si tratta di filosofie che partono dallassurdo () in un
universo chiuso e limitato allumano, merita che ci si soffermi (122) sul
rovesciamento mistico che costituisce lesito della loro avventura.
Il punto di partenza lassurdo, abbiamo visto. Rotto con la scienza moderna
quellincanto che era un mondo animato, simile a noi, apparecchiato per noi, si elude
lassurdo non pi negandolo ma divinizzandolo. Lassurdo come sappiamo la
lucidit che riconosce labisso incolmabile tra il mondo qual caso pi necessit e
quale lo vagheggia la nostalgia inesauribile di totalit e di assoluto dimora intessuta
di finalismo. Ma poich la nuda realt di un mondo disincantato risulta, come
scriver Freud, una ferita inferta al narcisismo delluomo, lintollerabile verr
dapprima dichiarato irrazionale, e infine santificato in assoluto: lirrazionale Reale,
lirrazionale Dio. Cos, quando Sestov scopre lassurdit fondamentale di ogni
esistenza, non esclama: Ecco lassurdo, bens: Ecco Dio (123).
Si trattava di una relazione tra la smisurata richiesta delluomo e il silenzio del
mondo e diviene unipostasi. Attraverso cui lebbrezza dellirrazionale e la
vocazione allestasi (124), rinnova il tradimento dellassurdo e del finito anche in
seno allesistenzialismo, che di essi si presenta dapprincipio come intransigente
custode. In Kierkegaard il paradosso stesso dellesistenza, lantinomia della
condizione umana (126) che viene ipostatizzata e riconosciuta nel Dio cristiano.
Poich vivo il mondo come paradosso e scandalo, allora paradosso e scandalo
costituiscono lessere, sono la verit del mondo. Verit, perci, sar proprio quella
religione che pone al suo centro il paradosso per eccellenza, lo scandalo della croce.
Abbiamo a che fare con versioni esistenzialiste della prova ontologica.
Funzionano cos: la realt vana, come pure la ragione. Dunque, vi una Realt oltre
la ragione e oltre la realt mondana del molteplice e del finito. Mi prendo la libert
di chiamare suicidio filosofico questo atteggiamento esistenziale (128), dichiara
Camus. Si tratta, infatti, di negazioni redentrici (129) della realt. Un
ragionamento non predisposto a conclusioni misticometafisiche suonerebbe invece:
realt e ragione ci appaiono vane, poich vanamente ci attendiamo che soddisfino le
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nostre smisurate esigenze. In questo scarto costitutivo fra realt e desiderio, in questo
appetito di assoluto, si radica langoscia per la fine che caratterizza quel finito che
tutti noi siamo. Per sfuggirla, la frustrazione diviene prova. Se vi mancanza, vuol
dire che una misura soddisfacente deve esistere. Poich ferisce riconoscere che la vita
finisce con la morte, ci dimostra leternit. Il concetto di Dio implica la sua
esistenza, ragiona Anselmo. Il desiderio di assoluto dimostra lassoluto, completano i
filosofi di una infedele vocazione al finito dellesistenza, a cui devono tutta la loro
esistenza filosofica.
La volont di evasione, assuma essa veste filosofica o si rifugi nellopacit
dellabitudine, ora per messa in scacco. Ne conosciamo i trucchi. E allora: se non si
fugge, ci si rivolta. La lucidit che abbiamo visto come assurdo e disincanto sar
anche rivolta. Mi rivolto, dunque siamo (432). E infatti. Questo mondo dove
contingenza luomo, e non compimento di un creato-per-lui, resta tale cio
disincantato solo per una coscienza costantemente esercitata a rifiutare le
seduzioni dellabitudine e il miraggio delle ipostasi. Ma una coscienza costantemente
vigile una coscienza che necessariamente rimette il mondo in questione a ciascuno
dei suoi istanti (138).
In altri termini. Una esistenza priva di necessit in un mondo privo di scopi,
unesistenza per necessit giudicante. Cosa possa essere il senso del mondo e della
propria esistenza viene scelto, momento per momento. Poich non dato, non pu
accadere altrimenti. Venire al mondo equivale a far nascere un dover essere.
Respirare giudicare (417). Laddove non si d giustificazione deve inevitabilmente
darsi giudizio. E il giudicare non pu tradirsi in accondiscendere, accomodarsi,
rassegnarsi, perch se Dio non , il male comunque . La rivolta si presenta perci
come la dimensione etica cui lindividuo non pu sfuggire non appena abbia
riconosciuto e tenuto fermo il finito. Non c pi un Dio o una Verit/senso cui
affidarsi, infatti, cui obbedire, presso cui coltivare la propria irresponsabilit. Lesserci allora fatalmente normativo, a meno di non ricadere nel cerchio magico che lo
trasfigura in pastore dellessere.
Dunque: il disincanto comanda lelaborazione di unetica del finito, dove
lindividuo non pu sfuggire al potere di giudicare, proprio in virt del non senso del
mondo. Luomo, cio ogni uomo, padrone e signore della norma. Questa lineludibile
conseguenza del disincanto. Questo linsostenibile potere delluomo assurdo. Ma si
tratter allora di affrontare il problema: se il disincanto non ci trascini nel gorgo di un
nichilistico relativismo morale, dove si possono attizzare i forni crematori
esattamente come ci si pu dedicare a curare i lebbrosi (415). La risposta sar
inequivoca: lassurdo, la coerenza nel tener fermo il finito e nel rifiutare ogni
finalismo, non mette affatto necessariamente capo al nichilismo, ma semmai alla
rivolta.
Il tema della rivolta diventa allora cruciale non solo perch ineludibile problema
dellindividuo, ma perch decisive culture della nostra epoca a lungo egemoniche
si presentano proprio come rivolta contro quella abitudine secolare che rimuove il
finito e preferisce perci Dio alluomo. Ma Camus capovolge linterpretazione
tradizionale. La sua tesi che proprio le filosofie che percorrono la modernit, e che
pi si presentano come negazione e critica di una tradizione secolare che si retta su
Dio, a un esordio che rifiuta ogni ordine metafisico, facciano seguire
sistematicamente una conclusione che rovescia le premesse. E costituiscano, dunque,
non gi filosofie della rivolta ma culture del conformismo e della resa. Filosofie che
anzich rinunciare a Dio, e rifiutare lidea di un dover essere gi geneticamente
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lazione contro lo scarto fra parole e fatti, quello scarto che percorre e costituisce
lOccidente. Non dunque la fratellanza contro, sempre in precipizio verso una
ricaduta nella serialit, non appena lunificante nemico sia stato rovesciato, ma la
fratellanza per, autonomamente fondata su valori scelti e non strumentali. La rivolta
anche un contro, beninteso. Ma, soprattutto, lagire umano che decide il per
irrinunciabile di ci che vale (cio vuole) come uomo. E bench una rivoluzione
possa permanere nella rivolta, la rivoluzione sar pi spesso una rivolta tradita.
Mancano dunque le precondizioni della rivolta, laddove venga riconosciuto
come indiscutibile un ordinamento della societ (perch della natura o del cosmo,
magari). Dove la domanda non trova spazio, gi occupato dalla totalit della risposta.
Dove c senso, perch domina lopaco e onnilaterale con-senso dellabitudine. Perch
la rivolta venga ad esistenza, infatti, necessario che possa venir formulata la
domanda sulla giustizia. Ma lorizzonte del sacro anche gi sempre una risposta
anticipata che neutralizza tale domanda. Il sacro teologia, infatti, ma, insieme e
soprattutto, teodicea. Il sacro non solo rimozione dellassurdo, cio consolazione
rispetto alla finitezza, ma anche prevenzione della rivolta come progetto di un ordine
fondato su valori scelti anzich subiti.
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poich in lui liberato dalla corruzione e dagli artifici di un potere che ne negava la
sovranit libert e virt finalmente coincidono. Questo Popolo, diventato
maiuscolo, parla allora lo stesso linguaggio della Natura. Che nelluomo, beninteso, fa
tuttuno con la Ragione. Dunque la morale altro non che la natura infine
recuperata dopo secoli di alienazione (531).
Il prezzo che si paga quello ormai consueto. Perch la volont generale sia, la
volont di tutti deve coincidere con essa. Dileguare, cio. I tutti devono volere
allunisono, mutarsi in Tutto. Laddove manchi unanimit opportuno sospettare la
corruzione allopera. Qui il peccato di dissenso lequivalente del peccato di orgoglio
contro Dio, peccato per eccellenza imperdonabile. Camus coglie nel segno: nella
logica della volont generale, il punto di vista non solo crimine ma anche
bestemmia. Crimine, anzi, proprio perch bestemmia. La volont generale deve
dunque generare lepurazione permanente, per realizzare la virt.
LUnico si chiama ora Popolo, ma a patto di fare il deserto delle concrete volont
autonome. Camus individua perci valenze fasciste nella linea della volont generale
che da Rousseau arriva a Lenin. Il popolo uno implica un solo capo, una sola voce.
Perch la volont generale parli, il molteplice empirico e finito i singoli uomini
deve tacere. Tali le folle plebiscitarie, dove il silenzio di ciascuno si esprime
nellacclamazione collettiva, dove loblio dellopinione grida nella cadenza ritmata
delle parole dordine (587-588). Senza perifrasi, perci: realizzare il genere umano
vuol dire intanto opprimere i singoli uomini, sopprimere le concrete volont,
refrattarie a identificarsi con la loro ipostasi.
Tiriamo le fila. Una singolare aria di famiglia accomuna queste diversissime
filosofie dellipostasi, costrette dalla loro stessa logica a sacrificare gli uomini
concretamente esistenti. Tale il perdersi dellindividuo nella specie e nel divenire,
secondo il rovesciarsi nicciano della rivolta in amor fati (482). Tale la sociolatria di
Auguste Comte (601). Tale la futura umanit, che dovr scaturire riconciliata (cio
priva del male del conflitto) a conclusione del processo rivoluzionario.
La logica dellipostasi conosce per insanabili antinomie. Prendiamo il caso
della rivoluzione, quello che pi sta a cuore a Camus. La rivoluzione prescrive
dedizione per luomo nuovo, che ancora non esiste, e intanto repressione degli
uomini esistenti che nel presente si oppongono ai rappresentanti delluomo
futuro. Non a caso. Se luomo diventa il genere umano, la divinizzazione della specie,
ovvio che restare individuo, tener fermo il finito dellesistenza con il suo molteplice
di opinioni e interessi equivalga a sabotare che lUmanit venga alla luce. Restare
individui sar crimine di lesa umanit. Lo sapevamo gi: la minoranza il peccato,
chi critica un traditore (534).
E tuttavia. Fissiamo lattenzione su una svista cruciale. Chi sia portatore di
critica, di divisione, dunque di tradimento e disumanit, lo si accerter solo dopo. La
volont generale non nasce mai tale, infatti. semplicemente lopinione che ha vinto,
che diventata potere. Leresia solo la verit che stata sconfitta. Ecco perch il
boia e la ghigliottina sono i ministri pi autentici della volont generale. Assicurano
che essa diventi Una, e si mantenga tale. Che libert, razionalit, giustizia, sovranit,
finiscano tra virgolette, diventino una cosa sola e si identifichino in ci che il potere
decide. Qualsiasi cosa decida. Ma soprattutto: chiunque vinca nella lotta per il potere.
In altri termini. La logica dellipostasi e della divinizzazione del finito si rivela
essere niente altro che una metafisica del successo. Chi ha vinto, per il fatto che ha
vinto, lUnto del Signore, sta realizzando lUmanit. Il successo la prova
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irrefutabile che viene esibita di fronte allunico tribunale di un mondo senza Dio, ma
ancora impregnato di logica religiosa: il tribunale della storia. E la storia in tal modo
acquista bens un senso movimento dialettico, inarrestabile malgrado i detours,
verso la realizzazione dellessenza umana ma il senso di questo senso coincide
poi con lempirica volont del vincitore. Lipostasi che nasce dallorrore per il
contingente e dal bisogno di rimuoverlo, mette poi capo alla sacralizzazione di un
qualsiasi finito empirico, contingente appunto, purch provvisoriamente sovrano.
Quando la Storia o il Genere umano si sostituiscono ai concreti individui, al loro agire
libero e improbabile proprio perch contingente, trionfano le filosofie del
conformismo e le dottrine dellobbedienza.
Con Hegel il fatto compiuto, con Marx il fatto futuro ma gi iscritto nel presente
come contraddizione dialettica dallesito ineludibile, con Nietzsche il fatto eterno,
listante ciclico dellordine cosmico. Siamo di fronte a filosofie che, tutte, hanno
tradito la rivolta per concludere in un grande s. Niente affatto ovvia, perci, la
diagnosi camusiana. Queste filosofie surrogano Dio con una Necessit dalle modalit
diversissime, ma struttura e conseguenze sono analoghe. Fare di necessit estasi
(come in Nietzsche), o di necessit ragione (come in Hegel), o di necessit futuro
(come in Marx), pur sempre un fare di necessit virt. Ci che accaduto e ci che
accadr, il prodotto delle azioni umane, viene santificato come necessario, sanzionato
come universale. Ogni tematica morale qui si dissolve. Tutto lecito e anzi doveroso,
purch riesca, purch diventi un fatto. La sconfitta il marchio del male.
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La tradizione libertaria
Camus anticomunista senza perifrasi pi che acomunista, come pure preferiva
definirsi non ha debolezze nei confronti del mondo borghese. Anzi, proprio
lipocrisia di quel mondo finisce per fornire una qualche giustificazione alla fuga
metafisica costituita dallideologia rivoluzionaria. Sotto laspetto della critica, il
movimento rivoluzionario del nostro tempo in primo luogo una denuncia violenta
dellipocrisia formalista che presiede alla societ borghese (543). Se i princpi
proclamati si rivelano menzogna, allora sola la realt del lavoro e della miseria resta
vera (606). Lipocrisia borghese finisce per diventare corresponsabile della tragedia
di un movimento operaio travolto dallegemonia totalitaria, perch quellegemonia ha
alimentato, con lo scarto fra le parole e i fatti, i valori solennemente inscritti in ogni
moderna costituzione e le pratiche di governo.
Corresponsabilit non puramente virtuale, poich per Camus legemonia di un
socialismo militare, cesariano, in altre parole totalitario, da imputare anche alla
distruzione di una diversa tradizione operaia, quella libertaria appunto. Nella
Comune di Parigi del 1871 i marxisti avevano un ruolo insignificante, rileva Camus, e
la sanguinosa repressione borghese di quel movimento autenticamente democratico
segna, a livello europeo, il tracollo del socialismo antiautoritario.
Non dunque per sottrarsi allimpegno, per coltivare un accomodante giardino
privato dove il lavoro intellettuale sia al riparo dagli strazi del mondo, che Camus
critico cos irriconciliabile della tradizione bolscevica. Anzi. Bisogna impegnarsi. Solo
che per Camus questo lopposto del piegarsi alla ragion di partito (che pretende di
fare tuttuno con il senso della storia) cui si dedicano i compagnons de route del
comunismo. Limpegno che nasce dallassurdo fedelt ai valori libertari
dellindividuo, non culto del fatto e del successo, non idolatria di un potere perch si
definisce rivoluzionario. Uccidere Dio e costruire una Chiesa, questo il movimento
costante e contraddittorio della rivolta (510). Proprio questa contraddizione, che
tradimento della rivolta, questa tentazione, che tradimento del finito, Camus vuole
riconoscere, combattere, superare.
Gi troppe volte la rivoluzione, anche e soprattutto quando si dichiara
materialista, solo una smisurata crociata metafisica (517), che allinizio si
manifesta attraverso i suoi martiri, e perci si confonde con la rivolta autentica. Ben
presto, per, sopraggiungono i preti e i bigotti (578), i funzionari delluniversale
cui tutto dunque permesso. Una Chiesa, unobbedienza, insomma un regime,
rappresenta lestremo surrogato di Dio, anche se la liturgia si pretende rivoluzionaria.
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Dove va ricordata leco duplice della parola in francese, che fa riferimento ai poteri
locali ma anche alla rivoluzione comunarda del 1871 a Parigi, rivolta libertaria esemplare agli
occhi di Camus.
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Giustizia e libert
La rivolta costituisce dunque unazione intransigente e limitata (696). Deve
sostenere istituzioni che limitino la violenza (695), proprio perch questo il solo
orizzonte in cui la rivolta possa continuare ad operare, giorno per giorno, come lievito
e linfa. Nulla di nuovo, dunque. Tranne la coerenza, questintrovabile dellipocrisia
borghese e del delirio rivoluzionario. Nulla di nuovo: giustizia e libert. Ma la sinistra
deve sapere che talvolta possono entrare in conflitto. Esiste una priorit, dunque.
Uccidere la libert per far regnare la giustizia equivale a restaurare il corpo
mistico sotto le specie pi basse, mentre perfino quando la giustizia non
realizzata, la libert preserva il potere di protestare e salva la comunicazione (694).
La possibilit della lotta, questo il bene pi prezioso, perch in questa possibilit
risiede la dignit.
La libert viene prima, dunque. Ma in vista della giustizia, non come alibi per
rinunciarvi. La destra cercher infatti di utilizzare Camus, vista la sua critica
impietosa del comunismo, ma invano. Irremovibile la sua scelta per i lavoratori: il
nostro posto al loro fianco (706). Troppo refrattario, il suo rigore morale, allo
spettacolo dellestablishment: La cupidigia, legoismo infinito, la cecit soddisfatta, i
bassi privilegi delle nostre classi dirigenti condannano la vilt della societ
borghese (1708). I suoi giornalisti non sono migliori. Camus trova ripugnante che la
stampa non consideri notizia la morte di un lavoratore edile che cade da un tetto, e
inzuppi le prime pagine nei contrattempi sentimentali della principessa Margaret
(lExpress, 8 novembre 1955). Non aveva visto ancora nulla. Moralismo,
risponderanno i realisti, ieri come oggi.
Ma vale lopposto. Lipocrisia, questa legge dellesistente borghese, anestetizza le
libert. Il grande peccato della societ borghese stato di fare di questa parola
(libert) una mistificazione senza contenuto (1745). In tal modo, per, si prepara
lindifferenza verso le libert e si mitridatizzano i cittadini di fronte al rischio di
nuove oppressioni. Contro questa deriva, appogger perci la lista elettorale di Pierre
Mends-France, il Front Rpublicain (lExpress, 3 gennaio 1956). Anche perch dalla
sinistra dominante lo divider, pi che mai, il suo impegno a fianco delle rivolte
dellEst. Gi si sollevata Berlino nel 53, e nel corso dellanno sar la volta di
Poznan e infine della insurrezione ungherese (LUngheria sar per noi ci che fu la
Spagna ventanni fa, 1782).
Contro i comunisti, nuovi conservatori, e contro i conservatori tout court,
perci. In entrambi i casi, non per fanatismo ma per misura. Se ci fosse qualcosa da
conservare nella nostra societ non vedrei alcun disonore nellessere conservatore.
Purtroppo non affatto cos (732). Ecco perch lintellettuale non pu sottrarsi
allimpegno, malgrado i compagnons de route con il loro conformismo abbiano
inquinato e logorato le ragioni dellengagement. La nostalgia del riposo e della pace
deve essere respinta; essa coincide con laccettazione delliniquit (650).
Sobrio e definitivo. Guai agli ipocriti che cantano dunque le felici societ
dantan. Non erano felici affatto, ma silenziose doppressione. Sia invece lodato il
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tempo in cui la miseria grida e ritarda il sonno dei sazi (ibid.). Contro i conservatori,
che hanno fatto dellindividuo unideologia, Camus proclamer perci non le
perversioni del collettivismo ma le ragioni di un nuovo individualismo. () Io ho
bisogno degli altri che hanno bisogno di me e di ciascuno (700). Lindividualismo
della rivolta sar altruista, e combatter la colonizzazione delle masse (702), che
ipocrisia borghese e cinismo comunista contribuiscono invece entrambi a realizzare.
Malgrado il Nobel e malgrado le alte tirature, a Camus toccher perci un
destino di isolamento presso gli establishment di un mondo e di una cultura
posseduti dalla guerra fredda e incapaci di pensare al di fuori delle obbedienze di
schieramento. Contro un duplice nichilismo di Stato, limperativo politico di Camus
sar perci quello di prendere sul serio la democrazia e di mantenere fede ai giorni
della Resistenza. Senza alcuna fuga nella nostalgia, ma nel rifiuto ostinato della
clorosi degli anni che seguiranno la guerra7, quando i tempi dei monti furenti e
dellamicizia fantastica8 lasceranno il posto al vitello doro di un machiavellismo
daccatto. Ma questa logica dove il successo sovrano, gi lo sappiamo, eclisse delle
libert. Il fine giustifica i mezzi? Pu darsi. Ma cosa giustificher il fine? La rivolta
risponde: i mezzi (696). Solo questo rifiuto del realismo politico, che Camus
ribadir ad ogni occasione, realizza davvero una politica efficace. Lefficacia della
linfa, non quella del tifone, beninteso (ibid.). La politica di Camus sar perci quella
di un riformismo libertario. Contro la corrente della storia, che spinge per una
fusione della societ poliziesca con la societ mercantile (1747), la libert consiste
in primo luogo a non mentire (726). La menzogna, infatti, distrugge la complicit e
la comunicazione scoperte attraverso la rivolta (687). Programma minimo, forse.
Cui quasi mai i politici sanno restare fedeli, per. Ineludibile lavoro di Sisifo della
rivolta che diventa politica quotidiana.
Non la Verit, perci, ma il rifiuto della menzogna che si accompagna al rifiuto
delle riposanti certezze delle fedi e delle ipostasi. possibile fare il partito di quelli
che non sono sicuri di avere ragione? Sarebbe il mio (383), perch completa la
sintonia col suo amico Char: Il dubbio si trova allorigine di ogni grandezza9.
Solitaire, solidaire
Torniamo dunque alla domanda prima, da cui nasce la meditazione di Camus
filosofo. Luomo pu, da solo e senza il soccorso delleterno, creare i suoi valori?
(1696). Lazione politica, questo miracolo che mette al mondo il radicalmente nuovo e
(perch) gli uomini in simmetrica solidariet fra loro secondo il senso autentico
della politica ricostruito da Hannah Arendt , insieme alla creazione artistica,
manifestazione essenziale della rivolta umana (ibid.) capace di creare quei valori.
Purch e finch lazione rimane possibile (ibid.), infatti, la rivolta, questa comunit
di finitezze, consente di mettere in scacco langoscia senza ricorrere alla dismisura
Ren Char, Oeuvres compltes, Paris, Gallimard, Bibliothque de la Pliade, 1983, p. 228.
Ivi, p. 209
Ivi, p. 224.
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delle fedi, al tradimento del finito. Dare senso allesistenza condividere la rivolta.
Solitaire, solidaire (1749).
A ciascuno ritrovare, se lo vorr, le incessanti ragioni della fulminante attualit
di questa inattuale filosofia della rivolta. Filosofo dilettante, filosofo della domenica,
questo invece il verdetto di risentimento con cui Sartre e la Beauvoir invitarono
allostracismo verso Albert Camus filosofo. La filosofia ufficiale, a tuttoggi, ha
mantenuto quellostracismo con il pi colpevole dei silenzi: quello che nasce da
genuina indifferenza. Pure, Camus stato uno dei pochi filosofi capaci di pensare il
finito, di tenerlo fermo, di tracciare la mappa dei suoi tradimenti, di fornire il filo
dArianna per sfuggire al minotauro delle ipostasi. Cio di affrontare il compito
ineludibile della filosofia oggi, se non vuole regredire a teologia o impantanarsi in
frivolezze autoreferenziali. Ma proprio per questa fedelt al finito, evidentemente,
Camus appare superfluo ad una filosofia spesso pi interessata a spacciare lessere
dopo il tramonto della metafisica, o a spaccare in quattro il capello analitico del
significato, o a erigere monumenti tautologici a unaccademica giustizia. Nei
confronti di una filosofia che irride al pensatore bricoleur scambiando se stessa con la
seriet, Camus potrebbe per ricordare Pascal: Prendersi gioco della filosofia fare
davvero filosofia10.
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