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l'ealstenza, o per usare una formula cara agJi antichi il * fincdella vita. Per molti versi e questo probabilmenuno degli aspetti che svilupper - non tanto il tr sar Hne della vita ma la vita ,,.rrr. terche i:ffi?6 ll . Ble si vuole. si sviluppa. si increment4. Lu f"li.ir \l-
'
lhtltata esoansione. Cominciamo dal titolo del mio libro, Lafelicit di qUrcsta uital, per sottolineare che si parla propriamenE della felicit di "questa" vita. Il che fa supporre che 4lr ce n' un'altra (questo tema per pu essere ocCeelone di un altro discorso). Aunesso, per, che ci llg un'altra vita, certamente non separata da questa. Dlrcl di pi: non scissa da questa, attesa in questa. eco, noi possiamo parlare della felicit nella forma in
ft;
TATTIMO FUGGENTE
cui comunemente se ne parla per mostrare poi che forse questo modo non il pi completo. Non che sia falso. Non il pi completo, non neanche il pi
pieno, ma quello pi immediato.
Normalmente si fa coincidere Ia felicit con un momento intenso divita, di pulsante vita, o di attimi, che poi svanisce. Questo lo dicono le parole. Io dico sempre che per capire le cose, e in generale quelle della vita, basta pensare alle parole che si pronunciano per comprenderne il significato, non alle loro definizioni. Se noi pesassimo le parole che diciamo - su questo insisto, in modo ricorrente, in ogni contesto - avrefiuno una capacit di capire le cose molto pi alta di quella concessa dalle definizioni di comodo. Pensare alle parole una delle verit che ci aiuta a capte il mondo.
plta fugge via, appare in molte lingue. La parola feelesca per la felicit Gh,ick, che vuoi dire anche forEtna, La forfr-rna qualcosa che capita e che se ne va vla, In inglese, felicit si dice pappiness che deriva che significa "?ccade!e". La sadal verbo lg-W
p$+za aei-popliGueni -qin dl fa coincidere la felicit con_leqpegenz4 ii-Sgabg0 che passa; di rntglss,_CIL cle+assa *Eco, fuesto tipo di sapienza che viene dai seco-
li, se cos ricorrente, se cos viva, evidentemente coglle nel segno: qualcosa ci deve essere, se popoli e llngue parlano della felicit in questo modo. In effettl, se noi rawiviamo la nostra memoria, ci accorgiamo che nella nostra vita ci sono stati momenti inteneI, caratterizza fondamentalmente da urta sintonia te, con la natura, con perfetta con it mondo qll altri, con il piacere di esistere. E---d - Questo lo ottenlamo e viviamo .nei cosiddetti rr-momenti di grazia", di amore o incontro. Quel sob.*---#?bglEre-dell'animo, una persona che non si vede da olto tempo, una felicit che pu nascere anche in ffiedo del tutto involontario, e direi una felicit di natufa quasi fisica, che pu essere il piacere degli ele&entir aria, acqua, terra, odori. Cose che alla nostra Emoria riflessa non appaiono, ma rimangono iscritCe nel corpo, nella forma del piacere di esistere. Noi Fon ricordiamo quando c' stato quel vento, quel sol1 o quella carezza dell'aia, o quell'odore. Alla noFt|a memoria sfuggito. Non ricordiamo il giorno o l'efa, per c' una memoria del corpo, che ha sentito,
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Come si drcefelicitngreco? I greci padavano di felicit utilizzando il termine eudaimona, che l'uol dire lette-
{l+
dem6iF6;i6ona
sorte", Quest'i-
dea che la felicit coincidesse con il demone, con la sorte, fa vedere quanto fosse importante presso i Greci la felicit. E quanto fosse chiaramente evidente che la felicit un qualcosa che si tocca e che transita nella vita.
Lo diceva Agostino2 raptim quasi per transitum: dalla felicit si rapiti ed essa giunge inattesa e in
ha vissuto questo piacere: questa memoria immemorabile, che resta segnata nel corpo, nella carne. Il piacere di stare al mondo. Molte volte non ci interroghiamo sul perch ci piace stare al mondo: sentiamo che ci piace, e quindi constatiamo di avere una sinergia con il mondo. Anche questo termine ci awicina al significato di felicit. Un momento di accordo tra s e il mondo circostante. Non a caso la felicit semore stata raDDresentata nella pittura come il locus amenus. le fonti.
sltrrtvolge in molti casi, e poi ci lascia, se ne vavia. Alkrrrr gli uomini hanno detto: s, se la felicit quesll, ln fondo la felicit non ci appartiene. Ci illude e t'l rlclucle. SIAMO INFELICI PERCH SIAMO STATI FELICI
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rr<>mini
con la
ci sentiamo in
emica.
qg.
dicono, la felicit non di questo mondo. A1lrrt'r.t, intanto utile e interessante fare un'analisi d'espe licnza.
( )1rpr,rre,
Tutto ci lo definisco una memoria involontaria della felicit. LA FELICIT ACCADE E CI PRENDE
Q4sionale. I nostri pi grandi momenti di felicit, quelli di questo tipo, sono dei momenti in cui la felicit non l'abbiamo costruita. La felicit venuta. La felicit accade. Pi che raggiunta da no| essa ci prende. La caratteristica evidente della felicit che non ha motivazione. E se la cercassimo, probabilmente non la troveremmo mai. Infatti, molti la cercano, ma L'intensit di vita, il momento forte per anche oc-
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non infelici, diciamo, "mediamente" infelici, ma possiamo stati felici. Yale a dire che non potremmo sperimentare la
@lici.
Possiamo essere,
o. aI9!!99|x'l'clita se non avess nostra stessa infelicit urrifa che la condizione della
non la trovano: quando viene, viene non cercal.a. Grande domanda: dal'vero non cercata? Questa risposta occuper la seconda parte del mio ragionamento. Comunque, di prima battuta, la felicit ci afferra e non sappiamo perch. Non a caso si dice che uno stato di grazia. HaIa caratteristica di irrompere
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difficile
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ha vissuto questo piacere: questa memoria immemorabile, che resta segnata nel corpo, nella carne. Il piacere di stare al mondo. Molte volte non ci interroghiamo sul perch ci piace stare al mondo: sentiamo che ci piace, e quindi constatiamo di avere una sinergia con il mondo. Anche questo termine ci ar,wicina al significato di felicit. Un momento di accordo tra s e il mondo circostante. Non a caso la felicit semore stata raDDre-
r', t'os come irrompe, se ne va. Ciagita, ci prende, ci sr'rrrtv<rlge in molti casi, e poi ci lascia, se ne vavia. Alkrrrr gli uomini hanno detto: s, se la felicit queslrr, ln fbndo la felicit non ci appartiene. Ci illude e
pittura
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rr<>mini non possono essere felici, dicono taluni. )p1'trre, dicono, la felicit non di questo mondo. A1-
ci sentiamo in
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Tutto ci lo definisco una memoria involontaria della felicit. LA FELICIT ACCADE E CI PRENDE
Q4sionale. I nostri pi grandi momenti di felicit, quelli di questo tipo, sono dei momenti in cui la felicit non l'abbiamo costruita. La felicit venuta. La felicit accade. Pi che raggiunta da noi, essa ci prende. La caratteristica evidente della felicit che non ha motivazione. E se la cercassimo, probabilmente non la troveremmo mai. Infatti, molti la cercano, ma L'intensit di vita, il momento forte per anche oc-
Itrrr, intanto utile e interessante fare un'analisi d'enpclicnza. Noi in fondo ci sentiamo infelici. Possiamo essere, se non infelici, diciamo, "mediamente" infelici, ma posniurno avere questo sentimento fondamentalmente pclch siamo stati felici.
non la trovano: quando viene, viene non cercal.a. Grande domanda: dal'vero non cercata? Questa risposta occuper la seconda parte del mio ragionamento. Comunque, di prima battuta, la felicit ci afferra e non sappiamo perch. Non a caso si dice che uno stato di grazia. HaIa caratteristica di irrompere
i8
vesslmo l)unque, qg-!g! rclirnentato la oienezza. Qui ci viene incontro anche Freud. Quando dico l,lcnezza non dico la pienezza degli attimi - anche
sr
rprclli orwiamente
rr rl clito
perch si ascende, si tocca il cielo 1 sono stato" come dice Eliot: "lo l sono stato". Mi riferisco anche, da questo punto
difficile
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UATTIMO FUGCENTE
no materno, pu essere la prima soddisfazione,l'allattamento, la prima fruizione, cio qtell'imp4ntingin cui c' un originario sentimento di soddisfazione. LA FELIC|T STA NELTINIZIO D'altro canto, pensateci bene, nessun uomo potrebbe
mai nascere, svilupparsi, crescere, se non ci fosse all'origine gn atto d'amorg. Non importa che sia dei genitori o di altri, malavi'a non sboccerebbe se non ci fosse un atto d'amore che la qenera e che la custorli.sce. Si spegnre6Gffiito. Noq awebbe corso. Quindi, all'or roduce, altrimenti, l'esistenza nofi potrebbe mai sbocciare. Ecco perch, ed ora introduciamo un nuovo ragionamento, la felicit non sra solo ne-ll3glpggggr
Io lir reggere, questo radicamento nella vita stessa clre ci permette di crescere, di svilupparci3. l)a ci deriva un'altra forma pi acuta, pi taffrnata, 1lir. matura di felicit, che non soltanto quella orrc'ilsionale dell'attimo che ci prende, dell'intensit dell'crmozione. Ma prima di entrare in questo territorkr
li:llcit'a
sg_ggl4gizo.
ia dal profondo rllrrrro lir nostra vita, siamo sempre vita fino a quando esiFt(rremo, e quindi, in quanto vita, siamo sempre nella l'elicit.
generaiivi
i A"lm.ru"*or.'Ja"lu .1
t
pi intensa.
sione molto importante; la felicit non soltanto ci a cui si perviene, assunta nella figura del vertice, ma Ia felicit ci cui apparteniamo. Ouindi. alla base
la vita che vuole se stessa. Da questo punto di vista, vediamo gi che la felicit comincia a definirsi come una ragione pi profonda e
Noi soccomberemmo al dolore, anche piccolo, se non ci fosse una felicit oiginaria che ci permette di tollerarlo. un amore pi forte del dolore ci che ce
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I
TATTIMO FUGGENTE
E LA STABILIT DEL BENE
In questo modo noi siamo ancora fermi al primo termine utilizzato per definire la felicit (eudaimona), che gi ci rivela qualcosa di significativo.
Dietro la felicit, sta quest'intensit vivente, pulsante, del corpo, dell'anima, quest'accelerazione di vifa, questo sentimento di espansione su cui poi rifletteremo meglio, ma che gi ci presentala parola felicit.
IL SIGNIFICATO
r l'cspcrienza--della lglig! S g_1"* *"-g$t geiqh- ll ruortcl<2normalmente ci si presenta come yn elelrlrrto--cli resistenza: come se dovendo spostare ttlra scclia mi accorgo che c' un elemento di resitu u
i1tr"'
DI
FELICIT
QUANDO STIAMO BENE SENTIAMO IL MONDO, QUANDO STIAMO MALE SENTIAMO IL CORPO
lrer rncglio comprendere il ruolo del dolore panir da urr erseurpio lieve, un fastidio elementare. Immaginate rll lirrc una gita in montagna. In quell'ambiente il cor1lr si espande, cresce, respira gli elementi, incamera gll itllrcri, gli odori, e cos via. Ad un certo punto ablrlitttxl caldo e la sete si trasforma in arsura. Cerchiamo rrnir flnte e proviamo il piacere illimitato di sentire l'at'rpta fresca mentre beviamo o ci bagniamo il viso. ( )ra immaginate di avere una piccola ferita al labItt'o, (lr.resta ferita non vi permetter di sentire il fresco rlell'rtcqua, mavifar sentire il dolore, un fastidio al lnlrbxr. Questo r,uol dire che @tlurrxl il mondo,' mentr@=-,. ltto il corpo. E non solo. Il corpo in questo caso lo sen-
Ho ricordato in precedenza come si dice felicit in greco, in inglese, in tedesco, ma non ho ancora
la
enunciato che cosa vuol direfelicit, propriola parofelicit e qual la sua radice. Bene, la parola feticitha come base un radicale indoeuropeo che a(fe)
tM
iffiauberrosaf134:^W,
licitas, indica sostanzralmente questa capacit. di accrescimento, di arricchimento, di sviluppo, di potenziamento dell'essere. E da qui poi tutta la concezione anttca e medievale del bene. I1 bene che cos'? La risposta potrebbe essere: la -svituppo, il suo I'at#*' ! : che horisce, l'uomo che cresce e che si potenzia nel ' , corpo e nella mente. nell'intelligenza. Ecco, questa
perltffiirrma,
come _-e;iir@tato
t,iuri, :*-
I'immortalit dell'astiamo
lrrr..J@iamoilmondo.
Attrlilrrno alle cose.
in cui
licco, nella felicit questo si realizza al massimo: Itt r;rrest'espansione il mondo 1o sentiamo come l'am23
;-
TATTIMO FUGGENTE
sco: cresce il deserto attorno a me. La condizione fondamentale consiste nel fatto che io, andando incontro al mondo, venga accolto dal mondo e lo custodisca. Ecco Ia sintonia, I'armonia,la serenitasa,
LA SERENM COME FORMA DI FELICIT
spansione potrebbe avere una caratteristica * questo molto importante, per quello che dir alla fine - di distruzione. Se mi espando, ma abbatto gli alberi, inaridisco le terre, devio le acque, le sporco, questa mia espansione l'inizio della povert. Io non cre-
bito del proprio espandersi. Ma non solo come l,ambito del proprio espandersi; 1o sentiamo soprattutto come un mondo che viene incontro a noi. perch 1,e-
r' l'lrltontzione. Qualcuno soffre in quel piacere o giiilalr: 1l<lco. Quindi, per ottenere il massimo di gioh trell'orgasmo bisogna sentire I'altro, non solo Ftltll'e se.stessi. Ecco I'elemento della fusione. Itn'rpresto l'orgasmo stato pensato dall'umanit :otlt' uto degli elementi pi alti di felicit e anche ;rlu lrlcvi, Su questo per torneremo, perch anche lll r;ttel c'aso il piacere rappresenta un'acme da cui si tglle, Allora bisogna riflettere: quando e a che condi*ioni I'orgasmo pu essere ragione di felicit e non ill rlclrrsione? Mi piace citare l'antico adagio, forse di
fliFltIlce cristiana,
rI
lu I t.(
struzione dell'ambiente, ma della fusione con esso, - che quello che accade agli amanti nell'abbraccio, dove l'uno si perde nell,altro. Infatti, l'esperienza amorosa, a partlre dall,orgasmo, presenta questo reciproco, totale abbandono. Non a caso i Greci dicevano di partire da Afrodite. Si cresce insieme, spasmodicamente insieme, e meglio riusciamo nel nostro intento se c' I'unisono, se scatfala sintonia, se i corpi si riconoscono. Al contrario, il progetto di crescita riesce male se c' una violenza dell'uno sull'altro, se non c' accordo, se non
dell'immersione
ti poi: proprio vero? Io dico che non vero, il(:he vero e vedremo come e perch. Ecco, allo!':1, rlresta la dinamica, I'ascesa della felicit. Che cal'riltrllsllclre ha? Quando gli antichi guardavano la felir ll'1 rlitl pr.rnto di vista dell'istante, in genere la consider'llvilro "clopo". Miha affertato ed fuggita. Per trarnit,,tr,, lrl)punto. Cio, solo quando in caduta, si vede t'lre re rt' andata. Per, il discorso che ho fatto sulla fellt'lti c'orne sentimento della propria illimitata espanslr rne rk've farci riflettere sullo stato della mente non rLrpo clrc svanita quell'intensit, ma mentre siamo in
FFr'('lr'/
a-
!rr!l
1ue'llir stessa
intensit.
e tra indM-
Arlrrllrr scrive nei Minima moralia: "Nell'innamorato la in richiesta ditenerezza e la moniclrtlrlca incapacit del sesso appae come qualcosa di r'.inllrgente e affatto estranea alla passione" (Adorno Ir) /,1, S't. I7I).
etirrrt'lrr:zza si trasforma
I]ATTIMO FUGGENTE
Ia felicit, nel
punto di vista del suo svanire, o pu essere analizzata dal punto di vista del suo essere. Ora, quando si vive ll
momento di felicit, la caratteristica fondamentale altrimenti non si sarebbe felici - quella per cui ci dimenti. chiamo del tempo. Quando abbiamo la felicit, nei mo. menti in cui ci possiede, ne siamo letteralmente rapiti. Per capire questo concetto non bisogna faretanttragionamenfi, pensate all'espeiLerua del tempo di due in. namorati. Passano le ore e non se ne accofgono, el quando il tempo finito, sembrato cos breve. Sernbra si fosse fermato: non l'hanno contato pi. prima e dopo I'amore, hanno cominciato e ricominciato a contarlo perch ci sono anche le cose della vira. Ma, nei momen. ti di felicit, c' effettivamente questa sospensione. La caatteristica fondamentale di quei momenti che il tempo viene dimenticato. Non che non passa.
ia rfll'fi,r'errza tra iI prima e il dopo. Esistono alcune itrnqlr'lrr' rlricntali indiane che hanno la "nofa tenuta" e il$r rr t'irso questo tipo di musiche produce effetti
i;rtttrtl||, l)crch non c' Iavariante temporale. Questa ai$ti tr.'llutir una durata che permane lungo un certo f!'o, 11111 tron si percepisce il suo corrompersi, il suo irepassrre, Quindi, il tempo della nota tenuta simile
el ttlrthr iu cui dura una medesima intensil. I t it'ec'i avevano una bella immagine per questo; dicetlru r'lre gli r,romini hanno quella felicit che caratteiz+sla tlall'eudaimona, quindi che viene e che va. l !yi-
Irlt: rlt'l (reci invece sono felici sempre, da Omero ad che in itaFgii, r rr,,@re", ligttrr rrl tlrrcluce cos, in grco sl compone dei termini
si sta
ma la percezione del trascorrerffiffimenti di telicit, come dicevano gli anchi e soprattutto i mistici, I'amore fondamentalmente un,esperien-
lgle ptttrl si sta. 'llrtl:rvia nella felicit non che si annulli del tutto il terlrlrrr, rrta lo si percepisce come un qualcosa che non ei lorlsrrnra, mentre ordinariamente sperimentiamo il lFtlrpo trlrne ci che erode le cose. Ecco, nella felicit
in Dio, ma il
si tra"il|,t t'os:r trattiene I'eternt? Quando tutto si raccoglie in riri lrur(() solo, ogni cosa si risolve nella brevit dell'attilrrrr, Mir sc ogni cosa si risolve nella brevit dell'attimo, l'rrllltrlr cliviene tutto, e dispare il tempo. Ma il tempo dielritrt, tllrvvero o l'esperienza dell'attimo introduce gli uorrrtni ln trr.r altro tempo? L'attimo una porta che si apre ei lll'r'lt'r'tto" (Natol 1994, p. 9.
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Questo un concetto difficile da spiegare, ma se prestiamo attenzione all'esperienza dei nostri vissuti lo possiamo afferrare. Il tempo dura dentro di noi, per nel modo di un fluire continuo, dove non si nota
noi sperimentiamo un tempo immortale. Ricordiamo, anche se non star qui a dilungarmi, che Santa Teresa dAvila pressappoco diceva:
Quando io sono nell,estasi, non so quando sono entratl e quanto sono rimasta in quello stato; non saprei dire quanto durato. Sono uscita, ma non saprei dire... Cosa significano le parole di chi vive l,estasi? Che du. rante l'estasi, in quello stato, non percepito il tempo. Anche per noi, nel nostro piccolo, quando abbia. mo momenti d'incanto, come se il tempo si fermas. se. Dopo ci accorgiamo che il tempo se n, andato, passato, ma quando siamo nel momento della felicit non percepiamo il tempo. euesta la ragione pef cui la felicit, anche se se ne va, resta indimenticabl" le.
irrtettcllt'lt la vita che essa si mostra nella sua potenza trieectle gil nella sua parte ordinaria. Abbiamo la Ffllclrttilt ione profonda di ci che sfa alla base della tila, pe.r crri clopo gli attimi di felicit, se per un verso ri !l settlimento della perdifa, per I'altro verso c' il
filtgrarlrnrcnto di ci che la vita ha donato. Dopo EiltFgf l ilttini arrivala delusione, ma arriva anche un ffl-rgrlltrr, nftorzato amore. Tant' vero, che a fronte
dslfa t'ellcit perduta, la dinamica psichica quella dellcr f'el lclt ricetcata. Iterllt, una volta che si perduta la felicit, la riFFflltlanro? Perch si sente in s che quel suono, qiiell'lntonazione pu di nuovo riemergere. Quindi irilf t1:lla clelusione della caduta dell'attimo, quell'attitilr r llscil come traccia dentro di noi un pi profontrr :tlrtole per la vita. In qualche modo, ci sentiamo
greli t re'l rrrnfronti dell'esistenza.
LA FEL|C|T PERDUTA, LA FELTC|T RTCERCATA Leopardi, che se ne intendeva di queste cose, ha in. dicato lo stato della felicit che se n' andata, ma che ancora presente in noi, con il termine riglemb&A. za. Ci sono momenri - dice il poera puil?lh sofferenza che segue, in cui nella rtmembranzaio torno a quell'incanto. A quel punto, stranamente nngrazio dl esistere, nonostante tutto, perch io quell,incanto I'ho vissuto. Questo il rimembrare, espresso magi. stralmente e meravigliosamente nei vers ,,e il nauflagar mi dolce in questo mare,,. La dinamica fondamentale dell,attimo dice che in esso si cade ma anche che in esso si abitato, si stati. Allora, in questi momenti eccelsi nei quali si
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FFt'tltestu f'elicit
tlrllE: ir lrcrclonare il dolore che l'esistenza ci infligge. 'll;r l'ltltro, per poter grandemente gioire bisogna 4tef e iln('le una grande capacit di soffrire. Chi non
dice Nietzsche
siamo disposti
ha la t'lpitcit di soffrire non pu gioire. Pu avere tiffrl r'Onvirlescenza dei sentimenti, sia nel bene sia tiel tr;rle, lJn amore fa soffrire se grande, ma se El*llrlc' clit anche una grande gioia. Se invece non itF { iu nc ri' pesce, non fa soffrire ma non fa neanche
glrlle, lk'co perch la dimensione della felicit lrlho plil irrnpia di quanto possa apparire.
SE SIAMO AVARI
In questo modo si comincia a con_figurare sullo sfondo dell'ar,ventura e del rischio una chiara constatazionei
sr' lu sono resa infelice. Dunque, se la felicit ;rti<allrllt', rtllora, bisogna mettere in moto afti, ^b1t, iiFr rul lttc'lte se si allontana, anche se perduta, pu
sie=el r lrr,
Er'e
rir-o
essere elrct. dall, esperien za dell' attimo lascia in noi questa traccia di gratitudine; e dunque diventa meta di una ricerca. Attenzione: la felicit si trasforrna
fgiriltrlnrent() si fa pi complesso: in che senso l'uomo S ailFrlta lrr I'elicit? In che senso dipende da lui?
--"'ilTllita fornira
L'ATTIMO NON PU ESSERE ARTIFICIALE tiFl'prlnrir c<lsa per voglio chiarire in che senso non di1:etule clit lui; anzi, in che senso ci sono modi in cui i'lttrtftt, Iltlene dipenda dalla sua azione, ma sbaglia.
ga espenenza tn meta. proprio perch l siamo stari. in qualche modo l yggliarng tornare. Ora il discorso si fA pi complesso. pi difficile, ma anche pi ricco. Da es. so scaturisce un'idea di felicit molto pi robusta, molto pi profonda, meno occasionale. Cio un,idea di fe. licit in cui essa, in un certo senso, dipende da noi. Perch la felicit di cui ho parlato fino acl ora una felicit che, a prima vista, non dipenderebbe da noi.
lt.ll.rylr,rgliu?
Q"
."-
. Quindi per definizione Eldlrlta It<rn pu essere costruitaarrifrcialmente, percf F ed tll rl x' contraddittoria rispeffo alla nalxa dell'atti*i*i, I,it nrrq{l{ior parte degli uomini cosafa? @.-da!l?t
dice:
tqlTre
:C
QUANDO LA FEL|C|T DTVENTA R|CERCA, ALLORA ESSA DIPENDE DA NOI Quandola felicit da esperienza, cio da qualcosa di + possibile per noi, divenra tema di .- .ice[u,ii6ra in un ceng senj;o diFende da noi. Ma a quesro punio bi. sogna introdurre una osservazEne di metodo. Io non dico - e se 1o dicessi sareipazzo che ogni vita felice, Al contrario, vero che ci sono vite infelici, ma la feli. cit possibile. Quando non c,, molte volte dipende da noi, dai nostri errori. Perch gli esseri umani, con la scusa che la felicit non la si pu raggiungere, comettono errori turpi e giungono a dire che la vita infelice, mentre sono loro
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-m rgr.].el.i
'=J,-:rtiliTffijn pu
Elitilllto i'rkrnato. Non costituito dai soldi, dalla macraliftt*t sFrrtiva, la villa al mare, il nuovo anello di dia*iletll ( )vvllttnente, se tutto questo non d la felicit, t*ttl slgnlfi('1r che i beni siano inessenzialtper la felicit. A:lelr ilE lc. nri ha insegnato che fi essere felici bisogna
eieqle F llutltrrtrr
"Jrieeto t'ertcl vero, per si d anche il caso che chi posnella sua capactt di espandersi proprio da
TATTIMO FUGGENTE
Aristotele era un uomo di mondo, se ne intendeva, non era un asceta. Per, se i beni materiali concorrono alla felicit come meta, non lrrol dire che possano gsere sostitutM. Concorrono ma non sono essi che dan.
questo mondo rassegnato e banale' Molte =iri r lre itr s'invenliFrsl!rr', visto che non hanno le cose grandi,
no la felicit, mentre alcuni ritengono che quella dl. mensione di tensione, d'intensit, pu essere prodotta
dalle cose, dalle merci, dagli oggetti.
Alcuni identificano la felicit con una specie dl "drogaggio" dell'anima, di doping. L'esito il fallimento. L'ossessione e il fallimento. Perch I'ossessio.
ne? Si danno tanto da farc per produrre artificialmen,
lgnu t'ltc la si ritrova nelle piccole. Seguendo questo *-Jglrltiurcnto stiamo sempre fuori dalla portata della lellrllr'1, perch grandi o piccole che siano, le cose tii itt rrtttlucono da sole alla felicit. l,a lt'licit fondamentalmente nel rapporto tra ttrii r, ll tnondo. .Come trovare I'accorrln t':"-noi e'il
e
lllr rltrlj.r'/
te la felicit, poi non ce la fanno; allora si affannano ancora di pi per produrla. Cambiano oggetto, de. viano obiettivo: cambiano donne, cambiano macchne, cambiano case e non sono mai a casa propria, non si sentono mai a casa. Questo significa che non hanno quella sintonia col mondo che la caratteristica della felicit. Sono sempre espropriati, sono sempre fuori, nel senso dell'esilio, come nel senso del girovagare, del vagabondare. Invece, la felicit bisogna ftovarla a casa propria,
Bene, ma come si fa?
it fitutrelo, cio mettersi sulla sua lunghezza d'onda' fJrtlnrlt, la felicit ha bisogno di curiosit, di attenzione nlle r'ose. Non costruendo una cosa artificiale t lre ,rl llt la felicit, ma liberando in noi l'attenzione slle trrsc, piccole o grandi che siano. Il mondo ci mer'lvlgllii, se noi lo guardiamo. llllrgna ritornare un po'bambini e guardare con i ornate come !,,tfr1,,'.tti, ."" lu l"t
LAFELICITUSIrurOruN
TRA NOI E IL MONDO Aboliamo per favore dalla nostra mente le batfute televisive da talk-sbow, quali "la felicit nelle piccole cose". No, la felicit anche nelle grandi cose piutto-
* aveva ragione Gcs. aqttt*t"t"" tuLtlt,:lti.tl--.'. F"a,ct-i clel b^n le2 s1gn1l1ca non l'i eetr, lxttttbini su.ric t-ififfijiiltse. Noi invece, ragionando di felir'it,-iiGniamo che ci siano delle "supercose" che rhtttlr lblicit e, in nome di queste, non guardiamo il
l1l I I
rlltrrglrttrtc. Visto che non posso fidanzatmi con t,latrrllrr Schiffer, allora sono infelice. Ma un ragiolclt( ) scorretto.
!ttlitttto, bisogna vedere se sono veramente felice tlttattrlo sto insieme a Claudia Schiffer; in secondo luogt, r'ot (luesta monomania non guardo il circostante !+r llt't'ltczza che mi d il mondo necessita la mia {di
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UATTIMO FUCCENTE
zione e la mia meraviglia, cio la dimensione di curiosit, di interrogazione, di sapienza: sentire l;G
idtura---
aaffi
Invece, molto spesso non guardiamo il mondo. Abbiamo perso questa forma di curiosit rispetto al mondo, TORRORE CI FA PERDERE DIVISTA LA CURIOSIT PER IL MONDO
Abbiamo perduto la curiosit per il mondo, forse anche per il peso della delusione che ci ha dato. Infatti, se uno guarda il mondo, vede tanto orrore che gll viene da chiudere gli occhi. Basta sentire un telegiJr_ nale; oltre agli occhi uno chiude orecchi e naso. Non vero? Ci sono molte buone ragioni per non guarda, re il mondo. Ma forse, e proprio perch ci sono molte buone ragioni per distogliere lo sguardo, ci sono ragioni maggiori per continuare ad essere curiosi. IL BENE NON FA RUMORE {
mondo non crollato proprio perch ci sono tanti giu_ sti nascosti. Come si incontrano questi giustis?
"Un giusto non un uomo buono, un uomo puro, un santo; semplicemente un uomo che ha cercato di iruerrom_ pere.in un punro qualsiasi della catena di un genocidio l anruentarnento di un essere ufiHno.. (Nissim 2000).
II bene non fa rumore. Se lo fa, uno deve ,orp.n".a cfre non sia proprio del tutto bene. La Cabala degli Ebrei ha ragione: il mondo tenuto in piedi da giuiti nascosti. Nessuno sa chi sono. Io sono convinto che il
lllsogrut avere un occhio superiore. Ecco allora tlre lrt vitr comincia a diventare rete, articolazione ;lt i rapltrrti. Non nega I'attimo, ma lo raccoglie dentrir ill ne, C<rme la peda in un arazzo. L'arazzo non ia 1relh, nta la perla risplende di pi nell'arazzo, che lglto cll rnolti fili. Ecco, la felicit nasce dall'ampliaitiFlll{ I (lclle nostre disponibilit. !r tlucsto senso, la felicit la si merita' Non perelt In c'r'rchiamo in qualcosa, ma in quanto liberiatiir i !e nostre antenne percettive. Le felicit, al plurale s ltirn lllit al singolare, possono essere di diverso tivia. Uno iur. I lretri materiali, i beni spirituali, e cos ma non potr mai guFil eFltere ricco quanto luole, eigre ttt"t notturno di Chopin se non abituato ad Ec'rrltltte'. L'ascolto non si paga col danato, perch non s111 { 11 ) ron costa quanto una Maserati. In effetti, eu ce aiit pir difficile comprare una Maserati o capire e+l etttozionarsi con un notturno di Chopin. Non so qqrsil allt ltiir difficile, perch per emozionarsi con un tinttunlo cli Chopin bisogna costruire se stessi. Ve:tlt'te ci sono beni immateriali fondamentali' AlIrirrr !a l'elicit fatta di tante cose in tanti luoghi. La fellr'lt:'t sl configura anche nella forma della quiete. lerrlrarell clice: "Io ho una gtande felicit a stare nella *lti.l Flrlllz con i miei libri". Tutto pu essere fonte di fellclt';t se io ho le antenne vibranti per un suono.
I
KLIMT
UATTIMO FUCCENTE
Invece, molto spesso non guardiamo il mondo. Abbiamo perso questa forma di curiosit rispetto al mondo, TORRORE CI FA PERDERE DIVISTA LA CURIOSIT PER IL MONDO
Abbiamo perduto la curiosit per il mondo, forse an_ che per il peso della delusione che ci ha dato. Infatti, se uno guarda il mondo, vede tanto orrore che gll viene da chiudere gli occhi. Basta sentire un telegiJr_ nale: oltre agli occhi uno chiude orecchi e naso. Non vero? Ci sono molte buone ragioni per non guardare il mondo. Ma forse, e proprio perch ci sono molte buone ragioni per distogliere lo sguardo, ci sono ragioni maggiori per continuare ad essere curiosi. IL BENE NON FA RUMORE {
mondo non crollato proprio perch ci sono tanti giu_ sti nascosti. Come si incontrano questi giustis?
"Un giusto non un uomo buono, un uomo puro, un santo; semplicemente un uomo che ha cercato di iruerrom_ pere.in un punro qualsiasi della catena di un genocidio l annlentarnento di un essere ufiHno.. (Nissim 2000).
II bene non fa rumore. Se lo fa, uno deve ,or[n"r. cfre non sia proprio del tutto bene. La Cabala degli Ebrei ha ragione: il mondo tenuto in piedi da giuiti nascosti. Nessuno sa chi sono. Io sono convinto che il
lllnogtut avere un occhio superiore. Ecco allora rlie la vita comincia a diventate rete' articolazione rlsl tulrltrrti. Non nega I'attimo, ma lo raccoglie dent:ir tll n, C<rme la peda in un arazzo. L'atazzo non ia lrella, nta la peila risplende di pi nell'arazzo, che e l:lltn rll rnolti fili. Ecco, la felicit nasce dall'ampliaitielttn tlclle nostre disponibilit. Itt rlucsto senso, la felicit la si merita. Non pere,li l;t c'crchiamo in qualcosa, ma in quanto liberiatiil i !e rrostre antenne percettive. Le felicit, al plurale F ltrrtt pl al singolare, possono essere di diverso tiUno ;lu, I lrerri materiali, i beni spirituali, e cos via. ma non potr mai gutltl rFsere ricco quanto luole, Etgl'F ut1 notturno di Chopin se non abituato ad et'rrltttrer, L'ascolto non si paga col danato, perch rrtt (ll ) lon costa quanto una Maserati. In effetti, non eu c' rlir piir difficile comprare una Maserati o capire ecl erttozionarsi con un notturno di Chopin. Non so tiicil lit ltiir difficile, perch per emozionarsi con un ilirtlulno cli Chopin bisogna costruire se stessi. Ve:rlrtc ci sono beni immateriali fondamentali' AlIcrrr lu l'elicit fatta di tante cose in tanti luoghi' La elit'ltrl sl configura anche nella forma della quiete. lerr1r;tt'cll clice: "Io ho una gtande felicit a stare nella ftlll Flnnz con i miei libri". Tutto pu essere fonte di fgllt'ltn se io ho le antenne vibranti per un suono' | ![t lultte, bisogna sapersi conoscere, lavorarsi.
KLIMT
TATTIMO FUGGENTE
Klimt, per darel'idea dell'attimo, eIa pasta che lievita nella madia, che cresce a poco a poco, tutta intera. La vita questo. La felicit di questa vita fare crescere la vita. Allora, paradossalmente, nella crescita della vita anche il dolore pu giocare una parte positiva, Perch non bisogna pensare la felicit nella forma della saziet. - questo Nietzsche lo ha insegnato. puftroppo spesso abbiamo un'idea della felicit collegata alla voracit. facile trovare dei buoni esempi per confermare questo ragionamento. In effetti, dopo-un grande pasto, in genere viene sonno. Il rimpinzarsi non ci dilata, ci appesantisce. La felicit - continua Nietzsche - nella gloria della vittoria, cio nel superarsi. E anche il dolore pu entrare a pieno titolo in questo gioco, perch se il dolore per un verso blocca, per I'altro pu essere un'esperienza in cui scopriamo una dimensione di noi e una conoscenza degli altri che mai altrimenti avremmo appreso.
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nt'lrtttbio. Delle due l'una: se ampliamento signifi.ln(liu'c fuori, allora o va fuori per distruggere - e a7-
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lrer rprcsto, la felicit si gioca fondamentalmente nella rFillh)nt: con gli altri. Senza gli altri non possiamo eseere I'clici. Ci pu essere, ci possono essere "similginle", ln che non restano con noi. Le similgioie non si fr it'rrtttllttro come un gusto abituale dell'esistenza'
lllsogna ammetterlo: molte volte abbiamo una girrln irpparente che ci d I'idea della felicit. Per ccF!ul)i(), il piacere della distruzione dei nostri nemir'l 5l lur Lln gusto formidabile e si dice: "Ah, che bellrrl", fltri ci accorgiamo che, finita quella rivalsa,lafelilit non resta con noi. Una lunga fedelt molto Itlel{) irl)pariscente, ma molto pi continua. E molto giltt rkrlc'c affidarsi a un altro, sentirlo come propria t rralotliu, come propria difesa. Penso a delle pagine
ili
NON SI PU
Mi ar,wio alla conclusione pur sapendo di aver accennato a molte cose e adaverne omesse altre. Nonostante ci non possibfe concludere senza dare delle indicazioti.Il punto su cui voglio insistere che tuno questo gioco non pu essere rcalizzafo senza gli altri. perch ho parlato di sintonia. E non si pu mai essere felici da soli. Aristotele sosteneva che la forma pi alta di vita la contemplazione, rrn non si pu essere fe\ci serua amici. Perch se la felicit ampliamento, non pu che es36
bellissime. ;t t'ostruzione di s r'uol dire non soltanto lallbetahfnc (lclle proprie potenzialit, ma I'accordo con gli dltri, lllr'orcliamolo, serbiamolo con noi. Questo lo provi;ttrro rlrrando facciamo esperienza delle forme pi alte rlc'll';tmore. Perch nell'amore si sperimenta il perit'r rlr r, r'lo nell'amore la felicit si formula spesso come
l11rlt'rrr<;
f
atntgghttento. Perch? l'erclr se vero che la felicit nasce dal sentimento rlelln 1rr'opria illimitata espansione, non ci pu essere lnr! urrr fine, altrimenti quella sensazione di saziet ci grttrl lttlorpidire. Questo I'amore.
LA GIOIA
O DELLA PERVASIVITA
DEL BENE
Ek glola splende sul suo volto", un modo di dire Srfnte che associa, d'intuito, la gioia allo splendore. l{e la gloia qualcosa di diverso dalla felicit? Direi
di
nerl ne
ilfextarsi, nel suo divenire pubblica ed insieme cofUnlestiva. Per questo brilla nel volto' La felicit
pi ehe un sentimento, ha a che fare con la nostra co-
Stlturlnne fisica, psichica. Siamo programmati per la Fltett e per una ragione semplice a dirsi: la vita vuole prepotentemente se stessa e tende alla sua tealizza-
=lone, tFva lmpedimento. La felicit , dunque, qualche co:a dl pl che un sentimento: un programma costitulvo elel vivente e, forse, si potrebbe dire, della stessa FtUru, Per questo non coincide in assoluto con l'acFe t:ul talvolta si perviene, ma al contrario ad essa si
eFFertlene.
Quell'estremo intensificarsi della vita - che chiaFieno attimo - perci un segmento della felicit, Acn la gua verit: ne la manfestazione percetiva e
sensibile - la pi facile e comune a riconoscersi -, non la sua natura costitutiva. E tuttavia, nell'attimo lsl felicit non tradisce quello in cui eonsiste: la propria illimitata espansione. Evidentemente siatta di com= prendere cosa r.'uol dire per l'uomo espandersi e sa. prattutto illimitatamente, visto che una potenza fr. nita. In ogni caso, ci sentiamo, spinoziamente, pi o meno felici a seconda che cresciamo o diminuiamo per questo Ia felicit accompagnata dal senso della propria illimitata espansione. Ia felicit come espansione di s comporta un dila. tarsi e perci un invitabile venire alla superficie, un rendersi visibile: questo manifestarsi la gioia. fa fell. cit, come dinamica espansiva, riguarda il moto nail. rale delle cose, che le spinge oltre se stesse in vista dl una loro sempre pi piena rcalizzazione. Gli stati della mente che definiamo felici sono determinazioni parti. colari di questo moto di per s effusivo, ma proprio perch tale anche diffusivo. La gioia nel rendere la felicit visibile - la si legge, infatti, in volto - la comunica, e perci crea clima, fa ambiente. Essa esprime la pervasivit del bene secondo il noto detto bonum est diffusiuum sui: "il, bene si diffonde di per s". La felicit che si esperisce nell'attimo quella che pi si percepisce perch il prodotto di un repentino cambiamento di stato, di uno scarto. un innalzarsi e un precipitare e per questo si dice che la felicit fatta di momenti. La felicit esperita nello scarto risiede pro. priamente - e freudianamente - nella scaNca di tensio-
riiilirir'rl() cli carica, di accumulo di tensione, e perci alir lte rll clistr.trbo, che appunto si scarica violentemen!e rlttiltelo il soggetto raggiunge lameta del suo desidefin llt ensl poi si risolve e si placa. In questo caso, 1o ct f ictttit cli f'elicit eiaculatorio,la scaica esplosiva cui Erilicllflu la quiete. Se si adotta questo modello la felieil ttrrtt pr,r che essere rnomenta'nea' e presuppone f'Frr.'ltrtzktne. Ma a questo punto si fratta di stabilire - e ii rluc'slo tnolto si discusso - se la felicit risieda esattattiettte trclla scarica - di qui I caraftere d'istantaneit quiete che segue. Ne segue una =: F lln!1 piuttosto nella vale la pena pate il tormento del desiderio filleqelr)rtc:
o non ;:ef gorlerc solo di una felicit momentanea desiderio permanendo in un cottleglkr lilrcrarsi dal lanlc trrto di quiete che sarebbe poilavera felicit?
{it'tl1E' t'ttltr.tre orientali - specificamente il buddismo, llt'ttne scuole - ritengono che solo liberandosi =d!nr tla! rlenlcle'rb si pu pervenire ad una felicit perfetta e il*lefctlllrlle. Ma quanto questa pace differisce dal gelo tlell:t nrrlltc? O, al contrario, la nozione di felicit ha ut1'Fstr'llsione pi grande di quella connessa alla motlallhi errrente di intendere piacere e quiete? Ad ogni littthl c'rt seguito di un'attenta fenomenologia del seniral ferlfcl, ritengo impossibile una felicit senza piacefe, lronsillilc invece un piacere senza felicit: un equiF*rr, Sl cll perci dtferenzatralavera felicit e la sua lfrru'1lzir, Detto altrimenfi, Iavera felicit risiede nel fruizione di un bene tendenPlr'Ft'r' t'ltc nasce dalla flnte,ttte stabile, di contro al ripetersi ossessivo di un pldrere tritnsitorio e labile. Itt ngtri caso, il sentirsi felici, nelle sue diverse fortl1e, citrtterizzafo
nealiil
del suo desiderio. La privazione d'oggetto - o Ia sua immediata indisponibilit - si pu identificare come
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SATTIMO TUGGENTE
espansione. Di questo gli uomini hanno fatto esp. nenza e perci sono naturalmente spinti a trasforma= re quel che hanno vissuto in meta. la felicit per un verso anafitnestica, per un altro icercata. Ed possl. bile ricercada e riconosceda perch la si provata, In fondo, tutti i miti del paradiso perduto rap. presentano questa situazione: bene o male, l slama stati. Pu essere iI seno materno, pu essere la prime fruizione. L, comunque, siamo stati. E cos il cerchl si chiude: la felicit pu essere un progetto perch un prograflma del soggetto. E questa la dinamica di fondo che caratterizza !d, felicit ed questa Ia ragione per cui qualcosa dl pi che un sentimento. I modi di esperire la felicit sono molti ed essa prende molti nomi a seconda del. le dinamiche con cui si manifesta. perci beatitud!
ne, serenit, gioia.
ln lrzioni e di divenirne perci titolare. Solo cos ) cliventa fecondo. Se non si trasforma il patire Eglle, si diventa schiavi dell'affetto e si cade in badel scntimento. Ci produrrebbe quel che gli anti= I grandi moralisti - chiamavano la viziosit. La
r data dal fatto che
,", r'idotto in stato di passivit, non riesce a gorsi, Lascio per un attimo Ia parcIa a una voce , u quella di Spinoza. Leggo la sua definizione eff,tto perch una tra le pi riuscite, tra le pi fe-
b affeziom del corpo (corporis afdalle quali la poteza di agire del corpo acfretkntes) fesciuta o diminuita, assecondata o impedita.
jli al'i'tti sono affezioni del corpo attraverso cui la Fllenzlt, che il soggetto, accresciuta o diminuita.
Fe tltttttltre possiamo essere causa adeguata
di alcu-
E ell qtrcste afezioni, allota pet affetto intendo un'a*lnn:", In caso contrario una passione. Per altro verso FiFl'e Pltssivi un fatto naturale e owio perch noi elatttn in catena con il mondo, non siamo entit sepatate e llcrci subiamo la pressione delle cose e ne
tiegrtlivor la felicit, infatti, il prodotto della compoel+lr rrrt c scomposizione di questi moti. Diciamo che gfi rrrrrrrirri sono mossi dagliaffetti e, in quest'essere nrnsEl, orit si accrescono ora diminuiscono. Ma il gio*n rll lolze di spinte e controspinte deve essere da
La felicit, considerata come sentimento, coincide I'abbiamo visto * con l'esperienza della propria illimita. ta espansione. Ma noi siamo enti finiti e per questo nel momento stesso in cui ci espandramo avvefiiamo che ll corpo non regge oltre nello sfozo, cede. Cos, nella fe. licit c' una forma singolaredi dolore che non quello che costringe e inchioda, ma quello che scaturisce dal nostro stesso portarci al limite, dal tendersi del corpo fino allo stremo, fino a lacerarsi. un dolore sublime,la maschera che si disegna sul volto dell'atleta nel massi. mo del suo sforzo, - per dida con Rilke - Io strugglmentodegjt amantiche hanno quasi il presentimento dl non potere permanere a quell'altezza cui sono giunti, che hanno il presagio della caduta. E, nell'abbraccio, a lungo si trattengono. Dall'acme non possiamo che cadere perch siamo potenze finite. inevitabile che una potenza finita non possa avere un'espansione infinita, L'attimo rnganna perch ci illude di essere divini. I Greci, infalt, dicevano che gli dei quando vogliono distruggere qualcuno, per ingannarlo, lo rendono felice. La felicit pu fare perdere la testa. L'acme, in senso stretto, non , dunque, qualcosa che pu essere prodotto, ma ci capita: non siamo noi ad aferrare la felicit, ma la felicit che ci afferra. Molte volte noi non sappiamo neppure perch ci sentiamo felici. Tutto ci vero per la felicit prinxafacie, come semplice sentimento, ma non per la felicit come capacit di autovalorizzazione di s in qualsiasi condizione. Questa felicit fruno della virt, dell'abilit ad esistere. Ha ragione Nietzsche: la felicit non risiede neIIa saziet, ma nella gloria della vittoria. Non esiste alcun oggetto di per s sufficiente a renderci felici, ma
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il risultato ed perci il frutto di un eseri?ltt; ttott. sta nelle cose, nlA nel modo di rapportarsi r/ r,i,!,, (JLlesto significa che non la si attinge per caso. l,l srirro ttnte persone che raggiunto un qualche oggetti rlt,l loro desiderio rimangono deluse; al contrario vi erilli, uorlini che non cercano la felicit in questo o aiuFFt'rrltro, ma nella valorizzazione dellavita in tutti i eriril nspctti. La felicit cos creazione: la felicit dell'snlatil c'lte trae godimento dalla sua fatica, il dolore rlel 1urlo, la fecondit del bene. Per possededa bisol,r lrlh'itr
t
gt*i litvorare molto su di s. Solo se operiamo gra;jfa' tlente, rrl di l dell'utile immediato, riusciamo a scoprifF quillit nascoste, liberiamo potenzialit latenti che nrlti rtvrcxnmo mai conosciuto. Per rendere di casala !'eliclti't non bisogna puntare soltanto all'utile esteriore
risultato. La felicit, al contrario, al oltlcttc non perch si punta a qualcosa, ma perch,
rr all'lrrrrnediatezza del
tulrr[tlrriamente quasi in un campo magnetico che fa r-,lltltiuc le occasioni, fa accaderc eventi. Ci mostra clre ls f'clicit - intesa questa volta come bene stabile ndat'e clalla virt che sola capace di suscitare il nuovrr, rll lirre accadere l'inatteso, appunto i momenti. Itlrrlle v<rlte a noi le cose non capitano perch siamo r:ltlttnl nci confronti del mondo, siamo ciechi. Ci sono lt{ rrc, cose, uomini che noi non guardiamo. Riteniattro r'lrc lu felicir sia in questa o in quella cosa e trascut'ir[ll(, (luitnto ci passa accanto. E se ne va. necessario gvFr,i. irttcnzione e aperlura rispetto al mondo: non baEtrl Unit ('ompetenza solo settoriale, ma una competenag arl csistere e, soprattutto, a sapere accogliere. E qui ii rlotlclkr cli felicit cambia e con esso il modo di espe-
nrla.La felicit non nel possedere e neppure nel frulre, ma nelIa capaci di sapere accogliere. E fare acca. dere. Da questo punto di vista, la felicit esige unc
:i'
,,r-,;
lr:r (lil('$to punto di vista la felicit c' sempre ed -r.niprr rlu venire. da venire perch nel tempo i tll$iliettli si sttccedono. Tuttavia presente in ogni til ,tiiFnlo sc si in sintonia con il mondo. Quest'idea di lellr'lti ln qualche modo l'avevano gi elaborata gli tnlr l; lr fclicit non qualcosa che semplicemente Fal,!li, tllll Llna condizione che chi prafica la virt poeelc.rh' clcfinitivamente. E certo la perde, se cessa
tll lrt'tttlt'rtrll.
Al lrirri clella felicit, la gioia pu esprimere f inteneit rll rrn n()mento o essere mamfesazione della per*4Elvlli rlcl bene. La parcIalatina per dire "gioia" gioire, lltelhtnt, cla gaudeo che indica godimento. Il -lthtlti, irrtlllica il piacere, un compiacersi: eppure non F arikr goclitnento di qualcosa, ma della propria stessa r!!r!llzi()rc. Il verbo gawdeo, unitamente al verbo gllte\t t'hc vuol dire appunto godo, gioisco - hanno lc nle.tlc'sittra radice di ga'noo che l'uol dire "brillo", "ril;r gioia raggiante: la felicit che risplen=irlerrrhr". :lF r r k r sltlcndore della felicit. Di qualcuno si usa dire r.lie e nrtrlgiante di gioia. la gioia ha un traffo eminentelllElll' ('sf)ressivo: un uscir fuori, un traboccare. La fclirll;t, irrl'atti, pu essere intima, silenziosa esfaticar)t'r'lrlr=-la gioia 1o raramente, al contrario risata esprime questo ItlFtrtf , v()('e, urlo. Il parlarc comune gioia" . r !t r Irl r r( )t espressione "fare salti di l,a gkria raggiante e irraggiante e ci indipendentFllr.'ul(' rlalla volont del soggetto. Per questo pubiihr ir, l;t gi<>ia si comunica e comunica, tlfluenza. Una gioiosa trasmeffe felicit all'ambiente, crea cliliet'r 'lur lllt f, (r )nrunica questo suo stato in un modo non inten*h rrritk', Ma la gioia ha anche un trato d'intenzionalit:
mo "pi fame che pria". La felicit, dunque, caso, ma anche crescita. Ha a che fare con iI caso e con la virt. La parola greca eudairnona. esprime ambedue le determinazioni:la felicit "occasionale" e quella
"esistenziale", la felicit dono degli dei o buona sorte e quella che ci viene dal nostro buon demone. Il de. mone interiore di cui pada Socrate: la competenza del proprio desiderio e del mondo che ci permette dl carpire ad ogni momento la sua gioia perch siamo capaci di riconoscere il bene.
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si gioisce nel comunicarla. Caprta, quando si riceultrr una buona nottzia, di voleda comunicare subito, non el si trattiene, non si vede l'ora. E nell'annunciarla la giola s'accresce. In taluni casi sarebbe opportuno il riserbo, ma come noto si freme. Vi qui una stretta circolarit tra il sentimento vissuto e il contento comunicato: lA
l'lttitlleso accada, come nella Bibbia si racconta di Alttltttto rtllc querce di Mamre. Accoglie i messaggeri
tllvlnlr
Appenir
lenelu e si prostr
gioia,la si grida per le strade. Una buona nofizia pu riguardare intimi o amici, ma anche un bene collettivo. Tutti ricorderete il cele. berrimo passo di Luca:
Ecce enim euangelizo uobis gaudium rnagnum:. . . qut natus est uobis bodie Saluator. Vi annunzio una grande gioia...oggi vi nato un Salvatore (ir. 2,10-11).
['lfa proprio in questo e per questo sapere accogliere, l'ltttlrossibile accade. I1 Signore disse, infatti, ad
4lrfattto:
'lirrncrl da te fra un anno a questa data e allora Sara, ttrrt rrxrglie avr un figlio (Gn. 18, 10).
chi ha disponibilit, chi dona. Nella gioia la felicit si d e si riceve. Per la medesima ragione la si accoglie, ma anche la si rifiuta. Si pu essere resistentl all'annuncio o prevenuti nei confronti dell'altro: cosl non passa n il messaggio n il sentimento. Perch
Il brano evangelico quello del Natale e ci permette di cogliere nella gioia un aspetto solo ad essa peculiare: la gioia si porta.. C' chi l'annuncia, c' l'angelo, E angelo pu essere ognuno di noi. Chi gioioso un angelo inforza della sua semplice presenza: pu infondere gioia - anche se non porta alcuna notizia -
non afferriamo la felicit che ci corre accanto petclr troppo ripiegati su noi stessi, perch riduciatno ll tttondo alla nostra misura, sordi alla gioia che
lgpeano
questo sia possibile bisogna sapere accogliere. chiaro che la gioia non pu essere rice\.uta se ci si chiude in se stessi, se si ha resistenza nei confronti dell'altro, sia che per altro s'intenda il mondo-ambiente che gli altri uomini. La capacit di accogliere e soprattutto la disponibilit a ricevere pu far s che
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grklrr lillera per le strade e ci dice che libert. Se l'rrhro er considerato come un qualcuno da dominare n rla t'rri trarre solo piacere, noi godremo tutt'al pi rlel rrroi servizi, ma ci resteranno in mano le sue spoglle l)ull'altro non riceveremo mai gioia, ma solo gtt.e'nluzioni. N la daremo. Godremo - se si pu ant'.rt=ir l)lrlare di godimento - di un piacere muto e tlr)n ('crto della generosit del dono. Irroltre accade - e anche spesso - che ci preclurliirrrro la gioia perch non sappiamo gioire della glnirr clcgli altri. Al contrario la invidiamo. Ma se la glr rl:r clcll'altro la accogliamo, se festeggiamo con lui, alhrlir lir sua vittoria un'occasione di gioia per noi, cF rlon I'accogliamo ne perdiamo il beneficio. necFF,rlrio gioire della gioia dell'altro per divenirne lrirne('ipi. Se tutti ci ponessimo in relazione cordiale
5',|
LA
crotA o
DELLA
prnvnsrt DEL
BENE
con tutti saremmo a ogni momento fonte reciproce di gioia, Ia gioia entrerebbe in circolo, diverrebbe uR clima costante. Non vero che la felicit impossibl. le, siamo noi stessi spesso ad impedircela. Eleviamo barriere, e I'eccesso di amor sui ci rende impermea. bili alla gioia, ne limita il flusso. Per accogliere un altro non bisogna avere pregiudizi su di lui. Gioire del. Ia gioia degli altri un nostro gioire: lo sanno bene I genitori per il successo dei figli, lo sanno bene i vefl amici. Ma per gioire bisogna essere capaci di amml. rare. Come diceva Nietzsche, nel mondo contempo. raneo abbiamo perso Ia capacrl. di venerare e di rl. conoscere ci che grande. Viviamo in una societ pi disposta a idolatrare che ad ammirare. L'idolatra s'identifica con il suo idolo e lo subisce: s'annienta innanzi a lui e spesso non capisce. Chi ammira si ele. va e lova in quel che degno d'ammirazione un modello e una via. Si ammira nella distanza: I'ammlrazione d godimento, ma insieme mi permette di crescere. Il dono della gioia si trasforma in movimento di riuscita. Non forse questo che capita ad un musicista che ascolta Beethoven, a un pittore che guarda Raffaello e in generale a ognuno di noi quan. do gode del bello? Ma per ammirare, bisogna avere
occhio.
$i g
tiilfirlarrrc, Ma queste buone ragioni possono traflttttalsl irr pregiudizi. Allora temeremo di meno se t'enlo noi a prendere I'iniziativa. se diverremo portttr,tt'l (.ll lqlola, se daremo consolazione a chi soffre, ee alle'ggcriremo la fatica degli altri. E loro la nostra.
fJtteattr, cristianamente, l.uol dire portare il regno. illetnsr'he, notoriamente avverso al cristianesimo, ha
il
I
N
flttt (lucsto in Ges, anche se lo considerava un llF!'arrnrtggio naif, o forse proprio per questo. Ha inti.Jtlsto ll lui la possibilit di una seconda innocenza:
lJur.t() lieto messaggero - scrive - mor come visse, col1, rrveva insegnato. Non per redimere gli uomini, ma
inclicare come si deve viverel non difendersi, non rsi, non attribuire responsabilit . Ges non ba qFnl|rento, neppure verso il malvagio. Ricordate nell'e1rl:rxlio clei due ladroni la preghiera del crocefisso: Pai[i' llerclona loro che non sanno quello che fanno.
1re.r
ar
lr,grrir
i-
lJrre'slo r,rn atteggiamento che scioglie le catene, d legge 'r't'zza, gioia. E detto questo, Nietzsche aggiunge:
hrrltrrrr(o
strl)ln)sti per comprendere qualcosa che diciannove ser nli llrnno frainteso.
AItra caratteristica della gioia l'essere sempre leggera, anche se intensa. E quando lieve diventa allegria e talvolta riesce ad alleviare anche le soffe. # renze. Ci r,rrole una pedagogia che abitui alla levit, # non ingenua ma proweduta: "teneri come le colom- "# be, astuti come i serpenti". in qualche modo necessaria una seconda innocenza. Il mondo spesso cat'
.
il
innocenza non semplice da raggiungein genere, di invocare la gioia, ma ttr rtr ,rirrrtr<> capaci di daia e per questo non viene. Mi l!tsrltr,lto, allota, una lettura profana - o se volete le'ir clcl Vangelo e dico che non saremo capaci di glr rlir , r cli riceveda, n di darla, se non diventeremo
f irr;r rrrr<rva
f
Slirrrt<r capaci,
trrtrrr,lrrrciulli:
53
52
Chi non accoglie il regno di Dio come un bambinot non vi entrer (I.r. 18,16-17).
La seconda innocenza la condizione perch Ia
LA FELtclr orNrno Dl
Nol
Sdlwture Natoliha scitto vari saggi sulla felicit e sul dglorel la nota bibliografica che chiude questo libro iBllc$ ll percorso della sua riflessione e invita a leg-
gefe cl approfondire
il
vita quotidiana, dunque irern, nppnt-tiene anche alla t1tr.,tt" vita. Anzi la felicit risiede nellavta quo dl
ticlhnH,
futtte capiremo meglio dalle stesse parole di Natt{l, qrrcsto non significa'che la felicit stia nelle picessenzial:Ele i:ose, n nelle grandi, ma che risiede clentro di noi. Il fatto che abbia una sede intemente flEre, sua volta non significa che sufficiente metlersl ln contemplazione per raggiungerla. La felicit, ptrlt'lr frutto di una ricerca, necessita di alcune :rtntllzloni essenziali per poter essere raggiunta' Ael csempio, entrare in relazione con gli altri e Etln ls curiosit di conoscere il mondo. In effetti, am-
da altre visuali il fi[al'e i propri orizzonti, gtardare lttufrrlo, mette nella condizione di reinventarci conti-
I]ATTIMO FUGGENTE
PRASSI
nuamente in un processo infinito d'espansione. Itl fondo questa l'idea che ci ha lasciato un filosofo e intellettuale a volte discusso, Friedrich Nietzsche, che concepisce la realizzazione delf individuo in r.
lazione, seppur dialettica e contraddittoria, con la co= munit di persone in cui vive. Insomma, cosa spinge gli uomini a perseguire la felicit1 e perch essa continuamente in auge? Questo saggio, frutto di un conferenza e di un dialogo con Salvatore Natoli, cefca di dare delle risposte con semplicit, senza avere la pretesa di dare "la risposta definitiva". Possiam essere felici? Questa domanda contrappone due vl. sioni: la felicit come "attimo" e la "stabilit del be.
iiiii
ll risultato che si ottiene dalla buona ammifiilrrzlonc clelle proprie passioni, dall'uso della voit*tt e elitl senso del limite che misura i desideri2. La l'ellc'it vera quella che dura, che esige per=rtle, nlrr
iiellcllzrl a costanza'
uno stato della persona, unit di mente e corpo, che non coinciittteao e'tttttc cle evlelerrtemente con il piacere sensibile: infatti, si Fli lrtovre piacere, come nel caso degli animali, iE tt,tt, si riesce ad essere felici perch la felicit la Hfllsill)cvolezza del piacere. Per Aristotele, dunque, lg fellcltrt pi che uno stato emozionale la tealizzarlellc potenzialit dell'individuo, che per espri=i*rtte l*lFl'si elt'vono trovare un "giusto mezzo" tra passioni ll'itltt'o
ctanto, la felicit F f$gk rnl,
tl tettur dell'equilibrio tra mente e corpo carulte' fiatllrr rlcl mondo classico e affonda lontano le sue rallr l, Attraversa il pensiero di Epicuro, catturato +lal tlbitlanesimo e giunge fino a Nietzsche, al quale glihlitttto appena fatto cenno. Il filtro della religione iqtlitttit lra dipinto il giusto mezzo come una pr^tica tlella rrrgi<lne messa in affo per controllare le passioFlh
rar
1 La felicit privata o pubblica? Appartiene a quest mondo o all'aldil, alla vita attiva o a quella contemplatl. va, alla quantit o alla qualit? Possiamo essere felicl "senza sapedo" oppure necessitiamo di una costruzione razionale di un progetto? Sono solo alcune delle questio. ni che da sempre attraversano il dibattito filosofico: dl
queste, e di molte altre, si discusso nel corso degli oltre settanta appuntamenti della prima edizione del Festival
58
c ve,r'o che il filosofo dichiara esplicitamente non solo r lie ll placere pu essere un bene, ma che nulla impediBrc- t'lrc se alcuni piaceri sono cattivi, 'qualche piacere
arui ll l;cne supremo (...) Ed per questo motivo che tutli tllengono che la vita felice sia una vita piacevole, ed itrttrt't'rtno il piacere con la felicit"' (Natoli 1994, p. 60).
ni, quindi come una pratica che giustifica l'astinenz, iI biasimo dei piaceri fino al rifiuto di rutto ci che mondano.
=r
Aristotele al contrario sostiene che la personc vmana "una mente che vuole e una volont che pensa" (Etica nicontacbea, libro VI). Ognuno dun= que raggiunge la sua felicit nel momento in cul ln sua mente e la sua volont raggiungono la piena espressione: felice la vita di chi canta e vuole fare ll
cantante, come felice la vita del re che si trova a sul
felinell'attimo: la momentanea cessazione ril, tl,qit'clc tlt=i rlohrre. Il desiderio che produce malessere, nel
!rr, llr vita dolorosa nella sua estensione, la
( ll r,ll( )sa
riiiivl!r('nto alalenante dellavlta, cede il suo posto alllroirr, [n questo fugace passaggio, star bene signifir:l ii.,nrl)licemente non star male: uno stato di felit
agio nei panni reaIi. Infelice, invece, il falegname che r,r-role fare il medico, come il generale che vuole fare il dottore. Infelici, nella misura in cui entrambl non riescono ad esprimere le loro capaclt. Certo, ar,vocati e medici, falegnami e re manifestano la loro felicit in modo visibile, palpabile, puh= blico, in modo cio che deve fare i conti con gli altrl, Dunque, la felicit non un fatto puramente privato, egoistico, ma la costruzione di un giusto mezzo ftA Ia propria mente e il proprio corpo, ma anche tra tan= te menti e tanti corpi. L'equilibrio, dunque, alla ba= se della strada che ci conduce alla felicit: possiarrcr guadagnarlo con la razionalit. e la condivisione. LA FELICIT: ATTIMO
Secondo alcuni
E
l,',tt'lc cli essere felici, o meglio "vivere il meno infellr r'nr('nte possibile", secondo alcuni riguarda Ia
=itrgrrlrr l)crsona,
maila comunit. Intealf, anche il tl.fqllr) r'rpporto con gli altri per otza di cose dolo;trar r ;4li uomini sono come animali ricoperti da acuL'ltt' scntono freddo, freddo nell'anima. I1 bisogno rfi trritlgrtrc la temperatura interiore attrae gli uni agli <i!r'|, rrur gli aculei che possediamo ci fanno pungere iiiun r'ort l'altro come tanti novelli porcospini. L'uni-
lri,
r:f qoluzione annullare quella tensione originaria r'elau I'rrltro, indebolire il desiderio della felicit im;:iiaailrik' esercitandosi in una tecnica individuale e
d=rFli(';r. I[ tempo scorre e la nostra esperienza della iFll! ll;i r('sta ricordo di uno stato emotivo gratificante, if nrl I rirt rsu tra un'esperienza e l'altra. Secondo questo
iiiF.=il
TEMPO
destinati all'infelicit perch desideriamo ci che non si pu avere. La sofferenza 1o stato naturale della nostra vita che "oscilla come un pendolo tra ll dolore e Ia noia". Quindi, l'essere felici una concll, zione inarivabile e non mai un'esperienza del prc60
siamo
funlo (li vista la felicit non imperitura, non perl;l vita in quanto purtroppo breve. Ecco perch il senso comune assimila la felicit all'attimo =iir:enr) liiggrttlt': qualcosa solo intravisto, ma che inesorabilIi:rilr lrrr la durata di un sogno. Itl;r lrr f'elicit non risiede solo in questo. anche iirrttn th'[a capaclt di sapere cogliere le opportunit * lre ogrti lnomento della vita custodisce, ma anche
61
"qffi
il tempo,
ma
! 4 rFt
t( I t coME
PRASST
LA SEPARAZIONE E LA PERDITA
in un duplice modo: l"'attimo" che sospende il tettt= po e sfi;ma, e I'abilit di "arivare sempre in tempo", Da questo punto di vista, la felicit qualcosa di pitl di un sentimento, il possesso di un bene stabilel presente appunto in ogni momento. Ma per ottenefe
questo necessaria la virt.
COME INFELICIT
a numerose conferenze ed indi accennare a questo tema iii!!li{r ."i|lltito nella societ contemporanea: la sepateli rrrr' t' la perdita di un oggetto d'amore. In un'in!F!r'lqlir rrrlloquio tenuta con degli studenti del Liceo "Isacco Newton" di Roma, una domanda ==;!errlll'lt'o
tr:ir,lrrtr', lur ar,uto modo
=ii
ii:rilli, prrrtecipando
it Ft h'i
Tutti coloro che hanno amato hanno sentito per un certo periodo di tempo di avere afferrato la felicit, Hnalmente raggiunta. Poi, con il tempo, I'amore pu
andare via perch non sufficientemente alimentator ei con la sua perdita, entra in gioco una sensazione prcs= sante d'infelicit. Il dolore per la perdita di un amore, per l'abbandono della persona arnata, ci induce ad un pessimismo che riguarda lavita rn generale, rr, a. to=
vescio, attribuisce all'amore il primato nel percor$et per raggiungere la felicit. Il dolore sperimentato norl stato vano; da esso si parte per una nuova ricercil che permetter di assimilado attraverso un'elaborazio= ne. Freud (1976)haanalizzato a lungo questo processo dando il nome di "melanconia" aI sentimento che viene provocafo da un "lutto", una perdita3. Alcune pratiche specifiche possono elaborare il lutto, posso= no "digerido" e con il tempo superarloa.
"II lutto espressione di dolore, ma anche forma sociallz. zata della soffercnza" (Natoli 1986, p. 29).
tlm studentesso chede nnrl<> lo psicoanalista Aldo Carotenuto, la felititi El vivc soltanto quando si in rcIazione con gli ahrl, nlortre si prova infelicit quando si soli. Caro*Flulr) lx)r'ta l'esempio della persona anziana che ;lt=plc,risrr perch non ha pi rapporti con gli altri. SelriirLr lt'i si pu essere felici anche vivendo da soli? (.utrrr. si potrebbe spiegare, altrimenti, il compori{nlr,nt() rli chi sceglie la solitudine? Non si rischie+t,i ri rr,, r'os, di arrivare a credere che la solitudine trrfri lr()ssa mai nascere dauna libera scelta?
Se=r
Mrloli risponde
lllsogr rcrebbe riflettere approfonditamente su querrll(), perch se la solitudine fosse doluta alla se-
=i':i!l
dclle
ael
![rlr l('rsi()ne che, quando non produce distruzione, act|r( (' ('crtamente la percezione" (iui, p. 8). il:rl rito web "I1 Grillo" di Rai Educational: intervista del
I'
rrovt'rnlrre 1998.
UATTIMO FUGGNTE
IA
FF!
ICIA COME
PRASSI
pnltl
tr!lrl,
ini-
Nun perseguibile alcun bene senza la disponibilit dl lrrni, chiaro che la felicit possibile solo se Sulla natvra dell'abbonFt'cFien t c un'abbonda nza. ci invita a discutere e a riflettere; affer:lenzr, Natoli fta glte se vero che la ricchezza una condizione di feltcitii non di per s sufficiente: tanti ricchi non
enno ir frfittto felici6.
filosofico e la politicaT hanno elaborato il di felicit pubblica. Uno degli esempi pi r{rr('r'tto er'lulrrrtti di movimento politico rivolto alla felicit conrrrnr' senza alcun dubbio il comunismo. Natoli l'ha
il
1x,'trsicro
una casa di felicit. Pu esistere un tipo di solitudine in cui non sussi' sta separazione: ad esempio la solitudine dell'asceta ,ro., i una solitudine centrata sulla separazione dal mondo. L'asceta, infatti, non colui che se ne va in ritiro per staccarsi dagli altti, bens per trovare nella comunione con Dio anche il senso del proprio rap'
64
rrrt'clal disporre. Nell'accezione comune, ricco colui r'lrr', potendo ampiamente disporre, sciolto dal bisogtto ccl perci nelle condizioni di espandersi pi libe= l,;r <rrstituzione del 1793, scritta dalla Rivoluzione francerr., snncisce il diritto alla felicit, che viene ripreso in alt rrnc celebri parole di Saint-Just. Anche la costituzione rlr'gli Stati Uniti d'America accoglie il diritto alla felicit.
rirlrcnte" (Natoli 1994, p, 26).
!A
della filosofia e nella storia della cultura, sempre esl' stita l'utopia della felicit. Secondo Natoli,
in questa situazione si immagina di riuscire ad eliminare dal mondo un tipo di dolore, ossia il dolore inflitto, cio il dolore che gli uomini si infliggono gli uni agli altri' Ic rivoluzioni, sostanzialmente, hanno cercato, attravefso un modello regolativo di giustizia, di togliere dal mon' do un certo tipo di dolore. I1 dolore che gli uomini 3l producono, facendosi reciprocamente torto. Esiste per nella vita un tipo di dolore che, pur ammettendo di riu' scire ad artivare ad una situazione come quella conce' pita ed auspicata dalle utopie polilche, non si potr mal li*i.rat"; ed il dolore naturale, la morte. Allora ml potrei pore questa domanda: rispetto a questo tipo dl dolore, la felicir negata per sempre o no?
Ffltc
Flurlu clc'l pensiero occidentale tale domanda quasi FEnte, Gli stessi Greci, dopo aveda posta, l'hanno
fplelanrcnte dimenticata, interrogandosi piuttosto gull'e'slstcnza dell'uomo. Noi comuni mortali, invece, Fhirno risposte chiare, semplici, senza troppi giri
va interpreata come una soddisfazione da raggiungere, bens come un'ascesa nella vita, che' disponendo delle capacit di vincere il proprio dolo' re, diviene un modo di crescere' Da questo punto dl
La felicit non
vista, lo stesso dolore pu diventare un ingrediente della felicit. Nelle pagine della conferenza di Natoli questo tema verr ampiamente ripreso cos come si accenner all'idea della felicit come vittoria, elabotata da Nietzsches. Secondo Natoli, infatti, nel vincere se stessi, nel rafforzatsi attraverso la sofferenza, si ha un'idea pi alta e pi forte di felicit. A questo punto' la nostra nozione di felicit sta cambiando e in parte gi fortemente cambiata. Non pi quella dell'attimo; titolare vera della felicit la vita intera. 8 L'uomo
66
leruo rrrillennio sono quelle del "tutto e subito", e il tutto non si materializza immediatamente i'i lr'('()ntentiamo del mondo virtuale, che ci riempie rll trrrzi<rni e di informazion| tanfo da confonderci su rluilrll() poi veramente vero e quanto completa*gtr;rrrrl<r
Itie'tttc' fhlso.
- non quando
sazio, ma
ll "come vivere" appannaggio individuale; al lenrl)o stesso Ia differenza tra gli uomini e la base per lir lir'c'r'ca dell'eguagliafiza, come patica politica e conrt' rrt<lpia. L'esercizio quotidiano su noi stessi sacrif1t'rrlo irl lavoro, premessa per accumulare icchezza e lrlrri, c:he poi successivamente potrebbero renderci fe,lit'c'. tl percorso per non lineare.
iffi{
rATTrMo FUGGENTE r Ll srnslttr DEL BENE
ln rrttctr coME pRAsst euoDtANA: uN'uroptA DA coLTtvARE
ri.rolo rrno sloganrecitato durante un corteo politico, f!!!r ilr1r proposizione che deve darcila sensazione di ( lr's('e'[e come persone e come umanit. I valori conrrr.asi e le scommesse sui risultati che questa conce;lurrt'pn produrre non si configurano quali freni o it crlclatori degli eventi, bens come dinamiche nee5iilric a traffe fona e coraggio per continuare. In !1r'rilo senso, potremo coltivare I'utopia e, in essa, far
UN'UTOPIA DA COLTIVARE
Nell'ottica di dare risposte alle domande relative alla felicit - cos', come la si raggiunge, come la si colti' va - Natoli ha pi volte paragonato questi processi fl quello della pastalievitata che cresce nella madia. Il buon impasto va fatto maturare per il tempo necessa' rio e, quando giunto il momento, va infornato. Do' po - aggiungiamo noi - scopriremo la bont del pa' ne sulla base della lavorazione, degli ingredienti, del tempo di lievitazione, della forma voluta e di quella poi assunta, della cottura effettuata ad una certa tem' petatura per un certo tempo. Cos la felicit: neces' sita di un processo e di una volont di crescita, che significa anche capace di crescere e difar crescere.
L'esigenza di credere in qualcosa significher la
d'
soluzione di tanti problemi sia individuali sia collettl' vi, ed quanto mai congeniale alla nostra vita. In altd termini, credere in un mondo migliore non pu essc'
&E Meneceo,
ppl che la conoscenza della felicit non richiede
tliiEt precisa, perch a qualsiasi et piacevole pren#ru| lura del benessere della propria vita. Chi sostiene el non ancora giunto il tempo di dedicarvisi, oppure - orurnai troppo tardi, crede che il momento giusto
pef fittkr alle nostre spalle oppure davanti a noi. Al Stlarlo, conoscere la felicit igoarda sia il giovane sia lanclano' il secondo per mrre benessere dal caro ricor& cll ci<) che ha realizzato, il primo per trarne forza e Ftr:itnento e prepararsi a non temere il funrro.
fr
Ftrstrer, dunque, quello che bisogna fare per offef'clicit, perch la sua presenza soddisfa la nostra
Rer h
tll, nrentre la sua assenza ci spinge a fare di tutto per {tenerla, Rifletti sulle cose che ti raccomando e, allo Hso tempo, mettile in pratica: sono fondamentali per
gne vltit l>en realizzata.
TATTIMO FUGGENTE
Prima di tutto, allora, considera che la vita divina eter' na e felice, come suggerisce la comune idea che abbia' mo di dio: ogni divinit possiede urtavlta infinita e sem' pre felice. Ya da s che non ci sono dubbi sull'esistenza degli dei, ma le divinit non sono come le credono molte persone, che cos facendo mettono in dubbio o tradl'
scono le loro stesse cetfezze pi profonde' Ricordatl che non empio e irriverente chi rifiuta la religione po' polare, ma chi attribuisce agli dei le convinzioni effate della gente comune. Questi giudizi sono false opinioni, perch di volta in volta atffibuiscono agli dei la causa o delle pi grandi sofferenze o dei beni pi smaordinad, In realt, Meneceo, gli dei sono assolutamente felici e mostrano di riconoscere la somiglianza con le persone piene di virf, quanto di mantenere la distanza da chl ne completamente Privo.
lnver'e, vecli Meneceo, la morte - considerata il pi ettrtre cli tr-rtti i mali - non esiste per noi. Quando noi tlVlamo, la morte non c', quando c' lei non ci siamo Pli n(t. I)urnque, la morte non nulla n per noi, che Flenul vivi, n per i morti, che non sono pi. Invece, la gl1te crrmune fugge la morte come il peggior male, ePfiurc la invoca come un luogo di pace rispetto ai $all che vive. Nota, Meneceo, che il vero saggio ha p!cerc cli vivere, cos come non teme di non vivere ltitl, l,a vita per lui non un male, n un male il non VlVete, Il saggio si comporta come nel mangiare: come geglle i cibi migliori e non le porzionipi grandi, cos gl resllzza non perch vive a lungo ma perch trascorfe tlelle clolci giornate.
Alc'ttttl invitano il giovane a vivere bene e il vecchio a lllttt'h'e l)ene, ma questo di nuovo sciocco non solo per let e.kit'ctza che la vita sempre riserva - anche da vecchi
In secondo luogo, abltuati Meneceo a pensare che la morte non nulla per noi, perch le sofferenze o i pia' ceri si acquisiscono con i sensi; la morte invece non
altro che l'incapacit di avere coscienza.
la consapevolezza
noi rende godibile la mortalit della vita, scacciando l'inganno del tempo infinito che provocato, invece,
dal desiderio d'immortalit. Non c' nulla di terribile nel vivere per chi sa che non c' nulla da temere nel non vi' vere pi. Perci, stupido chi sostiene di aver patra della morte, perch egli non teme la sofferenza al suo arivo, ma piuttosto 1o affligge la continua affesa di mo' rire. strano: quello che non ci turba, una volta presen' te, condann alo a pofratci alla pazzta se atteso in mo'
= luit lnche perch una bella vita ed una bella morte Ftttno parte della stesso stile di comportamento. Altri, gnrl,rir peggio, dicono che meglio non nascere per nlerttc, ()ppure, una volta venuti al mondo, passare al flltt l)resto la pota dellAde. Se sono cos convinti, perEl: allora non se ne vanno via da questo mondo? Se lo ntglkrno veramente, non glielo vieta nessuno. Se 1o dirulx r rrrs per dire, forse meglio che cambino discorso. H['ot'cliamoci poi, Meneceo, che il futuro s ci apparlletre, rna solo in parte. Solo cos possiamo aspeffarci t'lrr' rron si realizzi completamente tutto ci che vogllrtttto, ma anche sapere che dobbiamo svolgere la |tr rhlr'r [)arte. Cos pure teniamo presente che solo al75
do krazionale.
74
cuni desideri sono naturali e profondi, mentre molti altri invece sono inutili; e fua i natvrali solo alcuni so' no bisogni necessari. Alcuni di questi sono fonda' mentali per la felicit, altri invece per il benessere fi' sico, altri acoa per la stessa soprawivenza. Una co'
noscenza atterfia dei desideri guida ogni nostra scel' ta, come ogni nostro rifiuto, al fine di raggiungere ll benessere del corpo e Ia perfetta serenit della men' te. Questo il compito della vita felice e a questo noi indirizziamo ogni nostra azione per fuggire il dolore e l'angoscia. La serenit placa ogni bufera inferiore, perch il nostro organismo vitale non ha bisogno di nient'altro per il bene della persona. Dunque, il bisogno del piacere indica che soffriamo la sua mancan' za, mentre non soffriamo pi quando non ne abbia' mo pi bisogno.
1rlr. rlrr evitare. Gli uni e gli altri vanno giudicati in baqr. aller considerazione dei danni e dei benefici, cos
nrllte certe volte sperimentiamo che il bene si rivela 1r:-'t noi un male, invece il male un bene. lnultle, Meneceo, considero una gran cosa l,indipenrlerrza clai bisogni, non perch ci dobbiamo accontFltlitrc sempre di poco, ma perch possiamo essere srrelrlisfatti anche di questo poco se ci capita di non
avere rnolto. Sono convinto che I'abbondanza si gol
,:l:l:
i:.]i:
.i.
i;tli
?:. .i,1::
ilr.r'on pi dolcezza se ne siamo meno dipendenti. Itr frndo, non difficile trovare ci che veramente Hirve, ffentre le cose inutili si presentano sempre difflt'lll cla conquistare. E i sapori semplici danno lo ste'sso piacere dei pi raffinat| come pasteggiare con 'atrqr.rir e n pezzo di pane d un grande piacere a
f
In questo senso, credo che il piacere sia principio e fine della vita felice, perch lo considero il bene fondamentale e naturalmente congenito per l'essere vivente. Sulla sua base valutiamo quello che volere o rifiutare e lui la gtida per valutare ci che buono,
Proprio per questo, sarebbe errato credere che giusto volere qualsiasi piacere. Talvolta conviene tralasciarne alcuni, da cui pu venirci pi male che bene,
e invece considerare che alcune sofferenze sono pre' feribili ai placeri stessi, se possiamo provare un pia'
S*per vivere di poco, dunque, non solo porta la salule e irsciuga la bramosia verso i bisogni dellavlta, ma dnclrc, quando di tanto in tanto capita di condurre rrrrrr vita agiata, cifa apprezzare meglio questa condi-
cere pi grande dopo avede sopportate a lungo, Ogni piacere dunque bene per sua intima natura' ma non conviene averli tutti. Allo stesso tempo, il dolore sempre male, ma non tutti i dolori sono sem76
ntnt' credono coloro che non conoscono le nostre lrlr.c, lc osteggiano in modo fazioso o le interpretano tnalt'. ll piacere che intendo aiuta a non soffrire con il 11 rrlx) e ad essere sereni con la mente.
r
rlnnnc., i buoni pesci e tutto quanto pu offrire una t'lrtir tirvola non portano la dolcezza della vita felice.
[-Fi
Questo 1o porta il lucido esame delle cause di ognl scelta o rifiuto, al fine di respingere i falsi condizicl'
namenti che provocano un rovello profondo' In realt, Meneceo, il principio e bene supremo nella condotta Ia saggezza, che appunto guida la stessa filosofia, madre di tutte le altre virt. Essa ci insegna a comprendere che non c' vita felice senza che sia saggia, bella e giusta, nvita saggia, bella e giusta che sia priva di felicit, perch le virt sono connatu'
rafe alla felicit e da questa inseparabili' Considera, Meneceo, che vi rispetto e ammirazione per chi ha un'opinione corretta e rispettosa degli dei, per chi non ha paura deIIa morte e ha chiata coscien' za del senso della natura, per chi ritiene che beni uti' li si procurano facilmente; infine per chi ritiene che I
caso arrechi ;tgll rrornini alcun bene o male determinante per la r'ltr fblice, ma sa che la fortuna pu alviare grandi lir.rrl o grandi mali. Per meglio essere senza fortullir lllil sarggi, piuttosto che fortunati e stolti; nella vita rqtrolirliana, poi, preferisco che un bel progetto non l,rtrlit in porto, piuttosto che abbia successo un proH|ll( ) (lissennato.
fllt t'ircc<rmando, Meneceo: rifletti, quando ti capita, rll giorno oppure di notte, su quello che ti ho detto e qtt rthlc cose simili. Fallo da solo o con chi ti vicino e eirllri sempre libero dall'angoscia.
Vlvr';ri crrme un dio fra gli
nu rt'ltrlc.
mali che affliggono profondamente la persona, lo fanno per poco, altrimenti se l'affliggono a lungo vuol dire che si possono sopportare. Questo genere d'uomo sa anche che stupido credere che il fato sia padrone di tutto, come pensano alcuni; le cose acca' dono o per necessit, o per volont della fortuna o per volont nostra. Se la necessit irresponsabile e la fortuna instabile, invece la nostra volont libera:
per questo pu meritarsi lode o biasimo.
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Al posto di essere resi schiavi del destino dei materialisti, era meglio allora credere ai racconti degli dei, che almeno offrono la speranza di placare le divinit con le preghiere, invece di quest'atroce, inflessibile
Necessit. A1 contrario, la fortuna per
il saggio non
la divinit
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