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TURRES

Torri, masserie e casali storici di Molfetta.


Realizzato nel febbr aio 2012 da Giovanni Porcelli nell ambito dell esame di Edilizia Rur ale cur ato dai professori dal SASSO e Ruggiero, per il corso di laurea di Beni Enogastronomici, interfacolt Lettere - Agr aria dell Universit degli Studi di Bari Aldo Moro Gr afica e Impaginazione: Giovanni Porcelli, con ausilio di Adobe InDesign Cs3 for Mac Fotogr afie attuali: Giovanni Porcelli, con ausilio di Nikon p7000, Adobe Photoshop Cs4 for Mac Fotogr afie storiche: Torri e Masserie Fortificate di Molfetta - C. Pappagallo, 1987 Le torri di Molfetta - M. Iannone, 1986

Indice
Introduzione 6

Le torri di Levante
Torre del Gallo Torre Villotta Torre Cascione Torre Mino Torre Falcone Torre dell Alfiere Torre Sgamirr a Torre Cappavecchia
Le altre

Le torri di Ponente
11 15 19 23 27 31 35 39 43 Torre Calderina Torre della Cer a Torre Claps Il Casale Chiuse della Torre Torre Pezzasapone Torre S. Giacomo Casale Navarino
Le altre

47 51 55 59 63 67 71 75 81 82 84 86 86

Crimini nei casali Consider azioni finali Bibliogr afia e sitogr afia Ringr aziamenti

Introduzione
La storia di Molfetta parte dal Neolitico, quando il Pulo, dolina carsica situata ad un paio di chilometri dall attuale centro abitato, fu soggetto all insediamento umano, come testimoniano le tr acce di capanne e necropoli rintr acciate nei pressi del Fondo Azzollini. Le origini della civilt

molfettese, invece, coincidono con quelle della civilt mediterr anea. Nel IV secolo i Greci stabilirono le loro abitazioni anche sull isola di Sant Andrea, un lembo di terr a (in corrispondenza territorio dell attuale Duomo Vecchio) diviso dal continentale da un breve tr atto di mare, mentre, dur ante il periodo di dominazione romana, la citt (che dur ante l epoca

Romana assunse il toponimo Respa) visse il suo periodo pi florido. In quell epoca, gli insediamenti urbani si estesero anche sulla terr aferma gr azie alla costruzione di ponti levatoi che collegarono l isola al territorio circostante e la notevole influenza romana sulla citt fu ulteriormente testimoniata dall assunzione di uno stemma molto simile a quello dell attua-

le

capitale

italiana:

scu-

signori che si alternarono al comando della citt, a far edificare torri di av vistamento che potessero comunicare tr a loro al fine di prepar are la popolazione alla lotta, o pi verosimilmente alla fuga. Tr a il IX e il XVII secolo sorsero pi di trenta strutture difensive (gener almente a base quadr ata, alte tr a i dieci e i venti metri e con sistemi difensivi come caditoie, feri-

toie e garitte) che permisero agli abitanti di Molfetta di tamponare le offensive sar acene provenienti dalle coste. Alcune di queste torri ebbero una notevole importanza str ategica, altre r appresentarono un simbolo di nobilt e potenza ma in ogni caso, nel nostro tempo, ciascuna di queste una viva testimone di una storia che non deve essere dimenticata.

do rosso attr aversato da banda bianca tr asversale e sormontato da una corona a cinque punte. L ironica coincidenza volle che Molfetta condividesse con l impero anche le nefaste sorti: a cavallo tr a il primo e il secondo millennio, infatti, fu soggetta a devastanti invasioni barbariche (sar acene nel caso della localit barese) che portarono i

Torre del Gallo Torre Villotta Torre Cascione Torre Mino Torre Falcone Torre dell Alfiere Torre Sgamirra Torre Cappavecchia

Le altre:
Torre Cicaloria Torre Barone Torre Villafranca Torre don Marcello Torre Moscata Torre San Francesco Torre Peppe Russo Torre Palummo Torre Molinara Torre del Tuono Torre Gavetone

Le torri di Levante
Cominciamo subito con una precisazione: nel gergo locale il termine torre sta ad indicare, non solo i fabbricati rur ali sviluppati in altezza per scopi difensivi o di avvistamento ma, anche tutti quei complessi edilizi rur ali che nel passato er ano adibiti a residenza o ad attivit agricola. Dando un primo sguardo alla loro localizzazione sulla mappa (area compresa tr a Molfetta, Bisceglie, Terlizzi, Ruvo di Puglia, Bitonto e Giovinazzo) si nota immediatamente che la str ada provinciale Molfetta Terlizzi spacca a met il territorio, portandoci a classificarle in: Torri di Levante e Torri di Ponente. Morfologia e funzionalit delle torri molfettesi sono certamente dettate da fattori socio-economici: la Terr a di Bari, in epoca medievale, er a car atterizzata da uno sfruttamento intensivo

del territorio, nel senso che, numerosi ma ridotti appezzamenti corrispondevano ad altrettanti proprietari che gestivano i terreni cur ando vigneti, oliveti, mandorleti. Per questo motivo facile pensare che gli edifici dell area orientale dovessero essere adibiti a mere funzioni di av vistamento, difesa e residenza occasionale.

Proprieta: famiglia Altamura Ubicazione: Lama Martina Coordinate GPS: 41.1772 , 16.5927 Destinazione attuale: rurale Stato di conservazione: buono Altezza: approx. 15m Difese: caditoia / saettiera

Architetture
Costruita probabilmente nel quattordicesimo secolo, presenta due piani con volte a botte. Nel piano terra si riscontrano un pozzo ed una botola sul soffitto per accedere al piano superiore mediante una scala mobile; nel primo piano sono pre-

senti resti di un camino e due finestre collocate su pareti opposte. L unico sistema di difesa rintracciabile una caditoia posta in corrispondenza della porta d ingresso. Quest ultima, come da usanza nella progettazione delle torri di difesa e di avvistamento, era rialzata di circa 1 metro da terra per rendere vano l attacco

degli arieti e difficoltoso l accesso a chi non fosse in possesso della scala retrattile. Gli attuali proprietari hanno fatto costruire una scala esterna in muratura che agevola l accesso alla torre.

Storia
In un catasto del sedicesimo di secolo descritta come un immobile anonimo difficile collocazione documento nell ambito rurale. Successivamente, un ufficiale del 1561 riferisce

che la torre di propriet di tale Rocco de la Sparatella. Nel 1741 risulta appartenere a Giuseppangelo della Candida e verso la fine dello stesso secolo, al sacerdote molfettese Ciro Saverio Minervini. Nel 1813 intestata alla famiglia Panunzio mentre oggi in possesso degli

Altamura,

che

ne

hanno

realizzato i restauri, riportandola in buone condizioni. alcuni affermano che un gallo cantasse durante le incursioni notturne dei pirati dando tempo ai villici di approntare la difesa; la torre prende il nome proprio da questa leggenda.

Proprieta: famiglia de Luca Ubicazione: Contrada Torre Villotta Coordinate GPS: 41.1728 , 16.5834 Destinazione attuale: in abbandono Stato di conservazione: carente Altezza: approx. 15m Difese: feritoie

Architetture
Rappresenta mi uno dei priinsediamenti rurali

altezza approssimativa di 15 metri. Include tre vani progettati l uno sull altro cui si accede attraverso botole utilizzando scale retrattili. I muri esterni sono formati da conci calcarei squadrati e ben allineati e l accesso principale, una porta con architrave ad arco lunato, posizionata a ponente, sovrastata da una finestra. Un accesso secondario alla torre quello collocato

sul terrazzo dell attiguo frantoio.

FRANTOIO
Anche il frantoio costituito da tre vani, uno pi antico con feritoie a coda di rondine e tracce di camino e cisterna. Gli altri due sono di epoca pi recente e non presentano elementi di rilievo, se non delle nicchie ricavate nei muri del vano pi grande.

nell agro di Molfetta (XIXII sec). Complesso architettonico costituito da torre e frantoio, collegati da un semiarco in pietra.

TORRE
Caratterizzata da una pianta a base quadrata e da una

Storia
Un documento del 1130 testimonia che la torre, insieme ad altri tre casali, fu donata dall arcivescovo di Bari al vescovo di Giovinazzo. Dopo un salto di trecento anni, la ritroviamo in-

vece, in un catasto del 1417 sotto la propriet di Martucci Spennati. Nel 1542 passa nelle mani di Francesco Gadaleta e Giovanni Francesco de Nesta e nel 1695 di Marcello de Luca. Dopo un secolo esatto viene acquistata da Antonio Magrone,

mentre nei primi anni del XX secolo torna in possesso della famiglia de Luca, tuttora proprietaria dello stabile. Nella seconda met del 500, il frantoio annesso a Torre Villotta fu utilizzato dall Universit di Molfetta come deposito di artiglieria e munizioni.

Proprieta: famiglia Mezzina Ubicazione: Contrada Mino Coordinate GPS: 41.1547 , 16.6006 Destinazione attuale: deposito agricolo Stato di conservazione: carente Altezza: 10m Difese: caditoia / saettiera

Architetture
Torre a base rettangolare (11x6) caratterizzata da un altezza di 10m, 2 vani sovrapposti e un grande pino ombrellifero secolare che ne ricopre la sommit. La porta d ingresso originaria, posta a 3 metri dal suolo, oggi murata, men-

tre quella attuale si trova a mezzogiorno. Il pianterreno presenta l apertura di un pozzo, alcuni stipi e una scala in muratura addossata alla parete che porta al primo piano. Qui si trovano, invece, tre finestre (delle quali una attualmente murata) e una botola che consente l accesso al terrazzo, dove sono presenti i resti di

una caditoia e le tracce di gattoni senza saettiera che portano a pensare che la torre sia stata mozzata superiormente in un periodo successivo alla sua costruzione.

Storia
L attuale struttura turrita fu costruita nel 1766 (come l incisione presente sullarchitrave dell odierno in-

gresso

principale),

sosti-

ne in molfettese significa cassa, baule) o dal nome del casato dei primi proprietari, i Cascione di Bitonto. Oggi appartiene alla famiglia mezzina che la utilizza come deposito agricolo.

tuendo quella originaria dell undicesimo secolo, fatta abbattere perch pericolante. Il nome della torre deriva probabilmente dalla sua antica forma (Cascie-

Proprieta: famiglia Messina Ubicazione: Contrada Mino Coordinate GPS: 41.1485 , 16.6014 Destinazione attuale: in abbandono Stato di conservazione: carente Altezza: 25m Difese: caditoia / saettiera

Architetture
Sorta nell undicesimo secolo come torre isolata, nel corso dei secoli stata progressivamente circondata da svariate strutture quali:

stalle, chiesetta e giardino. Presenta una base quadrata (6x6), un altezza di 25m e quattro vani sovrapposti, tutti collegati da scale interne in muratura e tutti caratterizzati da un diverso tipo di volta (piano terra:

piana; primo: a botte; secondo: a travi di legno; terzo: a crociera). Solo al secondo piano si possono notare elementi di rilievo come un camino, degli stipi e delle mensolette per le lucerne. Il terrazzo presenta invece una garitta, delle colombaie e un campaniletto a vela.

Storia
Torre Mino rappresent nel XV secolo la struttura pi importante di un avamposto formato con le torri Sgamirra, Cascione, Villotta, Falcone, Gallo, Cicaloria e Cappavecchia, grazie alla sua particolare posizione che la vedeva sorgere a 150 metri sul livello del mare. Se si

scruta la mappa delle torri nella zona triangolare delimitata dai centri urbani di Molfetta, Terlizzi e Bitonto, infatti, si pu notare come queste siano state costruite strategicamente a formare una S, molto probabilmente per facilitare la difesa dalle incursioni avvenute nel corso dei secoli, sia dalla costa e che dall entroterra. La torre fu posseduta per

pi di due secoli dai Gesuiti, prima di passare nel demanio statale nel 1821. Dalla met del diciannovesimo secolo fu di propriet dei Carabellese che ne fecero erigere la chiesetta attigua sormontandola dello stemma gentilizio, una barca sul mare in tempesta con il motto fluctuat nec mergitur (naviga e non affonda), lo stesso della citt di Parigi.

Proprieta: famiglia Minervini Ubicazione: Contrada Santa Lucia Coordinate GPS: 41.1668 , 16.5811 Destinazione attuale: rurale Stato di conservazione: buono Altezza: 18m Difese: caditoia / saettiera

Architetture
I muri esterni della torre sono edificati con conci di calcare squadrati e ben lavorati, maggiormente in corrispondenza degli angoli; la sommit cinta da un

muretto leggermente sporgente sorretto da gattoni, mentre l accesso principale collocato a nord, sovrastato da una caditoia. La struttura interna suddivisa in due vani sovrapposti: il pianterreno presenta un

piccolo pozzo e un camino, il primo piano due ampie finestre opposte e una scala in muratura per accedere al terrazzo. La torre circondata da un giardino, cinta da alte mura, sul quale accesso principale, incisa la data 1798.

Storia
Il nome della torre deriva dalla famiglia che la fece erigere nel quattordicesimo secolo: i de Falcone di

Bisceglie. Nel 700 entr a far parte del patrimonio sacro dell arciprete Giuseppe Maria Giovene, in questa vi pass numerose giornate scrivendo le opere che gli procurarono fama. Gli ere-

di del Giovene fecero costruire nel 1798 la cappella (come indicato nell incisione sull accesso principale) Dal 1921 ad oggi, risulta di propriet della famiglia Minervini.

Proprieta: sconosciuta Ubicazione: Contrada San Domenico Coordinate GPS: 41.1375 , 16.5932 Destinazione attuale: in abbandono Stato di conservazione: fatiscente Altezza: 10m Difese: mancanti

Architetture
La masseria dell alfiere, chiamata carat-

vani, oggi semi-crollati) e da un palmento, costruito a poche decine di metri dalla prima. La masseria presenta tre livelli: i sotterranei, adibiti a ricovero per le greggi, il pianterreno utilizzato come appoggio per l attivit vinicola e il primo piano, oggi totalmente crollato,

probabilmente sfruttato per i saltuari pernottamenti dei proprietari. Il palmento, a differenza della masseria versa attualmente in discrete condizioni; costituito da quattro massicci pilastri calcarei su quali si sviluppa una volta a crociera. L interno collegato direttamente all esterno grazie ad archi a tutto sesto.

impropriamente elementi

torre per la mancanza di difensivi teristici e di funzioni di avvistamento, rappresenta un complesso di edilizia rurale caratterizzato da una struttura principale (a tre

Storia
Costruita probabilmente

Domenico Nisio, fu nominato alfiere dal Re di Napoli, Carlo di Borbone, dopo la vittoriosa battaglia di Bitonto contro gli austriaci, avvenuta il 25 Maggio 1734. Con molta probabilit, la

masseria rappresentava una residenza estiva della famiglia proprietaria, in appoggio alla fiorente attivit vinicola svolta nel palmento a pochi passi dalledificio principale.

nel diciassettesimo secolo, il suo nome deriva dal fatto che uno dei proprietari,

Proprieta: famiglia Centrone Ubicazione: Contrada Sgamirra Coordinate GPS: 41.1577 , 16.5879 Destinazione attuale: in abbandono Stato di conservazione: fatiscente Altezza: approx. 10m Difese: non individuabili

Architetture
Ad oggi, della torre restano in piedi solo i muri di mezzogiorno e i resti di quelli di levante e ponente, mentre, con molta probabilit l in-

gresso principale si trovava a nord. I muri sono costituiti, come di consueto nelle costruzioni rurali molfettesi dell epoca medievale e tardo-medievale, da conci

calcarei. L interno completamente crollato ma si riescono ad intuire al primo piano una volta a botte, un camino e due finestre. Non possibile stabilire se fossero presenti elementi di difesa.

Storia
La torre risulta abbandandonata dal seicento, crollata in seguito al forte terremoto che colp Molfetta

e dintorni nel 1560. Altri attribuiscono il crollo ad un azione di guerra combattuta tra gli Angioini e gli ungheresi nel quattordicesimo secolo. Quest ultima,

in ogni caso sembra

un

ipotesi improbabile. Il nome della torre deriva dal termine dialettale Sghemmdt, che significa, appunto, pericolante. Oggi appartiene alla famiglia Centrone.

Proprieta: famiglia de Nicolo Ubicazione: Piscina di Sonz Coordinate GPS: 41.1604 , 16.5761 Destinazione attuale: residenza estiva Stato di conservazione: buono Altezza: 18m Difese: caditoia / saettiera

Architetture
Costruita nel quindicesi-

al giardino, in quello superiore, al quale si accede da una botola, quattro finestre (una su ogni lato) circondate internamente da sedili posti a varie altezze. Grazie ad una seconda botola si giunge al terrazzo in cui si possono notare la

caditoia, posta al solito in corrispondenza dell accesso principale (a ponente) ed una colombaia, sulla quale incisa la data 1416. Nel 1976 stata ristrutturata dalla famiglia de Nicolo, attuale proprietaria, e si presenta in ottime condizioni.

mo secolo su due livelli: in quello inferiore sono presenti un camino, un pozzo ed una porta secondaria che permette di accedere

Storia
Dal momento in cui fu fatta erigere ha cambiato diversi proprietari: il primo uffi-

cialmente documentato, nel 1542, fu tale Nicola Antonio Volpicella, che possedeva anche lattiguo uliveto. Nel 1611 pass nelle mani della famiglia Filioli che ne

detenne il possesso fino al 1829, quando la vendettero a Giuseppe Poli. Dagli anni settanta ad oggi di propriet della famiglia de Nicolo.

Da destr a, in senso or ario:

Torre Gavetone, masseria villafr anca, torre barone, torre molinar a

Torre Calderina Torre della Cera Torre Claps Il Casale Chuse della Torre Torre Pezzasapone Torre S. Giacomo Casale Navarino

Le altre:
Torre Grillo Masseria Capo di Cane Torre Savorelli Masseria le Coppe Torre Zappino Torre del Capitano Torre del Pettine Torre Pappagallo Torre Altamura Torre Mangano Torre Minervini

Le torri di Ponente
Le torri dell area occidentale, a differenza delle omologhe orientali, subivano l influenza economica della Capitanata, vale a dire che i territori circostanti venivano sfruttati in manier a estensiva: pochi gr andi proprietari possedevano terre di una certa vastit che er ano indirizzate verso attivit cerealicole e armentizie. Si pu quindi dedurre che gli edifici costruiti in queste zone avessero una destinazione e conformazione tali da gar antire la presenza, nelle immediate vicinanze, di tutti i fabbricati utili alla costituzione della filier a produttiva (molini, fr antoi, palmenti, forni, ecc.), permettendo alle famiglie o gli ordini monastici che vi risiedevano stabilmente, uno sfruttamento quotidiano degli appezzamenti.

Proprieta: Demanio marittimo Ubicazione: Contr ada Le Difese Coordinate GPS: 41.2269 , 16.5526 Destinazione attuale: in abbandono Stato di conservazione: carente Altezza: 15m Difese: caditoie / saettiere

Architetture
La torre, che si erige su un piccolo promontorio sul mare, ha forma tronco-pir amidale su base quadr ata e tre caditoie per ogni lato

poste sul par apetto sporgente, sul quale, tr a l altro, furono costruite alcune stanze in epoca posteriore alla data di costruzione (1569). Una scala in mur atur a conduce al fabbricato, dove l unico vano presente

in origine illuminato da due ampie finestre opposte (una a levante e una a ponente) e include una cisterna scavata nel pavimento. Gr azie all ausilio di scale di legno retr attili, si accedeva al terr azzo.

Storia
Torre Calderina fu una delle 379 torri fatte costruire sulle coste del Regno di Napoli per fronteggiare le incursioni saracene tra il XV e XVI secolo. In quel periodo, la custodia delle torri spettava a caporali

spagnoli coadiuvati da militari a cavallo, noti come cavallari. Dall anno della sua costruzione, fino agli

anni settanta del XX secolo, come in parte testimoniano i documenti ufficiali particolarmente dettagliati del Regno e dell Universit di Molfetta, fece parte del demanio, poi fu concessa in locazione a privati e oggi versa in condizioni di forte degrado, anche a causa di fenomeni di erosione.

Proprieta: famiglia Cal Ubicazione: sulla Statale 16 Adriatica Coordinate GPS: 41.2229 , 16.5494 Destinazione attuale: rur ale Stato di conservazione: buono Altezza: non rilevata Difese: nessuna

Architetture
Come molti altri fabbricati rur ali del territorio molfettese, da sempre definita erroneamente torre.

Si tr atta in realt di una masseria, di cui oggi rimangono soltanto due dei quattro (o forse cinque) vani originari. Il vano a sinistr a con molta probabilit er a adibito a chiesetta, come testimoniano ledicola esterna e il dipinto della Piet; il secondo vano

immette in un cortile che, in epoca di costruzione, divideva le due parti del complesso edilizio. Sulla str ada statale 16 adriatica su cui si affaccia, si nota il gr ande portone d ingresso (oggi mur ato dopo il restauro) sul cui arco er a incisa la data di costruzione: 1778.

Storia
Il nome deriva dall appellativo del primo proprietario, il nobile Pietro Gadaleta, detto della cer a. Questi, che oltre il fabbricato possedeva le 85 vigne circostanti, fece costruire

nel 1770 accanto all originario palmento, alcune camere pi il cortile, il pozzo e una cappella. Sulla parete esterna di quest ultima venne fatta apporre una lapide che dichiar ava che, essendo una cappella unicamente rur ale, il proprietario non poteva godere di asilo, n di

immunit locali. Nel catasto del 1809-1813 risultava in possesso dei Ruggiero di Bisceglie, i quali nel 1847 la vendettero a Giacinto Poli con le annesse 57 vigne. Il Poli, subito dopo l acquisto, fr azion la propriet e vendette i terreni risultanti a diversi proprietari.

Proprieta: Grossano Edilizia Snc Ubicazione: zona Asi di Molfetta Coordinate GPS: 41.2077 , 16.5441 Destinazione attuale: in abbandono Stato di conservazione: fatiscente Altezza: approx. 12m Difese: non individuabili

Architetture
Le alte mur a di cinta, i muri esterni della gr angia e labside della chiesetta il complesso Claps. La dedicata a San Martino, definiscono edilizio Torre

mette in un vasto cortile: a sinistr a si notano i resti della chiesetta che presenta un unica navata lungo l asse est-ovest, a destr a quelli della gr angia benedettina, car atterizzati da due vani coperti con volte a botte e altri due, oggi

scoperti. Da uno dei vani parte una scala in mur atur a che conduce all unica stanza superiore, anchessa priva di soffitto. Il catino dell abside presenta tr acce di un affresco, mentre i muri esterni sono innalzati con conci di pietr a ben lavor ati.

porticina d ingresso im-

Storia
Il complesso Torre Claps fu costruito nei primi anni del secondo millennio e per circa sei secoli appartenne ai monaci subordinati all abbazia di Cava

dei Tirreni, uno dei principali centri di diffusione del monachesimo benedettino. Gr azie anche ai vasti terreni che circondavano i fabbricati, i monaci molfettesi recepivano i sufficienti sostentamenti alimentari e finanziari. Dopo plurisecolari dispute clericali per

l eredit della torre, ad inizio seicento fu venduta alla famiglia lucana Claps, che ne detenne il possesso per poco pi di un secolo; nel catasto mur attiano, infatti, risulta di propriet dei Porta. Oggi annessa ai capannoni industriali dei fr atelli Grossano.

Proprieta: Consorzio ASI Ubicazione: zona Asi di Molfetta Coordinate GPS: 41.2071 , 16.5453 Destinazione attuale: in abbandono Stato di conservazione: carente Altezza: 8m Difese: garitte

Architetture
Collocato su una legger a altur a, il Casale costituito da un fabbricato a base rettangolare alto circa otto metri e un pronao con cinque archi in stile

neoclassico, circondati da alte mur a perimetr ali. La costruzione principale presenta cinque stanze, tutte illuminate da finestre. Gli unici elementi di rilievo, un camino e un pozzo, sono collocati nel vano centr ale e da questo, con l ausilio

di una scala, si pu r aggiungere il primo piano, car atterizzato da un unico vano coperto dalla tettoia. Le uniche difese rintr acciabili sono le garitte poste all esterno, mentre sull arco della porta d ingresso incisa la data 1719.

Storia
Il Casale viene citato ufficialmente per la prima volta in un documento del 1136, nel quale il Casale S. Primo (toponimo originario del complesso edilizio) viene donato da Roberto di

Basunvilla, conte di Conversano, all abbazia di Cava dei Tirreni, insieme a Torre Claps. Dopo pi di quattro secoli, precisamente nel 1556, lo ritroviamo in un catasto sotto il possesso della famiglia della Candi-

da, che nel 1590 lo vendette a tale Marzio Passari. I Passari, nel 1719, demolirono il vecchio fabbricato e ne fecero costruire l attuale, come testimonia la data impressa sull ingresso principale. Il Casale, oggi abbandonato, risulta di propriet del Consorzio ASI.

Proprieta: Consorzio ASI Ubicazione: zona Asi di Molfetta Coordinate GPS: 41.2046 , 16.5505 Destinazione attuale: in abbandono Stato di conservazione: fatiscente Altezza: approx. 18m difese: caditoie / saettiere

Architetture
Consiste in un fabbricato diroccato con due piani disposti ad angolo retto: a pianterreno sono presenti diversi locali, in uno dei quali si possono notare le

tr acce di un affresco che r affigur a i capostipiti della famiglia Filioli, proprietaria dello stabile nel XVI secolo. Nel piano superiore, oggi quasi totalmente crollato e al quale si accedeva da una scala esterna

sorretta da un semiarco e sormontata da due caditoie, si trovavano due vani coperti da volte a crocier a. Una botola sotto la scala, inoltre, permetteva laccesso ai sotterr anei, mentre un alto muro cingeva un piccolo agrumeto.

Storia
Una delle torri pi antiche dell agro molfettese, veniva originariamente denominata Turris Furcata per il fatto che nei suoi pressi venivano erette le forche per giustiziare i criminali della Terr a di Bari. Sorta nel IX secolo, fu soggetta al mor-

gincap o dono del mattino, una tr adizione che portava il nobile longobardo ad offrire alla propria moglie, il mattino dopo la prima notte di nozze, un quarto dei propri beni e in questo caso specifico, Tor-

re Forcata. L attuale toponimo cominci a diffondersi probabilmente nel 400 come testimoniano alcuni documenti dell epoca. Dal 1538 venne acquistata dalla famiglia Filioli che la mantennero in possesso per pi di due secoli. Oggi, insieme al Casale San Primo e Torre Pezzasapone, di propriet del Consorzio ASI.

Proprieta: Consorzio ASI Ubicazione: zona Asi di Molfetta Coordinate GPS: 41.2112 , 16.5533 Destinazione attuale: in abbandono Stato di conservazione: carente Altezza: 10m Difese: nessuna

Architetture
Torre di circa 10 metri costituita da due piani: il primo, al quale si accede da una porticina al livello del suolo, presenta un focola-

re e una scala a tre r ampe che consente l accesso al vano superiore; questo, che anticamente r appresentava il dormitorio, ha quattro finestre (una per lato) con

annessi sedili a muro, pi una loggetta. Esternamente al fabbricato possiamo notare una lapide con l immagine di san Fr ancesco, fatta apporre per la famiglia PoliRotondo, proprietaria della torre nel XIX Secolo.

Storia
Non sono presenti sufficienti documenti riguardanti l edificio per poterne ricostruire dettagliatamente

la storia; l unica informazione disponibile legata all origine del toponimo Pezzasapone: deriva dal lavoro di produzione di sa-

pone, con olive, cenere di malli di mandorle ed erbe profumate, svolto dal fr ate eremita che risiedeva nella torre. Per questo motivo lo stabile noto anche come Eremo Pezzasapone.

Proprieta: famiglia Germinario Ubicazione: San Giacomo Coordinate GPS: 41.2165 , 16.5712 Destinazione attuale: deposito agricolo Stato di conservazione: discreto Altezza: 8m Difese: nessuna

Architetture
Torre San Giacomo un edificio di circa otto metri costituito da un solo piano. Sulla facciata prin-

cipale si nota subito un gr ande arco che sottende l ingresso, mentre, sulle pareti later ali sono presenti due archi pi piccoli, di

cui uno mur ato e l altro sovr astante una porticina creata di recente. Alcuni suppongono che l originaria torre San Giacomo sia stata demolita in epoca non meglio identificabile.

Storia
Molto probabilmente l attuale torre ci che resta

dell antico ospedale benedettino fondato nel 1143, dedicato ai santi Giacomo e Filippo. Ad oggi, non si hanno informazioni sulle

famiglie che hanno posseduto la torre nel corso dei secoli; attualmente di uso privato, adibita, nello specifico, a deposito agricolo.

Proprieta: famiglia Germinario Ubicazione: Macchia Gadaleta Coordinate GPS: 41.1653 , 16.5112 Destinazione attuale: in abbandono Stato di conservazione: carente Altezza: approx. 15m Difese: garitte , feritoie

Architetture
Casale Navarino un complesso edilizio che include una palazzina, una cappella, un molino con annessi forno, colombaia e recinto per l ovile, un palmento e una stalla. La palazzina alta

circa 9 metri, basata su pianta rettangolare e su due piani, dei quali, quello inferiore rialzato dal suolo di circa un metro e mezzo e presenta una sola entrata che permette di accedere alla cucina. Questa include numerosi elementi di rilievo: un camino, una cisterna,

una botola (che rappresenta l ingresso dei sotterranei), una scala in muratura che consente di raggiungere il piano superiore e 3 porte, una delle quali porta alla cappella, priva dellaltare e sormontata da un campaniletto a vela. Il primo piano caratterizzato da

ben quattro vani: tre chiusi con volte a botte ed uno con volta a crociera. Dal locale di levante, grazie ad una seconda scala in muratura, si accede al terrazzo, che ospita due garitte pensili poste agli angoli Nord

e Sud e 8 feritoie a coda di rondine (due per ogni lato). Fuori dalla masseria, sulla sinistra si possono notare la stalla, coperta da volta a botte, la grande cisterna e uno jazzo cinto da un muro a secco. Di fronte alledifi-

cio principale, poi, si notano il palmento, costruito nel 1825, come testimonia la data incisa sull arco centrale e il molino. Quest ultimo presenta due torri a pianta quadrata che, sulla sommit, accolgono delle colombaie.

Storia
I terreni sui quali a fine XVI secolo sorse Casale Navarino, furono donati dal Conte di Conversano alla

chiesa di Santa Margherita nel 1220. Nel 1596, quindi, la propriet fu rilevata dalla famiglia Gadaleta, che gr azie all acquisto di altri

appezzamenti

circostanti,

diede vita alla cosiddetta Macchia Gadaleta, un vasto territorio all interno del quale fu fatto erigere il complesso, che rest in mano alla famiglia per pi

di duecento anni. Sin dai primi anni, la masseria r appresent un importante centro cerealicolo e armentizio della zona, tanto da essere frequentemente inserita nella cartogr afia del Regno di Napoli. Data la copiosa quantit di lavoro derivata dalle gi citate at-

tivit, il casale richiedeva numerosa manodoper a, esigenza che portava la struttur a ad essere abitata dodici mesi allanno. Dal 1779, inoltre, i Gadaleta cominciarono a cedere in fitto il molino, per la produzione di farine e per la cottur a del pane. Attualmente il ca-

sale appartiene alla famiglia Germinario ma versa in stato di abbandono.

Le Altre
Da destr a, in senso or ario:

Torre Zappino Torre del Tuono Torre del Pettine Torre Grillo Torre del Capitano

Crimini nei casali


I casali molfhettesi di San Primo e Navarino, furono scenario, nel XVIII secolo, di due macabri avvenimenti riportati dai documenti ufficiali dell epoca.

mattino seguente una piacente quattordicenne buss alla porta del casale e pass poco tempo da che il padrone di casa non se ne invaghisse. in quella stessa giornata il passari, assistito dal proprio subordinato, violent la giovane, la uccise e occult il suo cadavere in un pozzo poco distante dall abitazione. Passarono alcuni mesi finch un giorno non fu scoperto il cadavere: i due furono denunciati e processati, ma non giustiziati. L unica pena inflitta al proprietario del casale fu quella di riporre le sue propriet nelle mani delle due zie monache.

Assassinio a San Primo


Nel 1730 il casale apparteneva alla famiglia Passari. Il primogenito di questi, niccol Domenico, ordin un giorno al proprio massaro di ingaggiare qualcuno che si occupasse del lavoro nei campi. cos il

La piscina delle lacrime


In una notte di met settecento, Gregorio Gadaleta, monaco benedettino discendente della famiglia proprietaria di Casale Navarino, colse sul fatto tre briganti intenti a svaligiare la chiesetta annessa allo stabile. La sua prima reazione fu quella di mettere in guardia i tre uomini, avvisandoli del fatto che a Napoli c er a il Re e che non l avrebbero passata liscia. Questi di tutta risposta, ormai in fuga, gridarono: a Napoli ci sar il Re ma noi siamo i Re della campagna, viva la libert!. Il monaco riusc a r aggiungerli fino alle loro abitazioni, li

riconobbe e li denunci alle autorit locali, richiedendo che il mattino seguente fossero giustiziati proprio nel luogo in cui si er ano dichiar ati re. Vennero impiccati davanti a tutti i parenti che er ano accorsi al casale e questi restarono a pregare in lacrime ai bordi della piscina poco distante dalle forche. Da quel momento l area che circonda il casale fu denominata anche Piscina delle lacrime e sulla porta d ingresso fu apposta una lapide in onore di Carlo di Borbone, Re di Napoli, meritevole di aver fatto giustizia e di aver gar antito la sicurezza della popolazione rur ale.

Consider azioni finali


Con questo lavoro ho voluto rendere omaggio alle opere di Corr ado Pappagallo e Massimo Iannone, due tr a i principali studiosi e appassionati della storia delle torri molfettesi. Una veste gr afica pi forte

rispetto a quelle che la tipogr afia potesse consentire trent anni fa, ha permesso di dare risalto all identit di ciascuna delle sedici principali costruzioni rur ali storiche dellagro di Molfetta, riportando tutti i dati necessari a ricostruirne le vicende che le coinvolsero. La principale innovazione rispetto al passato r appresen-

tata dall inserimento delle coordinate GPS che, con l ausilio di nuovi strumenti tecnologici, consentono al lettore o al semplice curioso di individuare immediatamente la posizione esatta della torre sul territorio. Con queste precise segnalazioni, ho volutamente tr alasciato l idea di proporre itiner ari specifici, concedendo a chi vorr intr aprendere un viaggio alla scoperta di queste mer aviglie, il piacere e la libert di scegliere il modo migliore di

r aggiungerle; ogni str ada, infatti, porta a nuove scoperte emotive che talvolta riescono a scavare nei ricordi di tutti quelli che, come me, le percorrevano ignari da bambini. Sarebbe bello poter rivedere, in un futuro non troppo lontano, queste nobili costruzioni al centro della vita rur ale molfettese, a difesa della nostr a terr a, non pi dall ostilit sar acena, ma da quella altrettanto pericolosa dell oblio.

Bibliogr afia
Torri e masserie fortificate a Molfetta - C. Pappagallo, 1987 Le torri di Molfetta - M. Iannone, 1986

Sitogr afia
www.wikipedia.it gustipugliesi.freeforum.it

Ringr aziamenti
desidero ringr aziare:

Mio padre, per avermi accompagnato a fotogr afare le torri di levante; Mariella, per avermi accompagnato a fotogr afare le torri di Ponente; Mia madre, per il suo supporto mor ale; Gaetano Bufi (ufficio tecnico del Comune di Molfetta); la Biblioteca comunale Giovanni Panunzio di Molfetta.

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