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Sonata
Nel XVI secolo la musica strumentale nasceva soprattutto dalluso da parte dei musicisti dellepoca di trascrivere, per uno o pi strumenti, le composizioni vocali e per distinguere luna dallaltra veniva aggiunto a quella strumentale il termine da sonar oppure sonata. Nel XVII secolo, il termine sonata indicava una composizione divisa in pi tempi (sezioni contrastanti per andamento e scrittura, alle quali venivano indicate per iscritto precisazioni agogico-emotive, come Allegro o Adagio). A partire dal 1630 circa si inizi a ridurre il numero dei tempi, da circa una ventina si pass a quattro o a tre tempi, che diventarono progressivamente pi ampi. Tale tipo di composizione prendeva, a seconda delle parti (da non confondere con il numero degli esecutori, in quanto ogni parte poteva essere raddoppiata da pi strumentisti), il nome di sonata a solo (solitamente per violino pi il sostegno del basso continuo) oppure di sonata a tre (o in trio) (solitamente per due violini pi un fagotto o un clavicembalo o un organo). Inoltre, la sonata si distingueva in sonata da camera e in sonata da chiesa, ambedue divise i tre o quattro tempi in forma bipartita monotematica, solo che nella sonata da chiesa i vari tempi portavano il nome degli andamenti (di solito adagio, allegro, adagio, allegro), mentre in quella da camera portavano il nome delle danze (allemanda, corrente, sarabanda e giga) di origine profana. Una differenza sostanziale, per, sta nel tipo di scrittura prevalentemente usato: monodico-accompagnato nella sonata da camera, contrappuntistico-imitativo nella sonata da chiesa. Tra i primi compositori di sonate ricordiamo Biagio Marini, un violinista virtuoso: il suo stile caratterizzato da sezioni lente introduttive, da collegamenti tematici tra pi movimenti, dalla predilezione verso ornamentazioni e passaggi virtuosistici e dalluso di svariate tecniche violinistiche, tra cui le scordature (i violini venivano accordati diversamente dal normale), i glissando, i tremoli, i pizzicato e i colpi darco col legno sul ponticello, che venivano indicate esplicitamente sulla partitura.
La musica da ballo
Fino alla met circa del XVI secolo le musiche da ballo, sviluppatesi soprattutto in Italia e in Francia, servivano perlopi per accompagnare i balli di societ nelle corti oppure le azioni mimiche durante le feste o le rappresentazioni ed erano scritte, per la maggior parte, per liuto o per clavicembalo. Nel secondo Cinquecento, invece, la musica da ballo viene sottratta alla sua funzione di accompagnamento e affidata alla prassi musicale da camera e domestica. Le musiche da ballo hanno in comune la tendenza alla semplicit della scrittura, prevalentemente omofonica, con accordi che accentuano la regolarit ritmica e che spesso si susseguono per moto parallelo; prevale la simmetria dei periodi di quattro, otto, sedici battute, e ciascuna sezione nettamente articolata con cadenze; predomina in assoluto la melodia principale che spesso affidata alla voce superiore. Nacque il termine suite per designare laggruppamento di diverse variet di danze, tra le quali ricordiamo: la Pavana, in metro binario moderatamente lento con uno schema AABBCC; il Saltarello, in metro ternario di andamento veloce con uno schema a quattro frasi con ritornello; la Gagliarda, simile al Salterello composta da tre sezioni di otto o dodici o sedici battute luna; la Corrente, in vivace metro ternario con uno schema AABB; lAllemanda, in metro binario lento con uno schema composto di due (o tre o quattro) sezioni simmetriche ritornellate e con una scrittura imitativa; la Sarabanda, in metro ternario lento e veloce con uno schema composto di due sezioni ritornellate; la Giga e la Padovana, in vivaci metri composti e con schemi simili alla Sarabanda; il Passamezzo, in metro binario tagliato simile alla Pavana ma di andamento leggermente pi mosso.