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SOTTO I PIEDI
Custodi del Suolo
della Valle Varaita
UN MONDO SOTTO I PIEDI
INDICE
0 | Introduzione
BUON VIAGGIO I
GENESI E STRUTTURA DEL LIBRO IV
I FORMATORI V
1 | Il suolo vive
1.1 LA PELLE SOTTILE DEL PIANETA
Collocare il suolo nello spazio 13
1.2 UN BENE INSOSTITUIBILE
I servizi ecosistemici 15
1.3 ARCHITETTURE IN CONTINUA EVOLUZIONE
Tessitura e Struttura 18
1.4 LA STORIA INFINITA
Il processo di formazione del suolo 24
1.5 L’HUMUS: UN IDENTIKIT NECESSARIAMENTE APPROSSIMATIVO
La forma e le proprietà dell’Hummus 28
1.6 MINERALIZZAZIONE O UMIFICAZIONE: THIS IS THE PROBLEM!
Il processo di formazione e disgregazione dell’hummus 33
1.7 IL SUOLO È L’HABITAT DI UNA COMUNITÀ DINAMICA
Nuovi principi per la gestione dei suoli 41
1.8 LE STAR DEL SUOLO
Piante, lombrichi, Miriapodi e Collemboli, Attinomiceti, Batteri e funghi 46
I
IMG AGGIUNTIVA
GENESI E STRUTTURA
DEL LIBRO
Questo libro nasce in seno al progetto Custodi del Suolo della Val Va-
raita che si è svolto tra aprile 2021 e aprile 2022 e ha messo in rete
aziende agricole, hobbisti, associazioni e singoli cittadini interessati
ad approfondire le proprie conoscenze e a sviluppare un atteggiamen-
to di cura verso il suolo.
Il programma formativo è stato curato da Stefano Vegetabile e ha
visto il contributo di agronomi, studiosi, professionisti e docenti uni-
versitari.
IV
avviato, per alcuni, e rafforzato, per altri, un senso di comunità.
Lo abbiamo scritto un po’ per noi stessi, come diario collettivo, ma so-
prattutto per stimolare altri territori a creare nuove reti sociali intorno
a questo tema perché “ogni piccolo appezzamento di terreno e ogni
persona diventino parte di un mosaico virtuoso sempre più ampio”.
I FORMATORI
Le idee, le informazioni e i suggerimenti contenuti in questo libro de-
rivano dai contributi di molte persone: alcune hanno tenuto le lezioni
teorico-pratiche dedicate ai custodi, altre hanno gestito i workshop e
gli interventi che hanno animato le giornate pubbliche.
Le menzioniamo tutte, ringraziandole per le conoscenze che hanno
voluto condividere; un ringraziamento particolare va a Stefano Ve-
getabile, che ha curato la maggior parte del percorso formativo dei
custodi.
V
STEFANO VEGETABILE
Fondatore e insegnante della Scuola di Agricoltura Indigena,
nata a Narzole (CN) dallo sviluppo del progetto in agroecologia
dell’ecovillaggio La Casa Rotta e dell’organismo agricolo Nuove Rotte.
E’ insegnante di agricoltura biodinamica. Ha insegnato all’Università
di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.
BENEDETTA AIMONE
Medica, si occupa di salute con un approccio che unisce conoscenze
trasversali per agire sulle varie dimensioni umane.
FREDOLINO BALLATORE
Contadino allevatore e storico delle borgate.
FABIO BARONE
Amministratore delegato di Con.It.A.Lo
(Consorzio Italiano Allevamento Lombrichi).
IRENE BENVEGNA
Agronomo, ha lavorato come ricercatrice presso il CRAB (Centro di
Riferimento dell’Agricoltura Biologica), è membro di AIAB. Lavora
come tecnico ispettore per la certificazione biologica.
SIMONA BONELLI
Professore Associato presso il Dipartimento di Scienze della Vita
e Biologia dei Sistemi, dove si occupa di conservazione della
biodiversità e in particolare di biologia, ecologia e conservazione di
Lepidotteri diurni.
ELISA DE CARLI
Dottore agronomo, lavora per l’ong DEAFAL, dove si occupa in
particolare di assistenza tecnica in azienda e di formazione sui temi
dell’Agricoltura Organica e Rigenerativa.
CECCO DEMATTEIS
Maestro del legno e della pietra, allevatore e co-fondatore
dell’Associazione allevatori cavalli di Merens. Ha lasciato Torino ed è
venuto a vivere in Val Varaita negli anni ‘70, integrandosi grazie alla
sua operosità e alla passione per la montagna.
VI
DAVIDE FAZZI
Medico Veterinario Omeopata
LUCA FERRERO
Contadino, responsabile dell’Area Sementi dell’associazione
ASCI Piemonte. Ha alle spalle un grandissimo lavoro di recupero,
conoscenza e conservazione dei semi, nella loro biodiversità,
ricchezza, storia e tradizione.
FABRIZIO GARBARINO
Contadino e Presidente di ARI (Associazione Rurale Italiana),
associazione italiana rappresentativa di persone e gruppi impegnati
in favore di modelli di agricoltura contadina; è affiliata a livello
europeo al Coordinamento Europeo Via Campesina (ECVC) e a livello
mondiale a La Via Campesina (LVC).
ROBERTA GORRA
Ricercatrice e docente di Microbiologia ambientale e agraria,
presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari
dell’Università degli Studi di Torino.
BARBARA MARTINO
Architetto, co-fondatrice dello studio Amun con sede a Sampeyre
si occupa di recuperi architettonici in ambito montano, insegna
all’Ecole Nationale Supérieure d’Architecture de Grenoble.
GIACOMO OLIVERO
Professore di Biologia, Chimica e Scienze della Terra presso il Liceo
Classico e Scientifico “Pellico-Peano” di Cuneo. Coordinatore del
progetto «acque sorgive cuneesi» studio e analisi delle nostre acque.
MAURIZIO PERUZZI
Ricercatore e presidente dell’Associazione per la Cristallizzazione
Sensibile. Svolge lavoro di controllo di qualità sui prodotti
biodinamici per la Demeter Associazione Italiana per la Tutela della
qualità Biodinamica.
NICOLA SAVIO
Studioso di permacultura, esperto in strumenti di progettazione e
pianificazione, rivenditore di attrezzature manuali, progettate per
VII
l’orticoltura professionale. Gestisce Officina Walden una micro-
fattoria famigliare situata a Lessolo.
OMBRETTA ZAGLIO
Autrice, attrice, regista, è coofondatrice del Teatro del Rimbalzo
con il quale lavora nell’ambito delle produzioni teatrali per ragazzi e
giovani.
(Proverbio indiano)
VIII
Fotografia di:
Federico Tisa
IL SUOLO
VIVE
1. Fonte:
Qingbao Meng
Via Unsplash
LA PELLE SOTTILE 1.1
DEL PIANETA
COLLOCARE IL SUOL0 NELLO SPAZIO
Immagina.
Proprio così, per farti davvero un’idea di cosa sia il suolo hai biso-
gno di visualizzarlo.
Il guaio è che abbiamo poche fotografie, perché sottoterra le cose
importanti accadono su scale molto piccole e poi… è tutto buio!
Per questo, spesso dovrai far ricorso a tutta la tua capacità di
astrazione e di immaginazione.
1
’ la litosfera e contiene la crosta terrestre e la porzione solida del mantello.
E
2
Spesso definiamo “lunari” quei paesaggi di alta montagna: quest’espressione ci fa notare
quanto abbiamo dato al suolo un ruolo fondamentale nel determinare l’identità del nostro
Pianeta!
14 1. IL SUOLO VIVE
Il suolo può quindi essere descritto come un mondo in miniatura
a cui tutto il mondo in scala “normale” (ovvero il mondo di cui noi
umani facciamo solitamente esperienza) deve la propria esistenza.
3
Il resto è prodotto da alghe marine e cianobatteri. Il Terzo Rapporto dell’Ipcc (2001) riporta
studi che calcolano che sulla terraferma la produzione di ossigeno è di circa 8 gigatonnellate
l’anno, mentre in mare è di circa 6,1 gigatonnellate.
Anche fuori dal suolo una mela marcisce, ma le velocità con cui av-
vengono i processi di trasformazione dentro un suolo, soprattutto se
si tratta di un suolo sano, sono molto più elevate.
Questo è dovuto al fatto che il suolo ospita al suo interno un’enorme
biodiversità: sono infatti soprattutto i microrganismi, le piante, gli in-
setti e gli altri animali che, caratterizzati dai metabolismi più svaria-
ti, nutrendosi, digerendo, secernendo ed espellendo sostanze di varia
natura tengono in movimento i cicli degli elementi.
Ecco, quindi, che emerge ancora un’altra funzione dei suoli: essere
ricovero per un numero enorme di organismi viventi. Si stima che un
quarto delle specie e più del 90% degli organismi presenti sul nostro
Pianeta vivano nel suolo. Numeri così elevati sono dovuti soprattutto
all’abbondanza di microrganismi: il suolo è infatti l’habitat terrestre
che contiene la maggiore biodiversità microbica.
Mantenere sani i suoli significa quindi proteggere moltissimi esseri
viventi e un enorme patrimonio genetico, bagaglio di miliardi di anni
di evoluzione.
Ma non siamo ancora soddisfatti: a cos’altro serve il suolo?
Serve anche ad accumulare grandi quantità di carbonio. Nel suolo,
infatti, è contenuto molto più carbonio di quanto ne sia contenuto nei
tessuti di tutti i vegetali del pianeta e in tutta l’atmosfera 4 . Si tratta
di uno stock che si è accumulato in milioni anni e la sua gestione è
particolarmente importante e delicata in questo momento, nel pie-
no di una crisi climatica.
Una tale riserva è infatti un’arma a doppio taglio: azioni errate por-
tano i suoli a perdere sostanza organica, introducendo in atmosfera
anidride carbonica e metano, ovvero gas climalteranti.
Al contrario, suoli gestiti con l’obiettivo di aumentare il contenuto
4
Orgiazzi, A. et al. (2016), Global Soil Biodiversity Atlas. European Commission, Publications
Office of the European Union, Luxembourg, 176 pp.
16 1. IL SUOLO VIVE
di sostanza organica, non solo sono suoli più fertili, ma diventano
preziosi alleati capaci di mitigare l’effetto di altre emissioni.
5
Le particelle sabbiose hanno un diametro compreso tra 2 e 0,05 mm; il limo tra 0,05
e 0,002 mm; l’argilla è la frazione più fine, con particelle di diametro inferiore a 0,002 mm
18 1. IL SUOLO VIVE
Dei tre, i granelli di argilla sono i TESSITURA
più piccoli – bastano dieci batteri, o
anche meno, per abbracciarne uno La tessitura deriva dall’età
– mentre quelli di sabbia sono i più del suolo e dal tipo di
grandi – possono servire anche 1000 roccia madre, non è quindi
particelle di argilla per eguagliare una caratteristica che
il diametro di una particella di l’agricoltore può cambiare,
sabbia 5 . Nel suolo si trovano anche ma di cui deve tenere
particelle ancora più grandi, sono conto.
tutte le pietre e le pietroline che vedi
ad occhio nudo, e che superano i 2 Per conoscere la tessitura
mm; vengono chiamate scheletro e del tuo terreno puoi
per un batterio sono montagne poco richiedere delle analisi del
ospitali. suolo, oppure puoi cercare
In alcuni suoli la sabbia è più il tuo terreno sulla Carta
abbondante, in altri prevalgono le dei Suoli della Regione
argille, in altri ancora è il limo a Piemonte. E’ un servizio
farla da padrone: le casistiche sono gratuito disponibile on-
pressoché infinite e la distribuzione line in cui trovi mappe
delle particelle tra queste classi che forniscono molte
dimensionali - chiamata tessitura informazioni sui suoli
- conferisce al terreno precise della nostra Regione:
caratteristiche. tessitura, presenza di
Bene, questi sono i mattoni. Per tra- scheletro, Ph, contenuto
sformarli in un‘architettura occorre di sostanza organica.
distribuirli nello spazio, trovando il
modo di tenerli uniti per evitare che il ↙
tutto crolli miseramente. SCANSIONA
O CLICCA
Sottoterra, però, malta e cemento IL QR
non esistono: la tecnica utilizzata è
infatti molto diversa.
Nel suolo tutte le costruzioni stanno
in piedi grazie a sostanze organiche
gommose e grazie all’azione diretta In ogni caso la tessitura
dei molti abitanti, che legano i vari di un terreno può
frammenti con strutture filamentose, essere se non misurata,
oppure li inglobano dentro secrezio- almeno stimata anche in
ni gelatinose o li rivestono con i loro campagna; la precisione
stessi corpi. dipenderà dall’esperienza.
Immagine di Tardigrado
Fonte:
Frank Fox, CC BY-SA 3.0 DE,
via Wikimedia Commons
6
I pedologi sono i ricercatori che studiano il suolo.
7
II suoli della Valle Varaita, come la maggior parte dei suoli delle aree di pianura più prossime
ai corsi d’ acqua, sono proprio Entisuoli.
24 1. IL SUOLO VIVE
non rinnovabile8 . E come tale, va custodito.
In estrema sintesi, il suolo si forma accumulando e trasformando ma-
teriale che entra da due ingressi: da sotto la roccia madre fornisce i
minerali, da sopra l’atmosfera fornisce la CO2 che piante e microrga-
nismi trasformano in sostanze organiche e che in parte, dopo mille
vicissitudini, diventerà humus.
I primi a trasformare la nuda crosta rocciosa sono l’acqua e il sole:
le forti escursioni termiche tra il giorno e la notte e i cicli di congela-
mento e scongelamento dell’acqua creano forti tensioni e pressioni,
fessurando le rocce scoperte.
Una volta creati i primi spazi, l’acqua può iniziare a portare in soluzio-
ne i primi nutrienti, il vento a depositarne altri e, così, i primi pionieri
possono iniziare a insediarsi. In genere i primi ad arrivare sono micror-
ganismi e licheni, seguiti poi da piante, via via sempre più grandi.
Fonte:
Lichen in Mill Road Cemetery
by Keith Edkins, CC BY-SA 2.0
via Wikimedia Commons
8
Una perdita di suolo superiore a 1 t/ha/anno può essere considerata irreversibile in un arco
di tempo di 50-100 anni (ISPRA).
9
Suoli giovani sono ad esempio quelli che si trovano intorno ai letti dei fiumi e vicino a zone
vulcaniche.
26 1. IL SUOLO VIVE
popolato: è dunque quello in cui i ci-
cli chimici e biologici si svolgono con
maggiore intensità e velocità.
Al di sotto dell’orizzonte A troviamo
l’orizzonte B, chiamato Subsoil: è un
orizzonte in cui la componente mi-
nerale prevale nettamente su quella
organica e che le radici esplorano in
cerca di acqua e cibo. In questa zona
i frammenti minerali risultano alterati
soprattutto da ciò che percola dall’alto,
disciolto nell’acqua, come i sali mine-
rali e gli acidi organici. L’azione diretta
dei microrganismi è assai minore per-
ché questo orizzonte, in cui la presen-
za di ossigeno è scarsa, è meno abitato
e gli organismi adattati a queste con-
dizioni hanno metabolismi più lenti. Il
suo colore e il tipo di nutrienti dispo-
nibili sono molto variabili e dipendono
moltissimo dalla tipologia della roccia
sottostante.
Può accadere che nei suoli agrari, per lavorazioni condotte in modo
sbagliato i due orizzonti siano separati da un sottile strato compat-
to: la suola di lavorazione. È importante evitare che si formi perché
la suola rappresenta una sorta di tappo che impedisce alle radici di
approfondirsi e riduce la quantità di acqua piovana che il suolo può
stoccare. Inoltre, questo diaframma, riducendo le possibili interazioni
chimiche e fisiche tra i due orizzonti, rallenta il processo di approfon-
dimento del suolo. Essendo il più superficiale e il più reattivo, l’oriz-
zonte A risponde con più velocità alle scelte dell’agricoltore. È inoltre
il più facilmente osservabile e monitorabile nel suo evolversi.
Per questo quando si parla di custodia e rigenerazione dei suoli, si fa
implicitamente riferimento a tecniche di gestione orientate soprat-
tutto a conservare o migliorare l’orizzonte A, rendendolo sempre più
adatto ad ospitare un numero elevato di specie e di individui.
L’orizzonte B ne beneficerà di conseguenza.
Il fattore chiave di questo processo è l’incremento del contenuto di
28 1. IL SUOLO VIVE
CONTENUTO DI SOSTANZA
ORGANICA
Come puoi sapere se il tuo terreno ha un buon contenuto di humus?
Le analisi del suolo possono iniziare a darti qualche indicazione. In-
fatti, anche se non tutta la sostanza organica che rilevano è costitu-
ita da humus, in linea di massima più residui e organismi viventi si
trovano, maggiore è la probabilità che l’humus venga creato.
Tieni però presente che non tutti i suoli possono stabilizzare e dunque
accumulare le molecole umiche con la stessa facilità. Nei suoli sab-
biosi la velocità di “distruzione” dell’humus è più veloce. La presenza
di argille invece la rende più lenta, sia perché le molecole umiche
possono creare legami più forti con le numerose particelle di argilla
sia perché possono trovare riparo all’interno dei molti aggregati pre-
senti. Questo consente loro di essere meno facilmente aggredibili dai
microrganismi e dunque di avere “aspettative di vita più elevate”!
Per questo motivo i valori di allerta sono diversi: in un suolo sabbioso
è bene che il contenuto di sostanza organica non scenda mai sotto
l’1,5%, in uno a medio impasto occorre restare almeno sopra il 2%.
Al di sotto di questi valori il suolo non è più in grado di svolgere a pie-
no le sue funzioni (servizi ecosistemici) e quindi anche la sua fertilità
decresce.
PS: Per avere degli esiti attendibili, prima di prelevare il campione ri-
cordati di lasciar passare diversi mesi dall’ultima volta in cui ha ap-
portato letame o compost.
30 1. IL SUOLO VIVE
meno vulnerabili ai periodi in cui questo preziosissimo bene scarseg-
gia. Dal momento che la crisi climatica in corso prospetta scenari in
cui gli estremi climatici diventeranno sempre più frequenti, cercare di
rendere più resilienti i suoli alla siccità rappresenta una strategia di
adattamento particolarmente importante.
Queste “spugne” non trattengono solo le molecole di acqua, ma anche
i nutrienti, impedendo che scorrano via perché in eccesso rispetto ai
bisogni del momento o perché dilavati da forti piogge e irrigazioni. L’e-
strema variabilità delle terminazioni fa sì che vengano immagazzinati
gli elementi più disparati, anche quelli presenti nel suolo in quantità
esigue, come preziosi microelementi o dannosi metalli pesanti e altri
inquinanti.
Alcune sostanze vengono sequestrate, e quindi inattivate, per anni,
altre vengono rese disponibili all’occorrenza. Un aspetto molto inte-
ressante è infatti la capacità dell’humus di funzionare on demand,
accumulando nei momenti di eccesso e rilasciando nei momenti di
bisogno.
Nel corso dell’evoluzione, le radici delle piante e i microrganismi han-
no infatti acquisito la capacità di secernere specifiche sostanze che
provocano il rilascio da parte delle molecole di humus dei nutrienti di
cui hanno necessità. Insomma, hanno imparato che l’humus è un buon
negozio in cui andare a fare la spesa!
La presenza di molecole umiche risulta quindi fondamentale per un
equilibrato sviluppo delle colture, non solo perché aumenta la dispo-
nibilità di acqua, ma perché può fornire micro e macronutrienti nell’e-
satto momento in cui le esigenze fisiologiche lo richiedono. È stata
inoltre osservata la capacità di alcune molecole umiche di esercitare
anche una funzione ormonale sulle piante, stimolando direttamente la
crescita radicale e l’assorbimento dei nutrienti.
La presenza di humus è infine indispensabile per ottenere una buona
strutturazione del suolo, con tutti i vantaggi che abbiamo già visto. Da
un lato, infatti, le molecole umiche stabilizzano in modo duraturo gli
aggregati già esistenti dall’altro forniscono nutrimento ed energia a
funghi e batteri coinvolti nella formazione di quelli nuovi.
Sono stati studiati aggregati contenenti molecole umiche, che persi-
stevano da circa 1200 anni10 .
10
Pietro Violante (2013) Chimica e fertilità del suolo, Edagricole.
Ma se l’Humus è davvero
così stabile nel tempo
perché dobbiamo attivarci
per custodirlo?
Cosa lo minaccia?
Per capirlo occorre comprendere
i processi grazie a cui si forma
e quelli con cui si degrada.
32 1. IL SUOLO VIVE
MINERALIZZAZIONE 1.6
O UMIFICAZIONE?
QUESTO È IL PROBLEMA!
IL PROCESSO DI FORMAZIONE E DISGREGAZIONE DELL’HUMUS
34 1. IL SUOLO VIVE
La quantità di humus accumulata dipende quindi da quanto l’equilibrio
complessivo, al lordo di tutte le reazioni che avvengono in un suolo,
sia spostato verso la mineralizzazione e quanto verso l’umificazione.
Nei terreni agrari spesso abbiamo la necessità di aumentare il con-
tenuto di sostanza organica stabile. Per farlo è certo utile apportare
materiale già avviato all’umificazione, sotto forma di letame maturo
o compost, ma non basta! Occorre anche creare le condizioni perché
l’equilibrio complessivo si sposti verso i processi di umificazione: oc-
corre cioè fare qualcosa non solo per favorire la formazione di humus,
ma anche per disincentivare la sua ri-mineralizzazione. Diversamente,
nonostante gli apporti, lo stock aumenterà solo di poco.
E come si fa?
I fattori che spostano questo equilibrio sono molti e tendenzialmente
interconnessi tra loro: vanno dal clima, alla presenza di copertura ve-
getale, alle tecniche di lavorazione, alle caratteristiche delle comunità
microbiche.
E quindi, cosa posso fare concretamente?
Data la complessità (e la non completa conoscenza) dei processi bio-
logici coinvolti e dal momento che ogni terreno e ogni agricoltore han-
no le proprie caratteristiche, la ricetta non esiste. Ci sono però dei
concetti chiave e alcuni principi guida che possono essere tenuti come
riferimento.
Ecco i concetti chiave: a parità di condizioni climatiche, l’umificazione
avviene maggiormente in suoli molto popolati e ricchi di biodiversità,
mentre la mineralizzazione è accelerata dalle lavorazioni e dalle con-
cimazioni minerali.
Piante e microrganismi promuovono la produzione di humus in due
modi.
Innanzitutto, fornendo materia prima, ovvero rendendo disponibile
con ritmo stagionale (e quindi armonizzato alle altre condizioni am-
bientali) sostanza organica fresca, sia sotto forma di essudati radicali
e secrezioni microbiche che sotto forma di corpi morti da decomporre.
Quindi, in primo luogo, forniscono un input costante e diffuso al ciclo
della sostanza organica.
In secondo luogo, lavorano in prima persona alla complessazione delle
molecole.
Non possiamo tuttavia nascondere le responsabilità dei microrganismi
anche nel processo di degradazione dell’humus. Può infatti accadere
che, soprattutto i batteri, non si accontentino dei nutrienti minerali
36 1. IL SUOLO VIVE
“appesi” alle estremità delle molecole umiche e si spingano a man-
giarne anche la struttura. Il suolo ha però trovato un modo per frenare
l’appetito dei batteri: le molecole umiche infatti sono spesso ingloba-
te all’interno degli aggregati e quindi risultano inaccessibili. Grazie a
questa “messa in sicurezza”, in terreni non perturbati la degradazione
microbica dell’humus viene contenuta e si mantiene in equilibrio con
il suo ritmo di formazione.
Pare che in suoli sani questo bilanciamento sia garantito anche dalla
struttura delle comunità microbiche, al cui interno si crea un equili-
brio tra il numero dei microrganismi maggiormente attivi nei processi
di umificazione e quello dei microrganismi più coinvolti nella minera-
lizzazione. Come in tutte le società pare infatti che anche tra i micror-
ganismi ci sia infatti chi consuma più di quanto produce e chi produce
più di quanto consuma!
Nei terreni agricoli l’equilibrio risulta spesso spostato verso la minera-
lizzazione e così, con il tempo, il contenuto di sostanza organica sta-
bile diminuisce. La degradazione dell’humus in questi contesti è sti-
molata soprattutto dalle lavorazioni meccaniche, dalle fertilizzazioni
minerali e dall’interramento di colture da sovescio ancora fresche.
Ma osserviamo più nel dettaglio gli effetti di queste pratiche.
Le lavorazioni meccaniche innanzitutto rompono una quota di aggre-
gati, esponendo le molecole umiche contenute al loro interno agli
appetiti dei batteri. Inoltre, portano nel suolo grandi quantità di os-
sigeno, stimolando la proliferazione di alcune classi di batteri dal me-
tabolismo particolarmente veloce e particolarmente fameliche. La
loro proliferazione è stimolata anche dalle notevoli concentrazioni di
nutrienti facilmente disponibili, introdotti con i fertilizzanti minerali e
con l’interramento di colture da sovescio ancora fresche.
Alcuni microrganismi, quindi, vengono spinti a moltiplicarsi molto in
fretta, a danno di altri più lenti nella crescita. In questa situazione di
squilibrio, “i magazzini dell’humus” vengono assaltati, probabilmente
alla ricerca di quei nutrienti che non si trovano più altrove, e la co-
munità microbica risulta un po’ trasformata. Al suo interno sembrano
contrarsi soprattutto quelle specie meno voraci e normalmente più
coinvolte nei processi di umificazione, come i funghi.
38 1. IL SUOLO VIVE
Fonte:
NRCS Oregon,
CC BY-ND 2.0
HUMUS E TEMPO
L’humus si crea con molta lentezza.
Se vuoi fare in modo che si accumuli nel tuo suolo, non puoi affidarti
ad azioni a spot né puoi aspettarti di aver un riscontro immediata-
mente verificabile; ti conviene piuttosto organizzarti per inserire nel-
la tua routine delle azioni da ripetere negli anni o per ridurre in modo
sistematico altre azioni, che hai capito essere dannose.
Nei nostri climi può servire un anno per avere un compost maturo e
per far maturare o compostare del letame: solo rispettando questi
tempi potrai aumentare le chances che una parte della sostanza
organica che stai introducendo non rientri nel ciclo dei nutrienti, ma
prenda la via dell’umificazione e tra qualche anno si stabilizzi.
Il nutrimento per il suolo non è un concime che da subito i suoi ef-
fetti sulle piante, ma un investimento a lungo termine che richiede
pazienza per essere creato e cura per non essere vanificato. Occorre
quindi fare uno sforzo per entrare in una nuova dimensione tempo-
rale: non quella del ciclo annuale delle piante, ma in quello dei cicli
quantomeno decennali dei suoli.
40 1. IL SUOLO VIVE
IL SUOLO È L’HABITAT 1.7
DI UNA COMUNITÀ DINAMICA
UNA MANDRIA DI VACCHE A TESTA IN GIÙ
11
Lyle Wynd, Feed the soil, Science n.4 (1952).
12
Ehrenfried Pfeiffer, La fertilità della Terra, 1997, Editrice Antroposofica
13
Una giornata piemontese equivale a 3810 m2
42 1. IL SUOLO VIVE
tempo di comunità molto numerose e caratterizzate da un alto grado
di biodiversità.
44 1. IL SUOLO VIVE
LA SOLUZIONE NON È
NEL SINGOLO,
MA NELLA COLLETTIVITÀ,
ANCHE NEL SUOLO.
LE PIANTE
Le piante sono da sempre le
regine del tuo campo, sotto i
tuoi occhi e al centro dei tuoi
pensieri, ma quel che combi-
nano sottoterra forse non ti è
ancora del tutto chiaro.
Sei convinto che dal suolo
traggano nutrimento e che solo
da morte restituiscano ciò che
hanno preso. Invece le pian-
te durante tutto il corso della
loro vita portano nutrimento
al suolo. Lo fanno espellendo
dalle radici svariati tipi di mo-
lecole organiche in forma di
mucillagini e essudati radicali.
Le quantità che vengono se-
crete sono variabili, si tratta di
un flusso continuo che cresce
in condizioni di stress e che,
normalmente, si stima sia pari
al 20% del carbonio assimilato
dalla pianta attraverso la foto-
sintesi.
Le piante, quindi, investono
una parte importante della
propria energia non per cresce-
re o riprodursi, ma per produrre
molecole da lasciare nel suolo,
perché? Lo fanno per lubrifica-
re il suolo evitando che i giova-
ni peli radicali vengano abrasi
e al contempo per attirare fun-
ghi e batteri, dalla cui presenza
46 1. IL SUOLO VIVE
traggono svariati benefici. Grazie a queste secrezioni, intorno alle
radici si viene infatti a creare una sorta di paese dei balocchi, chia-
mato rizosfera, dove il cibo è abbondante e la vita dei microrganismi
si svolge più allegra e molto più animata che nel resto del suolo.
La loro presenza è fondamentale per la pianta esattamente come lo
è per noi quella del microbioma intestinale: funghi e batteri rendono
maggiormente assimilabili i nutrienti presenti nel suolo, rendono
più difficile l’accesso a microrganismi patogeni e modulano in parte
anche l’attività ormonale della pianta.
“Le radici sono il cervello delle piante che,
diramate in ogni direzione fino ad assottigliarsi
microscopicamente, creano nel sottosuolo
una complessità di connessioni da far invidia ai computer” (Fulvio)
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DEGRADAZIONE IL QR PER IL
DEI RESIDUI SITO
VEGETALI CHAOSOFDELIGHT.ORG
Colonie di Attinomiceti
Fonte:
Docwarhol, CC BY-SA 4.0
52 1. IL SUOLO VIVE
I BATTERI
I batteri sono tra gli organismi più piccoli e numerosi che troviamo
nel suolo. Hanno dimensioni di pochi millesimi di millimetro, vivono
qualche ora e, quando le condizioni sono propizie si moltiplicano a
ritmo serrato, creando colonie in cui si ammassano gli uni sugli altri.
Nei suoli troviamo milioni di specie batteriche e la stragrande mag-
gioranza non ha ancora una carta d’identità perché non può essere
isolata e studiata in laboratorio: la maggior parte dei batteri ha in-
fatti bisogno di far parte di comunità complesse per poter soprav-
vivere.
Per orientarsi in questa babele, i batteri vengono raggruppati in base
al loro metabolismo (ovvero in base a ciò di cui si nutrono e a cosa
producono) e alle condizioni in cui amano vivere.
Quelli che scelgono locations ricche di ossigeno, si chiamano aerobi
obbligati, quelli che invece l’ossigeno non vogliono vederlo neanche
in cartolina si chiamano anaerobi obbligati. Tra i due estremi tro-
viamo gli aerobi e gli anaerobi facoltativi, ovvero batteri che pre-
diligono una o l’altra location, ma tollerano anche situazioni meno
confortevoli.
I batteri aerobi sono i più attivi e prolifici perché in presenza di os-
sigeno è possibile accumulare e spendere più energia.
In linea di massima, nelle nostre zone, l’attività di tutti i microrgani-
smi (non solo dei batteri) è più elevata nei mesi primaverili e tardo
autunnali, quando la concentrazione di umidità è buona e le tempe-
rature più miti.
Hanno una grandissima versatilità nutrizionale essendo in grado di
utilizzare praticamente tutte le sostanze organiche e minerali di ori-
gine naturale. I batteri sono infatti coinvolti in tutti i cicli dei nutrien-
ti di cui si suddividono, in modo ordinato, le varie tappe: quello che
per un gruppo di batteri è infatti lo scarto della digestione, per altri
è cibo prelibato. Così, pasto dopo pasto, tutti gli elementi vengono
trasformati e mantenuti in circolo. Ovviamente tra tutte le sostanze
naturali presenti nel suolo, alcune sono degradate più lentamente
e tendono ad accumularsi (lignine, humus), ma nessuna sfugge alla
degradazione microbica.
I saprofiti si nutrono di materiale in decomposizione; i simbionti
sono alimentati dagli organismi -piante, funghi e insetti- con cui
vivono in buona armonia; i free-living preferiscono vivere per conto
proprio cibandosi di gas e ioni disciolti in acqua o trattenuti sulle su-
14
Si tratta del processo Haber-Bosh, oggi utilizzato per produrre ammoniaca e fertilizzanti
azotati di sintesi. Dal momento che le molecola di azoto presenti in atmosfera sono compo-
ste da due atomi tenuti saldamente assieme da un triplo legame, separarli richiede moltissi-
ma energia. Si tratta quindi di un processo industriale ad alto consumo energetico e, quindi,
ad elevato impatto emissivo.
I FUNGHI
Ultimi, ma non per importanza: ecco finalmente i funghi!
Quando li pensiamo in genere ci vengono in mente i porcini, i pra-
taioli o la velenosa Amanita muscaria . In realtà questi sono solo i
corpi fruttiferi, ovvero strutture ideate dal fungo per spargere nel
mondo le sue spore. Il vero e proprio corpo è in realtà un enorme
reticolo costituito da filamenti sottili che vive al di sotto, nel suolo.
I filamenti si chiamano ife e nel loro insieme costituiscono il micelio;
il loro diametro ha dimensioni simili a quelle dei batteri (alcuni mi-
cron), ma le ramificazioni sono così fitte che nel famoso cucchiaino
di suolo può arrivare ad esserci anche un chilometro di ife. La loro
massa complessiva è superiore a quella dei batteri al punto che in
un suolo sano i miceli possono arrivare a pesare anche 10 volte più
dell’insieme delle colonie batteriche. È quindi evidente la rilevanza
56 1. IL SUOLO VIVE
reticolo di ife del fungo Morchella
snyderi. Questo fungo vive soprattutto
in suoli forestali; il bozzolo al centro
dell’immagine è fatto da ife raggomitolate
a formare uno sclerozio, cioè una
struttura particolarmente resistente che Fonte:
consente al fungo di sopravvivere anche in Armenphelps204, CC BY 4.0
condizioni
UN MONDOdifficili.
SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA via
VALLE VARAITACommons
Wikimedia 57
che i funghi possono avere nel determinare le caratteristiche delle
comunità che popolano i nostri suoli e anche la struttura dei suoli
stessi. Le ife, infatti, imbrigliano le particelle minerali conferendo
stabilità meccanica alle architetture del suolo. Inoltre, alcuni funghi
secernono una sostanza gommosa chiamata glomalina che costitu-
isce un ottimo cementante per gli aggregati. Le ife sono inoltre una
sorta di rete metropolitana che percorre tutto il suolo riducendo le
distanze: a suo interno scorrono a velocità superiore nutrienti, mo-
lecole segnale e…anche batteri simbionti!
Esistono migliaia di specie di funghi e ognuna ha le sue preferenze di
habitat, ma la maggior parte predilige temperature tra i 20 e i 30°C,
buona presenza di ossigeno e un pH del suolo fra 5 e 7.
Per quanto riguarda il cibo, a differenza dei batteri, i funghi si nu-
trono solo di sostanze organiche e non possono digerire composti
inorganici. In compenso sono assai efficienti nel decomporre so-
stanze molto complesse e resistenti come la lignina, la chitina e la
cellulosa: sono quindi fondamentali nell’avvio dei processi di de-
composizione della lettiera.
58 1. IL SUOLO VIVE
UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 59
performante. Il micelio fungino, infatti, esplora un’area di gran
lunga maggiore rispetto a quella di competenza delle radici,
inoltre grazie alla secrezione di enzimi può rendere assimilabili
anche nutrienti presenti nel suolo in forme che la pianta non
potrebbe metabolizzare da sola, soprattutto azoto e fosforo.
Per questo motivo, la somministrazione di fertilizzanti a pronto
impiego disincentiva la formazione di micorrize: se la pianta ha
meno bisogno del fungo, avrà meno interesse a dedicare energia a
nutrirlo.
Le micorrize non sono esclusive: una pianta può infatti entrare in
simbiosi con più funghi e uno stesso fungo può micorrizzare più
piante. Quindi è possibile espandere il ragionamento sui vantaggi
reciproci, estendendolo a un gruppo più ampio di piante e funghi.
Nel 1997 Suzanne Simard, ecologa e studiosa di reti simbiotiche
forestali canadese, ha ipotizzato il Wood Wide Web, ovvero
l’esistenza di una rete di miceli che potenzialmente si espande in
tutto il pianeta collegando tra loro la maggior parte delle piante.
L’ipotesi è plausibile, ma impossibile da verificare. Ciò che di fatto
però è stato osservato e misurato, non solo in laboratorio ma
anche in loco, è il passaggio di nutrienti e di molecole segnale tra
diverse piante, proprio attraverso il micelio di funghi micorrizici.
Questa rete è utilizzata ad esempio nei boschi per trasportare
molecole organiche, prodotte dagli alberi più alti che hanno buoni
tassi di fotosintesi, alle giovani piante che non hanno accesso
a grandi quantità di luce. Allo stesso modo anche l’allerta per
l’attacco da parte di un insetto sembra poter correre a distanza
grazie a molecole segnale trasportate dalla rete micorrizica.
Queste scoperte hanno spazzato via l’idea di una sociologia delle
piante basata sulla mera competizione dei singoli per la luce e
i nutrienti, introducendo dinamiche di cura e di redistribuzione
delle ricchezze e delle informazioni. Anche tra gli abitanti del
suolo, il singolo individuo trae forza dalla salute complessiva delle
comunità cui appartiene.
60 1. IL SUOLO VIVE
IMG. AGGIUNTIVA
COME STA
IL SUOLO?
2. Fonte:
Hernàn Pinera, CC BY-SA 2.0
2. COME STA IL SUOLO?
Non particolarmente bene.
I suoli europei e italiani sono da tempo sottoposti a diverse minac-
ce, tra cui perdita di sostanza organica, cementificazione, com-
pattamento, contaminazione, erosione e dissesto idrogeologico.
La gravità della diagnosi è nota ai decisori politici che però non
sembrano aver la capacità di prendersi cura del paziente; l’opinio-
ne pubblica, da parte sua, è mediamente poco consapevole del-
la situazione. In questo breve capitolo proviamo a portare la tua
attenzione in particolare sul consumo di suolo e sulla perdita di
sostanza organica.
↙ CURIOSA NEL
PORTALE DEL CONSUMO
DI SUOLO, CURATO DAL
SISTEMA NAZIONALE
PER LA PROTEZIONE
DELL’AMBIENTE
1
Dati relativi al periodo 2009-2012. (EEA 2017), CONSUMO DI SUOLO STATO ATTUALE E PRO-
SPETTIVE (ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale)
2
Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici (Rapporto 2021) a cura Si-
stema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente .
3
EU Soil Strategy for 2030, Commissione Europea (novembre 2021)
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=CELEX%3A52021DC0699
4
EU Mission: A Soil Deal for Europe
https://ec.europa.eu/info/research-and-innovation/funding/funding-opportunities/fun-
ding-programmes-and-open-calls/horizon-europe/eu-missions-horizon-europe/soil-heal-
th-and-food_en
Si stima che circa il 60% dei suoli europei non sia in buona salu-
te: in particolare il 45% ha un basso o bassissimo contenuto di
sostanza organica, inferiore al 2% 6 ; questa situazione riguarda
soprattutto l’Europa meridionale, ma colpisce anche zone della
Francia, della Germania e del Regno Unito7 .
Il problema riguarda soprattutto i suoli coltivati.
In Italia esistono molte differenze regionali, ma in linea di massima
le pianure coltivate presentano tenori di sostanza organica inferio-
ri al 2% e, al sud e nelle isole maggiori, addirittura inferiori all’1% 8 .
5
Settembre 2021:
http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2021/09/green-deal-pnrr-transizione-ecologi-
ca-ma-il-consumo-di-suolo-continua-a-indebitarci
6
FAO and ITPS, 2015 Status of the World’s soil Resources_(SWSR) Main Report food and Agri-
culture Organization of the United Nations; Intergovernamental Tecnical Panel of Soil, Rome,
Italy
7
Strategia Tematica per la protezione del suolo della Commissione Europea_Comunicazione
della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato Economico e Sociale
Europeo e al Comitato delle Regioni:
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52006DC0231&from=EN
8
Progetto Soil4life, finanziato dalla Commissione Europea con il progetto LIFE
9
Box sostanza organica a pagina 29
10
Il suolo, la radice della vita (2008) APAT, Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i
Servizi Tecnici
11
Panos Panagos et al (2015). The new assessment of soil loss by water erosion in Europe.
Environmental Science and policy. 54: 438-447
↙ ECCO LA SINTESI
DEL REPORT “ANALISI
DEGLI SCENARI DI CLIMA
REGIONALE DEL PERIODO
2011- 2100” (2020) ARPA
PIEMONTE.
12
Climate Change 2022: Mitigazione dei cambiamenti climatici
https://ipccitalia.cmcc.it/climate-change-2022-mitigazione-dei-cambiamenti-climatici/
13
Dall’intervento del professor Claudio Cassardo (Dipartimento di Fisica, Università degli Stu-
di di Torino) al Consiglio Regionale Aperto, dedicato alla crisi climatica, svoltosi il 21/02/22.
Qui la presentazione integrale di supporto all’intervento: http://www.consiglioregionale.pie-
monte.it/web/files/cassardo_clima_unito.pdf
14
Sanderman, J., Hengl, T. & Fiske, G. J. (2017). Soil carbon debt of 12,000 years of human
land use. Proc. Natl Acad. Sci. 114: 9575–9580
3.
Ma quindi, all’atto pratico,
cosa posso fare per rigenerare
il suolo che coltivo?
In questa parte del libro ti proporremo alcune possibili strategie
ma, come sempre in agricoltura, una formula valida per tutti non
c’è!
Non hai tra le mani un manuale di agronomia, ma uno strumento
che vuole stimolarti a considerare l’ipotesi di introdurre nel tuo
flusso di lavoro alcuni accorgimenti. Te li presentiamo in modo
molto sintetico, potrai poi approfondirli autonomamente per capire
come adattarli al tuo contesto e alle tue possibilità.
Il primo passo da fare, però, è comprendere da quale pensiero de-
rivano.
L’OSSERVAZIONE 3.2
Per conoscere un suolo è utile usare diversi metodi di analisi e os-
servazione e poi integrare le informazioni che ne puoi ricavare.
Le comuni analisi chimico-fisiche forniscono informazioni interes-
santi sulla granulometria, sul pH, sui nutrienti, sul contenuto di so-
stanza organica e possono anche stimare quanto il tuo suolo tenda
alla mineralizzazione e quanto all’humificazione. Si tratta di analisi
puntuali che, se rifatte nel tempo, vanno ripetute in condizioni clima-
tiche simili e nello stesso periodo dell’anno.
Esistono anche altre analisi di tipo morfologico che si basano su
parametri qualitativi e non quantitativi, come ad esempio la Cro-
matografia orizzontale di Pfeiffer1 . Si tratta di un metodo di analisi,
nato e sviluppato in seno all’agricoltura biodinamica e oggi adottato
anche in altri contesti; restituisce un’immagine a raggiera che viene
interpretata in base al colore e alla forma delle sue parti. Le croma-
tografie sono usate soprattutto per descrivere aspetti biologici del
terreno: avere indicazioni sul grado di attività microbica, sulla qualità
della sostanza organica presente nel suolo e sulle tendenze in atto
nella sua trasformazione. Ci dicono se un suolo è attivo, se svolge
1
L’agricoltura biodinamica è un approccio al fare agricolo che si fonda sull’antroposofia,
una visione del mondo e dell’uomo elaborata da Rudolf Stainer nel…, e sviluppata da altri
pensatori che gli sono succeduti.
Ranuncolo
Ranunculus arvensis L. Suolo umido
dei campi
Cicoria Suolo limo-argilloso che tende
Cichorium intybus L.
comune a compattarsi
Suolo limo-argilloso che tende
Convolvolo Convolvolus arvensis L.
a compattarsi
Piantaggine
Plantago major L. Suolo acido
maggiore
2
Gérard Ducerf ,Edition Promonature.
L’AZIONE 3.3
3.3.1 LET’AMIAMO: dal Prodotto al Grezzo al Prodotto Finito
L’apporto di letame è una strategia di miglioramento del suolo che
ha una lunga tradizione alle spalle. Infatti, possiamo considerare il
cibo che viene introdotto dagli esseri viventi al proprio interno come
un grande veicolo di nutrienti e microrganismi, tanto quanto, seppur
in mutata sostanza, ciò che da questi ne esce: cibo per il suolo.
Tuttavia, il letame non va considerato a priori come una panacea e
non può essere distribuito sempre a cuor leggero. Affinché delle feci
animali diventino buon cibo per il suolo occorre fare molta attenzio-
ne alla loro qualità – legata al tipo di allevamento da cui derivano - e
verificare o farsi carico in prima persona del loro processo di matu-
razione.
Per comprendere l’importanza di introdurre nei nostri suoli non deie-
zioni fresche, ma un buon letame maturo, dovremmo pensare alla
differenza esistente tra il succo d’uva e il buon vino -”succo d’uva,
sì, ma fermentato! 3” -.
3
In ricordo di Fazzi Alvaro, nonno di Davide.
↙ SCOPRI LE
CARATTERISTICHE DEI
DIVERSI TIPI DI LETAME
ATTRAVERSO I CONTENUTI
EXTRA DEL LIBRO
4
Re Soil Foundation: https://resoilfoundation.org/editoriali/suolo-antibiotici-pericolo/
5
EFSA Panel on Biological Hazards , Role played by the environment in the emergen-
ce and spread of antimicrobial resistance (AMR) through the food chain. EFSA Journal
2021;19(6):6651
Distribuzione in campo
Il compost può essere lasciato in superficie, oppure può essere di-
stribuito e interrato tramite lavorazioni poco profonde del suolo o,
ancora, può esser posto in buche di impianto e in solchi creati nelle
aiuole dell’orto, su cui, una volta richiusi, si procederà a trapianti e
semine.
3.3.2 IL LOMBRICOMPOST
Il compost di lombrico è una tipologia di compost di altissima qua-
lità. Il processo di compostaggio del letame, in questo caso, è go-
vernato da lombrichi che con la loro attività di digestione lo trasfor-
mano in 6-7 mesi in un ammendante equilibrato, ricco di humus,
nutrienti e ormoni ad azione biostimolante.
L’allevamento dei lombrichi richiede alcune attenzioni come la co-
stante irrigazione del bancale per garantire un adeguato grado di
umidità del substrato (necessario all’attività di suzione e scavo da
parte dei lombrichi) e l’apporto periodico di letame. Si tratta comun-
que di un’attività che non richiede particolari expertise e garantisce
un prodotto eccellente che, miscelato con la terra 6 , può essere uti-
lizzato anche a diretto contatto con le radici, senza produrre effetti
indesiderati.
Presso l’Orto Collettivo La Milpa è in funzione una lombricaia per la
produzione di lombricompost che può essere visitata da chiunque sia
interessato.
6
Si consiglia la miscela un 30% di vermicompost con un 70% di terreno. Fonte: Conitalo.
IL LOMBRICO ROSSO
CALIFORNIANO
Il lombrico rosso californiano (Lombricus rubellus) è una delle 8.000
specie di lombrichi esistenti sulla terra.
È la specie più utilizzata per l’allevamento e la produzione di lom-
bricompost, grazie alla sua elevata capacità di riprodursi ed alle sue
caratteristiche di scarsa mobilità.
È di colore rosso scuro, raggiunge una lunghezza che varia tra i 6 e i
10 cm, possiede 5 cuori e 6 reni, mangia ogni giorno una quantità di
frazione organica pari al 60 % del proprio peso. E’ ermafrodita ed ha
una capacita di riproduzione molto alta, si feconda ogni settimana. In
condizioni ottimali può vivere circa 15-16 anni e produrre fino a 1.300
lombrichi all’anno.
Ha bisogno di un ambiente molto umido, con una percentuale di
umidità dell’80%, però rifugge dai terreni saturi d’acqua: in caso di
inondazioni i lombrichi scapperanno.
3.3.3 IL BIOCHAR
Il Biochar è carbone vegetale ottenuto tramite pirolisi da vari tipi di
biomassa come ad esempio residui di potatura, stocchi di mais, lolla
di riso, legname, vinacce, gusci di frutta, etc.
Il suo impiego in agricoltura ha una storia antica che risale alla Terra
Preta dos Indios: la creazione per mano umana di suoli dell’Amaz-
zoni brasiliana, caratterizzati da un altissimo contenuto in carbonio,
che raggiunge anche gli 80 cm di profondità. Si tratta di suoli scuri e
molto fertili, frutto di conoscenze ben radicate e di un lavoro co-
stante curato delle popolazioni che hanno vissuto in quei luoghi già a
7
Dal 2015 in Italia è consentito il suo impiego come ammendante.
8
Si può aggiungere al biochar del siero di latte in proporzione di 1:1 in volume; lasciar
riposare il tutto in un contenitore aperto per almeno 72 ore.
↙ SCOPRI COME È
COSTRUTITO IL KONTIKI
E COME USARLO
ATTRAVERSO
I CONTENUTI EXTRA
DEL LIBRO
Difficoltà: Facile
Tempo necessario alla preparazione
in estate c.ca 72 ore, a 18°C in circa 4 o 5 giorni.
Scopo del preparato
Incrementare il numero di microrganismi aerobici negli strati super-
ficiali del suolo (primi 5 cm circa) o sulla superficie della pianta.
- Distribuito sul terreno serve a popolare gli strati superficiali con
microrganismi in buona parte autoctoni, incrementando i processi
di trasformazione della sostanza organica e degli elementi minerali
- Distribuito sulle foglie conferisce una leggera protezione dai pa-
togeni fogliari
Materiale Necessario
- Un grande bidone di legno o di terra cotta o di plastica rigida non
porosa con coperchio. Evitare l’acciaio. Tra un’utilizzazione e l’altra
pulire con aceto diluito e lasciare al sole.
- Uno starter microbico: 1 Kg di materiale che includa il nostro com-
post vegetale (o del nostro letame compostato) e campioni di suolo
superficiale del nostro terreno.
- 25-30 litri di acqua fredda, non clorata o lasciata all’aria per un
giorno. Se si ha fretta, si può usare dell’acqua tiepida (30°C) e ag-
giungere una coperta attorno al bidone.
- Opzionale, nel caso in cui abbiamo fatto una buona concimazione
di fondo: 125 g di zucchero demerara o melassa o miele. Il compost
tea privo di addizione di zuccheri è comunque da preferirsi perché
più equlibrato in termini di biodiversità microbica: al suo interno
infatti non avviene una selezione a favore di alcuni ceppi “golosi” di
zucchero e molto energivori.
Preparazione
1. Ossigenare muovendo molto rapidamente l’acqua con un bastone.
2. Aggiungere una manciata di zucchero. Il giorno successivo ag-
giungerne un’altra manciata. Mescolare sempre girando molto rapi-
damente.
3. Aggiungere lo starter fatto con compost e suolo.
Mescolare con forza.
4. Mescolare energicamente tre volte al giorno per due minuti.
Materiale Necessario
- 2 contenitori uguali, ad esempio secchi da vernice dal 15 litri , che
s’impilino bene l’uno sopra l’altro. Un coperchio.
- Materiale vegetale verde (non secco!): erbe e piante di tutti i tipi;
evitare le piante con oli essenziali e le piante troppo fibrose che
rallentano la fermentazione. Vanno utilizzate soprattutto piante
spontanee che si trovano all’interno o nei pressi del nostro terreno.
Questo è molto importante in quanto favorisce la proliferazione di
specie microbiche adatte al terreno e alle condizioni climatiche spe-
cifiche di un certo periodo dell’anno.
- 1 litro, circa, di siero di latte acidificato.
Se il siero non è acido lo lascio tre giorni a temperatura ambiente.
Preparazione
1. Bucare in più punti, con l’aiuto di un trapano, il fondo di uno dei
due secchi e inserirlo all’interno del secondo.
2. Tagliuzzare le piante raccolte. Più le piante sono fibrose, meno è
il prodotto è efficace e più a lungo durerà la fermentazione.
3. Creare uno strato di materiale verde all’interno del secchio forato
e si inumidisce col siero di latte, senza esagerare.
4. Schiacciare il tutto all’interno del primo contenitore (bucato) fa-
cendo in modo che tutti gli spazi lungo le pareti del contenitore
siano chiusi lasciando pochissimo ossigeno all’interno.
5. Ripetere il passaggio, strato di materiale verde e siero, fino ad
UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 101
INZAFFARDATURA PER LE RADICI
DI ALBERI ED ARBUSTI
Difficoltà: Facile
Tempo necessario alla preparazione
30 minuti
Scopo del preparato
Diminuire lo stress del trapianto di alberi e arbusti, favorendo la
presenza di humus, argille e microrganismi autoctoni nell’immedia-
to intorno delle radici (ovvero nella rizosfera)
Materiale Necessario
- 3 kg di biolite o bentonite. Sono due minerali argillosi che si pos-
sono acquistare dai consorzi agrari, dai venditori di granaglie e nei
negozi di giardinaggio.
- 6 kg di polveri di basalto, lapillo (una roccia vulcanica). Si compra-
no nei negozi di cui sopra.
- 3 Kg di Humus, ovvero di compost, lombricompost
o letame maturo
- Terra
Preparazione
Miscelare il tutto con acqua fino ad ottenere un composto denso
Conservazione: Si utilizza al momento della preparazione
L’ALTENO
L’alteno, un tempo diffuso dalle nostre parti, soprattutto nelle zone
collinari di fondovalle, era qui conosciuto come “L’aotin”(pronun-
cia autin). Si trattava di un modo di coltivare la vigna, intervallando
i filari con alberi da frutto, ma anche con strisce lasciate a prato o,
addirittura, coltivate a cereali o a legumi. Si dice che fosse soprattut-
to diffuso nei secoli scorsi nello stato sabaudo, ma alcuni esempi si
UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 105
Ricordo tante delle piante che avevamo nel cortile, le conoscevo
come se fossero dei fratelli o delle sorelle sui cui giocavo ad arram-
picarmi. Amavo gli alberi del nostro solar, ce n’erano di alti e belli,
carichi di frutti deliziosi come la anona e banane, papaie e il nances,
la guayaba, il mamey, la guaya, le prugne, le arance e i mandarini.
Per me ogni volta era una festa: i cugini ed io aspettavano impazien-
temente il via dalla nonna che sapeva quando era il tempo per rac-
cogliere e a quel punto ci fiondavamo su e giù dalle fronde del cayu-
mito, o dell’avocado.
Per noi aspettare quel giorno era semplicemente una lunga attesa,
per loro - gli adulti - significava impegnarsi a prendersi cura degli al-
beri quotidianamente, bagnando, potando, regolando l’ombra, affin-
ché tutti i frutti maturassero al punto giusto.” (Dulce)
Fonte:
Ian Sane, (CC BY-NC-ND 2.0)
↙ GUARDA QUESTO
BREVE VIDEO PER VEDERE
COME SI FA A CAPIRE SE
IL TERRENO È IN TEMPERA
UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 111
3.3.9 LE ATTREZZATURE MANUALI
Nelle aziende orticole e negli orti famigliari è possibile integrare i
classici attrezzi con alcuni strumenti manuali ancora poco usati in
Italia, più diffusi in Francia. Alcuni sono stati acquistati dal progetto
e sono disponibili presso l’Orto Collettivo La Milpa per essere provati.
Per la gestione delle piante spontanee, possono essere utili dei sar-
chietti oscillanti che lavorano appena sotto la superficie del terreno
e tagliano al colletto le piante: il suolo viene solo lievemente smosso
e le radici e i residui restano in loco, diventando prontamente cibo
per i microrganismi.
Questi sarchietti possono essere montati su manico o su ruota ed
eventualmente accoppiati per lavorare ai due lati della coltura.
Per arieggiare il terreno è invece disponibile uno strumento che ha
vari nomi: grelinette, U fork, bio forca. E’ una forca larga con 5 denti
che si manovra grazie a due manici: inserita nel terreno e accompa-
gnata verso di sé consente di fare leva sulla massa di terra e in-
trodurre ossigeno. Si procede chiaramente indietreggiando per non
calpestare il lavoro appena fatto.
Si tratta di strumenti che oltre a ridurre il disturbo arrecato al suo-
lo, consentono di lavorare con precisione ed efficacia anche in spazi
contenuti e magari irregolari. Se ben utilizzati, possono essere meno
faticosi di altri strumenti manuali e più maneggevoli di un motocolti-
vatore.
4.
L’ESPERIENZA 4.1
DEI CUSTODI DEL SUOLO
DELLA VAL VARAITA
Eccoci arrivati all’ultima parte del libro. È stata scritta a più mani
dai protagonisti del progetto “Custodi del Suolo della Val Varaita”
per provare a presentarsi e a raccontare l’esperienza vissuta, le
idee che li hanno motivati e il valore che riconoscono al cammino
fatto.
È una testimonianza che speriamo incuriosisca altre persone e
possa stimolare, anche in altri territori, lo sviluppo di processi col-
lettivi di sensibilizzazione, formazione e mutuo sostegno intorno a
questi temi.
UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 115
SUOLI SANI, 4.2
UNA LEVA IMPORTANTE
PER LO SVILUPPO
DELLA VAL VARAITA
Il corso di formazione dedicato ai Custodi del Suolo ha avuto neces-
sariamente un numero limitato di partecipanti, ma il progetto, sin dal
primo momento, ha voluto aprirsi al territorio dell’intera valle Varaita.
D’altra parte, il senso di un’iniziativa come questa sta tutto nel voler
seminare idee e buone pratiche su un territorio più vasto, com’è ap-
punto quello della Valle. Era questo il senso delle giornate aperte al
pubblico, che hanno coinvolto un gran numero di persone.
Parlare di suoli, in valle Varaita, come ovunque nelle Alpi occidentali,
significa parlare del sistema che più è stato sconvolto nell’ultimo se-
colo della nostra storia. Siamo passati, in poco più di cento anni, da
un’utilizzazione capillare di tutti gli spazi agricoli minimamente frui-
bili, per cercare di sfamare una popolazione in rapida crescita, ad un
territorio oggi in gran parte abbandonato, inselvatichito, frutto di una
fuga dalle campagne e dalla sparizione di quelle generazioni di con-
tadini che di quel territorio erano in qualche modo i custodi. Peggio, a
fronte del crollo demografico di gran parte dei paesi della Valle, abbia-
mo visto un’esplosione urbanistica fatta di contenitori, quasi ovunque
vuoti, il che produce un danno, questo sì irreversibile, ai nostri suoli. E
pensare che un tempo le case si costruivano nei siti meno adatti alla
coltivazione! Per carità, tutto questo non è peculiare alla valle Varaita,
né alle Alpi occidentali, se di questi tempi la Confederazione Svizzera,
sta obbligando tutti i suoi cantoni, a pianificare, e limitare rigidamen-
te, comune per comune, l’uso dei suoli, preoccupata di garantire un
minimo di autonomia alimentare in caso necessità!
È ben evidente che la situazione agricola della Valle era ed è piuttosto
articolata, per cui l’emigrazione biblica, che abbiamo avuto, a parti-
re dalla seconda metà dell’Ottocento, non ha prodotto ovunque gli
stessi effetti. È anche bene ricordare che: l’emigrazione delle giovani
generazioni rurali che nell’Ottocento, sino ai primi decenni del secolo
scorso, era rivolta all’estero; poi, nel secondo dopoguerra, si è indiriz-
zata principalmente ai centri di sviluppo industriali a noi più vicini; da
UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 117
ben esposti e dotati di qualche risorsa idrica. Alcune di queste aziende
hanno adottato strategie di commercializzazione dei loro prodotti che
si sono rivelate vincenti e fortemente integrate con il sistema turistico
della Valle.
Parte dell’agricoltura che ancora resiste, che è nata e si è affermata
in valle Varaita, beneficia di quegli aiuti comunitari senza i quali molti
investimenti non sarebbero stati possibili, né reggerebbe l’urto della
concorrenza.
Esistono tuttavia anche giovani aziende che, un po’ per scelta e un
po’ perché gli aiuti sono studiati sistematicamente per beneficiare
un’agricoltura su larga scala, hanno preso le distanze da questo tipo
di entrate e fondato il proprio modello di business su un sistema di
distribuzione locale, sul coinvolgimento attivo degli acquirenti finali e
sulla volontà di esplorare le potenzialità dell’azienda agricola anche
nel creare valore in termini di consolidamento sociale del territorio.
Vi è poi un fattore che col tempo si è andato affermando e che sta in-
cidendo positivamente sul nuovo sistema agricolo della Valle; un fat-
tore che ben poco ha a che vedere con le economie aziendali e fami-
liari e che segna oggi un punto di rottura con la situazione precedente,
con il momento della grande fuga dalla Valle. Si tratta del diverso
status in cui viene percepito chi in Valle sceglie di vivere, sia che resti,
sia che arrivi da fuori, e nello specifico chi sceglie di praticare un’at-
tività agricola. Negli anni della grande emigrazione, ma soprattutto
nei primi decenni del secondo dopoguerra si partiva non solo, magari
qualche volta non tanto, per motivi economici, bensì per abbandonare
uno status sociale, culturale e psicologico che si percepiva perdente;
le ragazze erano le prime a partire, e spesso la spinta proveniva pro-
prio dalla famiglia.
Anche qui il fenomeno non era limitato alla valle Varaita; certamente
era endemico in tutte le Valli Occitane e sicuramente assai diffuso in
vaste aree del sistema alpino italiano; ma forse uno dei lasciti più in-
teressanti del movimento occitanista è stato proprio quello di ribalta-
re quel modo di pensare, affermando la centralità dei valori culturali
di queste Valli e la qualità di vita che vi si poteva ritrovare. L’affermar-
si oggi di una diversa percezione ambientale, la messa in discussione
dei sistemi di vita urbani, spingono le persone più attente a riconsi-
derare le loro scelte e a ritrovare qui delle possibili soluzioni di vita.
Certo, questo andrebbe accompagnato da politiche sociali, di riorga-
nizzazione dei servizi, di governo del territorio e di aiuti economici che
UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 119
“Un bel giorno, all’inizio della val Varaita dove abito,
ma anche di tutte le altre valli, mi farebbe piacere leggere:
VALLE CUSTODE DEL SUOLO.
Non un retorico impegno né un allettante
acchiappa-turisti-consapevoli, ma una svolta radicale
condivisa da tutti coloro che in valle vivono e lavorano,
nata dalla consapevolezza che non si può più rimandare:
la situazione ambientale e sociale la richiede urgentemente.”
(Fulvio)
1
http://dati.istat.it/viewhtml.aspx?il=blank&vh=0000&vf=0&vcq=1100&graph=0&view-metada-
ta=1&lang=it&QueryId=31927&metadata=DCSP_SPA
2
La SAU è la Superficie Agricola Utilizzata, dunque la superficie dei terreni aziendali effet-
tivamente coltivati, mentre la SAT è la Superficie Agricola Totale, cioè l’area complessiva di
un’azienda agricola che include anche i boschi, la superficie agraria non utilizzata, parchi e
giardini, fabbricati, stagni, canali, ecc.
3
http://dati.istat.it/viewhtml.aspx?il=blank&vh=0000&vf=0&vcq=1100&graph=0&view-metada-
ta=1&lang=it&QueryId=31927&metadata=DCSP_SPA
4
Vandana Shiva - Chi nutrirà il mondo? Manifesto per il cibo del terzo millennio - 2015 -
Feltrinelli - Introduzione
UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 121
IL VALORE AGGIUNTO
DI UN CONTADINO
CHE AMA LA SUA
TERRA E SE NE
PRENDE CURA
NON HA PARAGONI
necessarie all’agricoltura, ma produce solo il 30% del cibo 3 . Questa
scarsa efficienza energetica deriva da un ampio ricorso alla meccaniz-
zazione e al largo impiego di input esterni ad alta richiesta energetica,
senza i quali le rese sarebbero troppo basse per garantire redditività
alle aziende.
UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 123
IL CAPOFILA 4.3
DEL PROGETTO:
L’ASSOCIAZIONE
SPAZIO VITALE ODV
L’associazione Spazio Vitale OdV (Organizzazione di Volontariato) è il
capofila del progetto “Custodi del Suolo della Val Varaita”. Data la sua
rilevanza per l’organizzazione e il coordinamento del progetto, voglia-
mo presentartela in modo quanto più completo possibile.
FOTO LA MILPA
UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 125
L’ORTO COLLETTIVO LA MILPA
Milpa in nāhuatl , lingua originaria della popolazione azteca, significa il
posto dove si coltiva. L’Orto Collettivo La Milpa è infatti il ramo agrico-
lo dell’Associazione Spazio Vitale OdV: inaugurato nel 2013 nel comu-
ne di Piasco, si estende oggi su un terreno di circa 2500 m2 in affitto
alla Cooperativa sociale “il Casolare”. A questo spazio si è aggiunto,
nel 2021, un piccolo appezzamento progettato per diventare una fore-
sta edibile (Food forest), attualmente in fase di crescita.
Alla Milpa, fin dagli esordi, è stata data molta importanza alla compo-
nente relazionale: qui, infatti, coltivare significa lavorare insieme, in-
contrarsi, parlare, prendersi cura gli uni degli altri e fare festa. In due
parole, creare comunità. La Milpa è quindi un contesto molto diverso
da quello degli orti comunali, in cui ognuno gestisce una porzione di
terreno in modo indipendente da quello del vicino.
FOTO LA MILPA
UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 129
I bambini della scuola dell’infanzia di Piasco sperimentano nell’orto la
cura di alcune piante orticole, dalla germinazione del seme alla messa
a dimora del piantino, fino alla raccolta dei frutti.
Alcune persone con disabilità psichica, ospiti della Residenza Assi-
stenziale “Il Rododendro” di Sampeyre, nei mesi estivi vengono ac-
compagnate una volta a settimana alla Milpa per svolgere alcuni lavori
agricoli e passare del buon tempo insieme ad altre persone: per alcuni
di loro sono le prime esperienze di agricoltura per altri sono remine-
scenze di infanzia delle quali fare tesoro.
UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 131
Per tutti questi motivi La Milpa è stata ritenuta un esempio di innova-
zione sociale per le aree rurali marginali e per questo è stata censita
all’interno del progetto SIMRA, realizzato nell’ambito del programma
europeo Horizon 2020.
UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 135
LE ATTIVITÀ DEI VOLONTARI 4.4
DI SPAZIO VITALE ODV
Le attività dell’associazione si appoggiano sull’iniziativa dei volonta-
ri: una rete di persone che, in base alla disponibilità, al tempo, agli
interessi e alle capacità di ognuna/o, promuove momenti formativi,
incontri socializzanti, attività ludico-ricreative per affrontare e cer-
care soluzioni ai problemi ambientali, sociali, politici e culturali che
interessano il territorio e la comunità.
L’Orto ha bisogno di cura pressoché costante tutto l’anno, ma nei
freddi mesi invernali, la presenza dei volontari è più rarefatta e legata
soprattutto alla manutenzione delle strutture esistenti e alla realizza-
zione di quelle nuove.
Dal mese di febbraio inizia l’attività di organizzazione e preparazione
dell’Orto Collettivo e, mano a mano che ci si inoltra verso la primave-
ra e l’estate, i diversi lavori - semine, trapianti, cura della lombricaia,
gestione del compost e delle infestanti, turni per l’irrigazione, rac-
colta degli ortaggi (solo per ricordare i principali) - intensificano la
presenza volontaria e creano l’opportunità di coltivare la terra spalla
a spalla con qualcuno altro per alleggerire la fatica e mettersi in una
relazione di mutuo aiuto.
All’Orto non si produce tutto, sebbene il livello di biodiversità sia ele-
vato, e, quando occorre, si scambiano prodotti con altre piccole e vir-
tuose realtà produttive, sia per valorizzare la produzione locale che
consolidare la relazione con il territorio. Inoltre, i volontari, nei mesi
estivi una volta a settimana, accolgono all’Orto gli ospiti della comu-
nità psichiatrica “Il Rododendro” di Sampeyre coi quali vengono svolte
semplici attività orticole.
Con gli anni anche le strutture sono state migliorate grazie all’impe-
gno e alle diverse professionalità dei volontari: partiti da un semplice
capanno per gli attrezzi, si è giunti a dotare l’Orto di un container a
uso cucina, un capanno ad uso bar, una compost toilet, un ricovero per
api selvatiche, diversi tunnel e un bellissimo tendone colorato sotto
il quale trovare riparo. Queste semplici infrastrutture si sono rivelate
particolarmente utili per la logistica del progetto “Custodi del suolo”:
la Milpa ha potuto, infatti, proporsi come “base” per lo svolgimento
della maggior parte dei corsi e di alcuni dei momenti di condivisione
con il pubblico.
UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 137
LA TERRA È LA MADRE.
UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 139
I Custodi rappresentano il cuore pulsante del progetto, la parte più
coesa ed operativa della rete territoriale. Si tratta di 20 agricoltori,
professionisti e hobbisti, distribuiti dalla bassa all’alta Valle, che han-
no seguito un percorso di formazione ad hoc e che si sono impegnati a
migliorare concretamente la gestione dei suoli di cui sono proprietari
o affittuari.
Il loro coinvolgimento è mirato a ottenere un reale miglioramento di
alcuni suoli della Valle, attraverso l’adozione di buone pratiche ispirate
ai principi dell’agroecologia e dell’agricoltura rigenerativa. In questi
venti terreni pionieri si sono svolte le prime analisi sensoriali e morfo-
logiche che hanno permesso ai Custodi di conoscere la situazione da
cui far partire il processo di rigenerazione.
Il percorso di formazione si è sviluppato su 12 incontri teorico-pratici
che hanno affrontato le tematiche sintetizzate nel terzo capitolo di
questo libro. Questi appuntamenti hanno costituito l’ossatura del pro-
getto e ne hanno scandito il ritmo.
Le lezioni hanno consentito al gruppo di custodi di confrontarsi con
molti formatori - e con i relativi approcci -, e di concentrare in un anno
una quantità notevole di stimoli e contenuti.
Ai Custodi è chiesto inoltre di condividere le conoscenze acquisite
con altri agricoltori - in modo da estendere con il tempo il mosaico di
appezzamenti virtuosi - e di spendersi in prima persona per sensibiliz-
zare cittadini della valle e dei territori limitrofi per creare una massa
critica sempre più nutrita e influente.
A questo scopo sono state organizzate 5 giornate pubbliche che si
sono svolte in bassa, media e alta Valle, rispettivamente a Piasco (La
Milpa), Melle e Roccia Ciampanesio di Sampeyre, dedicate ognuna a
uno specifico argomento.
Si è trattato di eventi che hanno avuto una grande partecipazione e
hanno consentito di abbinare momenti di piacevole socialità a mo-
menti di approfondimento sui temi del progetto, sulla storia e sul pa-
trimonio culturale e paesaggistico della Val Varaita. Si è sempre cer-
cato di includere nel programma alcuni contributi artistici - in modo
da toccare nel pubblico corde non meramente razionali – e di propor-
re delle passeggiate - in modo da dare anche una dimensione fisica e
corporea alla relazione con il territorio -. Un’attenzione particolare è
sempre stata dedicata ai bambini, proponendo in ogni giornata labo-
ratori e letture animate.
Sono state giornate intense in cui sono accadute cose belle - e anche
UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 143
voro e condivisione di fornitori.
Anche il dossier che avete in mano è frutto del lavoro collettivo dei
Custodi. La sua struttura, il messaggio che presenta, la passione che
vuole trasmettere sono figli di un percorso comunitario, durante il
quale la fatica di un lavoro aggiuntivo a quello agricolo a volte ha ri-
schiato di prevalere, ma in cui non sono mai mancati uno sguardo o
una parola di conforto capaci di rinvigorire il morale. Si sapeva di es-
sere tutti e tutte dalla stessa parte, chini a curare la terra per curare
noi stessi e la terra che ci ospita.
UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 145
Quasi tutti i custodi vivono
in valle Varaita e la loro
collocazione territoriale
è rappresentata nella mappa.
ALLEVAMENTO BIOLOGICO
REBUFFATTI FLAVIO
CASTELDELFINO
BELLINO
B.TA ROCCIA
SAMPEYRE
S.ANNA
LEGENDA
ORTI FAMIGLIARI
ISTITUTI AGRARI
LA MILPA ORTO COLLETTIVO
BIO BORGHINO
DI BORGHINO ALIDA LUCIA
SALUZZO
APICOLTURA
DI MATTEO MANA
CASTELLAR MANTA
PAGNO
BRONDELLO
VERZUOLO
ISASCA
COSTIGLIOLE
PIASCO
BROSSASCO
MELLE
FRASSINO
VENASCA
AZIENDA AGRICOLA
HUMUS DI DAVIDE PROVENZANO
IL CASOLARE, SOCIETÀ COOP.
ARL - ONLUS
AZIENDA AGRICOLA
ROSSO ALESSIO
I Custodi si sono impegnati reciprocamente e di fronte alla collettività
a migliorare i suoli di cui sono responsabili e a collaborare in un’ottica
comunitaria, scambiandosi lavoro, competenze e strumenti. Questo
impegno è stato strutturato firmando la Carta dei Custodi del Suolo
ed è stato espresso di fronte alla comunità della Valle, durante la pri-
ma giornata pubblica del progetto.
La Carta dei Custodi, è una dichiarazione di responsabilità assunta
non solo dai primi firmatari ma da tutti coloro che, dopo la sua diffu-
sione, vorranno impegnarsi attivamente nella rigenerazione del suolo
per lasciarlo alle generazioni future migliore di come lo hanno rice-
vuto.
LA CARTA
DEI CUSTODI DEL SUOLO
PREMESSA
La Terra è la Madre, un essere vivente, creato da milioni di
microorganismi che respirano, elaborano e trasformano le sostanze
minerali ed organiche, mettendole a disposizione delle piante.
L’orto e il frutteto sono organismi, comprendenti piante, radici,
microrganismi, insetti, animali che partecipano di un equilibrio.
UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 149
150 4. I CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA
MA COSA HA RAPPRESENTATO
QUEST’ESPERIENZA
PER I CUSTODI?
CHE COSA OGNUNO SI PORTA A
CASA?
PER RACCONTARLO LASCIAMO
A LORO DIRETTAMENTE
LA PAROLA.
“ Quando sentii parlare dei Custodi del suolo da mia figlia, ne fui su-
bito interessato. Sin da quando ho dato le dimissioni (nel 1977) dall’I-
stituto di Credito Agrario e sono venuto in campagna (a Villafalletto)
a coltivare la terra, mi sono sentito custode del suolo, anzi “custode
dell’ambiente”, adottando il metodo dell’agricoltura biologica.
E così ho partecipato volentieri ai vari incontri, nei quali si cercava di
capire ed approfondire la vera natura del suolo, la sua funzione. le sue
caratteristiche e peculiarità, le sue esigenze e le sue carenze. Di volta
in volta si andava scoprendo come intervenire per migliorare la qua-
lità e la vita del terreno e favorire lo sviluppo della vegetazione. Con
metodi un po’ sofisticati ed elaborati si arrivava ad ottenere prodotti
che sicuramente avrebbero avuto efficacia per un intervento specifico
sulla natura del terreno. Sinceramente, però, devo dire che mi sono
sentito un po’ estraneo a questa metodologia, pur riconoscendo la sua
validità e la ricchezza della sperimentazione.
Io amo l’ambiente così com’è e faccio tutto il possibile per mantene-
re l’equilibrio che lo pervade, ben sapendo che in un granello di terra
coltivata vivono milioni di esseri viventi, che hanno bisogno di man-
giare, bere, respirare, di luce e di calore, come tutto l’ambiente che
mi circonda. Convinto di questo, ho un atteggiamento di massimo
rispetto per il suolo, le piante, gli animali, l’aria e l’acqua, senza dover
intervenire con prodotti o sistemi artificiosi, pur pienamente validi,
per sopperire a delle carenze che, con una gestione attenta, informa-
ta, adeguata e spirito di osservazione, non sarebbero necessari.
Mi viene in mente la pressante e continua pubblicità sugli “integratori
alimentari” per la salute ed il benessere della persona. Se l’alimenta-
zione è attenta, informata, varia ed equilibrata, non c’è nessun biso-
gno di integratori, salvo, naturalmente, gravi carenze determinate da
eventi patologici.
Comunque il mio desiderio di conoscere, capire, scoprire e meravi-
gliarsi di fronte a certe elaborazioni, è stato pienamente esaudito, as-
sieme al piacevole costruttivo rapporto instaurato con tante persone
simpatiche, semplici, sincere e ricche di valori che ho avuto occasione
di conoscere. ”
(Armando)
(Pietro)
“ Ci siamo arricchiti di nuovi metodi per poter migliorare il nostro mi-
glior investimento, un buon suolo. ”
(Deborah)
“ Come competenze acquisite mi sento veramente all’inizio. Quando
faccio un giro nell’orto, il mio occhio è diventato più attento, ad esem-
pio alla superficie del terreno, alle erbacce che crescono sopra e che
adesso non considero più cattive, alle gemme degli alberi, ecc... mi
soffermo di più, provo a toccare la terra, le foglie, il compost...per
capirle in profondità. ”
(Anne Marie)
“ Sono felice di fare parte del progetto dei Custodi del suolo che, tra-
dotto nella lingua della natura, considero come un seme: le conoscen-
ze che acquisisci durante i corsi e le formazioni sembrano all’inizio
lontane da te ma pian piano ti accorgi che riesci a metterle in pratica
nel tuo lavoro quotidiano e ti permettono di fare la differenza. ”
(Matteo)
154 4. I CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA
“Durante il percorso svolto con gli altri custodi, ho avuto modo di
mettermi in contemplazione della bellezza e dell’incredibile capacità
di rigenerazione della nostra terra. Tutto ciò mi ha riempito di energia.
Per questo, ringrazio tutti per aver trovato il tempo e la voglia di par-
tecipare ai corsi che spero abbiano acceso anche in voi una scintilla,
come hanno fatto in me .
Questo corso ha rappresentato solo l’inizio di un percorso che ora
intendo percorrere per capire e sperimentare quello che ci è stato
proposto dai formatori.
Andare avanti, anche a piccoli passi, per migliorare il suolo che ci
dà mangiare e comprendere, lentamente, come contribuire a renderlo
fertile, è quello che ora motiva le mie azioni nell’orto. ”
(Dulce)
“ Per me i custodi del suolo sono stati (lo sono e lo saranno) un gruppo
di persone, un’occasione di trovarsi, un modo per sentirsi meno soli
in un lavoro che a volte fa sentire forte cosa vuol dire solitudine. Non
parlo solamente di quella fisica, ma di quella che ti prende quando hai
un miliardo di cose da fare e sai che se non le fai tu non le farà nes-
sun altro…eppure è fondamentale che vengano fatte. Quando vorresti
andare a casa che sta venendo buio ma devi ancora dare un macera-
to, quando vorresti fare due parole seduto sull’erba con qualcuno ma
qualcuno non c’è, quando senti le persone divertirsi in piscina e tu stai
morendo al sole.
(Davide)
Fotografia di:
Pietro Serra
UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 161
delle iniziative di comunicazione.
Insieme ai Custodi, e in coerenza con quanto deciso nei Tavoli di lavo-
ro, i volontari hanno contribuito in modo significativo all’organizzazio-
ne dei corsi di formazione e delle giornate pubbliche, lavorando alla
definizione dei contenuti e cercando i formatori più adatti.
Sia che l’iniziativa si svolgesse nell’Orto Collettivo oppure in un altro
luogo del territorio valligiano, i volontari hanno provveduto a curare gli
aspetti logistici in modo da consentire ai presenti sempre un accesso
sicuro e un’accoglienza calorosa e confortevole. Ad esempio, per le
giornate domenicali che si sono svolte a Villar e a Melle, i volontari
hanno provveduto alla pulizia dei sentieri montani, alla diffusione del
materiale promozionale, all’organizzazione delle passeggiate architet-
tonico-etnografiche e alla realizzazione dei laboratori creativi per i
bambini. Quando le attività si sono svolte a La Milpa i volontari si sono
anche occupati della preparazione dei pasti.
È importante sottolineare che il lavoro di diffusione del materiale pro-
mozionale delle giornate pubbliche ha consentito di creare nuove re-
lazioni tra i volontari e gli abitanti dei comuni della valle, in quanto
non si è trattato di una mera affissione di manifesti negli spazi depu-
tati, bensì di una interazione propositiva che ha suscitato interesse,
curiosità e sostegno all’iniziativa in corso.
L’Orto Collettivo La MIlpa non è solo il luogo in cui parte del progetto
si è svolto, ma è esso stesso uno dei Custodi. Trattandosi di un conte-
sto a carattere collettivo è stato quindi scelto come luogo in cui alle-
stire e depositare i “beni comuni del progetto” - ovvero la lombricaia,
il kontiki e le attrezzature manuali - acquistati in comune dai custodi.
La Milpa anche un contesto adatto in cui alcune attività possono es-
sere sperimentate dai Custodi, prima di essere applicate in azienda.
Ti abbiamo incuriosito?
Per ogni informazione
e confronto, scrivici!
custodidelsuolovalvaraita@gmail.com
oppure spaziovitaleodv@gmail.com
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