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UN MONDO

SOTTO I PIEDI
Custodi del Suolo
della Valle Varaita
UN MONDO SOTTO I PIEDI
INDICE
0 | Introduzione
BUON VIAGGIO I
GENESI E STRUTTURA DEL LIBRO IV
I FORMATORI V

1 | Il suolo vive
1.1 LA PELLE SOTTILE DEL PIANETA
Collocare il suolo nello spazio 13
1.2 UN BENE INSOSTITUIBILE
I servizi ecosistemici 15
1.3 ARCHITETTURE IN CONTINUA EVOLUZIONE
Tessitura e Struttura 18
1.4 LA STORIA INFINITA
Il processo di formazione del suolo 24
1.5 L’HUMUS: UN IDENTIKIT NECESSARIAMENTE APPROSSIMATIVO
La forma e le proprietà dell’Hummus 28
1.6 MINERALIZZAZIONE O UMIFICAZIONE: THIS IS THE PROBLEM!
Il processo di formazione e disgregazione dell’hummus 33
1.7 IL SUOLO È L’HABITAT DI UNA COMUNITÀ DINAMICA
Nuovi principi per la gestione dei suoli 41
1.8 LE STAR DEL SUOLO
Piante, lombrichi, Miriapodi e Collemboli, Attinomiceti, Batteri e funghi 46

2 | Intermezzo: Come sta il suolo?


2.1 CEMENTO VINCE SUOLO 1:0 63
2.2 PERDITA DI SOSTANZA ORGANICA 66
3 | Suggerimenti Tecnici per Custodi
del Suolo
3.1 IL PRINCIPIO CARDINE: AUMENTARE LA BIODIVERSITÀ
DELL’AGROECOSISTEMA 71
3.2 L’OSSERVAZIONE 72
3.3 L’AZIONE 78
3.3.1 LET’AMIAMO: dal Prodotto al Grezzo al Prodotto Finito 78
3.3.2 IL LOMBRICOMPOST 90
3.3.3 IL BIOCHAR 91
3.3.4 STARTER MICROBICI: I Preparati 96
3.3.5 LA POLICOLTURA, oltre la rotazione 104
3.3.6 COPERTURA VEGETALE CONTINUA 106
3.3.7 LE LAVORAZIONI MECCANICHE 108
3.3.8 LE ATTREZZATURE MANUALI 112

4 | L’esperienza dei Custodi Del Suolo


Della Valle Varaita
4.1 L’ESPERIENZA DEI CUSTODI DEL SUOLO
DELLA VALLE VARAITA 115
4.2 SUOLI SANI, UNA LEVA DI SVILUPPO IMPORTANTE
PER LA VALLE VARAITA 116
4.3 IL CAPOFILA DEL PROGETTO:
L’ASSOCIAZIONE SPAZIO VITALE ODV 124
4.4 LE ATTIVITÀ DEI VOLONTARI DI SPAZIO VITALE ODV 136
4.5 IL PROGETTO CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA:
OBIETTIVI ED ATTIVITÀ 139
4.6 I CUSTODI SI RACCONTANO 145
4.7 IL PROGETTO LETTO CON GLI OCCHI DEGLI ALTRI 160
4.8 IL RUOLO DEI VOLONTARI DELL’ASSOCIAZIONE SPAZIO VITALE ODV
ALL’INTERNO DEL PROGETTO 161
BUON VIAGGIO
Il libro che hai tra le mani è una proposta di viaggio.
Un viaggio sotto i tuoi piedi, in quello spazio che con grande
modestia quasi sempre si cela alla vista, nascosto da un prato,
dalla lettiera di un bosco, dalle grandi foglie di una pianta di zucca
o anche solo da un sentiero.

Seguici, ci faremo piccoli - molto piccoli - e scivoleremo all’interno


del suolo, tra i cunicoli dei suoi pori, in microscopici paesaggi fatti
di materiali che si aggregano e si trasformano continuamente.
Incontreremo comunità di organismi - funghi, batteri, animali e
piante - che proprio nel suolo hanno scelto di mettere la loro
residenza rendendolo un ecosistema dinamico, ospitale e capace
di generare nuova vita.
Insomma, proveremo a condividere con te il fascino e la
gratitudine che proviamo verso questo sottilissimo strato di pelle
che ricopre parte del nostro Pianeta e da cui non solo noi umani
ricaviamo sostentamento.

Ci piace pensare che questo viaggio ti aiuterà a cambiare, almeno


in parte, il tuo sguardo e a riconoscere in quello che, forse fino a
ieri, era un indefinito ammasso di terra e radici o solo un substrato
per la coltivazione, un vero e proprio ecosistema pullulante di vita,
da trattare con rispetto e cura.

Ci piace anche sognare che pian piano inizi a farsi strada in te


il desiderio di lasciarlo ai tuoi figli o ai tuoi amici migliore di come
lo hai trovato.

“ Il vero viaggio di esplorazione


non porta a scoprire nuove terre,
ma a trovare nuovi occhi ”
M. Proust

I
IMG AGGIUNTIVA
GENESI E STRUTTURA
DEL LIBRO
Questo libro nasce in seno al progetto Custodi del Suolo della Val Va-
raita che si è svolto tra aprile 2021 e aprile 2022 e ha messo in rete
aziende agricole, hobbisti, associazioni e singoli cittadini interessati
ad approfondire le proprie conoscenze e a sviluppare un atteggiamen-
to di cura verso il suolo.
Il programma formativo è stato curato da Stefano Vegetabile e ha
visto il contributo di agronomi, studiosi, professionisti e docenti uni-
versitari.

Sono state lezioni dense, tenute in cerchio in mezzo a un orto, in al-


peggio, in azienda, al riparo dalla pioggia o sotto il sole, intorno a un
cumulo di compost o a un braciere. Le abbiamo fissate nei nostri ap-
punti, discusse in gruppo, abbiamo iniziato a sperimentarle sui nostri
terreni adattandole alle nostre routine di lavoro. Infine, abbiamo cer-
cato di condividerle ed è nato questo libro.
Lo abbiamo realizzato pensando a un pubblico ampio, perché siamo
convinti che sviluppare una nuova sensibilità verso la salute dei suoli
sia un impegno necessariamente collettivo. Gli agricoltori hanno re-
sponsabilità dirette, ma è essenziale la presenza di una massa critica
di cittadini motivati a fare scelte personali spesso non facili, capaci
di stimolare la creazione di filiere agroalimentari in linea con nuove
priorità e di esigere dagli amministratori politiche adeguate.

Abbiamo quindi riorganizzato tutto il materiale in tre grandi sezioni.


La prima, di interesse generale, risponde alle domande: Cos’è un suo-
lo? E che cosa lo rende fertile?
La seconda contiene una selezione di buone pratiche di gestione dei
terreni mirate a mantenere o migliorarne la fertilità. Se vorrai soffer-
marti su alcuni aspetti tecnici troverai molti qr code che ti permette-
ranno di accedere a ulteriori testi di approfondimento disponibili on
line. Se non hai un terreno di cui occuparti, potrai saltare a piè pari
questa sezione (senza sensi di colpa!) e proseguire oltre.
L’ultima parte è il racconto, scritto a più mani, della nostra esperienza
in quanto gruppo: una riflessione su quanto la condivisione, l’impegno
reciproco, i momenti di festa abbiano creato nuovi legami personali e

IV
avviato, per alcuni, e rafforzato, per altri, un senso di comunità.
Lo abbiamo scritto un po’ per noi stessi, come diario collettivo, ma so-
prattutto per stimolare altri territori a creare nuove reti sociali intorno
a questo tema perché “ogni piccolo appezzamento di terreno e ogni
persona diventino parte di un mosaico virtuoso sempre più ampio”.

I FORMATORI
Le idee, le informazioni e i suggerimenti contenuti in questo libro de-
rivano dai contributi di molte persone: alcune hanno tenuto le lezioni
teorico-pratiche dedicate ai custodi, altre hanno gestito i workshop e
gli interventi che hanno animato le giornate pubbliche.
Le menzioniamo tutte, ringraziandole per le conoscenze che hanno
voluto condividere; un ringraziamento particolare va a Stefano Ve-
getabile, che ha curato la maggior parte del percorso formativo dei
custodi.

“Penso sia fondamentale l’unione tra le persone


per il perseguimento di un obiettivo comune
e talvolta la chiave di ciò risiede nel ascoltare l’esempio
di individui che con molteplici saperi ed esperienze intrecciano
conoscenze che ci aiutano a capire come interagire meglio
con il mondo sotto i nostri piedi” (Dulce)

Il progetto ha cercato di integrare visioni anche piuttosto diverse,


provando a fornire un ampio panorama sugli approcci che oggi vengo-
no scelti da chi coltiva cercando di rispettare gli organismi viventi e i
processi ecologici che rendono fertile ogni agroecosistema.
Da ogni contributo è emerso quanto l’agricoltura sia un’attività forte-
mente identitaria, permeata dagli ideali, dalla sensibilità e dalla vi-
sione socio-economica di ogni agricoltore, professionista o hobbista
che sia.

V
STEFANO VEGETABILE
Fondatore e insegnante della Scuola di Agricoltura Indigena,
nata a Narzole (CN) dallo sviluppo del progetto in agroecologia
dell’ecovillaggio La Casa Rotta e dell’organismo agricolo Nuove Rotte.
E’ insegnante di agricoltura biodinamica. Ha insegnato all’Università
di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.

BENEDETTA AIMONE
Medica, si occupa di salute con un approccio che unisce conoscenze
trasversali per agire sulle varie dimensioni umane.

FREDOLINO BALLATORE
Contadino allevatore e storico delle borgate.

FABIO BARONE
Amministratore delegato di Con.It.A.Lo
(Consorzio Italiano Allevamento Lombrichi).

IRENE BENVEGNA
Agronomo, ha lavorato come ricercatrice presso il CRAB (Centro di
Riferimento dell’Agricoltura Biologica), è membro di AIAB. Lavora
come tecnico ispettore per la certificazione biologica.

SIMONA BONELLI
Professore Associato presso il Dipartimento di Scienze della Vita
e Biologia dei Sistemi, dove si occupa di conservazione della
biodiversità e in particolare di biologia, ecologia e conservazione di
Lepidotteri diurni.

ELISA DE CARLI
Dottore agronomo, lavora per l’ong DEAFAL, dove si occupa in
particolare di assistenza tecnica in azienda e di formazione sui temi
dell’Agricoltura Organica e Rigenerativa.

CECCO DEMATTEIS
Maestro del legno e della pietra, allevatore e co-fondatore
dell’Associazione allevatori cavalli di Merens. Ha lasciato Torino ed è
venuto a vivere in Val Varaita negli anni ‘70, integrandosi grazie alla
sua operosità e alla passione per la montagna.

VI
DAVIDE FAZZI
Medico Veterinario Omeopata

LUCA FERRERO
Contadino, responsabile dell’Area Sementi dell’associazione
ASCI Piemonte. Ha alle spalle un grandissimo lavoro di recupero,
conoscenza e conservazione dei semi, nella loro biodiversità,
ricchezza, storia e tradizione.

FABRIZIO GARBARINO
Contadino e Presidente di ARI (Associazione Rurale Italiana),
associazione italiana rappresentativa di persone e gruppi impegnati
in favore di modelli di agricoltura contadina; è affiliata a livello
europeo al Coordinamento Europeo Via Campesina (ECVC) e a livello
mondiale a La Via Campesina (LVC).

ROBERTA GORRA
Ricercatrice e docente di Microbiologia ambientale e agraria,
presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari
dell’Università degli Studi di Torino.

BARBARA MARTINO
Architetto, co-fondatrice dello studio Amun con sede a Sampeyre
si occupa di recuperi architettonici in ambito montano, insegna
all’Ecole Nationale Supérieure d’Architecture de Grenoble.

GIACOMO OLIVERO
Professore di Biologia, Chimica e Scienze della Terra presso il Liceo
Classico e Scientifico “Pellico-Peano” di Cuneo. Coordinatore del
progetto «acque sorgive cuneesi» studio e analisi delle nostre acque.

MAURIZIO PERUZZI
Ricercatore e presidente dell’Associazione per la Cristallizzazione
Sensibile. Svolge lavoro di controllo di qualità sui prodotti
biodinamici per la Demeter Associazione Italiana per la Tutela della
qualità Biodinamica.

NICOLA SAVIO
Studioso di permacultura, esperto in strumenti di progettazione e
pianificazione, rivenditore di attrezzature manuali, progettate per

VII
l’orticoltura professionale. Gestisce Officina Walden una micro-
fattoria famigliare situata a Lessolo.

OMBRETTA ZAGLIO
Autrice, attrice, regista, è coofondatrice del Teatro del Rimbalzo
con il quale lavora nell’ambito delle produzioni teatrali per ragazzi e
giovani.

“ Non abbiamo preso la terra


in eredità dai nostri padri,
ma in prestito dai nostri figli ”

(Proverbio indiano)
VIII
Fotografia di:
Federico Tisa
IL SUOLO
VIVE

1. Fonte:
Qingbao Meng
Via Unsplash
LA PELLE SOTTILE 1.1
DEL PIANETA
COLLOCARE IL SUOL0 NELLO SPAZIO

Immagina.
Proprio così, per farti davvero un’idea di cosa sia il suolo hai biso-
gno di visualizzarlo.
Il guaio è che abbiamo poche fotografie, perché sottoterra le cose
importanti accadono su scale molto piccole e poi… è tutto buio!
Per questo, spesso dovrai far ricorso a tutta la tua capacità di
astrazione e di immaginazione.

Quindi, dicevamo. Immagina.


Immagina di essere un extraterrestre, piccolo come la punta di uno
spillo.
Hai avvistato la Terra e ti dirigi in linea retta verso di lei. Entri
nell’atmosfera e avanzi per ore nella miscela di gas: ogni tanto
incontri qualche molecola solitaria poi anche qualche microrgani-
smo, ma tutto è piuttosto rarefatto. Finalmente la superficie della
Terra si avvicina, vedi un bel prato e, via, ti tuffi dentro. Di colpo
tutto diventa buio, attraversi uno spazio denso, umidiccio e affolla-
tissimo: tra granelli di sabbia e argilla, miliardi di organismi di ogni
forma, colore e dimensione si muovono, mangiano, comunicano.
Cerchi di non investirne nessuno, ce la fai, ma dopo neanche un
minuto - Sbam!- sbatti contro uno strato di roccia compatta. No-
nostante la botta riprendi a scavare: avanzi lentamente, qui la vita
è scomparsa, ci sono solo minerali e silenzio. Prosegui a lungo, ma
poco cambia: è un paesaggio simile a quello che hai già attraversa-
to in molti altri pianeti e sai che, se avanzerai ancora, prima o poi
troverai solo magma incandescente.
Così decidi di tornare sui tuoi passi per esplorare quel piccolissimo
spazio che separa chilometri di roccia da chilometri di atmosfera.
Prima lo hai attraversato in un soffio, tanto è sottile, ma ora non
riesci più a resistere: un simile concentrato di vita è così raro da
incontrare…

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 13


Il nostro Pianeta ha un guscio esterno, rigido, fatto di roccia1 , pro-
fondo quasi 100 Km.
Un involucro di gas spesso 500 Km lo avvolge.
Tra i due, nel corso di milioni di anni, si è formato un nuovo habitat,
il suolo. E’ uno spazio sottilissimo, una sorta di “pelle” che avvolge
le terre emerse. Oggi, soltanto sulle cime delle montagne è visibile
ancora la nuda roccia: lì, infatti, le condizioni estreme non hanno
permesso al suolo di formarsi2 . Al contrario, in condizioni favorevo-
li, possiamo arrivare a trovare suoli profondi fino a 2 metri.
Ma cosa sono 2 metri rispetto a 100 chilometri? Un’inezia!
Per fartene un’idea, guarda la stanza in cui (forse) ti trovi: avrà un
soffitto mediamente alto 3 m. Immagina di incollare un capello sul-
la parete, vicino al soffitto: ecco, quella tra il diametro del capello
e l’altezza della parete è la proporzione tra lo spessore del suolo e
quello dello strato roccioso! E se abiti in un condominio, sappi che
i cinque piani sopra il tuo appartamento equivalgono allo spessore
dell’atmosfera.
Un capello su un condominio di 6 piani.
Nulla.

Ma se poi ampli ancora lo sguardo fino ad abbracciare tutto il Pia-


neta e pensi che il suo raggio supera i 6.000 Km, allora davvero non
puoi che rimanere senza fiato: anche il suolo più profondo ha uno
spessore davvero infinitesimale rispetto al raggio della Terra.
Se quell’extraterrestre viaggiasse ai 100 chilometri orari impieghe-
rebbe due giorni e mezzo ad arrivare al centro della Terra, un’ora ad
attraversare il guscio roccioso e…meno di un decimo di secondo ad
attraversare il suolo! E’ solo un velo effimero, uno spazio incredibil-
mente sottile.
Eppure.
Eppure quello spazio è in realtà un ecosistema estremamente ricco
di biodiversità e, grazie a questo, capace di svolgere funzioni fonda-
mentali per lo sviluppo della vita sull’intero Pianeta.
Tutto questo può avvenire in un volume così modesto, solo grazie
alle minuscole dimensioni degli elementi che strutturano lo spazio e
di quelle della maggior parte degli organismi che lo popolano.

1
 ’ la litosfera e contiene la crosta terrestre e la porzione solida del mantello.
E
2
Spesso definiamo “lunari” quei paesaggi di alta montagna: quest’espressione ci fa notare
quanto abbiamo dato al suolo un ruolo fondamentale nel determinare l’identità del nostro
Pianeta!

14 1. IL SUOLO VIVE
Il suolo può quindi essere descritto come un mondo in miniatura
a cui tutto il mondo in scala “normale” (ovvero il mondo di cui noi
umani facciamo solitamente esperienza) deve la propria esistenza.

UN BENE INSOSTITUIBILE 1.2


I SERVIZI ECOSISTEMICI

“Essere Custode significa essere consapevole


del ruolo indispensabile che il suolo riveste
nella vita della Terra e dell’Umanità che la abita”
(Fulvio)

Se ti chiedessi Cosa fa di così importante il suolo?, credo che la tua


prima riposta sarebbe Fa crescere le piante. Verissimo.
Di conseguenza dal suolo derivano il nostro cibo, all’incirca la metà
dell’ossigeno che respiriamo 3 , la legna con cui costruiamo case,
mobili e violini, il cotone della biancheria che hai addosso, la carta
di questo libro. E anche il petrolio e i suoi prodotti derivati perché
nella sua vita precedente, milioni di anni fa, il petrolio era un bosco.
Ma non basta.
Il suolo è anche responsabile della qualità delle acque: assorbe
e poi filtra l’acqua piovana e quella di irrigazione prima di lasciarle
tornare in falda, dove ricominceranno il loro ciclo.
E’ inoltre un laboratorio di trasformazione attivo giorno e notte,
in cui si svolgono alcune fasi essenziali dei diversi cicli degli ele-
menti: atomi di azoto, fosforo, ferro e zinco – solo per dirne alcuni -
passano ad esempio dall’essere racchiusi in un minerale a diventare
tessuto di una pianta, dall’esser parte di enormi e caotiche molecole
organiche nascoste nei meandri del suolo ad esser di colpo liberati
nell’aria. Una foglia che cade, un insetto che muore, i sali disciolti nel-
la pioggia, i gas che si infiltrano tra i pori: tutto ciò che arriva a terra
sa che prima o poi ne uscirà, ma trasformato! Se il suolo non avesse
queste capacità di distruzione e creazione, sulla sua superficie i resti
di piante e animali si accumulerebbero come ingombranti rifiuti, senza
riuscire a liberare elementi ed energie fondamentali allo sviluppo di

3
Il resto è prodotto da alghe marine e cianobatteri. Il Terzo Rapporto dell’Ipcc (2001) riporta
studi che calcolano che sulla terraferma la produzione di ossigeno è di circa 8 gigatonnellate
l’anno, mentre in mare è di circa 6,1 gigatonnellate.

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 15


altre forme di vita.

“Ho una immensa gratitudine per la generosità


della terra che ci sostiene.
Mi sbalordisce ogni giorno il vedere la naturale
messa in atto della Legge del cambiamento,
del fatto che tutto si trasforma”. (Dulce)

Anche fuori dal suolo una mela marcisce, ma le velocità con cui av-
vengono i processi di trasformazione dentro un suolo, soprattutto se
si tratta di un suolo sano, sono molto più elevate.
Questo è dovuto al fatto che il suolo ospita al suo interno un’enorme
biodiversità: sono infatti soprattutto i microrganismi, le piante, gli in-
setti e gli altri animali che, caratterizzati dai metabolismi più svaria-
ti, nutrendosi, digerendo, secernendo ed espellendo sostanze di varia
natura tengono in movimento i cicli degli elementi.
Ecco, quindi, che emerge ancora un’altra funzione dei suoli: essere
ricovero per un numero enorme di organismi viventi. Si stima che un
quarto delle specie e più del 90% degli organismi presenti sul nostro
Pianeta vivano nel suolo. Numeri così elevati sono dovuti soprattutto
all’abbondanza di microrganismi: il suolo è infatti l’habitat terrestre
che contiene la maggiore biodiversità microbica.
Mantenere sani i suoli significa quindi proteggere moltissimi esseri
viventi e un enorme patrimonio genetico, bagaglio di miliardi di anni
di evoluzione.
Ma non siamo ancora soddisfatti: a cos’altro serve il suolo?
Serve anche ad accumulare grandi quantità di carbonio. Nel suolo,
infatti, è contenuto molto più carbonio di quanto ne sia contenuto nei
tessuti di tutti i vegetali del pianeta e in tutta l’atmosfera 4 . Si tratta
di uno stock che si è accumulato in milioni anni e la sua gestione è
particolarmente importante e delicata in questo momento, nel pie-
no di una crisi climatica.
Una tale riserva è infatti un’arma a doppio taglio: azioni errate por-
tano i suoli a perdere sostanza organica, introducendo in atmosfera
anidride carbonica e metano, ovvero gas climalteranti.
Al contrario, suoli gestiti con l’obiettivo di aumentare il contenuto

4
Orgiazzi, A. et al. (2016), Global Soil Biodiversity Atlas. European Commission, Publications
Office of the European Union, Luxembourg, 176 pp.

16 1. IL SUOLO VIVE
di sostanza organica, non solo sono suoli più fertili, ma diventano
preziosi alleati capaci di mitigare l’effetto di altre emissioni.

Quanto più un suolo è sano, tanto più è in grado di svolgere al me-


glio tutte le funzioni che abbiamo finora descritto, chiamate servizi
ecosistemici.
Questo significa che le scelte di gestione di un appezzamento hanno
molte implicazioni che coinvolgono non solo il singolo agricoltore,
ma la collettività (non solo umana, peraltro!).
Disporre di un terreno o lavorarlo implica quindi una grande respon-
sabilità.

Ma che cosa rende sano


un suolo?
Per capirlo dobbiamo iniziare
a esplorarlo da vicino.
Cominceremo cercando
di farci un’idea della sua
organizzazione spaziale,
per poi andare a fare
conoscenza con alcuni
dei suoi abitanti.

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 17


ARCHITETTURE 1.3
IN CONTINUA EVOLUZIONE
LA STRUTTURA E LA TESSITURA

Visto da vicino, diciamo dal punto di vista di un batterio, il suolo


appare come un esteso labirinto o una grande città che si sviluppa
in modo irregolare in tutte le direzioni, fatta di piazze enormi e
minuscole grotte, attraversata da lunghi corridoi, ripidi ponti e
stretti cunicoli.
Non sto parlando delle grandi gallerie scavate da talpe, lombrichi,
formiche e termiti, che ormai sono nel tuo immaginario. Voglio
portarti oltre, chiederti di farti ancora più piccolo, perché la
vita del suolo si svolge in massima parte in spazi grandi qualche
millesimo di millimetro ed è fondamentale capire come questi
siano organizzati, per riuscire a capire cosa vi accada dentro. E’
quindi a queste scale di grandezza che ora cerco di portarti.
I mattoni con cui la nostra città è costruita non sono altro che
i frammenti della roccia madre, la cui superficie nel tempo
continua a disgregarsi. Non sono mattoni regolari, ma frammenti
di dimensioni molto variabili che, a seconda della loro grandezza,
vengono classificati come argilla, limo o sabbia.

5
Le particelle sabbiose hanno un diametro compreso tra 2 e 0,05 mm; il limo tra 0,05
e 0,002 mm; l’argilla è la frazione più fine, con particelle di diametro inferiore a 0,002 mm

18 1. IL SUOLO VIVE
Dei tre, i granelli di argilla sono i TESSITURA
più piccoli – bastano dieci batteri, o
anche meno, per abbracciarne uno La tessitura deriva dall’età
– mentre quelli di sabbia sono i più del suolo e dal tipo di
grandi – possono servire anche 1000 roccia madre, non è quindi
particelle di argilla per eguagliare una caratteristica che
il diametro di una particella di l’agricoltore può cambiare,
sabbia 5 . Nel suolo si trovano anche ma di cui deve tenere
particelle ancora più grandi, sono conto.
tutte le pietre e le pietroline che vedi
ad occhio nudo, e che superano i 2 Per conoscere la tessitura
mm; vengono chiamate scheletro e del tuo terreno puoi
per un batterio sono montagne poco richiedere delle analisi del
ospitali. suolo, oppure puoi cercare
In alcuni suoli la sabbia è più il tuo terreno sulla Carta
abbondante, in altri prevalgono le dei Suoli della Regione
argille, in altri ancora è il limo a Piemonte. E’ un servizio
farla da padrone: le casistiche sono gratuito disponibile on-
pressoché infinite e la distribuzione line in cui trovi mappe
delle particelle tra queste classi che forniscono molte
dimensionali - chiamata tessitura informazioni sui suoli
- conferisce al terreno precise della nostra Regione:
caratteristiche. tessitura, presenza di
Bene, questi sono i mattoni. Per tra- scheletro, Ph, contenuto
sformarli in un‘architettura occorre di sostanza organica.
distribuirli nello spazio, trovando il
modo di tenerli uniti per evitare che il ↙
tutto crolli miseramente. SCANSIONA
O CLICCA
Sottoterra, però, malta e cemento IL QR
non esistono: la tecnica utilizzata è
infatti molto diversa.
Nel suolo tutte le costruzioni stanno
in piedi grazie a sostanze organiche
gommose e grazie all’azione diretta In ogni caso la tessitura
dei molti abitanti, che legano i vari di un terreno può
frammenti con strutture filamentose, essere se non misurata,
oppure li inglobano dentro secrezio- almeno stimata anche in
ni gelatinose o li rivestono con i loro campagna; la precisione
stessi corpi. dipenderà dall’esperienza.

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 19


Comunità di batteri che vivono su un
granello di sabbia: Fonte:
immagine realizzata al microscopio Hernàn Pinera, CC BY-SA 2.0
elettronico a scansione (SEM) Life on a Grain of Sand_3(4478011500)
È quindi grazie alla presenza di grandi Occorre eliminare i
comunità di microrganismi che i diver- frammenti sopra i 2 mm,
si frammenti minerali si organizzano bagnare il campione e
spazialmente, creando dei pieni e dei capire la sensazione
vuoti e generando forme tridimensio- tattile prevalente che
nali visibili a occhio nudo, che vengono si ha sfregandolo tra le
chiamate aggregati e che, nel loro in- dita. La sabbia si sente
sieme, definiscono la struttura del suo- soprattutto quando il
lo. Ogni aggregato può essere pensato campione è molto bagnato
come una sorta di solido condominio e provoca la sensazione
e nel loro insieme i vari palazzi-aggre- di grattare, se grossa, o
gati costituiscono una città con le sue di smerigliare, se fine.
case, piazze e strade e la sua struttura Il limo conferisce una
urbanistica. sensazione di saponosità
Esistono aggregati di diverse forme; in e di scivolosità. E molto
linea di massima quelli a forma di pic- plastico ma non adesivo
coli globi, detti glomeruli, sono indici ed asciugandosi è simile
di una buona strutturazione del suolo. al talco, non aderisce
Le argille, essendo più piccole, sono alle dita e si stacca
più facili da tenere assieme, e quindi facilmente. L’argilla
possono potenzialmente dare origine si avverte quando il
a suoli più strutturati, al contrario dei campione comincia ad
suoli sabbiosi che riescono a struttu- asciugare, è fortemente
rarsi molto meno. In linea generale, co- adesiva oltre che plastica,
munque, è possibile affermare che più si attacca alle dita e,
un suolo è popolato, più saldamente le quando si asciuga, si
particelle verranno tenute assieme tra stacca difficilmente.
di loro e più robusta e articolata sarà la
struttura del suolo stesso. Ma perché è
così importante che il suolo abbia una
sua struttura architettonica?
Perché se i palazzi crollassero e implo- Scopri che tipo di suolo
dessero su se stessi, sparirebbero tut- coltivi
te le stanze e le strade: senza cavità,
non ci sarebbe più spazio per ospitare ↙
nessuno e non potrebbero più penetra- SCANSIONA
re né acqua, né ossigeno, né altri gas, O CLICCA
IL QR
rendendo quindi impossibile la vita
all’interno del suolo.

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 21


La presenza di pori è così importante che in un terreno ben struttura-
to solo metà del volume è rappresentato da materiale solido, il resto
è spazio cavo, destinato appunto ad essere riempito di aria, acqua e
abitanti.
Per questo una delle principali minacce per la salute dei terreni è il
compattamento: la pressione esercitata dal passaggio di mezzi pe-
santi o dal ripetuto calpestio comprime queste architetture, riducen-
do sempre più il volume dei pori. Raggiunto un certo limite di com-
pressione, sfrattati tutti gli abitanti, su quella porzione di terreno non
crescerà più neanche un filo d’erba.
In definitiva il motivo principale per cui il suolo tende naturalmente
a strutturarsi è lo stesso per cui vengono costruite case e città: lo fa
per essere abitato!
Emerge quindi per la prima volta quel circolo virtuoso che caratterizza
i suoli sani e che fa sì che un suolo abitato sia reso sempre più abita-
bile proprio dai suoi stessi abitanti. Sono infatti loro che, strutturando
sempre di più il suolo, creano spazi sempre più adatti alla loro stessa
sopravvivenza.
Una buona struttura serve anche a rendere i terreni meno esposti
all’erosione, ovvero all’asportazione da parte del vento e dell’acqua
delle particelle superficiali: legami più forti rendono infatti un po’ più
difficile l’allontanamento delle particelle superficiali da quelle sotto-
stanti.

Immagine di Tardigrado
Fonte:
Frank Fox, CC BY-SA 3.0 DE,
via Wikimedia Commons

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 23


Ma torniamo ancora una volta alla metafora della città per definire
un’altra importante caratteristica del suolo: il suo continuo evolversi
nel tempo.
Dal momento che non sono malte e cemento, ma molecole organiche
e corpi di organismi a creare e consolidare l’organizzazione dello spa-
zio, questa non può che mutare con il tempo, seguendo le vicissitudini
delle comunità che le abitano.
Vivere lì è un po’ come trovarsi a Berlino negli anni ’90, tra cantieri e
gru che spuntano da ogni angolo. Puoi imbatterti in un lombrico che
ingerisce alcuni frammenti li impasta e li porta in superficie, oppure
in una radice che cresce e sposta gli aggregati che trova sul suo cam-
mino, lasciando alla sua morte una grande galleria o, ancora, puoi ve-
nire circondato all’improvviso da batteri che si moltiplicano in piccolo
cunicolo, riempiendolo fino al soffitto di corpi appiccicosi. Quando le
condizioni ambientali lo consentono, là sotto, nel buio, la vita pullula
e lo spazio si plasma e riplasma di continuo, creando e distruggen-
do microhabitat diversi, segnando la fortuna di alcuni organismi e la
sventura di altri, in un continuo succedersi di specie e generazioni.

LA STORIA INFINITA 1.4


I PROCESSI DI FORMAZIONE DEL SUOLO

Al netto delle continue trasformazioni interne, con quale velocità que-


sta grande città cresce?
Dai 100 ai 1000 anni: ecco il tempo necessario in natura alla formazio-
ne di un centimetro di suolo.
La pelle del pianeta cresce infatti secondo una direzione verticale e lo
fa molto lentamente.
I processi sono così lenti che quello che per i pedologi6 è un suolo
giovane – chiamato Entisuolo - è in realtà un suolo che si è formato
nel Pleistocene, quando i mammuth si sono estinti e l’Homo sapiens
ha iniziato le sue migrazioni fuori dall’Africa!!7
Il suolo quindi si rigenera naturalmente, ma a una velocità che eviden-
temente non è confrontabile né con i tempi delle nostre vite né con
quelli delle nostre società: per questo va considerato come risorsa

6
I pedologi sono i ricercatori che studiano il suolo.
7
II suoli della Valle Varaita, come la maggior parte dei suoli delle aree di pianura più prossime
ai corsi d’ acqua, sono proprio Entisuoli.

24 1. IL SUOLO VIVE
non rinnovabile8 . E come tale, va custodito.
In estrema sintesi, il suolo si forma accumulando e trasformando ma-
teriale che entra da due ingressi: da sotto la roccia madre fornisce i
minerali, da sopra l’atmosfera fornisce la CO2 che piante e microrga-
nismi trasformano in sostanze organiche e che in parte, dopo mille
vicissitudini, diventerà humus.
I primi a trasformare la nuda crosta rocciosa sono l’acqua e il sole:
le forti escursioni termiche tra il giorno e la notte e i cicli di congela-
mento e scongelamento dell’acqua creano forti tensioni e pressioni,
fessurando le rocce scoperte.
Una volta creati i primi spazi, l’acqua può iniziare a portare in soluzio-
ne i primi nutrienti, il vento a depositarne altri e, così, i primi pionieri
possono iniziare a insediarsi. In genere i primi ad arrivare sono micror-
ganismi e licheni, seguiti poi da piante, via via sempre più grandi.

Quando su di una roccia di montagna


vedi la chiazza colorata in un lichene,
ora sai che proprio lì sta cercando
di nascere un suolo.

Fonte:
Lichen in Mill Road Cemetery
by Keith Edkins, CC BY-SA 2.0
via Wikimedia Commons

8
Una perdita di suolo superiore a 1 t/ha/anno può essere considerata irreversibile in un arco
di tempo di 50-100 anni (ISPRA).

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 25


Una volta che la vita si insedia, tutto accelera. Anche le radici, infatti,
iniziano a frammentare la roccia e a secernere molecole in grado di
portare in soluzione nuovi nutrienti: in questo modo la disponibilità di
“cibo” per altri organismi progressivamente aumenta.
Man mano che questi nascono, vivono e muoiono, aumenta anche l’ac-
cumulo di sostanza organica stabile. Cosa sia questa sostanza, spesso
chiamata humus, lo vedremo più avanti, per ora ti basti pensare che è
un ingrediente fondamentale del suolo.
Quando la crosta viene coperta dalla prima sottile pelle di suolo, il
processo continua e il suolo inizia ad approfondirsi: da sotto, nuovi
strati di roccia si sfaldano e, da sopra, altra sostanza organica si accu-
mula. Piante e microrganismi determinano l’intensità di questo doppio
processo di espansione.
Se prendiamo pala e piccozza e iniziamo a scavare una bella buca,
scendendo fin dove incontriamo la roccia madre, troviamo traccia
evidente di questo processo a due vie.
Ci troviamo infatti di fronte a una serie di strati - diversi per colore,
tessitura e struttura - chiamati orizzonti, impilati uno sopra l’altro a
comporre quello che i pedologi chiamano profilo.
Più un suolo è giovane9 , meno gli orizzonti saranno distinguibili, più
è evoluto più questa stratificazione sarà evidente.
Quindi, quella che metaforicamente abbiamo finora descritto come
un’enorme città, si rivela ora più simile a un grande parcheggio plu-
ripiano, in cui ogni livello costituisce quasi un mondo a sé stante,
tanto le condizioni ambientali sono diverse da quelle degli altri piani.
Senza volersi perdere in troppi dettagli, gli orizzonti sono principal-
mente tre: sono chiamati A, B e C e poggiano su R, la roccia madre.
Gli orizzonti A e B rappresentano il suolo vero e proprio, esplorato
dalle radici delle piante, mentre l’orizzonte C è la zona in cui la roccia
madre inizia ad essere disintegrata e in cui gli organismi viventi non
son ancora arrivati.
L’orizzonte A è il più superficiale ed è chiamato per questo Topsoil. E’
composto da minerali e sostanza organica e il contenuto importante
di quest’ultima conferisce all’orizzonte un colore scuro, tendenzial-
mente bruno.
Il Topsoil è anche lo spazio più ricco di ossigeno e più densamente

9
Suoli giovani sono ad esempio quelli che si trovano intorno ai letti dei fiumi e vicino a zone
vulcaniche.

26 1. IL SUOLO VIVE
popolato: è dunque quello in cui i ci-
cli chimici e biologici si svolgono con
maggiore intensità e velocità.
Al di sotto dell’orizzonte A troviamo
l’orizzonte B, chiamato Subsoil: è un
orizzonte in cui la componente mi-
nerale prevale nettamente su quella
organica e che le radici esplorano in
cerca di acqua e cibo. In questa zona
i frammenti minerali risultano alterati
soprattutto da ciò che percola dall’alto,
disciolto nell’acqua, come i sali mine-
rali e gli acidi organici. L’azione diretta
dei microrganismi è assai minore per-
ché questo orizzonte, in cui la presen-
za di ossigeno è scarsa, è meno abitato
e gli organismi adattati a queste con-
dizioni hanno metabolismi più lenti. Il
suo colore e il tipo di nutrienti dispo-
nibili sono molto variabili e dipendono
moltissimo dalla tipologia della roccia
sottostante.

Può accadere che nei suoli agrari, per lavorazioni condotte in modo
sbagliato i due orizzonti siano separati da un sottile strato compat-
to: la suola di lavorazione. È importante evitare che si formi perché
la suola rappresenta una sorta di tappo che impedisce alle radici di
approfondirsi e riduce la quantità di acqua piovana che il suolo può
stoccare. Inoltre, questo diaframma, riducendo le possibili interazioni
chimiche e fisiche tra i due orizzonti, rallenta il processo di approfon-
dimento del suolo. Essendo il più superficiale e il più reattivo, l’oriz-
zonte A risponde con più velocità alle scelte dell’agricoltore. È inoltre
il più facilmente osservabile e monitorabile nel suo evolversi.
Per questo quando si parla di custodia e rigenerazione dei suoli, si fa
implicitamente riferimento a tecniche di gestione orientate soprat-
tutto a conservare o migliorare l’orizzonte A, rendendolo sempre più
adatto ad ospitare un numero elevato di specie e di individui.
L’orizzonte B ne beneficerà di conseguenza.
Il fattore chiave di questo processo è l’incremento del contenuto di

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 27


humus. Cerchiamo quindi di capire cosa sia, come si formi e perché sia
così importante la sua presenza.

L’HUMUS, UN IDENTIKIT 1.5


NECESSARIAMENTE
APPROSSIMATIVO
LE QUALITÀ CHE L’HUMUS CONFERISCE AL TERRENO

Nel mercato immobiliare dei funghi e dei batteri, la presenza di humus


fa schizzare alle stelle il prezzo degli affitti: tutti vogliono vivere dalle
parti di un bel grumo scuro e gli appartamenti, nonostante il costo
proibitivo, sono sempre affollati. In quella zona, infatti, si sta più al
sicuro: le case sono più solide e aerate, in genere l’acqua non manca,
la temperatura è stabile, è improbabile imbattersi in pericolose mole-
cole di inquinanti e, soprattutto, si trova sempre del buon cibo, anche
quello più raro e pregiato. Probabilmente nessuno nel suolo sa dav-
vero cosa sia l’humus, ma tutti sanno bene come trarre giovamento
dalla sua presenza!
Diciamocelo francamente: anche noi non sappiamo ancora bene cosa
sia davvero l’humus, ma questo non ci impedisce di riconoscere il ruo-
lo cruciale che esercita nel garantire fertilità ai suoli.
Procediamo per gradi.
Innanzitutto, parlare di humus non equivale a parlare di sostanza or-
ganica: l’humus ne è solo una parte. La sostanza organica include
altre tre componenti: tutti gli organismi vivi, i resti degli organismi
morti e infine le sostanze organiche labili, che derivano dalla recente
decomposizione dei residui e che velocemente verranno riassimilate.
Quando si effettuano le classiche analisi del suolo, la quantità di so-
stanza organica riportata nell’esito si riferisce alla somma di tutte
queste quattro componenti: con gli esami di routine, infatti, non è
fattibile discriminare l’humus dal resto.

Non potendo avere un’informazione precisa, dovremo cercar di capi-


re se il nostro terreno sia ben dotato di humus o meno incrociando i
dati analitici con altre osservazioni di campo con altre osservazioni di
campo, come la struttura del suolo, la capacità di trattenere acqua,
il profumo, la presenza di insetti e altri animali, il tipo di piante spon-
tanee.

28 1. IL SUOLO VIVE
CONTENUTO DI SOSTANZA
ORGANICA
Come puoi sapere se il tuo terreno ha un buon contenuto di humus?
Le analisi del suolo possono iniziare a darti qualche indicazione. In-
fatti, anche se non tutta la sostanza organica che rilevano è costitu-
ita da humus, in linea di massima più residui e organismi viventi si
trovano, maggiore è la probabilità che l’humus venga creato.

SOSTANZA ORGANICA g/100g (%)


TESSITURA SABBIOSA MEDIO IMPASTO ARGILLOSA / LIMOSA

MOLTO BASSA <0.8 <1 <1.2

BASSA 0.8 - 1.4 1.0- 1.8 1.2 - 2.2

MEDIA 1.5 - 2.0 1.9 - 2.5 2.3 - 3.0

ELEVATA >2.0 >2.5 >3.0

Tieni però presente che non tutti i suoli possono stabilizzare e dunque
accumulare le molecole umiche con la stessa facilità. Nei suoli sab-
biosi la velocità di “distruzione” dell’humus è più veloce. La presenza
di argille invece la rende più lenta, sia perché le molecole umiche
possono creare legami più forti con le numerose particelle di argilla
sia perché possono trovare riparo all’interno dei molti aggregati pre-
senti. Questo consente loro di essere meno facilmente aggredibili dai
microrganismi e dunque di avere “aspettative di vita più elevate”!
Per questo motivo i valori di allerta sono diversi: in un suolo sabbioso
è bene che il contenuto di sostanza organica non scenda mai sotto
l’1,5%, in uno a medio impasto occorre restare almeno sopra il 2%.
Al di sotto di questi valori il suolo non è più in grado di svolgere a pie-
no le sue funzioni (servizi ecosistemici) e quindi anche la sua fertilità
decresce.
PS: Per avere degli esiti attendibili, prima di prelevare il campione ri-
cordati di lasciar passare diversi mesi dall’ultima volta in cui ha ap-
portato letame o compost.

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 29


Identificare analiticamente l’humus non è cosa semplice perché si
tratta di una sostanza così complessa e dinamica che non risulta pos-
sibile attribuirgli una struttura molecolare chiara e univoca. Abbiamo
comunque alcuni elementi con cui tracciare un identikit almeno som-
mario.
Le sostanze umiche sono molecole di colore bruno molto estese, dalla
forma piuttosto caotica e molto ramificata, dotate delle terminazioni
più svariate: questa struttura le rende capaci di reagire chimicamente
con una grande quantità di ioni e molecole presenti nel suolo.
Da questa elevata capacità di interazione derivano pregiate qualità.
Passiamole in rassegna.
Le molecole di humus sono considerate le “spugne del suolo”: sono
in grado di trattenere un quantitativo di acqua pari a 20 volte la loro
massa, superando di ben 5 volte la capacità di idratazione delle ar-
gille! Consentono quindi di aumentare i volumi d’acqua che il suolo
riesce ad accumulare, rendendo le colture e tutti gli altri organismi

30 1. IL SUOLO VIVE
meno vulnerabili ai periodi in cui questo preziosissimo bene scarseg-
gia. Dal momento che la crisi climatica in corso prospetta scenari in
cui gli estremi climatici diventeranno sempre più frequenti, cercare di
rendere più resilienti i suoli alla siccità rappresenta una strategia di
adattamento particolarmente importante.
Queste “spugne” non trattengono solo le molecole di acqua, ma anche
i nutrienti, impedendo che scorrano via perché in eccesso rispetto ai
bisogni del momento o perché dilavati da forti piogge e irrigazioni. L’e-
strema variabilità delle terminazioni fa sì che vengano immagazzinati
gli elementi più disparati, anche quelli presenti nel suolo in quantità
esigue, come preziosi microelementi o dannosi metalli pesanti e altri
inquinanti.
Alcune sostanze vengono sequestrate, e quindi inattivate, per anni,
altre vengono rese disponibili all’occorrenza. Un aspetto molto inte-
ressante è infatti la capacità dell’humus di funzionare on demand,
accumulando nei momenti di eccesso e rilasciando nei momenti di
bisogno.
Nel corso dell’evoluzione, le radici delle piante e i microrganismi han-
no infatti acquisito la capacità di secernere specifiche sostanze che
provocano il rilascio da parte delle molecole di humus dei nutrienti di
cui hanno necessità. Insomma, hanno imparato che l’humus è un buon
negozio in cui andare a fare la spesa!
La presenza di molecole umiche risulta quindi fondamentale per un
equilibrato sviluppo delle colture, non solo perché aumenta la dispo-
nibilità di acqua, ma perché può fornire micro e macronutrienti nell’e-
satto momento in cui le esigenze fisiologiche lo richiedono. È stata
inoltre osservata la capacità di alcune molecole umiche di esercitare
anche una funzione ormonale sulle piante, stimolando direttamente la
crescita radicale e l’assorbimento dei nutrienti.
La presenza di humus è infine indispensabile per ottenere una buona
strutturazione del suolo, con tutti i vantaggi che abbiamo già visto. Da
un lato, infatti, le molecole umiche stabilizzano in modo duraturo gli
aggregati già esistenti dall’altro forniscono nutrimento ed energia a
funghi e batteri coinvolti nella formazione di quelli nuovi.
Sono stati studiati aggregati contenenti molecole umiche, che persi-
stevano da circa 1200 anni10 .

10
Pietro Violante (2013) Chimica e fertilità del suolo, Edagricole.

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 31


Singole molecole di humus, infatti, in suoli indisturbati, possono rima-
nere presenti anche per centinaia di anni.
Ecco quindi un’altra importantissima caratteristica: la grande stabilità
nel tempo. Per questo l’humus è definito come la frazione stabile del-
la sostanza organica del suolo.
L’humus ha quindi un curriculm vitae di tutto rispetto, in cui compa-
iono solo impieghi di grande responsabilità, e sappiamo che inizierà a
pensare alla pensione solo dopo centinaia di anni di onorata carriera!
Come non volerlo come socio??
Disporre nel proprio terreno di un buon quantitativo di humus con-
sente, infatti, di garantire non solo nel presente ma anche in futuro
ottime condizioni di vita per i suoi abitanti. Far crescere il contenuto di
humus, come vedremo, non è semplice né veloce, ma ogni incremento
rappresenta l’accantonamento di un tesoro di cui potranno beneficia-
re anche le generazioni future.

Ma se l’Humus è davvero
così stabile nel tempo
perché dobbiamo attivarci
per custodirlo?
Cosa lo minaccia?
Per capirlo occorre comprendere
i processi grazie a cui si forma
e quelli con cui si degrada.

32 1. IL SUOLO VIVE
MINERALIZZAZIONE 1.6
O UMIFICAZIONE?
QUESTO È IL PROBLEMA!
IL PROCESSO DI FORMAZIONE E DISGREGAZIONE DELL’HUMUS

Il processo di formazione dell’humus non è ancora del tutto noto: è


molto complesso, lungo e tortuoso; sappiamo però con certezza che è
legato, nel bene e nel male, all’azione di funghi e batteri.
Il cammino inizia con la degradazione di residui vegetali, microbici e
animali. Questi vengono decomposti in sostanze via via più semplici
che, in tutte le fasi del processo, hanno di fronte a sé un bivio.
Di qua: mineralizzazione. Di là: umificazione.
Cosa vuol dire?

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 33


La mineralizzazione è un processo di decostruzione che porta a “spez-
zettare” le molecole organiche, liberando i nutrienti contenuti al loro
interno. Questi in parte verranno assimilati da piante e microrganismi,
in parte resteranno nel suolo e in parte evaporeranno in atmosfera.
Il processo di mineralizzazione ha quindi l’importante scopo di met-
tere in circolo molecole prontamente assimilabili, fornendo in poco
tempo energia e materia agli organismi viventi, tra cui le piante.
L’umificazione è invece il processo opposto: è un lento iter di costru-
zione e complessazione che rende le molecole organiche sempre più
grandi e ramificate, fino a trasformarle in humus.
La creazione di queste grandi molecole avviene sia perché molecole
più piccole si autoaggregano per pura attrazione chimico-fisica, sia
perché vengono rimodellate e unite le une alle altre da funghi e bat-
teri. Una volta completate, le molecole di humus diventano recalci-
tranti, tendono cioè a resistere alla decomposizione diventando stabili
garantendo nel tempo i benefici di cui abbiamo parlato poco fa. Per
questo motivo l’humus è anche definito sostanza organica stabile del
suolo.
I due cammini hanno punti di arrivo molto diversi, ma, come tutto nel-
la vita, anche questi traguardi non sono mai davvero definitivi.
Infatti, quando il ciclo di mineralizzazione termina e viene prodotto un
nutriente, questo, una volta assorbito o mangiato, tornerà ad essere
integrato in una molecola organica (il tessuto di un organismo, un
suo secreto, etc..) da cui il ciclo potrà ripartire. Allo stesso modo, le
molecole umiche, per quanto recalcitranti, in determinate situazioni
potranno comunque essere degradate e ri-mineralizzate.
Inoltre, in entrambi i cammini, rallentamenti e netti cambi di direzione
sono all’ordine del giorno.
Ogni molecola organica, in ogni tappa della sua evoluzione, ha infatti
sempre quel bivio di fronte a sé e a seconda delle condizioni esterne,
si trasformerà (o verrà trasformata) in una sostanza più semplice op-
pure più complessa.

“Durante il percorso svolto con gli altri custodi,


ho avuto modo di mettermi in contemplazione
della bellezza e dell’incredibile capacità
di rigenerazione della nostra terra
e tutto ciò mi ha riempito di energia” (Dulce)

34 1. IL SUOLO VIVE
La quantità di humus accumulata dipende quindi da quanto l’equilibrio
complessivo, al lordo di tutte le reazioni che avvengono in un suolo,
sia spostato verso la mineralizzazione e quanto verso l’umificazione.
Nei terreni agrari spesso abbiamo la necessità di aumentare il con-
tenuto di sostanza organica stabile. Per farlo è certo utile apportare
materiale già avviato all’umificazione, sotto forma di letame maturo
o compost, ma non basta! Occorre anche creare le condizioni perché
l’equilibrio complessivo si sposti verso i processi di umificazione: oc-
corre cioè fare qualcosa non solo per favorire la formazione di humus,
ma anche per disincentivare la sua ri-mineralizzazione. Diversamente,
nonostante gli apporti, lo stock aumenterà solo di poco.
E come si fa?
I fattori che spostano questo equilibrio sono molti e tendenzialmente
interconnessi tra loro: vanno dal clima, alla presenza di copertura ve-
getale, alle tecniche di lavorazione, alle caratteristiche delle comunità
microbiche.
E quindi, cosa posso fare concretamente?
Data la complessità (e la non completa conoscenza) dei processi bio-
logici coinvolti e dal momento che ogni terreno e ogni agricoltore han-
no le proprie caratteristiche, la ricetta non esiste. Ci sono però dei
concetti chiave e alcuni principi guida che possono essere tenuti come
riferimento.
Ecco i concetti chiave: a parità di condizioni climatiche, l’umificazione
avviene maggiormente in suoli molto popolati e ricchi di biodiversità,
mentre la mineralizzazione è accelerata dalle lavorazioni e dalle con-
cimazioni minerali.
Piante e microrganismi promuovono la produzione di humus in due
modi.
Innanzitutto, fornendo materia prima, ovvero rendendo disponibile
con ritmo stagionale (e quindi armonizzato alle altre condizioni am-
bientali) sostanza organica fresca, sia sotto forma di essudati radicali
e secrezioni microbiche che sotto forma di corpi morti da decomporre.
Quindi, in primo luogo, forniscono un input costante e diffuso al ciclo
della sostanza organica.
In secondo luogo, lavorano in prima persona alla complessazione delle
molecole.
Non possiamo tuttavia nascondere le responsabilità dei microrganismi
anche nel processo di degradazione dell’humus. Può infatti accadere
che, soprattutto i batteri, non si accontentino dei nutrienti minerali

36 1. IL SUOLO VIVE
“appesi” alle estremità delle molecole umiche e si spingano a man-
giarne anche la struttura. Il suolo ha però trovato un modo per frenare
l’appetito dei batteri: le molecole umiche infatti sono spesso ingloba-
te all’interno degli aggregati e quindi risultano inaccessibili. Grazie a
questa “messa in sicurezza”, in terreni non perturbati la degradazione
microbica dell’humus viene contenuta e si mantiene in equilibrio con
il suo ritmo di formazione.
Pare che in suoli sani questo bilanciamento sia garantito anche dalla
struttura delle comunità microbiche, al cui interno si crea un equili-
brio tra il numero dei microrganismi maggiormente attivi nei processi
di umificazione e quello dei microrganismi più coinvolti nella minera-
lizzazione. Come in tutte le società pare infatti che anche tra i micror-
ganismi ci sia infatti chi consuma più di quanto produce e chi produce
più di quanto consuma!
Nei terreni agricoli l’equilibrio risulta spesso spostato verso la minera-
lizzazione e così, con il tempo, il contenuto di sostanza organica sta-
bile diminuisce. La degradazione dell’humus in questi contesti è sti-
molata soprattutto dalle lavorazioni meccaniche, dalle fertilizzazioni
minerali e dall’interramento di colture da sovescio ancora fresche.
Ma osserviamo più nel dettaglio gli effetti di queste pratiche.
Le lavorazioni meccaniche innanzitutto rompono una quota di aggre-
gati, esponendo le molecole umiche contenute al loro interno agli
appetiti dei batteri. Inoltre, portano nel suolo grandi quantità di os-
sigeno, stimolando la proliferazione di alcune classi di batteri dal me-
tabolismo particolarmente veloce e particolarmente fameliche. La
loro proliferazione è stimolata anche dalle notevoli concentrazioni di
nutrienti facilmente disponibili, introdotti con i fertilizzanti minerali e
con l’interramento di colture da sovescio ancora fresche.
Alcuni microrganismi, quindi, vengono spinti a moltiplicarsi molto in
fretta, a danno di altri più lenti nella crescita. In questa situazione di
squilibrio, “i magazzini dell’humus” vengono assaltati, probabilmente
alla ricerca di quei nutrienti che non si trovano più altrove, e la co-
munità microbica risulta un po’ trasformata. Al suo interno sembrano
contrarsi soprattutto quelle specie meno voraci e normalmente più
coinvolte nei processi di umificazione, come i funghi.

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 37


Da queste semplici considerazioni emerge quindi la necessità di:
- Contenere le lavorazioni meccaniche e soprattutto evitare il più pos-
sibile l’aratura.
- Contenere il più possibile, fino ad eliminarla, la concimazione mine-
rale.
- Adottare tutte quelle pratiche che consentono di aumentare e di di-
versificare le popolazioni all’interno del nostro terreno.
Esamineremo più approfonditamente nella seconda parte del libro al-
cune possibili strategie per raggiungere quest’ultimo obiettivo, ma vo-
gliamo darti fin d’ora alcune indicazioni di massima, che potrai appli-
care al tuo contesto nella misura in cui le tue idee e le tue possibilità
materiali te lo consentiranno:
• Cerca di tenere il suolo coperto da vegetazione viva, coltivata e
spontanea, per un periodo dell’anno il più prolungato possibile.
• Diversifica il più possibile le specie coltivate e se puoi introduci spe-
cie animali, anche solo per alcuni periodi dell’anno.
• Presta molta attenzione a non compattare il suolo.
• Se il tuo terreno lo richiede, apporta letame maturo, compost o altri
preparati che fungano da inoculo di microrganismi.
• Cerca di contrarre al massimo e, se potrai, di eliminare e l’impiego
di agrofarmaci.

Ricorda in ogni caso


che, mentre il processo
di mineralizzazione è molto
veloce, quello di umificazione
è molto più lento e, quindi,
i tuoi sforzi produrranno risultati
tangibili solo nel medio periodo.
Chi verrà dopo di te però avrà
ottimi motivi per esserti grato.

38 1. IL SUOLO VIVE
Fonte:
NRCS Oregon,
CC BY-ND 2.0
HUMUS E TEMPO
L’humus si crea con molta lentezza.
Se vuoi fare in modo che si accumuli nel tuo suolo, non puoi affidarti
ad azioni a spot né puoi aspettarti di aver un riscontro immediata-
mente verificabile; ti conviene piuttosto organizzarti per inserire nel-
la tua routine delle azioni da ripetere negli anni o per ridurre in modo
sistematico altre azioni, che hai capito essere dannose.
Nei nostri climi può servire un anno per avere un compost maturo e
per far maturare o compostare del letame: solo rispettando questi
tempi potrai aumentare le chances che una parte della sostanza
organica che stai introducendo non rientri nel ciclo dei nutrienti, ma
prenda la via dell’umificazione e tra qualche anno si stabilizzi.
Il nutrimento per il suolo non è un concime che da subito i suoi ef-
fetti sulle piante, ma un investimento a lungo termine che richiede
pazienza per essere creato e cura per non essere vanificato. Occorre
quindi fare uno sforzo per entrare in una nuova dimensione tempo-
rale: non quella del ciclo annuale delle piante, ma in quello dei cicli
quantomeno decennali dei suoli.

“Quando penso al futuro, penso certamente a quello della mia


giovane azienda, ma anche a quello di chi verrà dopo di me”
(Davide)

40 1. IL SUOLO VIVE
IL SUOLO È L’HABITAT 1.7
DI UNA COMUNITÀ DINAMICA
UNA MANDRIA DI VACCHE A TESTA IN GIÙ

“Il terreno non è tale finché non è vivo.


Nessun quantitativo di sostanze alimentari
chimiche per le piante, frammisto a morti granelli di roccia
sottilmente sminuzzati, potrebbe dar vita a qualcosa
di equivalente a un terreno fertile”.
(Lyle Wynd 11)

Per più di un secolo il suolo è stato pensato e trattato come un sem-


plice sacco inerte, un serbatoio di nutrienti da trasferire alle piante.
“Tanti nutrienti introduco, tanti la pianta può asportarne. Più ne intro-
duco, più la pianta cresce. Se il calcolo è ben fatto, il suolo conserva
il suo stock e io posso dormire sonni tranquilli”.
Elementare, no? Anche troppo!
Si tratta di una visione estremamente semplicistica che non ha retto
alla prova del tempo. Suoli gestiti con la logica della mera compen-
sazione dei nutrienti, in cui è stato trascurato del tutto il valore delle
relazioni tra gli organismi viventi, hanno infatti registrato un repentino
incremento delle rese seguito però, negli anni, da importanti perdite di
sostanza organica, deterioramento della struttura e maggiore suscet-
tibilità delle colture a malattie e stress.
Risultato nel medio periodo? Una complessiva perdita di funzionalità
dei suoli e, quindi, anche di fertilità. Per questo motivo, in quei conte-
sti, l’apporto di fertilizzanti è diventato una stampella indispensabile
per garantire rese economicamente accettabili.
Insomma, la profezia è diventata realtà: in suoli, ormai pressoché di-
sabitati, l’assioma “se non metto, non ottengo” è diventato vero. Dopo
averli trattati per anni come meri serbatoi da riempire, alla fine li ab-
biamo resi tali!
Ma se l’interpretazione del suolo come un sacco ha guidato scelte
agronomiche evidentemente sbagliate, occorre lasciarsi al più pre-
sto alle spalle questa rappresentazione mentale. Sappiamo che non
è facile: ancora oggi, infatti, si incontrano agricoltori che hanno ab-

11
Lyle Wynd, Feed the soil, Science n.4 (1952).

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 41


bandonato i fertilizzanti di sintesi, sostituendoli semplicemente con
fertilizzanti di origine organica. Non è questa la strada giusta.
Occorre fare uno sforzo ben maggiore e ripensare tutto l’insieme della
propria gestione -aziendale o hobbistica- basandola su un nuovo mo-
dello interpretativo del suolo e su una nuova sensibilità.

“ Il terreno ha la sua vitalità:


nel riconoscerla e mantenerla sta la grande abilità
dell’agricoltore. (Ehrenfried Pfeiffer 12 )

Un suolo sano è un ecosistema densamente abitato e ricco di biodi-


versità.
Oltre alle piante, ospita un numero enorme di organismi diversi tra
loro, appartenenti a un numero molto elevato di specie e provenienti
da tutti i Regni.
Per farti un’idea di quanti siano, pensa che in un grammo di suolo
(meno di un cucchiaino) trovi un numero di batteri analogo a quello
di tutti gli esseri umani presenti sulla terra: sono infatti nell’ordine di
grandezza dei miliardi. Solo che, mentre noi umani apparteniamo tut-
ti alla stessa specie, in quel cucchiaino i batteri si distribuiscono tra
milioni di specie!
Se poi aggiungiamo funghi, insetti, alghe, nematodi, attinomiceti, lom-
brichi, collemboli, miriapodi, formiche e protozoi e non guardiamo solo
un cucchiaino, ma ragioniamo su un’estensione pari a una giornata
piemontese 13 , beh, allora sappi che sottoterra potresti avere in media
8 vacche a testa in giù che brucano e lavorano giorno e notte per man-
tenere fertile il tuo terreno.
All’idea del sacco è quindi urgente sostituire quella di una società
molto variegata e dinamica che da origine a una fitta trama di relazio-
ni tra i suoi membri e tra questi e le componenti “morte” (frammenti
minerali, nutrienti liberi e molecole organiche più o meno stabili).
Le varie comunità evolvono nel corso dell’anno, adattandosi alle sta-
gioni e a tutti i piccoli e grandi mutamenti che possono avvenire in un
appezzamento a causa delle operazioni agricole e degli interventi sul
paesaggio. Comunità ricche di biodiversità sono più adattabili ai vari
mutamenti che dovranno nel tempo continuare ad affrontare.
Se il suolo è questo, allora custodirlo significa favorire la presenza nel

12
Ehrenfried Pfeiffer, La fertilità della Terra, 1997, Editrice Antroposofica
13
Una giornata piemontese equivale a 3810 m2

42 1. IL SUOLO VIVE
tempo di comunità molto numerose e caratterizzate da un alto grado
di biodiversità.

Ma come si può descrivere un sistema così complesso e dinamico e,


da agricoltori, come ci si può relazionare in modo adeguato?
E’ fondamentale coltivare in sé un’attenzione e una sensibilità verso
tutti i processi vitali che si svolgono nel proprio appezzamento, cer-
cando di sviluppare una visione d’insieme che superi il mero conteggio
dei singoli nutrienti e la mera ricerca di soluzioni puntuali a problemi
isolati dal contesto.
Di certo non è semplice!
La strada non è asfaltata e occorre far pace con il fatto che anche la
ricerca scientifica può aiutarci solo fin a un certo punto. Infatti, sia i
dati, sia i modelli teorici che la biologia e la microbiologia del suolo
hanno prodotto sono ancora assai incompleti e faticano a descrivere
la complessità e il dinamismo delle comunità che vivono in un deter-
minato suolo.
Oggi, ad esempio, abbiamo a disposizione tecniche molto sofisticate
che consentono di analizzare il metagenoma del suolo, ovvero il cor-
redo genetico di tutti gli organismi presenti in un campione. Queste
analisi consentono di ipotizzare quali famiglie o ordini sono presenti
e quali funzioni nel loro insieme stiano svolgendo. Sono però analisi
molto puntuali, legate solo a un preciso momento e a un ben reciso
punto del suolo e, inoltre, risultano ancora troppo costose per po-
ter essere effettuate in azienda. Inoltre, oggi abbiamo informazioni
esaustive su alcune specie di insetti e microrganismi. Sono le star del
suolo: gli abitanti più studiati. Ma sono solo una minoranza! Eh sì, per-
ché più del 90% delle specie di batteri e funghi che vivono nel suolo è
ancora sconosciuta. Le nostre amate “star” rappresentano quindi solo
la punta dell’iceberg della biodiversità del suolo.
E quindi? Se non possiamo descrivere le comunità che ospitiamo,
come possiamo intervenire in modo appropriato?
Dovremo accontentarci di procedere in modo un po’ sommario, crean-
do quelle condizioni che in linea di massima rendono il suolo un luogo
ospitale: agiremo non con l’obiettivo di incrementare la presenza di
specifici organismi, ma di creare le condizioni perché siano le comuni-
tà nel loro insieme ad ampliarsi e a diversificarsi.

44 1. IL SUOLO VIVE
LA SOLUZIONE NON È
NEL SINGOLO,
MA NELLA COLLETTIVITÀ,
ANCHE NEL SUOLO.

NEL PROSSIMO CAPITOLO


VEDREMO QUALI STRATEGIE
VIRTUOSE POTRESTI ADOTTARE
E QUALI STRUMENTI HAI
PER MONITORARE LA BONTÀ
O MENO DEL TUO LAVORO.

MA BANDO ALLE CIANCE,


QUESTO È IL MOMENTO TANTO
ATTESO DEL RED CARPET:
ANDIAMO A CONOSCERE
I PIÙ FAMOSI TRA GLI ABITANTI
DEL SUOLO.

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 45


LE STAR DEL SUOLO 1.8

LE PIANTE
Le piante sono da sempre le
regine del tuo campo, sotto i
tuoi occhi e al centro dei tuoi
pensieri, ma quel che combi-
nano sottoterra forse non ti è
ancora del tutto chiaro.
Sei convinto che dal suolo
traggano nutrimento e che solo
da morte restituiscano ciò che
hanno preso. Invece le pian-
te durante tutto il corso della
loro vita portano nutrimento
al suolo. Lo fanno espellendo
dalle radici svariati tipi di mo-
lecole organiche in forma di
mucillagini e essudati radicali.
Le quantità che vengono se-
crete sono variabili, si tratta di
un flusso continuo che cresce
in condizioni di stress e che,
normalmente, si stima sia pari
al 20% del carbonio assimilato
dalla pianta attraverso la foto-
sintesi.
Le piante, quindi, investono
una parte importante della
propria energia non per cresce-
re o riprodursi, ma per produrre
molecole da lasciare nel suolo,
perché? Lo fanno per lubrifica-
re il suolo evitando che i giova-
ni peli radicali vengano abrasi
e al contempo per attirare fun-
ghi e batteri, dalla cui presenza

46 1. IL SUOLO VIVE
traggono svariati benefici. Grazie a queste secrezioni, intorno alle
radici si viene infatti a creare una sorta di paese dei balocchi, chia-
mato rizosfera, dove il cibo è abbondante e la vita dei microrganismi
si svolge più allegra e molto più animata che nel resto del suolo.
La loro presenza è fondamentale per la pianta esattamente come lo
è per noi quella del microbioma intestinale: funghi e batteri rendono
maggiormente assimilabili i nutrienti presenti nel suolo, rendono
più difficile l’accesso a microrganismi patogeni e modulano in parte
anche l’attività ormonale della pianta.
“Le radici sono il cervello delle piante che,
diramate in ogni direzione fino ad assottigliarsi
microscopicamente, creano nel sottosuolo
una complessità di connessioni da far invidia ai computer” (Fulvio)

La composizione degli essudati cambia da specie a specie (ma anche


solo da varietà a varietà) e per ogni pianta varia nel tempo seguendo
le sue fasi di vita e il sopraggiungere di situazioni emergenziali. In
ognuno di questi momenti ogni pianta ha infatti una squadra di la-
voro prediletta che cercherà di attrarre, con molecole segnale e cibo
confezionati su misura. È chiaro che in suoli ad elevata biodiversità,
le piante troveranno con maggiore facilità tutti i microrganismi di
cui hanno bisogno, mentre in suoli meno ricchi il reclutamento sarà
più lento e meno rispondente alle necessità, con ripercussioni ne-
gative sul benessere vegetale e sulla produttività.
In definitiva, dal momento che all’interno della rizosfera la concen-
trazione di microrganismi è notevolmente maggiore di quella del re-
sto del suolo, è evidente che se vogliamo incrementare la biomassa
e la biodiversità microbica, dovremo fare in modo che la copertura
vegetale sia quanto più abbondante e varia possibile e quanto più
estesa nel tempo. Peraltro, questo è proprio quello che accade in
suoli indisturbati.
Non dimentichiamo poi che le radici rendono il suolo anche più ac-
cogliente perché ne migliorano la struttura: espandendosi lo de-
compattano e lo arieggiano e, stimolando l’attività microbica, ac-
celerano la creazione di aggregati. Far crescere più specie, dotate
di apparati radicali molto diversi, consente quindi di migliorare la
struttura del suolo a diverse profondità.

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 47


Fonte:
48 1. IL SUOLO
Public VIVE
domain
I LOMBRICHI
La presenza di lombrichi è un noto indicatore della salute del suolo.
Ne esistono di diversi tipi: alcuni tendono a vivere negli strati più su-
perficiali e a scavare gallerie sostanzialmente orizzontali, altri inve-
ce, pur nutrendosi sempre nei pressi della lettiera, scavano gallerie
verticali. Non hanno denti per cui, quando il terreno è umido e mal-
leabile, avanzano risucchiando particelle minerali e residui vegetali
o animali. Una volta ingeriti, li impastano e li rielaborano grazie agli
enzimi presenti nel loro tratto digerente e, infine, li espellono in for-
ma di coproliti.
Sono capaci di digerire una quantità di materiale terroso pari fino a
30 volte il loro peso in un solo giorno. Questa loro attività fa sì che
siano tra i più efficienti degradatori della lettiera e tra i più attivi
ingegneri del suolo. Le loro gallerie arieggiano il suolo e facilitano la
penetrazione dell’acqua, i loro spostamenti rimescolano il terreno,
portando sostanza organica anche negli orizzonti più profondi che
ne sono meno dotati.
I loro escrementi sono dei concentrati di nutrienti, ormoni e moleco-
le organiche complesse, ben avviate verso l’umificazione. Sono così
operativi che alcune specie, come il lombrico rosso californiano,
sono allevate per produrre lombricompost: un ammendante ricco di
nutrienti, capace di incrementare il contenuto di humus del suolo e
di esercitare un’azione biostimolante nei confronti delle piante.

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 49


Fonte:
50 1. ILCC
Andy Murray, SUOLO
BY-SAVIVE
2.0
MIRIAPODI E COLLEMBOLI
I Miriapodi sono i cosiddetti millepiedi o centipiedi, animali grandi
alcuni millimetri che lavorano allo sminuzzamento della lettiera.
La loro presenza, quindi accelera lo svolgimento del processo di
degradazione dei residui vegetali.
I Collemboli sono animali ancora più piccoli, spesso lunghi meno
di un millimetro, dai colori e dalle forme così varie da far invidia a
molti Pokemon. Vivono nei terreni di tutto il mondo e sono gli inver-
tebrati più abbondanti nel suolo.
Ma cosa fanno, a cosa sono “utili”? Non fanno niente di speciale,
fanno semplicemente la loro vita. Si nutrono di altri animali e an-
che di batteri, funghi e spore, contribuendo alla loro diffusione nel
suolo. Smuovono un po’ il terreno, lasciano ai posteri le loro spoglie.
Forse non hanno la stoffa delle star, ma che importa? Vivono e que-
sto ci deve bastare.
Un fotografo, Andy Murray, ne ha realizzato dei ritratti bellissimi e li
ha raccolti nel sito A Caos of Delight .
Ti consiglio di farti un giro, troverai anche altri animali misconosciuti
che vivono nei nostri suoli in scale a cui solo un obiettivo macro può
arrivare: sono tra le immagini più belle di questi soggetti che puoi
trovare in circolazione al momento. Lo sguardo di questo artista sa-
prà restituirti un senso di grande meraviglia e rispetto nei confronti
di tutte queste forme di vita, intente a sbrigare le faccende di ogni
giorno lontano dalla nostra sfera percettiva.

“Il progetto mi ha insegnato a guardare al suolo


che coltivo e calpesto con occhi nuovi,
occhi di custode” (Pietro)

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DEI RESIDUI SITO
VEGETALI CHAOSOFDELIGHT.ORG

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE


CUSTODI
VARAITA
DEL SUOLO
51
GLI
ATTINIOMICETI
Gli attinomiceti sono microrga-
nismi unicellulari grandi (ehm,
piccoli) come batteri, e dun-
que invisibili ad occhio nudo. Si
sviluppano bene in suoli umidi,
areati e ricchi di humus.
Possono essere presenti nel
suolo in quantità importanti,
analoghe a quelle dei batteri, e
hanno la rara capacità di attac-
care molecole organiche com-
plesse come la lignina, la cel-
lulosa e la chitina - sostanza
di cui son fatti gli esoscheletri
degli insetti -, liberando mole-
cole più semplici che poi anche
i batteri potranno assimilare e
degradare.
Sono stati molto studiati per-
ché tendono a proteggere le
piante dall’attacco di batteri
e funghi patogeni, grazie alla
capacità di produrre molecole
antibiotiche.
Quando un suolo “profuma di
bosco” siamo sicuri della loro
presenza: è una sostanza vo-
latile chiamata geosmina, pro-
dotta proprio dagli attiomiceti,
che conferisce al suolo quel
buon profumo.

Colonie di Attinomiceti
Fonte:
Docwarhol, CC BY-SA 4.0

52 1. IL SUOLO VIVE
I BATTERI
I batteri sono tra gli organismi più piccoli e numerosi che troviamo
nel suolo. Hanno dimensioni di pochi millesimi di millimetro, vivono
qualche ora e, quando le condizioni sono propizie si moltiplicano a
ritmo serrato, creando colonie in cui si ammassano gli uni sugli altri.
Nei suoli troviamo milioni di specie batteriche e la stragrande mag-
gioranza non ha ancora una carta d’identità perché non può essere
isolata e studiata in laboratorio: la maggior parte dei batteri ha in-
fatti bisogno di far parte di comunità complesse per poter soprav-
vivere.
Per orientarsi in questa babele, i batteri vengono raggruppati in base
al loro metabolismo (ovvero in base a ciò di cui si nutrono e a cosa
producono) e alle condizioni in cui amano vivere.
Quelli che scelgono locations ricche di ossigeno, si chiamano aerobi
obbligati, quelli che invece l’ossigeno non vogliono vederlo neanche
in cartolina si chiamano anaerobi obbligati. Tra i due estremi tro-
viamo gli aerobi e gli anaerobi facoltativi, ovvero batteri che pre-
diligono una o l’altra location, ma tollerano anche situazioni meno
confortevoli.
I batteri aerobi sono i più attivi e prolifici perché in presenza di os-
sigeno è possibile accumulare e spendere più energia.
In linea di massima, nelle nostre zone, l’attività di tutti i microrgani-
smi (non solo dei batteri) è più elevata nei mesi primaverili e tardo
autunnali, quando la concentrazione di umidità è buona e le tempe-
rature più miti.
Hanno una grandissima versatilità nutrizionale essendo in grado di
utilizzare praticamente tutte le sostanze organiche e minerali di ori-
gine naturale. I batteri sono infatti coinvolti in tutti i cicli dei nutrien-
ti di cui si suddividono, in modo ordinato, le varie tappe: quello che
per un gruppo di batteri è infatti lo scarto della digestione, per altri
è cibo prelibato. Così, pasto dopo pasto, tutti gli elementi vengono
trasformati e mantenuti in circolo. Ovviamente tra tutte le sostanze
naturali presenti nel suolo, alcune sono degradate più lentamente
e tendono ad accumularsi (lignine, humus), ma nessuna sfugge alla
degradazione microbica.
I saprofiti si nutrono di materiale in decomposizione; i simbionti
sono alimentati dagli organismi -piante, funghi e insetti- con cui
vivono in buona armonia; i free-living preferiscono vivere per conto
proprio cibandosi di gas e ioni disciolti in acqua o trattenuti sulle su-

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 53


Image courtesy of the Lewis Lab at
Comunità di batteri che vivono su un Northeastern University.
granello di sabbia: Image created by Anthony D’Onofrio,
immagine realizzata al microscopio William H. Fowle, Eric J. Stewart and
54
elettronico a scansione (SEM) 1. IL SUOLO
Kim Lewis, CC BYVIVE
2.0
perfici dei minerali. Ci sono infine i patogeni che puntano a mangiare
i tessuti della loro vittima, minandone la salute.
Vanno tutti d’accordo? Chi lo sa! Di fatto gli equilibri tra le diverse
colonie risultano regolati da fenomeni di competizione per lo spa-
zio e per i nutrienti; inoltre, alcuni batteri sono in grado di produrre
all’occorrenza letali molecole ad azione antibiotica.
Alcune specie sono state studiate più di altre per i vantaggi che
portano alle piante o per i problemi che creano. Li descriviamo ora
velocemente, ma ricordiamoci sempre di non rapportarci a loro con
l’approccio One Man Show, perché la loro azione va sempre letta
come tappa, magari finale, di processi biochimici più ampi che coin-
volgono molti altri organismi.

“Queste lezioni hanno fatto crescere in me una sensibilità


alla cura della vita, il profondo rispetto per ogni essere
anche quello più minuscolo, considerando ogni elemento
che abita la natura come parte fondante della stessa.
Per questo desidero esserci, e non perdere nessun istante
di questa meravigliosa trasformazione che tenterò
con tutte le mie forze di mettere in atto” (Dulce)

I batteri azotofissatori trasformano l’azoto presente in atmosfera


in azoto ammoniacale, rendendolo assimilabile dalle piante: realiz-
zano un piccolo capolavoro, compiendo una reazione per la quale a
noi sono necessari grandi impianti chimici e notevole dispendio di
energia14 .
Alcuni azotofissatori sono simbionti delle piante leguminose, altri
vivono liberi nel terreno. L’attività di entrambi è inibita nel momento
in cui vengono effettuate fertilizzazioni azotate.
Altri batteri riescono a solubilizzare il fosforo che, sebbene nor-
malmente molto abbondante, è presente come composto minerale
insolubile o come componente di molecole organiche più complesse
e quindi, in entrambi i casi, non risulta direttamente assimilabile
dalle piante.

14
Si tratta del processo Haber-Bosh, oggi utilizzato per produrre ammoniaca e fertilizzanti
azotati di sintesi. Dal momento che le molecola di azoto presenti in atmosfera sono compo-
ste da due atomi tenuti saldamente assieme da un triplo legame, separarli richiede moltissi-
ma energia. Si tratta quindi di un processo industriale ad alto consumo energetico e, quindi,
ad elevato impatto emissivo.

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 55


Altri ancora si macchiano della colpa di portare i suoli a emettere
gas climalteranti come il metano e il protossido di azoto.
Esistono poi batteri in grado di secernere sostanze che agiscono
come fitormoni o che stimolano la pianta stessa a produrne, pro-
muovendo così la germinazione dei semi, la crescita delle radici,
l’assorbimento di nutrienti, la tolleranza alla siccità.
Infine, alcuni tra i batteri in grado di produrre antibiotici si sono rive-
lati capaci di difendere anche le piante dall’attacco di funghi, batteri
e insetti, venendo così insigniti del titolo onorifico di antagonisti.
É il caso ad esempio del Bacillus thuringiensis.
Un aspetto molto interessante è il fatto che alcuni suoli dimostra-
no di avere nel loro insieme un’attività soppressiva che va oltre la
presenza di singole specie di antagonisti: si tratta di terreni ad alta
biodiversità in cui, anche quando sono presenti dei patogeni e sus-
sistono le condizioni ambientali per la loro proliferazione, le pian-
te subiscono pochi danni. In questi contesti l’azione soppressiva
è esercitata non solo dai batteri antagonisti, ma anche da tutte le
altre colonie che, occupando i diversi habitat, tolgono spazio e nu-
trienti al patogeno. Trattandosi di suoli molto popolati, è inoltre pro-
babile che siano presenti anche batteri ad azione biostimolante e
che i nutrienti siano più facilmente disponibili. Le piante sono quindi
messe in condizione di difendersi dalla malattia grazie ad un’azione
microbica corale.

I FUNGHI
Ultimi, ma non per importanza: ecco finalmente i funghi!
Quando li pensiamo in genere ci vengono in mente i porcini, i pra-
taioli o la velenosa Amanita muscaria . In realtà questi sono solo i
corpi fruttiferi, ovvero strutture ideate dal fungo per spargere nel
mondo le sue spore. Il vero e proprio corpo è in realtà un enorme
reticolo costituito da filamenti sottili che vive al di sotto, nel suolo.
I filamenti si chiamano ife e nel loro insieme costituiscono il micelio;
il loro diametro ha dimensioni simili a quelle dei batteri (alcuni mi-
cron), ma le ramificazioni sono così fitte che nel famoso cucchiaino
di suolo può arrivare ad esserci anche un chilometro di ife. La loro
massa complessiva è superiore a quella dei batteri al punto che in
un suolo sano i miceli possono arrivare a pesare anche 10 volte più
dell’insieme delle colonie batteriche. È quindi evidente la rilevanza

56 1. IL SUOLO VIVE
reticolo di ife del fungo Morchella
snyderi. Questo fungo vive soprattutto
in suoli forestali; il bozzolo al centro
dell’immagine è fatto da ife raggomitolate
a formare uno sclerozio, cioè una
struttura particolarmente resistente che Fonte:
consente al fungo di sopravvivere anche in Armenphelps204, CC BY 4.0
condizioni
UN MONDOdifficili.
SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA via
VALLE VARAITACommons
Wikimedia 57
che i funghi possono avere nel determinare le caratteristiche delle
comunità che popolano i nostri suoli e anche la struttura dei suoli
stessi. Le ife, infatti, imbrigliano le particelle minerali conferendo
stabilità meccanica alle architetture del suolo. Inoltre, alcuni funghi
secernono una sostanza gommosa chiamata glomalina che costitu-
isce un ottimo cementante per gli aggregati. Le ife sono inoltre una
sorta di rete metropolitana che percorre tutto il suolo riducendo le
distanze: a suo interno scorrono a velocità superiore nutrienti, mo-
lecole segnale e…anche batteri simbionti!
Esistono migliaia di specie di funghi e ognuna ha le sue preferenze di
habitat, ma la maggior parte predilige temperature tra i 20 e i 30°C,
buona presenza di ossigeno e un pH del suolo fra 5 e 7.
Per quanto riguarda il cibo, a differenza dei batteri, i funghi si nu-
trono solo di sostanze organiche e non possono digerire composti
inorganici. In compenso sono assai efficienti nel decomporre so-
stanze molto complesse e resistenti come la lignina, la chitina e la
cellulosa: sono quindi fondamentali nell’avvio dei processi di de-
composizione della lettiera.

“Da oggi ho una migliore conoscenza


dei piu’ piccoli operatori del suolo,
creatori di humus” (Roberta)

I funghi sono inoltre ampiamente coinvolti nei processi


“costruttivi” che portano all’umificazione delle sostanze organiche
e quindi alla produzione di humus.
Alcuni funghi, alle spoglie di piante e insetti preferiscono i tessuti
o i secreti di organismi vivi: sono i funghi patogeni e i funghi
simbionti.
La proliferazione dei patogeni può provocare seri danni alle piante
ed è più frequente in suoli disturbati e impoveriti. Al contrario,
la proliferazione dei funghi micorrizici -i più studiati tra i funghi
simbionti- è ostacolata soprattutto dalle fertilizzazioni minerali e
dalle lavorazioni meccaniche.
Le micorrize sono associazioni tra funghi e piante, da qui il nome
mycos fungo, rhyza, radice. Si tratta di una strategia rodata da
milioni di anni, adottata dall’80% delle specie vegetali e che
consente sia alla pianta che ai funghi di trarre beneficio dalla
presenza altrui. I funghi ricevono essudati di cui nutrirsi, mentre
la pianta ottiene un apparato radicale più esteso e anche più

58 1. IL SUOLO VIVE
UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 59
performante. Il micelio fungino, infatti, esplora un’area di gran
lunga maggiore rispetto a quella di competenza delle radici,
inoltre grazie alla secrezione di enzimi può rendere assimilabili
anche nutrienti presenti nel suolo in forme che la pianta non
potrebbe metabolizzare da sola, soprattutto azoto e fosforo.
Per questo motivo, la somministrazione di fertilizzanti a pronto
impiego disincentiva la formazione di micorrize: se la pianta ha
meno bisogno del fungo, avrà meno interesse a dedicare energia a
nutrirlo.
Le micorrize non sono esclusive: una pianta può infatti entrare in
simbiosi con più funghi e uno stesso fungo può micorrizzare più
piante. Quindi è possibile espandere il ragionamento sui vantaggi
reciproci, estendendolo a un gruppo più ampio di piante e funghi.
Nel 1997 Suzanne Simard, ecologa e studiosa di reti simbiotiche
forestali canadese, ha ipotizzato il Wood Wide Web, ovvero
l’esistenza di una rete di miceli che potenzialmente si espande in
tutto il pianeta collegando tra loro la maggior parte delle piante.
L’ipotesi è plausibile, ma impossibile da verificare. Ciò che di fatto
però è stato osservato e misurato, non solo in laboratorio ma
anche in loco, è il passaggio di nutrienti e di molecole segnale tra
diverse piante, proprio attraverso il micelio di funghi micorrizici.
Questa rete è utilizzata ad esempio nei boschi per trasportare
molecole organiche, prodotte dagli alberi più alti che hanno buoni
tassi di fotosintesi, alle giovani piante che non hanno accesso
a grandi quantità di luce. Allo stesso modo anche l’allerta per
l’attacco da parte di un insetto sembra poter correre a distanza
grazie a molecole segnale trasportate dalla rete micorrizica.
Queste scoperte hanno spazzato via l’idea di una sociologia delle
piante basata sulla mera competizione dei singoli per la luce e
i nutrienti, introducendo dinamiche di cura e di redistribuzione
delle ricchezze e delle informazioni. Anche tra gli abitanti del
suolo, il singolo individuo trae forza dalla salute complessiva delle
comunità cui appartiene.

60 1. IL SUOLO VIVE
IMG. AGGIUNTIVA
COME STA
IL SUOLO?

2. Fonte:
Hernàn Pinera, CC BY-SA 2.0
2. COME STA IL SUOLO?
Non particolarmente bene.
I suoli europei e italiani sono da tempo sottoposti a diverse minac-
ce, tra cui perdita di sostanza organica, cementificazione, com-
pattamento, contaminazione, erosione e dissesto idrogeologico.
La gravità della diagnosi è nota ai decisori politici che però non
sembrano aver la capacità di prendersi cura del paziente; l’opinio-
ne pubblica, da parte sua, è mediamente poco consapevole del-
la situazione. In questo breve capitolo proviamo a portare la tua
attenzione in particolare sul consumo di suolo e sulla perdita di
sostanza organica.

CEMENTO VINCE ANCORA 2.1


SUOLO 1:0
Case, strade, capannoni, centri commerciali, centri sportivi, par-
cheggi. Per costruirli finiamo ogni anno col sacrificare terreni,
spesso agricoli, con un ritmo che supera di gran lunga quello della
crescita demografica.
Anche se nessuno di noi ha mai partecipato al suo funerale, un
suolo impermeabilizzato dal cemento e dall’asfalto è un suolo so-
stanzialmente defunto: interventi di ripristino sono possibili,
ma sono estremamente costosi e, quindi, poco adatti a contenere
il fenomeno in modo significativo.
Il consumo di suolo oggi è più lento rispetto a quello che si regi-
strava negli anni Novanta, ma occorre un cambio di rotta ancora
più deciso per arrivare finalmente al consumo netto zero, definito
come obiettivo per il 2050 dalla Commissione Europea.
Ecco alcuni dati.
In Europa si impermeabilizzano circa 1000 km2 all’anno. Significa
che, ai ritmi attuali, in tre anni si consuma una superficie pari alla
Valle d’Aosta e in 100 anni si cementifica tutta l’Ungheria!
In Italia le estensioni sono ovviamente minori, ma in realtà la si-
tuazione è ancora più grave. Se infatti in Europa è cementificato il
4,5% della superficie, in Italia siamo già oltre il 7%. Inoltre, siamo
uno dei paesi europei con un ritmo di consumo annuo, in rappor-
to alla superficie totale della nazione, più elevato: quasi il doppio
di quello della Spagna, cinque volte quello della Germania e dieci
volte quello della Francia1 .
In Italia, infatti, perdiamo complessivamente 15 ettari al giorno:
significa che in un solo anno ci priviamo di una superficie pari a
quella di città come Alba o Bra.
Sono quasi 2 metri quadrati al secondo. Sicuramente molto meglio
dei 10 sfiorati negli anni Novanta e degli 8 del periodo intorno al
2010, ma comunque ancora troppi!
E il Piemonte ha la sua bella fetta di responsabilità.
Immagina di fare un giro a Torino e di concederti un caffè in piazza
San Carlo. Guardala bene, coi suoi portici ordinati, il suo Caval ‘d
Bruns: tutta la piazza è grande 3 giornate piemontesi, un po’più di
un ettaro.
Ecco, ogni giorno il Piemonte perde una piazza San Carlo. Avan-
ti così per 365 giorni, alla fine dell’anno il Piemonte ha sottratto
al proprio futuro più di 400 ettari. Significa che proseguendo con
questi ritmi in soli 30 anni cementificheremo in Piemonte un’area
pari alla superficie della città di Torino. Piuttosto impressionante,
no? Questi sono gli ultimi dati messi a disposizione dall’ISPRA, re-
lativi al 2020, ma il trend dal 2015 è sostanzialmente costante 2 .
La gravità del problema è ben nota agli amministratori e ai deci-
sori politici, sia in sede europea, sia in sede nazionale e regionale:
non mancano dati, report, documenti di indirizzo 3 e investimenti in
ricerca 4 . Quello che però ancora manca è una legge.
La Commissione Europea ha annunciato che nel 2023 pubblicherà
la Soil Health Law. Ce lo auguriamo.
In Italia invece è fermo in Senato dall’anno scorso un testo che

↙ CURIOSA NEL
PORTALE DEL CONSUMO
DI SUOLO, CURATO DAL
SISTEMA NAZIONALE
PER LA PROTEZIONE
DELL’AMBIENTE

1
Dati relativi al periodo 2009-2012. (EEA 2017), CONSUMO DI SUOLO STATO ATTUALE E PRO-
SPETTIVE (ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale)
2
Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici (Rapporto 2021) a cura Si-
stema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente .
3
EU Soil Strategy for 2030, Commissione Europea (novembre 2021)
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=CELEX%3A52021DC0699
4
EU Mission: A Soil Deal for Europe
https://ec.europa.eu/info/research-and-innovation/funding/funding-opportunities/fun-
ding-programmes-and-open-calls/horizon-europe/eu-missions-horizon-europe/soil-heal-
th-and-food_en

64 2. COME STA IL SUOLO?


UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 65
unifica sei disegni di legge proposti e discussi in anni precedenti.
Il PNRR raccomandava genericamente “di assumere ogni iniziativa
utile alla conclusione dell’Iter parlamentare dei disegni di legge sul
consumo di suolo entro il 31 dicembre 2021”.
Siamo ormai ampiamente nel 2022, ma non ci sono novità.

“Abbiamo bisogno di una legge nazionale di tutela del suolo come


di una imponente correzione di rotta delle varie leggi urbanistiche
regionali che stanno aumentando le deroghe e le scappatoie per
mantenere, se non peggiorare, l’attuale status di consumo di suolo 5 .
(Paolo Pilieri, Politecnico di Milano)

PERDITA DI SOSTANZA 2.2


ORGANICA
Perdere sostanza organica non è mai una buona idea, a maggior
ragione con una crisi climatica in corso.

Si stima che circa il 60% dei suoli europei non sia in buona salu-
te: in particolare il 45% ha un basso o bassissimo contenuto di
sostanza organica, inferiore al 2% 6 ; questa situazione riguarda
soprattutto l’Europa meridionale, ma colpisce anche zone della
Francia, della Germania e del Regno Unito7 .
Il problema riguarda soprattutto i suoli coltivati.
In Italia esistono molte differenze regionali, ma in linea di massima
le pianure coltivate presentano tenori di sostanza organica inferio-
ri al 2% e, al sud e nelle isole maggiori, addirittura inferiori all’1% 8 .

5
Settembre 2021:
http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2021/09/green-deal-pnrr-transizione-ecologi-
ca-ma-il-consumo-di-suolo-continua-a-indebitarci
6
FAO and ITPS, 2015 Status of the World’s soil Resources_(SWSR) Main Report food and Agri-
culture Organization of the United Nations; Intergovernamental Tecnical Panel of Soil, Rome,
Italy
7
Strategia Tematica per la protezione del suolo della Commissione Europea_Comunicazione
della Commissione al Consiglio, al Parlamento Europeo, al Comitato Economico e Sociale
Europeo e al Comitato delle Regioni:
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52006DC0231&from=EN
8
Progetto Soil4life, finanziato dalla Commissione Europea con il progetto LIFE
9
Box sostanza organica a pagina 29

66 2. COME STA IL SUOLO?


Numeri, numeri, ma cosa vogliono dire?
Il 2% è considerato il minimo sindacale 9 per garantire un buon li-
vello di fertilità, al di sotto del quale occorre preoccuparsi.
Quindi, sì, siamo molto preoccupati.
“ La legge del profitto ,ossia del massimo sfruttamento,
ha causato l’impoverimento vitale di enormi vastità
di terre prima fertili” (Fulvio)

Se entriamo nel dettaglio del Piemonte, osserviamo che solo le


zone alpine e prealpine, in particolare la provincia del Verbano-
Cusio-Ossola, hanno un contenuto di carbone organico alto o
moderatamente alto. Le zone di pianura oscillano invece intorno
al 2% (superandolo soprattutto nelle aree in cui sono insediati
allevamenti), mentre Langhe, Monferrato, Roero e Alessandrino
presentano i terreni più poveri: le zone collinari hanno un contenuto
medio dell’1,15% che spesso nei vigneti scende addirittura sotto la
soglia dell’1% 10 .
Per tutto ciò che abbiamo detto nel capitolo precedente, è evidente
che la perdita di sostanza organica è il sintomo e allo stesso tempo
la causa di una riduzione del numero di abitanti del suolo, di una
perdita di struttura e di una riduzione complessiva delle molteplici
funzioni che il suolo svolge. Inoltre, più il contenuto di sostanza
organica scende, più i suoli diventano esposti al rischio di erosione.
Quando i suoli perdono humus, gli aggregati superficiali diventano
più deboli e vulnerabili: l’impatto della pioggia può facilmente
romperli e lo scorrere dell’acqua e il soffiare del vento riescono ad
allontanare nutrienti, particelle minerali e…altra sostanza organica!!
La perdita di sostanza organica porta quindi i suoli ad essere privati
proprio degli strati più preziosi (gli strati superficiali sono i più fertili)
e innesca un circolo vizioso di progressivo impoverimento.
Per il tipo di clima e per la conformazione del paesaggio l’Italia
è particolarmente esposta ai danni da erosione idrica ed eolica.
Questo fatto, sommato a tassi di sostanza organica mediamente
bassi fa sì che la quasi totalità dei terreni coltivati in Italia perda
ogni anno più di 2 tonnellate di suolo ad ettaro e in non poche aree

10
Il suolo, la radice della vita (2008) APAT, Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i
Servizi Tecnici
11
Panos Panagos et al (2015). The new assessment of soil loss by water erosion in Europe.
Environmental Science and policy. 54: 438-447

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 67


arrivi a perderne anche più di 10 11 . È moltissimo: la soglia di allerta
è infatti orientativamente fissata a una tonnellata di suolo per ettaro.
Questo significa che i suoli agricoli italiani si stanno “consumando” a
un ritmo decisamente più veloce di quello con cui si riformano.
È fondamentale attivare fin da subito tutte le misure necessarie
a contenere l’erosione, anche perché lo scenario è destinato a
peggiorare. Siamo infatti dentro una crisi climatica che condizionerà
sempre di più i nostri habitat e le nostre società, trasformandoli
in modo ben più radicale di quanto oggi riusciamo a immaginare.
Mentre stiamo scrivendo, è stato pubblicato il terzo ed ultimo
volume del VI Rapporto dell’IPCC12 che ribadisce che le azioni messe
in atto fino ad oggi e le strategie pianificate per il prossimo futuro
sono ancora inadeguate a rispettare gli accordi di Parigi: dobbiamo
prepararci a scenari in cui tutti i fenomeni naturali che provocano
erosione – temperature elevate, siccità, piogge torrenziali e venti –
saranno sempre più frequenti.
Teniamo soprattutto in considerazione il fatto che tutta l’area del
Mediterraneo è tra gli hot-spot climatici del nostro Pianeta, è cioè
uno di quegli sfortunati luoghi in cui le temperature si stanno
alzando e si alzeranno più della media mondiale e in cui, quindi,
il cambiamento climatico avrà conseguenze più impattanti. E il
Piemonte si configura a tutti gli effetti come area mediterranea:
per rendertene conto ti basti pensare che se negli ultimi 40 anni
la temperatura media mondiale è crescita di 0,8 °C, in Piemonte è
crescita del doppio 13 .
L’ARPA ha delineato l’evoluzione climatica del Piemonte fino a fine

↙ ECCO LA SINTESI
DEL REPORT “ANALISI
DEGLI SCENARI DI CLIMA
REGIONALE DEL PERIODO
2011- 2100” (2020) ARPA
PIEMONTE.

12
Climate Change 2022: Mitigazione dei cambiamenti climatici
https://ipccitalia.cmcc.it/climate-change-2022-mitigazione-dei-cambiamenti-climatici/
13
Dall’intervento del professor Claudio Cassardo (Dipartimento di Fisica, Università degli Stu-
di di Torino) al Consiglio Regionale Aperto, dedicato alla crisi climatica, svoltosi il 21/02/22.
Qui la presentazione integrale di supporto all’intervento: http://www.consiglioregionale.pie-
monte.it/web/files/cassardo_clima_unito.pdf

68 2. COME STA IL SUOLO?


secolo, simulando due scenari: quello in cui ci si riesce a rispettare
l’Accordo di Parigi e quello in cui invece le emissioni continuano ai
livelli attuali. Anche lo scenario più ottimistico conferma che i suoli
piemontesi in futuro saranno sempre più a rischio erosione.

La siccità aumenterà perché le piogge estive diminuiranno e sempre


più spesso si verificheranno inverni siccitosi, come quello appena
trascorso. Le piogge saranno più concentrate, quindi la pioggia cadrà
con più forza e scorrerà velocemente in superficie. Anche i giorni di
vento (Foen) sono destinati ad aumentare ulteriormente, così come il
numero di giorni con temperature medie sopra i 30°C.
Se questo è quello che ci aspetta, allora è rilevante cercare di
proteggere i suoli con siepi e alberature frangivento e con una
copertura vegetale quanto più continua, in grado di attutire gli
urti della pioggia al suolo, rallentare i flussi di acqua in uscita e,
ombreggiando, ridurre l’evaporazione.
Inoltre, riuscire ad incrementare il contenuto di sostanza organica
consentirà al suolo di accumulare al proprio interno più acqua e
alle piante di avere a disposizione quantità maggiori di nutrienti,
microrganismi e umidità, utili a gestire meglio gli stress ambientali
che dovranno affrontare.
Infine, tieni sempre a mente che lavorare per incrementare il
contenuto di humus non servirà “solo” a rendere i tuoi suoli più
resilienti alla crisi climatica, ma rappresenta anche una strategia di
mitigazione del riscaldamento climatico stesso perché consentirà di
immagazzinare in modo duraturo una parte di quella CO2, che piante
e microrganismi hanno in precedenza sottratto all’atmosfera.
I suoli conservano mediamente il triplo del carbonio presente
nell’aria14 . Dal momento che i terreni agrari hanno dotazioni
generalmente basse, incrementandole è possibile sfruttare
maggiormente il loro potenziale di accumulo e provvedere a ulteriori
preziosi stoccaggi di CO2.

“ Il progetto mi ha permesso di conoscere


altre persone sensibili e rispettose del Bene più grande,
la Terra” (Roberta)

14
Sanderman, J., Hengl, T. & Fiske, G. J. (2017). Soil carbon debt of 12,000 years of human
land use. Proc. Natl Acad. Sci. 114: 9575–9580

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 69


SUGGERIMENTI
OPERATIVI
PER CUSTODI
DEL SUOLO

3.
Ma quindi, all’atto pratico,
cosa posso fare per rigenerare
il suolo che coltivo?
In questa parte del libro ti proporremo alcune possibili strategie
ma, come sempre in agricoltura, una formula valida per tutti non
c’è!
Non hai tra le mani un manuale di agronomia, ma uno strumento
che vuole stimolarti a considerare l’ipotesi di introdurre nel tuo
flusso di lavoro alcuni accorgimenti. Te li presentiamo in modo
molto sintetico, potrai poi approfondirli autonomamente per capire
come adattarli al tuo contesto e alle tue possibilità.
Il primo passo da fare, però, è comprendere da quale pensiero de-
rivano.

IL PRINCIPIO CARDINE: 3.1


AUMENTARE LA BIODIVERSITÀ
DELL’AGROECOSISTEMA
Rigenerare un agroecosistema significa incrementarne la biodiversi-
tà complessiva, partendo proprio dalle comunità di organismi che in
quel contesto hanno imparato a vivere insieme e cercando di diver-
sificarle sempre più. È un processo graduale, complesso e spesso
faticoso, che però può portare a risultati positivi e duraturi.
Anche se al suolo abbiamo dedicato tutto il libro, non dimentichiamo
che “costui” è solo uno dei protagonisti di un sistema ben più am-
pio. Per questo motivo non è possibile pensare di rigenerarlo davvero
senza tenere in considerazione anche piante, insetti, animali, acqua,
vento, sole e….le persone! I tuoi pensieri e i tuoi valori, la clientela
che assorbe i tuoi prodotti (nel caso tu sia un’azienda) e, infine, le
scelte dei tuoi vicini e dei tuoi amministratori sono fattori altrettanto
determinanti. Tutti questi elementi sono indissolubilmente legati tra
loro e quando uno muta anche gli altri in parte si modificano.
Quindi, iniziamo: c’è molto da fare!
Per decidere come agire, la vera domanda da porti è: come posso

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 71


continuare a vivere del mio lavoro, facendo anche in modo che sotto
e sopra il mio terreno si creino comunità più numerose e variegate?
La risposta è solo tua e probabilmente, come per tutti i processi,
cambierà con il tempo.

“L’Orto è parte di noi e rispecchia come siamo fatti,


come agiamo, come pensiamo.”
(Roberta)

Qui trovi suggeriti alcuni strumenti per affinare la tua osservazione e


alcune pratiche agronomiche che riguardano soprattutto tre ambiti:
l’utilizzo di ammendanti, l’organizzazione dei cicli colturali e le lavo-
razioni meccaniche.

L’OSSERVAZIONE 3.2
Per conoscere un suolo è utile usare diversi metodi di analisi e os-
servazione e poi integrare le informazioni che ne puoi ricavare.
Le comuni analisi chimico-fisiche forniscono informazioni interes-
santi sulla granulometria, sul pH, sui nutrienti, sul contenuto di so-
stanza organica e possono anche stimare quanto il tuo suolo tenda
alla mineralizzazione e quanto all’humificazione. Si tratta di analisi
puntuali che, se rifatte nel tempo, vanno ripetute in condizioni clima-
tiche simili e nello stesso periodo dell’anno.
Esistono anche altre analisi di tipo morfologico che si basano su
parametri qualitativi e non quantitativi, come ad esempio la Cro-
matografia orizzontale di Pfeiffer1 . Si tratta di un metodo di analisi,
nato e sviluppato in seno all’agricoltura biodinamica e oggi adottato
anche in altri contesti; restituisce un’immagine a raggiera che viene
interpretata in base al colore e alla forma delle sue parti. Le croma-
tografie sono usate soprattutto per descrivere aspetti biologici del
terreno: avere indicazioni sul grado di attività microbica, sulla qualità
della sostanza organica presente nel suolo e sulle tendenze in atto
nella sua trasformazione. Ci dicono se un suolo è attivo, se svolge

1
L’agricoltura biodinamica è un approccio al fare agricolo che si fonda sull’antroposofia,
una visione del mondo e dell’uomo elaborata da Rudolf Stainer nel…, e sviluppata da altri
pensatori che gli sono succeduti.

72 3. SUGGERIMENTI OPERATIVI PER CUSTODI DEL SUOLO


bene le sue funzioni o se, al contrario, ha bisogno di essere ripopola-
to e rivitalizzato.
L’analisi delle cromatografie è piuttosto complessa e, quindi, l’inter-
pretazione dei risultati va affidata ad un professionista.
Affinare i propri sensi nell’interpretare i suoli è invece un esercizio
alla portata di tutti che, se affinato con l’esperienza, si rivela molto
utile: con poco dispendio di tempo e denaro, consente di acquisire
molte informazioni, di seguire le evoluzioni del suolo nel tempo e di
apprezzare le differenze tra le varie parti dell’appezzamento.
Una delle tecniche più semplici è la cosiddetta “prova della vanga”.
Occorre prelevare un “cubo” di suolo cercando di mantenerlo il più
possibile integro.
Si procede affondando la vanga su quattro lati e posizionando la zol-
la su un cartone o un ripiano.
La forza necessaria ad affondare la vanga è già un elemento indica-
tivo del compattamento del suolo: più sarà soffice il terreno migliore
sarà la porosità.
I lati della zolla, una volta prelevata, vanno smossi leggermente per
eliminare l’effetto di compressione esercitato dalla superficie della
vanga e poter osservare in che modo le particelle di minerali e so-
stanza organica sono organizzate tra di loro.
Se alla nostra vista si presenta un “cus cus di suolo”, ovvero un’ar-
chitettura irregolare formata da piccole forme globulari, possiamo
esser certi che il nostro suolo ha un’ottima struttura ed è ben popo-
lato. Gli aggregati possono avere anche altre forme (più allungate,
piatte o spigolose) che dipendono dal tipo di minerali presenti: la
cosa importante è che esitano aggregati, anche di varia dimensione
e forma. Se invece il materiale è incoerente e tende a polverizzarsi o
se si presenta come una massa uniforme, dobbiamo preoccuparci e
attivarci. Solo suoli molto sabbiosi non riusciranno tendenzialmente
mai ad avere una struttura; in tutti gli altri è possibile lavorare per
trasformare il suolo in uno spazio più accogliente e abitabile.

Ad occhio nudo possiamo anche vedere se sono presenti gallerie e


avere così indicazioni sulla presenza di insetti e lombrichi. Inoltre,
se dopo periodi abbastanza secchi e poca irrigazione, la tua zolla è
ancora piuttosto umida anche nella parte meno profonda, possia-
mo pensare che il contenuto di humus (la spugna del suolo) non sia
scarso. Un indicatore utile è anche il profumo: il profumo di sottobo-
sco è un indice di presenza di sostanza organica ben umificata.

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 75


Altro indicatore importante sono le piante di cui il terreno tende
spontaneamente a coprirsi: nessuna di loro è lì per caso, ma
cresce perché ha trovato le condizioni adatte alla sua vita. Quindi,
conoscendo i loro “gusti”, è possibile trarre chiare indicazioni sui
suoli in cui proliferano. Se l’argomento ti interessa, ti consigliamo
il manuale “Fascicule des conditions de levée de dormance des
plantes bio-indicatrices2”.
Ecco alcune sintetiche informazioni che puoi trarre dalle più comuni
piante bioindicatrici che crescono spesso nei nostri terreni.

Bardana Arctium lappa L. Suolo ombreggiato e ricco in humus

Equiseto Equisetum arvense L. Suolo umido con scarso drenaggio

Topinambur Helianthus tuberosum L. Suolo umido

Ranuncolo
Ranunculus arvensis L. Suolo umido
dei campi
Cicoria Suolo limo-argilloso che tende
Cichorium intybus L.
comune a compattarsi
Suolo limo-argilloso che tende
Convolvolo Convolvolus arvensis L.
a compattarsi

Stellaria Stellaria media (L.) Vill. Suolo ricco in humus

Ortica Urtica dioica L. Suolo umido, ricco di azoto e humus

Borraggine Borago officinalis L. Suolo umido, ricco di humus

Tarassaco Taraxacum officinale L. Suolo umido, ricco di humus

Iperico Hypericum perforatum L. Suolo ben drenato

Piantaggine
Plantago major L. Suolo acido
maggiore

Acetosella Rumex acetosella L. Suolo acido

Silene vulgaris (Moench) Suolo acido, ben drenato, ma non


Silene
Garke arido

2
Gérard Ducerf ,Edition Promonature.

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 77


“ Più volte durante i corsi ci è stato detto di riapprendere ad osser-
vare, di cercare per capire, di porre uno sguardo attento a ciò che ci
circonda e di fare silenzio.
Alle spontanee domande - quando è il momento giusto per dare quel
preparato?... Quand’è il periodo corretto per trapiantare?... Dov’è me-
glio posizionare quella pianta? - la risposta primaria è sempre stata
la stessa: bisogna osservare e sforzarsi di mettere insieme tutti gli
elementi.
Sapete com’è esposto il vostro orto? Dov’ è il nord? In che momenti
del giorno soffia il vento e per quanto tempo? Quando fioriscono le
piante intorno a voi? Quando maturano i frutti? Quando arrivano le
rondini e gli uccelli migratori? Che tipi di piante spontanee sono pre-
senti e che cosa significano? Avete falde acquifere sottostanti? Da
dove vi arriva l’acqua? E via via discorrendo…
Perché quando apri gli occhi devi guardarti intorno e anche sotto,
quando apri le orecchie devi sforzarti di sentire tutti i suoni. Quando
annusi l’aria, quando assaggi un frutto, quando tocchi la terra puoi
cercare una riconnessione con la terra e gli organismi che insieme
a noi la abitano, per provare a comprendere che siamo tutti fatti di
materia e di spirito, vicendevolmente dipendenti.” (Sara)

L’AZIONE 3.3
3.3.1 LET’AMIAMO: dal Prodotto al Grezzo al Prodotto Finito
L’apporto di letame è una strategia di miglioramento del suolo che
ha una lunga tradizione alle spalle. Infatti, possiamo considerare il
cibo che viene introdotto dagli esseri viventi al proprio interno come
un grande veicolo di nutrienti e microrganismi, tanto quanto, seppur
in mutata sostanza, ciò che da questi ne esce: cibo per il suolo.
Tuttavia, il letame non va considerato a priori come una panacea e
non può essere distribuito sempre a cuor leggero. Affinché delle feci
animali diventino buon cibo per il suolo occorre fare molta attenzio-
ne alla loro qualità – legata al tipo di allevamento da cui derivano - e
verificare o farsi carico in prima persona del loro processo di matu-
razione.
Per comprendere l’importanza di introdurre nei nostri suoli non deie-
zioni fresche, ma un buon letame maturo, dovremmo pensare alla
differenza esistente tra il succo d’uva e il buon vino -”succo d’uva,
sì, ma fermentato! 3” -.

78 3. SUGGERIMENTI OPERATIVI PER CUSTODI DEL SUOLO


Inoltre, letame prodotto da animali di diverse specie ha caratteristi-
che molto diverse, anche queste da tenere in considerazione. Ap-
profondiamo quindi ora la conoscenza dei principali letami per poi
passare a considerarne maturazione e distribuzione.

I processi di digestione dei diversi animali di interesse agronomico


per la produzione di letame
Tutti ci nutriamo di qualcosa di esterno che viene processato e me-
tabolizzato all’interno e, nella maggior parte dei casi, gli scarti del
processo di digestione diventano risorsa per qualcun’altro.
Nonostante sia la più diffusa sul pianeta Terra, come presenza e
come alimento, la materia vegetale è la più complicata da digeri-
re. Per questo motivo, gli erbivori ospitano in qualche parte dei loro
organi digestivi, microrganismi simbionti in grado di metabolizzare
anche le cellulose e le lignine. Gli scarti della digestione di que-
sti microrganismi sono nutrienti che l’animale ospite è finalmente
in grado di assorbire e che utilizzerà per il proprio accrescimento e
mantenimento.
Il momento in cui, all’interno del processo di digestione, avviene
questa collaborazione tra animale e microrganismi determina molte
delle caratteristiche del letame.
Qui ci concentriamo sugli erbivori monogastrici e su quelli ruminanti.

Gli erbivori monogastrici ospitano nell’intestino cieco (l’appendice


di umana memoria) i microrganismi che digeriscono la cellulosa. Tra
loro abbiamo mammiferi (conigli, equini, elefanti) che hanno un unico
intestino cieco, come anche nei rettili (testuggini di terra), e uccelli
erbivori o parzialmente erbivori (galline, tacchini, oche, ecc.) in cui
l’intestino cieco è sdoppiato a formare una sorta di “Y”.
Negli erbivori monogastrici le feci prendono la conformazione di sci-
bale sferiformi, al cui interno si possono intravedere ancora pezzetti
di erba e molti semi a causa del fatto che in questi animali i materiali
vegetali vengono aggrediti e digeriti quasi al termine del percorso
intestinale e sono poco aggrediti da succhi gastrici (più a monte).
È interessante osservare come, nel corso dell’evoluzione, le diverse
specie abbiano cercato di risolvere il problema di una digestione del

3
In ricordo di Fazzi Alvaro, nonno di Davide.

80 3. SUGGERIMENTI OPERATIVI PER CUSTODI DEL SUOLO


materiale vegetale posta al termine del processo assimilativo.
I conigli, dopo aver arricchito di microrganismi e parzialmente as-
sorbito nel crasso il loro “digestato”, lo espellono nella forma di una
pallina di pseudo sterco, avvolta da una sottile membrana mucosa
protettiva, che viene prontamente rimangiata per ottimizzare al me-
glio le energie assunte col cibo. Molto più di un “bis” di portata.
Gli equini, invece, hanno raddoppiato l’estensione in lunghezza
dell’intestino crasso, raddoppiando di fatto superficie e tempi per
un’ottimizzazione della resa del cibo.
Gli uccelli e i rettili espellono urina e feci dopo che questi si sono
accumulati insieme in un’unica cloaca che sfocia poi verso l’esterno.
Il risultato sono deiezioni con colorazione variatamente mista, bianca
(corrispettivo dell’urina) e scura (corrispettivo delle feci).
È interessante ricordare che i mammiferi rilasciano rifiuti proteici nei
liquidi in forma di urea mentre nelle urine di uccelli e rettili troviamo
acido urico. A causa della presenza di acido urico, il guano è usato
solamente in talune occasioni e per alcune coltivazioni, ma sempre
con parsimonia, data anche la sua forte concentrazione energetica.

Negli erbivori ruminanti, invece, i microrganismi che digeriscono la


cellulosa si trovano nel rumine, ovvero nel secondo di tre pre-sto-
maci (anche se primo per importanza), posti prima dello stomaco
vero e proprio, chiamato abomaso. I tre pre-stomaci sono muscolari,
contenitivi, miscelanti e non secernono particolari sostanze digestive
se non un po’ di muco che lubrifica l’impasto.
Il primo -il reticolo- contiene scarti indigeribili e pesanti come legno
o pezzi di ferro o plastica; secondo -il rumine- contiene i micror-
ganismi anaerobi che producono anidride carbonica, metano e acidi
grassi ruminali che vengono assorbiti dall’animale; una volta arriva-
to nel rumine, parte dell’impasto può ritornare in bocca per essere
rimasticato e quindi riingoiato verso il terzo pre-stomaco - l’omaso
- che gli conferirà una conformazione adatta ad essere digerita dai
succhi gastrici dello stomaco. Da lì proseguirà nell’intestino tenue,
poi nel crasso, fino al retto.
Interessante ricordare che i ruminanti, ma in particolare il bovino,
hanno un intestino che si svolge in un percorso non contorto e rag-
gomitolato alla rinfusa ma bensì a spirale!
Curioso anche che l’atto del ruminare sia entrato nella lingua italiana
come indicante “una lenta e ripetuta ponderazione” (cfr.: enciclope-
dia Treccani).

82 3. SUGGERIMENTI OPERATIVI PER CUSTODI DEL SUOLO


Per quanto riguarda l’utilizzo del letame, trovo utile evidenziare
le differenze del “prodotto” determinate dalle diverse tipologie di
allevamento e di alimentazione dei bovini in base all’attitudine di
razza e all’impostazione dell’azienda [bovini da latte/bovini da car-
ne – allevamento biologico/alimentazione integrale priva di farine,
insilati e unifeed/gestione agroecologica]. Una maggiore corpuscola-
rità dei cereali e delle fibre vegetale e una, anche parziale, interezza
degli alimenti stimolano in maniera diversa sia la masticazione che
i re-impasti dell’alimento, implicando un maggior tempo di rimugi-
nazione e determinando la presenza di una popolazione microbica
molto più ampia ed equilibrata.
Sarebbe utile esaminare più nel dettaglio le implicazioni del tipo di
alimentazione, ma possiamo anche solo fermarci all’osservazione
delle feci: nelle vacche da latte le “fatte” sono solitamente poco
dense e tendenzialmente più liquide rispetto a quelle dei bovini da
carne. - Un ricordo va a quelle belle buse dense e compatte che
troviamo sui pascoli di alpeggio, fermo restando che un bovino una
“fatta” solida non la farà mai -.
Gli ovini e, soprattutto, i caprini eliminano fatte ben più dense per di-
versi metabolismi dei liquidi e a causa di una diversa conformazione
delle pareti degli ultimi tratti dell’intestino.

Dopo queste considerazioni possiamo già intendere, per esclusione,


come possano essere potenzialmente aggressive le deiezioni dei car-
nivori e degli onnivori iperalimentati come il suino e l’umano.

↙ SCOPRI LE
CARATTERISTICHE DEI
DIVERSI TIPI DI LETAME
ATTRAVERSO I CONTENUTI
EXTRA DEL LIBRO

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 83


Letame di buona qualità

Come in tutti i processi di trasformazione, la qualità della materia


prima è fondamentale. Ci concentriamo qui soprattutto sull’esame
del letame bovino usando criteri generali, senza entrare in dettagli
desumibili solo da analisi di laboratorio.
È bene prediligere letame ben formato, proveniente da allevamenti in
cui il benessere animale è tutelato, in cui gli animali hanno accesso
al pascolo almeno alcuni mesi all’anno e in cui l’impiego di antibiotici
e altri farmaci è estremamente contenuto.
È infatti ormai dimostrato che il dilagare del fenomeno dell’antibio-
tico resistenza derivi anche dallo spargimento al suolo di deiezioni
contaminate contenenti microrganismi resistenti, già presenti all’in-
terno dell’intestino degli animali, oppure principi attivi ad azione an-
tibiotica che continuano nel suolo la loro opera di selezione di ceppi
resistenti4 .
Questi microrganismi potranno colonizzare le piante coltivate ed en-
trare nella catena alimentare, portando con sé geni di resistenza ad
alcuni medicinali, vanificandone anche per noi l’efficacia 5 .
Molecole ad azione antibiotica, inoltre, remano contro il nostro
obiettivo di rigenerazione del suolo: sono, infatti, evidentemente con-
troproducenti nell’incrementare biomassa e biodiversità delle comu-

4
Re Soil Foundation: https://resoilfoundation.org/editoriali/suolo-antibiotici-pericolo/
5
EFSA Panel on Biological Hazards , Role played by the environment in the emergen-
ce and spread of antimicrobial resistance (AMR) through the food chain. EFSA Journal
2021;19(6):6651

84 3. SUGGERIMENTI OPERATIVI PER CUSTODI DEL SUOLO


nità microbiche.
È inoltre importante prediligere aziende in cui gli animali sono alle-
vati su lettiera in paglia piuttosto che su grata: la presenza di paglia
riduce i rischi di percolazione dei nitrati in falda o nei vicini fiumi o
“bialere” e dà al letame un più equilibrato contenuto di carbonio e
azoto, favorendone il processo di maturazione.

Maturazione del letame


Il letame può essere distribuito al suolo solo se si è certi che non sia
più fresco, ovvero se ha almeno un anno. Nel dubbio, è molto impor-
tante farlo maturare in azienda prima di spargerlo.
Perché?
I motivi sono molti.
Il letame fresco possiede un contenuto di azoto troppo alto, che crea
sia al suolo che alle piante svariati problemi. Se non assorbito dalla
vegetazione percola verso il basso e può inquinare falde e fiumi e
“bialere” vicini al tuo campo. Se entra in diretto contatto con semi o
radici tende a “bruciare” la pianta, scompensandola per eccesso di
nutrienti. Anche nel caso in cui il contatto non sia diretto, un elevato
assorbimento di azoto provoca, soprattutto nelle verdure a foglia, un
accumulo di nitrati nei tessuti, dannoso per il consumo umano.
Infine, un letame fresco può contiene anche microrganismi patogeni,
nonché molti semi di piante spontanee, non sempre apprezzate.
E quindi che si dovrebbe fare?
Per ovviare a questi problemi è necessario almeno far maturare il
letame in azienda alcuni mesi, possibilmente realizzando un cumu-
lo sopra su un letto di fascine, sfalci e terra che aiuti ad assorbire
eventuali percolazioni e ad evitare fermentazioni inopportune nel-
le parti basali del cumulo, dove l’ossigeno scarseggia. Se si parla di
quantità importanti, di letame molto liquido e se ci troviamo in zone
ad alto carico zootecnico, sarebbe opportuno che il tutto si svolges-
se su una superficie impermeabile in modo da azzerare il rischio di
percolazione di nitrati in falda.

La pratica di gestione ottimale, però, non si limita a questo: prevede


il compostaggio del letame. È una prassi più dispendiosa in termini
di tempo e lavoro, ma consente di ridurre le quantità di letame da
acquistare, di migliorare la qualità e l’efficacia del prodotto finito e
di valorizzare anche altri scarti aziendali.

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 85


Compostaggio del letame

“ La realizzazione del compost è una delle pratiche più difficili,


forse quella che richiede all’agricoltore maggiore esperienza.”
(Stefano)

Produrre un buon compost significa integrare nel suolo sostanza


organica avviata verso l’umificazione, un equilibrato quantitativo di
macro e micronutrienti e un importante inoculo di microrganismi
utili. Per il fatto di svolgere tutte queste funzioni il compost non
viene considerato semplicemente come un fertilizzante, ma come un
ammendante (leggi, miglioratore) del suolo.
Il compostaggio è un processo di trasformazione che, una volta com-
pletato, ci porta a non riconoscere più i materiali di partenza e ad
avere a disposizione una nuova materia, un terriccio profumato ricco
di composti umici. Nel cumulo di compost si cerca infatti di realizza-
re in scala più ampia quel processo di trasformazione dei residui che
si svolge sotto la lettiera in suoli indisturbati. E’ un processo che nei
nostri climi richiede all’incirca un anno, in climi più caldi pochi mesi.
Per gestirlo bene occorre imparare a modulare l’umidità, la tempera-
tura, l’arieggiamento del cumulo e soprattutto la sua composizione.
Il compost può essere realizzato anche solo con residui colturali,
quindi con materiale unicamente vegetale.
Qui ci concentriamo sul compostaggio del letame, un processo che
consente di valorizzare al meglio il buon prodotto che abbiamo scel-
to e che ci dà buone garanzie di arricchire i nostri suoli introducendo
molte specie di batteri, funghi e altri organismi.

INGREDIENTI PER COMPORRE IL COMPOST DI LETAME E PRINCIPALI ELEMENTI


APPORTATI ALL’INSIEME:
azoto e carbonio (prevalenza di azoto)
letame con lettiera di paglia
e microrganismi
fieno e sfalci secchi, anche in parte
carbonio
lignificati se disponibili

scarti vegetali freschi azoto e altri micro e macronutrienti

terra del nostro appezzamento e/o


inoculo microrganismi autoctoni
compost vecchio

ULTERIORI INGREDIENTI, NON SEMPRE NECESSARI

lievito di birra o pasta madre ulteriori starter microbici

zuccheri facilmente assimilabili


crusca, melassa, patate
che favoriscono l’innesco del processo
In aziende di piccole dimensioni, il compost è generalmente realizza-
to all’interno di cumuli che si sviluppano in lunghezza o all’interno di
spazi confinati da reti o bancali di legno.
In linea di massima, la quantità minima per avviare il processo è di
1 m3. Quando si organizza lo spazio è importante prevedere di ave-
re uno spazio libero che consenta il rivoltamento del cumulo -che
avverrà tanto più spesso quanto più si ha la necessità di accelerare il
processo -.
Indipendentemente dalla forma, il cumulo va composto a strati al-
ternando strati in cui il contenuto di azoto è più alto (letame e scarti
vegetali freschi) a strati in cui è più alto quello di carbonio (fieno,
paglia, sfalci secchi anche legnosi). Questo secondo strato ha anche
la funzione di garantire la presenza di aria all’interno del cumulo.
Stabilire la proporzione tra i due strati non è semplice: la teoria vuo-
le che nel complesso si cerchi di mantenere un rapporto Carbonio:A-
zoto di 20:1. Indicativamente questo si può tradurre con tre volumi
(es. carriolate) di sfalci secchi e uno di letame con lettiera di paglia.
Più i residui colturali introdotti nel cumulo sono frammentati più fa-
cilmente saranno digeriti dai microrganismi.
È importante introdurre nel compost degli starter che inneschino la
proliferazione dei microrganismi, in quanto sono loro i veri artefici
del processo di compostaggio. Si consiglia di utilizzare a questo fine
un po’ di compost realizzato in precedenza e della terra, in modo da
favorire la proliferazione nel compost di comunità microbiche già
adattate al territorio.
È importante fare in modo che tutta la massa abbia un buon conte-
nuto di umidità che può essere valutata empiricamente stringendo i
materiali in una mano: se non colano e la mano resta umida le con-
dizioni sono buone, diversamente occorrerà bagnarli.
Per ridurre l’evaporazione e mantenere il calore, il cumulo va coper-
to di paglia e si consiglia di realizzarlo in un luogo ombreggiato; nel
caso di frequenti piogge, può essere invece utile ripararlo con un telo
impermeabile.

Il processo di compostaggio prevede diverse fasi.


La prima consiste nella rapida proliferazione di microrganismi (so-
prattutto batteri) che degradano i materiali più labili, ovvero i vege-
tali freschi: la temperatura si alza arrivando, all’interno del cumulo,
fino a 60-70 °C. Questo step consente una buona igienizzazione del
materiale: la maggior parte dei semi vengono devitalizzati, così come

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 89


la maggior parte dei microrganismi patogeni.
Segue poi il secondo periodo, in cui la temperatura si attesta tra i
20 e i 30°C, alzandosi solo in corrispondenza dei momenti in cui il
cumulo viene rivoltato e controllato. In questa fase la crescita dei
microrganismi è molto più lenta, la comunità che prolifera è più va-
riegata e vengono avviati processi di complessazione delle molecole,
che portano alla creazione di composti umici.
Dopo all’incirca un anno il compost dovrebbe essere pronto. Il condi-
zionale è d’obbligo, perché gli errori e gli imprevisti possono arrivare,
ma non devono portarci a desistere!

Distribuzione in campo
Il compost può essere lasciato in superficie, oppure può essere di-
stribuito e interrato tramite lavorazioni poco profonde del suolo o,
ancora, può esser posto in buche di impianto e in solchi creati nelle
aiuole dell’orto, su cui, una volta richiusi, si procederà a trapianti e
semine.

3.3.2 IL LOMBRICOMPOST
Il compost di lombrico è una tipologia di compost di altissima qua-
lità. Il processo di compostaggio del letame, in questo caso, è go-
vernato da lombrichi che con la loro attività di digestione lo trasfor-
mano in 6-7 mesi in un ammendante equilibrato, ricco di humus,
nutrienti e ormoni ad azione biostimolante.
L’allevamento dei lombrichi richiede alcune attenzioni come la co-
stante irrigazione del bancale per garantire un adeguato grado di
umidità del substrato (necessario all’attività di suzione e scavo da
parte dei lombrichi) e l’apporto periodico di letame. Si tratta comun-
que di un’attività che non richiede particolari expertise e garantisce
un prodotto eccellente che, miscelato con la terra 6 , può essere uti-
lizzato anche a diretto contatto con le radici, senza produrre effetti
indesiderati.
Presso l’Orto Collettivo La Milpa è in funzione una lombricaia per la
produzione di lombricompost che può essere visitata da chiunque sia
interessato.

6
Si consiglia la miscela un 30% di vermicompost con un 70% di terreno. Fonte: Conitalo.

90 3. SUGGERIMENTI OPERATIVI PER CUSTODI DEL SUOLO


↙ LEGGI
L’APPROFONDIMENTO DEL
CONSORZIO ITALIANO
LOMBRICHI

IL LOMBRICO ROSSO
CALIFORNIANO
Il lombrico rosso californiano (Lombricus rubellus) è una delle 8.000
specie di lombrichi esistenti sulla terra.
È la specie più utilizzata per l’allevamento e la produzione di lom-
bricompost, grazie alla sua elevata capacità di riprodursi ed alle sue
caratteristiche di scarsa mobilità.
È di colore rosso scuro, raggiunge una lunghezza che varia tra i 6 e i
10 cm, possiede 5 cuori e 6 reni, mangia ogni giorno una quantità di
frazione organica pari al 60 % del proprio peso. E’ ermafrodita ed ha
una capacita di riproduzione molto alta, si feconda ogni settimana. In
condizioni ottimali può vivere circa 15-16 anni e produrre fino a 1.300
lombrichi all’anno.
Ha bisogno di un ambiente molto umido, con una percentuale di
umidità dell’80%, però rifugge dai terreni saturi d’acqua: in caso di
inondazioni i lombrichi scapperanno.

(Fonti: Conitalo; Agenzia Provinciale per la protezione dell’ambiente


della Provincia Autonoma di Trento)

3.3.3 IL BIOCHAR
Il Biochar è carbone vegetale ottenuto tramite pirolisi da vari tipi di
biomassa come ad esempio residui di potatura, stocchi di mais, lolla
di riso, legname, vinacce, gusci di frutta, etc.
Il suo impiego in agricoltura ha una storia antica che risale alla Terra
Preta dos Indios: la creazione per mano umana di suoli dell’Amaz-
zoni brasiliana, caratterizzati da un altissimo contenuto in carbonio,
che raggiunge anche gli 80 cm di profondità. Si tratta di suoli scuri e
molto fertili, frutto di conoscenze ben radicate e di un lavoro co-
stante curato delle popolazioni che hanno vissuto in quei luoghi già a

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 91


partire dal 400 a.C.
Dopo secoli, il biochar è oggi nuovamente oggetto di interesse7 : da
qualche anno ricercatori e aziende stanno portando avanti studi per
valutarne pregi e limiti per un impiego in agricoltura su vasta scala.
Ne sta emergendo un quadro articolato, che ci spinge quindi a muo-
verci con un po’ di cautela. Le caratteristiche di ogni biochar variano,
infatti, molto a seconda del materiale di partenza e del tipo di pro-
cesso (temperatura, circolazione dei gas, etc), inoltre gli effetti varia-
no a seconda della tessitura del suolo.
Ti consigliamo quindi di iniziare a sperimentarne l’uso su alcune por-
zioni del tuo suolo e in dosi che non superano i 500 g al m2, ovvero le
5 tonnellate ad ettaro.
Perché usarlo?
Il biochar è uno strutturante: un materiale molto poroso che nel
suolo si comporta come una spugna, accumulando acqua e nutrienti
e favorendo il ricircolo dell’aria. Se per quanto riguarda l’accumulo
di acqua gli effetti sono tendenzialmente sempre graditi, per quan-
to riguarda i nutrienti è possibile che alcuni elementi, adsorbiti dal
biochar, siano più difficilmente utilizzabili dalle piante e dagli altri
organismi che vivono nel suolo, con possibili ripercussioni negative,
almeno nel breve periodo.
Le sue cavità possono inoltre diventare casa per molti microrganismi
del suolo, contribuendo così ad incrementare la vitalità dei terre-
ni. Per questo motivo prima di distribuirlo può essere utile imbibirlo
con inoculi microbici, come ad esempio il compost tea, il bokashi o il
siero di latte 8 .

Da quanto detto, è chiaro che il biochar non è un concime: è molto


recalcitrante alla degradazione microbica per cui tutto il carbonio e
gli altri elementi di cui è composto non entrano, se non dopo centi-
naia di anni, nel ciclo degli elementi. Si stima che in media il biochar
contenga l’80% del carbonio presente nei vegetali di partenza. Que-
sto lo rende interessante come accumulatore di carbonio e spiega
perché proprio in questo momento, in cui è forte la necessità di
stoccare CO2 nei suoli, il biochar sia oggetto di tanto interesse.

7
Dal 2015 in Italia è consentito il suo impiego come ammendante.
8
Si può aggiungere al biochar del siero di latte in proporzione di 1:1 in volume; lasciar
riposare il tutto in un contenitore aperto per almeno 72 ore.

92 3. SUGGERIMENTI OPERATIVI PER CUSTODI DEL SUOLO


E’ tuttavia essenziale ricordare che ogni operazione trova il suo sen-
so fino a quando consente ai suoli agricoli di migliorarsi, mentre va
contenuta quando il suolo viene strumentalizzato per altre finalità,
seppur lodevoli ed eventualmente remunerative.

↙ SE VUOI AVERE PIÙ


INFORMAZIONI VISITA IL
SITO DELL’ASSOCIAZIONE
ITALIANA BIOCHAR

Come produrre in azienda il biochar?


La pirolisi è un processo di trasformazione termica che deve svolger-
si ad alte temperature e il più possibile in assenza di ossigeno. Vie-
ne realizzata in impianti industriali; ma anche in azienda è possibile
produrre biochar di buona qualità usando braceri a fusto di metallo e
valorizzando in loco residui di potatura, stocchi di mais o altri sotto-
prodotti.
Nell’ambito del progetto è stata commissionata la costruzione di un
kon-tiki, attualmente in funzione Presso l’Orto Collettivo La Milpa.
Questo strumento è a disposizione di tutti Custodi e di chiunque sia
interessato a un suo utilizzo.

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COSTRUTITO IL KONTIKI
E COME USARLO
ATTRAVERSO
I CONTENUTI EXTRA
DEL LIBRO

94 3. SUGGERIMENTI OPERATIVI PER CUSTODI DEL SUOLO


3.3.4 STARTER MICROBICI: I PREPARATI
Sul mercato sono disponibili ormai da anni molti prodotti ad azione
ammendante e biostimolante, che introducono nel terreno alcune
specie microbiche utili, coltivabili anche in laboratorio.
Dunque, vendibili come prodotti standardizzati.
E’ inoltre possibile reperire -o produrre in azienda- altri preparati
che, anziché introdurre pochi ceppi particolarmente efficienti, pun-
tano sull’azione di consorzi microbici più complessi.
Realizzare in loco preparati di questo tipo consente di ottenere un
inoculo che, per una buona parte, contiene al suo interno anche mi-
crorganismi autoctoni, dunque già adatti all’agroecosistema.
Il valore del preparato, nella maggior parte dei casi risiede quasi
unicamente nell’arricchire il suolo di abitanti, l’apporto di nutrienti è
ridotto e secondario. In un processo di progressiva rigenerazione del
suolo, a tendere il loro impiego non dovrebbe più rivelarsi necessario.

“ I preparati sono da pensare come stampelle


da abbandonare il prima possibile” (Stefano Vegetabile)

Qui troverai le indicazioni per


preparare alcuni degli inoculi
realizzati durante il percorso
di formazione. Puoi trovare
gli altri sul sito del libro, tra
i contenuti extra del capitolo 3.

96 3. SUGGERIMENTI OPERATIVI PER CUSTODI DEL SUOLO


Fotografia di:
Pietro Serra
COMPOST TEA
Processo con Aerazione realizzata a mano

Difficoltà: Facile
Tempo necessario alla preparazione
in estate c.ca 72 ore, a 18°C in circa 4 o 5 giorni.
Scopo del preparato
Incrementare il numero di microrganismi aerobici negli strati super-
ficiali del suolo (primi 5 cm circa) o sulla superficie della pianta.
- Distribuito sul terreno serve a popolare gli strati superficiali con
microrganismi in buona parte autoctoni, incrementando i processi
di trasformazione della sostanza organica e degli elementi minerali
- Distribuito sulle foglie conferisce una leggera protezione dai pa-
togeni fogliari

Materiale Necessario
- Un grande bidone di legno o di terra cotta o di plastica rigida non
porosa con coperchio. Evitare l’acciaio. Tra un’utilizzazione e l’altra
pulire con aceto diluito e lasciare al sole.
- Uno starter microbico: 1 Kg di materiale che includa il nostro com-
post vegetale (o del nostro letame compostato) e campioni di suolo
superficiale del nostro terreno.
- 25-30 litri di acqua fredda, non clorata o lasciata all’aria per un
giorno. Se si ha fretta, si può usare dell’acqua tiepida (30°C) e ag-
giungere una coperta attorno al bidone.
- Opzionale, nel caso in cui abbiamo fatto una buona concimazione
di fondo: 125 g di zucchero demerara o melassa o miele. Il compost
tea privo di addizione di zuccheri è comunque da preferirsi perché
più equlibrato in termini di biodiversità microbica: al suo interno
infatti non avviene una selezione a favore di alcuni ceppi “golosi” di
zucchero e molto energivori.

Preparazione
1. Ossigenare muovendo molto rapidamente l’acqua con un bastone.
2. Aggiungere una manciata di zucchero. Il giorno successivo ag-
giungerne un’altra manciata. Mescolare sempre girando molto rapi-
damente.
3. Aggiungere lo starter fatto con compost e suolo.
Mescolare con forza.
4. Mescolare energicamente tre volte al giorno per due minuti.

98 3. SUGGERIMENTI OPERATIVI PER CUSTODI DEL SUOLO


5. Il preparato è pronto quando profuma di terriccio e quando dopo
aver girato e poi lasciato decantare sulla superficie si forma una
schiumetta chiara. Va distribuito proprio quando fa schiuma. Se ha
profumi pungenti significa che non abbiamo introdotto abbastanza
ossigeno e sono state innescate fermentazioni anaerobiche. In que-
sto caso può essere comunque distribuito, ma a diluizione elevata
(1:100), e avrà una blanda azione fertilizzante.

Conservazione: Non si conserva molto, massimo 2 giorni.

Quando e come utilizzarlo


Diluire 1 litro di compost tea in 10 o 20 litri di acqua e distribuire
sul suolo.E’ un trattamento da fare anche con piccole dosi ma con
costanza, ad ogni irrigazione.
Irrorare sui terreni quando sono umidi, al mattino quando c’è anco-
ra la rugiada o dopo l’irrigazione. E’ utile nell’orto, nei vasi, sotto il
telo pacciamante. Può essere unito alla prima innaffiatura quando
trapianto una pianta.
Va distribuito quando la temperatura non è alta.
Può esser distribuito con la pompa a spalla o in fertirrigazione.

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 99


BOKASHI CON SIERO DI LATTE
ACIDIFICATO
Difficoltà: Facile
Tempo necessario alla preparazione
da 5 a 10 giorni, a seconda della temperatura. Consigliata la prepa-
razione con almeno 20°C medi.
Scopo del preparato
Inoculare suolo o foglie con microrganismi benefici. Il preparato in-
nesca una fermentazione e la proliferazione di microrganismi anae-
robici facoltativi (lavorano sia in presenza che in assenza di ossige-
no) tra cui lactobacilli appartenenti alla specie Lactobacillus serum.
Questo preparato è ottimo per suolo, radicazione e crescita radi-
cale. È molto più concentrato del compost tea, se ne producono
quantitativi decisamente inferiori.

Materiale Necessario
- 2 contenitori uguali, ad esempio secchi da vernice dal 15 litri , che
s’impilino bene l’uno sopra l’altro. Un coperchio.
- Materiale vegetale verde (non secco!): erbe e piante di tutti i tipi;
evitare le piante con oli essenziali e le piante troppo fibrose che
rallentano la fermentazione. Vanno utilizzate soprattutto piante
spontanee che si trovano all’interno o nei pressi del nostro terreno.
Questo è molto importante in quanto favorisce la proliferazione di
specie microbiche adatte al terreno e alle condizioni climatiche spe-
cifiche di un certo periodo dell’anno.
- 1 litro, circa, di siero di latte acidificato.
Se il siero non è acido lo lascio tre giorni a temperatura ambiente.

Preparazione
1. Bucare in più punti, con l’aiuto di un trapano, il fondo di uno dei
due secchi e inserirlo all’interno del secondo.
2. Tagliuzzare le piante raccolte. Più le piante sono fibrose, meno è
il prodotto è efficace e più a lungo durerà la fermentazione.
3. Creare uno strato di materiale verde all’interno del secchio forato
e si inumidisce col siero di latte, senza esagerare.
4. Schiacciare il tutto all’interno del primo contenitore (bucato) fa-
cendo in modo che tutti gli spazi lungo le pareti del contenitore
siano chiusi lasciando pochissimo ossigeno all’interno.
5. Ripetere il passaggio, strato di materiale verde e siero, fino ad

100 3. SUGGERIMENTI OPERATIVI PER CUSTODI DEL SUOLO


arrivare a riempire il secchio all’orlo.
6. Chiudere il coperchio (devi far fatica a chiuderlo).
7. Dopo 7-10 giorni -con alte temperature bastano 4-5 giorni- apri-
re e separare i due secchi. Nel secondo secchio sarà percolato un
liquido di colore arancione-marroncino, dall’odore agro-dolce, ana-
logo a quello di altre fermentazioni gradevoli.
Se l’odore è molto acido bisogna stare su alte diluizioni durante
l’utilizzo. Se l’odore è sgradevole (marcio), significa che l’operazione
non è andata a buon fine e si consiglia di non usare il prodotto.
8. Filtrare il liquido con un panno fine
9. Il rimanente, ovvero le erbe “cotte” può essere utilizzato come
inoculo del nostro compost.

Utilizzando piante a foglia larga si ottiene una maggiore quantità di


preparato, in quanto queste foglie contengono molto liquido cellu-
lare che, una volta avviata la degradazione microbica o, si aggiun-
gerà al siero.

Conservazione: È consigliato l’utilizzo immediato.

Quando e come utilizzarlo


Sull’apparato fogliare: Diluire con acqua 1:15, distribuire con pompa
a spalla.Questo preparato serve per stimolare la proliferazione mi-
crobica sulla foglia, compromessa da trattamenti con agrofarmaci
o da stress ambientali, ad esempio, temperature elevate o pioggia
eccessiva. Il Lactobacillus serum ha anche proprietà anti-iodiche:
crea una pellicola protettiva impedendo a eventuali patogeni (bat-
teri e funghi) di insediarsi ed espandersi; va quindi usato in forma
preventiva. È consigliata l’irrorazione al tramonto o al mattino pre-
sto. Dopo piogge abbondanti è necessario procedere con un nuovo
trattamento perché i microrganismi verosimilmente risulteranno in
parte dilavati. Diversamente può esser distribuito ogni 2 o 3 setti-
mane.
Sul suolo: Diluire con acqua 1:3, distribuire con innaffiatore o in fer-
tirrigazione. Si consigliano trattamenti costanti nel tempo, anche a
dosi più basse di quella sopra riportate, anche dopo ogni turno di
irrigazione.
Dopo la semina, è consigliata l’irrorazione prima dell’irrigazione.
Se devo travasare una pianta occorre irrorare fino a quando il ter-
reno risulta bagnato fino al doppio della profondità esplorata dalle
radici.

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 101
INZAFFARDATURA PER LE RADICI
DI ALBERI ED ARBUSTI
Difficoltà: Facile
Tempo necessario alla preparazione
30 minuti
Scopo del preparato
Diminuire lo stress del trapianto di alberi e arbusti, favorendo la
presenza di humus, argille e microrganismi autoctoni nell’immedia-
to intorno delle radici (ovvero nella rizosfera)

Materiale Necessario
- 3 kg di biolite o bentonite. Sono due minerali argillosi che si pos-
sono acquistare dai consorzi agrari, dai venditori di granaglie e nei
negozi di giardinaggio.
- 6 kg di polveri di basalto, lapillo (una roccia vulcanica). Si compra-
no nei negozi di cui sopra.
- 3 Kg di Humus, ovvero di compost, lombricompost
o letame maturo
- Terra

Preparazione
Miscelare il tutto con acqua fino ad ottenere un composto denso
Conservazione: Si utilizza al momento della preparazione

Quando e come utilizzarlo


Immergere in questo preparato denso le radici di alberi e arbusti
che vogliamo trapiantare, appena prima di metterli nella buca di
impianto.

102 3. SUGGERIMENTI OPERATIVI PER CUSTODI DEL SUOLO


3.3.5 LA POLICOLTURA, oltre la rotazione
Il modo più intuitivo per incrementare la biodiversità presente in un
campo è aumentare il numero di specie vegetali presenti contem-
poraneamente e in successione al suo interno. Queste, a loro volta,
faranno da volano a ulteriori diversificazioni: potranno attrarre più
insetti e animali e si consorzieranno con più microrganismi che an-
dranno a insediarsi in tutte le parti della pianta, inclusa ovviamente
la rizosfera.
Piante con apparati radicali diversi, con esigenze e ritmi di crescita
diversificati, produrranno essudati radicali con differenti composizio-
ni e li rilasceranno in un’area complessivamente più estesa; inoltre,
nel corso del loro sviluppo, queste piante lasceranno a terra residui
di diversa composizione chimica: la variabilità che avremo messo in
campo consentirà lo sviluppo di comunità microbiche maggiormente
diversificate nello spazio, nel tempo e nella composizione.
Il grado di biodiversità vegetale è dunque un buono specchio di quel-
la sotterranea, meno visibile.
Le strategie possibili per andare in questa direzione sono molteplici,
alcune già consolidate anche nei nostri territori, altre meno.
Le rotazioni sono la tecnica più nota a cui, soprattutto negli orti e
nelle aziende orticole, si affianca facilmente la policoltura, ovvero la
coltivazione di più specie vegetali in contemporanea.
Nei sistemi policolturali è anche possibile introdurre arbusti, alberi e
animali da allevamento: si parla in questo caso di agroforestazione
o di sistemi agrosilvopastorali. A partire dagli anni ’50, in molte parti
del mondo i sistemi tradizionali di questo tipo sono stati progressi-
vamente sostituiti da sistemi molto più semplici. Esempi storici sono
la coltivazione in Sud America del caffè all’ombra di alberi ad alto
fusto e la gestione delle oasi del Nord Africa, dove sotto le palme da
dattero sono coltivati alberi da frutto a bassa taglia e ortaggi.
Nel saluzzese il sistema policolturale più praticato era l’alteno.

L’ALTENO
L’alteno, un tempo diffuso dalle nostre parti, soprattutto nelle zone
collinari di fondovalle, era qui conosciuto come “L’aotin”(pronun-
cia autin). Si trattava di un modo di coltivare la vigna, intervallando
i filari con alberi da frutto, ma anche con strisce lasciate a prato o,
addirittura, coltivate a cereali o a legumi. Si dice che fosse soprattut-
to diffuso nei secoli scorsi nello stato sabaudo, ma alcuni esempi si

104 3. SUGGERIMENTI OPERATIVI PER CUSTODI DEL SUOLO


trovano ancora oggi anche da queste parti, quali la collina di Saluzzo.
Chiaramente era un sistema di coltivazione in cui la vite e gli alberi
da frutto avevano principalmente una destinazione ad uso familiare
ed in cui gli spazi tra gli uni e gli altri venivano comunque utilizza-
ti. La meccanizzazione agricola e l’evoluzione verso un’agricoltura
intensiva, esclusivamente rivolta al mercato, hanno spazzato via quel
modo di coltivare.
Eppure quel sistema aveva un suo valore, se lo si guarda dal punto di
vista della ricchezza nella vita del suolo agricolo; era in effetti l’esal-
tazione della policoltura, rispetto alla monocoltura odierna che tanto
impoverisce i suoli, in quanto riduce enormemente la varietà botani-
ca del soprassuolo e di conseguenza la complessità e la qualità della
vita nel primo stato del sottosuolo, che è poi quello che ne determi-
na la fertilità e la sopravvivenza biologica.
Certamente l’alteno, là dove era praticabile, rispondeva pienamente
ai bisogni di una società rurale dedita principalmente al sostenta-
mento dei bisogni della famiglia e ad una filiera produttiva piuttosto
corta; allora l’agricoltore non immaginava che quella pratica avesse
anche importanti vantaggi nel miglioramento della qualità dei suo-
li. Oggi sappiamo che la varietà colturale è uno degli elementi che
restituisce vita e fertilità al suolo; anche per questo l’agroecologia
ha posto la dovuta attenzione a proposte agricole che vanno in tale
direzione.

Più di recente si sta assistendo a un rinnovato interesse nei confron-


ti dell’agroforestazione motivato soprattutto dalle caratteristiche di
resilienza di sistemi colturali maggiormente diversificati, dalle possi-
bilità di ottenere vantaggi reciproci dall’interazione tra le varie specie
e di ottimizzare la superficie agricola, sfruttando le diverse necessità
di sviluppo in altezza delle colture.
Nell’ambito del progetto Custodi del suolo è stata progettata e av-
viata a Piasco una piccola Food Forest destinata all’autoconsumo e
incentrata soprattutto su specie di alberi e arbusti da frutta. E’ visi-
tabile dietro richiesta.

“ Ecco qui la mia famigliare food forest che in Yucatan si chiama


“solar”. Era il mio posto preferito, dietro casa. C’erano alberi di varie
altezze, alberi che ci offrivano frutti, altri che ci donavano la loro
ombra, altri che fornivano legna, foraggio per gli animali, piante me-
dicinali e ortaggi.

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 105
Ricordo tante delle piante che avevamo nel cortile, le conoscevo
come se fossero dei fratelli o delle sorelle sui cui giocavo ad arram-
picarmi. Amavo gli alberi del nostro solar, ce n’erano di alti e belli,
carichi di frutti deliziosi come la anona e banane, papaie e il nances,
la guayaba, il mamey, la guaya, le prugne, le arance e i mandarini.
Per me ogni volta era una festa: i cugini ed io aspettavano impazien-
temente il via dalla nonna che sapeva quando era il tempo per rac-
cogliere e a quel punto ci fiondavamo su e giù dalle fronde del cayu-
mito, o dell’avocado.
Per noi aspettare quel giorno era semplicemente una lunga attesa,
per loro - gli adulti - significava impegnarsi a prendersi cura degli al-
beri quotidianamente, bagnando, potando, regolando l’ombra, affin-
ché tutti i frutti maturassero al punto giusto.” (Dulce)

3.3.6 COPERTURA VEGETALE CONTINUA


È importante riflettere sul ruolo delle piante spontanee che, pur-
troppo, vengono spesso ancora viste unicamente come infestanti e
chiamate “malerbe”.
La loro caparbia presenza ci dice innanzitutto che il suolo, in natura,
tende a ricoprirsi di vegetazione. La copertura vegetale porta, infatti,
con sé moltissimi fattori positivi e ha l’effetto finale di proteggere i
suoli dall’erosione e dal compattamento.
Già sappiamo, infatti, che gli essudati radicali attraggono e nutrono
miliardi di microrganismi, con tutte le ricadute positive su umifica-
zione e strutturazione del suolo che ormai conosciamo.
Sottolineiamo che la vegetazione fa anche da “coperta”, proteggendo
fisicamente il suolo dall’impatto della pioggia e dai forti raggi solari:
regola l’umidità e la temperatura degli orizzonti superficiali creando
condizioni di vita migliori e più stabili per tutti gli abitanti del suolo.
Per queste motivazioni è opportuno metter in discussione, tutto dove
possibile, la scelta di lasciare i suoli nudi, magari anche arati, per
lunghi periodi dell’anno, esponendoli al sole, alla pioggia, al gelo, al
vento. Al contrario, è motivo di gioia vedere frutteti e vigneti sempre
più spesso lasciati inerbiti.
In sistemi monocolturali – quali quasi tutti i frutteti e i vigneti sono –
l’inerbimento naturale consente inoltre di incrementare la biodiversi-
tà complessiva.
La vegetazione può anche essere controllata, ad esempio seminando
specie da copertura (cover crop) o da sovescio. In questi casi piante
specifiche vengono seminate e poi trinciate o semplicemente piegate

106 3. SUGGERIMENTI OPERATIVI PER CUSTODI DEL SUOLO


Fonte:
Public domain
al suolo; possono esser lasciate a decomporsi in superficie oppure
possono essere interrate. L’obiettivo è ottenere una fitta copertura
del suolo e un buon quantitativo di biomassa vegetale che possa aiu-
tare ad incrementare il contenuto di sostanza organica del suolo.
Per gestire bene i tempi e i modi in cui effettuare i sovesci è bene
chiedere l’aiuto di un esperto: interrare materia vegetale può infatti
anche provocare fermentazioni indesiderate.
Cover crop e sovesci sono un esempio di inversione dell’idea per cui
“coltivo il suolo per produrre piante”: in questo caso è evidente che
“coltivo piante per produrre un buon suolo”.

3.3.7 LE LAVORAZIONI MECCANICHE


Le lavorazioni meccaniche hanno notevoli ripercussioni sulla struttu-
ra architettonica dei suoli e sulla vita dei loro abitanti: ogni attrezzo
che entra con potenza nel terreno crea, infatti, un certo trambusto
perché tende a rompere gli aggregati che incontra sul suo cammino e
a introdurre ossigeno.
L’effetto è maggiore quanto più aumentano velocità e profondità del-
la lavorazione.
L’introduzione di ossigeno è un’operazione delicata, che va ben bi-
lanciata perché tende ad accelerare i metabolismi delle piante e di
molti microrganismi. Questo nell’immediato produce ripercussioni
positive sulla produttività agricola, ma allo stesso tempo tende a fa-
vorire la mineralizzazione della sostanza organica. Lavorazioni trop-
po frequenti portano quindi a “consumare” gli stock di humus perché
i processi di mineralizzazione vengono accelerati troppo e non rie-
scono ad essere compensati da processi di umificazione altrettanto
intensi.
Inoltre quando si parla di lavorazioni meccaniche, nel caso di attrez-
zi portati da trattori, va considerato anche che il peso determinerà
compattamento nei punti in cui i passaggi sono ripetuti.
Quindi, che fare?
In linea di massima, puntare a ridurre le lavorazioni.
La pratica più impattante è l’aratura che, rivoltando le zolle, non solo
porta ossigeno in aree dove ce n’era poco, ma espone intere comu-
nità microbiche a condizioni totalmente inadatte alla loro sopravvi-
venza. Se tu fossi un batterio abituato a temperature costanti, buona
umidità e poco ossigeno e ti trovassi di colpo a guardare le stelle,
saresti felice?
L’aratura tende a sconvolgere gli equilibri che si erano creati in un

108 3. SUGGERIMENTI OPERATIVI PER CUSTODI DEL SUOLO


UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 109
suolo e che richiederanno tempo per ricomporsi.
E’ quindi molto importante se non eliminare, distanziare di molto le
arature negli anni.
Una pratica ancora poco utilizzata, ma molto interessante è, invece,
la ripuntatura. Il ripper è uno strumento portato, composto da poche
e robuste punte arcuate che, entrando verticalmente nel terreno lo
decompattano evitando però il ribaltamento degli strati superficiali.
Introducono ossigeno a profondità moderate.
Lavorazioni che possono essere proficuamente ridotte sono le affi-
nature del suolo: frese, rulli, con il loro fine e veloce lavorio, frantu-
mano gli aggregati vanificando tutto il lavoro di costruzione fatto dai
suoi abitanti.
Questo chiaramente compromette le condizioni di vita di molti mi-
crorganismi e libera particelle di suolo che saranno facilmente
asportate dal vento e dall’acqua.

Fonte:
Ian Sane, (CC BY-NC-ND 2.0)

110 3. SUGGERIMENTI OPERATIVI PER CUSTODI DEL SUOLO


LAVORAZIONE IN TEMPERA
Per ridurre il rischio di compattamento è importante effettuare le la-
vorazioni quando i terreni sono in tempera, ovvero quando non sono
né troppo umidi né troppo asciutti. Questo accorgimento è tanto più
importante per terreni limosi e argillosi.
In presenza di acqua, infatti, le particelle minerali più fini, quando
compresse, tendono a legarsi in modo stabile tra di loro: le porosità
spariscono e non torneranno più una volta che il terreno si asciu-
gherà.
Questa proprietà rende possibile creare bellissimi vasi e robusti mat-
toni di argilla, ma può anche rendere estremamente asfittici e com-
patti e gli strati superficiali di un suolo.
Come capisco quando il suolo è in tempera?
E’ sufficiente stringere nel pungo un manciata di terreno.
Se quando lo apro si compatta e poi basta una leggera pressione per
renderlo di nuovo friabile, il terreno è in tempera.
Se non si compatta, è troppo secco. Se dopo essersi compattato non
torna friabile, è ancora troppo umido.

Chi tocca la terra


quando è bagnata,
per 10 anni l’ha rovinata
(proverbio contadino)

↙ GUARDA QUESTO
BREVE VIDEO PER VEDERE
COME SI FA A CAPIRE SE
IL TERRENO È IN TEMPERA

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 111
3.3.9 LE ATTREZZATURE MANUALI
Nelle aziende orticole e negli orti famigliari è possibile integrare i
classici attrezzi con alcuni strumenti manuali ancora poco usati in
Italia, più diffusi in Francia. Alcuni sono stati acquistati dal progetto
e sono disponibili presso l’Orto Collettivo La Milpa per essere provati.
Per la gestione delle piante spontanee, possono essere utili dei sar-
chietti oscillanti che lavorano appena sotto la superficie del terreno
e tagliano al colletto le piante: il suolo viene solo lievemente smosso
e le radici e i residui restano in loco, diventando prontamente cibo
per i microrganismi.
Questi sarchietti possono essere montati su manico o su ruota ed
eventualmente accoppiati per lavorare ai due lati della coltura.
Per arieggiare il terreno è invece disponibile uno strumento che ha
vari nomi: grelinette, U fork, bio forca. E’ una forca larga con 5 denti
che si manovra grazie a due manici: inserita nel terreno e accompa-
gnata verso di sé consente di fare leva sulla massa di terra e in-
trodurre ossigeno. Si procede chiaramente indietreggiando per non
calpestare il lavoro appena fatto.
Si tratta di strumenti che oltre a ridurre il disturbo arrecato al suo-
lo, consentono di lavorare con precisione ed efficacia anche in spazi
contenuti e magari irregolari. Se ben utilizzati, possono essere meno
faticosi di altri strumenti manuali e più maneggevoli di un motocolti-
vatore.

112 3. SUGGERIMENTI OPERATIVI PER CUSTODI DEL SUOLO


I CUSTODI
DEL SUOLO
DELLA VAL
VARAITA

4.
L’ESPERIENZA 4.1
DEI CUSTODI DEL SUOLO
DELLA VAL VARAITA
Eccoci arrivati all’ultima parte del libro. È stata scritta a più mani
dai protagonisti del progetto “Custodi del Suolo della Val Varaita”
per provare a presentarsi e a raccontare l’esperienza vissuta, le
idee che li hanno motivati e il valore che riconoscono al cammino
fatto.
È una testimonianza che speriamo incuriosisca altre persone e
possa stimolare, anche in altri territori, lo sviluppo di processi col-
lettivi di sensibilizzazione, formazione e mutuo sostegno intorno a
questi temi.

Il progetto è nato ad aprile 2021 per iniziativa dell’Associazione


Spazio Vitale OdV, che ha sviluppato, concretizzato e adeguato
al contesto territoriale un’idea progettuale di Manuela Almonte
(www.custodidelsuolo.it).
È stato finanziato dalla Regione Piemonte e dal Ministero del lavo-
ro e delle politiche sociali, attraverso il bando per i finanziamenti a
sostegno di progetti di rilevanza locale promossi da organizzazioni
di volontariato, associazioni di promozione sociale e dalle fonda-
zioni del Terzo Settore.

Prima di entrare nei dettagli, riteniamo importante descrivere il


contesto territoriale in cui il progetto si inscrive ed esplicitare la
visione di agricoltura che i custodi condividono e che ha connotato
l’intero percorso.

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 115
SUOLI SANI, 4.2
UNA LEVA IMPORTANTE
PER LO SVILUPPO
DELLA VAL VARAITA
Il corso di formazione dedicato ai Custodi del Suolo ha avuto neces-
sariamente un numero limitato di partecipanti, ma il progetto, sin dal
primo momento, ha voluto aprirsi al territorio dell’intera valle Varaita.
D’altra parte, il senso di un’iniziativa come questa sta tutto nel voler
seminare idee e buone pratiche su un territorio più vasto, com’è ap-
punto quello della Valle. Era questo il senso delle giornate aperte al
pubblico, che hanno coinvolto un gran numero di persone.
Parlare di suoli, in valle Varaita, come ovunque nelle Alpi occidentali,
significa parlare del sistema che più è stato sconvolto nell’ultimo se-
colo della nostra storia. Siamo passati, in poco più di cento anni, da
un’utilizzazione capillare di tutti gli spazi agricoli minimamente frui-
bili, per cercare di sfamare una popolazione in rapida crescita, ad un
territorio oggi in gran parte abbandonato, inselvatichito, frutto di una
fuga dalle campagne e dalla sparizione di quelle generazioni di con-
tadini che di quel territorio erano in qualche modo i custodi. Peggio, a
fronte del crollo demografico di gran parte dei paesi della Valle, abbia-
mo visto un’esplosione urbanistica fatta di contenitori, quasi ovunque
vuoti, il che produce un danno, questo sì irreversibile, ai nostri suoli. E
pensare che un tempo le case si costruivano nei siti meno adatti alla
coltivazione! Per carità, tutto questo non è peculiare alla valle Varaita,
né alle Alpi occidentali, se di questi tempi la Confederazione Svizzera,
sta obbligando tutti i suoi cantoni, a pianificare, e limitare rigidamen-
te, comune per comune, l’uso dei suoli, preoccupata di garantire un
minimo di autonomia alimentare in caso necessità!
È ben evidente che la situazione agricola della Valle era ed è piuttosto
articolata, per cui l’emigrazione biblica, che abbiamo avuto, a parti-
re dalla seconda metà dell’Ottocento, non ha prodotto ovunque gli
stessi effetti. È anche bene ricordare che: l’emigrazione delle giovani
generazioni rurali che nell’Ottocento, sino ai primi decenni del secolo
scorso, era rivolta all’estero; poi, nel secondo dopoguerra, si è indiriz-
zata principalmente ai centri di sviluppo industriali a noi più vicini; da

116 4. I CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA


qualche decennio a questa parte è molto interna al sistema vallivo o
ai suoi centri più vicini. In altre parole, continuano a svuotarsi i comuni
dell’alta Valle e le borgate più discoste dai centri urbani. Oggi il flus-
so non tocca solo i giovani, ma spesso sono gli anziani ad andarsene,
impauriti dalla solitudine dei loro borghi. L’emigrazione di prossimità
in genere ha mantenuto legami con pezzi di famiglia rimasti in Valle;
spesso questi legami hanno favorito anche pratiche agricole, che han-
no rallentato l’abbandono dei suoli. Classico il caso degli operai della
Michelin o della Burgo, che per decenni hanno utilizzato le turnazioni
in fabbrica con il mantenimento dei poderi in Valle.
Queste dinamiche storiche ci hanno consegnato un territorio che, fat-
ta eccezione per le zone più impervie e mai utilizzate, il più delle volte
è tornato ad una vegetazione in cui la natura ha ripreso il sopravvento;
col tempo i terreni si sono rimboschiti, ma il valore economico di quei
boschi è per lo più derisorio. Il sistema dei pascoli si è molto ristretto
e là dove è rimasto inalterato, soprattutto in alta Valle, oggi è preda di
un carico di bestiame devastante, che conviene ai margari, quasi tutti
provenienti dalla pianura, che così incassano più contribuiti europei;
ma anche ai comuni, che ne sono in gran parte i proprietari, i quali be-
neficiano di considerevoli risorse finanziarie per gli affitti. Siamo qui di
fronte ad un sistema drogato che molto male fa ai suoli.
Sparita, per consunzione, la generazione dei padri, quelli renitenti al
grande fenomeno migratorio, che hanno mantenuto in vita piccole
aziende agricole, fatte di pochi capi di bestiame, qualche raccolto sta-
gionale integrativo, con un’economia familiare integrata da modeste
pensioni e soprattutto caratterizzata da esigenze consumiste piutto-
sto ridotte, si è affacciata al nuovo millennio una piccola schiera di
agricoltori che sta innovando di molto il sistema produttivo agricolo
della Valle. Accanto ad aziende che hanno privilegiato il comparto zo-
otecnico, scegliendo o la filiera carne o quella del latte, ma tutte con
un’adeguata dotazione di capi di bestiame, si sono installate aziende,
alcune anche di dimensioni importanti, operanti nel campo delle erbe
officinali, dell’orticoltura e della frutticoltura; frutticoltura che si sta
estendendo dalla bassa Valle, dove la vocazione è indubbia e afferma-
ta da tempo, anche alla parte più mediana, indirizzandosi verso i pic-
coli frutti, il castagneto ed il noccioleto. Al momento queste aziende si
limitano ad utilizzare i terreni dove la coltivazione è più agevole, vale a
dire gli alluvionali del fondovalle, le migliori conoidi laterali al torrente
di valle ed alcuni altipiani, posti sui versanti laterali, particolarmente

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 117
ben esposti e dotati di qualche risorsa idrica. Alcune di queste aziende
hanno adottato strategie di commercializzazione dei loro prodotti che
si sono rivelate vincenti e fortemente integrate con il sistema turistico
della Valle.
Parte dell’agricoltura che ancora resiste, che è nata e si è affermata
in valle Varaita, beneficia di quegli aiuti comunitari senza i quali molti
investimenti non sarebbero stati possibili, né reggerebbe l’urto della
concorrenza.
Esistono tuttavia anche giovani aziende che, un po’ per scelta e un
po’ perché gli aiuti sono studiati sistematicamente per beneficiare
un’agricoltura su larga scala, hanno preso le distanze da questo tipo
di entrate e fondato il proprio modello di business su un sistema di
distribuzione locale, sul coinvolgimento attivo degli acquirenti finali e
sulla volontà di esplorare le potenzialità dell’azienda agricola anche
nel creare valore in termini di consolidamento sociale del territorio.
Vi è poi un fattore che col tempo si è andato affermando e che sta in-
cidendo positivamente sul nuovo sistema agricolo della Valle; un fat-
tore che ben poco ha a che vedere con le economie aziendali e fami-
liari e che segna oggi un punto di rottura con la situazione precedente,
con il momento della grande fuga dalla Valle. Si tratta del diverso
status in cui viene percepito chi in Valle sceglie di vivere, sia che resti,
sia che arrivi da fuori, e nello specifico chi sceglie di praticare un’at-
tività agricola. Negli anni della grande emigrazione, ma soprattutto
nei primi decenni del secondo dopoguerra si partiva non solo, magari
qualche volta non tanto, per motivi economici, bensì per abbandonare
uno status sociale, culturale e psicologico che si percepiva perdente;
le ragazze erano le prime a partire, e spesso la spinta proveniva pro-
prio dalla famiglia.
Anche qui il fenomeno non era limitato alla valle Varaita; certamente
era endemico in tutte le Valli Occitane e sicuramente assai diffuso in
vaste aree del sistema alpino italiano; ma forse uno dei lasciti più in-
teressanti del movimento occitanista è stato proprio quello di ribalta-
re quel modo di pensare, affermando la centralità dei valori culturali
di queste Valli e la qualità di vita che vi si poteva ritrovare. L’affermar-
si oggi di una diversa percezione ambientale, la messa in discussione
dei sistemi di vita urbani, spingono le persone più attente a riconsi-
derare le loro scelte e a ritrovare qui delle possibili soluzioni di vita.
Certo, questo andrebbe accompagnato da politiche sociali, di riorga-
nizzazione dei servizi, di governo del territorio e di aiuti economici che

118 4. I CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA


fatichiamo a vedere. Ma se l’agricoltura di valle ha ancora un futuro,
se questa può confermare la sua capacità di attrazione verso le nuove
generazioni, se ha la speranza di non dipendere unicamente dagli aiuti
comunitari, non può che essere un’agricoltura che punta sulla qualità,
sulla qualità dei suoi prodotti, ma anche sulla qualità di vita di chi la
pratica. Non può che puntare a quella fascia di mercato che oggi è
sensibile a queste scelte, fascia che è in espansione. In questo con-
testo la qualità del suolo agricolo è importante. O il mantenimento di
quei suoli è un fattore strategico per le nuove aziende e per quelle che
già operano, oppure la qualità delle produzioni non potrà che scemare
e con essa la possibilità di percorrere fasce di mercato selezionate,
fuori dalle quali ci si immette in un sistema che ha strategie di produ-
zione che guardano solo alla diminuzione dei costi.
Il corso dei Custodi dei Suoli, che accanto ad alcune esperien-
ze marginali di autoproduzione ha visto la partecipazione di
aziende produttive che si sono cercate un mercato sostenibile,
è stata un’esperienza piccola, ma significativa su questa stra-
da. Le esperienze e le conoscenze maturate in questo anno
possono essere condivise ed essere un punto di riferimento
per altre aziende della Valle, ma anche per il mondo ammini-
strativo al quale si può richiedere una riflessione sui processi
di sviluppo che intendono assegnare alla valle Varaita. Si può
proporre a loro di essere attenti a quelle forze giovani che oggi
guardano alla vita dei nostri paesi con rinnovato interesse. Uno
studio complessivo, fatto comune per comune, sullo stato dei
suoli, sul loro possibile riutilizzo in campo agricolo e forestale,
una gestione dei pascoli finalmente attenta al loro manteni-
mento e non solo agli apporti che possono dare alle finanze
comunali o ai portafogli dei margari; tutto questo potrebbe di-
ventare l’agenda di un progetto di sviluppo della valle Varaita.
Ora che sono finite le illusioni del turismo di massa, dei farao-
nici impianti sciistici, della seconda casa, che tante ferite han-
no procurato alla Valle, un territorio gestito, curato, sostenibile
nel tempo potrebbe essere la carta del nostro futuro.

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 119
“Un bel giorno, all’inizio della val Varaita dove abito,
ma anche di tutte le altre valli, mi farebbe piacere leggere:
VALLE CUSTODE DEL SUOLO.
Non un retorico impegno né un allettante
acchiappa-turisti-consapevoli, ma una svolta radicale
condivisa da tutti coloro che in valle vivono e lavorano,
nata dalla consapevolezza che non si può più rimandare:
la situazione ambientale e sociale la richiede urgentemente.”
(Fulvio)

le piccole aziende agricole sono


un fattore strategico
per garantire cura del territorio
e sovranità alimentare
alle aree interne
I dati parlano chiaro 1 : in Italia negli ultimi 20 anni sono stati persi
qualcosa come 585.000 ettari di terreni coltivati (SAU) e l’incredibile
cifra di 2.250.000 ettari di terreni facenti parte di aziende agricole
(SAT) 2 . Sono dati drammatici che ci parlano dell’abbandono dei terre-
ni agricoli lungo tutto lo stivale.
Negli stessi anni un altro dato impressiona: sono sparite 1.180.000
aziende con superficie aziendale sotto i 5 ettari3 .
Questi dati ci dicono che si sta verificando un trasferimento di terreni
agricoli da aziende cessate - solitamente di piccole dimensioni - ad

1
http://dati.istat.it/viewhtml.aspx?il=blank&vh=0000&vf=0&vcq=1100&graph=0&view-metada-
ta=1&lang=it&QueryId=31927&metadata=DCSP_SPA
2
La SAU è la Superficie Agricola Utilizzata, dunque la superficie dei terreni aziendali effet-
tivamente coltivati, mentre la SAT è la Superficie Agricola Totale, cioè l’area complessiva di
un’azienda agricola che include anche i boschi, la superficie agraria non utilizzata, parchi e
giardini, fabbricati, stagni, canali, ecc.
3
http://dati.istat.it/viewhtml.aspx?il=blank&vh=0000&vf=0&vcq=1100&graph=0&view-metada-
ta=1&lang=it&QueryId=31927&metadata=DCSP_SPA

120 4. I CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA


aziende più grandi. Una delle conseguenze di questo processo di con-
centrazione della proprietà è l’abbandono delle aree boschive e degli
appezzamenti meno produttivi o accessibili: le grosse aziende, infatti,
preferiscono continuare a coltivare solamente le superfici più produt-
tive e agevoli.
Facile comprendere come il numero elevatissimo di piccole aziende
oggi scomparse, rappresentasse una porzione enormemente impor-
tante di contadini e agricoltori che, legati alla propria terra, se ne
prendevano cura, seguendo quasi un desiderio atavico e di amore rea-
le per il proprio territorio. Sparite quelle si rischia un collasso.
Per le grandi aziende agricole, infatti, raramente la tutela del territorio
rientra nei piani aziendali: la loro gestione si basa su un modello pro-
duttivo che guarda ai suoli come a fattori di produzione e ai prodotti
agricoli come a meri beni di scambio spesso destinati a mercati globa-
li. Tali piani aziendali più che alle esigenze del territorio, si adeguano
a più ampi processi di standardizzazione necessari all’agroindustria e
alla globalizzazione degli scambi commerciali.
In questo processo, interi territori, spesso delle aree interne -ricor-
diamo che l’Italia è per il 65% collina e montagna -, vengono quindi
progressivamente deprivati dell’insita capacità di resilienza e di adat-
tamento propri della cultura e dalle conoscenze locali. Il decadimento
e l’incuria del terreno agricolo e boschivo, che abbiamo visto in Val Va-
raita, rimangono così una ferita aperta nel cuore di tutto il Bel Paese.
In modo coerente con questo processo socioeconomico, abbiamo as-
sistito a un fenomeno culturale che ha trasformato il contadino in uno
zotico, incapace di produrre alcunché senza input esterni o senza i
consigli di un esperto. Fortunatamente negli ultimi anni questo pro-
cesso culturale sta subendo un’inversione di rotta.
Per comprendere a pieno il valore dell’agricoltura contadina occorre
avere uno sguardo più ampio.
Su scala planetaria sono infatti i contadini e la piccola proprietà ter-
riera a sfamare le persone: il 90% delle aziende agricole del mondo è
gestita da una persona o da una famiglia.
In questo momento storico occorre inoltre dare il giusto peso anche
all’efficienza energetica dei processi di produzione. Nel mondo l’intero
sistema industriale agricolo utilizza il 75% delle risorse energetiche

4
Vandana Shiva - Chi nutrirà il mondo? Manifesto per il cibo del terzo millennio - 2015 -
Feltrinelli - Introduzione

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 121
IL VALORE AGGIUNTO
DI UN CONTADINO
CHE AMA LA SUA
TERRA E SE NE
PRENDE CURA
NON HA PARAGONI
necessarie all’agricoltura, ma produce solo il 30% del cibo 3 . Questa
scarsa efficienza energetica deriva da un ampio ricorso alla meccaniz-
zazione e al largo impiego di input esterni ad alta richiesta energetica,
senza i quali le rese sarebbero troppo basse per garantire redditività
alle aziende.

Ci troviamo in un periodo di cambiamenti, probabilmente epocali in cui


la necessità di produrre sempre più cibo nutriente e per tutti e quel-
la di contenere emissioni e input energetici sono sempre più urgenti:
occorre comprendere che tutti questi obiettivi sono legati alla tutela
della piccola agricoltura contadina. Attraverso l’evoluzione delle tec-
niche di produzione, la salvaguardia delle sementi, la resilienza delle
policolture, il rispetto degli ecosistemi si può generare un’agricoltura
a misura d’uomo e che sia rispettosa del suolo che utilizza.
Oggi è fondamentale la presenza di queste realtà a presidiare il terri-
torio, che siano esse aziende, privati o associazioni. Una rete di “pic-
coli” è funzionale alla società, alla comunità ed è germe di resilienza,
fondata sull’interscambio di conoscenze e buone prassi per la tutela
della terra.
È naturale, in un contesto globale così confuso, riappropriarsi della
propria capacità di produrre cibo in comunità e chiedere a gran voce
che la propria sovranità alimentare sia rispettata e considerata.
Sovranità alimentare significa avere accesso libero alle risorse locali
per produrre, significa potersi scambiare sementi adattate al territorio
e al clima in continuo cambiamento, significa creare relazioni di mu-
tuo appoggio. Significa rivendicare un diritto, quello di scegliere come
produrre e distribuire il proprio cibo.
Quando si parla di produzione bisogna considerare l’unico vero grande
motore, il suolo.
Spesso si sente parlare di scelte agronomiche incentrate sul consu-
matore o sulla resa economica. Difficilmente si parla di tutela del
suolo, in quanto organismo vivente. Eppure, tutto nasce da li. Come
dice quel bellissimo proverbio indiano “Non prendiamo il terreno in
eredità dai nostri avi, ma in prestito dai nostri figli”. Perché non si
parla mai di futuro del suolo? Qui entra in gioco l’importanza cruciale
di una rete di persone che presidia i propri territori e condivide l’im-
portanza di prendersene cura, attraverso un approccio pragmatico e
allo stesso tempo in sintonia coi ritmi della natura.

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 123
IL CAPOFILA 4.3
DEL PROGETTO:
L’ASSOCIAZIONE
SPAZIO VITALE ODV
L’associazione Spazio Vitale OdV (Organizzazione di Volontariato) è il
capofila del progetto “Custodi del Suolo della Val Varaita”. Data la sua
rilevanza per l’organizzazione e il coordinamento del progetto, voglia-
mo presentartela in modo quanto più completo possibile.

L’associazione è presente sul territorio della Val Varaita da circa 20


anni. È nata per supportare persone con problemi da dipendenze e
per facilitare il reinserimento nella società di chi avesse da poco ter-
minato un’esperienza carceraria. Le azioni praticate negli anni hanno
riguardato soprattutto l’offerta di ospitalità, la ricerca di una siste-
mazione abitativa, l’accompagnamento al lavoro e il consolidamento
dell’autonomia personale.
L’assenza di rinnovamento tra i volontari ha determinato, all’inizio del
2020, la rifondazione associativa; il nuovo Direttivo ha permesso la
ripresa delle attività, che sono state maggiormente incentrate sul mu-
tuo aiuto, sul rafforzamento della socialità e sul supporto alle fasce
economicamente più fragili. Sono stati avviati un Emporio di Comunità
e la coltivazione dell’Orto Collettivo La Milpa, uno spazio sperimentale
di buone pratiche agricole e sociali.
Le attività dell’associazione si svolgono a Piasco, paese di ingresso
alla Val Varaita e luogo di residenza dei volontari.

124 4. I CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA


I VALORI ASSOCIATIVI
L’associazione è apartitica, aconfessionale, a struttura democratica e
senza scopo di lucro e, ispirandosi a finalità civiche, solidaristiche e di
utilità sociale, si prefigge lo scopo di promuovere i diritti e lo sviluppo
di forme di prevenzione e di lotta contro ogni forma di disagio, esclu-
sione, emarginazione, discriminazione, razzismo, xenofobia, omotran-
sfobia, sessismo, intolleranza, violenza e censura.
Gli obiettivi di fondo sono: la promozione di una società aperta e multi-
culturale, dove la diversità e l’interculturalità siano una risorsa; il pro-
tagonismo giovanile per l’autorganizzazione di spazi d’incontro ludico
creativi; la sensibilizzazione alla partecipazione sociale per la cono-
scenza e la tutela dei beni comuni; l’attenzione costante alla memoria
storica del territorio, ai saperi e alle conoscenze sulla biodiversità per
la riscoperta della relazione uomo-natura; l’informazione come stru-
mento di crescita culturale per un consumo critico e consapevole; la
mutualità e la solidarietà tra le persone.

FOTO LA MILPA

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 125
L’ORTO COLLETTIVO LA MILPA
Milpa in nāhuatl , lingua originaria della popolazione azteca, significa il
posto dove si coltiva. L’Orto Collettivo La Milpa è infatti il ramo agrico-
lo dell’Associazione Spazio Vitale OdV: inaugurato nel 2013 nel comu-
ne di Piasco, si estende oggi su un terreno di circa 2500 m2 in affitto
alla Cooperativa sociale “il Casolare”. A questo spazio si è aggiunto,
nel 2021, un piccolo appezzamento progettato per diventare una fore-
sta edibile (Food forest), attualmente in fase di crescita.
Alla Milpa, fin dagli esordi, è stata data molta importanza alla compo-
nente relazionale: qui, infatti, coltivare significa lavorare insieme, in-
contrarsi, parlare, prendersi cura gli uni degli altri e fare festa. In due
parole, creare comunità. La Milpa è quindi un contesto molto diverso
da quello degli orti comunali, in cui ognuno gestisce una porzione di
terreno in modo indipendente da quello del vicino.

“ Ci sono due cose che bisogna abbandonare


se vieni a far parte del nostro orto collettivo:
il possesso di un pezzo di terra e l’idea che
se coltivo più di te ho il diritto a raccogliere più di te”
(Walter)

La Milpa è infatti un laboratorio sociale, in cui si sperimenta una con-


divisione del lavoro basata sull’autoregolamentazione, la fiducia e la
reciprocità. Ogni volontario lavora nel giardino quando e per quanto
tempo può e raccoglie in base alle sue effettive necessità. L’espe-
rienza di questi anni è stata positiva e incoraggiante: il rapporto di
rispetto e fiducia reciproca hanno fatto sì che nessuno approfittasse
del lavoro altrui con un accaparramento smodato o ingiustificato dei
raccolti.
La progettazione e la pianificazione stagionale dei lavori sono concor-
date nelle riunioni a cui ogni membro è invitato a partecipare e, quan-
do possibile, il lavoro viene eseguito insieme. Alcune persone preferi-
scono lavorare in compagnia, altre invece vengono all’orto per trovare
un momento di quiete e sono autonome nel portare a termine anche
da sole alcuni lavori.

126 4. I CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA


FOTO LA MILPA
“ Ogni libera scelta che ogni persona ha fatto nel venire
a lavorare quando poteva e gli andava, ogni piccolo intento
ha reso reale quello che c’è in questo luogo.
Ognuno vede cosa c’è da fare, lo fa
e non si aspetta nulla in cambio.
Ci tieni, ami e non ti costa, sogni qualcosa di migliore
per tutti e lavori perché ci credi e ci metti tutto il meglio
che puoi dare.
Quando lasciamo fluire questo sentire, si crea una armonia
che non ha bisogno di parole e suona come una sinfonia perfetta.”
(Dulce)

I volontari sono motivati dal desiderio di avere accesso a un cibo sano,


di alta qualità e coltivato localmente. Vi è inoltre l’obiettivo condivi-
so di preservare e scambiare varietà non brevettate di colture locali
e non, portato avanti anche grazie alla costante collaborazione con
enti, associazioni e aziende che sul territorio nazionale si occupano
di conservazione della biodiversità agraria quali il Comizio Agrario di
Mondovì, Adipa, Asci, Seed Vicius, Orto botanico di Bergamo, il vivaio
dei Fratelli Gramaglia.

Nell’orto sono state introdotte un’ottantina di varietà di pomodori,


esposte a due mostre consecutive, di cui l’ultima a carattere naziona-
le. Le diverse varietà di pomodoro, in seme o piantino, vengono rega-
late a chi ne fa richiesta, creando nuove relazioni e reciproca soddi-
sfazione, diffondendo non solo la biodiversità, ma anche un piacevole
stupore nel piatto.
La giornata “Sementi al Suolo”, organizzata presso la Milpa a marzo
2022 nell’ambito del progetto Custodi del Suolo della Val Varaita, ha
rappresentato il coronamento di questo impegno: la grande affluenza
di amatori e di aziende ha confermato l’interesse della popolazione e
l’attualità di questo lavoro.

L’Orto è anche uno spazio aperto alla sperimentazione di nuove tec-


niche di coltivazione, inserite nel solco dei principi dell’agroecologia.
Da tutte le pratiche è escluso l’impiego di fertilizzanti di sintesi, agro-
farmaci ed erbicidi e vi è interesse nel valorizzare le tradizioni locali,
una ricchezza culturale riscoperta coinvolgendo nel progetto alcune
persone anziane, depositarie di tecniche e conoscenze in gran parte
abbandonate.

128 4. I CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA


“ E’ uno sperimentare e mettere in pratica qualcosa di studiato,
abbinato alla creatività ed immaginazione di ogni persona
che in quel momento si è data disponibile ”
(Dulce)

La vivacità dei partecipanti al progetto ha creato una serie di relazioni


con altri enti del territorio con i quali sono nate nel tempo occasioni
di collaborazione.

FOTO LA MILPA

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 129
I bambini della scuola dell’infanzia di Piasco sperimentano nell’orto la
cura di alcune piante orticole, dalla germinazione del seme alla messa
a dimora del piantino, fino alla raccolta dei frutti.
Alcune persone con disabilità psichica, ospiti della Residenza Assi-
stenziale “Il Rododendro” di Sampeyre, nei mesi estivi vengono ac-
compagnate una volta a settimana alla Milpa per svolgere alcuni lavori
agricoli e passare del buon tempo insieme ad altre persone: per alcuni
di loro sono le prime esperienze di agricoltura per altri sono remine-
scenze di infanzia delle quali fare tesoro.

Famiglie a basso reddito e migranti stagionali possono ottenere un po’


di raccolto gratuitamente; richiedenti asilo possono lavorare in giar-
dino con la gente del posto, migliorando il proprio lessico e trovando
un’occasione di integrazione con il contesto sociale.
Inoltre, la Milpa è regolarmente visitata dagli studenti dell’Università
di Scienze Gastronomiche di
Pollenzo che gestiscono l’orto universitario per promuovere lo scam-
bio di varietà di diversa provenienza e arricchire entrambi gli orti.

“ La Milpa è un luogo aperto dove chi vuole può avere


degli stimoli per stare in mezzo alla natura, seguirla,
tentare di capirla e accompagnarla senza ansia.
Dalla natura, ogni giorno, possiamo imparare tanto:
la pazienza, la comprensione, la tolleranza, l’Amore.
Non ho bisogno che qualcuno mi motivi o mi paghi,
io sono felice se posso sentire il sole, la pioggia, il freddo
ed ha molto significato per me poter osservare un seme
che germoglia vedere giorno per giorno cosa succede in lui e in me.
E’ tutto una sorpresa e provo un’enorme gratitudine
che vorrei far sentire a tutti. ”
(Dulce)

Per quanto sempre pronto a nuove collaborazioni, l’Orto si apre alla


cittadinanza soprattutto in occasione dei momenti di festa. Uno dei
principali momenti di aggregazione è l’autunnale “Festa del Mais”, un
momento gioioso, intenso e rituale che alimenta il senso di comunità
dei partecipanti e favorisce l’instaurarsi di nuove relazioni con chi ma-
gari visita l’Orto per la prima volta.

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 131
Per tutti questi motivi La Milpa è stata ritenuta un esempio di innova-
zione sociale per le aree rurali marginali e per questo è stata censita
all’interno del progetto SIMRA, realizzato nell’ambito del programma
europeo Horizon 2020.

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MILPA DAL RACCONTO
DI ITALIA CHE CAMBIA

132 4. I CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA


LETTERA DA PARTE
DELLA MILPA AI MILPEROS
Ciao a tutti, sono La Milpa,
comincio col ringraziare tutti e ognuno per avermi reso il campo più
bello dei dintorni.
Sono veramente tante le splendide anime che mi hanno visto in que-
sti ultimi 7 anni, incontrare e trascorrere del tempo con voi stata una
grande ricchezza .
Sono felice di contenere tanta biodiversità umana e vegetale e non
solo un campo di mais, o un’altra monocoltura, vincolato dalla ne-
cessità del produrre, costretto a ripetermi ogni anno in una sempre
uguale coltura di un verde monotono.
In questa festa dei sensi non poteva mancare l’udito, ma più che sen-
tirvi vi percepisco: l’ho sentito dire da alcune di voi mentre racco-
glievate i fagiolini, parlavate dell’armonica sinfonia, della felicità che
sentite in voi e tra di voi quando siete qui.
Io invece sono un arcobaleno di colori, profumi, sapori: il tutto creato
dalle vostre intenzioni.
Tutte contano anche se credete di non contribuire: tutto quello che
viene partorito dalla mia terra è una collaborazione tra le vostre mani
e la natura che è in me.
Grazie perché siete venuti e avete osservato, riconosciuto, piantato,
trapiantato o raccolto quello che avete riconosciuto come frutto.
Grazie a tutti quelli che hanno avuto sentimenti per raccogliere.

Posso dirvi che vi immergete in quest’armonia perché lasciate a me e


ai miei ritmi naturali decidere il da farsi, senza porvi la domanda “fare
per ……”, ma semplicemente “fate!”.
Questo vostro modo di agire vi tiene nel presente e allontana le pro-
iezioni nel futuro che generano ansie, dando vita ad un insieme in cui
io, voi e la natura generiamo un’unità che si muove insieme senza dis-
sonanze, originando una sinfonia fatta di azioni.
Questo mettervi a mia disposizione e non viceversa, fa della vostra
azione un qualcosa di inedito e di particolare da conservare con cura,
qualcosa che non sa dire dove vuole arrivare ma sente e vive la Bellez-
za di ciò che fa nella libertà che le permette l’appartenenza a questo
gruppo!

Che ciò che è stato seminato possa germogliare e permettere di far


fiorire una nuova Umanità per le future generazioni.
L’EMPORIO DI COMUNITÀ
Insieme all’Orto Collettivo, l’associazione Spazio Vitale OdV gestisce
l’Emporio di Comunità, un piccolo spazio nel cuore di Piasco, aperto il
sabato mattina, in cui le persone che si trovano in difficoltà economi-
ca possono ricevere borse di generi alimentari e scegliere tra un’ampia
offerta di vestiti di seconda mano. I beni messi a disposizione derivano
da una rete di solidarietà, creatasi nel tempo sul territorio, costituita
da privati cittadini, enti religiosi e laici, piccole aziende e negozi. Nella
stagione produttiva all’Emporio confluisce anche parte della produ-
zione agricola dell’Orto collettivo.
l’Emporio intende promuovere sul territorio non solo la solidarietà, ma
anche stili di vita più sostenibili, aggregando persone che credono in
un cambiamento dell’attuale modello di sviluppo e di consumo e che
giudicano falsa e indotta la necessità di acquisti smodati di abbiglia-
mento e di qualsiasi altra merce, dietro la cui produzione si celano
sfruttamento umano, di risorse naturali e inquinamento finale. Con
questa intenzione all’Emporio di Comunità vengono organizzati anche
alcuni Swap party, ovvero feste del baratto in cui poter scambiare i
propri vestiti o beni con quelli di qualcun altro.

“ Non è necessario fare scelte di vita radical-essenzialiste


così come non è necessario essere scienziati per rendersi conto
che le risorse del pianeta sono sempre più scarse:
le quattro azioni proposte dall’associazione - Riciclare, Ricreare,
Riparare, Ridurre - potrebbero fare la differenza se ognuno
di noi si mettesse in gioco per davvero. ”
(Sara)

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 135
LE ATTIVITÀ DEI VOLONTARI 4.4
DI SPAZIO VITALE ODV
Le attività dell’associazione si appoggiano sull’iniziativa dei volonta-
ri: una rete di persone che, in base alla disponibilità, al tempo, agli
interessi e alle capacità di ognuna/o, promuove momenti formativi,
incontri socializzanti, attività ludico-ricreative per affrontare e cer-
care soluzioni ai problemi ambientali, sociali, politici e culturali che
interessano il territorio e la comunità.
L’Orto ha bisogno di cura pressoché costante tutto l’anno, ma nei
freddi mesi invernali, la presenza dei volontari è più rarefatta e legata
soprattutto alla manutenzione delle strutture esistenti e alla realizza-
zione di quelle nuove.
Dal mese di febbraio inizia l’attività di organizzazione e preparazione
dell’Orto Collettivo e, mano a mano che ci si inoltra verso la primave-
ra e l’estate, i diversi lavori - semine, trapianti, cura della lombricaia,
gestione del compost e delle infestanti, turni per l’irrigazione, rac-
colta degli ortaggi (solo per ricordare i principali) - intensificano la
presenza volontaria e creano l’opportunità di coltivare la terra spalla
a spalla con qualcuno altro per alleggerire la fatica e mettersi in una
relazione di mutuo aiuto.
All’Orto non si produce tutto, sebbene il livello di biodiversità sia ele-
vato, e, quando occorre, si scambiano prodotti con altre piccole e vir-
tuose realtà produttive, sia per valorizzare la produzione locale che
consolidare la relazione con il territorio. Inoltre, i volontari, nei mesi
estivi una volta a settimana, accolgono all’Orto gli ospiti della comu-
nità psichiatrica “Il Rododendro” di Sampeyre coi quali vengono svolte
semplici attività orticole.
Con gli anni anche le strutture sono state migliorate grazie all’impe-
gno e alle diverse professionalità dei volontari: partiti da un semplice
capanno per gli attrezzi, si è giunti a dotare l’Orto di un container a
uso cucina, un capanno ad uso bar, una compost toilet, un ricovero per
api selvatiche, diversi tunnel e un bellissimo tendone colorato sotto
il quale trovare riparo. Queste semplici infrastrutture si sono rivelate
particolarmente utili per la logistica del progetto “Custodi del suolo”:
la Milpa ha potuto, infatti, proporsi come “base” per lo svolgimento
della maggior parte dei corsi e di alcuni dei momenti di condivisione
con il pubblico.

136 4. I CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA


“ Se ripenso a tutti noi sotto il grande paracadute verde,
che fa da tendone a La Milpa - durante le lezioni, i dibattiti,
i pranzi e le feste - non posso che sorridere per le coincidenze
della vita. Il suolo è un enorme paracadute da cui dipende
la nostra sopravvivenza.
E noi lì, protetti da un paracadute visibile a tutti,
a cercare di capire come proteggere un altro paracadute,
visibile ancora a pochi. ”
(Nadia)

I momenti clou della vita associativa sono le feste; in queste occasioni


tutti i volontari portano il proprio contributo per curare gli aspetti or-
ganizzativi, logistici e comunicativi necessari alla buona riuscita degli
eventi. L’esperienza maturata negli anni in questo ambito si è rivelata
importante anche per l’organizzazione delle giornate pubbliche.
Infine, la gestione dell’Emporio di Comunità richiede la presenza con-
tinuativa dei volontari per i lavori di selezione, riordino e catalogazione
dei materiali donati e l’organizzazione di una turnazione che copra i
momenti di apertura settimanale al pubblico.

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 137
LA TERRA È LA MADRE.

LO ERA IN MODO LAMPANTE NELLE CULTURE


ANCESTRALI, MENTRE OGGI A NOI OCCORRE UNO SFORZO
NOTEVOLE PER RIEDUCARE SENSIBILITÀ E PENSIERO ALLA
PERCEZIONE DI UN LEGAME VITALE CON ESSA; ALCUNI
RIESCONO ANCORA A RISTABILIRE UN RAPPORTO DI
AMORE NEI SUOI CONFRONTI, ALTRI NO.

LE FORME DI AGRICOLTURA CHE NEGLI ULTIMI 70 ANNI


HANNO IMPOVERITO I TERRENI SONO IL RIFLESSO DI
UN RAPPORTO DI TIPO ESTRATTIVO CHE ABBIAMO
INSTAURATO NON SOLO CON IL SUOLO, MA CON TUTTA
LA BIOSFERA; QUESTO APPROCCIO È FIGLIO DI UNA
VISIONE MECCANICISTA E RIDUZIONISTA, DI CUI SPESSO
NON SIAMO CONSAPEVOLI, MA CHE PERVADE LA NOSTRA
CULTURA. L’ESSERE UMANO SI È PROGRESSIVAMENTE
ALLONTANATO DALLA TERRA PUR CONTINUANDO A
TRARNE I FRUTTI: L’HA CONSIDERATA UN SEMPLICE
SUBSTRATO DA PIEGARE AI PROPRI SCOPI, UNA MISCELA
DI COMPONENTI MINERALI E ORGANICHE DA RENDERE
QUANTO PIÙ PRODUTTIVA POSSIBILE, MEDIANTE
UNA ROUTINE FATTA DI LAVORAZIONI MECCANICHE E
SOMMINISTRAZIONE DI NUTRIENTI.

INVECE IL SUOLO È UN ECOSISTEMA COMPOSTO DA


MILIARDI DI ORGANISMI ANIMALI, VEGETALI E MICROBICI
CHE INTERAGISCONO, RESPIRANO, ELABORANO E
TRASFORMANO LE SOSTANZE MINERALI ED ORGANICHE.
UN ORGANISMO COMPLESSO E DELICATO CHE NEL
RAPPORTO CON L’UOMO TROVA SOLTANTO CON GLI ANNI
E CON TRATTAMENTI CORRETTI UN EQUILIBRIO DURATURO
E UNA STABILE FERTILITÀ.
IL PROGETTO CUSTODI DEL 4.5
SUOLO DELLA VAL VARAITA:
OBIETTIVI E ATTIVITÀ
Il progetto Custodi del suolo nasce per creare di una rete di persone
consapevoli del valore del suolo e che nutrono un senso di responsa-
bilità nei suoi confronti.
Si inserisce nel quadro delle azioni civiche proposte nella Road Map
del manifesto “Food for Health” (2018) promosso dal Movimento Na-
vdanya International fondato da Vandana Shiva, secondo cui “l’unica
strada per garantire a tutti l’accesso al cibo e la possibilità di una vita
dignitosa per tutti si chiama agroecologia: un’agricoltura basata sul
rispetto della terra e della vita”
Il progetto, pensato per poter essere realizzato in diversi contesti ter-
ritoriali, si è concretizzato per la prima volta in Val Varaita tra aprile
2021 e aprile 2022.
La struttura complessiva è piuttosto semplice e prevede due livelli di
coinvolgimento: quello dei Custodi e quello della cittadinanza.

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 139
I Custodi rappresentano il cuore pulsante del progetto, la parte più
coesa ed operativa della rete territoriale. Si tratta di 20 agricoltori,
professionisti e hobbisti, distribuiti dalla bassa all’alta Valle, che han-
no seguito un percorso di formazione ad hoc e che si sono impegnati a
migliorare concretamente la gestione dei suoli di cui sono proprietari
o affittuari.
Il loro coinvolgimento è mirato a ottenere un reale miglioramento di
alcuni suoli della Valle, attraverso l’adozione di buone pratiche ispirate
ai principi dell’agroecologia e dell’agricoltura rigenerativa. In questi
venti terreni pionieri si sono svolte le prime analisi sensoriali e morfo-
logiche che hanno permesso ai Custodi di conoscere la situazione da
cui far partire il processo di rigenerazione.
Il percorso di formazione si è sviluppato su 12 incontri teorico-pratici
che hanno affrontato le tematiche sintetizzate nel terzo capitolo di
questo libro. Questi appuntamenti hanno costituito l’ossatura del pro-
getto e ne hanno scandito il ritmo.
Le lezioni hanno consentito al gruppo di custodi di confrontarsi con
molti formatori - e con i relativi approcci -, e di concentrare in un anno
una quantità notevole di stimoli e contenuti.
Ai Custodi è chiesto inoltre di condividere le conoscenze acquisite
con altri agricoltori - in modo da estendere con il tempo il mosaico di
appezzamenti virtuosi - e di spendersi in prima persona per sensibiliz-
zare cittadini della valle e dei territori limitrofi per creare una massa
critica sempre più nutrita e influente.
A questo scopo sono state organizzate 5 giornate pubbliche che si
sono svolte in bassa, media e alta Valle, rispettivamente a Piasco (La
Milpa), Melle e Roccia Ciampanesio di Sampeyre, dedicate ognuna a
uno specifico argomento.
Si è trattato di eventi che hanno avuto una grande partecipazione e
hanno consentito di abbinare momenti di piacevole socialità a mo-
menti di approfondimento sui temi del progetto, sulla storia e sul pa-
trimonio culturale e paesaggistico della Val Varaita. Si è sempre cer-
cato di includere nel programma alcuni contributi artistici - in modo
da toccare nel pubblico corde non meramente razionali – e di propor-
re delle passeggiate - in modo da dare anche una dimensione fisica e
corporea alla relazione con il territorio -. Un’attenzione particolare è
sempre stata dedicata ai bambini, proponendo in ogni giornata labo-
ratori e letture animate.
Sono state giornate intense in cui sono accadute cose belle - e anche

140 4. I CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA


piuttosto rare - come seguire una lezione di microbiologia ambientale
a 2000 m di quota radunati alla belle meglio accanto a un pilone vo-
tivo, sedersi su un prato di montagna ad ammirare e commentare un
enorme cumulo di letame, scoprire all’improvviso di vivere in uno degli
ambienti europei che custodiscono il maggior contenuto di biodiver-
sità, ritrovare persone che non vedevi da tempo, intrecciare storie,
sentir affiorare pensieri mai pensati. E poi il piacere di condividere il
tempo, uno sguardo, una battuta, anche con perfetti sconosciuti, per-
cependo di trovarsi in un contesto accogliente e costruttivo.

“ Siamo entusiasti di essere parte di questo progetto.


Uno degli aspetti più interessanti è la socializzazione
e la possibilità di sentirci accolti. La maggior parte
dei partecipanti è composta da giovani agricoltori e coltivatori
della valle. In questo progetto non è importante avere 20
oppure 70 anni perché ti sentirai sempre accolto
nella stessa maniera, con gioia. ”
(Dino)

Tutto questo è stato fatto perché si ritiene importante promuovere


un’agricoltura basata non solo sul rispetto del suolo, ma anche sulla
promozione della vita delle comunità di cui le aziende agricole sono
parte integrante.
Coerentemente con l’importanza accordata agli aspetti sociali e rela-
zionali è stata dedicata particolare cura alla coesione della rete dei
Custodi. I Custodi sono infatti stati coinvolti non solo nell’organizza-
zione delle giornate pubbliche, ma anche nella co-progettazione del
loro stesso percorso di formazione. Sono state organizzate visite in-
formali nelle diverse aziende e creati tavoli di lavoro che si sono svolti
a luglio, novembre e marzo, facilitati da un socio della cooperativa
NEMO – Nuova Economia in Montagna, partner di progetto.

Questi momenti hanno permesso di conoscersi meglio, stringere rela-


zioni significative, riflettere collettivamente su quanto appreso duran-
te il corso, programmare in modo partecipativo e democratico le atti-
vità. L’organizzazione delle giornate pubbliche ha dato inoltre modo di
sperimentare una condivisione pratica del lavoro e innescare rapporti
di fiducia. Nei mesi di progetto sono anche nate nuove collaborazioni
professionali, fatte di acquisti di attrezzatura in comune, scambio la-

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 143
voro e condivisione di fornitori.
Anche il dossier che avete in mano è frutto del lavoro collettivo dei
Custodi. La sua struttura, il messaggio che presenta, la passione che
vuole trasmettere sono figli di un percorso comunitario, durante il
quale la fatica di un lavoro aggiuntivo a quello agricolo a volte ha ri-
schiato di prevalere, ma in cui non sono mai mancati uno sguardo o
una parola di conforto capaci di rinvigorire il morale. Si sapeva di es-
sere tutti e tutte dalla stessa parte, chini a curare la terra per curare
noi stessi e la terra che ci ospita.

AL PROGETTO HANNO ADERITO COME PARTNER:


- I Comuni di Piasco, Rossana, Venasca, Isasca, Brossasco, Melle,
Sampeyre, Casteldelfino, Bellino;
- NEMO – Nuova Economia in Montagna Soc. Coop
- La testata giornalistica Italia che Cambia
- L’ Istituto di Istruzione Superiore di Scienze Agrarie “Umberto I” (se-
zione associata di Verzuolo)
- CSV Società Solidale di Cuneo
- Ente di Gestione delle Aree Protette del Monviso
- Azienda Agricola Con.It.A.Lo

144 4. I CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA


I CUSTODI 4.6
SI RACCONTANO
I Custodi del suolo coinvolti in questo progetto sono un gruppo molto
variegato di agricoltori e hobbisti: si passa da chi ha un’esperienza
quarantennale nel campo dell’agricoltura biologica a chi ha aperto da
meno di un anno la sua attività, da chi si occupa di allevamento a chi
di cura degli animali, da chi gestisce 10 ettari a chi coltiva un piccolo
orto famigliare.

“ Il progetto dei Custodi del Suolo mi ha dato l’opportunità


di conoscere altri agricoltori che vivono in Val Varaita,
persone diverse che rappresentano una vera biodiversità . ”
(Deborah)

Il confronto prolungato tra persone, accumunate dalla volontà di af-


frontare problemi simili in un contesto territoriale comune, deposita-
rie di esperienze e saperi molto diversi ha rappresentato un arricchi-
mento per tutti i Custodi - e spesso anche per i formatori.

“ Per me partecipare a questo progetto è stato un momento stimolan-


te e gioioso. Stimolante perché ho condiviso e imparato molto dalle
persone presenti, ognuna provenienti da esperienze agricole diverse
ma tutte abitate dalla stessa passione per il suolo. E gioioso perché
mi sono sentita accompagnata in questo cammino e pronta a fare altri
progetti insieme. ”
(Anne Marie)

SCOPRI LE STORIE DI ALCUNI DEI CUSTODI INTERVISTATI


DA ITALIA CHE CAMBIA:

DAVIDE DINO E ANNE MATTEO MANA DEBORAH ARMANDO


PROVENZANO MARIE MATTEODO BORGHINO MARIANO

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 145
Quasi tutti i custodi vivono
in valle Varaita e la loro
collocazione territoriale
è rappresentata nella mappa.

ALLEVAMENTO BIOLOGICO
REBUFFATTI FLAVIO

CASTELDELFINO
BELLINO
B.TA ROCCIA

SAMPEYRE

S.ANNA

la rete territoriale dei custodi è composta da piccole aziende


della Valle Varaita insieme ad alcuni orti famigliari
di Verzuolo, Venasca, Melle e Frassino.

LEGENDA

AZIENDE AGRICOLE, COOPERATIVE ED ALLEVAMENTI

ORTI FAMIGLIARI

ISTITUTI AGRARI
LA MILPA ORTO COLLETTIVO
BIO BORGHINO
DI BORGHINO ALIDA LUCIA

SALUZZO
APICOLTURA
DI MATTEO MANA

CASTELLAR MANTA

PAGNO
BRONDELLO
VERZUOLO
ISASCA
COSTIGLIOLE
PIASCO
BROSSASCO
MELLE
FRASSINO
VENASCA

SOCIETÀ SEMPLICE AGRICOLA


ROSSANA
CRESCO

AZIENDA AGRICOLA
HUMUS DI DAVIDE PROVENZANO
IL CASOLARE, SOCIETÀ COOP.
ARL - ONLUS

BIRRIFICIO KAUSS - QEBERE SNC

AZIENDA AGRICOLA
ROSSO ALESSIO
I Custodi si sono impegnati reciprocamente e di fronte alla collettività
a migliorare i suoli di cui sono responsabili e a collaborare in un’ottica
comunitaria, scambiandosi lavoro, competenze e strumenti. Questo
impegno è stato strutturato firmando la Carta dei Custodi del Suolo
ed è stato espresso di fronte alla comunità della Valle, durante la pri-
ma giornata pubblica del progetto.
La Carta dei Custodi, è una dichiarazione di responsabilità assunta
non solo dai primi firmatari ma da tutti coloro che, dopo la sua diffu-
sione, vorranno impegnarsi attivamente nella rigenerazione del suolo
per lasciarlo alle generazioni future migliore di come lo hanno rice-
vuto.

LA CARTA
DEI CUSTODI DEL SUOLO
PREMESSA
La Terra è la Madre, un essere vivente, creato da milioni di
microorganismi che respirano, elaborano e trasformano le sostanze
minerali ed organiche, mettendole a disposizione delle piante.
L’orto e il frutteto sono organismi, comprendenti piante, radici,
microrganismi, insetti, animali che partecipano di un equilibrio.

L’agricoltura convenzionale negli ultimi 70 anni ha ridotto in misura


notevole la fertilità dei suoli e rotto gli equilibri naturali. L’essere
umano si è allontanato dalla terra pur continuando a trarne i frutti,
considerandola un semplice substrato, una miscela di componenti
minerali e organiche da mantenere in efficienza.
La “fertilità duratura” del terreno è patrimonio dell’umanità e delle
sue comunità. La qualità del cibo deriva dalla salute del suolo.
E’ compito dell’uomo in questa fase storica aiutare il suolo a
rigenerarsi, riparando gli errori commessi.
Un suolo in salute è ricco di materia organica, con una buona attività
microbica e fungina e con una armonica presenza di pedofauna,
lepidotteri, uccellini.

148 4. I CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA


L’IMPEGNO
1.Riconoscere di essere responsabili del suolo che
utilizziamo; di quelli pubblici come di quelli di nostra
proprietà. Responsabili nei confronti del pianeta e
delle generazioni future.

2. Affinare le nostre capacità di osservazione di tutto


l’organismo agricolo.

3. Anteporre la salute del suolo dei nostri orti e


frutteti ai risultati produttivi in termini di quantità.

4. Rinunciare dell’uso di pesticidi, diserbanti e concimi


chimici.

5. Riprodurre e distribuire sementi, favorendo la


nascita di piante che abbiano possibilità di sviluppare
pienamente la loro coscienza.

6. Collaborare con gli altri custodi scegliendo un


approccio di comunità e di scambio di saperi.

7. Diffondere questa sensibilità̀ sui nostri territori.

GUARDA IL VIDEO DELLA PRIMA GIORNATA PUBBLICA, DURANTE


LA QUALE I CUSTODI HANNO LETTO LA CARTA E CONDIVISO
PUBBLICAMENTE IL LORO IMPEGNO:

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 149
150 4. I CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA
MA COSA HA RAPPRESENTATO
QUEST’ESPERIENZA
PER I CUSTODI?
CHE COSA OGNUNO SI PORTA A
CASA?
PER RACCONTARLO LASCIAMO
A LORO DIRETTAMENTE
LA PAROLA.
“ Quando sentii parlare dei Custodi del suolo da mia figlia, ne fui su-
bito interessato. Sin da quando ho dato le dimissioni (nel 1977) dall’I-
stituto di Credito Agrario e sono venuto in campagna (a Villafalletto)
a coltivare la terra, mi sono sentito custode del suolo, anzi “custode
dell’ambiente”, adottando il metodo dell’agricoltura biologica.
E così ho partecipato volentieri ai vari incontri, nei quali si cercava di
capire ed approfondire la vera natura del suolo, la sua funzione. le sue
caratteristiche e peculiarità, le sue esigenze e le sue carenze. Di volta
in volta si andava scoprendo come intervenire per migliorare la qua-
lità e la vita del terreno e favorire lo sviluppo della vegetazione. Con
metodi un po’ sofisticati ed elaborati si arrivava ad ottenere prodotti
che sicuramente avrebbero avuto efficacia per un intervento specifico
sulla natura del terreno. Sinceramente, però, devo dire che mi sono
sentito un po’ estraneo a questa metodologia, pur riconoscendo la sua
validità e la ricchezza della sperimentazione.
Io amo l’ambiente così com’è e faccio tutto il possibile per mantene-
re l’equilibrio che lo pervade, ben sapendo che in un granello di terra
coltivata vivono milioni di esseri viventi, che hanno bisogno di man-
giare, bere, respirare, di luce e di calore, come tutto l’ambiente che
mi circonda. Convinto di questo, ho un atteggiamento di massimo
rispetto per il suolo, le piante, gli animali, l’aria e l’acqua, senza dover
intervenire con prodotti o sistemi artificiosi, pur pienamente validi,
per sopperire a delle carenze che, con una gestione attenta, informa-
ta, adeguata e spirito di osservazione, non sarebbero necessari.
Mi viene in mente la pressante e continua pubblicità sugli “integratori
alimentari” per la salute ed il benessere della persona. Se l’alimenta-
zione è attenta, informata, varia ed equilibrata, non c’è nessun biso-
gno di integratori, salvo, naturalmente, gravi carenze determinate da
eventi patologici.
Comunque il mio desiderio di conoscere, capire, scoprire e meravi-
gliarsi di fronte a certe elaborazioni, è stato pienamente esaudito, as-
sieme al piacevole costruttivo rapporto instaurato con tante persone
simpatiche, semplici, sincere e ricche di valori che ho avuto occasione
di conoscere. ”

(Armando)

152 4. I CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA


“ Non è semplice lavorare in agricoltura se uno non l’ha mai fatto. An-
cor più, non è semplice farlo in modo rispettoso per il suolo e per gli
altri esseri viventi. Il progetto Custodi del suolo mi ha dato competen-
ze, strumenti per pensare, esempi da cui prendere ispirazione. Mi ha
insegnato a guardare al suolo che coltivo e calpesto con occhi nuovi,
occhi di custode.
Dopo questo progetto, sento anche che la mia famiglia allargata è un
po’ più grande. Sento che questa rete sta facendo la cosa giusta. In-
sieme, guardando al futuro e provando a costruirlo a nostra misura. ”

(Pietro)
“ Ci siamo arricchiti di nuovi metodi per poter migliorare il nostro mi-
glior investimento, un buon suolo. ”

(Deborah)
“ Come competenze acquisite mi sento veramente all’inizio. Quando
faccio un giro nell’orto, il mio occhio è diventato più attento, ad esem-
pio alla superficie del terreno, alle erbacce che crescono sopra e che
adesso non considero più cattive, alle gemme degli alberi, ecc... mi
soffermo di più, provo a toccare la terra, le foglie, il compost...per
capirle in profondità. ”

(Anne Marie)
“ Sono felice di fare parte del progetto dei Custodi del suolo che, tra-
dotto nella lingua della natura, considero come un seme: le conoscen-
ze che acquisisci durante i corsi e le formazioni sembrano all’inizio
lontane da te ma pian piano ti accorgi che riesci a metterle in pratica
nel tuo lavoro quotidiano e ti permettono di fare la differenza. ”

(Matteo)
154 4. I CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA
“Durante il percorso svolto con gli altri custodi, ho avuto modo di
mettermi in contemplazione della bellezza e dell’incredibile capacità
di rigenerazione della nostra terra. Tutto ciò mi ha riempito di energia.
Per questo, ringrazio tutti per aver trovato il tempo e la voglia di par-
tecipare ai corsi che spero abbiano acceso anche in voi una scintilla,
come hanno fatto in me .
Questo corso ha rappresentato solo l’inizio di un percorso che ora
intendo percorrere per capire e sperimentare quello che ci è stato
proposto dai formatori.
Andare avanti, anche a piccoli passi, per migliorare il suolo che ci
dà mangiare e comprendere, lentamente, come contribuire a renderlo
fertile, è quello che ora motiva le mie azioni nell’orto. ”

(Dulce)
“ Per me i custodi del suolo sono stati (lo sono e lo saranno) un gruppo
di persone, un’occasione di trovarsi, un modo per sentirsi meno soli
in un lavoro che a volte fa sentire forte cosa vuol dire solitudine. Non
parlo solamente di quella fisica, ma di quella che ti prende quando hai
un miliardo di cose da fare e sai che se non le fai tu non le farà nes-
sun altro…eppure è fondamentale che vengano fatte. Quando vorresti
andare a casa che sta venendo buio ma devi ancora dare un macera-
to, quando vorresti fare due parole seduto sull’erba con qualcuno ma
qualcuno non c’è, quando senti le persone divertirsi in piscina e tu stai
morendo al sole.

Le mattine assonnate a lezione con Stefano, i pranzi assieme in cui


conoscersi, le pratiche da imparare senza prendere appunti salvo poi
chiedere agli altri (ma anche questo è condivisione no?!), le gite in giro
per la valle a trovare i custodi, le giornate pubbliche, le feste con la
musica e l’ansia di dover parlare in pubblico.

Il cinema, dare kiss the ground in collaborazione con l’altra associa-


zione di cui faccio parte, La mosca sul muro, che bello quando si ri-
escono a fare le cose insieme! Proietteremo anche in una scuola, per
me è un tassello fondamentale, la scuola è il primo posto in cui agire
se si pensa a un cambiamento. E poi magari prima o poi ci sarà un ci-
nema sotto le stelle alla Milpa *o*

156 4. I CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA


Un gruppo whatsapp ci ha permesso di rimanere in contatto e conti-
nuerà a farlo, scambiandoci idee, eventi, richieste e consigli. Sarebbe
bello se questo gruppo si allargasse, custodi possiamo e dobbiamo
esserlo tutti, ma mica solo su whatsapp! Chissà se questo progetto,
questo percorso, si ripeterà; qui in valle, in altre valli, in pianura, ovun-
que, l’interesse di altre parti sembra esserci…

Il frutteto, gli strumenti e gli attrezzi, gli appunti, il dossier, le cono-


scenze, gli affetti, ecco il tesoro che ci lascerà in dono questo proget-
to, eccolo il seme che è già germogliato, un percorso nel segno della
cooperazione, nel segno della collaborazione, i modi di fare che insie-
me alla nostra sensibilità ci aiuteranno ad avere un futuro.
Grazie infinite. ”

(Davide)

158 4. I CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA


IL PROGETTO LETTO 4.7
CON GLI OCCHI DEGLI ALTRI
Attraverso questionari e interviste, la cooperativa NEMO – Nuova Eco-
nomia in Montagna ha tenuto traccia di coloro che in vario modo han-
no preso parte alle attività di progetto, e le informazioni raccolte sono
materiale prezioso su cui riflettere per programmare i prossimi passi.
Agli incontri pubblici hanno partecipato circa 150 persone, le quali
hanno saputo dell’iniziativa principalmente tramite passaparola o per
conoscenza diretta con l’Associazione Spazio Vitale Odv. Inoltre, mol-
ti ne sono venuti a conoscenza grazie ai social network. La maggior
parte coltiva un orto per autoconsumo, mentre solo una minoranza
conduce un’azienda agricola oppure non coltiva per niente e si sta ap-
pena avvicinando a questo mondo. I partecipanti provenivano princi-
palmente dalla Provincia di Cuneo, ma non sono mancate persone dal
resto del Piemonte, dalla Liguria, dalla Lombardia e dall’Emilia-Ro-
magna, a dimostrazione che l’invito è arrivato lontano. Le persone in-
tervistate hanno apprezzato particolarmente la bellezza dei luoghi in
cui si sono svolti gli eventi, il clima sano, bello e accogliente creatosi,
l’alto livello di approfondimento dei contenuti. Alcuni si sono anche
dichiarati interessati a riproporre esperienze simili nel proprio conte-
sto di provenienza.
Quasi tutte le Amministrazioni della valle hanno aderito al progetto
con il ruolo di partner e, nel corso di alcune interviste, hanno dichia-
rato la loro disponibilità a supportare per quanto possibile le attività
future. Hanno inoltre espresso un forte interesse nel promuovere ini-
ziative che, come questa, provengono dal basso, direttamente dall’a-
zione attiva dei cittadini.
Infine, anche i formatori hanno espresso il loro apprezzamento per la
completezza delle tematiche affrontate durante la sessioni, ne hanno
parlato con colleghi e amici, ed espresso la disponibilità a organizzare
esperienze simili in altri territori.

160 4. I CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA


IL RUOLO DEI VOLONTARI 4.8
DELL’ASSOCIAZIONE SPAZIO
VITALE ODV ALL’INTERNO
DEL PROGETTO
Il progetto ha rappresentato per l’associazione un’attività extra-or-
dinaria e la sua buona riuscita ha richiesto un impegno di tempo ed
energie molto importante.
I volontari hanno infatti rivestito un ruolo fondamentale in tutte le fasi
del percorso: dalla stesura del progetto alla ricerca dei partner, dalla
gestione dei rapporti con gli enti finanziatori alla cura degli aspetti
amministrativi, dalla messa a disposizione degli spazi alla gestione

Fotografia di:
Pietro Serra

UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 161
delle iniziative di comunicazione.
Insieme ai Custodi, e in coerenza con quanto deciso nei Tavoli di lavo-
ro, i volontari hanno contribuito in modo significativo all’organizzazio-
ne dei corsi di formazione e delle giornate pubbliche, lavorando alla
definizione dei contenuti e cercando i formatori più adatti.
Sia che l’iniziativa si svolgesse nell’Orto Collettivo oppure in un altro
luogo del territorio valligiano, i volontari hanno provveduto a curare gli
aspetti logistici in modo da consentire ai presenti sempre un accesso
sicuro e un’accoglienza calorosa e confortevole. Ad esempio, per le
giornate domenicali che si sono svolte a Villar e a Melle, i volontari
hanno provveduto alla pulizia dei sentieri montani, alla diffusione del
materiale promozionale, all’organizzazione delle passeggiate architet-
tonico-etnografiche e alla realizzazione dei laboratori creativi per i
bambini. Quando le attività si sono svolte a La Milpa i volontari si sono
anche occupati della preparazione dei pasti.
È importante sottolineare che il lavoro di diffusione del materiale pro-
mozionale delle giornate pubbliche ha consentito di creare nuove re-
lazioni tra i volontari e gli abitanti dei comuni della valle, in quanto
non si è trattato di una mera affissione di manifesti negli spazi depu-
tati, bensì di una interazione propositiva che ha suscitato interesse,
curiosità e sostegno all’iniziativa in corso.

L’Orto Collettivo La MIlpa non è solo il luogo in cui parte del progetto
si è svolto, ma è esso stesso uno dei Custodi. Trattandosi di un conte-
sto a carattere collettivo è stato quindi scelto come luogo in cui alle-
stire e depositare i “beni comuni del progetto” - ovvero la lombricaia,
il kontiki e le attrezzature manuali - acquistati in comune dai custodi.
La Milpa anche un contesto adatto in cui alcune attività possono es-
sere sperimentate dai Custodi, prima di essere applicate in azienda.

162 4. I CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA


Grazie al progetto la Milpa
ha accresciuto la formazione
dei propri aderenti rafforzando
così il suo essere punto
di riferimento, in valle Varaita
e non solo, per buone pratiche
agricole indissolubilmente legate
a pratiche di comunità.

“ Un orto può diventare centro


culturale, luogo di incontro
e di nutrimento di una comunità,
luogo di apprendimento
e di scambio di saperi ”

(Italia Che Cambia)


164 4. I CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA
UNO SGUARDO 4.9
AL FUTURO
È di nuovo primavera.
Da quando il progetto Custodi del Suolo è iniziato, ad aprile 2021, le
stagioni si sono succedute con ritmo incessante. L’estate ci ha tra-
volti, trovandoci impegnati tra il lavoro nei campi, le formazioni e le
giornate pubbliche. L’autunno ci ha permesso di rallentare, incontrarci
con più calma, studiare e pianificare l’anno nuovo. In inverno, il più
secco degli ultimi decenni, abbiamo pensato e costruito insieme que-
sto libro, mettendoci il cuore e provando a trasmettere le emozioni
vissute e le competenze apprese.
Ora è tempo di rimettere piede in campo, con un occhio al cielo aspet-
tando la pioggia, e l’altro al suolo che abbiamo imparato a conoscere
e a custodire.
Siamo più ricchi di un anno fa. Concludiamo questo percorso con nuo-
vi strumenti e tecniche da sperimentare nei nostri orti, frutteti e al-
levamenti, e con una visione più completa degli ecosistemi di cui fac-
ciamo parte e con cui interagiamo quotidianamente. Lo concludiamo
anche con nuove amicizie e collaborazioni, con una rete di persone
costruita a poco a poco e in grado di essere di supporto concreto a
ciascuno, nei momenti di difficoltà e in quelli di meraviglia che solo il
lavoro agricolo (e agroecologico) sa dare.
Siamo convinti che l’esperienza dei Custodi del Suolo abbia un poten-
ziale trasformativo. Che sia un piccolo seme dal quale si può svilup-
pare una pianta sana, che farà frutto e spargerà altri semi sulla Terra
che ci ospita. Siamo pronti a condividere tutto ciò con chiunque sia
interessato.
Siamo stufi di sentirci ripetere che chi la pensa come noi è in minoran-
za, che il mondo è troppo grande e troppo complesso per cambiare,
che è l’agricoltura industriale a sfamarci tutti, che coltivando bene
non ci si ricava da vivere, che non c’è alternativa. Siamo convinti che
queste narrative servano solo a frenare il desiderio di cambiamento
che sempre più persone iniziano a sentire come inevitabile e fonda-
mentale. Che servano solo a nascondere l’incapacità di chi ricopre
incarichi di potere di immaginare e costruire una società basata sulla
collaborazione invece che sulla competizione, sulla qualità invece che
sulla quantità, sul benessere sociale e ambientale invece che sulla

174 4. I CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA


Fotografia di:
Federico Tisa
Fotografia di:
Federico Tisa
ricchezza economica.
Guardando al futuro, non sappiamo dire se questo tipo di società mai
esisterà. Possiamo solo dire che insieme, mettendo in pratica quanto
vissuto e appreso in quest’anno, avremo danzato a tempo nell’equili-
brio dinamico dell’ecosistema di cui facciamo parte.
Avremo fatto la cosa giusta.

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Per ogni informazione
e confronto, scrivici!
custodidelsuolovalvaraita@gmail.com
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UN MONDO SOTTO I PIEDI - CUSTODI DEL SUOLO DELLA VALLE VARAITA 177
CREDITS

TESTO A CURA DI:


Nadia Borgetti
CONTRIBUTI DI:
Sara Armando, Roberta Baravalle, Lorenzo Barra, Leyla Bersano,
Deborah Borghino, Fulvio Casara, Dulce Maria Chan Cab, Pietro Cigna,
Davide Fazzi, Matteo Mana, Armando Mariano, Anne Marie Matteodo,
Dino Matteodo, Davide Provenzano.
PROGETTO GRAFICO:
Nicholas Sabena
ILLUSTRAZIONE DI COPERTINA:
Nicholas Sabena
ILLUSTRAZIONI INTERNE:
Nadia Borgetti
FOTOGRAFIE (DOVE NON DIVERSAMENTE INDICATO) DI:
Omar Roasio

il libro è stato realizzato nell’ambito del Progetto Custodi del Suolo


con il contributo della Regione Piemonte, direzione sanità e welfare
e del CSV Centro di Servizio per il Volontariato Cuneo

REALIZZATORE DEL PROGETTO:


Spazio Vitale OdV
spaziovitaleodv@gmail.com
C.F.: 94034670045
IDEATRICE DEL PROGETTO:
Manuela Almonte
www.custodidelsuolo.it

Prima edizione: Maggio 2022


Finito di stampare nel Giugno 2022
da Fotoincisa Effegi Di Ferracin Guido & C. S.N.C.
Il libro che hai tra le mani è una proposta di viaggio.
Un viaggio sotto i tuoi piedi, in quello spazio che con grande
modestia quasi sempre si cela alla vista, nascosto da un prato,
dalla lettiera di un bosco, dalle grandi foglie di una pianta di zucca
o anche solo da un sentiero.

Condivideremo con te l’esperienza del progetto Custodi del suolo


della Valle Varaita - coordinato dall’Organizzazione di Volontariato
“Spazio Vitale” di Piasco (CN) – e una selezione di suggerimenti
pratici, ispirati all’agricoltura rigenerativa, che potranno aiutarti a
migliorare la gestione del tuo terreno.

Fotografie ad altissimo ingrandimento, illustrazioni, testimonianze


dirette, dati aggiornati e nozioni di base: un libro accessibile a
tutti, ricco di idee e informazioni. Ci auguriamo che possa portarti
a riconoscere in quello che, forse fino a ieri, era solo un indefinito
ammasso di terra e radici un vero e proprio ecosistema pullulante
di vita, da trattare con rispetto e cura.

Versione digitale gratuita


e contenuti extra
sul sito internet dedicato

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È UN SERVIZIO GRATUITO DI:

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