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RACCONTO DELL’ULTIMA CENA

La cena di un Dio che va a morire


Viene l’ora per Gesù di fare un ultimo banchetto, l’ultima cena poco prima di morire, quando ormai
sa che lo verranno a prendere, che sarà ucciso e che tutti saranno contro di lui. Quella sera
chiama i dodici e quando sono tutti insieme, riuniti per mangiare, Gesù dice loro: «Desidero molto
mangiare con voi questa cena perché è l’ultima: voglio però che questa notte voi impariate bene
che cosa vuoi dire che io in mezzo a voi ho organizzato dei banchetti e delle feste».
Gesù sa che non hanno capito un gran che, tant’è vero che si accorge che tra i discepoli iniziano a
nascere tensioni: qualcuno aveva compreso che Gesù stava per andarsene, che era arrivato alla
fine della sua vita e aveva chiesto al vicino: «Ma dì un po’, quando lui non ci sarà più, chi di noi
sarà il capo?». Allora Gesù dice loro: «Guardate che i capi di questo mondo, quelli che esercitano
il potere, sono dei grandi prepotenti anche se poi si fanno chiamare “onorevoli” o “benefattori”. Ma
voi non fate così. Anzi il più piccolo, colui che a tavola si fa servo di tutti gli altri, sia messo a capo
di tutti. Chi è il più grande sia servo di ciascun altro». Gli apostoli non capiscono tanto e chiedono:
«Ma se uno è capo, è capo e basta. Se comanda non deve mica servire!».

Al servizio di tutti
I rabbini si facevano chiamare con il titolo onorifico, lui no. I rabbini non parlavano con la povera
gente: per poter parlare di Dio con loro, bisognava pagarli, solo così davano delle risposte. Se per
caso c’erano delle donne, i rabbini se ne andavano, perché le donne non potevano assolutamente
parlare di Dio. Invece Gesù va in mezzo a tutti, ha scelto la compagnia degli uomini.
Se conosceva un ladro, non è che gli facesse una predica, gli diceva semplicemente: «Guarda
che in realtà quando tu rubi, togli qualcosa al tuo fratello, qualcosa della sua vita. Non è questione
di precetto. Non ti dico che c’è un settimo comandamento che si deve rispettare e basta, ma ti
dico solo di stare attento». Se trovava un brigante o un assassino, Gesù non gli diceva: «Guarda
che questo è un peccato, per questo si va in galera». Diceva invece: «Guarda che se fai arrossire
il tuo fratello in pubblico, se gli dici una parola cattiva, così facendo gli togli il fiato, e sei già un
assassino. Stai molto attento».
In questo modo Gesù è passato in mezzo agli uomini: dove c’era un ladro aveva risvegliato un
uomo; dove c’era una prostituta, aveva ritrovato una donna; dove c’era un povero, un semplice, un
ignorante, lui faceva scoprire la dignità di un figlio di Dio.
Insomma, Gesù era stato al servizio degli uomini e quella sera, in quell’ultima cena, gli apostoli
dovevano capirlo una volta per tutte.

La lavanda dei piedi


A quel punto Gesù ricomincia a spiegare tutto dall’inizio prendendo un asciugamano e
inginocchiandosi a lavare i piedi di tutti. Gli apostoli avevano dei piedi veramente sporchi, piedi
che puzzavano, ma Gesù li lava loro come un servo a dei padroni. Così sono frastornati e non
capiscono più niente: quello infatti era un tipo di servizio che gli stessi ebrei non potevano fare
l’uno all’altro perché era considerato un gesto troppo degradante; solo uno schiavo non ebreo
poteva lavare i piedi ad un altro.
Nell’Antico Testamento si legge che quando Dio visitò Abramo, questi non gli lavò i piedi ma
comandò ai servi che portassero dell’acqua affinché il Signore, venuto sotto forma di tre
messaggeri, si lavasse i piedi. Abramo aveva rifiutato di lavare i piedi perfino al Signore perché
era un gesto troppo umile, un gesto da schiavi. Gesù invece, preso l’asciugamano e il catino,
comincia a lavare i piedi ai suoi amici.
Allora Pietro, che è molto impetuoso e molto simpatico, gli dice: «Signore, tu che sei il capo vuoi
lavare i piedi a me? Non sia mai! Rispettiamo la gerarchia: tu sei il Signore e devi fare il Signore e
noi che siamo i tuoi servi restiamo servi!». Forse Pietro pensava anche tra sé: quando sarò io il
capo mi toccherà lavare i piedi a tutti gli altri?
Gesù gli risponde: «Guarda Pietro che se tu non capisci perché io ti lavo i piedi, vuoi dire che non
hai capito proprio niente! Da tre anni sono con voi e faccio il vostro servo in tutte le maniere
possibili e adesso faccio il gesto che riassume quello che ho sempre fatto con voi: sono io il vostro
servo!». E poi rivolgendosi a tutti continua: «Pensateci bene, chi è il padrone: colui che è seduto a
tavola o colui che serve?». Gli apostoli rispondono: «Ma naturalmente colui che siede a tavola!».
E Gesù a loro: «Io sono stato con voi come uno che serve, e vi ho lavato i piedi come se fossi il
vostro schiavo! ».
Pietro insiste: «Ah no! Non se ne parla nemmeno, tu non mi laverai i piedi! Mai! ». Gesù lo guarda
e gli dice: «E allora se non hai capito questo, vuoi dire che non hai capito niente e che non sei
degno di stare con me: non avrai parte con me, non sarai in comunione con me!».
Ma Pietro, sempre così spontaneo, gli dice: «Se è così Signore, allora non soltanto i piedi ma
anche la testa: fammi pure un bagno completo!». Gesù gli risponde: «Calma, Pietro. Non si tratta
di lavarti perché sei sporco: ma è importante capire che occorre servire gli altri fino a fare il gesto
degli schiavi. Hai capito bene? Si tratta di capire il servizio reciproco! ».

La vita per il mondo


In questo modo Giovanni nel suo Vangelo ricorda l’ultima cena e quindi l’Eucaristia: per lui
l’Eucaristia è servire gli altri! Quando Giovanni scrive il suo Vangelo, le prime comunità cristiane
celebravano già l’Eucaristia e per questo egli tralascia di raccontare come Gesù ha fatto il pasto e
come ha comandato. di ricordarlo, ma forse quei cristiani cominciavano a celebrarla male, non più
come servizio gli uni agli altri.
Giovanni racconta dunque la lavanda dei piedi per dire: «Per i cristiani l’Eucaristia è un servizio».
Gli altri Vangeli ricordano però che ad un certo punto della cena Gesù prende il pane, dice una
benedizione, ringrazia suo Padre Dio e poi lo spezza dandolo agli apostoli. Così facendo Gesù
dice:
«Questo è il mio corpo dato per voi».
Con quel gesto, con quelle parole Gesù si consegna ai suoi amici e mostra di dare la sua vita per
loro. Infatti il giorno seguente Gesù sarebbe salito in croce, inchiodato ad un palo, offrendo il suo
corpo e il suo sangue, cioè tutta la sua vita, per gli uomini.
E poi fece lo stesso con un calice di vino, dicendo:
«Bevetene tutti, questo è il mio sangue, è il segno dell’alleanza nuova tra Dio e voi uomini».
Così Gesù ha consegnato l’Eucaristia ai suoi amici per significare la consegna di tutta la sua vita
al mondo. Ma neanche quella sera gli apostoli hanno capito l’Eucaristia!

Notte di tradimento
Tra i dodici apostoli ce n’era uno, che si chiamava Giuda, il quale aveva deciso di consegnare
Gesù ai suoi nemici: Gesù lo sa e vuole molto bene a Giuda, anche se ormai questo suo amico
l’ha tradito. Gesù non lo ferma, non gli dice nulla, ma piangendo dice a tutti: «Ve lo devo proprio
dire: c’è uno di voi che mi ha venduto e che sta per consegnarmi». Gli apostoli cominciarono a
chiedersi: «Sono io forse? Chi tra noi può mai essere il traditore?». Allora Gesù, al discepolo che
gli era più vicino, il più piccolo del gruppo, quello che Gesù amava di più, gli sussurra: «E colui al
quale adesso offro un boccone» e poi dà un pezzo di pane a Giuda. Preso quel boccone Giuda
uscì ed era notte.

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