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Una banca (detta anche istituto di credito) è un istituto pubblico o privato che esercita congiuntamente

l'attività di raccolta del risparmio tra il pubblico e di esercizio del credito (attività bancaria) verso i propri
clienti (imprese e privati cittadini); costituisce raccolta del risparmio l'acquisizione di fondi con obbligo di
rimborso. La banca svolge pertanto un'attività di intermediazione finanziaria.

Non costituisce attività bancaria: l'attività di raccolta del risparmio che non si rivolge al pubblico, come nel
caso delle obbligazioni emesse dalle società di capitali (pur sottoposta, nel caso delle imprese di grandi
dimensioni, alla disciplina dell'offerta al pubblico di prodotti finanziari); l'attività di esercizio del credito che
non sia contestuale alla raccolta del risparmio (contratti di finanziamento, non bancari). La banca agisce
inoltre in contropartita diretta, o dealer: assume su di sé l'obbligo di rimborso dei capitali e il rischio di
credito della clientela (si dice invece broker il soggetto che si limita a mettere in relazione le due parti in
causa senza essere parte del relativo contratto).

La principale entrata delle banche sono i guadagni sui servizi offerti quali ad esempio gli interessi attivi sui
prestiti nei confronti dei debitori, che sono garantiti da una percentuale di riserva obbligatoria dei depositi
forniti invece dalla clientela ovvero i creditori cui spettano interesse passivi inferiori.

L'insieme delle banche, regolate e coordinate dalla banca centrale, dà vita al sistema creditizio-bancario che è
parte o sottosistema del sistema economico. Alla banca intesa in senso stretto si affianca la banca centrale
con funzioni di regolazione e vigilanza del sistema bancario oltre che di politica monetaria.
L'età antica

Palazzo della Banca d'Italia, Firenze


Le funzioni di deposito e prestito hanno origini antichissime: i privati avevano manifestato il bisogno di
affidare i loro beni ai sacerdoti già tra i sumeri, popolazione dell'antica Mesopotamia, e tra i popoli della
Grecia antica, dove accanto ai templi nacquero in un tempo successivo i trapeziti, banchi dietro i quali
lavoravano i sacerdoti.

Medioevo ed età moderna


Il "banchiere" era tipicamente un cambiavalute che esercitava presso una "banco" di legno, dal quale sono
derivati il termine di "banca" o quello di "bancarotta", quando veniva spaccato il banco degli insolventi per
impedire loro di continuare ad esercitare. All'attività di cambiavalute si aggiunse quella dell'emissione e
riscossione delle lettere di cambio, inventate in Toscana nel XIV secolo da Francesco di Marco Datini, le
quali permettevano ai mercanti di viaggiare in Europa senza portarsi dietro il contante ed evitando gli assalti
dei banditi. Inoltre i banchieri si occupavano della concessioni di prestiti a interesse, sebbene questa attività
fosse malvista dalla Chiesa (in quanto vi gravava il peccato di usura) e per questa ragione spesso riservata in
alcune città ai soli ebrei. Gradualmente il guadagno tramite interessi finanziari cominciò ad essere tollerato
anche tra i cristiani, e circoscritto da alcune regole, quali il reimpiego di una parte dei profitti in abbellimenti
di chiese e opere di bene.

Per la quasi interezza del Medioevo la Repubblica di Venezia ebbe il monopolio dei commerci tra Oriente e
Occidente. La zona di Rialto era la quintessenza del commercio e i banchi fungevano da supporto,
finanziando, con vere e proprie attività di merchant banking, i trasporti delle merci, oltre a quelli di
cambiavalute e custodi.[1] Nonostante Venezia fosse una delle tre città più popolate e una della più ricche al
mondo, l'attività di merchant banking comportava rischi commerciali elevati e per questo si susseguirono
diverse chiusure e aperture bancarie. Ciononostante, la Serenissima riuscì, anche grazie ai banchieri, a
fronteggiare grosse spese militari durante le guerre turco-veneziane e con gli altri stati.[2]

Altresì, importante era l'azione dei banchieri privati a Firenze, poiché avevano nelle loro mani il controllo di
una vasta rete di interessi, che coinvolgeva buona parte della società fiorentina di quel tempo e, in primo
luogo, il popolo. A mettere in rilievo la loro funzione sarà proprio il continuo progresso delle tecniche
commerciali, come, ad esempio, il permesso dato al viaggiatore di versare, al momento della partenza, una
somma di denaro che sfrutterà una volta giunto nel punto d'arrivo. La riuscita finanziaria delle compagnie
fiorentine era legata alla connessione politica. Nel XIII secolo la città, lacerata dalle continue lotte tra
ghibellini e guelfi, vide trionfare questi ultimi. È nella stessa Firenze che furono esiliate grandi famiglie di
banchieri proprio a causa delle lotte citate precedentemente. Dopo un fallimento delle banche e del comune
di Firenze stesso nel 1345, la ripresa degli affari avverrà per merito della famiglia dei Medici. Infatti, sono
questi uomini d'affari a formare dei clan che cercavano di distruggersi l'un l'altro[3].

Anche Genova si concentrò sulla finanza. La prima banca in senso moderno, ancor oggi esistente, nacque nel
1407 proprio nella città ligure. La novità era che il Banco di San Giorgio, questo il suo nome, fu il primo ad
occuparsi di gestione del debito pubblico e venne definito dal Machiavelli uno "Stato nello Stato", ossia una
vera e propria istituzione pubblica nella quale i genovesi si riconoscevano molto più che nel governo, spesso
ottenebrato dal controllo esercitato su di esso da altri Stati, quali il Ducato di Milano o il Regno di Francia.
Anche i genovesi prestavano denaro a imperatori e papi.

Altra città interessata allo svolgimento di attività bancarie fu Siena. La Banca Monte dei Paschi di Siena,
nata nel 1472 sotto forma di monte di pietà per correre in aiuto alle classi disagiate della popolazione della
città, è la più antica banca tuttora in attività[4] ed è ritenuta anche la più longeva al mondo.[5]

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