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Nel capitolo VI si descrive, in maniera ancora più atroce, l’orrore del fronte perchè
non si parla soltanto della morte dei cavalli ma si descrive in dettaglio la morte spesso
lunga, spesso terribile, degli uomini e si parla anche dei vivi che sono costretti a
confrontarsi di maniera brutalmente diretta con queste morti.
Parliamo ora di un pittore, anch’egli appartenente alla neue Sachlichkeit e cioè Otto
Dix.
Lo vediamo già dagli anni in cui questo quadro è
stato dipinto che si tratta della nostra Weimarer
Republik, periodo in cui sono attivi sia Gosz che
Otto Dix. Otto Dix, anche famoso per il grande
formato delle opere che ha dipinto, fra il ’27 e il
’29 dipinge questo trittico “Großstadt”
(metropoli) riferendosi forse a Berlino. In questo
trittico, tre collegati fra loro, si vede il contrasto
stridente fra quella società dei padri, dei
Kantorek che ha mandato in guerra questi ragazzi e ciò che la guerra è stata per loro.
Al centro vediamo un locale da ballo dove ci sono delle figure femminili eleganti che
non solo hanno abiti di colore sgargiante ma hanno la gonna e i capelli corti. Questi
capelli corti, all’italiana si dicono “alla maschietta”, e queste gonne corte sono una
moda rivoluzionaria dell’immagine della donna che si afferma negli anni 20 cioè
durante la Repubblica di Weimar quando sicuramente si può dire che la condizione
sociale della donna si emancipa, entra nel mondo del lavoro, somiglia per certi versi a
quell’uomo che fino alle soglie del nuovo secolo è stato il protagonista indiscusso ed
unico della vita pubblica. Aldilà di questo però preme sottolineare il contrasto
stridente che c’è fra il mondo rappresentato nella tela centrale e anche quello a destra
con immagini di donne impellicciate, ma anche pesantemente truccate, che fanno
pensare indubbiamente a delle prostitute perchè l’abbigliamento sgargiante,
particolarmente ricco ed eccessivo, connotava in maniera inequivocabile la prostituta.
Quindi, se al centro abbiamo la rappresentazione della società colta nel suo canonico
divertimento, e sicuramente la musica che qui si suona è quella proveniente
dall’America cioè il Jazz, a destra e a sinistra abbiamo una rappresentazione di quella
metropoli che rimanda però alle conseguenze devastanti della guerra. Sappiamo che
la guerra si è svolta nel ’17 e che questo quadro è stato dipinto successivamente ma,
come nel caso del romanzo di Remark che nelle arti figurative, la devastazione della
guerra si rappresenta postuma, appunto durante la Repubblica di Weimar. I
Kriegsroman migliori, tra cui indubbiamente quello di Remark, si scrivono alla fine
degli anni 20 e nonostante la riluttanza del pubblico a leggere questi romanzi, come
nel caso dell’editore Fischer con Remark, l’arte è proprio in questo momento che
riflette sulla guerra. E l’arte letteraria, e l’arte figurativa. E qui la guerra, soprattutto
nella tela di sinistra, si vede benissimo perchè vediamo un soldato di spalle che si
appoggia a delle grucce perchè le gambe non le ha più. E proprio di questa
mutilazione atroce del corpo umano, chi perde braccia/occhi/gambe, si parla in
maniera crudelmente precisa nel romanzo di Remark. Quindi, già questo trittico di
Otto Dix ha un forte legame col romanzo di Remark e ce l’ha anche per un altro
motivo cioè per il fatto che Remark, fondamentalmente, basa il discorso del suo
romanzo sul conflitto generazionale cioè ci fa vedere gli anziani, i potenti, i padri, le
figure istituzionali…i responsabili della guerra; dall’altro ci fa vedere invece che cosa
è stata la guerra, quale distruzione abbia portato per la giovane generazione che è
stata illusa da questi padri. Inoltre, non vediamo solo la mutilazione del soldato a
sinistra ma il fatto che il soldato si muove in un mondo basso cioè questo è
sicuramente un quartiere povero, le prostitute non sono vestite con una stola di
pelliccia come quelle a destra perchè ci sono prostitute per i ricchi e quelle per i
poveri, per i reduci che non si possono permettere di andare con quelle più in su.
Quindi, qui a sinistra abbiamo in toto la rappresentazione del mondo del reduce,
anche le architetture sono povere, ma a sinistra in un mondo sfavillante di ricchezza
c’è anche uin reduce che chiede l’elemosina. In conclusione, il contrasto tra quella
generazione di borghesi ricchi e ben pensati che ha voluto la guerra e coloro che poi
tornano distrutti <<nell’anima e nel corpo>> (come dice l’epigrafe del romanzo) è già
estremamente forte in questo trittico e lo diventa ancora di più quando lo
confrontiamo con un altro trittico di Otto Dix risalente al 1928.
Qui veramente sembra un commento figurativo
al IV e al VI capitolo, in particolare, del romanzo
di Remark. A sinistra abbiamo dei soldati che si
muovono nella nebbia, della nebbia si parla
proprio nel capitolo VI e si dice che da una parte
protegge il soldato ma rende più difficilmente
visibile il nemico. È la nebbia con la quale
spesso il soldato si deve confrontare all’alba
perchè all’alba c’è sempre la nebbia e muoversi
nella nebbia porta freddo, umidità, la paura di non vedere chi sta dall’altra parte. Qui,
nella parte centrale del trittico, vediamo davvero l’orrore. L’unico essere ancora vivo,
perchè è una scena di morte assoluta in cui ci sono pezzi di cadaveri e scheletri appesi
agli alberi, non è riconoscibile perchè porta una maschera antigas. Quindi, qui noi
vediamo non solo l’orrore dell’umano ma anche la distruzione dell’identità
dell’essere umano. Qui nessuno è quell’individuo che nella società aveva un
cognome, una storia, una famiglia, degli affetti, una vita da costruire…nessuno ha un
volto, la guerra cancella il volto del soldato. E invece sulla tela di destra vediamo un
soldato che con grande fatica trasporta un ferito in punto di morte o un cadavere di un
amico, come succede anche nel romanzo di Remark. In questo personaggio, che
invece qui maschera non ha, è stato riconosciuto il ritratto di Otto Dix che spesso ama
ritrarsi nei suoi quadri anche perchè Otto Dix ha conosciuto la Prima guerra mondiale
e questo è un modo di dire <<io c’ero, io l’ho vista>>. Alle sue spalle qualcosa si è
incendiato, forse una bomba ha provocato un incendio e poi l’atroce colpo di classe di
questo trittico è quella che nei trittici dell’arte sacra (era un dipinto a tre destinato
all’altare in cui al centro veniva raffigurata la scena madre e a destra invece si
rappresentavano i personaggi secondari della scena sacra e poi c’era questa parte
inferiore che si chiamava predella in cui poteva venire raffigurato un personaggio
sacro così come i committenti del quadro) cioè un “Graben” (fossa, tomba) una
trincea di uomini sdraiati anche se non sappiamo se sono sdraiati semplicemente per
difesa o se sono cadaveri. Questo è davvero un quadro che sembra tradurre
iconograficamente il romanzo di Remark, in particolare quei capitoli in cui si
descrive l’orrore (das Grauen) del fronte.