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l pugilato, che in inglese è denominato ‘boxing’ e in francese ‘boxe’, è

considerato uno degli sport da comba0mento più an:chi della storia. Il


termine deriva dal la:no ‘pugil’ e sta ad indicare l’atleta che lo>a con il
‘pugnus’ ovvero il pugno. L’a@vità del pugilato è conosciuta fin dall’età del
bronzo ed era pra:cato nell’An4ca Grecia e nell’An4ca Roma: in quelle
occasioni i lo>atori coprivano i pugni con lunghe strisce di cuoio. Solo nei
primi anni del Se>ecento, grazie al pugile James Figg, si cominciò a
considerare il pugilato un vero e proprio sport definito da regole precise.
Tali regole erano molto diverse da quelle a>uali: il comba@mento si
svolgeva a pugni nudi e si proseguiva ad oltranza senza riprese, i colpi
potevano essere sferra: dall’alto verso il basso e il perimetro della lo>a
era delimitato solo dagli spe>atori. I comba@men: divennero più rigorosi
solo nel 1865 con l’is:tuzione del codice della boxe scien4fica che
con:ene i fondamen: principali comuni anche alla boxe moderna.

Boxe: le regole

Il pugilato è uno sport che può essere praticato in maniera agonistica in


qualità di dilettanti o professionisti. In Italia tale attività può essere svolta
solo tramite la Federazione Pugilistica Italiana sempre nel rispetto della
legge e delle disposizioni di CONI, CIO e AIBA. Le regolefondamentali
da rispettare durante un combattimento sono le seguenti:

• Guantoni: l’uso dei guantoni per coprire i pugni è obbligatorio;

• Round: l’incontro è diviso in più riprese di tre minuti l’una con un


intervallo di uno;

• KO: il pugile a terra perde se non si riprende dai colpi ricevuti entro
10 secondi;

• Categorie di peso: i pugili sono divisi in categorie secondo il loro


peso corporeo.
Boxe: l’allenamento

La boxe è uno sport molto impegnativo per il quale è necessario avere doti
di velocità, agilità, forza e resistenza. Le tecniche da imparare durante
l’allenamento sono varie e richiedono sia sopportazione del dolore che
molta costanza. Le principali tecniche pugilistiche sono le seguenti:

• attacco;

• difesa;

• spostamento;

• guardia;

• finta.

Si tratta di un’arte marziale giapponese il cui nome deriva da “ ju” che


significa “flessibile” e da “ ejutsu” che significa” arte”; veniva chiamato
anche taijutsu dal significato “arti del corpo”. La tecnica del ju jitsu veniva
praticata dai bushi, gli antichi guerrieri, per provocare la morte dei loro
avversari con le mani o con le armi. Si tratta di un’arte di difesa personale
dove si utilizza sia l’equilibrio del corpo che la forza che proviene
dall’avversario, la tecnica si applica nell’ultimo istante dell’attacco che si
subisce con l’utilizzo di morbidezza si porta l’avversario a trovare il vuoto
davanti sé. Il jujitsu si diffuse in tutto il mondo grazie a coloro che
viaggiando per il Giappone, si tratta soprattutto di commercianti e militari,
lo appresero e lo reimportarono nel proprio paese di origine. Esiste una
leggenda, la leggenda del salice piangente, secondo cui tanto tempo fa un
medico, Shirobei Akiyama, viaggiò per poter apprendere attraverso lo
studio delle tecniche di combattimento dei metodi di rianimazione; non
avendo ottenuto il risultato sperato decise di ritirarsi in meditazione nel
tempio di Daifazu per pregare il dio Taynunin in modo da ottenere
miglioramenti. A seguito di un’abbondante nevicata osservò il peso della
neve che aveva spezzato i rami degli alberi più robusti; al contrario di
quelli più deboli, dove notò il salice dai rami flessibili rimasto intatto.
Ogni qual volta che la neve minacciava di spezzare i rami, questi si
flettevano provocandone così la caduta della neve. Da qui il medico intuì
l’importanza del principio della non resistenza che l’applicò in tutte le
tecniche che stava studiando, fondando la scuola dello spirito del salice “
Hontai Yoshin Ryu”, scuola che tutt’ora esiste e tramanda da 400 anni le
tecniche di combattimento a mani nude e con l’utilizzo di armi del tutto
invariata.

JU JITSU: L’ARTE MARZIALE IN ITALIA. In Italia la nascita del


jujitsu si deve a Pizzarola e Moscardelli che ne diedero una piccola
dimostrazione, ma la nascita effettiva avviene dopo quarant’anni ad opera
di Gino Bianchi. Il tutto ebbe inizio in una palestra a Genova dove il
maestro Bianchi insegnava gratuitamente a cinque allievi; alla morte del
maestro, furono tramandate le tecniche realizzando cinque gruppi ognuno
dei quali conteneva venti tecniche, i gruppi vennero chiamati settori.

• Il settore A contiene le tecniche che studiano lo squilibrio e il


cedimento strutturale dell’avversario

• il settore B contiene le tecniche dove predomina la proiezione


dell’avversario attraverso il sollevamento

• il settore C contiene le tecniche che attraverso l’iper estensione e la


torsione articolare si giunge alla provocazione del dolore

• il settore D contiene le tecniche che attraverso strangolamenti e


soffocamenti si giunge alla resa dell’avversario
• il settore E contiene tutte le tecniche dei vari settori.

La pratica del ju jitsu porta al raggiungimento di cinture che possono


variare a seconda della palestra o della federazione. Il jujitsu viene
praticato anche a livello agonistico dove sono previste tre tipi di gara:

• 1- il fighting system ossia il combattimento uno contro uno. Il


combattimento si svolge sul Tatami, gli atleti indossano solo il
judogi e protezioni alle mani. Si affrontano a colpi a distanza di
calco o pugno sino a quando uno dei due atleti non effettua una presa
sullo judogi, successivamente si effettua la proiezione dell’avversario
per poi portarlo alla resa tramite lo sfinimento o lo strangolamento. Il
combattimento dura tre minuti e la vittoria viene assegnata a chi ha
ottenuto il miglior punteggio

• 2- il duo system ossia una simulazione di difesa a coppie mettendo


in pratica prese, avvolgimenti, calci, pugni e armi. Per distinguere le
due coppie vengono fatte indossare cinte di colore diverso, ad una
rossa e all’altra blu

• 3- il ne waza ossia combattimento uno contro uno durante la lotta al


suolo.

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