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A Luigi

e Veronica

“Non farti dare limiti artificiali che non siano veramente i tuoi. E
soprattutto non darteli tu stesso, ma se hai dei sogni e delle ambizioni
prova a trovare una strada. Tante volte un ostacolo è solo un messaggio
che la vita ti dà. Devi trovare un’altra strada, ma non vuol dire che non
puoi arrivare a destinazione”.
(Samantha Cristoforetti,
ingegnere e astronauta,
prima donna italiana nello spazio)
TESI DI LAUREA MAGISTRALE
IN
INGEGNERIA CIVILE STRUTTURALE E GEOTECNICA

MODELLO NUMERICO DELL'ADERENZA


FRP-CALCESTRUZZO
IN PRESENZA DI UMIDITÀ

A cura di

Flavia Salvatrice La Pusata

Relatore
Prof. Ing. Massimo Cuomo

Anno Accademico 2014/2015


INDICE

PREMESSA ............................................................................................. 5
CAPITOLO 1 ........................................................................................... 7
INTRODUZIONE AL PROBLEMA ............................................... 7
1.1 Descrizione del problema .......................................................... 7
1.2 I materiali compositi ............................................................... 10
1.3 Le fibre .................................................................................... 16
1.4 La matrice ............................................................................... 18
1.5 Il substrato .............................................................................. 21
1.6 Caratterizzazione dei materiali utilizzati .............................. 23
CAPITOLO 2 ......................................................................................... 25
RIFERIMENTI NORMATIVI....................................................... 25
CAPITOLO 3 ......................................................................................... 29
STATO DELL’ARTE ...................................................................... 29
3.1 Il problema della delaminazione ............................................ 29
3.2 Incidenza dell’umidità sull’aderenza di incollaggi CFRP-cls. 34
CAPITOLO 4 ......................................................................................... 41
MODELLAZIONE ANALITICA ................................................... 41
4.1 Introduzione ............................................................................ 41
4.2 Modellazione con GTS NX ...................................................... 42
4.3 Modellazione geometrica ........................................................ 42
4.4 Modellazione delle caratteristiche meccaniche ...................... 45
4.5 Discretizzazione del modello .................................................. 54
4.6 Modellazione dell’interfaccia CLS-FRP.................................. 58
4.7 Condizioni di vincolo ............................................................... 63
4.8 Condizioni di carico ................................................................. 66
4.9 Analisi ..................................................................................... 69
4.10 Lettura dei risultati .............................................................. 74
CAPITOLO 5 ......................................................................................... 77
CASI DI ANALISI .......................................................................... 77
5.1 Introduzione ............................................................................ 77
5.2 Risultati dell’analisi lineare con materiale senza porosità .... 79
5.3 Risultati dell’analisi non lineare con materiale senza porosità
................................................................................................. 88
5.4 Risultati dell’analisi lineare con materiale poroso.............. 110
5.5 Risultati dell’analisi non lineare con materiale poroso ...... 117
5.5.1 Grado di saturazione al 25% .......................................... 117
5.5.2 Grado di saturazione al 50% .......................................... 135
5.5.3 Grado di saturazione al 100% ........................................ 153
CAPITOLO 6 ....................................................................................... 175
CONFRONTI E CONCLUSIONI ............................................... 175
6.1 Introduzione .......................................................................... 175
6.2 Confronto tra analisi lineare e non lineare con materiale
asciutto .................................................................................. 176
6.3 Confronto tra le analisi lineari con materiale asciutto e con
materiale saturo .................................................................... 178
6.4 Confronto tra le analisi non lineari con materiale asciutto e
con materiale saturo.............................................................. 180
BIBLIOGRAFIA .................................................................................. 187
Premessa

Attraverso varie campagne sperimentali svolte in tutto il mondo,


sono stati fatti dei tentativi di modellazione analitica del problema che
sta alla base dell’incidenza dell’umidità superficiale sull’aderenza di
incollaggi calcestruzzo-CFRP (Carbon Fiber Reinforced Polymer),
materiali fibrorinforzanti a matrice polimerica, in grado di apportare
ulteriore resistenza alle strutture in calcestruzzo armato. Nella
normativa italiana, precisamente nella CNR DT 200/2012[1] (nella
versione riportata nella bibliografia) si descrivono dei controlli
riguardanti l’accettazione e la qualità che testino la reale buona riuscita
dell’intervento, e controlli che, se condotti in laboratorio, danno, quasi
sempre, risultati soddisfacenti. Spostandocisi dal laboratorio al cantiere,
i controlli di accettazione sull’aderenza non risultano quasi mai
verificati dalle prove in situ; in vari interventi realizzati su edifici da
recuperare o da adeguare alla nuova normativa antisismica, il risultato
è stato quello del distacco del rinforzo e di parte del calcestruzzo
all’interfaccia (delaminazione). Uno dei motivi potrebbe riguardare le
condizioni ambientali in cui si effettua la prova, che in laboratorio
rispettano tutti i limiti imposti dalla normativa (limiti sulla
temperatura, sull’umidità ambientale, sull’umidità superficiale del
substrato, che molte aziende produttrici pongono ad un valore inferiore
al 4%). Il limite sull’umidità superficiale è quello che incide
maggiormente sul problema dell’aderenza tra i due materiali; risulta
quindi necessaria una soluzione analitica che cerchi di simulare quanto
più possibile la realtà.
L’elaborato si pone l’obiettivo di implementare un modello numerico
per il calcolo analitico del comportamento, in presenza di umidità, in
termini di aderenza, del calcestruzzo rinforzato con fibre di carbonio
(CFRP).
L’analisi segue degli studi sperimentali svolti in precedenza presso
il laboratorio di ingegneria civile dell’Università degli Studi di Catania,
e sviluppati in un’altra tesi [2].
La trattazione della realizzazione dell’interfaccia tra fibra e
blocchetto di calcestruzzo meriterà particolare attenzione sia dal punto
di vista geometrico (definire in maniera appropriata la geometria
dell’interfaccia) che dal punto di vista numerico, in quanto oltre ad
essere una parte molto complicata per quanto riguarda il calcolo,
rappresenta ciò su cui si baserà il lavoro della tesi, ovvero la valutazione
delle interazioni che la fibra scambia con il calcestruzzo.
Il problema sarà trattato percorrendo diversi steps di difficoltà,
partendo dal modello semplice, costituito da materiali (in particolare il
calcestruzzo) con caratteristiche lineari, e studiato mediante un’analisi
lineare, fino ad arrivare ad un modello più complesso, con materiali
dalle caratteristiche non lineari ed interessati dalla presenza di
porosità.
L’implementazione delle caratteristiche di porosità del materiale
sarà possibile grazie all’utilizzo del software di calcolo agli elementi
finiti GTS NX, della casa MIDAS, software nato per risolvere i problemi
della geotecnica, ma adattato al caso strutturale in esame, in quanto
sarà necessario inserire, per il materiale, le caratteristiche di cui sopra,
distintive dei materiali geotecnici, e difficili o impossibili da inserire con
software studiati per le strutture.
Sarà possibile, a lavoro ultimato, fare una stima delle forze che
provocheranno la delaminazione del calcestruzzo rinforzato con fibre di
carbonio e sottoposto a prove di strappo tangenziale.
Ad oggi ci si pone l’obiettivo di ottenere dei risultati analitici quanto
più veritieri possibili, e di confrontare i risultati con quelli sperimentali
ottenuti in precedenza.
Capitolo 1
INTRODUZIONE AL PROBLEMA

1.1 Descrizione del problema

Nel corso della vita utile di un edificio può accadere che la capacità
portante della struttura non sia più adeguata allo svolgimento delle
funzioni statiche e dinamiche previste dal progetto.
Le motivazioni possono essere:
• il degrado dei materiali che la costituiscono, che può provocare
sia la diminuzione della sezione resistente, sia il peggioramento delle
caratteristiche meccaniche della struttura;
• la variazione della destinazione d’uso di un edificio, che può
determinare un sovraccarico imprevisto negli elementi portanti;
• eventi imprevedibili come cedimenti delle fondazioni, forti
impatti, incendi e terremoti, che possono causare danni localizzati o
estesi all’intera costruzione;
• la richiesta di adeguamento della struttura alle nuove norme
tecniche delle costruzioni.
Se l’eccesso di carico statico genera problemi sui singoli elementi
strutturali interessati, i carichi dinamici, quali il terremoto, mettono a
dura prova anche i collegamenti tra di essi, come i nodi trave-pilastro
nelle strutture in calcestruzzo armato e le connessioni tra murature
verticali, orizzontamenti piani e volte nelle strutture in muratura.
8 Capitolo 1

Figura 1. 1_ Crisi nelle connessioni per strutture in muratura e nei nodi per
strutture in c.a.

La progettazione, il restauro, l’adeguamento e il consolidamento


strutturale richiedono lo studio della risposta meccanica del sistema a
sollecitazioni statiche e dinamiche.
In questo lavoro di ricerca si affronta il recupero di strutture in
cemento armato, che in questo periodo storico sono le più soggette a
recupero, per due motivi:
1) perché adesso si iniziano a riconoscere le problematiche
strutturali dell’edilizia degli anni Cinquanta/Sessanta;
2) perché si percepisce la necessità di rendere le costruzioni
antisismiche.
La scelta di calcestruzzi rinforzati con FRP è sempre più utilizzata
per il recupero di strutture esistenti, evitando, ove possibile, la
demolizione delle stesse (scelta che deve essere supportata da
un’attenta analisi costi-benefici).
Nel 1996, in Italia, ha avuto inizio l’applicazione di materiali
compositi fibrorinforzati (FRP), poiché poco invasivi, estremamente
leggeri e con elevate proprietà meccaniche, per interventi di ripristino e
di rinforzo di costruzioni in cemento armato ed in muratura. Il connubio
muratura/calcestruzzo-FRP conferisce alle strutture storiche delle
caratteristiche meccaniche idonee a diminuirne la vulnerabilità,
mantenendone inalterato il funzionamento strutturale, e conservando
intatto il patrimonio storico architettonico del Paese. Infatti,
l’intervento di rinforzo ha lo scopo di conseguire, prioritariamente, per i
singoli elementi strutturali e poi per l’intera costruzione, un incremento
di resistenza nei confronti delle azioni sollecitanti e, in subordine, un
aumento dei valori degli spostamenti esibiti all’atto del collasso.
9
Introduzione al problema

L’applicazione dei materiali compositi nell’ambito del rinforzo


strutturale propone diverse tipologie d’interventi, elencati di seguito:
- rinforzo a flessione di travi che sono state soggette a degrado o
che non risultano più idonee alla nuova destinazione d’uso della
struttura e che ad ogni modo presentano una resistenza inferiore a
quella richiesta. Il rinforzo a flessione con materiali compositi può
essere realizzato applicando al lembo teso dell’elemento da rinforzare
lamine preformate o strati di tessuto impregnati in situ (figura 1.2);
- rinforzo a taglio: mediante applicazione in aderenza sulla
superficie esterna dell’elemento da rinforzare di compositi fibro-
rinforzati (tipicamente strisce di tessuto), che vanno a costituire uno o
più strati. Le strisce possono essere applicate in maniera continua
oppure discontinua. La disposizione del sistema di rinforzo attorno alla
superficie può avvenire secondo modalità diverse: tipicamente si può
avere una disposizione laterale, ad U o in avvolgimento (figura1.2 e 1.3);
- confinamento di elementi soggetti a pressoflessione (pilastri in
c.a e colonne in muratura): non dotati di adeguata resistenza, mediante
fasciatura esterna continua (ricoprimento) o discontinua (cerchiatura),
realizzata da tessuti o lamine di FRP. Spesso vengono utilizzate anche
barre (tiranti) di FRP nel confinamento di colonne in muratura. Il
confinamento risulta molto efficace perché permette di incrementare la
resistenza dell’elemento e la sua duttilità (esempi di confinamento
realizzati mediante fasciatura continua e discontinua sono riportati in
figura 1.2);
- recupero di condotte, tubi, serbatoi, vasche, pali e altri manufatti
in cemento armato;
- rinforzo di pannelli murari, di elementi a semplice e doppia
curvatura (archi, volte, cupole), e di solai in legno allo scopo di
aumentarne la rigidezza e la capacità portante;
- riduzione della spinta di strutture spingenti;
- trasformazione di elementi non strutturali in elementi
strutturali, mediante conferimento di rigidezza e capacità resistente;
- fasciatura o incatenatura dell’edificio in modo da garantirne la
monoliticità e il comportamento scatolare ottimale.
10 Capitolo 1

Si riportano di seguito alcune immagini con l’obiettivo di rendere


meglio l’idea di quanto detto in precedenza.

Figura 1. 2_Esempio di rinforzo a flessione e a taglio di una trave, ed esempio


di confinamento realizzato mediante fasciatura continua e discontinua

Figura 1. 3_ Disposizione del sistema di rinforzo attorno alla superficie

1.2 I materiali compositi (descrizione delle proprietà


meccaniche dei sistemi di rinforzo in CFRP e delle
inefficienze degli stessi, ed eventuali soluzioni)

Le fibre di carbonio, nate negli anni Sessanta del XX secolo, costi-


tuiscono, unite alle matrici che possono essere di diversa natura, uno dei
materiali compositi (FRP, Fiber Reinforced Polymer) più utilizzato nel
campo dell’ingegneria, non solo per il recupero degli edifici in muratura
e in cemento armato, ma anche per gli interventi di adeguamento
sismico delle stesse tipologie strutturali.
Un materiale composito è un sistema di materiali composto da una
miscela o combinazione di due o più micro o macro costituenti che
differiscono nella forma e nella composizione chimica e che sono
insolubili l’uno nell’altro. Lo scopo finale della creazione del composito è
di ottenere un materiale con migliori caratteristiche meccaniche quali la
rigidezza, la tenacità, la resistenza meccanica alle alte temperature e
11
Introduzione al problema

all’esposizione ambientale. I materiali compositi possono essere


classificati in base al tipo e alla dimensione delle fasi e in base alla
matrice che può essere di diversa natura. Per quanto riguarda la prima
tipologia di classificazione si hanno: compositi particellari, compositi
fibrorinforzati a fibre lunghe o corte, compositi strutturali (pannelli
sandwich); per quanto riguarda le diverse tipologie di matrice si
elencano: PMC (Polymer-Matrix Composite), MMC (Metallic-Matrix
Composite), CMC (Ceramic-Matrix Composite). Il materiale composito
presenta delle caratteristiche intermedie rispetto ai suoi componenti.
Come si evince dal seguente grafico il legame costitutivo del materiale
composito è intermedio tra fibra e matrice: la rigidezza del composito è
inferiore a quella delle fibre, ma la sua deformazione a rottura non può
che essere uguale, perché una volta superato quel valore non vi sarà più
trasferimento di sforzi tra fibre e matrice.

Figura 1. 4_ Legame sforzo deformazione per le due fasi del sistema FRP

Questi materiali mostrano un’elevata resistenza a trazione lungo la


direzione di disposizione delle fibre, presentando un comportamento
elastico lineare fino al raggiungimento del collasso; viceversa, hanno
una scarsa resistenza a compressione, perché soltanto la matrice
risponderà a tale sollecitazione. Analiticamente, si può giungere alla
progettazione delle proprietà del materiale composito mediante la
regola delle miscele tra le caratteristiche della fibra e quelle della
matrice. Ipotizzando una perfetta aderenza tra matrice e fibre e
disponendo queste ultime uniformemente, si applicano le condizioni di
congruenza:
- nel caso di sforzo di trazione parallelo alle fibre
12 Capitolo 1

Figura 1. 5_ Composito caricato lungo la direzione delle fibre

- nel caso di sforzo di trazione ortogonale alle fibre

Figura 1. 6_Composito caricato lungo la direzione trasversale alle fibre

Nel primo caso, nominando Nc lo sforzo applicato al composito,


questo sarà dato dalla somma dell’aliquota di carico portato dalle fibre,
e quella portata dalla matrice:

dunque, in termini tensionali si avrà:

e sostituendo le aree con le frazioni in volume si avrà:


.
Dall’ipotesi di congruenza sulle deformazioni e passando alla derivata
delle tensioni:

e sotto l’ipotesi di comportamento elastico lineare per la matrice e per la


fibra risulterà:

Nel secondo caso, la deformazione del materiale composito sarà pari


alla somma di due aliquote: una dovuta alla deformazione della fibra, ed
una dovuta alla deformazione della matrice:
13
Introduzione al problema

Assumendo che, dopo l’applicazione dello sforzo, l’area soggetta alla


sollecitazione rimanga invariata, e assumendo unitaria la lunghezza del
composito si avrà:

dall’ipotesi di congruenza sulle tensioni e sostituendo la legge di Hooke:

dunque il modulo del materiale composito risulterà:

L’ultima relazione di ciascun caso permette di calcolare il valore del


modulo elastico nelle due direzioni di sollecitazione di un materiale
composito conoscendo il modulo elastico della fibra, della matrice e la
loro frazione in volume. Il grafico seguente mostra come variano
entrambi i moduli tra il valore del modulo di Young della matrice e
quello della fibra.

Figura 1. 7_Andamento teorico del modulo longitudinale e trasversale di una


lamina

Il successivo grafico, invece, mostra i differenti legami sforzo-


deformazione di fibre, matrice e compositi variando la frazione in
volume di fibre: una percentuale maggiore di fibre aumenterà la
resistenza del materiale, ma ne diminuirà la tenacità.
14 Capitolo 1

Figura 1. 8_Diagramma tensioni-deformazioni della lamina con fibre fragili e


duttili

In questo studio si trattano i materiali compositi fibrorinforzati in


carbonio a matrice polimerica. I CFRP sono tra i compositi meno
suscettibili a rotture per carichi a lunga durata (la resistenza e la
deformazione per effetto dei carichi a lungo termine dipendono dalle
proprietà delle resine e delle fibre rinforzanti) poiché le resine
termoindurenti che si utilizzano sono poco viscose e, per di più, la
presenza delle fibre contrasta la viscosità. Le fibre, annegate dentro la
matrice, svolgono il ruolo di elementi portanti in termini di resistenza
(contrastano la formazione delle fessure e ne ostacolano la
propagazione) e di rigidezza, la matrice, oltre che a proteggere le fibre,
funge da mezzo di trasferimento degli sforzi tra fibra e fibra e tra queste
e l’elemento strutturale da rinforzare.

Figura 1. 9_ Schema semplificato lamina

I contributi delle sperimentazioni hanno reso possibile la stesura


delle Istruzioni del Documento Tecnico C.N.R. 200, aggiornato al 2012;
queste ultime, oltre a porre determinate prescrizioni per la corretta
riuscita dell’intervento, mettono in evidenza i limiti dell’applicazione di
tali materiali. Tali limiti dei sistemi FRP sono dovuti alla presenza delle
resine epossidiche che, non essendo durevoli in condizioni ambientali di
frequente impiego, risultano poco affidabili ai fini del rinforzo delle
strutture. La scarsa durabilità della resina, infatti, comporta la perdita
15
Introduzione al problema

di adesione del sistema FRP al supporto e quindi l’impossibilità di


trasferire gli sforzi dalla struttura al materiale composito. Nel dettaglio
si osserva:
 scarsa resistenza alle medie temperature: le resine organiche
subiscono modificazioni progressive a partire da 30 °C, con la graduale
perdita di adesione al supporto;
 perdita di efficacia con elevata umidità ambientale di esercizio:
anche quando l’indurimento della matrice è già avvenuto, la resina
manifesta una significativa perdita di adesione al supporto se l’umidità
relativa dell’aria si mantiene elevata (80-90 %) durante l’esercizio della
struttura;
 impossibilità di applicazione con elevati tassi di umidità: con
l’umidità superficiale superiore al 6% e l’U.R. ambientale superiore a
85% viene impedita la polimerizzazione della resina organica;
 resistenza al fuoco nulla: le resine organiche bruciano e
rilasciano fumi tossici;
 limitata possibilità di applicazione in funzione della temperatura
ambientale: l’indurimento della resina epossidica avviene solo tra +10
°C e +30 °C;
 assenza di permeabilità al vapore: l’applicazione del sistema può
provocare fenomeni di condensazione superficiale anche sul lato opposto
della parete rinforzata, innescando fenomeni di degrado delle superfici;
 comportamento fragile della struttura rinforzata al
raggiungimento del carico di rottura: l’elevata rigidezza della matrice
organica, rispetto a quella del supporto, dà luogo a un allungamento
sotto carico così ridotto da provocare il distacco improvviso del rinforzo;
 irreversibilità dell’intervento di rinforzo: l’adesione delle resine
organiche, che impregnano in profondità il supporto, rende impossibile
la rimozione completa della matrice dalla struttura.
Con lo scopo di superare i limiti precedentemente elencati, si tende
a sostituire i rinforzi in CFRP con rinforzi del tipo FRCM (Fiber
Reinforced Cementitious Matrix). I sistemi di rinforzo strutturale
FRCM sono costituiti dall’accoppiamento di una rete di fibra a elevate
prestazioni e di una matrice inorganica stabilizzata, impiegata con la
funzione di adesivo, che sostituisce quindi le resine epossidiche dei
16 Capitolo 1

sistemi FRP tradizionali. A tal proposito vengono impiegate le


innovative fibre in PBO (poli-parafenilenbenzobisoxazolo), materiale
sintetico che presenta proprietà meccaniche ad alte prestazioni in grado
di assorbire gli sforzi generati dai sovraccarichi e dagli eventi
eccezionali, quali i terremoti. Le fibre in PBO, rispetto a quelle in
carbonio, hanno una resistenza a trazione superiore del 40% e un
modulo elastico maggiore del 15%. Le malte speciali, differenziate nella
formulazione per ciascuno specifico sistema di rinforzo, assicurano
un’efficace adesione sia alle fibre strutturali della rete in PBO, sia ai
materiali che costituiscono il sottofondo, garantendo un’elevata
affidabilità del rinforzo strutturale. I vantaggi, infatti, che derivano
dall’utilizzo di questi sistemi, sono l’elevata compatibilità chimica che
garantisce l’assenza di reazioni chimiche, la notevole compatibilità fisica
che permette di ottenere un’elevata permeabilità al vapore e un
assorbimento capillare omogeneo con quello intrinseco dei materiali che
compongono la muratura, la cospicua compatibilità meccanica che
controlla resistenza meccanica e rigidezza ed evita comportamenti
disomogenei nella struttura. Inoltre, tali sistemi di rinforzo compositi
impiegano fibre strutturali con diverse tessiture (unidirezionale e
bidirezionale) per garantire una maggiore versatilità d’impiego nelle
diverse situazioni di carico.
Tuttavia, come detto in precedenza il presente studio si occupa del
comportamento in risposta alla delaminazione del calcestruzzo
rinforzato con le fibre di carbonio.

1.3 Le fibre

Le fibre costituiscono la fase del sistema che determina le proprietà


meccaniche e la resistenza del composito, in funzione della loro giacitura
all’interno della matrice. Le principali caratteristiche delle fibre sono:
resistenza meccanica e modulo elastico elevati, peso specifico molto
basso, comportamento elastico lineare fino alla rottura a trazione (i
compositi vengono, infatti, realizzati per lavorare a trazione, in quanto è
la matrice che reagisce a compressione). Gli FRP vengono classificati in
17
Introduzione al problema

base alla natura delle fibre che li compongono; le fibre più utilizzate
sono:
 GFRP nel caso siano impiegate fibre di vetro;
 CFRP nel caso siano impiegate fibre di carbonio;
 AFRP nel caso siano impiegate fibre aramidiche.

Figura 1. 10_Legami sforzo_deformazioni delle diverse fibre

Esistono altri tipi di fibre il cui impiego nel settore dell’edilizia è in


aumento: le fibre di basalto, utilizzati nella realizzazione di elementi
resistenti al calore e agli alcali, ed utilizzate nella realizzazione di
elementi resistenti alle vibrazioni; le fibre di acciaio, la cui dimensione
dei filamenti rende difficile la realizzazione di tessuti; le fibre di canapa
e di lino, sempre più impiegate nella bio-edilizia. Nel caso in esame, si
analizzano le fibre di carbono (CFRP), tra le più utilizzate date le loro
proprietà meccaniche derivanti dalla struttura cristallina della grafite,
infatti quanto più la struttura è cristallina e ordinata tanto più il
materiale possiede delle caratteristiche migliori. Le fibre di carbonio
non sono completamente cristalline, ma sono costituite sia da regioni
grafitiche che da regioni non cristalline. La struttura di un cristallo di
grafite è composta da strati sovrapposti di atomi di carbonio; gli atomi
dello stesso piano sono tenuti insieme da legami forti di tipo covalente,
mentre i legami tra gli atomi dei piani differenti sono deboli, del tipo
Van der Waals. Dunque si evince che le fibre sono delle strutture
18 Capitolo 1

fortemente anisotrope ed è grazie al livello di fabbricazione che si


dispone la struttura cristallina nella direzione voluta.
L’orientamento preferenziale dei cristalli grafitici all’interno delle fibre
viene aumentato durante il processo di grafitizzazione in atmosfera
inerte (oltre 2000 °C) delle fibre organiche tessili di rayon o
poliacrolonitrile (Pan), sottoponendole a trazione; quanto maggiore è lo
sforzo di trazione esercitato, tanto più alto risulterà il modulo di Young
del prodotto che provocherà una diminuzione di resistenza, per cui
esistono, in commercio, due categorie di fibre:
- fibre ad alto modulo σ = 1750 MPa E = 420000 MPa
- fibre ad alta resistenza σ = 2500 MPa E = 250000 MPa
Esistono, inoltre, diversi prodotti in fibre di carbonio per rispondere
alle diverse esigenze di rinforzo strutturale:
- i tessuti uni/multidirezionali che permettono di intervenire su
geometrie complesse, incrementando il carico su pilastri, travi e solai;
- le lamine pultruse che consentono di incrementare il carico di
solette in calcestruzzo pieno, solai in latero-cemento, travi e travetti in
legno;
- i connettori, costituiti da un fascio di fibre lunghe trattenute da
una speciale rete, che trovano impiego nell’ancoraggio di tessuti e reti in
carbonio alla struttura, affinchè sia stabilita la corretta continuità tra
rinforzo e struttura.

Figura 1. 11_Tre tipologie rinforzi

1.4 La matrice

La matrice ha la funzione di inglobare le fibre, dando forma al pezzo


e permettendo il trasferimento delle sollecitazioni, oltre che proteggendo
le fibre stesse dall’ambiente esterno. Esistono diverse tipologie di
matrici:
19
Introduzione al problema

 quelle metalliche che a seconda del metallo possono essere


utilizzate a temperature più elevate, ma il loro limite è la possibilità di
reazioni chimiche con le fibre, provocando la degradazione delle
proprietà meccaniche del rinforzo;
 le matrici ceramiche che presentano le migliori proprietà
meccaniche e di resistenza alle alte temperature, ma sono poco
utilizzate perché non si riesce a sistemare al loro interno le fibre;
 le plastiche e quelle a base di malta che sono tra le più utilizzate.
Le matrici plastiche, costituite da catene di polimeri, si distinguono
in due categorie, le resine termoindurenti e le resine termoplastiche; le
prime si degradano irreversibilmente oltre un certo limite di elevata
temperatura (dopo la polimerizzazione non tornano più allo stato
liquido), mentre le seconde si ammorbidiscono all’aumentare della
temperatura fino a liquefarsi (possono essere rimodellate durante il loro
stato liquido, e una volta raffreddate riacquistano le loro proprietà). Si
riporta di seguito una tabella contenente le principali caratteristiche
delle resine termoindurenti più utilizzate.
Tabella1. 1
Modulo di
Resistenza
Tipo di Densità Young in Allungamento
a trazione
resina [g/cm3] trazione massimo [%]
[MPa]
[GPa]
Poliestere 1,2 4,0 65 2,5
Epossidica 1,2 3,0 90 8,0
Vinilica 1,12 3,5 82 6,0
Fenolica 1,24 2,5 40 1,8
Poliuretanica variabile 2,9 71 5,9
Le matrici a base di malta (cementizia o a base di leganti idraulici)
vengono utilizzate per lo più con fibre di acciaio o nel caso di rinforzo di
murature, per garantire compatibilità con la struttura.
Nella presente tesi si estende lo studio riguardante le resine
epossidiche, dunque plastiche termoindurenti, che sono le più utilizzate
nei rinforzi di strutture in calcestruzzo armato. A livello molecolare, tali
resine, dopo la prima fusione, realizzano un reticolo tridimensionale
composto da forti legami covalenti tra le catene polimeriche, legami che
20 Capitolo 1

rendono irreversibile il processo di fusione. Le resine termoindurenti,


saranno intrattabili una volta che sono reticolate, e degradano, invece di
fondere, come conseguenza dell’aumento di temperatura di esercizio.
Dunque, nella scelta della resina risulta fondamentale la conoscenza
della temperatura di transizione vetrosa (Tg) che permette di conoscere
la corrispondente temperatura massima di utilizzo. Generalmente,
quando hanno un basso valore della temperatura di transizione vetrosa
(125 °C) risultano più tenaci, mentre quelle con una temperatura di
transizione vetrosa superiore (170 - 200 °C) presenteranno una
maggiore resistenza e, di conseguenza, un comportamento più fragile.
Questo limite superiore non è fisso ad un certo valore di temperatura,
ma, a seconda delle condizioni ambientali di messa in opera, può
diminuire (ad esempio, la resina potrebbe subire una riduzione della
temperatura di transizione vetrosa a causa dell’assorbimento di
umidità). L’assorbimento di umidità dipende dal tipo di resina, dalla
composizione e qualità del sistema di rinforzo, dallo spessore, dalle
condizioni di maturazione, dall’interfaccia resina-fibra, dalle condizioni
di lavorazione. Quindi, per garantire una buona riuscita dell’intervento,
è buona norma che le condizioni ambientali, i valori di umidità
superficiale e le condizioni di lavorazione e di messa in opera dei sistemi
di rinforzo rientrino nelle prescrizioni delle aziende produttrici.
Le resine epossidiche si utilizzano per temperature di esercizio
inferiori a 250 °C e sono le più impiegate per le proprietà meccaniche
che presentano e per la loro convenienza economica. Queste proprietà
derivano dalla presenza del gruppo epossidico, la cui elevata reattività
con agenti di reticolazione fornisce un alto grado di protezione anche a
temperatura ambiente, e una conseguente elevata durevolezza, e
resistenza meccanica e chimica. La reazione dei gruppi epossidici è di
tipo esotermico, e all’aumentare della temperatura l’indurimento
avviene più velocemente. La seguente figura rappresenta la formula
chimica del gruppo epossidico:

Figura 1. 12_ Mezzo legame covalente disponibile a legarsi


21
Introduzione al problema

Ad avvenuto indurimento, la struttura chimica della resina


epossidica reticolata si presenta amorfa e simile ad una rete
tridimensionale. Il risultato è un materiale molto rigido, poco sensibile
alle variazioni di temperatura e che presenta un’ottima adesione alle
fibre, perché caratterizzato da una bassa viscosità allo stato fluido e
quindi da una relativa facilità d’impregnazione delle fibre. Presenta
inoltre un limitato valore del ritiro (inferiore al 2%) giacché la reazione
di polimerizzazione non presenta formazione di prodotti secondari
volatili, e di conseguenza, bassi valori di sollecitazioni residue.
Le resine in esame, sono caratterizzate anche da un’eccellente
resistenza all’ambiente alcalino (la soluzione acquosa alcalina presente
nei pori del calcestruzzo potrebbe, infatti, provocare un degrado della
resina e/o delle zone di interfaccia).

Figura 1. 13_Schematizzazione della struttura di una resina epossidica


reticolata

1.5 Il substrato

Negli interventi di rinforzo il substrato può essere di diverso tipo:


calcestruzzo armato, muratura, struttura in legno. L’applicazione di un
sistema di rinforzo FRP richiede il preventivo controllo delle condizioni
di deterioramento del substrato, con l’adozione di provvedimenti atti a
migliorarne lo stato, fino a rimuovere e ricostruire le parti ammalorate.
Per la preparazione del substrato si deve distinguere l’applicazione per
contatto da quella per aderenza. Nelle applicazioni per contatto, come il
22 Capitolo 1

confinamento di un elemento compresso, non è necessario garantire una


aderenza perfetta tra il materiale di rinforzo e il supporto per cui basta
procedere con la spazzolatura, e la lisciatura della malta, per evitare
che eventuali irregolarità della superficie generino delle concentrazioni
di tensioni che possono danneggiare il composito. Nelle applicazioni per
aderenza, come i rinforzi a flessione e a taglio, la superficie
dell’elemento strutturale da rinforzare va trattata e preparata con
attenzione, in modo da assicurare la perfetta adesione. Prima
dell’applicazione del rinforzo per aderenza il progettista, nonché il
direttore dei lavori, devono procedere a verificare le caratteristiche del
substrato. È, infatti, necessario controllare l’omogeneità del calcestruzzo
su tutta l’area da rinforzare per evitare problemi di peeling e /o il
distacco del copriferro; è anche opportuno verificare che la resistenza
media a compressione del calcestruzzo non sia inferiore a 15 N/mm2
(secondo il documento tecnico CNR), oltre che l’eventuale presenza di
carbonatazione (mediante l’uso di soluzione fenolftaleina). Il
calcestruzzo ammalorato andrà, quindi, rimosso da tutta la zona
danneggiata consentendo così di accertare lo stato delle armature
metalliche e quindi di eseguire gli eventuali interventi atti ad eliminare
le cause responsabili del deterioramento dello stesso calcestruzzo. Se è
in corso un processo corrosivo a carico delle armature metalliche, è
necessario rimuovere lo strato deteriorato mediante spazzolatura o
sabbiatura e poi trattare la superficie con idonei inibitori di corrosione.
Al ripristino delle parti di calcestruzzo ammalorate è opportuno
associare il livellamento di eventuali asperità superficiali superiori a 10
mm, da effettuarsi ad esempio con stucco epossidico compatibile; nel
caso in cui la zona da colmare abbia profondità superiore a 20 mm si
deve utilizzare un idoneo materiale di apporto. Infine, se l’elemento da
rinforzare presenta fessure di ampiezza superiore a 0,5 mm, è
opportuno che queste ultime siano sigillate mediante iniezione prima di
applicare il rinforzo.
Dopo avere accertato la qualità del substrato ed aver,
eventualmente, provveduto al rispristino del calcestruzzo ammalorato
ed al trattamento delle barre metalliche, può essere opportuno ricorrere
ad un ulteriore provvedimento di sabbiatura a carico della superficie
23
Introduzione al problema

interessata dal rinforzo. La sabbiatura deve assicurare un grado di


ruvidezza almeno pari a 0,3 mm, valutabile mediante appositi
strumenti, quali, ad esempio, un profilometro laser oppure
un’apparecchiatura per rugosimetria ottica. Nel caso in cui si operi su
una superficie di calcestruzzo che non necessiti di ripristino, ma che sia
di qualità scadente, è bene valutare la possibilità di applicare su di essa
un consolidante; mentre se si tratta la superficie di una struttura
nuova, è necessario assicurarsi che le parti interessate dall’applicazione
siano perfettamente pulite da eventuali film disarmanti presenti sui
casseri in fase di getto. In generale è necessario verificare che sulla
superficie di applicazione del rinforzo non siano presenti polveri, grassi,
idrocarburi e tensioattivi.
Il substrato deve anche essere relativamente asciutto, il grado di
umidità deve essere strettamente controllato e deve rispettare le
specifiche tecniche per la buona riuscita dell’intervento.

1.6 Caratterizzazione dei materiali utilizzati

Le caratteristiche dei materiali sono state riprese dalla tesi di cui


nell’introduzione.
Si è utilizzato un calcestruzzo di tipo C16/20, le cui caratteristiche,
riportare nella seguente tabella, sono state ottenute mediante prove
sperimentali, sui campioni per i controlli di accettazione:
Tabella1. 2
C 16/20
Rck [MPa] 22,1
fck,t [MPa] 1,91
E [MPa] 24000
ν 0,3
γ [kN/m ] 2 22,671
I dati tecnici del tessuto unidirezionale di tipo Kimitech CB320,
utilizzati per lo studio sperimentale sono riportati nella seguente
tabella:
24 Capitolo 1

Tabella1. 3
CFRP
Resistenza
90
[MPa]
E [MPa] 230000
Spessore
0,16
[mm]
Larghezza
100
[mm]
Larghezza
incollata 85
[mm]
ν 0,49
Capitolo 2
RIFERIMENTI NORMATIVI

Negli ultimi anni, l’interesse per l’utilizzo dei materiali compositi


nell’ambito dell’ingegneria civile ha portato alla necessità di una
normativa specifica per l’impiego degli stessi.
In campo internazionale si possono individuare varie linee guida
che rispondono alle esigenze d’intervento: le istruzioni giapponesi
(JSCE, 1997), quelle americane (ACI, American Concrete Institute del
2000) ed infine quelle europee (Comitato FIP-CEB, 2001). L’European
Committe for Standardization ha, inoltre, pubblicato delle regole di
progettazione e di rinforzo con l’impiego degli FRP nell’eurocodice 8
“Designe for structures for earthquake resistance” Part 3 “Assessment
and retrofitting of buildings”, Draft n. 7 january 2003.
L’interesse scientifico verso le applicazioni innovative degli FRP
hanno portato numerosi ricercatori operanti nei settori della Meccanica
delle Strutture, delle Costruzioni, della Riabilitazione Strutturale e
dell’Ingegneria Sismica a condurre dei programmi scientifici che hanno
meritato il finanziamento d’importanti enti di ricerca italiani, primo fra
tutti il CNR. Il lavoro di ricerca ha portato alla redazione delle
Istruzioni del CNR, il Documento Tecnico 200 del 2004 da poco
riformulate nel 2012, ed in continua revisione. Le Istruzioni forniscono,
nell’ambito delle attuali norme tecniche vigenti, un documento
orientativo per la progettazione, l’esecuzione e il controllo d’interventi di
consolidamento strutturale mediante l’utilizzo di compositi fibro-
rinforzati. Le Istruzioni, infatti, data la loro natura esclusivamente
26 Capitolo 2

sperimentale, non sono delle norme cogenti, ma rappresentano un aiuto


per i tecnici a filtrare con discrezione la vasta bibliografia, nazionale ed
internazionale, che la letteratura specifica mette a disposizione,
lasciando comunque a loro la responsabilità finale delle scelte operate.
Oltre a dare delle indicazioni sulle verifiche e sulla progettazione del
rinforzo delle strutture in cemento armato, cemento armato pre-
compresso, e quelle in muratura, il DT200/2012 fornisce specifiche
indicazioni concernenti le costruzioni in zona sismica in accordo con le
ultime normative. In Italia l’ordinanza n. 3274 del maggio 2005
riguardante le norme tecniche per il progetto, la valutazione e
l’adeguamento sismico degli edifici, ha introdotto l’uso di FRP nel
rinforzo sismico di elementi in cemento armato e rimanda per le
verifiche di sicurezza, ancora una volta, alle Istruzioni del CNR
DT200/2012.
L’Assemblea Generale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici
ha approvato, il 24 luglio 2009, le “Linee Guida per la Progettazione
l’Esecuzione, e il Collaudo di Interventi e di Rinforzo di Strutture in
cemento armato, cemento armato pre-compresso e murarie mediante
FRP”. Tali Linee Guida si affiancano alle attuali Norme Tecniche per le
Costruzioni (DM 14/01/2008) fornendo indicazioni a progettisti e
direttori dei lavori per l’impiego dei materiali fibro-rinforzati negli
interventi di rinforzo delle strutture esistenti. Le Linee Guida
recepiscono e aggiornano il contenuto del DT del CNR. Tra le novità più
importanti presentati da queste Linee Guida, vi è l’introduzione
dell’obbligatorietà dei controlli di accettazione dei materiali. I prelievi e
la preparazione dei provini devono essere svolti sotto la supervisione del
Direttore dei Lavori, che, successivamente, potrà consegnare i provini
ad un laboratorio abilitato ai sensi dell’articolo 59 del decreto del
Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, per l’effettuazione di
prove sperimentali e la relativa certificazione.
I materiali compositi utilizzati per le applicazioni di rinforzo
strutturale devono essere:
- identificabili per potere risalire univocamente al produttore;
27
Riferimenti normativi

- qualificati e controllati secondo procedure ben definite ed


applicabili al processo di produzione in fabbrica e verificati
regolarmente da un ente terzo d’ispezione;
- accettati dal Direttore dei Lavori, dopo verifica della
documentazione e prove di accettazione;
- collaudati.
Dopo il sisma del 6 Aprile 2009 che ha interessato l’Abruzzo il
dipartimento della Protezione Civile ed il consorzio ReLUIS (Rete dei
Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica) hanno pubblicato una
bozza di linee guida, redatte con lo scopo di fornire un supporto alla
progettazione degli interventi sulle strutture colpite dal sisma.
La normativa redatta negli ultimi anni, data la natura
sperimentale, è in continua evoluzione. Mediante le incessanti
campagne sperimentali si cerca di comprendere, sempre in maniera più
approfondita, i problemi che si presentano durante la progettazione
degli interventi di recupero, cercando di sfruttare a pieno le
caratteristiche dei materiali compositi e di ottenerne le massime
prestazioni.
28 Capitolo 2
Capitolo 3
STATO DELL’ARTE

3.1 Il problema della delaminazione

La delaminazione è un processo di rottura di tipo fragile proprio dei


materiali compositi. La rottura per delaminazione s’innesca quando, a
seguito della perdita di aderenza fra il materiale composito e la
superficie della membratura in calcestruzzo armato, la struttura
raggiunge la sua crisi prima del raggiungimento del suo stato limite
ultimo a flessione e/o taglio. Una buona progettazione di un programma
di recupero mediante compositi fibro-rinforzati deve anche tenere conto
delle imperfezioni tecnologiche che limitano la resistenza dei
componenti, e che quindi possono essere un’ulteriore causa per l’innesco
del fenomeno della delaminazione (da un articolo[3] pubblicato negli Atti
del XV Convegno Nazionale del Gruppo Italiano Frattura), che dal
grafico seguente vediamo essere una delle cause più rilevanti per il
danneggiamento del rinforzo.
30 Capitolo 3

Figura 3. 1_Gravità dei diversi danni nei materiali compositi

A causa, infatti, dell’anisotropia e della non omogeneità nella resistenza


a rottura della fibra, la frattura per delaminazione s’innesca e si
propaga molto velocemente, diventando una delle cause fondamentali
del danneggiamento.
Nel rinforzo di elementi in cemento armato mediante tessuti di
materiale fibro-rinforzante, il ruolo dell’aderenza tra calcestruzzo e
composito assume grande importanza, in quanto gli sforzi di trazione
portati dal rinforzo vengono trasferiti alla struttura rinforzata
attraverso sforzi di taglio trasmessi dalla resina utilizzata per
l’incollaggio. La delaminazione può prodursi all’interno dell’adesivo, tra
il calcestruzzo e l’adesivo, nel calcestruzzo o all’interno del rinforzo (ad
esempio tra strati di tessuto orditi con differenti angoli di inclinazione
delle fibre). Nel caso di rinforzi posti correttamente in opera, poiché la
resistenza dell’adesivo è in genere molto più elevata di quella a trazione
del calcestruzzo, la delaminazione avviene sempre all’interno di
quest’ultimo con l’asportazione di uno strato di materiale, il cui spessore
può variare da pochi millimetri fino a interessare l’intero copriferro
delle barre di armatura (peeling). Le modalità di frattura possono
essere:
- il distacco del calcestruzzo vicino alla superficie oppure lungo
uno strato indebolito (ad esempio lungo l’interfaccia con le armature): in
questa modalità di rottura si assiste ad un distacco del composito dal
supporto insieme ad una porzione di calcestruzzo di una certa entità: si
tratta di una tipica frattura coesiva, preferibile rispetto ad una frattura
adesiva oppure mista;
31
Stato dell’arte

- crisi adesiva all’interfaccia tra adesivo e calcestruzzo oppure tra


adesivo ed FRP: la crisi che si manifesta è tipicamente quella
all’interfaccia calcestruzzo-adesivo ed è indice di una non perfetta
preparazione della superficie o di una non corretta applicazione della
lamina.
- crisi (frattura) mista: che si manifesta con superfici di rottura
piuttosto irregolari con coesistenza di parti in cui si è raggiunta la
resistenza del substrato (di cui una parte è rimasta incollata al rinforzo)
e parti in cui è avvenuta una crisi adesiva all’interfaccia tra
calcestruzzo e rinforzo. Si tratta di una crisi intermedia tra una frattura
adesiva e una coesiva e di solito si manifesta quando il substrato non è
ben consolidato e/o quando l’adesivo non è stato applicato in maniera
ottimale;
- delaminazione all’interno della lamina in FRP: è una rottura che
si manifesta piuttosto raramente ed è originata dalla crisi del legame di
aderenza tra fibre e matrice all’interno dell’FRP. Poiché la resina
manifesta una resistenza a taglio decisamente superiore rispetto a
quella offerta dal calcestruzzo, questa modalità di crisi risulta
secondaria e può manifestarsi soprattutto in concomitanza
all’applicazione su calcestruzzi ad alta resistenza.

Figura 3. 2_ Perdita di aderenza tra rinforzo e cls

Dal documento tecnico 200/2012 del CNR, nonché da studi resi


pubblici da un documento[4] approvato nel luglio 2009 dall’assemblea
Generale Consiglio Superiore LL PP, la verifica di sicurezza nei
confronti della crisi per delaminazione (ottenuta mediante esecuzione di
prova di strappo tangenziale su rinforzi fibrorinforzati) richiede la
valutazione della massima forza trasmissibile dal calcestruzzo al
rinforzo, nonché la valutazione delle tensioni, sia tangenziali che
normali, mobilitate all’interfaccia calcestruzzo-FRP. La prima
32 Capitolo 3

valutazione risulta necessaria per la verifica allo SLU, la seconda per la


verifica allo SLE.
Con riferimento ad una tipica prova di aderenza, come quella
rappresentata schematicamente nella figura 3.3, il valore ultimo della
forza sopportabile dal rinforzo di FRP, prima che subentri la
delaminazione, dipende, a parità di tutte le altre condizioni, dalla
lunghezza, lb, della zona incollata. Il valore della forza cresce con lb fino
a raggiungere un massimo corrispondente a una ben definita lunghezza,
le: ulteriori allungamenti della zona di incollaggio non comportano
incrementi della forza trasmessa. La lunghezza le, che è definita
lunghezza ottimale di ancoraggio, corrisponde alla lunghezza minima di
quest’ultimo, che assicura la trasmissione del massimo sforzo di
aderenza.

Figura 3. 3_ Forza massima trasmissibile tra rinforzo e cls

La lunghezza ottimale di ancoraggio di progetto può essere stimata


mediante la formula

{ √ }

dove:

- e sono rispettivamente il modulo di elasticità normale nella


direzione della forza e lo spessore del composito fibrorinforzato;
- è il valore di progetto dell’energia specifica di frattura;
- è il valore ultimo di scorrimento tra FRP e il
supporto;
33
Stato dell’arte

- è un coefficiente correttivo.
Il valore di progetto dell’energia specifica di frattura di progetto è
fornita dalla relazione

dove:
- e sono rispettivamente i valori medi delle resistenze a
compressione ed a trazione del calcestruzzo (in mancanza di dati
sperimentali, la resistenza media a trazione del calcestruzzo può
essere dedotta dalla in accordo con quanto indicato nella
Normativa vigente;
- è un opportuno fattore;
- è un coefficiente correttivo di tipo geometrico ed ammette la
seguente espressione in funzione del rapporto tra la larghezza
del rinforzo e quella dell’elemento rinforzato:





(per ⁄ il coefficiente , che è il valore corrispondente a

⁄ );

- è un ulteriore coefficiente correttivo tarato sulla base di prove


sperimentali disponibili nella bibliografia nazionale ed
internazionale. La calibrazione dei valori medi e caratteristici del
coefficiente è stata eseguita in accordo con l’approccio suggerito
in EN1990-Annex D (Design assisted by testing) considerando
come variabili aleatorie anche le caratteristiche meccaniche dei
materiali.La calibrazione è stata condotta separatamente per
compositi preformati e per compositi impregnati in situ; più
precisamente è da assumersi pari a 0,023 mm per i compositi
preformati, e 0,037 mm per i compositi impregnati in situ.
34 Capitolo 3

La massima intensità della forza trasmissibile a un rinforzo di


lunghezza infinita si può esprimere come:

dove:
- è la larghezza del rinforzo;
- è la tensione tangenziale di aderenza all’interfaccia
calcestruzzo-composito.
Nel caso in cui la rigidezza dell'elemento di calcestruzzo sia molto più
grande di quella del rinforzo, la meccanica della frattura fornisce la
seguente relazione di validità generale:

con valore dell’energia specifica di frattura, calcolata con la stessa


formula utilizzata per il calcolo dell’energia di progetto specifica di
frattura a meno del coefficiente FC.
Il valore di progetto della tensione di distacco del rinforzo è dato dalla
relazione:

Nel caso di lunghezze di ancoraggio ( ) minori di quelle ottimali ( ) la


tensione di progetto deve essere opportunamente ridotta in accordo con
la relazione:

( )

3.2 Incidenza dell’umidità sull’aderenza di incollaggi CFRP-cls

Negli ultimi decenni sono state condotte, a livello internazionale,


diverse campagne sperimentali per affrontare il problema della
durabilità dell’intervento di recupero del calcestruzzo mediante i fibro-
rinforzanti. Lo scopo di questo paragrafo è quello di riportare i risultati
raggiunti sino ad oggi.
35
Stato dell’arte

Uno degli articoli presenti negli Atti del 3° Convegno nazionale


“Murico-3” [5], tenutosi a Venezia nell’aprile 2009, mostra, dai risultati
dell’esecuzione di prove di trazione perpendicolari e tangenziali alle
fibre, che l’incidenza dell’esposizione ambientale sull’aderenza dei
componenti è determinante, e che i risultati sperimentali elaborati non
rientrano nei limiti imposti dal DT200/2004.
Uno studio[6] presentato alla Terza Conferenza Internazionale sui
Compositi nell’Ingegneria Civile, svoltasi a Miami nel dicembre 2006, ha
ricavato un’equazione che mette in relazione lo strato superficiale di
calcestruzzo che si distacca e il grado di umidità dell’interfaccia; si
tratta di una relazione lineare che, nel tentativo di simulare al meglio il
comportamento reale, tiene in considerazione un valore di umidità
dell’interfaccia elevato facendo riferimento solo ad un valore critico di
umidità e di spessore di calcestruzzo:
( )
{

dove RTC sta per residual thickness of concrete (spessore residuo del
calcestruzzo), e IRHH sta per interface region relative humidity
(umidità relativa d’interfaccia).

Figura 3. 4_ Relazione tra il cls distaccato e grado di umidità

Un articolo del Journal of Composites for Costruction[7] del


gennaio/febbraio 2006 mostra come l’umidità influenzi il tipo di frattura
che può avvenire in un materiale fibro-rinforzato; lo studio è stato
condotto considerando il tipo di frattura procurata da una prova di
strappo tangenziale, a diverse temperature e diversi contenuti di
umidità ambientale. Più precisamente, all’aumentare del grado di
umidità diminuisce il valore dell’energia specifica di frattura a
36 Capitolo 3

dimostrazione di come il calcestruzzo, in particolari condizioni di


degrado, favorisca una rottura di tipo coesivo.
Lo studio sul comportamento della zona d’aderenza, di cui si tiene
conto nel presente elaborato, è stato effettuato in termini sperimentali
su blocchetti in calcestruzzo rinforzati con laminati in CFRP (Carbon
Fiber Reinforced Polymer), nel laboratorio di ingegneria strutturale
dell’Università degli Studi di Catania, e trattato nella tesi[2] il cui titolo
è riportato nel capitolo relativo alla bibliografia. I campioni sono stati
sottoposti a due set di prova; il primo è servito a valutare l’incidenza
dell’umidità superficiale sull’aderenza a strappo normale, il secondo è
servito a valutare l’incidenza dell’umidità superficiale sull’aderenza a
strappo tangenziale. L’obiettivo del presente elaborato è di ottenere dei
risultati analitici quanto più veritieri possibili per ciò che riguarda la
prova a strappo tangenziale. L’umidità dei provini, delle dimensioni di
25x25x25 cm, è stata monitorata mediante un igrometro digitale;
l’obiettivo era di raggiungere un’umidità del 5%, del 25% e del 50%, per
gruppi di tre provini ciascuno. Verificato lo strato superficiale del
calcestruzzo, è iniziata la preparazione per la posa in opera della fibra.
Da alcune prove condotte si è convenuto di utilizzare una fibra della
larghezza di 10 cm e lunghezza di ancoraggio pari a 8,5 cm,
conformemente alle Istruzioni del CNR. Si è giunti a tali conclusioni dai
risultati di alcune prove preliminari che prevedevano l’utilizzo di una
lunghezza di ancoraggio e larghezza della fibra pari a 20 cm, che però
non ha fornito alcun dato sulla prova di distacco nella zona di
incollaggio con il provino, poiché l’area di aderenza risultava troppo
grande e di gran lunga più resistente del tessuto che trasmette lo sforzo
di trazione, che risulta essere il primo a snervarsi. Ognuno dei provini è
stato posizionato su un profilo HE utilizzato come banco di supporto per
la prova, il carico è stato applicato con un martinetto idraulico ad
azionamento manuale, e mediante delle piastre, una fissata per
contrasto al provino, e l’altra collegata al martinetto, per ottenere una
distribuzione uniforme dello sforzo. Eventuali spostamenti orizzontali
del provino di calcestruzzo nella direzione del carico vengono impediti
da un elemento metallico di contrasto posto sul lato posteriore del
provino, bullonato al binario su cui è stato saldato il profilo HE, inoltre
37
Stato dell’arte

è stato previsto un sistema di ancoraggio mediante una squadretta


metallica saldata al supporto posteriore per impedire qualsiasi
movimento verticale del provino. Con questo particolare sistema di
ancoraggio è possibile fare in modo che la delaminazione si manifesti in
maniera più stabile, con una propagazione lungo l’interfaccia più
facilmente monitorabile, poiché essa è un meccanismo che si sviluppa in
maniera estremamente fragile ed improvvisa, a causa del rilascio
dell’energia di deformazione elastica accumulata nei materiali coinvolti
nella prova.

Figura 3. 5_ Set-up prova

Dal punto di vista sperimentale l’applicazione del carico sul calcestruzzo


rinforzato con la fibra è stata possibile grazie al martinetto ad azione
manuale (già citato), che ha, dapprima impresso un carico tale da
tendere i lembi della fibra e permettere l’assestamento del provino sul
piano d’appoggio e sull’elemento di contrasto anteriore, e in seguito ha
applicato una forza di trazione distribuita ai due lembi del tessuto
unidirezionale, mediante l’uso di una piastra a spigoli smussati che
38 Capitolo 3

serve ad eliminare qualsiasi concentrazione di tensione locale sulla fibra


(che potrebbe provocarne la rottura prima del raggiungimento del
massimo sforzo trasmissibile) e di uno snodo sferico interposto tra la
piastra anteriore e la faccia del provino. La forza è stata incrementata
regolarmente fino all’innesco del meccanismo di delaminazione. La
prova è eseguita per il controllo di qualità del sistema di rinforzo, e
secondo il DT200/2012 del CNR, il substrato può ritenersi idoneo se
almeno l’80% delle prove (almeno due su tre, nel caso di sole tre prove)
forniscono una tensione di picco allo strappo non inferiore ai limiti
prescritti. La forza massima trasmissibile da un rinforzo di lunghezza
finita (come già detto nel paragrafo precedente) si può esprimere come

che in modulo consiste, per il caso in esame, nel valore

Dunque l’85% della forza massima sarà

La prova può ritenersi accettata perché ha portato ai seguenti


risultati:
- tre provini su tre, in condizioni di umidità al 5%, hanno superato
il valore di resistenza di incollaggio di 17 kN, giungendo a
rottura a 18,3 kN, 18,41 kN e a 21,51 kN (spessore provino
asportato irregolare con un picco di 17 mm);
- due provini su tre, in condizioni di umidità al 25%, hanno
superato il valore di resistenza di incollaggio di 17 kN, giungendo
a rottura a 19,4 kN e a 20,87 kN (spessore provino asportato da 5
mm a 20 mm);
- due provini su tre, in condizioni di umidità al 50%, hanno
superato il valore di resistenza di incollaggio di 17 kN, giungendo
a rottura a 17,1 kN e a 19,34 kN (rottura quasi liscia, indice del
fatto che la rottura è avvenuta facilmente).
Si mette in evidenza, come si evince dal seguente grafico (figura 3.6),
che la diminuzione della resistenza a strappo tangenziale, offerta dal
39
Stato dell’arte

provino rinforzato, diminuisce molto lentamente all’aumentare del


contenuto di umidità del substrato.

Figura 3. 6_ Relazione tra i valori medi della resistenza di incollaggio e il


contenuto di umidità
Capitolo 4
MODELLAZIONE ANALITICA

4.1 Introduzione

L’obiettivo del lavoro è di valutare l’incidenza dell’umidità


superficiale sull’aderenza a strappo tangenziale di materiali compositi.
A tale scopo sono stati eseguiti vari tentativi con diversi codici di calcolo
commerciali, che per la maggior parte si sono dimostrati deficitari nei
riguardi del problema in esame relativo all’inserimento della variabile
umidità.
Un primo tentativo è stato affrontato con il software Nastran Marc,
che si propone come soluzione per l’analisi non-lineare a elementi finiti,
per simulare accuratamente la risposta in scenari di carichi statici,
dinamici e multi-fisici. È risultato di difficile interpretazione quando si
propone un problema di variazione del grado di saturazione.
Un secondo tentativo è stato l’ipotesi di utilizzo del software Cosmol
Multiphysics, di cui ci si è limitati semplicemente alla lettura della
guida, poiché la casa Cosmol propone l’utilizzo di programmi differenti
per il problema relativo all’umidità e quello strutturale.
Fallimentare è risultato anche il tentativo dell’ utilizzo del software
Adina, in cui risulta possibile la formulazione di un legame costitutivo
di un materiale poroso, ma non si possono considerare gradi di
saturazioni parziali, in quanto lo scheletro solido può pensarsi soltanto
completamente asciutto o completamente saturo.
42 Capitolo 4

Si è convenuto, infine, di svolgere le analisi mediante il software


Midas GTS NX.

4.2 Modellazione con GTS NX

Il software Midas GTS NX presenta il vantaggio di permettere


analisi lineari e non lineari agli elementi finiti, e con gradi di
saturazione differenti. Il programma nasce come software per la
risoluzione dei problemi della geotecnica, ma si presenta molto versatile
poiché dà la possibilità di inserire materiali non prettamente geotecnici,
ma con caratteristiche personalizzabili. Ciò ha permesso di modellare il
calcestruzzo con un legame costitutivo alla Drucker-Prager e di
attribuire al materiale la caratteristica di permeabilità, di porosità, di
definire il grado di umidità superficiale che si vuole simulare.

4.3 Modellazione geometrica

Per la realizzazione di un modello di calcolo in Midas GTS NX è


necessaria la definizione di un appropriato modello geometrico che sarà
la base per tutti i passaggi successivi, in quanto la creazione della mesh,
sulla quale si basa l’analisi agli elementi finiti, si appoggia sulla
geometria.
Si riporta di seguito una schematizzazione del modello geometrico,
con l’obiettivo di permettere al meglio la comprensione della descrizione
dei passaggi successivi.

Figura 4. 1_Modello geometrico


43
Modellazione analitica

Il primo passaggio, avviando Midas Gts Nx, è quello di scegliere il


tipo di modello, le unità di misura, la direzione della gravità e i
parametri iniziali.

Figura 4. 2_Analysis setting

Successivamente si definisce il sistema di riferimento locale (WCS),


che per comodità si è scelto uguale al sistema di riferimento globale
(GCS).
Il cubetto di calcestruzzo è stato modellato come un elemento 3D dal
comando Geometry->Surface & Solid->Box il quale permette di
realizzare elementi geometrici parallelepipedo, inserendo, come
mostrato nella figura sottostante, le diverse lunghezze ed in particolare
il vertice di base, ovvero il punto corrispondente allo 0,0,0 (x,y,z)
relativo dell’elemento geometrico.

Figura 4. 3_Create box


44 Capitolo 4

Invece, per la fibra, si è scelto di modellarla come un elemento 2D; a tale


scopo, si è costruito un rettangolo mediante il comando Geometry->Point
& Curve->Line-> 3D, che poi è diventato una superficie mediante il
comando Geometry->Surface & Solid->Make face

Figura 4. 4_Create line-Make face

Bisogna prestare attenzione ad un aspetto che tornerà utile nei passaggi


successivi per la creazione dell’interfaccia tra la fibra e il blocchetto di
calcestruzzo, ovvero il fatto che è stato necessario suddividere in due
parti distinte l’elemento 2D che costituirà la fibra, come mostrato in
figura 4.5.

Figura 4. 5_Divisione in due parti della fibra

Lo scopo è stato raggiunto mediante il comando Divide->Surface->By


Curve, previa la costruzione di una linea, in corrispondenza del taglio,
da utilizzare come Tool edge nella finestra relativa al comando.
Per semplificare a livello computazionale le analisi è stato
necessario lavorare solo su metà del problema, tagliando il modello:
45
Modellazione analitica

- mediante un piano lungo l’asse della fibra, grazie alla simmetria


del caso in esame;
- mediante un piano all’altezza di 0,125 m dall’origine del sistema
di riferimento locale, altezza dopo la quale non si leggono più tensioni
significative.
Inoltre, la geometria è stata, ulteriormente, divisa in più parti come si
vede nella seguente figura, per rendere più veloce il processo di
discretizzazione.

Figura 4. 6_Suddivisione geometrica del modello realmente analizzato

A partire dal basso lo spessore di ciascun parallelepipedo è:


- 1° strato 0,0625 m
- 2° strato 0,0125 m
- 3° strato 0,01 m
- 4° strato 0,01 m
- 5° strato 0,01 m
- 6° strato 0,01 m
- 7° strato 0,01 m
In questa maniera è completata la modellazione geometrica, ed è
possibile passare allo step successivo che consiste nella definizione delle
proprietà meccaniche e nella discretizzazione del modello.

4.4 Modellazione delle caratteristiche meccaniche

Nel software, per attribuire un materiale a un elemento geometrico,


è necessario dapprima creare il materiale, ovvero specificarne tutte le
46 Capitolo 4

caratteristiche, e successivamente associare a questo una Property,


quale elemento 1D , 2D, 3D, oppure elemento interfaccia.
Le caratteristiche del materiale possono essere definite attraverso il
comando Mesh -> Material -> Create, dal quale si apre una finestra che
permette di scegliere il tipo di materiale, relativamente anche alla
tipologia di analisi che si vuole elaborare (linear, non linear, ecc.).

Figura 4. 7_Create material

All’interno della finestra relativa a ciascuna tipologia di materiale


scelto, si potrà scegliere il legame costitutivo con il quale è più
conveniente lavorare.
Si affronterà, dapprima, un’analisi lineare attribuendo al
calcestruzzo solo le caratteristiche lineari, dunque scegliendo un
materiale elastico. Successivamente si svolgerà un’analisi non lineare
attribuendo al materiale il criterio di rottura alla Drucker-Prager.
Le proprietà non lineari si definiscono dal menu “Non-linear”, come
si vede nella seguente figura:
47
Modellazione analitica

Figura 4. 8_Define nolinear material

La formulazione del legame costitutivo dipende fortemente dalle ipotesi


che si fanno sul materiale, con riferimento alle sue caratteristiche di
resistenza e di deformabilità. La scelta verte sulla reversibilità delle
deformazioni, sulla necessità di modificare la rigidezza nel corso della
storia di carico e sulla possibilità di degrado della resistenza del
materiale oltre un certo stato tensionale. Dalle osservazioni sopra
riportate si possono raggruppare i legami costitutivi in tre tipologie
principali:
- legami non resistenti a trazione (acronimo NRT)
- legami plastici
- legami di danno.
Il legame plastico assume che il materiale abbia un limite di resistenza
oltre il quale si formano delle deformazioni permanenti. Le
deformazioni totali sono calcolate mediante la somma di un contributo
elastico reversibile ( ) e uno anelastico irreversibile ( ), come si legge
dalla figura seguente.
48 Capitolo 4

Figura 4. 9_Legame plastico

La matrice di rigidezza elastica non subisce modificazioni nel corso della


storia di carico; il processo di deformazione plastica dipende dal percorso
di carico e non solo dal valore dello sforzo applicato.
Il modello plastico scelto è il criterio di Drucker-Prager che cerca di
risolvere uno dei problemi connessi con la superficie definita dal criterio
di Mohr-Coulomb. Per quest’ultimo, infatti, nel piano deviatorico, il
dominio elastico del materiale ha la forma di un esagono irregolare che
crea problemi nel momento in cui si devono calcolare gli incrementi di
deformazione plastica agli angoli. Modificando, dunque, il criterio di
rottura in Drucker- Prager si ottiene un criterio rappresentabile nello
spazio delle tensioni principali mediante un cono simmetrico rispetto
all’asse idrostatico.

Figura 4. 10_Criterio di rottura di Drucker-Prager nello spazio


49
Modellazione analitica

Nel piano delle tensioni principali (in condizioni di plane stress) appare
pertanto di forma ellittica, rendendo più semplice la determinazione
degli incrementi di deformazione plastica. La seguente
rappresentazione grafica mostra un confronto fra i due criteri di
snervamento nel piano deviatorico:

Figura 4. 11_Criterio di rottura di Drucker-Prager nel piano deviatorico

Il criterio è espresso attraverso un invariante della tensione, funzione


del primo invariante I1 e del secondo invariante J2, insieme a due
costanti del materiale α e k. Si definisce dalla formula

dove le due costanti possono essere correlate alle costanti del materiale
del criterio di Coulomb c e φ’. Ciò è possibile perché il criterio di
Drucker-Prager è stato elaborato come un’approssimazione del modello
di Coulomb, e i valori delle costanti possono relazionarsi, in vari modi,
facendo coincidere nel piano deviatorico due punti del primo criterio, con
due punti del secondo (Figura 5.31). Le relazioni utilizzate nel caso in
esame sono le seguenti

imponendo le successive due condizioni


e
e
50 Capitolo 4

Risolvendo il sistema a due equazioni e due incognite si troveranno i


valori delle grandezze richieste dal programma per definire la non
linearità del materiale:
{

Per quanto riguarda il problema obiettivo della tesi, e cioè lo studio


analitico dell’incidenza dell’umidità superficiale sul comportamento
FRP-calcestruzzo, è necessario modellare il materiale anche tenendo
conto delle caratteristiche di porosità e permeabilità; anche in questa
fase dello studio si è scelto, di effettuare un’analisi con il calcestruzzo
con le caratteristiche lineari e solo successivamente di lavorare anche
con le caratteristiche non lineari.
Nel caso dell’analisi lineare, andando al menu di settaggio delle
proprietà meccaniche del materiale si sceglierà per il calcestruzzo un
materiale isotropico di tipo elastico, accertandosi, stavolta, di
despuntare la casellina “Structure” per attribuire le caratteristiche
relative alla permeabilità del calcestruzzo.

Figura 4. 12_Define porous material

Si definisce un indice dei vuoti di , e i coefficienti di


permeabilità, costanti, per tutte le direzioni pari a [8].
51
Modellazione analitica

S’impostano i parametri di drenaggio in “Drained”, in maniera da


ottenere, poi, i risultati sul “Pore Stress” del solido.
Nel caso della seconda analisi, per definire le caratteristiche non
lineari del materiale si prende come riferimento l’articolo di X. Chen, W.
Huang, J. Zhou [9] il cui studio ha avuto lo scopo di valutare le relazioni
che determinano le proprietà del calcestruzzo per differenti contenuti di
umidità dovuti alle condizioni ambientali. Lo studio sperimentale fatto
su campioni di calcestruzzo con Rck = 40 MPa è arrivato alla conclusione
che la variazione di umidità, per materiale completamente saturo,
provoca una significativa diminuzione (circa del 28%) della resistenza a
compressione del calcestruzzo, ed un lieve aumento (circa del 4%) della
resistenza a trazione. Si riportano di seguito i risultati dello studio:

Figura 4. 13_Effetto dell'umidità sulla compressione

Figura 4. 14_Effetto dell'umidità sulla trazione

Prendendo, dunque, come riferimento le precedenti relazioni tra le


tensioni, si studia il caso in esame, impostando delle semplici
52 Capitolo 4

proporzioni che permettono di definire la resistenza a compressione e la


resistenza a trazione in un calcestruzzo con vari gradi di saturazione
partendo dai valori delle tensioni per il calcestruzzo asciutto.
Scelto anche in questo caso il criterio di rottura alla
Drucker_Prager imponendo le successive due condizioni per il calcolo
delle incognite :
e
e
(dove “DS” sta per degree of saturation) e risolvendo il sistema a due
equazioni, si troveranno i valori delle grandezze richieste dal
programma per definire la non linearità del materiale, che si
inseriscono dal comando Mesh->Material->Isotropic->Drucker-Prager

Figura 4. 15_Define porous, nonlinear material

Successivamente, a ciascun materiale inserito si assocerà una


Property, mediante il comando Mesh->Property->Create, tramite il quale
se ne definirà una 3D per il cubetto in calcestruzzo, una 2D, della
tipologia shell per la fibra in FRP ed una per l’interfaccia, come si vedrà
nel paragrafo 4.6. In particolare per la fibra, tra le varie possibilità di
scelta, si preferirà lavorare con elementi di tipo shell dotati di rigidezza
flessionale e membranale, in quanto per definizione una shell (guscio) è
un “elemento piano a 3 o 4 nodi costituito dalla sovrapposizione
53
Modellazione analitica

dell'elemento piastra e dell'elemento lastra e che, pertanto, è dotato sia


di rigidezza flessionale che membranale”; per completezza si riportano
anche le definizioni di plane stress e plain strain:
- lastra o stress plane: elemento piano a 3 o 4 nodi per stati di
sforzo piano che possiede solo due gradi di libertà per nodo
corrispondenti alle traslazioni nel suo piano (rigidezza membranale)
e pertanto atto a trasmettere solo gli sforzi lungo il suo piano. Non
trasferisce alcuna rigidezza per gli altri gradi di libertà. Usato per
la modellazione di strutture caricate nel loro stesso piano
- deformazione piana o plane strain: elemento piano a 3 o 4 nodi
per stati di deformazione piana che possiede solo due gradi di
libertà per nodo corrispondenti alle traslazioni nel suo piano. Non
trasferisce alcuna rigidezza per gli altri gradi di libertà. È utilizzato
per la modellazione di strutture nelle quali lo spessore è prevalente
rispetto alle altre dimensioni e dove si può considera impedita la
deformazione nello spessore e pertanto lo stato di deformazione si
considera piano come nell'analisi delle sezioni di condotte o di muri
di sostegno
È stato, dunque, necessario inserire lo spessore della fibra, che nel caso
specifico vale 0,00016 m.

Figura 4. 16_Add property

In ultimo è conveniente accertarsi che tutte le proprietà siano state


create facendo riferimento al Global Coordinate System.
54 Capitolo 4

4.5 Discretizzazione del modello

Segue, quindi, la discretizzazione del modello in elementi finiti.


Nella modellazione agli elementi finiti, per caratterizzare gli
elementi geometrici, s’introduce il concetto di elemento di riferimento, di
forma geometrica semplice, definito in uno spazio naturale e
adimensionale. La formulazione si basa sul fatto di creare una
corrispondenza biunivoca tra un elemento di forma qualsiasi nel
sistema cartesiano (x,y,z) e un elemento di forma semplice nel sistema
naturale .
Le coordinate x,y,z e gli spostamenti u,v,z del generico elemento nel
sistema (x,y,z) sono quindi definiti dalle seguenti relazioni, dove le
funzioni Ni prendono il nome di funzioni di forma o di forma:

Le funzioni di forma Ni sono in numero pari al numero di nodi e variano


in valore tra 0 e 1; in particolare assumono valore unitario in
corrispondenza del nodo i e valore nullo in corrispondenza degli altri
nodi dell’elemento. Nel caso di elementi tetraedrici a quattro nodi le
funzioni di forma sono definite dalle seguenti relazioni:

La matrice Bi definisce la relazione tra gli spostamenti nodali ui e il


vettore delle deformazioni:

ed è definita dalle derivate delle funzioni di forma


55
Modellazione analitica

Attraverso la matrice Bi è possibile definire la matrice di rigidezza


dell’elemento

L’elemento solido presenta i seguenti vettori di tensione e deformazione:


[ ] [ ]
[ ] [ ]
dove con Sij ed Eij è indicata la simbologia utilizzata all’interno del
codice numerico in questione. Nella figura successiva è rappresentata la
convenzione adottata sui segni di tensione e deformazione.

Figura 4. 17_Convenzione sui segni di tensione e deformazione

Per il cubo in calcestruzzo la discretizzazione della geometria si


ottiene mediante il comando Mesh->Generate->3D, scegliendo la
dimensione (Size) oppure il numero di divisioni (Division) che si vuole
56 Capitolo 4

effettuare, ed accertandosi che la property inserita nel menu sia quella


del materiale corrispondente.

Figura 4. 18_Generate 3D mesh

Nel caso in oggetto, la discretizzazione è diversa per ciascuno dei


parallelepipedi che formano il calcestruzzo; in particolare si definisce la
dimensione degli elementini dal menu “Size method”, e il tipo (brick)
scegliendo dal menu a tendina “Hybrid mesher”. Si ottengono degli
elementi brick tutti uguali. Spuntando la casellina “Match Adjacent
Faces” si fa in modo che ciascun mesh set risulti saldamente collegato
con tutti quelli con cui è a contatto. Così si garantisce la continuità
materica del modello.
57
Modellazione analitica

Figura 4. 19_Discretizzazione del modello

La dimensione degli elementini per il primo strato (a partire dal basso)


è 0,01 m, mentre per tutti gli altri è di 0,005 m.
Per la superficie l’obiettivo si raggiunge mediante il comando Mesh-
>Generate->2D, scegliendo la dimensione (Size) oppure il numero di
divisioni (Division) che si vuole effettuare, ed accertandosi che la
property inserita nel menu sia quella del materiale corrispondente.

Figura 4. 20_Generate 2D mesh

Come si vede nella figura 4.19 la fibra attaccata è discretizzata


mediante elementi 2D (tipo shell) della stessa dimensione degli elementi
dell’ultimo strato del solido (0,005 m), accorgimento indispensabile per
la buona riuscita della modellazione dell’interfaccia.
58 Capitolo 4

4.6 Modellazione dell’interfaccia CLS-FRP

La trattazione della realizzazione dell’interfaccia merita particolare


attenzione sia dal punto di vista geometrico (non è stato semplice
definire in maniera appropriata la geometria dell’interfaccia) che dal
punto di vista numerico, in quanto oltre ad essere una parte molto
complicata per quanto riguarda il calcolo, rappresenta ciò su cui si basa
il lavoro della tesi, ovvero la valutazione delle interazioni che la fibra
scambia con il calcestruzzo.
Mediante il comando Mesh->Material->Create->Interface and Pile si
definiscono le caratteristiche meccaniche della resina, scegliendo dal
menu a tendina del Model Type la tipologia “Interface”; nella fattispecie,
il programma richiede di inserire il Normal Stiffness Modulus e lo
Shear Stiffness Modulus. Mediante il comando Mesh->Property->Create-
>Other->Interface viene creata una property d’interfaccia di tipo piana
“plane”.
Una volta settati i parametri riguardanti le proprietà meccaniche è
stato possibile effettuare la discretizzazione dell’interfaccia, creando uno
strato di elementini tra il calcestruzzo e la fibra, grazie al comando
Mesh->Element->Create Interface Element. È possibile creare elementi
d’interfaccia in un punto, lungo una linea o su un piano, che è l’opzione
che è stata scelta nello studio in questione perché si sta effettuando
un’analisi tridimensionale; inoltre il programma di calcolo offre la
possibilità di utilizzare diversi metodi, a seconda della posizione e del
tipo di interfaccia che si vuole creare:
‐ From Element Boundary: crea elementi d’interfaccia nell’intorno
dell’elemento selezionato;
‐ Manual Node ID Input: crea elementi d’interfaccia inserendo i
nodi iniziale e finale lungo la direzione della stessa;
‐ Convert Element: consente di convertire un elemento 2D in un
elemento 3D;
‐ From Free Face: crea elementi d’interfaccia sulle singole facce
degli elementini shell in cui si è discretizzata la fibra;
‐ From Shell: crea elementi d’interfaccia sugli elementi shell in cui
si è discretizzata la fibre;
59
Modellazione analitica

-From Mesh Set: crea elementi d’interfaccia nell’intorno del mesh


set selezionato.

Figura 4. 21_ Create interface

Nel caso trattato si è utilizzato il comando From Shell, in quanto è


necessario creare un’interfaccia lungo tutto il tratto di fibra
discretizzato in elementi shell, attaccato al cubetto. Inoltre si specifica
che la fibra è stata modellata per intero solo da un punto di vista
geometrico, per dare un’idea qualitativa del problema, ma da questo
momento in poi si lavorerà solo con la parte di fibra incollata mediante
resina al calcestruzzo (0,085 x 0,1 m), e l’incollaggio non termina in
corrispondenza dello spigolo del cubetto, ma un centimetro prima
(figura 4.5).
Per la definizione delle caratteristiche meccaniche della resina ci si
è affidati agli studi sperimentali, dai quali si sa che il modulo elastico
per la resina vale 3000 MPa, dunque si può calcolare il modulo di taglio
dalla formula
60 Capitolo 4

Il coefficiente di Poisson è stato posto pari a 0,49 poiché si sa,


infatti, che i valori di per materiali reperibili in natura sono compresi
tra 0 e 0,5; il valore minimo corrisponde a un materiale con modulo di
taglio tendente ad infinito, il valore massimo corrisponde ad un
materiale virtualmente incomprimibile, come, nello specifico, è la
resina, che ha valori del coefficiente di Poisson prossimi a 0,5, ma,
poiché il codice di calcolo non riesce a trovare una soluzione plausibile
se si inserisce il valore massimo limite, è stato scelto un valore di poco
più piccolo (0,49).
Considerando il seguente schema di deformazione della resina,
soggetta a trazione

Figura 4. 22_Schema di deformazione della resina

e considerando lo spostamento unitario, si può definire che

dunque si può calcolare lo Shear Stiffness Modulus come il rapporto

Poiché il Normal Stiffness Modulus, dai risultati degli studi


sperimentali, risulta sempre molto grande, si definisce 10 volte più
grande del precedente ( ).
Per un corretto dimensionamento del modulo di taglio G della
resina, definendo il seguente schema di carico,

Figura 4. 23_Schema di carico

si può ottenere la soluzione, dunque lo spostamento u, e quindi il


modulo di taglio G della resina, dal calcolo mediante la formula
dell’energia di deformazione:

∫ ( ) ∫
61
Modellazione analitica

derivandola

dunque

che ha per soluzione


.
Per il calcolo delle costanti s’impostano le seguenti condizioni al
contorno sulla derivata

da cui e quindi la soluzione sarà

tornando all’assunzione di e sapendo che la sezione vale con


,

√ √ .

Diagrammando i valori dello spostamento, per diversi valori della forza,


si ottiene un andamento iperbolico:

Figura 4. 24_Andamento del modulo di taglio G della resina


62 Capitolo 4

Ci si aspetta un diagramma ,e per l’interfaccia (resina) con


andamento qualitativamente uguale a quello ottenuto nella figura 4.24.
Non s’impone nessun legame costitutivo, perché il tentativo di
attribuire il legame alla Coulomb Friction, ponendo l’angolo di
resistenza al taglio pari a 30°, la resistenza a trazione della resina pari
a 90 MPa, e calcolando la coesione dalla formula

da cui risulta , ha portato l’analisi non lineare a


risultati fallimentari.
In sintesi, i dati relativi all’interfaccia, realizzata mediante una
resina epossidica sono:
Tabella 4. 1
Interfaccia
E [MPa] 3000
G [MPa] 1000
Spessore
0,16
[mm]
Kt [kN/m3] 6,25 109
Kn [kN/m ]
3 6,25 1010
ν 0,49
La modellazione dell’interfaccia comparirà come in figura

Figura 4. 25_Modellazione dell’interfaccia


63
Modellazione analitica

4.7 Condizioni di vincolo

Al modello numerico sono stati applicati delle condizioni di vincolo


imposte dagli studi sperimentali.
I vincoli, nel software in oggetto, s’impongono mediante il comando
Static/Slope Analysis->Boundary->Costraint->Advanced scegliendo
quali gradi di libertà si vogliono bloccare.
Come descritto nel capitolo relativo allo stato dell’arte, le prove
sperimentali suggeriscono che ognuno dei provini è stato posizionato su
un profilo HE utilizzato come banco di supporto per la prova, ed il carico
è stato applicato con un martinetto idraulico ad azionamento manuale, e
mediante delle piastre, una fissata per contrasto al provino, e l’altra
collegata al martinetto, per ottenere una distribuzione uniforme dello
sforzo. Gli spostamenti orizzontali del provino nella direzione di
applicazione del carico sono stati impediti da un elemento metallico
posto sul lato posteriore del provino, bullonato al binario su cui è stato
saldato il profilo HE, ed eventuali movimenti verticali del provino sono
bloccati mediante una squadretta metallica saldata al supporto
posteriore. In questa maniera è stato possibile monitorare la
delaminazione facendo in modo che si manifesti con una propagazione
lungo l’interfaccia, poiché si sviluppa in maniera molto fragile ed
improvvisa, a causa del rilascio dell’energia di deformazione elastica
accumulata nei materiali coinvolti nella prova.
Tutto ciò si traduce in un sistema di vincoli che vuole:
- un carrello in x sulla parte superiore del piano in cui si appoggia
il martinetto idraulico (piano yz alla x = 0,25 m);
- un carrello in y almeno in un punto della faccia ortogonale alla
precedente (piano xz alla y = 0,00 m);
- un carrello in z sul bordo della faccia opposta a quella su cui
poggia il martinetto (piano yz alla x = 0,00 m), all’altezza z =
0,00 m.
64 Capitolo 4

Figura 4. 26_Add costraint


Si vuole fare un’ulteriore specifica per quanto riguarda il carrello in x; è
stato detto che è stato applicato solo alla parte superiore del piano xy,
perché il tentativo d’applicazione del vincolo su tutto il piano ha
provocato delle concentrazioni di tensione che si traducevano in tensioni
di trazione, risultato improponibile per il materiale calcestruzzo.
Si tenga conto, inoltre, che data la divisione in due parti del modello
è stato necessario inserire anche dei vincoli che tengano conto della
parte mancante di geometria. Questo è stato possibile mediante il
comando Static/Slope Analysis->Boundary->Costraint->Advanced che
dal menu “Symmetric Plane” permette di definire i vincoli di simmetria;
nello specifico è stato inserito un piano simmetrico XZ bloccando la
traslazione lungo Y e le rotazioni attorno ad X e a Z, ed un piano
simmetrico XY bloccando la traslazione lungo Z e le rotazioni attorno ad
X e a Y.
65
Modellazione analitica

Figura 4. 27_Vincoli sui piani di simmetria

Figura 4. 28_Vincoli applicati

In presenza di umidità superficiale, si aggiungeranno alle


condizioni di vincolo esistenti, delle nuove condizioni relative al carico
idraulico; precisamente s’impone che il flusso attraverso le superfici sia
nullo. In particolare è nullo il flusso sulle superfici esterne, in quanto, in
laboratorio, per mantenere il grado di umidità stabilito, il provino è
stato coperto con della resina, dunque le facce del campione sono state
rese impermeabili all’acqua, e anche quello sulle superfici interne,
poiché il cubetto è stato tagliato lungo il piano di simmetria, e il flusso
dell’acqua è anti-simmetrico, dunque, per definizione, si annulla sul
piano di simmetria. I suddetti vincoli si definiscono dal comando
Seepage/Consolidation Analysis->Boundary->Surface flux.
66 Capitolo 4

Figura 4. 29_Surface flux

4.8 Condizioni di carico

Come descritto nel capitolo relativo allo stato dell’arte, dal punto di
vista sperimentale, l’applicazione del carico sulla fibra incollata al
calcestruzzo è stata possibile grazie al martinetto ad azione manuale,
che ha applicato una forza di trazione distribuita ai due lembi del
tessuto unidirezionale mediante l’uso di una piastra a spigoli smussati
che è servita a eliminare qualsiasi concentrazione di tensione locale
sulla fibra, che potrebbe provocarne la rottura prima del
raggiungimento del massimo sforzo trasmissibile, e di uno snodo sferico
interposto tra la piastra anteriore e la faccia del provino. La forza è
stata incrementata regolarmente fino all’innesco del meccanismo di
delaminazione.
La forza, nel modello analitico, è applicata attraverso il comando
Static/Slope Analysis->Load->Force che apre una finestra in cui è
possibile scegliere la tipologia di oggetto da caricare, il sistema di
riferimento a cui ci si deve riferire, il modulo della forza e la direzione
della stessa.
67
Modellazione analitica

Figura 4. 30_Add force

Il documento tecnico DT200/2012 del CNR impone una prova semi-


distruttiva, per il controllo di qualità del rinforzo e per assicurare un
livello adeguato delle caratteristiche meccaniche e fisiche
dell’incollaggio; la prova ritiene il substrato idoneo se almeno l’80%
degli esami (almeno due casi su tre, nel caso di soli tre provini)
superano il valore di resistenza dell’incollaggio che equivale a non meno
dell’85% della forza di progetto massima.
Nel caso in esame, come detto nel capitolo concernente lo stato
dell’arte, la forza massima trasmissibile da un rinforzo di lunghezza
finita si può esprimere come

(si veda il capitolo dello stato dell’arte per il significato dei fattori
sotto la radice), che, in modulo, consiste nel valore

Dunque l’85% della forza massima sarà


68 Capitolo 4

Gli studi sperimentali hanno dimostrato che i cubetti, per la


maggior parte, sono arrivati a rottura per valori di carico superiori alla
minima forza teorica calcolata, quindi si è scelto di effettuare il presente
studio con un valore di carico pari a .
La forza è applicata in corrispondenza dell’attaccatura della fibra
(sezione in cui si ha la trasmissione del carico, seppure la lamina risulta
essere più lunga, e nel caso sperimentale, risulta essere caricata
all’estremità libera) e poiché si è scelto di lavorare solo con una parte
del modello, per via della simmetria del problema, anche il carico, che
risulterà distribuito, perché applicato direttamente su ciascun nodo
(l’applicazione di forze concentrate su i nodi equivale ad una forza
distribuita sulla linea), dovrà essere dimezzato; si avrà precisamente
sui 9 nodi interni
sui 2 nodi d’estremità
in quanto sono 11 i nodi che vengono considerati nel caso di metà
provino.

Figura 4. 31_Applicazione delle forze

Nel caso in cui l’analisi interessi il materiale con le caratteristiche di


porosità, poiché sarà indispensabile impostare il livello dell’acqua, che
funzionerà da carico piezometrico sul provino, in questa fase è
necessario impostare la pressione dell’acqua, dal comando
Seepage/Consolidatio Analysis->Load->Water Pressure che sarà
applicata sulla stessa faccia in cui è incollata la fibra e il modulo sarà
69
Modellazione analitica

calcolato automaticamente dal programma, in fase di analisi, in


relazione al livello dell’acqua che si sceglierà di definire.

Figura 4. 32_Water pressure

4.9 Analisi

A questo punto si è pronti per assegnare i parametri relativi al tipo


di analisi che si vuole effettuare. Dal comando Analysis -> General si
apre la finestra riportata nella figura seguente, in cui è possibile, oltre
che nominare e descrivere l’analisi, sceglierne la tipologia, dal menu a
tendina “Solution type”, e impostare i parametri di analisi e i dati che si
desiderano in output. È indispensabile attivare i mesh sets che si
vogliono analizzare nella relativa finestra “Active Sets”.
70 Capitolo 4

Figura 4. 33_Add analysis

Per l’analisi non lineare s’imposta come “Solution Type” la voce


“Nonlinear static”. Stavolta, bisogna dedicare molta attenzione alla
finestra di “Analysis Control” in cui s’imposterà il numero d’incrementi
che l’analisi dovrà effettuare (50), e dal menu “Advanced Nonlinear
Setting” si sceglierà il metodo di convergenza (Custom) e si imporrà di
teminare l’analisi qualora non si arrivi alla convergenza.
71
Modellazione analitica

Figura 4. 34_Analysis control

Per effettuare l’analisi con materiale in presenza di porosità si definisce


l’analisi, settando i parametri relativi al metodo “Fully Coupled Stress
Seepage, che accoppia il fenomeno della filtrazione con l’analisi degli
sforzi.
72 Capitolo 4

Figura 4. 35_Analysis case (porous)

Come si vede dalla figura è necessario definire degli steps di carico, che
nel caso in esame si sono imposti di 0,1, in numero pari a 10. Dalla
finestra di “Analysis Control” s’impone di calcolare automaticamente il
valore della pressione del liquido, in funzione del livello dell’acqua che,
nel caso in analisi, si definisce pari all’altezza del modello (0,125 m). Si
lasciano i parametri di default nel menu “Nonlinear”. Quando si vuole
fare l’analisi con materiale poroso non lineare, è possibile far partire
l’analisi come nel caso precedente, impostando, però, stavolta il
comando “Consider Partially Saturated Effects for Stress Analysis” dalla
finestra relativa al controllo dell’analisi (Analysis Control).
Bisogna dedicare molta attenzione alla finestra di “Output Control”
in cui si devono scegliere le grandezze di cui si vorranno i risultati; nel
caso in esame si vogliono, in particolare, i risultati relativi agli sforzi
(stress) e alle deformazioni (strain).
73
Modellazione analitica

Figura 4. 36_Output control

Il comando Analysis->Perform permette di scegliere da un archivio di


analisi definite, quella che si preferisce avviare sul modello.

Figura 4. 37_Solve analysis

Una volta avviata l’analisi, sulla schermata principale apparirà una


finestra che inviterà ad attendere il processo di elaborazione e dopo
qualche minuto, nel menu di output, in basso a sinistra, compariranno
le informazioni di sistema relative all’esecuzione:

Figura 4. 38_Menu otput

Verificando di trovarsi nel menu “Post mode” (in alto a sinistra deve
risultare illluminato il lucchetto chiuso)
74 Capitolo 4

Figura 4. 39_Post mode

dal menu “Results” della finestra “Model” si potranno scegliere i


risultati da visualizzare.

Figura 4. 40_Results

4.10 Lettura dei risultati

Prima di iniziare a riportare i risultati delle analisi e i relativi


grafici, si specifica che la nomenclatura con la quale il software stampa i
risultati, convenzionalmente a quanto si conosce dalla scienza delle
costruzioni, utilizza il seguente sistema di riferimento

Figura 4. 41_Sistema di riferimento per la lettura dei risultati

differente da quello con il quale si è lavorato sino ad ora; per evitare


equivoci nella lettura si riporta di seguito una tabella che mette in
relazione le due nomenclature:
75
Modellazione analitica

GTS tradizionale
Sxx
Sxy
Szx
Syz
TG Z
TG Y
In direzione normale
NX
al piano della fibra
Le ultime tre grandezze riguardano gli sforzi relativi all’interfaccia.
I diagrammi relativi alle deformazioni verranno riportati senza
unità di misura, perché risultano essere il rapporto tra l’allungamento
ottenuto dopo l’applicazione del carico, e la lunghezza originaria della
fibra.
Capitolo 5
CASI DI ANALISI

5.1 Introduzione

La sinteticità della formulazione lineare rispetto a quella non-


lineare permette di indagare, in maniera relativamente agevole, alcuni
caratteri qualitativi della soluzione. L’analisi lineare si limita a
considerare piccoli spostamenti e piccole deformazioni di solidi di
materiale elasto-lineare il cui legame costitutivo è riconducibile alla
legge di Hooke:

Una delle proprietà della soluzione di questo tipo di analisi è che,


data la linearità delle relazioni del problema, si determina una diretta
proporzionalità (linearità) tra le cause (forze e i cedimenti) e gli effetti
(spostamenti, deformazioni e tensioni). Conseguenza di tale linearità è il
principio di sovrapposizione degli effetti, per il quale la soluzione, che
corrisponde ad una somma di cause, è pari alla somma delle soluzioni
corrispondenti ad ognuna delle cause agenti singolarmente. Nel caso
lineare il vettore soluzione può essere calcolato subito, a differenza del
caso non lineare.
Dalla teoria classica dell'elasticità resta pertanto escluso non solo lo
studio dei corpi anelastici (elasto-plastici, materiali fragili, etc), oggetto
di teorie specifiche quali la teoria della plasticità, e quella della
meccanica della frattura, ma anche lo studio dei corpi elastici in
condizioni di grandi spostamenti e/o grandi deformazioni che rientra
78 Capitolo 5

negli interessi di quella che è comunemente detta teoria non lineare


dell'elasticità e comprende sia gli studi di teoria della stabilità
dell'equilibrio elastico, che gli studi sul comportamento di materiali
iper-elastici non-lineari, come le gomme o le resine, caratterizzate da
deformazioni elevate pur in presenza di sollecitazioni modeste.
Nell’analisi non lineare agli elementi finiti il rapporto tra il vettore
forza ed il vettore spostamento non è più lineare. Per diversi motivi, ad
esempio in caso di non linearità del materiale, il rapporto diventa non
lineare, e gli spostamenti dipendono molto spesso dagli spostamenti
delle fasi precedenti, ad esempio in caso di comportamento plastico del
materiale. Proprio come per un’analisi lineare, si vuole calcolare un
vettore spostamento che equilibri le forze interne ed esterne. Per
determinare lo stato di equilibrio, non ci sono soltanto discreti problemi
nello spazio, ma anche nel tempo. Per raggiungere l’equilibrio alla fine
di ogni incremento si può utilizzare un algoritmo di soluzione iterativo,
che prende il nome di soluzione incrementale-iterativa. Un buon punto
di partenza è quello in cui si ha uno stato di equilibrio tra forza interna
e forza esterna, in modo da soddisfare le condizioni al contorno:

Nell’analisi non lineare, il vettore delle forze interne dipende di solito


dalla non linearità degli spostamenti (ad esempio elasticità non lineare).
È il caso in cui il materiale è “path dipendent” ovvero dipende dal
percorso eseguito, come nella plasticità. Il vettore delle forze esterne può
anche dipendere dallo spostamento, e in questo caso si parla di non
linearità della geometria.
Per consentire una soluzione numerica, viene effettuata una
discretizzazione del tempo, che può essere fatta considerando il tempo
reale o uno pseudo-tempo. Nel processo iterativo, a partire dal tempo t
in cui è nota la soluzione , si ricerca la soluzione , che soddisfa la
relazione
al tempo t+Δt:
, dunque
in cui:
è il vettore incognita e g è il vettore delle forze residue.
79
Casi di analisi

L’adozione di un simile metodo puramente incrementale, porta


generalmente a errori nella risoluzione del sistema non lineare, a meno
che non vengano adottati incrementi molto piccoli. Nel caso di analisi
non lineari è necessario adottare un processo iterativo per la
determinazione dell’incognita :

Indipendentemente dal tipo di processo iterativo adottato, il principio è


il medesimo: il corretto incremento di spostamento viene ricercato
per successive iterazioni finchè la condizione di equilibrio è rispettata, a
meno di una tolleranza da definire. La differenza tra le varie procedure
iterative, riguarda quindi in sostanza il modo in cui il vettore viene
determinato. Il processo iterativo all’interno di ogni step termina
quando l’errore commesso nella ricerca della soluzione esatta è ritenuto
accettabile.
Tra i diversi metodi dell’analisi non lineare proposti dal codice di
calcolo, tra cui il Newton-Raphson e l’Arc Length, è stato scelto di
lavorare con il metodo di default, in maniera tale da dare al software la
possibilità di scegliere di volta in volta, in funzione del problema da
risolvere, il metodo più efficiente.

5.2 Risultati dell’analisi lineare con materiale senza porosità

In questa specifica fase dello studio si è scelto di avviare l’analisi


lineare attribuendo al calcestruzzo solo le caratteristiche lineari.
Andando al menu di settaggio delle proprietà meccaniche del
materiale mediante la procedura già illustrata nel paragrafo 4 del
quarto capitolo dell’elaborato, si sceglierà per il calcestruzzo un
materiale isotropico di tipo elastico e spuntando la casellina “Structure”
è possibile non attribuire le caratteristiche di porosità al materiale. Si
assegneranno le grandezze definite nella tabella 1.2.
Come descritto nel paragrafo 9 del precedente capitolo, si definisce
l’analisi, settando i parametri relativi all’analisi lineare.
Uno dei primi risultati da analizzare, è il grafico delle della
resina lungo il proprio asse, in quanto è importante per valutare il
corretto dimensionamento del valore del modulo di taglio G che è stato
80 Capitolo 5

attribuito alla stessa (l’andamento deve risultare iperbolico, come


mostra la figura 4.24).
Si riporta di seguito il grafico relativo all’andamento delle tensioni
sull’interfaccia

Figura 5. 1_Andamento tensioni (tangential y) sull’interfaccia


81
Casi di analisi

Poiché la resina interagisce allo stesso modo con la fibra e con il


calcestruzzo, ci si aspetta di ottenere un andamento simile per le due
tensioni sui due materiali:

Figura 5. 2_Andamento tensioni (sigma x) sulla fibra

Figura 5. 3_Andamento tensioni (tau xz) sul cls


82 Capitolo 5

Il grafico riportato permette di vedere come le tensioni di compressione


sul calcestruzzo in corrispondenza dell’attaccatura caricata della fibra, a
sinistra aumentano e a destra diminuiscono. L’andamento, per tutto il
tratto di fibra incollato, è iperbolico.
FIBRA
Si riportano di seguito due immagini relative alle tensioni e alle
deformazioni sulla fibra, lungo la direzione x ( e ).

Figura 5. 4_Sigma x (fibra)

Si legge per le tensioni un valore massimo di trazione di in


corrispondenza dell’attaccatura della fibra in cui è applicata la forza,
che diminuisce gradualmente lungo tutta la lunghezza della fibra sino
al valore mimino di trazione di .

Figura 5. 5_Epslon x (fibra)


83
Casi di analisi

L’andamento della deformazione, come ci si aspetta per un materiale


elastico, è qualitativamente uguale a quello delle tensioni; si legge,
infatti, un valore di deformazione massimo pari a in
corrispondenza dell’attaccatura della fibra in cui è applicata la forza; la
deformazione diminuisce gradualmente lungo tutta la lunghezza della
fibra sino quasi ad annullarsi, con un valore mimino di .
RESINA
Si riportano le immagini relative agli andamenti delle tensioni
sull’interfaccia.

Figura 5. 6_Tangential y

Per la tangential y si legge una concentrazione di sforzi sull’attaccatura


in corrispondenza dell’asse di simmetria con un valore massimo in
trazione di , che diminuisce repentinamente sino al valore
di di trazione su tutta la rimanente superficie della fibra.
Per una migliore comprensione di quanto accade si consiglia di leggere
la Figura 5.6 in parallelo alla Figura 5.1.
84 Capitolo 5

Figura 5. 7_Tangential z

Per la tangential z si riscontra in corrispondenza dell’attaccatura una


concentrazione di sforzi di compressione pari a .

Figura 5. 8_Normal x

Nella direzione normale alla fibra si rilevano sforzi quasi nulli.


CALCESTRUZZO
Per completezza si riportano di seguito i diagrammi delle tensioni
considerati più significativi per la comprensione del comportamento del
campione in calcestruzzo.
85
Casi di analisi

Figura 5. 9_tau zx (cls)

Dalla figura precedente viene fuori il grafico riportato nella Figura 5.3,
da cui si legge che il campione risulta avere tensioni tangenziali di
compressione in corrispondenza dell’attaccatura caricata della fibra, ed
in particolare nella zona dove, sperimentalmente, si verifica il distacco
della fibra. Per completezza si riportano anche le tensioni tangenziali
nelle altre due direzioni:

Figura 5. 10_tau yz (cls)


86 Capitolo 5

Figura 5. 11_tau xy (cls)

A livello qualitativo tra la deformazione e la tensione non cambia


nulla. Questo comportamento è spiegato dal fatto che al calcestruzzo, in
questa fase, sono state attribuite delle proprietà lineari.
Si riportano, le tensioni principali minima e massima che si
riscontrano sul solido.

Figura 5. 12_Tensione principale minima


87
Casi di analisi

Figura 5. 13_Tensione principale massima

In tutte le figure è facile notare che gli sforzi di compressione più


rilevanti sono concentrati sotto la zona subito successiva all’attaccatura
della fibra, nel tratto di calcestruzzo in cui la stessa non è stata
incollata. Nella figura seguente, che riporta in una diversa angolazione
l’immagine relativa alla distribuzione delle tensioni principali massime,
si legge una concentrazione di tensioni di trazione nella zona che, in
ambito sperimentale, è stata scoperta essere la zona che crea maggiori
problemi durante l’applicazione del carico sulla fibra. L’impronta, mano
a mano che aumenta il carico, risulta ingrandirsi lungo tutta
l’attaccatura della fibra in direzione longitudinale, provocando la
rottura del provino.

Figura 5. 14_Tensione principale massima_1

Per una migliore comprensione di quanto accade, si riportano il


diagramma delle deformazioni totali e quello della tensione tangenziale
massima.
88 Capitolo 5

Figura 5. 15_Deformazione totale

Figura 5. 16_Tensione tangenziale massima

5.3 Risultati dell’analisi non lineare con materiale senza


porosità

Prima di avviare l’analisi non lineare si devono attribuire al


calcestruzzo le caratteristiche non lineari. Andando al menu di settaggio
delle proprietà meccaniche del materiale mediante la procedura già
illustrata nel paragrafo 4 del quarto capitolo dell’elaborato, si sceglierà
per il calcestruzzo un materiale isotropico con criterio di rottura alla
Drucker-Prager e spuntando la casellina “Structure” è possibile non
definire le caratteristiche di porosità. Nella finestra principale si
assegneranno le grandezze riportate nella tabella 1.2. Le proprietà non
lineari si definiscono nel menu “Non-linear”:
- c=
89
Casi di analisi

- φ’ = 62°
Verificando che il software si trovi in “Post mode”, dal menu
“Results” della finestra “Model” si potranno scegliere i risultati da
visualizzare, tenendo conto del fatto che in questo caso si avranno tanti
risultati quanti sono gli incrementi che si decide di memorizzare.
Si è scelto di riportare i risultati relativi all’incremento
- 6 relativo al 12% della forza massima applicata ( ;
- 12 relativo al 24% della forza massima applicata ( );
- 25 relativo all’50% della forza massima applicata ( );
- 50 relativo al 100% della forza massima applicata ( ).
Si sottolinea, inoltre, che il modello rimane in campo lineare sino
all’incremento 6; il tratto plastico inizia al settimo incremento, cioè al
14% del valore della forza finale ( ).
Uno dei primi risultati da analizzare, è il grafico delle della
resina lungo il proprio asse, in quanto è importante per valutare il
corretto dimensionamento del valore del modulo di taglio G che è stato
attribuito alla stessa (l’andamento deve risultare iperbolico, come
mostra la figura 4.24). Si riporta di seguito il grafico per gli incrementi
di carico che si è scelto di visualizzare:

Figura 5. 17_Andamento delle tensioni (tangential y) sull'interfaccia lungo


l’asse di simmetria
90 Capitolo 5

È da indagare, con maggiore accuratezza, la gobba che si legge sugli


andamenti in maniera sempre più evidente mano a mano che aumenta
l’aliquota di carico. Poiché la resina interagisce allo stesso modo con la
fibra e con il calcestruzzo, ci si aspetta di ottenere un andamento simile
per le due tensioni nei due materiali:

Figura 5. 18_Andamento delle tensioni (sigma x) sulla fibra lungo l’asse di


simmetria

Figura 5. 19_Andamento delle tensioni (tau xz) sul cls lungo l'asse di simmetria

Dal grafico si vede come le tensioni di compressione sul calcestruzzo in


corrispondenza dell’attaccatura caricata della fibra, a sinistra
aumentano e a destra diminuiscono. L’andamento, per tutto il tratto di
91
Casi di analisi

fibra incollato, è iperbolico, qualitativamente simile a quello del caso


lineare; i valori delle tensioni di compressione hanno picchi,
rispettivamente, di circa , , , ed
infine .

Incremento 6 (Forza pari a )

FIBRA
Si riporta l’immagine relativa alle tensioni sulla fibra, lungo la
direzione x ( ).

Figura 5. 20_sigma x (fibra)

Si legge nell’immagine un valore massimo di trazione di in


corrispondenza dell’attaccatura della fibra in cui è applicata la forza,
che diminuisce gradualmente lungo tutta la lunghezza sino al valore
mimino di trazione di .
L’andamento della deformazione, come ci si aspetta per un
materiale elastico quale è il materiale costituente la fibra, è
qualitativamente uguale a quello delle tensioni; si legge, dai risultati
dell’analisi, un valore di deformazione massimo pari a in
corrispondenza dell’attaccatura della fibra in cui è applicata la forza,
che diminuisce gradualmente lungo tutta la lunghezza sino quasi ad
annullarsi, con un valore mimino di .
RESINA
92 Capitolo 5

Si riportano le immagini relative agli andamenti delle tensioni


sull’interfaccia:

Figura 5. 21_Tangential y (resina)

Per la tangential y si legge una concentrazione di sforzi sull’attaccatura


in corrispondenza dell’asse di simmetria con un valore massimo in
trazione di , che diminuisce repentinamente sino al valore
di di trazione su tutta la rimanente superficie della fibra.
Per una migliore comprensione di quanto accade si consiglia di leggere
la Figura 5.21 in parallelo alla Figura 5.17.
CALCESTRUZZO
Per completezza si riportano di seguito i diagrammi delle tensioni
considerati più significativi per la comprensione del comportamento del
campione in calcestruzzo.

Figura 5. 22_tau zx (cls)


93
Casi di analisi

Dalla figura precedente viene fuori il grafico riportato nella Figura 5.19,
da cui si legge che il campione risulta avere tensioni tangenziali di
compressione in corrispondenza dell’attaccatura caricata della fibra, ed
in particolare nella zona dove, sperimentalmente, si verifica il distacco
della stessa. A livello qualitativo tra la deformazione e la tensione, in
questa fase di carico non cambia nulla poiché il calcestruzzo è ancora in
campo lineare.
Si riporta la tensione principale massima che si riscontra sul solido.

Figura 5. 23_Tensione principale massima

È facile notare che gli sforzi di compressione più rilevanti sono


concentrati sotto la zona subito successiva all’attaccatura della fibra, nel
tratto di calcestruzzo in cui la stessa non è stata incollata. Nella figura
seguente, che riporta in una diversa angolazione l’immagine relativa
alla distribuzione delle tensioni principali massime, si legge una
concentrazione di tensioni di trazione nella zona che, in ambito
sperimentale, è stata scoperta essere la zona che crea maggiori problemi
durante l’applicazione del carico sulla fibra. L’impronta ad unghia, in
corrispondenza della zona in trazione, risulta ingrandirsi mano a mano
che aumenta il carico, come suggerito dalle prove sperimentali,
provocando la rottura del provino.
94 Capitolo 5

Figura 5. 24_Tensione principale massima_1

Per una migliore comprensione di quanto accade, si riportano il


diagramma delle deformazioni totali e quello della tensione tangenziale
massima.

Figura 5. 25_Deformazione totale

Figura 5. 26_Tensioni tangenziale massima


95
Casi di analisi

Incremento 12 (Forza pari a )

FIBRA
Si riporta l’immagine relativa alle tensioni sulla fibra, lungo la
direzione x ( ).

Figura 5. 27_sigma x (fibra)

Si legge nell’immagine un valore massimo di trazione di in


corrispondenza dell’attaccatura della fibra in cui è applicata la forza,
che diminuisce gradualmente lungo tutta la lunghezza della fibra sino
al valore mimino di trazione di .
L’andamento della deformazione, come ci si aspetta per un
materiale elastico quale è il materiale costituente la fibra, è
qualitativamente uguale a quello delle tensioni; risulta, infatti, un
valore di deformazione massimo pari a in corrispondenza
dell’attaccatura della fibra in cui è applicata la forza, che diminuisce
gradualmente lungo tutta la lunghezza della fibra sino quasi ad
annullarsi, con un valore mimino di .
RESINA
Si riporta l’immagine relativa all’andamento delle tensioni
sull’interfaccia:
96 Capitolo 5

Figura 5. 28_Tangential y

Per la tangential y si legge una concentrazione di sforzi sull’attaccatura


in corrispondenza dell’asse di simmetria con un valore massimo in
trazione di , , che diminuisce repentinamente sino al valore
di di trazione su tutta la rimanente superficie della fibra.
Per una migliore comprensione di quanto accade si consiglia di leggere
la Figura 5.28 in parallelo alla Figura 5.17.
CALCESTRUZZO
Per completezza si riportano di seguito i diagrammi delle tensioni
considerati più significativi per la comprensione del comportamento del
campione in calcestruzzo.

Figura 5. 29_tau zx (cls)


97
Casi di analisi

Dalla figura precedente viene fuori il grafico riportato nella Figura 5.19,
da cui si legge che il campione risulta avere tensioni tangenziali di
compressione in corrispondenza dell’attaccatura caricata della fibra, ed
in particolare nella zona dove, sperimentalmente, si verifica il distacco
della stessa. Si ricorda che in questa fase di carico il calcestruzzo è in
campo plastico.
Si riporta la tensione principale massima che si riscontra sul solido.

Figura 5. 30_Tensione principale massima

È facile notare che gli sforzi di compressione più rilevanti sono


concentrati sotto la zona subito successiva all’attaccatura della fibra, nel
tratto di calcestruzzo in cui la stessa non è stata incollata. Nella figura
seguente, che riporta in una diversa angolazione l’immagine relativa
alla distribuzione delle tensioni principali massime, si legge una
concentrazione di tensioni di trazione nella zona che, in ambito
sperimentale, è stata scoperta essere la zona che crea maggiori problemi
durante l’applicazione del carico sulla fibra. L’impronta ad unghia, in
corrispondenza della zona in trazione, risulta ingrandirsi mano a mano
che aumenta il carico, come suggerito dalle prove sperimentali,
provocando la rottura del provino.
98 Capitolo 5

Figura 5. 31_Tensione principale massima_1

Per una migliore comprensione di quanto accade, si riportano il


diagramma delle deformazioni totali e quello della tensione tangenziale
massima.

Figura 5. 32_Deformazione totale

Figura 5. 33_Tensione tangenziale massima


99
Casi di analisi

Incremento 25 (Forza pari a )

FIBRA
Si riporta l’immagine relativa alle tensioni sulla fibra, lungo la
direzione x ( ).

Figura 5. 34_sigma x (fibra)

Si legge nell’immagine un valore massimo di trazione di in


corrispondenza dell’attaccatura della fibra in cui è applicata la forza,
che diminuisce gradualmente lungo tutta la lunghezza della fibra sino
al valore mimino di trazione di .
L’andamento della deformazione, come ci si aspetta per un
materiale elastico, quale è il materiale costituente la fibra, è
qualitativamente uguale a quello delle tensioni; risulta, infatti, un
valore di deformazione massimo pari a in corrispondenza
dell’attaccatura della fibra in cui è applicata la forza, che diminuisce
gradualmente lungo tutta la lunghezza della fibra sino quasi ad
annullarsi, con un valore mimino di .
RESINA
Si riporta l’immagine relativa all’andamento delle tensioni
sull’interfaccia:
100 Capitolo 5

Figura 5. 35_Tangential y

Per la tangential y si legge una concentrazione di sforzi sull’attaccatura


in corrispondenza dell’asse di simmetria con un valore massimo in
trazione di , , che diminuisce repentinamente sino al valore
di di trazione su tutta la rimanente superficie della fibra.
Per una migliore comprensione di quanto accade si consiglia di leggere
la Figura 5.35 in parallelo alla Figura 5.17.
CALCESTRUZZO
Per completezza si riportano di seguito i diagrammi delle tensioni
considerati più significativi per la comprensione del comportamento del
campione in calcestruzzo.

Figura 5. 36_tau xz (cls)

Dalla figura precedente viene fuori il grafico riportato nella Figura 5.19,
da cui si legge che il campione risulta avere tensioni tangenziali di
101
Casi di analisi

compressione in corrispondenza dell’attaccatura caricata della fibra, ed


in particolare nella zona dove, sperimentalmente, si verifica il distacco
della stessa. Si ricorda che in questa fase di carico il calcestruzzo è in
campo plastico.
Si riporta la tensione principale massima che si riscontra sul solido.

Figura 5. 37_Tensione principale massima

È facile notare che gli sforzi di compressione più rilevanti sono


concentrati sotto la zona subito successiva all’attaccatura della fibra, nel
tratto di calcestruzzo in cui la stessa non è stata incollata. Nella figura
seguente, che riporta in una diversa angolazione l’immagine relativa
alla distribuzione delle tensioni principali massime, si legge una
concentrazione di tensioni di trazione nella zona che, in ambito
sperimentale, è stata scoperta essere la zona che crea maggiori problemi
durante l’applicazione del carico sulla fibra. L’impronta ad unghia, in
corrispondenza della zona in trazione, risulta ingrandirsi mano a mano
che aumenta il carico, come suggerito dalle prove sperimentali,
provocando la rottura del provino.
102 Capitolo 5

Figura 5. 38_Tensione tangenziale massima_1

Per una migliore comprensione di quanto accade, si riportano il


diagramma delle deformazioni totali e quello della tensione tangenziale
massima.

Figura 5. 39_Deformazione totale

Figura 5. 40_Tensione tangenziale massima


103
Casi di analisi

Incremento 50 (Forza pari a )

FIBRA
Si riporta l’immagine relativa alle tensioni sulla fibra, lungo la
direzione x ( ).

Figura 5. 41_sigma x (fibra)

Si legge nell’immagine un valore massimo di trazione di in


corrispondenza dell’attaccatura della fibra in cui è applicata la forza,
che diminuisce gradualmente lungo tutta la lunghezza della fibra sino
al valore mimino di trazione di .
L’andamento della deformazione, come ci si aspetta per un
materiale elastico, quale è il materiale costituente la fibra, è
qualitativamente uguale a quello delle tensioni; risulta, infatti, un
valore di deformazione massimo pari a in corrispondenza
dell’attaccatura della fibra in cui è applicata la forza, che diminuisce
gradualmente lungo tutta la lunghezza della fibra sino quasi ad
annullarsi, con un valore mimino di .
RESINA
Si riporta l’immagine relativa all’andamento delle tensioni
sull’interfaccia:
104 Capitolo 5

Figura 5. 42_Tangential y

Per la tangential y si legge una concentrazione di sforzi sull’attaccatura


in corrispondenza dell’asse di simmetria con un valore massimo in
trazione di ,, , che diminuisce repentinamente sino al valore
di di trazione su tutta la rimanente superficie della fibra.
Per una migliore comprensione di quanto accade si consiglia di leggere
la Figura 5.42 in parallelo alla Figura 5.17.
CALCESTRUZZO
Per completezza si riportano di seguito i diagrammi delle tensioni
considerati più significativi per la comprensione del comportamento del
campione in calcestruzzo.

Figura 5. 43_tau yz (cls)

Dalla figura precedente viene fuori il grafico riportato nella Figura 5.19,
da cui si legge che il campione risulta avere tensioni tangenziali di
105
Casi di analisi

compressione in corrispondenza dell’attaccatura caricata della fibra, ed


in particolare nella zona dove, sperimentalmente, si verifica il distacco
della fibra. Si ricorda che in questa fase il calcestruzzo è in campo
plastico.
Si riporta la tensione principale massima che si riscontra sul solido.

Figura 5. 44_Tensioni principali massime

È facile notare che gli sforzi di compressione più rilevanti sono


concentrati sotto la zona subito successiva all’attaccatura della fibra, nel
tratto di calcestruzzo in cui la stessa non è stata incollata. Nella figura
seguente, che riporta in una diversa angolazione l’immagine relativa
alla distribuzione delle tensioni principali massime, si legge una
concentrazione di tensioni di trazione nella zona che, in ambito
sperimentale, è stata scoperta essere la zona che crea maggiori problemi
durante l’applicazione del carico sulla fibra. L’impronta ad unghia, in
corrispondenza della zona in trazione, risulta ingrandirsi mano a mano
che aumenta il carico, come suggerito dalle prove sperimentali,
provocando la rottura del provino.
106 Capitolo 5

Figura 5. 45_Tensioni tangenziali massime_1

Per una migliore comprensione di quanto accade, si riportano il


diagramma delle deformazioni totali e quello della tensione tangenziale
massima.

Figura 5. 46_Deformazione totale

Figura 5. 47_Taglio massimo


107
Casi di analisi

È interessante vedere come si propaga la plasticizzazione dal


momento in cui il modello esce dal campo elastico, monitorandolo per
tutti gli incrementi ritenuti significativi sino al 100% della forza
massima finale (dall’incremento 7 all’incremento 50).

Figura 5. 48__Plasticizzazione incremento 6 (0,150 kN/m2)

Figura 5. 49_Plasticizzazione incremento 7 (0,175 kN/m2)

Figura 5. 50__Plasticizzazione incremento 10 (0,125 kN/m2)


108 Capitolo 5

Figura 5. 51_Plasticizzazione incremento 15 (0,375 kN/m2)

Figura 5. 52_Plasticizzazione incremento 20 (0,500 kN/m2)

Figura 5. 53_Plasticizzazione incremento 25 (0,625 kN/m2)


109
Casi di analisi

Figura 5. 54_Plasticizzazione incremento 30 (0,750 kN/m2)

Figura 5. 55_Plasticizzazione incremento 35 (0,875 kN/m2)

Figura 5. 56_Plasticizzazione incremento 40 (1,000 kN/m2)


110 Capitolo 5

Figura 5. 57_Plasticizzazione incremento 45 (1,125 kN/m2)

Figura 5. 58_Plasticizzazione incremento 50 (1,250 kN/m2)

5.4 Risultati dell’analisi lineare con materiale poroso

Finalmente si arriva al problema relativo alla tesi in esame, e cioè


alla modellazione del materiale con porosità. Si è scelto di modellare il
calcestruzzo dapprima con le caratteristiche lineari, e solo
successivamente di lavorare anche con le caratteristiche non lineari,
dunque si effettuerà un’analisi lineare e un’analisi non lineari. Si
assegneranno, come di consueto, le grandezze riportate nella tabella 1.2.
Le caratteristiche di porosità, da assegnare al calcestruzzo saranno:
-
- kx = ky = kz =
Uno dei primi risultati da analizzare, è il grafico delle della
resina lungo il proprio asse, in quanto è importante per valutare il
111
Casi di analisi

corretto dimensionamento del valore del modulo di taglio G che è stato


attribuito alla stessa (l’andamento deve risultare iperbolico, come
mostra la figura 4.24). Si riporta di seguito il grafico relativo
all’andamento delle tensioni sull’interfaccia:

τ [kN/m2]

x [m]

Figura 5. 59_Andamento delle tensioni (tangential y) sull’interfaccia


112 Capitolo 5

Poiché la resina interagisce allo stesso modo con la fibra e con il


calcestruzzo, ci si aspetta di ottenere un andamento simile per le
tensioni sui due materiali:

σ [kN/m2]

x [m]

Figura 5. 60_Andamento delle tensioni (sigma x) sulla fibra

Figura 5. 61_Andamento delle tensioni (tau xz) sul cls

Il grafico riportato permette di vedere come le tensioni di compressione


sul calcestruzzo in corrispondenza dell’attaccatura caricata della fibra, a
113
Casi di analisi

sinistra aumentano e a destra diminuiscono. L’andamento, per tutto il


tratto di fibra incollato, è iperbolico.
FIBRA
Si riporta di seguito l’immagine relativa alle tensioni sulla fibra,
lungo la direzione x, la :

Figura 5. 62_sigma x (fibra)

Per la tensione si legge nell’immagine un valore massimo di trazione di


in corrispondenza dell’attaccatura della fibra in cui è
applicata la forza, che diminuisce gradualmente lungo tutta la
lunghezza della fibra sino al valore minimo di trazione di .
L’andamento della deformazione, come ci si aspetta per un materiale
elastico, quale è il materiale costituente la fibra, è qualitativamente
uguale a quello delle tensioni; risulta, infatti, un valore di deformazione
massimo pari a in corrispondenza dell’attaccatura della fibra
in cui è applicata la forza, che diminuisce gradualmente lungo tutta la
lunghezza della fibra sino quasi ad annullarsi, con un valore mimino di
.
RESINA
Si riporta l’immagine relativa all’andamento della tensione che si
sviluppa nella direzione dell’asse di simmetria sull’interfaccia.
114 Capitolo 5

Figura 5. 63_Tangential y (resina)

Per la tangential y si legge, nell’immagine, una concentrazione di sforzi


sull’attaccatura in corrispondenza dell’asse di simmetria con un valore
massimo in trazione di che diminuisce repentinamente sino
al valore di . di trazione su tutta la rimanente superficie
della fibra. Per una migliore comprensione di quanto accade si consiglia
di leggere la Figura 5.63 in parallelo alla Figura 5.59.
CALCESTRUZZO
Per completezza si riportano di seguito i diagrammi delle tensioni
considerati più significativi per la comprensione del comportamento del
campione in calcestruzzo.

Figura 5. 64_tau zx (cls)

Dalla figura precedente viene fuori il grafico riportato nella Figura 5.61,
da cui si legge che il campione risulta avere tensioni tangenziali di
compressione in corrispondenza dell’attaccatura caricata della fibra, ed
115
Casi di analisi

in particolare nella zona dove, sperimentalmente, si verifica il distacco


della fibra.
A livello qualitativo tra la deformazione e la tensione, in questa fase
di carico non cambia nulla. Questo comportamento è spiegato dal fatto
che il calcestruzzo è stato modellato con le caratteristiche lineari.
Si riporta la tensione principale massima che si riscontra sul solido.

Figura 5. 65_Tensione principale massima

È facile notare che gli sforzi di compressione più rilevanti sono


concentrati sotto la zona subito successiva all’attaccatura della fibra, nel
tratto di calcestruzzo in cui la stessa non è stata incollata. Nella figura
seguente, che riporta in una diversa angolazione l’immagine relativa
alla distribuzione delle tensioni principali massime, si legge una
concentrazione di tensioni di trazione nella zona che, in ambito
sperimentale, è stata scoperta essere la zona che crea maggiori problemi
durante l’applicazione del carico sulla fibra. L’impronta ad unghia, in
corrispondenza della zona in trazione, risulta aumentare provocando la
rottura del provino.
116 Capitolo 5

Figura 5. 66_Tensione principale massima_1

Per una migliore comprensione di quanto accade, si riportano il


diagramma delle deformazioni totali e quello della tensione tangenziale
massima.

Figura 5. 67_Deformazioni totali

Figura 5. 68_Tensione tangenziale massima


117
Casi di analisi

È interessante, in questa fase dell’analisi, visualizzare il risultato


dovuto alla pressione media efficace:

Figura 5. 69_Tensioni medie efficaci

Valore massimo di compressione


Valore massimo di trazione

5.5 Risultati dell’analisi non lineare con materiale poroso

5.5.1 Grado di saturazione al 25%

Riferendocisi alle figure 4.13 e 4.14 s’impostano le seguenti


proporzioni per il calcolo delle tensioni del caso in esame

Il sistema a due equazioni avrà come soluzione


{
L’analisi risulta essere incrementale, ed il materiale si comporta
linearmente solo per il primo incremento di carico, probabilmente a
causa di un basso valore della forza, per poi iniziare a plasticizzarsi sino
all’ultimo incremento.
Si è scelto di riportare i risultati relativi all’incremento
- 1 relativo al 10% della forza massima applicata ( );
118 Capitolo 5

- 8 relativo al 80% della forza massima applicata ( );


- 10 relativo all’100% della forza massima applicata ( ).
Uno dei primi risultati da analizzare, è il grafico delle della
resina, lungo il proprio asse, in quanto è importante per valutare il
corretto dimensionamento del valore del modulo di taglio G che è stato
attribuito alla stessa (l’andamento deve risultare iperbolico, come
mostra la Figura 4.24). Si riporta di seguito il grafico per gli incrementi
di carico che si è scelto di visualizzare:

Figura 5. 70_Andamento tensioni (tangential y) sull'interfaccia lungo l'asse di


simmetria

È da indagare, con maggiore accuratezza, la gobba che si legge sugli


andamenti in maniera sempre più evidente mano a mano che aumenta
l’aliquota di carico.
Poiché la resina interagisce allo stesso modo con la fibra e con il
calcestruzzo, ci si aspetta di ottenere un andamento simile per le due
tensioni sui due materiali:
119
Casi di analisi

Figura 5. 71_Andamento tensioni (sigma x) sulla fibra lungo l'asse di simmetria

Figura 5. 72_Andamento tensioni sul cls (tau xz) lungo l'asse di simmetria

Il grafico permette di vedere come le tensioni di compressione sul


calcestruzzo in corrispondenza dell’attaccatura caricata della fibra, a
sinistra aumentano e a destra diminuiscono. L’andamento, per tutto il
tratto di fibra incollato, è iperbolico, qualitativamente simile al caso
lineare; i valori delle tensioni hanno picchi, rispettivamente, di circa
, , ed infine .

Incremento 1 (Forza pari a )

FIBRA
120 Capitolo 5

Si riporta di seguito l’immagine relativa alle tensioni sulla fibra, lungo


la direzione x, la :

Figura 5. 73_sigma x (fibra)

Per la tensione si legge nell’immagine un valore massimo di trazione di


in corrispondenza dell’attaccatura della fibra in cui è
applicata la forza, che diminuisce gradualmente lungo tutta la
lunghezza della fibra sino al valore mimino di trazione di .
L’andamento della deformazione, come ci si aspetta per un materiale
elastico, quale è il materiale costituente la fibra, è qualitativamente
uguale a quello delle tensioni; risulta, infatti, un valore di deformazione
massimo pari a in corrispondenza dell’attaccatura della fibra
in cui è applicata la forza, che diminuisce gradualmente lungo tutta la
lunghezza della fibra sino quasi ad annullarsi, con un valore mimino di
.
RESINA
Per l’interfaccia si riscontra il seguente andamento delle tensioni
per la direzione x:
121
Casi di analisi

Figura 5. 74_Tangential y (resina)

Per la tangential y si legge una concentrazione di sforzi sull’attaccatura


in corrispondenza dell’asse di simmetria con un valore massimo in
trazione di che diminuisce repentinamente sino al valore di
. di trazione su tutta la rimanente superficie della fibra. Per
una migliore comprensione di quanto accade si consiglia di leggere la
Figura 5.74 in parallelo alla Figura 5.70.
CALCESTRUZZO
Per completezza si riportano di seguito i diagrammi delle tensioni
considerati più significativi per la comprensione del comportamento del
campione in calcestruzzo.

Figura 5. 75_tau xz (cls)

Dalla figura precedente viene fuori il grafico riportato nella Figura 5.72,
da cui si legge che il campione risulta avere tensioni tangenziali di
compressione in corrispondenza dell’attaccatura caricata della fibra, ed
122 Capitolo 5

in particolare nella zona dove, sperimentalmente, si verifica il distacco


della fibra.
Si riporta la tensione principale massima che si riscontra sul solido.

Figura 5. 76_Tensione principale massima

È facile notare che gli sforzi di compressione più rilevanti sono


concentrati sotto la zona subito successiva all’attaccatura della fibra, nel
tratto di calcestruzzo in cui la stessa non è stata incollata. Nella figura
seguente, che riporta in una diversa angolazione l’immagine relativa
alla distribuzione delle tensioni principali massime, si legge una
concentrazione di tensioni di trazione nella zona che, in ambito
sperimentale, è stata scoperta essere la zona che crea maggiori problemi
durante l’applicazione del carico sulla fibra. L’impronta ad unghia, in
corrispondenza della zona in trazione, risulta ingrandirsi mano a mano
che aumenta il carico, come suggerito dalle prove sperimentali,
provocando la rottura del provino.

Figura 5. 77_Tensioni principali massime_1


123
Casi di analisi

Per una migliore comprensione di quanto accade, si riportano il


diagramma delle deformazioni totali e quello della tensione tangenziale
massima.

Figura 5. 78_Deformazioni totali

Figura 5. 79_Tensione tangenziale massima

È interessante, in questa fase dell’analisi, visualizzare il risultato


dovuto alla pressione media efficace:
124 Capitolo 5

Figura 5. 80_Tensione media efficace

Valore massimo di compressione


Valore massimo di trazione .

Incremento 5 (Forza pari a )

FIBRA
Si riporta di seguito l’immagine relativa alle tensioni sulla fibra, lungo
la direzione x, la :

Figura 5. 81_sigma x (fibra)

Per la tensione si legge nell’immagine un valore massimo di trazione di


in corrispondenza dell’attaccatura della fibra in cui è
applicata la forza, che diminuisce gradualmente lungo tutta la
lunghezza della fibra sino al valore mimino di trazione di .
L’andamento della deformazione, come ci si aspetta per un materiale
125
Casi di analisi

elastico, quale è il materiale costituente la fibra, è qualitativamente


uguale a quello delle tensioni; risulta, infatti, un valore di deformazione
massimo pari a in corrispondenza dell’attaccatura della fibra
in cui è applicata la forza, che diminuisce gradualmente lungo tutta la
lunghezza della fibra sino quasi ad annullarsi, con un valore mimino di
.
RESINA
Per l’interfaccia si riscontra il seguente andamento delle tensioni
per la direzione x:

Figura 5. 82_Tangential y (resina)

Per la tangential y si legge una concentrazione di sforzi sull’attaccatura


in corrispondenza dell’asse di simmetria con un valore massimo in
trazione di che diminuisce repentinamente sino al valore di
. di trazione su tutta la rimanente superficie della fibra. Per
una migliore comprensione di quanto accade si consiglia di leggere la
Figura 5.82 in parallelo alla Figura 5.70.
CALCESTRUZZO
Per completezza si riportano di seguito i diagrammi delle tensioni
considerati più significativi per la comprensione del comportamento del
campione in calcestruzzo.
126 Capitolo 5

Figura 5. 83_tau xz (cls)

Dalla figura precedente viene fuori il grafico riportato nella Figura 5.72,
da cui si legge che il campione risulta avere tensioni tangenziali di
compressione in corrispondenza dell’attaccatura caricata della fibra, ed
in particolare nella zona dove, sperimentalmente, si verifica il distacco
della fibra.
Si riporta la tensione principale massima che si riscontra sul solido.

Figura 5. 84_Tensione principale massima

È facile notare che gli sforzi di compressione più rilevanti sono


concentrati sotto la zona subito successiva all’attaccatura della fibra, nel
tratto di calcestruzzo in cui la stessa non è stata incollata. Nella figura
seguente, che riporta in una diversa angolazione l’immagine relativa
alla distribuzione delle tensioni principali massime, si legge una
concentrazione di tensioni di trazione nella zona che, in ambito
sperimentale, è stata scoperta essere la zona che crea maggiori problemi
durante l’applicazione del carico sulla fibra. L’impronta ad unghia, in
127
Casi di analisi

corrispondenza della zona in trazione, risulta ingrandirsi mano a mano


che aumenta il carico, come suggerito dalle prove sperimentali,
provocando la rottura del provino.

Figura 5. 85_Tensioni principali massime_1

Per una migliore comprensione di quanto accade, si riportano il


diagramma delle deformazioni totali e quello della tensione tangenziale
massima.

Figura 5. 86_Deformazioni totali


128 Capitolo 5

Figura 5. 87_Tensione tangenziale massima

È interessante, in questa fase dell’analisi, visualizzare il risultato


dovuto alla pressione media efficace:

Figura 5. 88_Tensione media efficace

Valore massimo di compressione


Valore massimo di trazione .

Incremento 10 (Forza pari a )

FIBRA
Si riporta di seguito l’immagine relativa alle tensioni sulla fibra,
lungo la direzione x, la :
129
Casi di analisi

Figura 5. 89_sigma x (fibra)

Per la tensione si legge nell’immagine un valore massimo di trazione di


in corrispondenza dell’attaccatura della fibra in cui è
applicata la forza, che diminuisce gradualmente lungo tutta la
lunghezza della fibra sino al valore mimino di trazione di .
L’andamento della deformazione, come ci si aspetta per un materiale
elastico, quale è il materiale costituente la fibra, è qualitativamente
uguale a quello delle tensioni; risulta, infatti, un valore di deformazione
massimo pari a in corrispondenza dell’attaccatura della fibra
in cui è applicata la forza, che diminuisce gradualmente lungo tutta la
lunghezza della fibra sino quasi ad annullarsi, con un valore mimino di
.
RESINA
Per l’interfaccia si riscontra il seguente andamento della tensione
per la direzione x:
130 Capitolo 5

Figura 5. 90_Tangential y (resina)

Per la tangential y si legge una concentrazione di sforzi sull’attaccatura


in corrispondenza dell’asse di simmetria con un valore massimo in
trazione di che diminuisce repentinamente sino al valore di
. di trazione su tutta la rimanente superficie della fibra. Per
una migliore comprensione di quanto accade si consiglia di leggere la
Figura 5.90 in parallelo alla Figura 5.70.
CALCESTRUZZO
Per completezza si riportano di seguito i diagrammi delle tensioni
considerati più significativi per la comprensione del comportamento del
campione in calcestruzzo.

Figura 5. 91_tau xz (cls)

Dalla figura precedente viene fuori il grafico riportato nella Figura 5.72,
da cui si legge che il campione risulta avere tensioni tangenziali di
131
Casi di analisi

compressione in corrispondenza dell’attaccatura caricata della fibra, ed


in particolare nella zona dove, sperimentalmente, si verifica il distacco
della fibra.
Si riporta la tensione principale massima che si riscontra sul solido.

Figura 5. 92_Tensione principale massima

È facile notare che gli sforzi di compressione più rilevanti sono


concentrati sotto la zona subito successiva all’attaccatura della fibra, nel
tratto di calcestruzzo in cui la stessa non è stata incollata. Nella figura
seguente, che riporta in una diversa angolazione l’immagine relativa
alla distribuzione delle tensioni principali massime, si legge una
concentrazione di tensioni di trazione nella zona che, in ambito
sperimentale, è stata scoperta essere la zona che crea maggiori problemi
durante l’applicazione del carico sulla fibra. L’impronta ad unghia, in
corrispondenza della zona in trazione, risulta ingrandirsi mano a mano
che aumenta il carico, come suggerito dalle prove sperimentali,
provocando la rottura del provino.
132 Capitolo 5

Figura 5. 93_Tensione principale massima_1

Per una migliore comprensione di quanto accade, si riportano il


diagramma delle deformazioni totali e quello della tensione tangenziale
massima.

Figura 5. 94_Deformazione totale

Figura 5. 95_Tensione tangenziale massima


133
Casi di analisi

È interessante, in questa fase dell’analisi, visualizzare il risultato


dovuto alla pressione media efficace:

Figura 5. 96_Tensioni medie efficaci

Valore massimo di compressione


Valore massimo di trazione
È importante vedere come si propaga la plasticizzazione dal
momento in cui il modello esce dal campo elastico, monitorandolo per gli
incrementi ritenuti più significativi, sino al 100% della forza massima
finale (dall’incremento 2 all’incremento 10).

Figura 5. 97_Plasticizzazione incremento 1 ( )


134 Capitolo 5

Figura 5. 98_Plasticizzazione incremento 3 ( )

Figura 5. 99_Plasticizzazione incremento 5 ( )

Figura 5. 100_Plasticizzazione incremento 8 ( )


135
Casi di analisi

Figura 5. 101_Plasticizzazione incremento 9 ( )

Figura 5. 102_Plasticizzazione incremento 10 ( )

5.5.2 Grado di saturazione al 50%

Riferendocisi alle figure 4.13 e 4.14 s’impostano le seguenti


proporzioni per il calcolo delle tensioni del caso in esame

Il sistema a due equazioni avrà come soluzione


{
L’analisi risulta essere incrementale, ed il materiale è in campo
lineare solo per il primo incremento di carico, probabilmente a causa di
136 Capitolo 5

un basso valore della forza, per poi iniziare a plasticizzarsi sino


all’ultimo incremento.
Si è scelto di riportare i risultati relativi all’incremento
- 1 relativo al 10% della forza massima applicata ( );
- 8 relativo al 80% della forza massima applicata ( );
- 10 relativo all’100% della forza massima applicata ( ).
Uno dei primi risultati da analizzare, è il grafico delle della
resina, lungo il proprio asse, in quanto è importante per valutare il
corretto dimensionamento del valore del modulo di taglio G che è stato
attribuito alla stessa (l’andamento deve risultare iperbolico, come
mostra la Figura 4.24). Si riporta di seguito il grafico relativo
all’andamento delle tensioni per gli incrementi di carico che si è scelto di
visualizzare:

Figura 5. 103_Andamento delle tensioni (tangential y) sull’interfaccia lungo


l'asse di simmetria

È da indagare, con maggiore accuratezza, la gobba che si legge sugli


andamenti in maniera sempre più evidente mano a mano che aumenta
l’aliquota di carico.
137
Casi di analisi

Poiché la resina interagisce allo stesso modo con la fibra e con il


calcestruzzo, ci si aspetta di ottenere un andamento simile per le
tensioni sui due materiali:

Figura 5. 104_Andamento delle tensioni (sigma x) sulla fibra lungo l'asse di


simmetria

Figura 5. 105_Andamento tensioni (tau xz) sul cls lungo l'asse di simmetria

Il grafico permette di vedere come le tensioni di compressione sul


calcestruzzo in corrispondenza dell’attaccatura caricata della fibra, a
sinistra aumentano e a destra diminuiscono. L’andamento, per tutto il
tratto di fibra incollato, è iperbolico, qualitativamente simile al caso
138 Capitolo 5

lineare; i valori delle tensioni hanno picchi, rispettivamente, di circa


, , ed infine .

Incremento 1 (Forza pari a )

FIBRA
Si riporta, di seguito, l’immagine relativa alle tensioni sulla fibra,
lungo la direzione x, la :

Figura 5. 106_sigma x (fibra)

Per la tensione si legge nell’immagine un valore massimo di trazione di


in corrispondenza dell’attaccatura della fibra in cui è
applicata la forza, che diminuisce gradualmente lungo tutta la
lunghezza della fibra sino al valore mimino di trazione di .
L’andamento della deformazione, come ci si aspetta per un materiale
elastico, quale è il materiale costituente la fibra, è qualitativamente
uguale a quello delle tensioni; risulta, infatti, un valore di deformazione
massimo pari a in corrispondenza dell’attaccatura della fibra
in cui è applicata la forza, che diminuisce gradualmente lungo tutta la
lunghezza della fibra sino quasi ad annullarsi, con un valore mimino di
.
INTERFACCIA
Per l’interfaccia si riscontra il seguente andamento delle tensioni
per la direzione x:
139
Casi di analisi

Figura 5. 107_Tangential x (resina)

Per la tangential y si legge una concentrazione di sforzi sull’attaccatura


in corrispondenza dell’asse di simmetria con un valore massimo in
trazione di che diminuisce repentinamente sino al valore di
. di trazione su tutta la rimanente superficie della fibra. Per
una migliore comprensione di quanto accade si consiglia di leggere la
Figura 5.107 in parallelo alla Figura 5.103.
CALCESTRUZZO
Per completezza si riportano di seguito i diagrammi delle tensioni
considerati più significativi per la comprensione del comportamento del
campione in calcestruzzo.

Figura 5. 108_tau xz (cls)

Dalla figura precedente viene fuori il grafico riportato nella Figura


5.105, da cui si legge che il campione risulta avere tensioni tangenziali
di compressione in corrispondenza dell’attaccatura caricata della fibra,
140 Capitolo 5

ed in particolare nella zona dove, sperimentalmente, si verifica il


distacco della fibra.
Si riporta la tensione principale massima che si riscontra sul solido.

Figura 5. 109_Tensione principale massima

È facile notare che gli sforzi di compressione più rilevanti sono


concentrati sotto la zona subito successiva all’attaccatura della fibra, nel
tratto di calcestruzzo in cui la stessa non è stata incollata. Nella figura
seguente, che riporta in una diversa angolazione l’immagine relativa
alla distribuzione delle tensioni principali massime, si legge una
concentrazione di tensioni di trazione nella zona che, in ambito
sperimentale, è stata scoperta essere la zona che crea maggiori problemi
durante l’applicazione del carico sulla fibra. L’impronta ad unghia, in
corrispondenza della zona in trazione, risulta ingrandirsi mano a mano
che aumenta il carico, come suggerito dalle prove sperimentali,
provocando la rottura del provino.

Figura 5. 110_Tensione principale massima_1


141
Casi di analisi

Per una migliore comprensione di quanto accade, si riportano il


diagramma delle deformazioni totali e quello della tensione tangenziale
massima.

Figura 5. 111_Deformazioni totali

Figura 5. 112_Tensione tangenziale massima

È interessante, in questa fase dell’analisi, visualizzare il risultato


dovuto alla pressione media efficace:
142 Capitolo 5

Figura 5. 113_Tensione media efficace

Valore massimo di compressione


Valore massimo di trazione

Incremento 5 (Forza pari a )

FIBRA
Si riporta, di seguito, l’immagine relativa alle tensioni sulla fibra,
lungo la direzione x, la :

Figura 5. 114_sigma x (fibra)

Per la tensione si legge nell’immagine un valore massimo di trazione di


in corrispondenza dell’attaccatura della fibra in cui è
applicata la forza, che diminuisce gradualmente lungo tutta la
lunghezza della fibra sino al valore mimino di trazione di .
L’andamento della deformazione, come ci si aspetta per un materiale
143
Casi di analisi

elastico, quale è il materiale costituente la fibra, è qualitativamente


uguale a quello delle tensioni; risulta, infatti, un valore di deformazione
massimo pari a in corrispondenza dell’attaccatura della fibra
in cui è applicata la forza, che diminuisce gradualmente lungo tutta la
lunghezza della fibra sino quasi ad annullarsi, con un valore mimino di
.
INTERFACCIA
Per l’interfaccia si riscontra il seguente andamento delle tensioni
per la direzione x:

Figura 5. 115_Tangential x (resina)

Per la tangential y si legge una concentrazione di sforzi sull’attaccatura


in corrispondenza dell’asse di simmetria con un valore massimo in
trazione 2,89 che diminuisce repentinamente sino al valore di
. di trazione su tutta la rimanente superficie della fibra. Per
una migliore comprensione di quanto accade si consiglia di leggere la
Figura 5.115 in parallelo alla Figura 5.103.
CALCESTRUZZO
Per completezza si riportano di seguito i diagrammi delle tensioni
considerati più significativi per la comprensione del comportamento del
campione in calcestruzzo.
144 Capitolo 5

Figura 5. 116_tau xz (cls)

Dalla figura precedente viene fuori il grafico riportato nella Figura


5.105, da cui si legge che il campione risulta avere tensioni tangenziali
di compressione in corrispondenza dell’attaccatura caricata della fibra,
ed in particolare nella zona dove, sperimentalmente, si verifica il
distacco della fibra.
Si riporta la tensione principale massima che si riscontra sul solido.

Figura 5. 117_Tensione principale massima

È facile notare che gli sforzi di compressione più rilevanti sono


concentrati sotto la zona subito successiva all’attaccatura della fibra, nel
tratto di calcestruzzo in cui la stessa non è stata incollata. Nella figura
seguente, che riporta in una diversa angolazione l’immagine relativa
alla distribuzione delle tensioni principali massime, si legge una
concentrazione di tensioni di trazione nella zona che, in ambito
sperimentale, è stata scoperta essere la zona che crea maggiori problemi
durante l’applicazione del carico sulla fibra. L’impronta ad unghia, in
145
Casi di analisi

corrispondenza della zona in trazione, risulta ingrandirsi mano a mano


che aumenta il carico, come suggerito dalle prove sperimentali,
provocando la rottura del provino.

Figura 5. 118_Tensione principale massima_1

Per una migliore comprensione di quanto accade, si riportano il


diagramma delle deformazioni totali e quello della tensione tangenziale
massima.

Figura 5. 119_Deformazioni totali


146 Capitolo 5

Figura 5. 120_Tensione tangenziale massima

È interessante, in questa fase dell’analisi, visualizzare il risultato


dovuto alla pressione media efficace:

Figura 5. 121_Tensione media efficace

Valore massimo di compressione


Valore massimo di trazione

Incremento 10 (Forza pari a )

FIBRA
Si riporta, di seguito, l’immagine relativa alle tensioni sulla fibra,
lungo la direzione x, la :
147
Casi di analisi

Figura 5. 122_sigma x (fibra)

Per la tensione si legge nell’immagine un valore massimo di trazione di


in corrispondenza dell’attaccatura della fibra in cui è
applicata la forza, che diminuisce gradualmente lungo tutta la
lunghezza della fibra sino al valore mimino di trazione di .
L’andamento della deformazione, come ci si aspetta per un materiale
elastico, quale è il materiale costituente la fibra, è qualitativamente
uguale a quello delle tensioni; risulta, infatti, un valore di deformazione
massimo pari a in corrispondenza dell’attaccatura della fibra
in cui è applicata la forza, che diminuisce gradualmente lungo tutta la
lunghezza della fibra sino quasi ad annullarsi, con un valore mimino di
.
INTERFACCIA
Per l’interfaccia si riscontra il seguente andamento delle tensioni
per la direzione x:
148 Capitolo 5

Figura 5. 123_Tangential y

Per la tangential y si legge, nell’immagine, una concentrazione di sforzi


sull’attaccatura in corrispondenza dell’asse di simmetria con un valore
massimo in trazione di che diminuisce repentinamente sino
al valore di . di trazione su tutta la rimanente superficie
della fibra. Per una migliore comprensione di quanto accade si consiglia
di leggere la Figura 5.123 in parallelo alla Figura 5.103.
CALCESTRUZZO
Per completezza si riportano di seguito i diagrammi delle tensioni
considerati più significativi per la comprensione del comportamento del
campione in calcestruzzo.

Figura 5. 124_tau xz (cls)

Dalla figura precedente viene fuori il grafico riportato nella Figura


5.105, da cui si legge che il campione risulta avere tensioni tangenziali
di compressione in corrispondenza dell’attaccatura caricata della fibra,
149
Casi di analisi

ed in particolare nella zona dove, sperimentalmente, si verifica il


distacco della fibra.
Si riporta la tensione principale massima che si riscontra sul solido.

Figura 5. 125_Tensione principale massima

È facile notare che gli sforzi di compressione più rilevanti sono


concentrati sotto la zona subito successiva all’attaccatura della fibra, nel
tratto di calcestruzzo in cui la stessa non è stata incollata. Nella figura
seguente, che riporta in una diversa angolazione l’immagine relativa
alla distribuzione delle tensioni principali massime, si legge una
concentrazione di tensioni di trazione nella zona che, in ambito
sperimentale, è stata scoperta essere la zona che crea maggiori problemi
durante l’applicazione del carico sulla fibra. L’impronta ad unghia, in
corrispondenza della zona in trazione, risulta ingrandirsi mano a mano
che aumenta il carico, come suggerito dalle prove sperimentali,
provocando la rottura del provino.

Figura 5. 126_Tensione principale massima_1


150 Capitolo 5

Per una migliore comprensione di quanto accade, si riportano il


diagramma delle deformazioni totali e quello della tensione tangenziale
massima.

Figura 5. 127_Deformazione totale

Figura 5. 128_Tensione tangenziale massima

È interessante, in questa fase dell’analisi, visualizzare il risultato


dovuto alla pressione media efficace:
151
Casi di analisi

Figura 5. 129_Tensioni medie efficaci

Valore massimo di compressione


Valore massimo di trazione
È importante vedere come si propaga la plasticizzazione dal
momento in cui il modello esce dal campo elastico, monitorandolo per gli
incrementi ritenuti più significativi, sino al 100% della forza massima
finale (dall’incremento 2 all’incremento 10).

Figura 5. 130_Plasticizzazione incremento 1 ( )


152 Capitolo 5

Figura 5. 131_Plasticizzazione incremento 3 ( )

Figura 5. 132_Plasticizzazione incremento 5 ( )

Figura 5. 133_Plasticizzazione incremento 8 ( )


153
Casi di analisi

Figura 5. 134_Plasticizzazione incremento 9 ( )

Figura 5. 135_Plasticizzazione incremento 10 ( )

5.5.3 Grado di saturazione al 100%

Riferendocisi alle figure 4.13 e 4.14 s’impostano le seguenti


proporzioni per il calcolo delle tensioni del caso in esame

Il sistema a due equazioni avrà come soluzione


{
L’analisi risulta essere incrementale, ed il materiale è in campo
lineare solo per il primo incremento di carico, probabilmente a causa di
154 Capitolo 5

un basso valore della forza, per poi iniziare a plasticizzarsi sino


all’ultimo incremento.
Si è scelto di riportare i risultati relativi all’incremento
- 1 relativo al 10% della forza massima applicata ( );
- 8 relativo al 80% della forza massima applicata ( );
- 10 relativo all’100% della forza massima applicata ( ).
Uno dei primi risultati da analizzare, è il grafico delle della
resina, lungo il proprio asse, in quanto è importante per valutare il
corretto dimensionamento del valore del modulo di taglio G che è stato
attribuito alla stessa (l’andamento deve risultare iperbolico, come
mostra la Figura 4.24). Si riporta di seguito il grafico relativo
all’andamento per gli incrementi di carico che si è scelto di visualizzare:

Figura 5. 136_Andamento delle tensioni (tangential y) sulla interfaccia lungo


l'asse di simmetria

È da indagare, con maggiore accuratezza, la gobba che si legge sugli


andamenti in maniera sempre più evidente mano a mano che aumenta
l’aliquota di carico.
155
Casi di analisi

Poiché la resina interagisce allo stesso modo con la fibra e con il


calcestruzzo, ci si aspetta di ottenere un andamento simile per le
tensioni sui due materiali:

Figura 5. 137_Andamento delle tensioni (sigma x) sulla fibra lungo l'asse di


simmetria

Figura 5. 138_Andamento tensioni (tau xz) sul cls lungo l'asse di simmetria

Il grafico permette di vedere come le tensioni di compressione sul


calcestruzzo in corrispondenza dell’attaccatura caricata della fibra, a
sinistra aumentano e a destra diminuiscono. L’andamento, per tutto il
tratto di fibra incollato, è iperbolico, qualitativamente simile al caso
156 Capitolo 5

lineare; i valori delle tensioni hanno picchi, rispettivamente, di circa


, , ed infine .

Incremento 1 (Forza pari a )

FIBRA
Si riporta, di seguito, l’immagine relativa alle tensioni sulla fibra,
lungo la direzione x, la :

Figura 5. 139_sigma x (fibra)

Per la tensione si legge nell’immagine un valore massimo di trazione di


in corrispondenza dell’attaccatura della fibra in cui è
applicata la forza, che diminuisce gradualmente lungo tutta la
lunghezza della fibra sino al valore mimino di trazione di .
L’andamento della deformazione, come ci si aspetta per un materiale
elastico, quale è il materiale costituente la fibra, è qualitativamente
uguale a quello delle tensioni; risulta, infatti, un valore di deformazione
massimo pari a in corrispondenza dell’attaccatura della fibra
in cui è applicata la forza, che diminuisce gradualmente lungo tutta la
lunghezza della fibra sino quasi ad annullarsi, con un valore mimino di
.
RESINA
Per l’interfaccia si riscontra il seguente andamento della tensione
per la direzione x:
157
Casi di analisi

Figura 5. 140_Tangential y

Per la tangential y si legge una concentrazione di sforzi sull’attaccatura


in corrispondenza dell’asse di simmetria con un valore massimo in
trazione di che diminuisce repentinamente sino al valore di
. di trazione su tutta la rimanente superficie della fibra. Per
una migliore comprensione di quanto accade si consiglia di leggere la
Figura 5.140 in parallelo alla Figura 5.136.
CALCESTRUZZO
Per completezza si riportano di seguito i diagrammi delle tensioni
considerati più significativi per la comprensione del comportamento del
campione in calcestruzzo.

Figura 5. 141_tau xz (cls)

Dalla figura precedente viene fuori il grafico riportato nella Figura


5.138, da cui si legge che il campione risulta avere tensioni tangenziali
di compressione in corrispondenza dell’attaccatura caricata della fibra,
158 Capitolo 5

ed in particolare nella zona dove, sperimentalmente, si verifica il


distacco della fibra.
Si riporta la tensione principale massima che si riscontra sul solido.

Figura 5. 142_Tensioni principali massime

È facile notare che gli sforzi di compressione più rilevanti sono


concentrati sotto la zona subito successiva all’attaccatura della fibra, nel
tratto di calcestruzzo in cui la stessa non è stata incollata. Nella figura
seguente, che riporta in una diversa angolazione l’immagine relativa
alla distribuzione delle tensioni principali massime, si legge una
concentrazione di tensioni di trazione nella zona che, in ambito
sperimentale, è stata scoperta essere la zona che crea maggiori problemi
durante l’applicazione del carico sulla fibra. L’impronta ad unghia, in
corrispondenza della zona in trazione, risulta ingrandirsi mano a mano
che aumenta il carico, come suggerito dalle prove sperimentali,
provocando la rottura del provino.

Figura 5. 143_Tensione principale massima_1


159
Casi di analisi

Per una migliore comprensione di quanto accade, si riportano il


diagramma delle deformazioni totali e quello della tensione tangenziale
massima.

Figura 5. 144_Deformazioni totali

Figura 5. 145_Tensione tangenziale massima

È interessante, in questa fase dell’analisi, visualizzare il risultato


dovuto alla pressione media efficace:
160 Capitolo 5

Figura 5. 146_Tensioni medie efficaci

Valore massimo di compressione


Valore massimo di trazione

Incremento 5 (Forza pari a )

FIBRA
Si riporta, di seguito, l’immagine relativa alla tensione sulla fibra
lungo la direzione x, la :

Figura 5. 147_sigma x (fibra)

Per la tensione si legge nell’immagine un valore massimo di trazione di


in corrispondenza dell’attaccatura della fibra in cui è
applicata la forza, che diminuisce gradualmente lungo tutta la
lunghezza della fibra sino al valore mimino di trazione di .
L’andamento della deformazione, come ci si aspetta per un materiale
161
Casi di analisi

elastico, quale è il materiale costituente la fibra, è qualitativamente


uguale a quello delle tensioni; risulta, infatti, un valore di deformazione
massimo pari a in corrispondenza dell’attaccatura della fibra
in cui è applicata la forza, che diminuisce gradualmente lungo tutta la
lunghezza della fibra sino quasi ad annullarsi, con un valore mimino di
.
RESINA
Per l’interfaccia si riscontra il seguente andamento delle tensioni
per la direzione x:

Figura 5. 148_Tangential y

Per la tangential y si legge una concentrazione di sforzi sull’attaccatura


in corrispondenza dell’asse di simmetria con un valore massimo in
trazione di che diminuisce repentinamente sino al valore di
di trazione su tutta la rimanente superficie della fibra. Per
una migliore comprensione di quanto accade si consiglia di leggere la
Figura 5.148 in parallelo alla Figura 5.136.
CALCESTRUZZO
Per completezza si riportano di seguito i diagrammi delle tensioni
considerati più significativi per la comprensione del comportamento del
campione in calcestruzzo.
162 Capitolo 5

Figura 5. 149_tau xz (cls)

Dalla figura precedente viene fuori il grafico riportato nella Figura


5138, da cui si legge che il campione risulta avere tensioni tangenziali di
compressione in corrispondenza dell’attaccatura caricata della fibra, ed
in particolare nella zona dove, sperimentalmente, si verifica il distacco
della fibra.
Si riporta la tensione principale massima che si riscontra sul solido.

Figura 5. 150_Tensioni principali massime

È facile notare che gli sforzi di compressione più rilevanti sono


concentrati sotto la zona subito successiva all’attaccatura della fibra, nel
tratto di calcestruzzo in cui la stessa non è stata incollata. Nella figura
seguente, che riporta in una diversa angolazione l’immagine relativa
alla distribuzione delle tensioni principali massime, si legge una
concentrazione di tensioni di trazione nella zona che, in ambito
sperimentale, è stata scoperta essere la zona che crea maggiori problemi
durante l’applicazione del carico sulla fibra. L’impronta ad unghia, in
163
Casi di analisi

corrispondenza della zona in trazione, risulta ingrandirsi mano a mano


che aumenta il carico, come suggerito dalle prove sperimentali,
provocando la rottura del provino.

Figura 5. 151_Tensione principale massima_1

Per una migliore comprensione di quanto accade, si riportano il


diagramma delle deformazioni totali e quello della tensione tangenziale
massima.

Figura 5. 152_Deformazioni totali


164 Capitolo 5

Figura 5. 153_Tensione tangenziale massima

È interessante, in questa fase dell’analisi, visualizzare il risultato


dovuto alla pressione media efficace:

Figura 5. 154_Tensione media efficace

Valore massimo di compressione


Valore massimo di trazione

Incremento 10 (Forza pari a )

FIBRA
Si riporta, di seguito, l’immagine relativa alla tensione sulla fibra
lungo la direzione x, la :
165
Casi di analisi

Figura 5. 155_sigma x (fibra)

Per la tensione si legge nell’immagine un valore massimo di trazione di


in corrispondenza dell’attaccatura della fibra in cui è
applicata la forza, che diminuisce gradualmente lungo tutta la
lunghezza della fibra sino al valore mimino di trazione di .
L’andamento della deformazione, come ci si aspetta per un materiale
elastico, quale è il materiale costituente la fibra, è qualitativamente
uguale a quello delle tensioni; risulta, infatti, un valore di deformazione
massimo pari a in corrispondenza dell’attaccatura della fibra
in cui è applicata la forza, che diminuisce gradualmente lungo tutta la
lunghezza della fibra sino quasi ad annullarsi, con un valore mimino di
.
RESINA
Per l’interfaccia si riscontra il seguente andamento della tensione
per la direzione x:
166 Capitolo 5

Figura 5. 156_sigma x (resina)

Per la tangential y si legge una concentrazione di sforzi sull’attaccatura


in corrispondenza dell’asse di simmetria con un valore massimo in
trazione di che diminuisce repentinamente sino al valore di
. di trazione su tutta la rimanente superficie della fibra. Per
una migliore comprensione di quanto accade si consiglia di leggere la
Figura 5.156 in parallelo alla Figura 5.136.
CALCESTRUZZO
Per completezza si riportano di seguito i diagrammi delle tensioni
considerati più significativi per la comprensione del comportamento del
campione in calcestruzzo.

Figura 5. 157_tau xz (cls)

Dalla figura precedente viene fuori il grafico riportato nella Figura


5.138, da cui si legge che il campione risulta avere tensioni tangenziali
di compressione in corrispondenza dell’attaccatura caricata della fibra,
167
Casi di analisi

ed in particolare nella zona dove, sperimentalmente, si verifica il


distacco della fibra.
Si riporta la tensione principale massima che si riscontra sul solido.

Figura 5. 158_Tensione principale massima

È facile notare che gli sforzi di compressione più rilevanti sono


concentrati nella zona subito successiva all’attaccatura della fibra, nel
tratto di calcestruzzo in cui la stessa non è stata incollata. Nella figura
seguente, che riporta in una diversa angolazione l’immagine relativa
alla distribuzione delle tensioni principali massime, si legge una
concentrazione di tensioni di trazione nella zona che, in ambito
sperimentale, è stata scoperta essere la zona che crea maggiori problemi
durante l’applicazione del carico sulla fibra. L’impronta ad unghia, in
corrispondenza della zona in trazione, risulta ingrandirsi mano a mano
che aumenta il carico, come suggerito dalle prove sperimentali,
provocando la rottura del provino.

Figura 5. 159_Tensione principale massima_1


168 Capitolo 5

Per una migliore comprensione di quanto accade, si riportano il


diagramma delle deformazioni totali e quello della tensione tangenziale
massima.

Figura 5. 160_Deformazione totale

Figura 5. 161_Tensione tangenziale massima

È interessante, in questa fase dell’analisi, visualizzare il risultato


dovuto alla pressione media efficace:
169
Casi di analisi

Figura 5. 162_Tensioni medie efficaci

Valore massimo di compressione


Valore massimo di trazione
È importante vedere come si propaga la plasticizzazione dal
momento in cui il modello esce dal campo elastico, monitorandolo per gli
incrementi ritenuti più significativi, sino al 100% della forza massima
finale (dall’incremento 2 all’incremento 10).

Figura 5. 163_Plasticizzazione incremento 1 ( )


170 Capitolo 5

Figura 5. 164_Plasticizzazione incremento 3 ( )

Figura 5. 165_Plasticizzazione incremento 5 ( )

Figura 5. 166_Plasticizzazione incremento 8 ( )


171
Casi di analisi

Figura 5. 167_Plasticizzazione incremento 9 ( )

Figura 5. 168_Plasticizzazione incremento 10 ( )

In ultimo si riportano il diagramma relativo al contenuto


volumetrico dell’acqua nel provino e quello relativo alla pressione
dell’acqua nei pori; il primo si sviluppa uniformemente lungo l’altezza
del campione, sino ad un valore massimo di :
172 Capitolo 5

Figura 5. 169_Pore stress

Il contenuto volumetrico dell’acqua risulta uniformemente distribuito su


tutto il campione, ad eccezione della zona caricata, come se la trazione
applicata sulla fibra provocasse uno spostamento del flusso dell’acqua,
effetto che si consiglia di investigare con maggiore accuratezza, infatti,
differisce per i vari incrementi di carico, mantenendosi costante, a
parità di forza, per i diversi gradi di saturazione del materiale:

Figura 5. 170_Volumetric water content_Incremento 1 ( )


173
Casi di analisi

Figura 5. 171_Volumetric water content_Incremento 5 ( )

Figura 5. 172_Volumetric water content_Incremento 10 ( )


Si riporta, per completezza, il contenuto volumetrico dell’acqua che si
ottiene nel caso dell’analisi lineare in presenza di porosità:

Figura 5. 173_Volumetric water content_Analisi lineare


174 Capitolo 5
Confronti e conclusioni 175

Capitolo 6
CONFRONTI E CONCLUSIONI

6.1 Introduzione

Dai risultati si evince che il contenuto di umidità superficiale


influenza la resistenza a strappo tangenziale del calcestruzzo rinforzato
con fibre di carbonio. Le analisi effettuate si sono limitate allo studio
della prima fase dell’insorgenza del fenomeno della delaminazione.
Si noti che quando, di seguito, si parlerà di materiale in presenza di
porosità ci si riferirà al caso di materiale completamente saturo, a meno
di ulteriori specifiche.
176 Capitolo 6

6.2 Confronto tra analisi lineare e non lineare con materiale


asciutto

Figura 6. 1_ Andamento tensioni tangenziali τxz sull’interfaccia e sul cls nel


caso lineare con materiale asciutto (Figure 5.1 e 5.3)

Le tensioni tangenziali misurate sull’interfaccia hanno un


andamento qualitativamente uguale a quelle misurate sul calcestruzzo.
Queste ultime presentano valori più bassi rispetto alle prime, indice del
fatto che nel calcestruzzo le tensioni diminuiscono velocemente andando
dalla superficie verso l’interno del campione.

Figura 6. 2_ Andamento tensioni tangenziali τxz sull’interfaccia e sul cls nel


caso non lineare con materiale asciutto (Figure 5.17 e 5.19)

L’andamento, riportato per i quattro incrementi di carico, è simile a


quello del caso lineare, ma i valori delle tensioni sono differenti; nella
fattispecie:
- per l’interfaccia si hanno, per incrementi crescenti del carico,
valori massimi di circa , ,
Confronti e conclusioni 177

, ed infine ; per il caso lineare si registra


una tensione di ;
- per il calcestruzzo, per incrementi crescenti del carico, si hanno
picchi, di circa , , , ed
infine , per il caso lineare si registra una tensione
di .
Di nuovo si nota che le tensioni tangenziali misurate su entrambi i
materiale hanno un andamento qualitativamente uguale, e che per il
calcestruzzo si ottengono valori più bassi rispetto a quanto si ottiene per
l’interfaccia.

Figura 6. 3_Confronto dei risultati ottenuti dall’analisi lineare e non lineare


per le tensioni tangenziali τxz sull’interfaccia con materiale asciutto
178 Capitolo 6

Figura 6. 4_ Confronto dei risultati ottenuti dall’analisi lineare e non lineare


per le tensioni tangenziali τxz sul calcestruzzo con materiale asciutto

Si evidenzia una diminuzione delle tensioni risultanti dall’analisi


non lineare, rispetto a quelle risultanti dall’analisi lineare.

6.3 Confronto tra le analisi lineari con materiale asciutto e con


materiale saturo

Figura 6. 5_ Confronto delle tensioni tangenziali τxz sull’interfaccia, ottenuti


dall’analisi lineare nel caso di materiale asciutto e saturo (Figure 5.1 e 5.59)
Confronti e conclusioni 179

Figura 6. 6_ Confronto delle tensioni tangenziali τxz sul calcestruzzo, ottenuti


dall’analisi lineare nel caso di materiale asciutto e saturo (Figure 5.3 e 5.61)

L’andamento risultante è simile per entrambi i casi, ma i valori


delle tensioni sono differenti; nella fattispecie:
- per l’interfaccia si ha, in assenza di porosità, un picco di circa
, ed in presenza di porosità .
- per il calcestruzzo si ha, in assenza di porosità, un picco di circa
, ed in presenza di porosità .
I risultati numerici riportano delle differenze tra i due casi, dunque la
presenza d’umidità, attribuita alla modellazione, grazie al grado di
porosità assegnato al materiale ( ), ha influenzato il
comportamento del calcestruzzo. I risultati ottenuti dalle due analisi
lineari con materiale asciutto e con materiale saturo evidenziano che le
tensioni tangenziali efficaci sono più alte nel primo caso, indice del fatto
che con materiale saturo la tensione viene trasferita come pressione
interstiziale al liquido.
Inoltre, come si vede dalla Figura 5.173, il contenuto volumetrico
dell’acqua, ottenuto mediante analisi lineare con materiale in presenza
di porosità, risulta uniformemente distribuito su tutto il campione, ad
eccezione della zona caricata; si consiglia di investigare con maggiore
accuratezza tale effetto.
180 Capitolo 6

6.4 Confronto tra le analisi non lineari con materiale asciutto e


con materiale saturo

Figura 6. 7_ Andamento tensioni tangenziali τxz sull’interfaccia e sul cls nel


caso non lineare con materiale asciutto (Figure 5.17 e 5.19)

Figura 6. 8_ Andamento tensioni tangenziali τxz sull’interfaccia e sul cls nel


caso non lineare con materiale saturo (Figure 5.136 e 5.138)

L’andamento, riportato per gli incrementi di carico, è


qualitativamente simile nei due casi per entrambi i materiali, ma i
valori delle tensioni, per quel che riguarda il calcestruzzo, sono
differenti. Valutando solo le tensioni ottenute per l’applicazione del 50%
della Fmax, e del 100% della Fmax si ha, rispettivamente:
- per l’interfaccia in assenza di porosità, valori massimi di circa
,e , mentre, in presenza di porosità valori
massimi di circa ,e ;
- per il calcestruzzo in assenza di porosità, valori massimi di circa
, ed infine , mentre, in presenza di
porosità valori massimi di circa ,e .
Si veda in seguito la sovrapposizione degli andamenti delle tensioni
tangenziali ottenute dai risultati dell’analisi non lineare per il
Confronti e conclusioni 181

calcestruzzo; per il primo incremento di carico si conferma il fatto che le


tensioni risultanti nel materiale saturo sono inferiori rispetto a quelle
che si sono ottenute per il materiale asciutto, mentre negli incrementi di
carico successivi, quando il calcestruzzo entra in campo non lineare, le
tensioni sono quasi coincidenti, perché, a causa del processo di
filtrazione, si registra una dissipazione delle pressioni interstiziali.

Figura 6. 9_ Confronto tra le tensioni tangenziali τxz sul cls nel caso di
materiale asciutto e saturo

Si evidenzia, inoltre, il livello del grado di plasticizzazione, per gli


incrementi di forza attenzionati, per entrambe le analisi:

Figura 6. 10_ Livello di plasticizzazione al 50% Fmax e al 100% Fmax nel caso di
materiale asciutto
182 Capitolo 6

Figura 6. 11_Livello di plasticizzazione al 100% Fmax nel caso di materiale


asciutto_Vista frontale

Si veda come il livello di plasticizzazione, all’ultimo incremento di


carico, cioè per il 100% della forza applicata, interessa tutta la
larghezza della fibra.

Figura 6. 12_ Livello di plasticizzazione al 50% Fmax e al 100% Fmax nel caso di
materiale saturo
Confronti e conclusioni 183

Figura 6. 13_ Livello di plasticizzazione al 100% Fmax nel caso di materiale


saturo_Vista frontale

Si veda come il livello di plasticizzazione, all’ultimo incremento di


carico, cioè per il 100% della forza applicata, interessa tutta la
larghezza della fibra. Nella figura si scorge che il materiale è inoltre
interessato da una “tension failure” (in verde in figura), ma poiché la
zona coinvolta è piccolissima, il fenomeno viene, in questa fase dello
studio, trascurato.
È facile notare che, per quanto riguarda la tensione principale
massima, gli sforzi di compressione più rilevanti sono concentrati sotto
la zona subito successiva all’attaccatura della fibra, nel tratto di
calcestruzzo in cui la stessa non è stata incollata. Nelle figure seguenti,
che riportano in una diversa angolazione le immagini relative alla
distribuzione delle tensioni principali massime, si legge una
concentrazione di tensioni di trazione nella zona che, in ambito
sperimentale, è stata scoperta essere la zona che crea maggiori problemi
durante l’applicazione del carico sulla fibra. L’impronta ad unghia, in
corrispondenza della zona in trazione, risulta ingrandirsi mano a mano
che aumenta il carico, come suggerito dalle prove sperimentali,
provocando la rottura del provino. Si vedano di seguito le figure relative
ai quattro gradi di saturazione indagati.
184 Capitolo 6

- DS = 0% (Materiale asciutto)

Figura 6. 14_ Impronta della zona di rottura nel caso di analisi non lineare con
materiale asciutto al 50% Fmax e al 100% Fmax (Figura 5.38 e 5.45)

- DS = 25%

Figura 6. 15_ - Impronta della zona di rottura al 50% Fmax e al 100%


(Figura 5.85 e 5.93)
Confronti e conclusioni 185

- DS = 50%

Figura 6. 16_ Impronta della zona di rottura al 50% Fmax e al 100% Fmax
(Figura 5.118 e 5.126)

- DS = 100% (Materiale saturo)

Figura 6. 17_ Impronta della zona di rottura al 50% Fmax e al 100% Fmax
(Figura 5.151 e 5.159)

Richiamando i grafici delle figure 5.170, 5.171 e 5.172 si osserva


infine che a causa della trazione applicata sulla fibra si produce un
flusso di acqua verso la zona dell’attaco della fibra, richiamando liquido
dal bordo del campiome, tanto maggiore quanto maggiore è il livello del
carico.
186 Capitolo 6
187

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image correlation, Eur. J. Mech. A/Solids. 30 (2011) pp 1-10.
190

29. L. Chevalier, S. Calloch, F. Hild, Y. Marco, Digital image correlation used to


analyze the multiaxial behavior of rubber-like materials, Eur. J. Mech.
A/Solids. 20 (2001) pp 169-187.

30. D. J. Corr, M. Accardi, L. Graham-Brady, S. Shah, Digital image correlation


analysis of interfacial debonding properties and fracture behavior in
concrete, Engineering Fracture Mechanics. 74 (2007) pp 109-121.

31. C. Carloni, K.W. Subramaniam, Direct determination of cohesive stress


transfer during debonding of FRP from concrete, Composite Structures. 93
(2010) pp 184-19.

32. C. Carloni, K.V. Subramaniam, M. Savoia, C. Mazzotti, Experimental


determination of FRPconcrete cohesive interface properties under fatigue
loading, Composite Structures. 94 (2012) pp 1288 – 1296.

33. C. Caggegi, Experimental analysis of the efficiency of carbon fiber anchors


applied over CFRP to brick bonded joints, PhD thesis, University of Catania-
University Paris Est. March 2013. (Delaminazione)

34. G. Di Iacovo, CFRP strengthening of masonry structures: efficiency analyze


of anchors systems, Master thesis, University of Florence. March 2013.

35. K.V. Subramaniam, C. Carloni, L. Nobile, An understanding of the width


effect in FRP– concrete debonding, Strain 47 (2011) pp 127-137.

36. Furiozzi, Le strutture murarie.

37. Atti del Workshop “Giovani ricercatori IGF 2008”

38. Galecki, Maerz, Nanni, Summers, Casadei, The Use of High Pressure
Waterjets in Concrete Substrate Preparation for FRP Applications, Miami
2006.

39. S. Lenci, F. Clementi, I compositi nell’ingegneria strutturale, Marzo 2014

40. GTSNX 2014 v2.1_User Manual


191

Ringraziamenti

Alla fine di questo mio percorso formativo, ringrazio tutti i colleghi


con cui ho condiviso gioie e dolori, tutti i professori che mi hanno
seguito, e in particolare la professoressa Loredana Contrafatto, pseudo-
mamma della facoltà di ingegneria civile strutturale e geotecnica di
Catania, e il relatore della mia tesi il professore Massimo Cuomo per il
suo esemplare senso del dovere, per la sua cortesia nonostante gli
innumerevoli impegni, per avermi, letteralmente, supportata “dalle Alpi
all’Etna”, concedendomi il suo tempo e la sua preziosa esperienza.
Ringrazio l’ingegnere Ruzzante della Midas Fea, per la sua preziosa
collaborazione e disponibilità.
Ringrazio Stella per avermi snervata con i suoi cuoricini e le sue
parole dolci, Giovanni per aver sopportato tre anni di lunghissimi
pranzi in mia compagnia, e Stefania per avermi dato i consigli che solo
una vera principessa sa dare; tre figure importanti nella mia vita,
passata, presente e, mi auguro che possano esserlo anche in quella
futura.
Ringrazio mio fratello che, continua ad essere l’unica persona al
mondo in grado di farmi cambiare idea, mia sorella che con la sua
smisurata spensieratezza cerca di risolvere i problemi di tutti, ed infine
ringrazio i miei genitori ai quali devo tutto quello che sono adesso e
tutto quello che un giorno mi auguro di diventare.

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