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aissca

associazione italiana per lo studio della santità, dei culti e dell’agiografia

Sanctorum.
Scritture, pratiche, immagini
10
Sanctorum. Scritture, pratiche, immagini
collana dell’Aissca - Associazione italiana
per lo studio della santità, dei culti e dell’agiografia

Direzione
Alessandra Bartolomei Romagnoli, Tommaso Caliò, Luigi Canetti, Umberto
Longo, Raimondo Michetti, Francesca Sbardella, Daniele Solvi, Elena Zocca.

Comitato editoriale
Valentina Ciciliot, Barbara Crostini, Angela Laghezza, Anthony Lappin, Luca
Pezzuto, Alessandro Serra, Serena Spanò, Andrea Antonio Verardi.
I santi internauti
2. Agiografia, devozioni e icone digitali

a cura di
Marco Papasidero e Mario Resta

viella
Copyright © 2022 - Viella s.r.l.
Tutti i diritti riservati
Prima edizione: settembre 2022
ISBN 979-12-5469-183-0 (carta)
ISBN 979-12-5469-184-7 (e-book)

Volume pubblicato con i fondi del Progetto di Eccellenza DiLBeC, Dipartimento di Lettere
e Beni Culturali dell’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”

In copertina: elaborazione dei poster Santa Lucia, San Nicola e San Sebastiano di tuttiSanti,
progetto a cura di FF3300.com

I SANTI
internauti. - Roma : Viella, 2019- . - v. : ill., tab. ; 21 cm. (Sanctorum. Scritture, pratiche,
immagini / AISSCA)
2 : Agiografia, devozioni e icone digitali / a cura di Marco Papasidero e Mario Resta. - 2022.
- 243 p. - (10)
ISBN 979-12-5469-183-0 (v. 2)
ISBN 979-12-5469-184-7 (ebook v. 2)
1. Santi - Culto - Diffusione - Ruolo [dei] Nuovi media I. Papasidero, Marco II. Resta,
Mario
270.0922 (DDC 23.ed) Scheda bibliografica: Biblioteca Fondazione Bruno Kessler

viella
libreria editrice
via delle Alpi, 32
I-00198 ROMA
tel. 06 84 17 758
fax 06 85 35 39 60
www.viella.it
Indice

Claudia Santi
Prefazione 7
Marco Papasidero, Mario Resta
Introduzione 9

I. Forme e temi della religione digitale


Fabrizio Vecoli
Internet, santità e religione iperreale 17
Giulia Evolvi
Internet, religione, materialità:
teorie e pratiche della religione digitale 37

II. La (re)invenzione della tradizione


Daniele Solvi
Francesco anti-pop. Sul riuso degli Scritti
nel tradizionalismo cattolico online 51
Alessandra Bartolomei Romagnoli
Dalla «fama sanctitatis» al culto nella rete:
il caso di Margherita da Città di Castello 77
Valentina Ciciliot
I martiri del creato per una ecologia integrale:
nuove prospettive di ricerca 101

III. Icone pop di santità


Eleonora Chiais
Davanti a San Pietro in sneakers e blue jeans:
riflessioni semiotiche sul corpo rivestito di Carlo Acutis 125
6 Agiografia, devozioni e icone digitali

Antonio Salvati
L’Iglesia Maradoniana e il culto del D10S.
Un’analisi storico-religiosa 137
Mario Resta
La “santità” secondo Achille Lauro tra TV e web 157

IV. Comunicare la santità nel web


Gabriele Marino
Santi ipertestuali. Dalle parodie protestanti ai meme social 177
Marco Papasidero
Quando il messaggio diventa virale: nuove e vecchie
strategie di comunicazione dei messaggi mariani 195
Sara Lucrezi
Guru hindū tra spiritualità e comunicazione digitale 217

Renata Salvarani
Postfazione 233

Summaries 237
Gli autori 241
Antonio Salvati

L’Iglesia Maradoniana e il culto del D10S.


Un’analisi storico-religiosa

Una religione che conta centinaia di migliaia di seguaci distribuiti in


sessanta Paesi, una Chiesa nata nel 1998 e che calcola il tempo a partire
dal 30 novembre del 1960, la data di nascita della sua “divinità”, e un tetra-
gramma (“D10S”) diventato ormai un vero e proprio brand.
Diego Armando Maradona era diventato un dio per i suoi adoratori già
quando in vita, e calzoncini, ha calcato i campi più prestigiosi della storia
del calcio. La morte di Maradona, avvenuta in circostanze tragiche il 25
novembre del 2020, è stata la tappa conclusiva di quel processo mitopoie-
tico iniziato quando Diego era solo un pibe.
Il culto a lui tributato è caratterizzato da un apparato mitico delineato,
un personale specialistico raccolto sotto il nome di Iglesia Maradoniana,
delle regole comportamentali codificate e un sistema rituale ben strutturato
e coerente.
Basta tutto questo per poter parlare di un nuovo sistema religioso?
Partendo dalle riflessioni di Angelo Brelich:
La fondazione di una nuova religione parte sempre dallo specifico rapporto di
un individuo con la religione preesistente del suo ambiente, dal suo specifico
modo di aderire a certi aspetti di questa religione rifiutandone altri, in breve,
dalla sua religiosità personale […]. Se la religiosità personale viene assunta
da un gruppo umano, dà origine a nuove istituzioni, a nuovi sistemi organici
di credenze, di osservanze, di riti, di comportamenti, di ordinamenti, vale a
dire a nuova religione,1
questo studio ha come obiettivo quello di analizzare gli aspetti storico-
religiosi del fenomeno, delimitandone i confini e cercando di individuarne
gli orizzonti.

1. A. Brelich, Storia delle religioni, perché?, Napoli 1979, p. 163.


138 Antonio Salvati

1. Diego Armando Maradona, la Mano de Dios

«El sueño del pibe» è un celebre tango argentino del 1942, il cui
testo fu ispirato da Reinaldo Yiso e registrato poi dall’orchestra del ma-
estro Osvaldo Pugliese. Racconta di un ragazzo, un pibe, convocato per
una partita di campionato e che sogna di diventare un campione ispi-
randosi ai calciatori famosi negli anni ’30 come Emilio Baldonedo o
Mario Boyé. Con il passare degli anni il testo è rimasto lo stesso, ma a
cambiare sono i nomi degli atleti presi a modello, così Diego Armando
Maradona è passato bene presto ad essere il primo della lista di questo
celebre tango.
Nato a Lanus il 30 novembre del 1960 e cresciuto a Villa Fiorito, a
sud di Buenos Aires, oggi la sua casa, sulla quale campeggia la scritta
«La Casa de D10S», è stata dichiarata sito storico dell’Argentina.
A 10 anni viene già considerato un prodigio, tanto che la squadra
giovanile che lo annoverava tra le sue fila, le «Cebollitas», riuscì ad ina-
nellare 136 vittorie consecutive. A 12 anni fa la sua apparizione in TV
intervistato da Pipo Mancera, vera star della televisione argentina a ca-
vallo tra gli anni ’60 e ’70. Maradona, che era soprannominato “Pelusa”
a causa della sua capigliatura, rivelò ad un sorpreso intervistatore (che
negli anni precedenti aveva intervistato anche Pelè) che avrebbe portato
la nazionale argentina a vincere la Coppa del mondo (l’“Albiceleste” do-
vette aspettare il 1978 per vincere il trofeo per la prima volta, ma quella
vittoria fu macchiata dai sospetti di combine e dalle atrocità del regime
militare guidato dal dittatore Videla).
La prima profezia di Diego Armando Maradona si realizzò o per
meglio dire si autorealizzò il 22 giugno 1986 a Città del Messico nello
storico match contro l’Inghilterra. Una partita che ha segnato profonda-
mente non solo il gioco del calcio, ma anche il culto di Diego Armando
Maradona.
La partita di Coppa del Mondo si svolse in una cornice caratterizzata
da forti tensioni politiche (era ancora fresco l’eco della guerra lampo
del 1982 per il controllo delle Malvinas, le Falkland per gli inglesi) e
sportive (iniziate nel 1966 con l’espulsione del capitano argentino Rattin
in una partita del Mondiale che vide proprio gli inglesi vincere) e il cui
equilibrio fu rotto da un gesto che è passato alla storia come la Mano de
Dios.
L’Iglesia Maradoniana e il culto del D10S 139

Al sesto minuto del secondo tempo, Maradona salta per contendere il


pallone al portiere inglese. Il confronto tra i due, l’apollineo Shilton e il dio-
nisiaco Maradona,2 si risolve con un gesto truffaldino: un colpo di mano non
visto dall’arbitro tunisino, che fa carambolare il pallone in rete. Un gesto che
scatenò le ire della stampa inglese (e non solo) anche perché lo stesso Ma-
radona, a fine gara, spiegò candidamente che quel gol era stato segnato «un
poco con la cabeza de Maradona y otro poco con la mano de Dios».
Maradona elevò quel gesto antisportivo ad intervento divino, un modo
per rendere “ingiudicabile” la truffa. Un po’ come Ione, nel dialogo con
Socrate, che preferisce essere considerato un uomo divinamente ispirato
piuttosto che un uomo scorretto. In questa maniera, come ha scritto Fre-
derick Ahl, Maradona ha attribuito il colpo di testa a se stesso ma il colpo
di mano a Dio invertendo «la nozione religiosa per la quale gli uomini
agiscono secondo la volontà divina e ponedo così Dio come agente della
volontà umana».3
Il successo era considerato dai greci e dai romani una prova del favore
divino («Victrix causa deis placuit sed victa Catoni» scriveva Lucano nel
primo libro, v. 128, della Pharsalia) e proprio il divino fu invocato a più
riprese per commentare ciò che successe quattro minuti dopo l’intervento
della Mano de Dios.
Diego Armando Maradona, palla al piede, percorre sessanta metri in
dieci secondi, semina cinque calciatori inglesi, il loro portiere per poi de-
positare il pallone nella porta ormai sguarnita.
Premiato (e ricordato) come il gol del secolo,4 fu raccontato in diret-
ta televisiva da Victor Hugo Morales, uno dei telecronisti più famosi del

2. Sull’attribuzione dei caratteri dionisiaci a Maradona, cfr. M. Serra, Maradona entre


la tierra y el cielo, in «CIC Cuadernos de Información y Comunicación», 20 (2015), pp. 13-
25: p. 16: «Maradona representa un modelo dionisíaco y, como Dionisos, de alguna forma
era “cojo”. Utilizaba solo el pie izquierdo, dotado por otra parte de movilidad reducida por
culpa de una grave lesión padecida al tobillo, y lo hacía “de zurda”, recurriendo a la métis,
a esa inteligencia astuta que permite atrapar al kairós».
3. F. Ahl, The hand of God: Diego Maradona and the divine nature of cheating in
Classical Antiquity, in «Archai: Revista de Estudos sobre as Origens do Pensamento Oci-
dental», 14 (2015), pp. 11-19: p. 13: «In short, he reversed the religious notion that humans
act as agents of divine will and posited god as the agent of human will».
4. Risultato di un sondaggio promosso dalla FIFA durante il periodo della Coppa del
Mondo 2002. Il gol di Maradona precedette di quello dell’inglese Michael Owen e del
brasiliano Pelè.
140 Antonio Salvati

Sudamerica. Fu lui a pronunciare il famoso «Barrilete cósmico, de qué


planeta viniste?», trasformando Maradona, attraverso la mediazione dello
strumento radiofonico, in una entità divina. Scrive Marcello Serra: «Dato
che in precedenza era stata stabilita una equivalenza tra Maradona e il cal-
cio, l’isotopia religiosa della storia radiofonica fa riconoscere immedia-
tamente un’analogia con la trinità cristiana: Maradona è un dio portato in
terra attraverso la mediazione del calcio».5

1.1. L’Argentina del pibe in pellegrinaggio per Maradona, il Pibe de Oro


A Buenos Aires, calle Lascano 2257, quartiere La Paternal, c’è la pri-
ma casa “vera” (e con acqua corrente) per Diego Armando Maradona e
per la sua famiglia. Qui abitò due anni, dal 1978 al 1980, a poca distanza
dallo stadio della sua prima squadra, l’Argentinos Juniors, che dal 2004 è
stato intitolato proprio al calciatore. Per gli argentini la parabola di Ma-
radona insegna che chi ha talento e volontà può superare la povertà e la
marginalità e raggiungere fama, onore e ricchezza. Thomas Fischer, storico
dell’America Latina, considera la figura di Maradona come l’equivalente
maschile di Evita Perón, la cui ascesa è diventata da tempo leggenda nazio-
nale: «Con la sua vita, Maradona ha offerto agli argentini un equivalente
del sogno americano, il lavapiatti che diventa milionario. Questa storia
di vita, della sua ascesi, fa di lui il vero pibe de oro che onora la nazione
argentina e porta orgoglio».6
Nel 2009 l’appartamento di La Paternal è stato trasformato in un mu-
seo, uno scrigno contenente mirabilia legate al campione di calcio.
In questa casa-museo, nei pressi del bagno, c’è una stanza ribattezza-
ta El Sanctuario. Al centro campeggia una edicola votiva, molto simile a
quella che ancora oggi si trova nel Bar Nilo, nel cuore del centro storico

5. Serra, Maradona entre la tierra y el cielo, p. 20: «Puesto que, anteriormente, entre
Maradona y el fútbol se había establecido una equivalencia, la isotopía religiosa del relato
radiofónico hace reconocer de inmediato una analogía con la trinidad cristiana: Maradona
es un dios bajado a la tierra a través de la mediación del fútbol».
6. T. Fischer, “Maradona”, o mito – A formação e a importância para a nação argen-
tina, in «Revista Expedições: Teoria da História e Historiografia», 6/1 (2015), pp. 4-33: p.
6: «Ele foi o equivalente masculino de Eva Perón (Evita), cuja ascensão da pobreza a pri-
meira-dama se transformou há muito tempo em uma lenda nacional. Sua figura, Maradona,
oferecia um equivalente argentino do American Dream, a história do lavador de pratos que
se transforma em um milionário. Esta história de vida, de sua ascensão, o faz o verdadeiro
pibe de oro que honra a nação argentina e traz orgulho».
L’Iglesia Maradoniana e il culto del D10S 141

Fig. 1. L’edicola votiva che si trova all’interno del Bar Nilo, nel cuore del centro storico di
Napoli. Al centro è custodito in una teca il “capello miracoloso” di Maradona.

di Napoli, dove è conservato il “capello miracoloso di Maradona”. Attorno


alla foto di Maradona decine di santini con la sua effigie e sotto l’altarino
una copia dell’ultima cena di Leonardo da Vinci. Qui Maradona siede al
centro al posto di Gesù, attorniato da calciatori famosi: il quadro è stato
ribattezzato «La última cena del Fútbol». All’ingresso del museo c’è anche
una statua di Maradona, su di un piedistallo, che in breve tempo è stata
adornata di rosari, lettere di ringraziamento cariche di nostalgia e magliette
di squadre di calcio tra le più disparate: tutti “ex voto” sui generis.
Tutto questo rappresenta bene quello che diceva Eduardo Galeano sul
culto di Maradona: «È un santo dalla vita oscura, che ha sempre affrontato
tutto a testa bassa, che ha fatto tutto male, che ha violato tutte le regole di
condotta del buon vivere, che ha condotto una vita infausta, con disastri
142 Antonio Salvati

successivi» e, continua lo scrittore uruguagio: «La gente si riconosce in lui.


E perciò lo venerano».7
Appena fuori la casa-museo è possibile notare un murales alto quasi
quattro metri che ritrae Maradona con l’immancabile pallone ai piedi e con
indosso la casacca rossa degli Argentinos Juniors. Alle spalle, tra i monti,
sorge un sole che simula una sorta di aureola.8 Un anno prima, a Napoli,
in via Taverna del Ferro lungo la facciata del caseggiato detto “il Bronx”,
l’artista Jorit aveva realizzato il volto di Diego Armando Maradona sul
quale aveva apposto la scritta: «Dios Umano».
Tutto questo testimonia quanto il culto maradoniano sia radicato e
come esso sia nato quasi in contemporanea con la “rivelazione” del suo
genio calcistico. Secondo l’antropologo Eduardo Archetti, le sue qualità
tecniche sublimarono lo stile “criollo”9 e proprio per questa ragione fu
l’autentico pibe, colui che meritò l’appellativo, per ora unico, di Pibe de
Oro.10
La figura del pibe, che Archetti indica come categoria liminale, giusti-
ficherebbe la venerazione divina degli argentini per Maradona nonostante
una vita caratterizzata da numerosi eccessi. La categoria del pibe ingloba

7. Ich bin in den Fußball vernarrt. Ein Gespräch mit Eduardo Galeano über Fuß-
ball und Politik, Maradona und die Arroganz der Intellektuellen, in «INKOTA-Brief», 135
(2006), pp. 9-11: p. 9: «Er ist ein Heiliger des dunklen Lebens, der immer alles verkehrt
herum angepackt hat, alles schlecht gemacht hat, der alle Verhaltenregeln der guten Leben-
sführung verletzt hat, der ein unheilvolles Leben geführt hat – mit aufeinander folgenden
Katastrophen. Die Menschen erkennen sich in ihm wieder. Und sie verehren ihn deshalb».
8. Il murales è stato dipinto nel 2018 da El Marian e KNO, due street artists argentini.
9. Lo stile “creolo” del calcio argentino è caratterizzato da sregolatezza, individua-
lismo, agilità e virtuosismo. Tale stile si oppose, agli inizi del Novecento, a quello più
disciplinato e caratterizzato dalla forza del collettivo degli inglesi, che esportarono il cal-
cio in Argentina. Molto simile l’esperienza in Brasile con lo stile “ginga”, sublimato da
Pelè in Svezia con la vittoria ai mondiali del 1958. Il tema è ben spiegato da Eduardo P.
Archetti in The Spectacle of a Heroic Life: The Case of Diego Maradona, in Sport Stars:
The Cultural Politics of Sporting Celebrity, a cura di D.L. Andrews, S.J. Jackson, Londra
2001, pp. 151-163.
10. Cfr. E.P. Archetti, El Potrero y el Pibe. Territorio y pertenencia en el imaginario
del futbol argentino, in «Horizontes Antropológicos», 30 (2008), pp. 259-282: p. 271:
«Maradona es el más famoso de los jugadores argentinos que ganaron reconocimiento in-
ternacional. Ha sido dos veces campeón mundial, una vez con el equipo juvenil y jugó
durante años en Europa con gran éxito. Maradona es todavía conocido como el pibe de oro
y, casi automáticamente, los otros pibes se transforman metafóricamente en pibes de plata
o bronce, materiales de menor valor».
L’Iglesia Maradoniana e il culto del D10S 143

Fig. 2 Il. particolare di Santo Diego, una


delle versioni dei santini dedicati a Die­
go Armando Maradona quando ancora
era in vita.

una serie di caratteristiche che partono, ad esempio, dal corpo, basso e


tarchiato, ma in grado di compiere passi rapidi e scattanti. Un altro aspetto,
fondante, è relativo ai contenuti “esistenziali”. Scrive Archetti:
C’è una tendenza a non aderire a rigidi confini morali, a giocare anche nella
vita privata, una capacità di premiare, punire o dimenticare il comportamento
degli altri in modo poco uniforme, di dare giudizi e fare scelte arbitrarie, di
mostrare un certo eroismo irrazionale, una capacità di “morire e rinascere” e
la capacità, nei momenti critici, di fare una mossa eccezionale che trasforma
la sconfitta in vittoria.11

11. Archetti, El Potrero y el Pibe, p. 274: «Hay una tendencia a no ceñirse a fronteras
morales estrictas, a jugar aun en la vida privada, una capacidad de recompensar, castigar
u olvidar el comportamiento de otros de un modo poco consistente, presentar juicios y
elecciones arbitrarias, desplegar cierto heroísmo irracional, la capacidad de “morir y de
renacer”, y la capacidad, en momentos críticos, de hacer un movimiento excepcional que
transforma la derrota en victoria».
144 Antonio Salvati

Nella valutazione della figura del pibe, dunque, non entra la morale,
ma la creatività corporea.
Una categoria liminale che è intesa non in maniera transitoria, come
immaginava Van Gennep, ma in senso costitutivo. E questo proprio per-
ché in tale figura mai si concretizza il passaggio all’età adulta. In questa
cornice di significato, le disavventure giudiziarie, le condanne morali, gli
scherzi di un corpo fiaccato dalla droga, colpiscono il Maradona reale ma
non il Pibe de Oro protetto in questa dimensione di margine tanto da farlo
diventare un monumento vivente: «Da pibe è un prodotto naturale e realiz-
zazione mitica […] di una certa idea di calcio basata sulla naturalizzazione
di certe qualità. Un monumento vivente».12
La venerazione che gli argentini hanno per Maradona è magistral-
mente rappresentata nel film «El camino de San Diego», del regista Carlo
Sorín. Il film del 2006 documenta il pellegrinaggio di Tati, un giovane
boscaiolo della provincia di Misiones, che trova una radice che gli sembra
riproduca le sembianze del calciatore, proprio in quei giorni ricoverato per
problemi cardiaci. Decide così di intraprendere un viaggio per consegnare
la statua alla sua divinità.
Dopo la morte di Maradona, in Argentina è stato codificato un vero e
proprio pellegrinaggio nei luoghi che furono del Pibe de Oro. Su impulso
del ministero del Turismo argentino, il percorso è stato pubblicizzato in
diversi parti del mondo, Italia compresa.
Le tappe del pellegrinaggio partono dalla casa-museo del quartiere La
Paternal fino ad arrivare allo stadio del Boca Juniors, conosciuto come La
Bombonera, dove è possibile visitare il suo palco privato e il Museo de la
Pasión Boquense, che ospita una sezione dedicata al calciatore e ai succes-
si ottenuti con il club. Rientrano nell’itinerario anche la Basilica del Santis-
simo Sacramento, nella quale Maradona celebrò il suo primo matrimonio,
e alcuni dei suoi ristoranti preferiti, tra i quali anche alcune pizzerie.
Pellegrinaggio che centinaia di argentini hanno compiuto alla volta di
Napoli in occasione del primo anniversario della scomparsa di Maradona.
In duecento, con indosso la maglia del Boca, hanno fatto tappa ai Quar-
tieri Spagnoli dove la notte della morte di Maradona sorse, quasi sponta-
neamente, un simulacro ai piedi di un famoso murales in via Emanuele

12. Archetti, El Potrero y el Pibe, p. 276: «Como pibe es un producto natural y re-
alización mítica […] de una cierta idea de fútbol basado en la naturalización de ciertas
cualidades. Se transforma en el monumento vivo del pibe».
L’Iglesia Maradoniana e il culto del D10S 145

De Deo (per tutti Largo Diego Armando Maradona). Il dipinto, che copre
l’intera facciata di un palazzo dal 1990, fu realizzato in tre giorni dal napo-
letano Mario Filardi, pittore naif scomparso in Svizzera nel 2010.

2. La religione maradoniana: la Iglesia, i riti e comportamenti religiosi

Il Natale festeggiato come se fosse un Capodanno, la notte tra il 29 e il


30 ottobre, per ricordare la nascita del proprio “Dio”. Una Pasqua celebrata
il 22 giugno, per commemorare la partita, e la vittoria, con l’Inghilterra ai
Mondiali messicani del 1986. Per i fondatori della Iglesia Maradoniana è
tutto molto logico, come scrive Marcello Serra: «Per gli argentini il calcio
è una religione, ogni religione ha un Dio e, di conseguenza, il Dio del cal-
cio è Diego».13
La Iglesia Maradoniana è stata fondata il 30 ottobre del 1998 a Rosa-
rio, nel barrio La Tablada.
Hernán Amez e Alejandro Verón celebrano, tra una ristretta cerchia di
amici, il primo Natale maradoniano in occasione del compleanno di Diego
Armando Maradona. Da quel giorno, l’anno zero dei maradoniani diventa
il 30 ottobre del 1960 e il calendario liturgico si calcola “Después de Die-
go” (D. D.).
Nel 2001, la Iglesia si costituisce come associazione e conta, il gior-
no della celebrazione del Natale maradoniano di quell’anno, 120 iscritti.
A quelle celebrazioni partecipano anche diversi calciatori e allenatori,
come Montes, Solari e Killer, che in passato avevano giocato con Mara-
dona. Il 2001 è un anno fortemente simbolico: Diego Armando Maradona
dice addio al calcio, a novembre, in una memorabile partita allo stadio
del Boca Juniors. La Iglesia era presente alla manifestazione con uno
striscione (lungo dieci metri e largo tre) con su scritto «Iglesia Marado-
niana, la Mano de D10S. Rosario». L’anno successivo si celebra la prima
Pasqua maradoniana, il 22 giugno del 2002, con i primi 42 “apostoli di
Diego” battezzati con un rito che prevede un giuramento e una sorta di
prova iniziatica.
Oggi l’Iglesia conta “fedeli” in oltre 60 Paesi del mondo e un “tempio”
aperto nel luglio del 2021 anche in Messico (il primo fuori dal territorio

13. Serra, Maradona entre la tierra y el cielo, p. 14: «Para los argentinos el fútbol es
una religión, cada religión tiene su dios, bueno el dios del fútbol es Diego».
146 Antonio Salvati

argentino). Sul numero degli aderenti c’è un vero e proprio “tango” delle
cifre: il numero oscillerebbe tra gli 800 mila indicati da Wikipedia ai 250
mila che Hernán Amez dichiarò in una recente intervista in occasione della
scomparsa di Maradona.14 Sono ben note, invece, le adesioni alla Iglesia di
personaggi famosi come Leo Messi, il fuoriclasse argentino oggi al Paris
Saint Germain, Manu Ginobili, leggenda del basket argentino, Ronaldinho,
il calciatore brasiliano non più in attività, e fa specie vedere tra i fedeli del
D10S anche Gary Lineker, attaccante della nazionale inglese: era in cam-
po, nel 1986 quando Maradona diventò la Mano de Dios.
La Iglesia Maradoniana ha continuato a celebrare le sue feste anche
durante i primi lockdown causati dal Covid-19: utilizzando YouTube e In-
stagram, è riuscita a tenere unita la comunità di fedeli.15 La Iglesia ha un
sito (www.iglesiamaradoniana.com.ar) registrato il 28 marzo del 2018 e
una solida presenza sulle piattaforme di social media. Su Facebook, a titolo
esemplificativo, esiste il gruppo ufficiale con oltre 180 mila aderenti. Sem-
pre sul gruppo è possibile acquistare anche una serie di gadget e di santini
che ricordano Maradona.
Hernán Amez e Alejandro Verón oltre ad essere i fondatori della Igle-
sia, sono anche gli unici ad officiare i riti aiutati da una decina di col-
laboratori più stretti che portano in processione, nei giorni di festa, una
sorta di tabernacolo sulla cui cima c’è uno scarpino da calcio (naturalmente
sinistro). Il libro sacro della Iglesia è l’autobiografia di Diego Armando
Maradona, Yo soy el Diego (pubblicata in Argentina nel 2000, in Italia è ar-
rivata due anni dopo per i tipi di Fandango) sul quale gli aspiranti apostoli
effettuano un giuramento.
La funzione della Iglesia è di mantenere viva «la passione e la magia
con cui il nostro Dio ha giocato a calcio, senza dimenticare i miracoli che
ha fatto in campo sotto gli occhi di tutti e il sentimento che risveglia in noi
tifosi, giorno dopo giorno».16

14. La verità è che negli anni i primi archivi degli associati sono andati persi a causa di
una diatriba legale tra i due fondatori e un altro gruppo di soci. A tutt’oggi è difficile stimare
con precisione il numero dei fedeli della Iglesia (gli stessi fondatori sono impermeabili a
richieste di numeri precisi). Con una certa approssimazione, è possibile stimare la platea
della Iglesia in circa 200 mila unità comprendenti, però, un numero importante di semplici
“simpatizzanti”.
15. Il Natale maradoniano del 2020 è stato celebrato sulla piattaforma Google Meet.
16. http://www.iglesiamaradoniana.com.ar/ (ultima consultazione: 6 marzo 2022).
L’Iglesia Maradoniana e il culto del D10S 147

2.1. Il calendario liturgico e i riti maradoniani


Ad una prima analisi un sistema religioso sembra essere composto
da una serie di elementi diversi: il “credere” in certe cose, il compiere
determinati riti, l’osservare un comportamento religioso e l’esistenza di
un personale specializzato. Scriveva Brelich17 che: «questi fenomeni non
si trovano, in realtà, semplicemente giustapposti, ma sono organicamente
uniti: sia esteriormente la religione è organizzata, sia intimamente è orga-
nica». Si tratta di elementi tutti presenti, come vedremo, nella Iglesia Ma-
radoniana. A partire dal che cosa “crede” un maradoniano, la cui risposta è
ben sintetizzata nel «Creo»,18 il «Credo» della Iglesia:

Creo en Diego,
Futbolista todopoderoso,
Creador de magia y de pasión.
Creo en Pelusa, nuestro D10S, nuestro Señor.
Que fue concebido por obra y gracia de Tota y Don Diego.
Nació en Villa Fiorito,
Padeció bajo el poder de Havelange,
Fue crucificado, muerto y mal tratado.
Suspendido de las canchas.
Le cortaron las piernas.
Pero él volvió y resucitó su hechizo.
Estará dentro de nuestros corazones,
por siempre y en la eternidad.
Creo en el espíritu futbolero,
La santa Iglesia Maradoniana,
El gol a los ingleses,
La zurda mágica,
La eterna gambeta endiablada,
Y en un Diego eterno.

Ben delineato anche il calendario liturgico e i rituali riservati alla di-


vinità.
Tre le date che segnano il calendario della Iglesia Maradoniana: il
Natale, celebrato la notte tra il 29 e il 30 ottobre, il giorno del complean-
no di Maradona, la Pasqua, che cade il 22 giugno, in ricordo della vitto-

17. A. Brelich, Introduzione alla Storia delle Religioni, Roma 2006 (ed. or. Roma
1966), p. 5.
18. http://www.iglesiamaradoniana.com.ar/ (ultima consultazione: 6 marzo 2022).
148 Antonio Salvati

ria dell’Argentina sulla Inghilterra e una sorta di giorno della memoria, il


25 novembre, per commemorare la scomparsa di Maradona avvenuta nel
2020. Il Natale è considerato dalla Iglesia
La data più importante nel calendario delle celebrazioni della Chiesa ma-
radoniana. In un quadro di gioia totale, ogni 29 ottobre, ci riuniamo la sera
alla vigilia della mezzanotte del 30. Vi aspettiamo per un conto alla rovescia
progressivo da 1 a 10 per brindare a un altro anno di vita del nostro D10S del
calcio e all’arrivo di un nuovo anno maradoniano.19
Nel corso dei festeggiamenti sfila in processione un pallone con su una
corona di spine, il tabernacolo e il “Golario”, una sorta di rosario composto
da 34 grani, tanti quanti i gol di Maradona con la nazionale argentina.
La Pasqua viene celebrata il 22 giugno:
Ogni 22 giugno, il mondo ricorda un evento storico accaduto in Messico duran-
te la Coppa del Mondo del 1986. In questo giorno la Chiesa ricorda quei due
miracoli in terra messicana. I due gol più ricordati nella storia della Coppa del
Mondo. Il gol per mano di D10S e il gol più bello della storia del calcio, il gol
del secolo. Ci riuniamo per condividere e ricordare di nuovo la partita, abbiamo
ascoltato mille volte la cronaca di Víctor Hugo Morales, ci siamo goduti l’ope-
ra d’arte che è durata 11 secondi e sarà ricordata per l’eternità.20
Tra le feste del calendario liturgico la giornata di commemorazione
della scomparsa di Diego Armando Maradona è quella ancora meno or-
ganizzata e affidata soprattutto all’iniziativa dei singoli fedeli. Nel 2021,
primo anno di celebrazione, i maradoniani hanno ricordato la morte di Ma-
radona nel corso del Natale21 e, per l’occasione hanno celebrato numerosi
battesimi di aspiranti apostoli maradoniani.
È la Pasqua, infatti, la festa dedicata all’ingresso di nuovi fedeli nella
Iglesia. Nel corso del battesimo, l’iniziato indossa una maglia con il numero
10 e viene benedetto con l’acqua santa. Deve giurare sul libro sacro Yo soy
el Diego e poi sottoporsi ad una prova iniziatica. Su un campo di calcetto,
con un portiere improvvisato, dovrà ripetere il gesto della “mano de D10S”,
segnare, cioè, un gol con il pugno saltando per contendere la palla con il
portiere.

19. http://www.iglesiamaradoniana.com.ar/29-y-30-de-octubre-noche-buena-y-navi-
dad-maradoniana/ (ultima consultazione: 6 marzo 2022).
20. http://www.iglesiamaradoniana.com.ar/22-de-junio-pascuas-maradoniana-la-ma-
no-de-d10s-y-el-gol-del-siglo/ (ultima consultazione: 6 marzo 2022).
21. https://youtu.be/Up05kmZwQ88 (ultima consultazione: 6 marzo 2022).
L’Iglesia Maradoniana e il culto del D10S 149

Nel caso fallisca tre volte la prova, sarà costretto a ripresentarsi.


Altro rito molto sentito tra i maradoniani è il matrimonio. Il primo è sta-
to celebrato nel novembre del 2002 a Rosario, nello stadio del Newell’s Old
Boys, ed ha unito in matrimonio Jaquelina e Mauricio. In un rarissimo video22
si vedono Hernán Amez e Alejandro Verón celebrare il rito con quest’ultimo
che indossa anche un collarino ecclesiastico (evento unico e mai più ripetuto
visto che successivamente gli officianti hanno sempre indossato una tunica
con lo stemma della chiesa maradoniana sul petto).
La successiva celebrazione del rito del matrimonio maradoniano risale
al 29 ottobre del 2007, con due coppie provenienti da Jalapa in Messico (Oli-
via Pozos-Adrian Gonzalez e Natalia Trujillo-Mario Martinez) e unite in ma-
trimonio con un rito molto più complesso del primo. Se quattro anni prima
l’unione era stata celebrata leggendo alcuni passi del libro sacro della Iglesia,
Yo so el Diego, ora la cerimonia è più strutturata. Prima una processione con
gli apostoli maradoniani che aprono e chiudono il corteo. Poi l’apertura del
rito con la formula: «En nombre de la Tota, de don Diego y del fruto de su
amor, Diego» e la recita del «Diego Nuestro»:
Diego nuestro que estas en la tierra,
santificada sea tu zurda,
Venga a nosotros tu magia,
háganse tus goles recordar,
así en la tierra como en el cielo.
Danos hoy una alegría en este día,
y perdona aquellos periodistas
así como nosotros perdonamos
a la mafia napolitana.
No nos dejes manchar la pelota
y líbranos de Havelange…
Diego23

Gli sposi bevono un sorso di vino moscato (il preferito di Maradona, in


altre occasioni viene offerto da addentare anche un pezzo di pizza napoleta-
na) e manifestano il proprio consenso rispondendo alla formula: «Prometti,
da qui all’eternità, di amare il tuo partner e di essere fedele ai principi della

22. https://www.youtube.com/watch?v=_D_V5NK_eZc (ultima consultazione: 6


marzo 2022).
23. http://www.iglesiamaradoniana.com.ar/ (ultima consultazione: 6 marzo 2022).
150 Antonio Salvati

chiesa maradoniana, proclamando che Diego è il nostro Dio del calcio e che
è e sarà il miglior giocatore di tutti i tempi?». Gli sposi si scambiano gli anelli
davanti ad poster di Maradona e al termine della funzione vengono benedetti
poggiando la mano su un pallone incoronato da spine.24
Il “D10S te Salve”, insieme al “Creo” e al “Diego Nuestro”, completa
le preghiere a disposizione dei fedeli della Iglesia Maradoniana:

Dios te salve pelota.


Llena eres de magia,
el Diego es contigo.
Bendita tú eres entre todas las demás
y bendito es el Diego que no te deja manchar.
Santa redonda, madre del gol
ruega por nosotros los jugadores
ahora y en la hora de nuestro encuentro…
Diego.25

2.2. I comportamenti religiosi: i “10 mandamientos”


La Iglesia Maradoniana orienta il comportamento dei suoi fedeli an-
che al di fuori della dimensione rituale. Lo fa fornendo un decalogo com-
portamentale i “10 mandamientos”.
Essi sono:

1. La pelota no se mancha, como dijo D10S en su homenaje.


2. Amar al fútbol por sobre todas las cosas.
3. Declarar tu amor incondicional por Diego y el buen fútbol.
4. Defender la camiseta Argentina, respetando a la gente.
5. Difundir los milagros de Diego en todo el universo.
6. Honrar los templos donde predicó y sus mantos sagrados.
7. No proclamar a Diego en nombre de un único club.
8. Predicar los principios de la Iglesia Maradoniana.
9. Llevar Diego como segundo nombre y ponérselo a tu hijo.
10. No ser cabeza de termo y que no se te escape la tortuga.26

24. Il matrimonio delle due coppie messicane fece molto scalpore in tutto il mondo,
cfr. https://elpais.com/deportes/2007/10/30/videos/1193732514_870215.html (ultima con-
sultazione: 6 marzo 2022) o https://www.panamaamerica.com.pa/mundo/parejas-se-casan-
por-el-rito-maradoniano-300807 (ultima consultazione: 6 marzo 2022).
25. http://www.iglesiamaradoniana.com.ar/ (ultima consultazione: 6 marzo 2022).
26. http://www.iglesiamaradoniana.com.ar/ (ultima consultazione: 6 marzo 2022).
L’Iglesia Maradoniana e il culto del D10S 151

Se da un lato questo insieme di prescrizioni comportamentali scim-


miottano i dieci comandamenti della tradizione dell’Antico Testamento,
dall’altro alcune di queste norme sono particolarmente caratterizzanti la
struttura del culto riservato a Diego Armando Maradona.
Il primo dei comandamenti è diventato un vero e proprio slogan in
Argentina, ma non solo.
«La pelota no se mancha» è un passaggio del toccante discorso che
Maradona tenne, il 10 novembre del 2001, davanti ad una folla osannante
nel giorno del suo addio al calcio.27
Una frase, intraducibile in italiano, diventata una sintesi della vita del
D10S e un messaggio di speranza: per quanto si possa sbagliare, in vita,
il talento e il genio (rappresentata dalla «pelota» ossia il calcio) concede
la possibilità della purificazione: «Maradona non segue la legge etica [...]
Maradona, si presume che appartenga a una stirpe di natura maledetta (el
villero) ma il suo dono gli permette di ristabilire la gloria perduta».28

3. Una nuova religione?

Il culto riservato a Diego Armando Maradona è stato spesso liquidato


come un esempio di banal o mock religion.29 Si tratta, a parere di chi scrive,

27. Disse Diego Armando Maradona: «El futbol es el deporte más lindo y más sano
del mundo. (De) eso no le quepa la menor duda a nadie. Porque se equivoque uno, no,
no tiene que pagar el fútbol. Yo me equivoqué y pagué. Pero la pelota no, la pelota no
se mancha» (https://www.adn40.mx/es-tendencia/nota/notas/2020-11-25-15-02/maradona-
me-equivoque-y-pague-pero-la-pelota-no-se-mancha-fue-el-discurso-del-astro-en-su-de-
spedida-del-futbol [ultima consultazione: 6 marzo 2022]).
28. M. Korstanje, Sacrificio y ejemplaridad. Comprendiendo los fenómenos de Leonel
Messi y Diego A Maradona. Nómadas in «Revista Crítica de Ciencias Sociales y Jurídicas»,
48 (2016), pp. 259-265: «Maradona no sigue la ley ética […] Maradona, se parte de la base
que, pertenece a una estirpe de naturaleza maldita (el villero) pero su don le permite restituir
la gloria perdida» (p. 265). Sull’argomento, cfr. anche M. Keismajer, Arquetipos de signifi-
cación social en los medios masivos. Maradona ascenso y caída de un héroe in «Estudios
Digital», 7-8 (2016), pp. 223-228.
29. Il termine banal religion è stato coniato da Stig Hjarvard – The mediatization of
religion: A theory of the media as agents of religious change, in «Northern Lights: Film and
Media Studies Yearbook», 6 (2008), pp. 9-26 – come forma della sua analisi sulla religione
mediatizzata estendendo la teoria sul nazionalismo di Michael Billig: «In continuation of
Billig (1995), I label these as banal religious representations; they consist of elements usu-
ally associated with folk religion, like trolls, vampires and black cats crossing the street;
152 Antonio Salvati

di una valutazione affrettata che non tiene conto in particolar modo della
solidità, ampiamente dimostrata, dell’impianto mitico-rituale della Iglesia
Maradoniana.
Detto questo, è possibile pensare al culto maradoniano come ad una
nuova religione?
Per Brelich la fondazione di una nuova religione parte sempre dal
rapporto specifico che un individuo ha con la religione preesistente del
suo ambiente: «Dal suo specifico modo di aderire a certi aspetti di questa
religione rifiutandone altri, in breve, dalla sua religiosità personale che, se
viene assunta da un gruppo umano, dà origine a nuove istituzioni, a nuovi
sistemi organici di credenze, di osservanze, di riti, di comportamenti, di
ordinamenti, vale a dire a nuova religione».30
Nel marzo del 2020, i vertici della Conferenza Episcopale Argentina
presentarono i risultati di uno studio commissionato a una importante so-
cietà di consulenza strategica e ricerche di mercato.
La realizzazione di questo studio, «Investigacion social sobre opinio-
nes actitudes, valores y comportamientos en relacion a la Iglesia catolica»,31
fu considerato necessario nell’ottica del processo di rinuncia graduale dei
fondi statali da parte della Chiesa Cattolica argentina.

and items taken from institutionalized religion, like crosses, prayers and cowls; and repre-
sentations that have no necessary religious connotations, like upturned faces, thunder and
lightning; and highly emotional music» (p. 16).
Il termine mock religion va inteso in un duplice significato: «The first is a fictional
religion that highlights the deficiencies of existing religions […] the second form of mock
religion is a deliberately created institution and belief that mimics in structure and content
traditional religions such as Christianity» (C. Cusack, Mock Religions, in Encyclopedia
of Latin American Religions, Berlin 2018, p. 1). Proprio sul secondo significato di mock
religion, Hernán Amez, cofondatore della Iglesia maradoniana, ha dichiarato: «I am not
a Catholic. Religion is about feelings and we feel football. I’ve been doing this for ten
years now and it’s not just a bit of fun, it’s a religion» (in R. Howland-Jackson, La Igle-
sia Maradoniana–Argentina’s real religion?, in «The Argentina Independent», 1 dicembre
2008, https://www.argentinaindependent.com/life-style/ba/la-iglesia-maradoniana-argen­ti­
nas-real-religion/) (ultima consultazione: 6 marzo 2022). Pioniere di questi studi è stato
il sociologo belga Adam Possamai che ha studiato il fenomeno dello «Jedismo». E a tal
proposito, cfr. anche il contributo in questo volume di F. Vecoli, Internet, santità e religione
iperreale.
30. Brelich, Storia delle religioni, perché?, p. 163.
31. I dati completi della ricerca sono reperibili qui: https://episcopado.org/contenido/
ver/2354 (ultima consultazione: 6 marzo 2022).
L’Iglesia Maradoniana e il culto del D10S 153

Dalla ricerca si evince come il popolo argentino sia fondamentalmente


religioso (68%) e che la religione è considerata utile per dare un significato
alla vita nel mondo (66%). Sette argentini su dieci (il 67%) si dichiarano
appartenenti alla Chiesa Cattolica romana ma solo il 16% partecipa alle
funzioni religiosi almeno una volta a settimana. La maggioranza meno di
una volta al mese (49%) o addirittura mai (22%). I dati fotografano un
tema comune, soprattutto negli ambienti a maggioranza cattolica, che è
stato sintetizzato nella formula «piazze piene e chiese vuote».
Rispetto a questi numeri sono due le considerazioni da fare. La pri-
ma riguarda la partecipazione irregolare alla pratica religiosa comunitaria:
sono molti, la maggior parte dicono le ricerche, a ricorrere alla religione
per celebrare solo alcuni momenti della vita a testimonianza della difficol-
tà della cultura laica di offrire alternative per celebrare determinati riti di
passaggio.32 La seconda è che se è vero che la pratica religiosa comunita-
ria è in declino, è anche vero che la ricerca dell’uomo di un contatto con
l’extraumano non si è mai sopita, anzi, sotto alcuni aspetti, e in particolari
contesti socio-economici, è anche aumentata pur trattandosi di un percorso
individuale. È la concretizzazione del fenomeno che lo studioso delle re-
ligioni Christopher Partridge aveva definito come «reincantamento»33 so-
vente alimentato da quella vulnerabilità sociale che si manifesta in quelle
società caratterizzate da precarie condizioni economiche e dalla mancanza
di segnali di speranza per il futuro.
Come ha fatto notare Pablo Alabarces,34 la carriera di Maradona è so-
vrapponibile ai momenti di maggiore crisi della storia recente argentina
(dalla caduta peronista alla dittatura, dalla guerra per le Malvinas fino al
fallimento della nazione e alla esplosione sociale mal gestita dal ciclo libe-
rale menemista) e «l’unica luce appare in un lontano mese di giugno 1986;
e brilla a dismisura quando un moro di 165 cm comincia a dribblare i gio-
catori inglesi, esattamente quattro anni dopo la catastrofe delle Malvinas
[...] quei 10,6 secondi sono l’Aleph che Borges sognava e che Maradona

32. È il caso dei funerali e dei matrimoni. Anche la ricerca commissionata dalla Chie-
sa argentina ha escluso la partecipazione a questi due riti nel computo della frequenza
di partecipazione alle funzioni: «Los que se declaran católicos, dejando de lado bodas y
funerales, con qué frecuencia va Ud. a servicios religiosos en estos tiempos?», https://epis-
copado.org/contenido/ver/2354 (ultima consultazione: 6 marzo 2022).
33. Cfr. C. Partridge, The Re-Enchantment of the West, London 2005.
34. P. Alabarces, Maradona: mito popular, símbolo peronista, voz plebeya, in «Pape-
les del CEIC», 1 (2021), pp. 1-11.
154 Antonio Salvati

trovò. In quell’Aleph appare il nodo di felicità più intenso che la nostra


comunità abbia conosciuto in questo mezzo secolo».35
Nelle relazioni cultuali, come sottolineava Brelich, si personifica ciò
che nella realtà appare gravoso e incontrollabile. Il popolo argentino scari-
cando su di una figura extraumana, in questo caso il Pibe de Oro, le preoc-
cupazioni e il senso di rivalsa, tenta di «ridurre le angosce di fronte all’in-
controllabile dedicando il resto delle sue energie all’attività profana».36
Diego Armando Maradona appare, dunque, come punto di riferimento
«per il dolore fisico e psichico e per la marginalità economica e sociale»37
sottolineando la sua funzione di intercessione tra mondo naturale e mondo
soprannaturale. Il suo status è riconosciuto perché «realizza in sé le infinite
possibilità dell’umanità di superare la sua stessa natura».38
Lo dimostra anche il culto, strutturalmente diverso rispetto a quello
della Iglesia, che i napoletani hanno per Maradona («Il nome stesso evoca
il culto religioso, l’assonanza nel dialetto è abbastanza forte tra Maradona
e Maronna, che è il nome della Vergine Maria»)39 tanto da farlo diventare
un’icona alla quale la cultura popolare si riferisce e alla quale formula le
sue richieste mostrando così angosce e preoccupazioni.
Alla luce di tutto ciò, sembra possibile inserire il culto maradoniano
sotto la categoria interpretativa della religione popolare, intesa come quel
sistema costituito da credenze e rituali che manifesta una certa autonomia ri-
spetto ad una religione “ufficiale”, ma con la quale interagisce inserendosi in
un contesto dove è in corso una erosione del quadro religioso preesistente.40
Questa chiave interpretativa giustificherebbe anche la mancanza nel-
la Iglesia Maradoniana di un mito escatologico, perché «la salvezza del

35. Alabarces, Maradona: mito popular, pp. 7-8: «La única luz aparece un lejano
mes de junio de 1986; y brilla desmesuradamente cuando un morocho de escasos 165 cm
comienza a gambetear jugadores ingleses, exactamente cuatro años después de la catástrofe
malvinera […] esos 10.6 segundos son el Aleph que soñó Borges, pero encontró Maradona.
En ese Aleph, aparece el nudo de felicidad más intensa que conoció nuestra comunidad en
este medio siglo».
36. Brelich, Storia delle religioni, perché?, p. 160.
37. S. Boesch Gajano, La santità, Roma-Bari 1999, p. 112.
38. Ibidem.
39. V. Dini, Maradona, héros napolitain, in «Actes De La Recherche En Sciences
Sociales», 103 (1994), p. 76: «Le nom même évoque le culte religieux, l’assonance dans le
dialecte étant assez forte entre Maradona et Maronna, qui est la dénomination de la Vierge
Marie».
40. Cfr. sul tema: C. Prandi, Religione e popolo, Brescia 2020, p. 39.
L’Iglesia Maradoniana e il culto del D10S 155

Sé è il topos escatologico di gran parte delle religioni popolari del post-


moderno».41
Va da sé, per tutto quanto esposto, che tale religione popolare difficil-
mente potrebbe diffondersi fuori dai confini argentini. L’esempio è il forte
legame che la città di Napoli ha con Maradona, un culto intenso e passio-
nale, ma molto lontano da un sistema religioso organizzato. A Napoli la
figura di Diego si sovrappone a San Gennaro o alla Madonna dell’Arco,
e l’immagine del pibe diventa «un simbolo forte, poiché nella cultura na-
poletana degli anni ’80 aveva un ruolo mitico centrale […] l’immagine
del pibe serviva come un trasformatore simbolico, un rivelatore di codici,
mostrando nelle stesse oscillazioni della sua silhouette la relazione tra mi-
tologie tradizionali e contemporanee, tra la cultura popolare con i suoi dei
e la cultura di massa con le sue divinità».42

41. Ibidem.
42. M. Niola, San Gennarmando: le disavventure del simbolo, in Te Diegum, Milano
1991, p. 71.

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