Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Paolo Orrù
Introduzione
La struttura demografica italiana ha subito cambiamenti rilevanti negli
ultimi venti anni: nella prima decade del 21° secolo la popolazione di origine
straniera è cresciuta da 1,3 milioni nel 2001 ai circa 5 milioni del 2014. La
società italiana ha, dunque, dovuto fare i conti in poco tempo con nuove alterità
e con un tardivo approccio alla globalizzazione. Migranti, rifugiati e richiedenti
asilo sono quotidianamente oggetto di un trattamento deumannizante quando
non vittime di un aperta ostilità che attinge sempre più spesso a motivazioni
economiche e differenze culturali (Balibar 1991) per legittimare le nuove forme
del razzismo contemporaneo, non più basato sulla semplice superiorità biologica
di una razza sulle altre.
1
37
Sono diverse le pellicole e gli autori che hanno provato a riflettere sulle
tante sfumature del fenomeno2, come i problemi dell’integrazione nel tessuto
italiano in Lettere dal Sahara di Vittorio De Seta (2005); i tragici arrivi via mare
dall’Africa in Terraferma (2011) di Emanuele Crialese o in Quando sei nato
non puoi più nasconderti (2005) di Marco Tullio Giordiana; o, ancora,
1
La stragrande maggioranza degli ingressi illegali in Italia appartiene alla categoria dei
cosiddetti overstayer, ovvero persone che entrate nel paese vi rimangono oltre la scadenza dei
normali visti e permessi, con percentuali che vanno dal 59% del 2000 al 64% del 2006, fino a un
picco del 75% nel 2003.
2
Per analisi più dettagliate e generali del fenomeno della migrazione nel cinema italiano si
vedano Ferrari e Ardizzoni (2009); Russo Bullaro (2010); Bonsaver, Bond & Faloppa (2015);
mentre per una panoramica sull’intero contesto europeo si possono consultare Iordanova (2010) e
Loshitzky (2010).
2
38
3
«For most people factual television is concerned with knowledge about the real world; as
this viewer explains, “factual means that the programme will contain facts and no fiction.
Programmes that are true and about real issues”. This is an idealized view of factual television,
and the tensions between ideals and practices make the production and reception of factuality
challenging and dynamic’» (Hill, 2007, p. 3).
3
39
Corpus
Il corpus è dunque composta da due pellicole di Valerio Cataldi e una di
Amedeo Ricucci. Le prime sono prodotte e trasmesse dal Tg2 (la testata
giornalistica del secondo canale Rai) con il patrocinio dell’Unhcr (United
Nations High Commissioner for Refugees) e rappresentano due quadri differenti
dell’esperienza migratoria. In La neve la prima volta (2014), l’autore si
concentra sulle storie di quattro persone sopravvissute al naufragio di
Lampedusa del 3 ottobre 2013, che causò 366 morti. L’obiettivo della pellicola
4
40
Analisi
5
41
6
42
7
43
8
44
5
Con aggregazione si può considerare la quantificazione di gruppi di partecipanti, ovvero il
trattamento linguistico delle persone in termini di numeri e statistiche o quantificatori definiti o
indefiniti (Reisigl, Wodak, 2001, p. 53).
9
45
La lunga marcia
In La lunga marcia, trasmesso da Rai Uno, il canale principale della Tv
pubblica, l’autore segue il viaggio di un gruppo di rifugiati siriani dalle coste
greche dell’isola di Lesbo fino a Vienna durante l’estate del 2015, quando la
crisi siriana ha raggiunto il suo apice e Germania e Austria hanno offerto
ospitalità a migliaia di persone, contrastando i blocchi e i respingimenti attuati
da altri governi.
Il documentario si apre con una breve descrizione del contesto in cui ci
troviamo; nello specifico, l’ultimo paragrafo ci introduce anche all’approccio
generale adottato per raccontare la storia dei migranti: il giornalista, e
protagonista principale, infatti, ha viaggiato fianco a fianco con vari gruppi di
profughi siriani attraverso i confini. Da un punto di vista linguistico, l’uso del
“noi” inclusivo e l’avverbio “insieme” segnalano l’attitudine partecipativa
dell’autore nei confronti dei suoi compagni di viaggio: «quello che segue è il
racconto del lungo viaggio che abbiamo fatto insieme a loro: dalla isole della
Grecia fino a Vienna, passando per Macedonia, Serbia, Croazia e Ungheria».
Il film ha una struttura molto simile a quella di Quand Youssef si mise in
cammino, ma possiede una narrazione più fluida e meno incentrata sulle
tecniche di montaggio alternato. La storia si dipana in un ordine cronologico
corrispondente all’effettivo svolgersi dei fatti. La prima scena si apre con la
voce fuori campo di un migrante, doppiato anche stavolta in italiano, che chiede
aiuto; l’inquadratura è divisa a metà e mostra da un lato una mappa, su cui
vengono segnate le tappe del viaggio attraverso le nazioni europee, e dall’altro
lato un gruppo di migranti su una barca. Il giornalista e il cameraman sono presi
10
46
nel mezzo dell’azione dall’arrivo di tre barche soccorse dalla guardia costiera.
La sequenza – e l’intero film – è girato con la macchina a mano, la quale
conferisce un immediato senso di realtà e immersione allo spettatore.
La scena prosegue con l’intervista ad alcuni dei profughi appena sbarcati,
allo scopo di contestualizzare subito la loro esperienza; il tono linguistico
adottato dal giornalista risente di una certa problematicità, e si rivela a più
riprese l’aspetto più critico dell’intera opera. Anche se alcuni degli intervistati
sembrano in effetti parlare un inglese molto elementare, le scelte linguistiche del
giornalista soffrono di alcuni stereotipi: il tono eccessivamente didascalico
impiegato dall’autore ha l’effetto di “infantilizzare” il proprio interlocutore, non
solo per via della eccessiva semplificazione linguistica, che può essere
funzionale alla mutua comprensione, ma anche per mezzo della banalizzazione
dei contenuti proposti. Per esempio, Ricucci chiede ai migranti appena sbarcati
se non pensino che il viaggio per l’Europa sia “lungo e difficile” («Ma lo sapete
che il viaggio per l’Europa è lungo e difficile»); oppure, le donne vengono
identificate come l’anello debole dell’intero gruppo («ma le donne non hanno
paura?»). Tali espressioni veicolano le presupposizioni che gli uomini non
abbiano, o debbano, avere paura delle difficoltà del viaggio, ma solo le donne o
i bambini debbano. Infine il giornalista chiede loro chi considerino più «cattivo»
nella guerra siriana, Assad o Daesh. Nonostante questi frammenti diano
l’opportunità di introdurre il punto di vista dei profughi, le loro paure e le loro
ragioni per scappare dai propri paesi, risultano essere troppo semplicistici e
banali, e in qualche modo reminiscenti di un senso di superiorità verso lo
straniero, ritenuto una persona intellettualmente inferiore, tipico del discorso
mediale italiano.
Anche in La lunga marcia, l’autore include materiali da altri media: è il
caso di Ahmad, il pianista di Yarmuk, diventato famoso grazie ai video che lo
ritraggono mentre suona il piano in mezzo alle rovine di Ismir, la sua città natale
in Siria, durante l’avanzata militare dell’Isis. I video di Ahmad sono diventati
ben presto virali e hanno circolato attraverso i social media fino a raggiungere
l’attenzione di emittenti nazionali come la Bbc e la Rai. La lunga intervista ad
Ahmad diventa l’occasione per i migranti per prendere voce e criticare
apertamente la passività della politica europea di fronte al conflitto siriano.
Durante il viaggio, il coinvolgimento espresso dal costante uso di formule
linguistiche inclusive («saremo 2000, forse più aspettiamo da due ore», «ci
costringono a metterci in linea») contrasta allo stesso tempo con l’alterità
dell’autore stesso, il quale può viaggiare più liberamente in auto, su nave o può
pagare un taxi per arrivare a destinazione prima degli altri gruppi di migranti.
Come negli altri film, l’uso sistematico di inquadrature ravvicinate sulle
facce, i piedi e i pochi avere dei migranti serve a renderne visibile lo stato
d’animo e generare empatia nei loro confronti da parte del pubblico.
Grazie alle teorie, sviluppate da Lakoff e Johnson (1989), sulla metafora
concettuale e sulla sua funzione cognitiva nell’organizzare e strutturare il
pensiero, il ruolo della metafora nel discorso e nella comunicazione quotidiana
11
47
Conclusioni
Adottando la terminologia di Nichols, i tre film possono essere considerati
come esempi di documentari partecipativi: l’autore e protagonista principale
(Cataldi nei primi due e Ricucci nel terzo) segue il tragitto dei migranti nel loro
viaggio verso l’Europa:
12
48
migranti, sui loro visi o i loro piedi sono impiegati da entrambi gli autori allo
scopo di creare iperboli visive che impressionino lo spettatore.
I documentari di Cataldi non cercano solo di offrire una rappresentazione di
fatti sociali importanti per il contesto italiano ed europeo, ma anche di prendere
posizione apertamente nei confronti del diritto alla mobilità delle persone e
contro le politiche deumanizzanti nei confronti dei migranti, come sostiene
Nichols infatti:
documentaries may represent the world in the same way a lawyer may
represent a client’s interests: they put the case for a particular view or
interpretation of evidence before us. In this sense documentaries do not
simply stand for others, representing them in ways they could not do
themselves, but rather they more actively make a case or argument; they
assert what the nature of a matter is to win consent or influence opinion
(Nichols 2001: 4).
13
49
Bibliografia
Angelone, A. & Clò, C. (2011). Other visions: Contemporary Italian documentary
cinema as counter-discourse. Studies in Documentary Film, 5(2), 83–89.
Ardizzoni, M. (2013). Narratives of change, images for change: Contemporary social
documentaries in Italy. Journal of Italian Cinema & Media Studies, 1(3), 311–326.
Aufderheide P. (2007). Documentary Film: A Very Short Introduction. Oxford: Oxford
University Press.
Beattie, K. (2004). Documentary Screens: Non-fiction Film and Television. New York:
Palgrave.
Benelli, E. (2010). The “other” from another shore: Identity at sea in Quando sei nato
non puoi più nasconderti. In G. Russo Bullaro (Ed), From terrone to
extracomunitario: New manifestations of racism in contemporary Italian cinema.
London: Troubador Publishing, 219-239.
Binotto, M. and Martino, V. (Eds.) (2004). FuoriLuogo: l’immigrazione e i media
italiani. Cosenza/Roma. Pellegrini/RAI.
Bond, E., Bonsaver, G. & Faloppa, F. (Eds.) (2015). Destination Italy: Representing
migration in contemporary media and narrative. Oxford: Peter Lang.
Bruno, M. (2012). Andare oltre gli stereotipi. La figura del migrante nell’informazione
italiana e le ricerche per la Carta di Roma. In F. Cristaldi & D. Castagnoli (Eds.),
Le parole per dirlo: Migrazioni, comunicazione e territorio. Perugia: Morlacchi,
49-79.
Cataldi, Vittorio (2014). La neve la prima volta, Roma, RAI Radiotelevisione
Italiana/Unhcr.
Cataldi, Vittorio (2015). Quando Youssef si mise in cammino, Rome, RAI
Radiotelevisione Italiana/Unhcr.
14
50
15
51
Paolo Orrù
Abstract: Mass media and journalism played an important role in the reproduction
of stereotypes and biased interpretation of the migratory phenomenon. The main goal of
this contribution is to verify the consistency of the discourse about migration in Italian
journalism over different media. Therefore, in this study the authors will focus on
documentaries screened by the Italian National Public Television (Rai).
The corpus is composed by three movies: two by Valerio Cataldi and one by
Amedeo Ricucci. Cataldi’s movies were produced and aired by Tg2 under the patronage
of UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees). They depict two
different aspects of migrants’ experience. In La neve la prima volta, the author focuses
on the stories of four survivors from the Lampedusa dump occurred on 3 October 2013,
which caused 366 deaths. Quando Youssef si mise in cammino narrates the story of
Yousef and his three friends in their journey from Afghanistan to Austria in search of
asylum. Similarly, La lunga marcia by Amedeo Ricucci follows the journey of Syrian
refugees in their attempt to reach Europe during summer of 2015.
The three movies cross a wide set of issues regarding migration in Italy and the
EU, such as the construction of European external and internal borders; policies and
practices of migrant management; human rights; racism and prejudice towards
foreigners.
The main goal of the contribution is to employ the means of discourse analysis to
reflect on multimodal discourse about migration and its role in the social construction of
refugees and migrants.
16
52