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VALLOTTI
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EX LIBRIS
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BIBLIOTECA
5326007934
H 781
G
P. FRANCESCANTONIO VALLOTTI
DEI FRATI MINORI CONVENTUALI VAL
(1697-1780)
TRATTATO
DELLA
MODERNA MUSICA
Geografia e Historia
UNIVERSIDAD
COMPLUTENSE DE MADRID
FACULTAD DE GEOGRAFÍA E
HISTORIA
PRÉSTAMO ESPECIAL
SÓLO LECTURA EN
SALA
3
Quadro conservato nell'Archivio Musicale del Santo Padova
P. ANDREA ECCHER
Min. Prov. O.F.M. Conv.
P.Priwi Fernar
dino
Tipografia della Prov. Patavina di S. Antonio dei Frati Min. Conv. · Basilica del Santo - Padova
INDICE
LIBRO PRIMO
Prefazione . • Pag. 3
CAP. I: Che cosa sia la musica e cosa per essa voglia intendersi >>> 23
CAP. II : Delle diverse maniere onde i vari rapporti dei suoni cono-
400
scer si possono 25
CAP. III : Osservazione sopra la corda sonora · }} 30
CAP. IV: Costruzione del monocordo, e vero modo di farne uso >> 34
CAP. V: Dilucidazione della serie armonica
CAP . VI : Che all'armonia convengono le ragioni , e le proporzioni
240
VII
2
CAP. XVI: Cosa s'intenda per consonanza e quale sia Pag. 72
CAP. XVII : Del principio, ovvero della cagione immediata delle
consonanze » 74
882
CAP. XVIII : Quale sia la vera origine cagione delle consonanze >> 80
CAP. XIX : Dell'unisono · >> 87
CAP. XX: Della ottava >> 89
CAP. XXI : Della quinta >> 91
CAP. XXII : Della quarta 92
CAP. XXIII : Della terza maggiore >> 94
CAP. XXIV : Della terza minore >> 95
CAP. XXV : Della sesta maggiore >> 97
CAP. XXVI : Della sesta minore >> 99
CAP. XXVII : Della quinta minore . >> 100
CAP. XXVIII : Della quinta eccedente )) 103
CAP. XXIX : Della sesta eccedente >> 105
CAP. XXX : Cosa s'intenda per dissonanza, e quale sia · >> 106
CAP. XXXI : Del principio, e cagione delle dissonanze • >> 107
CAP. XXXII : Quante e quali sieno le dissonanze >> 110
CAP. XXXIII : Della settima >> 114
CAP. XXXIV : Della nona >> 117
CAP. XXXV: Dell'undecima >> 120
CAP. XXXVI : Della terzadecima >> 123
CAP. XXXVII : Della settima diminuita e della seconda eccedente . >> 126
CAP. XXXVIII : Della risoluzione delle dissonanze . >> 128
CAP. XXXIX : Del riversamento delle dissonanze >> 130
CAP. XL: Della combinazione di varie dissonanze >> 138
CAP. XLI: Dei gradi diatonici . >> 144
CAP. XLII : Dell'analisi dei gradi diatonici >> 145
CAP. XLIII : Del quarto di tono >> 150
CAP. XLIV : Del comma >> 153
CAP. XLV : Delle prerogative della quadrupla >> 155
CAP. XLVI : Dell'uso della proporzione geometrica nella musica >> 161
CAP. XLVII : Dei numeri platonici • >> 164
CAP. XLVIII : Che da 1.1/3.1/5 . deriva tutto il nostro sistema
musicale >> 170
LIBRO SECONDO
VIII
CAP. VI : Delle chiavi musicali Pag. 205
CAP. VII : Delle note o figure musicali . >> 207
CAP. VIII: Delle figure accidentali nella musica >> 210
CAP. IX: Delle figure accidenti aggiunte al basso continuo 212
CAP . X: Del tempo >> 214
CAP. XI: Della battuta >> 217
CAP. XII : Dell'origine della scala diatonica dell' armonica musica
moderna . • >> 219
CAP. XIII : Che più sorta di scale vi sono nella musica e quale ar-
monia loro convenga >>> 225
CAP. XIV : Delle diverse scale del modo minore • >>> 233
CAP. XV: Degli intervalli musicali >> 241
CAP. XVI : Degli intervalli equivoci nello strumento da tastatura >> 249
CAP. XVII : Dei numeri veri ed apparenti >> 252
CAP. XVIII : Delle consonanze dissonanti >> 255
CAP. XIX : Dei toni o modi musicali >> 257
CAP. XX : Dei moderni modi armonico- musicali >> 259
CAP. XXI : Dell'origine del modo minore >> 261
CAP. XXII : Dei modi trasportati >> 265
CAP. XXIII : Delle cadenze • >> 267
CAP. XXIV : Della mutazione ovvero sia del passaggio di corda a
corda >>> 272
CAP. XXV : Ancora della modulazione >> 275
CAP. XXVI : Della modulazione del modo minore >> 278
LIBRO TERZO
IX
CAP. XX: Che a fronte di qualunque dissonanza può stare l'intiero
accordo consonante • Pag. 329
CAP. XXI : Che il novello compositore devesi tosto ed in primo
luogo istruire nel combinare assieme le quattro voci • · >> 331
CAP. XXII: Istruzione ai giovani compositori per far l'abbozzo dei
loro componimenti . • >> 333
CAP. XXIII : Del basso fondamentale >> 335
CAP. XXIV: Del basso continuo e come debba formarsi sopra una
data cantilena 339
CAP. XXV: Delle consonanze dissonanti o dissonanze consonanti • 343
CAP. XXVI : Dell'uso delle dissonanze • • " 345
CAP. XXVII : Dell'uso della settima . 347
CAP. XXVIII : Come debbansi formare le fughe • >> 350
CAP. XXIX: Come debba trattarsi la fuga >> 353
CAP. XXX : Dell'imitazione • >> 356
CAP. XXXI : Del modo di comporre a due cori >> 358-
CAP. XXXII : Dello stile a cappella • >>> 360
CAP. XXXIII : Dell'uso più artificioso o riservato delle dissonanze • 363
CAP. XXXIV : Nella musica non si debbono ammettervi licenze e
che non si danno accordi per imprestito nè per supposizione >> 365
CAP. XXXV: Quale sia la ragione per cui sono e devono esser vie-
tate le due quinte seguenti come pure le due ottave e i due
unisoni >> 367
CAP. XXXVI : Della varietà che richiedesi nel contrappunto >> 372
CAP. XXXVII : Del contrappunto doppio • >> 375
CAP. XXXVIII : Dei canoni >>> 381
CAP. XXXIX : Dello stile ecclesiastico >>> 384
LIBRO QUARTO
X
CAP. IX: Delle subordinate corde del 2º ecclesiastico tono Pag. 462
CAP. X: Delle subordinate corde del 3º ecclesiastico tono >> 463
CAP. XI : Delle subordinate corde del 4° ecclesiastico tono >> 464
CAP. XII : Delle subordinate corde del 5º ecclesiastico tono >> 465
CAP. XIII : Delle subordinate corde del 6º ecclesiastico tono )) 466
CAP. XIV : Delle subordinate corde del 7º ecclesiastico tono • )) 467
CAP. XV: Delle subordinate corde del 8° ecclesiastico tono )) 468
CAP. XVI : Delle subordinate corde del 9° e 10° ecclesiastico tono }} 469
CAP. XVII : Delle subordinate corde del 11 ° e 12° ecclesiastico tono >> 470
CAP. XVIII : Degli ecclesiastici toni trasportati in genere 471
CAP. XIX : Dei trasporti del 1 ° e 8° ecclesiastico tono tanto in figura
di Diesis quanto in figura di Bemolle . >> 472
CAP. XX: Dei modi corali armoniali >> 474
ΧΙ
PRESENTAZIONE
XIII
seguenza cadono sovente in ingenuità che non sanno affatto di musica
nuova, o come osano certi fautori di sistemi moderni, i quali hanno
scardinato il basso e i suoi rivolti ed hanno fatto piazza pulita delle to-
nalità che sono ricchezza nella musica !
Gli studiosi di musica saranno certamente curiosi di sapere come
e quando la tonalità abbia avuto origine e come siasi sviluppata nel
corso dei secoli . Ebbene questa tesi colossale è svolta con ampiezza e
sicurezza tanto storica che scientifica nel « Trattato dei Toni Modali » ,
che è posta quale ultima parte di questo volume.
L'autore incarna nell'origine della musica l'origine della tonalità :
«< i modi sono antichi quanto la musica » . In questa parte i cultori di
canto gregoriano potranno rilevare la robusta costituizione dei 12 toni
ecclesiastici che egli sviscera a uno a uno , verranno a conoscere la storia
della salmodia e dell'innodia dall'inizio e come la Chiesa abbia fatto
tesoro dei modi per mitigare le acutezze e le gravità nelle cantilene.
Giovani! studiate il P. Vallotti, « il più grande fra gli armonisti
italiani » (2).
Alla fine del trattato ho aggiunto un'appendice di 12 dei 73 bassi
numerati del P. Vallotti, affinchè gli allievi si esercitino nel disporre
bene le parti dell'armonia.
P. RIZZI BERNARDINO
O. F. M. Conv.
XIV
IL P. M.º FRANCESCANTONIO VALLOTTI
XV
lenti del P. Vallotti lo volle con sè quale Baccelliere . Essi giunsero a
Padova il 6 Novembre del 1721 .
(1) Tutte le notizie fin qui esposte, come ci testimonia CARLO DIONISOTTI in « Notizie
biografiche dei Vercellesi illustri - Biella 1862 » , sono state fornite dal P. LUIGI ANTONIO
SABBATINI O.F.M. Conv. al Fanzago che le pubblicò nella sua opera : « Elogi di Tartini,
Vallotti · Padova 1792 » .
(2) Archivio della Ven. Arca del Santo - Atti e Parti N. 28, pag. 19.
(3) Ibidem, Busta N. 27.
(4) Leonida Busi , Il P. G. B. Martini. Bologna 1891 , pag. 335. Nota N. 3.
Nota N. 3.
(5) Archivio della Ven. Arca del Santo, Atti e Parti, N. 28 pag. 184 a tergo.
(6) Quale attestazione di stima e di ammirazione verso il P. M. Francescantonio
Calegari, la Presidenza della Ven. Arca del Santo il 17 Dicembre 1727 prese la seguente
deliberazione :
« Si manda parte che al Padre Maestro Antonio Calegari, Maestro di Cappella nono-
stante che gli restano pochi giorni al finir del suo trimestre, li siano fatti li suoi mandati,
et ciò con il riflesso alle sue benemerenze et lungo servizio prestato per il corso di 25 anni » .
Archivio della Ven. Arca, N. 28 tergo, pag. 137.
Quanto alle benemerenze del sullodato P. Calegari e alle altre notizie che si hanno
a suo riguardo si veda la prefazione del terzo libro della presente opera del P. Vallotti .
(7) Archivio della Ven. Arca del Santo - Atti e Parti, N. 28, pag. 141 a tergo.
XVI
cale, ma le abbina e non finirà di condannare quanti così non pensano
e così non operano in fatto di musica (8).
Se già dal 1725 compone musica improntata alle teorie del suo
maestro, il P. Francescantonio Calegari, inventore del numero armoni-
co, come lo qualificarono i suoi contemporanei , nel 1728 il Padre Val-
lotti è già richiesto dagli studiosi e professori di musica di soluzioni di
questioni musicali ancor oggi dibattutissime, soluzioni che egli diede ,
come ognuno può capacitarsene con impeccabile sicurezza di dottrina (9) .
Nel 1730 in occasione della sua elezione a maestro di Cappella
compose varii Salmi e Cantiche, che gli valgono l'incondizionata ed en-
tusiasta ammirazione di Antonio Lotti e di Antonio Biffi , maestro di
Cappella in San Marco di Venezia , e di Antonio Pacelli, i più celebri
maestri d'Italia d'allora ( 10 ) .
A questa stessa data deve risalire l'inizio dei lavori teorici del Padre
Vallotti, che vi si applicò affrontando per prima cosa lo studio del canto
fermo. Egli infatti afferma che questo studio gli consumò lunghi anni
che avrebbe potuto impiegare in molti altri studi che ugualmente lo
interessavano ( 11 ) . Nel 1735 egli era al termine di questo suo primo
fondamentale studio teorico ( 12) . Relativo a questo studio esiste una
lettera in latino del 22 Novembre 1733 inviata all'illustre Giovanni
Giuseppe Fux, in cui confuta le dottrine da questi esposte nel suo
Trattato teorico « Gradus ad Parnassum » . Il Vallotti trattò tale confu-
tazione nel Trattato dei Toni Modali pubblicato al termine del presen-
te volume, di cui la lettera sopra accennata non è che un breve rias-
sunto a modo di dissertazione.
Quanto con questi studi egli sia riuscito eccellente conoscitore del
canto fermo, appare dal detto Trattato. Per ora basterà riportare le lodi
fatte a questo Trattato dal Padre Giambattista Martini O. F. M.
Conv. ( 13) .
XVII
<«<Fra i manoscritti del Padre Maestro Vallotti si è ritrovato il pre-
sente, che esce alla luce col nome di quarto libro . Tratta di una parte
della musica delle più interessanti , che è quella dei Toni o Modi .
Con quanto studio, con quanta precisione, ed erudizione egli si
sia applicato a tessere questo Trattato, potrà ognuno di leggeri co-
noscerlo.
Confesso il vero, che tra i suoi scritti, questo è uno dei più pre-
ziosi , che egli ci abbia lasciati .
Incomincia dai toni ecclesiastici dei primi secoli , e dimostra come
dai toni dei Greci hanno avuto l'origine.
XVIII
Nel 1735 , terminato il Trattato dei Toni Modali, il P. Vallotti,
come risulta dalla nota a pagina 7 del MS . del predetto Trattato , si
diede a stendere e sviluppare i suoi studi sulla moderna musica . A
questo stesso anno risale la sua amicizia e corrispondenza letteraria col
conte Giordano Riccati ( 17) .
E proprio da questa corrispondenza noi possiamo precisare la tesi
colossale che il P. Vallotti si è assunto in questo suo maggiore lavoro
teorico ( 18).
Il 22 Aprile 1736 il P. Vallotti così scrisse al conte Giordano
Riccati :
« Finisco pertanto commendando al sommo l'ottima di lei volontà
di giovare all'armonica professione; ma se il tempo che V. S. Illustris-
sima impiega per stabilire un sistema che racchiuda in sè tutti e tre i
generi (diatonico, cromatico, enarmonico), il quale non può reggersi
in pratica; le piacesse d'impiegarlo nell'illustrare e mettere in chiaro il
temperato diatonico-cromatico sistema che abbiamo, dando regola certa
onde comune ed uniforme si renda cotesto temperamento, creda che
provvederebbe al maggior bisogno che abbiamo, perchè ciò fatto, si po-
trebbe facilmente vedere la differenza che trovasi tra le diverse dodici
quinte, quarte, terze maggiori e minori etc .; dal qual lume poi, molte
osservazioni si potrebbero fare con questo mezzo e molte cose un gior-
no si saprebbero che ora si ignorano e si desiderano di sapere ...
Se per altro V. S. Illustrissima volesse intraprendere l'affare, co-
me che niuno meglio di lei può riuscire, sarebbe superfluo che altri
si accingesse» ( 19) .
Che poi il P. Vallotti abbia veramente svolta questa trattazione ce
lo testimonia Giuseppe Tartini nel 1754 ( 20 ) .
Il sistema del P. Vallotti è un sistema nuovo, perchè finora « non
(17) Fra Domenico M. Federici dei Predicatori, Commentario sopra la vita e gli
studi del Conte Giordano Riccati, Venezia 1790, pag. 11 .
(18) Autografo dell'Archivio musicale del Santo.
( 19) Il P. Vallotti (come dice il sopracitato Commentario sulla vita e gli studii del
Conte Giordano Riccati, pag. 53-54) il 27 Luglio del 1763 scrisse al Conte sopra nomi-
nato di aver veduto nel suo Saggio sopra le leggi generali del contrappunto, dilucidato
a meraviglia i due grandi punti : del temperamento degli strumenti a tasto e della mozione
dei varii affetti per mezzo della nostra musica.
Nel 1754 però Giuseppe Tartini poteva testimoniare nel suo Trattato di Musica
a pag. 99 che il P. Vallotti aveva dato al temperamento la più ragionevole di tutte le
soluzioni Qui tutti possono constatare come la lode tributata dal P. Vallotti al Conte
Giordano Riccati alla fine della sopra citata lettera del 22 Aprile del 1736 sia veritiera,
cioè che anche qui il P. Vallotti si è espresso colla sua solita sincerità (Archivio della
ven. Arca - N. 29, pag. 103 a tergo) .
(20) Trattato di musica secondo la vera scienza dell'armonia di Giuseppe Tartini,
Padova 1754, pag. 63.
XIX
si è concepito il sistema pratico musicale basato su una corda sonora
tesa sul monocordo , considerata come unità integrale e come unità pri-
ma, in cui non le parti compongono il tutto; ma questo si divide nelle
sue parti. Tutti gli altri autori che si impegnarono di stabilire dal lato
scientifico il nostro sistema diatonico- cromatico, stabilirono per prima.
cosa gli intervalli del sistema : l'ottava , la quinta, la quarta, terze mag-
giori e minori . Chiamarono poi , anzi definirono consonanze questi inter-
valli , perchè l'accordo produce un effetto grato all'udito . Secondaria-
mente poi si è composto per somma il tutto » .
Nel tempo che il P. Vallot
ti andava maturando questo nuovo si-
stema scientifico musicale , non trascurò la pratica musicale , tanto che
Carlo Burney asserisce ( 21 ) , che fin dal 1750 egli era considerat uno
o
dei più abili compositori d'Italia di musica religiosa .
Del resto avendo composto il P. Vallotti un Dies Irae nel 1756 ,
questa composizione incontrò l'universale plauso della Ven. Arca del
Santo, cosa che non si riscontra tanto facilmente nei registri di questa
Congregazione ( 22) . Avendo poi il P. Vallotti mandato al P. Giambat-
tista Martini questo Dies Irae meritò questa altissima testimonianza di
lode e di ammirazione :
XX
quel Vallotti , di cui il critico fa il nome, e non sa il pregio) , non è da
stupirsi» (24).
La lode tributata dai Bolognesi al P. Vallotti di padre e arbitro
della musica moderna non rimase lettera morta , ma trovò conferma
nei fatti. Nel 1760 il Vallotti per la sua reputazione di teorico e di
contrappuntista inappuntabile è ricercato del suo giudizio in un con-
corso di molta importanza quale quello indetto per la scelta di un
maestro coadiutore nella Colleggiata di San Petronio in Bologna, pa-
tria e dimora del P. Giambattista Martini. Il suo giudizio è accolto e
preferito con somma soddisfazione di tutti ( 25) .
Nel 1767 Giuseppe Tartini a quanti si opponevano alle sue af-
fermazioni in fatto di teoria musicale appellandosi a Rameau, contrap-
poneva il Padre Vallotti, che definiva « mantematico suo padrone » il
quale avrebbe resa nulla ogni opposizione e posto nel suo più chiaro
lume la scienza musicale, allora ancora in sviluppo (26) .
Nel Luglio del 1769, oltre che il celebre anatomico Morgagni an-
che il Padre Vallotti è onorato della visita dell'Imperatore d'Austria Giu-
seppe II° (27).
Nel 1770 il P. Vallotti può mostrare al musicologo Carlo Burney
due grandi armadi ripieni delle sue composizioni ( 28 ) . Queste , come
ci testimonia l'inventario depositato nell'archivio della Ven . Arca del
Santo il 9 Giugno del 1791 dal cancelliere della medesima congrega-
zione, raggiungono il numero di 351 (29 ) . Tutte queste composizioni
sono ancora inedite , anzi la Presidenza della Ven. Arca a proposito
delle medesime ha emanato questo decreto : Al qual proposito sorve-
glierà esso pure (Maestro di Cappella) acciocchè delle composizioni
in detto archivio esistenti nessuno si valga fuori dell'uso della cappella ,
segnatamente di quelle del celebre Vallotti; nemmeno estraggasi copia,
senza scritta permissione della nobile amministrazione , la quale non
l'accorderà senza gravissima causa » ( 30) .
Sopra abbiamo fatto il numero di 351 composizioni quale com-
plesso di operosità del P. Vallotti nel campo della pratica musicale .
(24) Risposta di Giuseppe Tartini alla critica del di lui Trattato di musica di Mons.
Le Serre di Ginevra. Venezia 1767, pag. 69.
(25) G. Tebaldini, L'Archivio Musicale della Cappella Antoniana.
(26) GIUSEPPE TARTINI - Dissertazione : « Dei principii dell'armonia musicale con-
tenuta nel genere diatonico» . Padova 1767, cap. 2º, pag. 30.
(27) FANZAGO, Elogi di Tartini, Vallotti. Padova 1792, pag. 76.
(28) L. Busi, Il P. G. B. Martini, Bologna 1891 , pag. 335 , nota N. 3.
(29) L. c. nota 1 .
(30) Capitolario per la Cappella musica dell'insigne Basilica di S. Antonio di Padova.
Padova 1835, pag. 20-21.
XXI
Non sarà certo inutile rilevare fra tanto numero di composizioni,
il fatto che fra esse si contano 120 Salmi musicati per intero, che Egli
compose secondo le occorrenze liturgiche a più riprese ( 31 ) .
Raccogliendo le varie testimonianze dei contemporanei ho potuto
constatare con soddisfazione che essi assai spesso non fanno che magni-
ficarlo per questo genere di composizioni , tanto da dire di lui che ba-
sterebbero solo queste composizioni di salmi per delineare la grandez-
za e la magniloquenza e la nobiltà del suo genio ( 32) .
Non mancò addirittura , fra i contemporanei del P. Vallotti, chi
espresse a questo proposito nei suoi riguardi questa precisa affermazio-
ne che egli sia stato pari a Benedetto Marcello, e l'unico musicista che
abbia saputo continuare la grandezza della sua arte ( 33 ) .
Nel 1773 essendo ancora vacante il posto di primo organista nella
metropolitana di Milano , il P. Vallotti è richiesto del suo consiglio e
giudizio a proposito dei concorrenti, giudizio che egli diede con sod-
disfazione di tutta la cittadinanza e delle stesse parti interessate (34) .
Nello stesso anno per l'occasione dell'apertura di un nuovo tem-
pio cattolico in Berlino, il re di Prussia volle che il P. Vallotti rendesse
imponente e maestosa quella cerimonia con una sua Messa e un Te
Deum (35) .
Si sa poi da una lettera del famoso matematico Lambert diretta
all'abate padovano Toaldo l'ottima riuscita di quei due componimenti,
anzi il predetto accademico di Berlino espresse desiderio di esserne l'au-
tore (36) .
XXII
Se la vita terrena del P. Vallotti andava chiudendosi, la sua fama
andava di giorno in giorno sempre più affermandosi .
Ecco infatti che nel 1779 allorchè si trattò di eleggere il maestro
di cappella della Chiesa metropolitana di Milano, pur essendo stati
richiesti del loro giudizio i maggiori maestri d'Italia e lo stesso P. Mar-
tini, come era avvenuto quando si era trattato di San Petronio in Bo-
logna, il giudizio del P. Vallotti fu nuovamente preferito (37) .
L'eletto a maestro di Cappella fu Giuseppe Sarti, che portò il no
me del Padre Vallotti nella lontana Russia, giacchè il Sarti accolto per
lungo tempo presso quella corte vi fondò il conservatorio di Ekateri-
noslaw, e non avrà certo mancato di usufruire degli insegnamenti del
suo maestro e della nuova scuola , cui nelle sue lettere si dice legato
per sempre (38).
L'ultima ora per il P. Vallotti era giunta, e lo colse nel tavolo del
suo lavoro. Egli vi si era disposto animato dai più vivi sensi di fede, e
come era vissuto così morì da vero filosofo cristiano (39) .
Egli vide con occhio sereno l'ora del suo supremo incontro con
Dio, munito dei santi Sacramenti, sempre presente a se stesso finì di
vivere in questo sacro convento del Santo il 19 Gennaio del 1780 fra
l'universale rimpianto di Padova e di tutta l'Italia ( 40) .
La sua morte non passò inavvertita giacchè la troviamo annoverata
fra gli avvenimenti storici dell'epoca (41 ) .
Molto meno però passò inosservata la sua opera di scienziato , e di
maestro. Nel 1786 l'Arteaga dice che in fatto di contrappunto, volendo
citarne le autorità massime si debbono fare i nomi di Palestrina e di
P. Vallotti (42) .
XXIII
Nel 1787 il conte Giordano Riccati nell'esaminare alcuni duetti
del Bononcini e di Händel afferma che l'uso delle dissonanze messo in
piena luce dal P. Calegari e dal P. Vallotti non era mai stato interrotto
dai buoni musicisti dal secolo decimosesto fino ai suoi giorni (43 ) .
Nel 1789 il medesimo conte Giordano Riccati , un anno prima del-
la sua morte, definisce il P. Vallotti : « maestro esattissimo di contrap-
punto, che nel comporre da Chiesa è giunto al gradɔ sommo di per-
fezione »
> (44 ) .
di questa città N. 13 del mese di Aprile del 1786, colle repliche fatte a queste osserva-
zioni dallo stesso autore dell'estratto è intitolate « Difesa della musica moderna» , Bologna
1788, pag. 108.
(43) Nuovo Giornale dei Letterati d'Italia, Modena 1787, Tomo 36, pag. 172-183 .
(44) Idem, Modena 1789, Tomo 41 , pag. 171-177.
(45) VINCENZO MANFREDINI, Regole armoniche, Venezia 1797, pag. 177 e pag. 174.
(46) Testo pag. 5.
(47) La vera idea delle musicali segnature diretta al giovane studioso della armonia da
F. LUIGI ANTONIO SABBATINI, O.F.M. Conv., Maestro di Cappella nella Basilica di S. An-
tonio di Padova, Venezia 1799.
Da una lettera di A. Choron del 26 Maggio 1805 diretta al P. Luigi Antonio Sab-
batini (lettera che fa parte degli autografi della biblioteca antoniana di Padova), veniamo
a sapere che l'autore della lettera aveva già iniziata la traduzione dell'opera sopra ricor-
data del P. Sabbatini, per pubblicarla e farla conoscere in Francia.
(48) Ludwig VAN BEETHOVEN, Studi ossia Trattato di armonia e di composizione, Mi-
lano - Ricordi.
(49) ASIOLI BONIFACIO, Trattato di Armonia, Milano - Ricordi 1813 , pag. 107 .
XXIV
Nel 1835 la presidenza della Ven . Arca del Santo impone al mae-
stro di Cappella « di attenersi ai principii del Vallotti , come quelli, il
cui esito è ormai sicuro» (50).
Nel 1836 esce postuma l'opera di Bonifacio Asioli intitolata :
« Il Maestro di composizione » da cui veniamo a sapere che Muzio
Clementi, il sommo cembalista italiano ( 1752-1832 ) come pure Giu-
seppe Haydn, Adolfo Carlo Adam, Ferdinando Paër, accolsero con gioia
e immensa soddisfazione dopo lunga attesa il sopra accennato trattato
di armonia di Bonifacio Asioli ( 51 ).
Nel 1876 Melchiore Balbi nelle sue Riflessioni intorno alle disso-
nanze e sul quesito « Quale sia la musica veramente classica » dice :
((
Questo secondo caso venne praticato da non pochi scrittori clas-
-
sici, - fra i quali l'immortale Vallotti ( 52 ) che praticò spesso tale con-
temporaneità di consonanze colle loro dissonanze dando per esempio al
basso Do un 3 e un 5 con sopraposto 4 e 6 : lo che s'intendeva
che alle due parti semigravi spettassero la 3ª e la 5ª , e alle due acute
convenissero la 4ª e la 6ª ben inteso quali rappresentanti la 11ª e la 13* .
Cosa significa ciò? Ch'egli univa le due dissonanze di 9" cioè la 11ª Fa
rispetto alla 10ª Mi , e la 13ª La rispetto alla 12 Sol , che
poi risolveva nelle due consonanze di 8" , cioè sul Mi e sul Sol .
E Gomes (nella Fosca) cosa fece?
Unì l'apparecchiato Fa nona di Mib colla sua mediante
Sol b ; e diede al soprano cantante quello stesso Mb che doveva
servire di risoluzione per il contiguo Fa .
Ecco una duplice coesistenza dissonante assoluta tra Fa e
Solb , e relativa di Fa verso Mi b ...
Nè si può dire che abbia sbagliato, giacchè il dissonante Fa ser-
ve al canone di apparecchio e risoluzione; e Mi b col Sol b sono
liberi consonanti (53).
Nell'Agosto del 1895 Giovanni Tebaldini pubblica l'opera : L'Ar-
chivio Musicale della Cappella Antoniana di Padova, in cui giudican-
do nel suo complesso l'opera teorica e pratica del P. Vallotti esprime
nei suoi riguardi il convincimento : « che tali scoperte (del P. Calegari
XXV
e del P. Vallotti) , se tali si possono chiamare dopo gli ammaestramenti
dello Zarlino, dovevano rimanere nel campo della teorica e non inva-
dere il campo della pratica » ( 54 ) .
Dall'opera sopra accennata di Giovanni Tebaldini, Giuseppe Verdi
venne a conoscere che il P. Vallotti aveva fra le sue composizioni un
celebre Te Deum.
Volendo aver un modello da studio per una composizione del ge-
nere, e desiderando che questo modello fosse distinto dagli altri per so-
dezza di armonia e di orchestrazione e per nobiltà nella trattazione delle
parole, Verdi, ricevuto l'omaggio di Tebaldini, gli scrisse la seguente
lettera nell'Ottobre dello stesso anno .
XXVI
scienza teorica e pratica della moderna musica espone coi sussidio di al-
trettante tavole esplicative (57) .
Dopo quanto si è visto, non sarà fuor di proposito riportare una
lettera di Antonio Ricieri del Marzo 1733 , che metterà in maggior
rilievo la figura del P. Vallotti .
La lettera fu indirizzata al P. Giambattista Martini ex discepolo
del mittente della lettera.
XXVII
sentisse tali armonie li dico che hanno dell'asprezza et non nobilitano
niente , et chi ha da cantare ponne sempre il piede in sul falso; io per-
tanto sono ogni giorno visitato da tutti questi virtuosi, che da me stes-
so stupisco e dico, guarda se sono come quelli di Bologna che mi guar-
davano in verso, et con tutto ciò che guardo il letto . Io son sempre at-
torniato dalli medesimi ogni giorno . Arrivò poi da me il Sig. Ant. Cor-
tona primo organista del Santo a spassionarsi con me et mi disse haver
convenuto studiare un'altra maniera di sonare perchè le sue prime buone
regole che aveva apreso non erano più atte sotto il suo Maestro per
sonare l'organo; et io li risposi che era stato necessario far questo per-
chè tutte le consonanze e dissonanze erano rivoltate col culo in sù; et
esso diede in un gran scoppione di risa e mi confermò il tutto .
(La prego a tener in petto queste cose per non mi dar pregiudizio
per l'amor di Dio; perchè lei sa che a Bologna son mal volsuto e odiato)
perchè quelli di lei copisti sono quelli che van cantando fuori il tutto
quel che si fa da lei e che si dice . Massime poi il Grattone violinista
non il Zanotti , onde sarebbe il terminare lo spasso ben presto non po-
tendo scrivere con lei alla confidenziale . Hora li dico che il Tartini è
uno di quelli che à condesceso al P. Calegari per pulitica ; ma pare che
voglia tornare alla nostra parte . Tutte le ragioni del Calegari e suoi se-
guaci sono fondate sopra alla speculativa più da letterato che da musico
-
compositore e chi non avrà studiato di speculativa letterata non potrà
rispondere alle loro ragioni .
Voleano tirare dalla loro parte il Lotti, ma egli non ha voluto sa-
perne nulla, et per questo è tenuto appo loro per un asino.
Qui mi vanno stuzicando a parlare, ma io ho altro in ... Hora per-
tanto Vostra Paternità stia ben avertita e guardi bene venendo l'occa-
sione al fatto suo che spero non li caveranno il piede se non sporco
d'ignoranza e temerità troppo presuntuosa per che è un levare la luce
al sole.
Mi raccomando alle sue sante orazioni col fine la riverisco di tutto
core .
Suo Servitore
Gio . Antonio Ricieri» (58)
XXVIII
nianze addotte, è che l'affermazione del P. Vallotti che i seguaci della
scuola del P. Calegari o meglio il suo indirizzo non è come allora ri-
stretto al numero di quattro.
Infatti abbiamo visto ultimamente col Codazzi-Andreoli, oltre che
in precedenza col Conte Giordano Riccati che tutti i buoni musicisti
di ogni nazione, dal secolo decimosesto in poi, nelle loro composi-
zioni non fanno che comprovare la scienza musicale propugnata dal
P. Vallotti ( 59) .
La seconda osservazione che naturalmente si presenta come con-
seguenza logica della precedente è quella che se tutti i buoni musicisti
dal cinquecento in poi comprovano colle loro composizioni la scienza
musicale del P. Vallotti, fra essi non dovrebbe mancare il Signor Giu-
seppe Tartini.
(59) Per il Riccati si veda la sua affermazione del 1787. Nota N. 43.
(60) Risposta di Giuseppe Tartini alla critica del di lui Trattato di Musica di Mons.
Le Serre di Ginevra, Venezia 1767 , pag. 72.
(61) Lo stesso Tartini a pag. 64 del suo Trattato di Musica secondo la vera scienza
dell'armonia, Padova 1754, così si esprime al Sig. Conte Decio Agostino Trento, a cui
ha dedicato tale opera : « Ella ben sa, qual Uomo e quanto distinto abbiamo in questo
particolare (nel concepire cioè il sistema pratico musicale si veda la nota N. 20) qui in
Padova nella persona del P. Vallotti nostro Maestro di Cappella » .
(62) Risposta di Giuseppe Tartini alla critica del di lui Trattato di musica, di Mons.
Le Serre di Ginevra. Venezia 1767, pag. 72.
XXIX
Ecco dunque che : « tra gli uomini se ne trova uno che in qualun-
que rispetto non lascia a mezzo di sorte alcuna . O è il più pazzo tra
gli uomini , se sia falso ciò che realmente crede e propone per vero, ma
che riconosce e confessa per la cosa più strana di tutte.
O è il più fortunato tra gli uomini , se sia vero ciò che propone,
avendo incontrato nella ricerca del vero musicale, il vero universale .
Qualunque sia delle due , merita il pubblico impegno » ( 63) .
Concludendo l'osservazione iniziata , lascio giudicare ai lettori se
Giuseppe Tartini è uno di quelli che ha accondisceso al P. Calegari
(e quindi in seguito al P. Vallotti) per pulitica.
Dunque tutti i buoni musicisti dal secolo decimosesto in poi com-
provano colle loro composizioni la scienza musicale propugnata dal
P. Vallotti.
Possiamo concludere con Giuseppe Tartini che il P. Vallotti fu
« compositore eccellentissimo e vero maestro dell'arte sua » (64) , giac-
chè uno è veramente maestro quando trascina col suo esempio, dopo
aver ammaestrato col suo sapere.
P. Giancarlo Zanon
O.F.M. Conv.
XXX
LIBRO PRIMO
Geografia e Historia
PREFAZIONE
3
gio, per quella stessa via ch'io sottrarmi credea, ni trovai impegnato in
parola. Ecco la sincera storia : ed eccomi alla fine in pubblico coi miei
pensieri, qualunque si siano .
Fu sempre dagli antichi filosofi, principiando da Pitagora, te-
nuta in sommo pregio, ed annoverata alle scienze matematiche la mu-
sica: la qual cosa non può negarsi, e sarebbe somma arditezza il solo
dubitarne. Nondimeno ai giorni nostri ben diversamente si pensa, si
parla, e si scrive della musica. Questa non è più scienza ( se si vogliono
ascoltare) non ha che fare colla matematica : è un'arte di puro genio,
nè ha fondamento alcuno, se non se nella pratica.
Ma donde mai tale metamorfosi? Parmi senz'altro di ravvisarne
l'origine, anzi la vera sorgente . Un celebre e rinomato filosofo ( 1 ) bello
spirito che motteggia, per mio credere, dice (2) : Non imitiamo quei mu-
sici, che credendosi geometri, o quei geometri, che credendo d'esser mu-
sici, ammassano numeri sopra numeri , immaginandosi forse, che que-
st'apparato è necessario all'arte . La brama di dar alle sue produzioni un
aspetto scientifico, s'impone solamente agl'ignoranti, e non serve che a
render i loro trattati più oscuri e meno istruttivi.
Per condannare il solo abuso dei numeri (come vogliono i suoi di-
fensori) sembrami che troppo abbia detto , e l'effetto lo prova; imper-
ciocchè con tali sentimenti graziosamente espressi, l'autore ha forza di
scuotere e risvegliar professori di musica, i quali non ne sapendo più
che tanto, trascrivono il bel motto, e passan tosto a dar precetti pratici,
fievoli, superficiali, ed insussistenti: con cui però non giungeranno mai
ad imporre a chiunque ne sa, ed è sul retto sentiero. Ma guai alla gio-
ventù, cui capitano alle mani tali precetti.
Molti però di essi più discreti, si contengono come far sogliono i
meccanici, i quali conoscendo per pratica la forza della leva, della car-
rucola, dell' argano ecc. se ne vagliono utilmente nelle loro opera-
zioni, rimettendone ai matematici la spiegazione, e la dimostrazione, on-
de gli effetti nascono. Approvo pertanto il metodo di quegli autori, i
quali essendosi impegnati a scrivere col solo fine d'istruire i loro gio-
vani scolari, per la via più compendiosa della pratica, si sono perciò aste-
nuti da qualunque dottrina scientifica: sostituendovi osservazioni, e ra-
gionamenti facili, sempre a portata del debole intendimento dei princi-
pianti.
Ed essendo quel bello spirito giustamente stimato, e rispettato fra i
dotti, non mancherà il matematico novizio nella musica, che (affettando
d'andar del pari, ed anche di sorpassarlo) col far man bassa s'adoprerà a
4
tutta possa di atterrare tutti i più sodi fondamenti e teorici, e pratici del-
la musica stessa; ma non troverà poi seguaci, nè la sua scuola avrà pro-
seliti. Dico bensì che se vivesse il dottissimo Marco Meibomio, non po-
trebbe trattenersi di ripetere ciò che già scrisse ( 3) : Fateor non tantum
me miratum ex celeberrimo orbis terrarum loco... tantum ineptiarum
adferri potuisse, sed etiam a tantae famae viro . Quod si ita pergatur ...
converso rerum ordine barbariem ex Italia politissimae gentis sede, in
omnem Europam diffusam videbimus.
Non ardisco però promettermi di far argine al torrente che furi-
bondo scorre; ma col maggior mio vigore m'adoprerò, affine di scemarne
almeno i danni. E con tanto maggior vigore m'adoprerò, quanto grande
presso tutti è la stima, e la riputazione che giustamente gode quel bello
spirito. Non tutti certamente crederanno, come io lo credo e tengo per
fermo, ch'egli abbia scritto in tal guisa, per vivacità di spirito, par saillie
direbbe un Francese . Quindi maggiore si fa il pericolo; e perciò secon-
dando il prudente parere di Mr. J. A. Serre ( 4) conviene scuotersi, e far
palese la debolezza, e l'insussistenza insieme dell'espressione, e del sen-
timento .
La musica è una scienza all'aritmetica immediatamente subordina-
ta; cosa nota notissima. Qual meraviglia sia dunque, che all'occorrenza
s'ammassino numeri sopra numeri? sono questi i propri suoi materiali.
Bello sarebbe, che un consimile rimprovero si facesse a chiunque tratta
l'algebra, perchè scioglie i suoi problemi col mezzo di lettere sopra let-
tere, e segni sopra segni . Chi non l'intende, se pur non li disprezza,
certamente non li cura : ed è finita. Lo stesso facciasi rispetto alla mu-
sica, giacchè dal non intender quei tali numeri nel loro spirito e forza
nasce tutto il romore.
5
Si tratterà dunque delle varie proporzioni onde derivano le conso-
nanze, e le dissonanze . Delle consonanze si stabilirà il vero principio, e
la cagione, ed il giusto confine . Sarà rischiarata la natura delle disso-
nanze nella loro origine ed estensione . Si rileverà che la proporzione
armonica è nella musica la dominante; e l'aritmetica solamente come
accessoria, e non senza artifizio ha luogo nell'armonia consonante : vale
a dire, invertendo l'ordine armonico e naturale, così che delle due ra-
gioni la minore si trasferisca nel grave . Che la proporzione geometrica
stende ampiamente i suoi confini nella musica. Che alcune leggi del-
l'aritmetica nella musica non si reggono, ecc . ecc . e tutto ciò sarà pro-
vato con le più forti, ed efficaci ragioni.
Mi studierò poi tutta la maggiore chiarezza; pel qual effetto tra-
scurando la più pulita dicitura, m'adoprerò soltanto a scriver in modo
d'essere da chiunque ben inteso. Tanto più che ben può dirsi della mu-
sica ciò, che dell'astronomia disse già Manilio ( 5 ) : Ornari res ipsa ne-
gat, contenta doceri. E mi viene in acconcio altresì la sentenza di Se-
neca (6) in questo proposito : Quae veritati operam dat oratio incompo-
sita debet esse, et simplex. Nè minore stimolo mi porge un celebre mo-
derno filosofo (7), che in tali termini si esprime : Il primo dovere della
filosofia è d'istruire; la sua eloquenza è la precisione, ed il suo orna-
mento (sa parure) è la verità.
Non scrivo certamente per uno spirito di partito, mentre posso di-
re con Seneca (8 ) : Non me cuiquam mancipavi, nullius nomen fero :
multum magnorum virorum judicio credo : aliquid et meo vindico . La
sola verità mi sta a cuore . Non m'appoggio ad ipotesi di sorte alcuna,
e m'attengo sempre al reale . Ammiro i molti fenomeni della corda so-
nora; ma non li considero già quasi fossero tante ragioni e prove da far-
ne fondamento. Quello in ispecie della risonanza d'' /3, e d'¹ /5, sicco-
me va accompagnato da tutti quelli delle rimanenti aliquote della stes-
sa corda, non mi fa prova alcuna, nè può farne. Si rilevano le due ac-
cennate aliquote, perciocchè non equisone del suono principale, e più
robuste delle susseguenti più acute, e più languide : non per altro.
Quanto poi al terzo suono avvertito, e scoperto dal nostro Sig. Tar-
tini (non già in Francia [ 9 ] , dove da molti si contrasta del primato nella
6
scoperta) dico che non ha forza, nè luogo, per assegnar il principio del-
l'armonia. Serve soltanto per comprovar la base delle consonanze, che
derivano dalla divisione del consonante accordo, cioè della quarta, ter-
za minore, e delle due seste : come che non dirette alla base. Intendo
però, che non si parta dal modo maggiore; perchè nel minore non fa
giuoco, nè può farlo, atteso che l'armonia naturale per ogni conto si ma-
nifesta appoggiata al modo maggiore . Quindi per necessaria conseguen-
za convien dire, e concedere, che senza artifizio non può formarsi nè
armonia, nè modo di terza minore.
Qualunque volta parlo di cose lette, ed osservate negli autori da
me veduti, soltanto che m'abbiano aperta la strada ad ulterior indagine,
io li accenno, e do loro la meritata lode, poichè sono d'uniforme parere
con Jamblico ( 10 ) ove dice che : Maximae iniquitatis opus est auferre
scriptori gloriam, quae ad ipsum pertineat. Ma poi confesso ingenua-
mente, che delle cose col mio studio, e colle mie riflessioni scoperte, se
talvolta le ho trovate poi in alcuni autori, me ne son compiaciuto, ma
non ho già annoverati quelli ai miei maestri . Osservo poi generalmente
praticato dagli autori di musica il segno X , che bene spesso riesce
equivoco. Io soglio scriver le ragioni a forma di frazioni, rimanendo
in tal guisa specificato l'antecedente e il conseguente; e perciò faccio
uso dei noti segni + più, e — meno : e talvolta di ambedue insieme
+, come che opportuni per segnare delle ragioni la somma, e la sot-
trazione insieme : quantunque facciansi queste due operazioni molti-
plicando, e dividendo . Non così procede però l'affare, ove trattasi del-
le semplici frazioni della serie armonica, come si vedrà nei Cap. III ,
e V.
Chiedo, che mi si conceda di chiamar per sempre F, fa, ut, il
suono dell'intera corda, e ciò non senza ragione; mentre esaminiamo la
quarta 8/11 , ch'è proprio della scala della corda sonora ( 11 ) a fronte
32
della quarta minore 3/1 , e della maggiore "2/15, scopresi che quella (l'ar-
monica) ha minor differenza rispetto alla maggiore, che non alla mi-
nore, come qui si fa palese.
8 3 32 || 32 8 352 44
(8 )
11 4 33 45 11 360 45
7
In tal guisa, e per questa ragione rimane fissato il suono a qua-
lunque occorrente numero della serie armonica, come si vede nell'esem-
pio qui appresso ove con tutta facilità possono rilevarsi anche i suoni
dei numeri più composti . Il principal fine di questa tavola si è d'indi-
care i suoni dei 12 diversi tasti dell'intera ottava (7 lunghi e 5 corti)
segnati al di sopra colle lettere maiuscole. Gli altri numeri aggiunti, che
non han luogo nella nostra scala, cioè 7. 11. 13. 17. 19. sono segnati
con lettere al di sotto, e queste accompagnate tutte da una virgola a
canto; la quale essendo discendente vuol dire, che il numero indica un
suono mancante; che se la virgola trovasi ascendente vuol dire, che il
suono è crescente. Dei tre primi numeri 7. 11. 13. se ne parla in più
luoghi di questo Lib . I. E per ogni conto i due susseguenti 17. 19. non
devono trascurarsi, per esser il 17. mezzo armonico diretto ed imme-
diato del tono maggiore /» , ed il 19. mezzo armonico del tono mi-
nore " /10 .
Ho diminuite al possibile le figure in note , affine di diminuir insie-
me la moltiplicità delle tavole in rame, le quali non poco aumentano
la spesa all'autore, ed al compratore . Soglio dunque indicar i suoni col
8 -
NUMERI
DEI
TAVOLA
idiversi
indicano
Che
tastatura
da
strumento
dello
ottava
una
in
contenuti
suoni
F C A G E #
D
CBa G A
FDA
F
E
1 3 5 7 15
1
9
13
171 25
21
27
23 45 75
128
125
675❘
225
135
199
2 6 181
10
26
22
14 30
50
54
38
42
46
34 1350
256
250
90
450
270
150
4 12 20 36
281
52
44 60 540
512
500
2700
900
92
300
180
108
100
76
68
84
8 1024
1000
5400
1800
1080
600
360
152
216
200
184
168
88
136
120
104
56
24
40
72
382
888
16 48 400
1200
720
432
80
368
336
304
272
240
208
176
144
112
32 96
1440
864
800
736
672
608
544
480
416
352
288
224
160
64
1728
1600
1472
1344
1216
1088
960
832
704
576
448
320
192
1408
1152
896
640
384
128
||1664
920
1792
1280
768
256
1536
512 '.
Eb '.D
Ba '
B
.'
G.
F.
1024
I. - DEFINIZIONE O SPIEGAZIONE DEI TERMINI
sì formar il grave d'uno stesso accordo; uno solo però ne forma la vera
base.
Accordo consonante è quello, le cui parti integrali sono tutte con-
sonanti; nè vale la giunta d'una, o più dissonanze a render dissonante
un accordo.
Accordo dissonante è quello, di cui una, o più delle parti inte-
grali sono dissonanti . Tali sono quelli di 5.ª eccedente, e di 5.ª minore,
fra le cui parti integrali può aver luogo la 3. " diminuita .
Accordo falso (faux accord) è un nome abusivo, che non può
aver luogo in qualunque componimento fatto con le buone leggi del
contrappunto .
10
ACCIDENTI . Sono tre figure nella musica, destinate ad accrescere ,
o diminuire, o ripristinare le naturali intonazioni allorchè sono sparse
nei componimenti. Ma quando vengon fissati alla chiave, rappresentano
le naturali maggiori o minori intonazioni del rispettivo modo, qualun-
que siasi.
ARMONIA in genere significa presso i moderni un complesso di più
voci o suoni, gravi e acuti, che si odono a un tempo stesso; e perciò
si chiama anche simultanea.
Armonia semplice, piana, e naturale, è lo stesso che contrappunto
di note d'ugual valore.
Armonia artificiosa è quella formata e composta di varie figure, e
cantilene diverse .
Armonia d'un componimento è il risultato di vari successivi ac-
cordi e consonanti e dissonanti, con l'aggiunta delle opportune disso-
nanze ove occorra; vale a dire d'una ben condotta modulazione; di na-
turali, e non sforzate cantilene; di artifizi che non distruggano le pri-
me, e più semplici leggi del contrappunto.
11
ferenza, che questo deve avere le sue convenienti pause. Pel rimanen-
te l'uno e l'altro convengono nell'esser formati , e composti di basi , par-
ti di mezzo dell'accordo , e dissonanze riversate di ogni genere.
BEMOLLE . Figura accidentale destinata a degradar d'un semitono
l'intonazione naturale d'una nota : ed è questo il principal fine della
sua istituzione. Fissato però alla chiave, assume inoltre le veci del be-
quadro, rappresentando egli in tal posizione l'intonazione naturale do-
vuta al dato trasporto del modo. Quindi è che un tal bemolle deve
alterarsi col diesis, e questo poi togliersi, ed annullarsi con lo stesso
bemolle, che rientrando nei diritti del bequadro, ha forza di ripristi-
nare la naturale intonazione ( 13 ) .
BEQUADRO . Figura accidentale destinata a rappresentare e segnar
l'intonazione naturale. Quindi è che nei modi naturali , e primitivi de-
vono supporsi tutte le sette lettere , o posizioni musicali segnate di be-
quadro alla chiave; e perciò le naturali intonazioni si diminuiscono col
bemolle : si alterano col diesis; e col bequadro queste e quelle si resti-
tuiscono allo stato loro naturale.
12
E perciò gl'intervalli maggiori, e minori che di sua natura sono diato-
nici , tali rimangono anche eseguiti coi tasti corti .
principal fine della sua istituzione . Fissato però alla chiave (come si
disse già del bemolle) assume inoltre le veci del bequadro, rappresen-
tando egli l'intonazione dovuta al dato trasporto del modo. Quindi è
che un tale diesis deve diminuirsi col bemolle, e questo poi togliersi
con lo stesso diesis, che rientrando nei diritti del bequadro, ha forza
di ripristinare la naturale intonazione ( 14) .
Diesis enarmonico è un nome vano, e vuoto di buon senso nella
moderna musica . La figura è una croce formata da due linee obli-
quamente intrecciate come a dire in simiglianza d'una croce di S. An-
drea X; e con ciò si vuol dire che l'intonazione cresce d'un quarto di
tono . L'abuso di codesta figura vieppiù si rileverà parlando del genere
enarmonico.
13
getto, e la sua immagine nello specchio. I Greci li chiamavano para-
foni. Dall'equisonanza derivano appunto le replicazioni, e l'approssima-
zione degl'intervalli, non meno dissonanti, che consonanti ; e dallo stes-
so fonte vengono originate certe singolarità nella musica relativamente
alla proporzione geometrica .
Equivoci tasti nel cembalo , e nell'organo si dicono tutti quelli,
che servono, o servir possono a più d'una ragione, v . gr. alla 6.ª mino-
re, ed alla 5. eccedente : alla 6.ª maggiore , ed alla 7.ª diminuita, ecc.
V. Lib. II. Cap . XVI.
FRAZIONE è una, o più parti del tutto : ed è perciò una cosa sola .
Che se poi una ragione venga espressa a guisa di frazione (come bene
spesso suo praticarsi ) consta in tal caso di antecedente, e conseguente,
ed è perciò tutt'altro che frazione. V. Cap. VII .
Frazione armonica si dice di qualunque termine della serie di
questo nome , la quale porta costantemente l'unità per numeratore, co-
me 1 /2.1 /3.1/5.1/7 . ecc. Quindi sarà chiesto, ( dom . 3. ) che i numerí
in ordine diretto siano intesi per numeri armonici , vale a dire, numeri
della serie armonica
14
1
te, o dissonante del complesso, come tutto di avviene; ma una sola
base deve sempre riconoscersi.
(15) Oggi nelle scuole estere B significa Si bemolle e H Si bequadro (N. d. E.) .
15
L
Legatura di note presso gli antichi era ciò che chiamavano nexus
notularum : quindi rendevasi assai difficile l'esecuzione della loro mu-
sica. Ai giorni nostri l'invenzione , e l'uso delle linee perpendicolari ,
che separano l'una dall'altra battuta, ha liberati i musici totalmente da
quell'imbarazzo .
Legatura delle dissonanze è un segno fatto in guisa di semicircolo,
che connette due note, delle quali la prima è consonante , e l'altra dis-
sonante.
LETTERE GREGORIANE, ovvero sia musicali (termini sinonimi ) sono
quelle che compongono l'alfabeto della musica , cioè A. B. C. D. E.
F. G. le quali unite alle sillabe dell'Aretino, Ut, Re, Mi , Fa, Sol , La,
formano il solfeggio .
LICENZA. Termine usato, e forse introdotto da M.r Rameau . Ma
francamente può dirsi, ed a suo luogo sarà provato, che qualunque
licenza è una trasgressione : onde quante licenze, tanti errori nella
musica.
16
N
NOTE Sono quelle figure musicali, che mentre colla loro posizione
indicano il grave, o l'acuto della voce , colla loro figura dinotano inol-
tre la durata del suono.
NUMERI. In una ben diretta teoria della musica i numeri non
devono già considerarsi come quantità astratte; ma bensì in relazione
sempre, e poi sempre al suono.
Numeri armonici si chiamano tutti quelli della serie di questo
nome; i quali però non devono confondersi con i numeri , o suoni con-
sonanti, atteso che nella serie armonica ve ne sono di ogni sorta , cioè
consonanti, dissonanti, ed innumerabili , degl'inetti alla melodia , non
che all'armonia : chiamati dai Greci, Exuelets (Ecmeli) .
Numeri organici si dicono quelli che veggonsi scritti, e disposti
sopra le note del basso continuo, ove mentre si tenta diminuirne la
quantità, si detrae il necessario, e bene spesso vi s'introduce oscurità .
Di ciò sarà trattato seriamente a suo luogo.
OTTAVA. Nasce questa dalla ragione dupla , ed i suoni fra loro sono
equisoni. Il nome di 8. " deriva dalle otto voci diatoniche, ond'è for-
mata, e composta in virtù dei due tetracordi disgiunti, in cui si risolve.
Ora l'equisonanza cagiona vari ed importanti effetti fra i quali sono
ovvie, e rimarcabili le replicazioni tanto in grave, quanto in acuto; le
quali però non hanno forza di sostanzialmente distruggere le varie pro-
porzioni, mentre per l'opposto le conservano lasciandone rilevar l'ef-
fetto : punto riflessibile, ed importante, per aver sempre presente tanto
il principio delle consonanze, quanto quello delle dissonanze .
Ottava armonica vuol dire 8.ª divisa armonicamente : e 8." aritme-
tica accenna questa stessa ragione aritmeticamente divisa : e così deve
intendersi riguardo a qualunque altra ragione . Onde 1.1/2 . è l'8 .*"
semplice 2. 1; l'8 " armonica vien espressa da 1/
2.1/3.1 /4 . =
6.4.3 . L'8 . aritmetica si manifesta in 173.1/
4.1/64.3.2.
-- 17
18
vate . Ed allorchè con ordine retrogrado discendono si riproducono le
principali consonanze, queste acquistano il nome d'inverse . Perciò de-
ve intendersi, che intervallo inverso, e riversato non è lo stesso . Infatti
l' 11.' riversata diviene 4. " ; e la 5.* inversa diviene pur essa 4.ª. Non
sono dunque sinonimi i suddetti due termini . Bensì prova il caso pre-
sente la verità del detto d'Orazio : Difficile est recte communia di-
cere ( 16) . V. Cap . XXIX.
RISOLUZIONE . Viene in uso questo termine rispetto alle dissonanze .
le quali degradando passano alla prossima consonanza, o nello stesso
accordo, ovvero in un altro, giusta l'opportunità. V. Cap . XXXVIII .
19
sensibile proporzione : e perciò si chiama anche partecipazione . V. Lib .
II . Cap . IV.
TEMPO. Sotto questo nome si comprendono tutti i vari segni on-
de risulta il rispettivo valore delle note nel componimento, a cui è
premesso dopo la chiave. V. Lib. II . Cap. X.
TETRACORDO. Il nome stesso indica che questi comprende quattro
corde, o suoni. Si rammentano tetracordi congiunti, e disgiunti. Due
congiunti formano una 7.ª; due disgiunti compongono una 8. * .
TRASPORTI. Questi riguardano i modi musicali d'ogni genere, che
si dicono trasportati allorchè non sono nella loro sede e corda naturale.
I trasporti si formano col mezzo di uno o più diesis; uno o più be-
molli. V. Lib. II .
TRIEMITONO si chiamava presso i Greci la 3" minore . Presso di
noi moderni è un intervallo incomposto contenuto fra due sole lettere
musicali consecutive, che costituiscono la 2. eccedente, detta superflua.
TONO. Due sono i principali significati di questo termine. In un
senso equivale a modo, e per toglier l'equivoco, si dirà : tono modale.
Nell'altro senso significa grado, o distanza d'una voce intera, come per
es. da C. a D. e questo si specifica coll'aggiunto cioè tono graduale.
Voce. Una voce più alta, o più bassa significa lo stesso che un to-
no in acuto, ovvero in grave. Mezza voce, termine che equivale a se-
mitono.
E qui pongo fine alla spiegazione dei termini che ho creduti i più
necessari. Ma chi ne bramasse una ampia, e distinta per ogni conto,
può ricorrere al Dizionario del celebre M.r Rousseau ; avvertendo però
a quanto dice nella prefazione, cioè che egli s'è attenuto al sistema
di M.r Rameau, benchè lo riconosca imperfetto, e difettoso , per molti
riguardi, per essere quel desso il sistema prediletto , e comunemente
abbracciato dalla nazione francese, per cui specialmente ha scritto il
suo Dizionario .
20
II. - DOMANDE
III. - ASSIOMI
23
zione di essi; perciò la musica è scienza teorico-pratica, come varie
altre (4).
Vanno dunque errati quelli, che fra le arti liberali solamente la
vogliono annoverata; e l'inganno loro manifestamente nasce (per mio
credere) dal confonder essi i veri musici con gli esecutori della mu-
sica. Pongono cioè nella stessa classe i compositori , e i cantori , e suona-
tori . Ma la grandissima differenza che fra quelli, e questi passa fu già
saggiamente avvertita da Boezio, e dal Card. Bona (5) .
Che poi vi siano dei compositori , (e pur troppo ve ne sono) che
ignari, e privi di qualunque teoria, non trattano la musica qual scien-
za, ciò punto non deroga al merito della musica stessa; bensì tutto il
difetto, e la colpa ricade sopra gl'indotti compositori , che di nome
soltanto sono musici (6 ) .
E che così sia, ampia fede ne fanno le di loro opere, che non già
dal senso, e dalla ragione insieme, ma bensì dal solo senso di ragione
sprovveduto, si scorgono fatte a capriccio, o con servile imitazione, co-
piando qua, e là : incapaci sempre di far cosa tollerabile , che da altri
pria non siasi fatta. Quindi ne segue, che dovendo talvolta render ra-
gione dei propri componimenti si restringono a dire : anche il tale, o
il tal'altro ha usati questi passi, questi modi, queste combinazioni, ecc.
ovvero : il maestro così mi ha insegnato.
Io però tengo, che il gran maestro sia la ragione; e questa sola
può addottrinarci in ogni età. I maestri che ci sono dati nella gioven-
tù , ci devono servir di guida per un certo tempo, siccome ai bambini
serve di guida la madre, o la nutrice, finchè sono teneri . Per lo che
conchiudo, che i compositori sempre appoggiati al maestro , o agli
altrui esemplari, non sono musici , ma bensì nella musica sempre bam-
bini.
(4) Musica est scientia non contemplativa solum, sed etiam activa; sicut et medicina,
et virtus, hoc est scientia morum . Musonius.
(5) Is musicus est, qui ratione perpensa canendi scientiam, non servitio operis, sed
imperio speculationis assumit. Boeth . Mus. lib. I , cap. 34 .
Cantor ille est qui harmonicae rationis expers, et a musicae scientiae intellectu
sejunctus famulatur, nec quicquam affert rationis : Is autem musicus est, qui ratione
perpensa canendi scientiam non servitio operis, sed imperio speculationis assumit. Bona,
Div. Psalm. c. 17, § 3.
(6) Non hoc vitio dabitur scientiae, si quis ea non ut par est utatur : sed propria abu-
tentis ea culpa censebitur. Plut. lib. de Musica.
24
CAPITOLO II .
ARTICOLO I.
25
tera, è ugualmente certo, che il corpo sonoro da cui procede il suono
acuto, fa tre vibrazioni , mentre due solamente ne fa quello, onde pro-
cede il suono grave, e così in ogni altra ragione si può discorrere.
Per codesta via però non siamo noi certamente in stato di esa-
minare all'occhio ogni, e qualunque rapporto dei suoni, il che agevol-
mente raccogliesi dallo stesso Galileo Galilei ( 2 ) , che approfittandosi
del caso, fece primo di tutti la scoperta; essendo manifesto, che non
stà in nostro arbitrio di esaminar qualunque rapporto dei suoni, nè
con un bicchiere pieno d'acqua, nè con uno scalpello strisciato sopra
una lamina o piastra di ottone . L'osservazione dunque del Galilei , è
bellissima, è felicissima; ed egli ragionando ne fa ottimo uso , e ben de-
gno del gran filosofo ch'egli era, ma per noi non serve all'uopo, come
già si è detto.
Si accorda pertanto, e si concede , che le vibrazioni sono fra di
loro in proporzione , e d'indole aritmetica , e soltanto si nega, che per
questa via possiamo noi a nostro talento, ed arbitrio mostrar all'occhio
ARTICOLO II.
Vibrazioni 1. 2. 2. 3. 3. 4. 4. 5.
Pesi 1. 4. 4. 9. 9. 16. 16. 25.
26
minare a nostro talento ogni, e qualunque rapporto dei suoni; poichè
dovendo essere della stessa lunghezza, e dello stesso diametro, o gros-
sezza le corde colle quali vuol farsi lo sperimento, è cosa certa , ed
incontrastabile, che la corda che regge e. gr. ai pesi 1 e 4 non reg-
gerà poi ai pesi 9. e 16. e molto meno ai pesi 25. e 36. ecc.
Ma dato e concesso che reggesse , dico che lo sperimento , e l'esa-
me non può corrispondere con la dovuta esattezza al proposto fine;
imperocchè una corda tesa dal peso 1 , essendo poi tesa dal peso 4 ,
deve necessariamente, assottigliandosi , diminuire nel diametro , o gros-
sezza (che si suppone dover essere sempre lo stesso) e molto più accre-
ARTICOLO III.
nel modo che segue 1/1 1/2 1/3 1/4 1/5 ecc. che dai matematici si chia-
ma serie armonica, perciocchè i sei primi termini di questa serie, ap-
plicati alle lunghezze di una corda sonora , sono tutti fra di loro armo-
nici, e consonanti . Ecco dunque che l'armonia è creata, e formata an-
che in mensura .
(3) In appensis autem ad chordas ponderibus praeter quam quod ipsae chordae haud
facile conservantur inter se penitus invariatae, haud etiam fieri poterit, ut ponderum ra-
tiones, sonitibus a se factis perfecte accomodentur : cum et in eisdem ipsis tensionibus
spissiores, et subtiliores chordae acutiores edant sonitus. Harm. lib. I, cap. 8 .
27
so, e confutato ogni altro modo di esaminare i vari suoni, si appiglia
alla misura, cioè alle lunghezze della corda sonora (4) .
Considerando noi dunque l'accorciamento della corda qual unico
mezzo di far con sicuro criterio un giusto esame delle consonanze, sem-
brerà forse a taluno, che per dimenticanza non siasi parlato dell'assot-
tigliamento delle corde, mentovato dal Galilei; ma egli appunto per me
ARTICOLO IV.
28
1. 4. 9. 16. 25 . Peso, o forza con cui agisce la corda di una
lunghezza data.
1 2 3 4 5
Unità, o sia tempo, celerità, e durazione delle
. • •
vibrazioni.
1 2 3 4 5
!
--
1 1 1 1
• Misura, o lunghezza della corda sul mono-
1 2 3 4 5 cordo, e quantità del suono.
i
--
1 1 1 1 1
• Misura, o lunghezza dei penduli .
1 49 16 25
29
CAPITOLO III.
Poichè per conoscere i vari rapporti dei suoni alle lunghezze della
corda sonora convien attenerci, necessario sembrami il previo esame
dell'indole , e natura della corda medesima.
Toccata dunque la corda sonora ci fa essa tosto sentire aperta-
mente il suono suo proprio, ed inoltre colla risonanza si spiega in tan-
ti altri suoni, quante sono le sue parti aliquote, cioè 1 /2.1/3.1 /4.1 /5 .
ecc. in serie armonica continua. Fra tanti però solamente i suoni di
1/3 e di 1/5 si rendono sensibili, e non si rilevano 1/ 2.1/4.1/ 6 . per-
chè equisoni di 1 , ed ¹ /3. Molto meno si rileva quello di 1/1 , che che
ne dica M.r Rameau ( 1 ) , per esser troppo acuto, e debole pel nostro
orecchio .
30
data, segnata 1 siano come 3 e 5 , le quali fremono, come ci dice al
suono della corda I , e sono i suoni in proporzione aritmetica. Dico, che
se tali suoni, per mala sorte, si udissero insieme con quelli della riso-
nanza ¹ /3 . ¹/5 . , si manifesterebbe un orribile caos : atteso che si udi-
rebbero precisamente i suoni (dato Ut, o sia C = 1 , come accenna
Rameau) sarebbero dissi i suoni , dal grave all'acuto, come
5. 3. 1. 1/3.1/5 .
Ab F C GE
Che tali sieno di fatto i suoni quali si veggono qui descritti, non
v'è dubbio alcuno . Sono le due serie fra di loro inverse; e siccome l'arit-
metica è crescente nei numeri : decrescente l'armonica; così i suoni nel-
l'aritmetica dall'acuto discendon al grave , mentre per l'opposto nel-
l'armonica dal grave progrediscono all'acuto . Andando poi del pari le
due serie, cioè con termini omologi (come lo sono 3. con 1/3 , e 5. con
1/5) l'unità 1. li lega in proporzione geometrica , e i suoni perciò tro-
vansi patentemente dissonanti . Accenna il Rameau la cacofonia ( 3 ) dei
suoni Mi Sol Si con quelli delle rispettive risonanze, che vengono oscu-
rate, e rese impercettibili dai suoni effettivi dei tubi : e gli sfugge poi
quella dei suoni corrispondenti ai fremiti delle due corde 3. e 5. ag-
giunte all'intera 1. che fa realmente risonare le sue parti 3ª . e 5ª .
Nella proporzione aritmetica di 5. 3. 1. (senza riflettere ai corrispon-
denti suoni ) s'è abbagliato M.r Rameau , per soverchia brama di asse-
gnare un principio generale dell'armonia ; ma la sorte , anzi il fatto stes-
so gli è avverso, e lo combatte . Lo ha quel principio d'avanti gli occhi ,
e non lo vede : come appunto gli accade trattando del principio delle
dissonanze, che pur dovea vederlo, dopo aver capito che d'un intero
accordo consonante , in qualunque maniera disposto una sola è la base ,
ch'egli chiama basso fondamentale. Troppe maraviglie si fa egli del no-
stro Zarlino , onde io pure a maggiore ragione di lui non abbia a far-
mene (salvo il dovuto rispetto).
Noi però proveremo a suo luogo che da 1 1/a.1/5 . si deduce
il modo minore, ma in altra guisa, e per tutt'altra via .
Non parlo qui degli altri fenomeni della corda sonora (osservati
già, e descritti dal bravo P. Mersenne, M.r Sauveur, ed altri ) atteso
- 31
che l'unico mio scopo è di far avvertiti gl' inesperti giovani, che
1.3.1/5 . (come fenomeno di risonanza) non è, nè può essere il
vero principio dell'armonia, e il modo minore naturale rifiuta, ed ab-
borrisce l'origine assegnata da M.r Rameau .
Sembrami però di non dover chiudere questo Cap . senza produrre
alcune mie particolari osservazioni sopra la corda sonora premettendone
per maggior chiarezza varie serie all'uopo .
2 3 4 5 6
Serie armonica 1 -- •
1 1 1 1
1 1 2 1 3
Metà della corda
2 2 4 2 6
ecc.
-
1 2 3 4 5
Serie dei residui
LO5
96
33
2 4 6
2 4 5
Corda intera 1 . • •
2 3 4 5 6
2 1 1 4. 3. 2.
Così
3 2 3 CFC
-
4 1 8. 5. 2.
e •
5 2 5 A FA
32
la dei residui , ne risulta costantemente fra di loro la proporzione arit-
metica; e nella stessa proporzione trovansi pur anche i suoni da quei
numeri indicati .
2. Che le due serie, cioè l'armonica , e quella dei residui ci rap-
presentano i due infiniti accennati da Platone (5 ) , l'uno decrescente
nella qualità, e crescente nelle voci , qual'è quello della serie armonica.
L'altro, cioè quello dei residui, crescente nella quantità , e decrescente
nelle voci : ambedue indefinitamente; la qual cosa non ammette oppo-
sizione per poco che vi si rifletta.
3. Che i residui della corda sonora considerati come una curva
in confronto della corda indivisa considerata come una retta, ci pre-
sentano la più viva immagine delle due assintote geometriche . Infatti
poste due corde sonore, uguali in diametro , lunghezza, e tensione, e
lasciatane una indivisa : dividendo poi l'altra giusta la serie dei residui ,
andranno sempre i corrispondenti suoni accostandosi a quello della cor-
da indivisa, senza poterlo mai raggiungere .
Così è: i suoni dei residui cominciando dal massimo , cioè dal-
l'ottava sempre degradano, e s'accostano; nè mai giunger possono al per-
fetto unisono con quello della corda stabile . Ecco pertanto una dimo-
strazione musico-geometrica delle due assintote , senza bisogno di X Y Z.
(5) Plato duplex infinitum ponebat scilicet magnum, et parvum : augmento numeri,
decremento magnitudinis. Jamblicus .
33
3. Trattato della Moderna Musica.
CAPITOLO IV.
ARTICOLO I.
34
Un celebre artista , mi assicura , che in Alemagna l'incudine sta in-
cassato nel legno, che lo sostiene; e chi può sapere in qual altro modo
l'adattarono forse gli artisti della Magna Grecia?
ARTICOLO II .
1
Octava
2
1 2
12.ma Quinta
3 3
1 2 3
15.ma 8.a Quarta
4 4 4
1 2 3 Sexta 4
17.ma 10.ma ditonus
5 5 5 maj. 5
1 2 4 4 5 3.a
19.ma 12.ma Octava 5.ta
6 6 6 6 6 mi
Esempio 10
- - 35
Da una tal divisione risulta nella prima colonna la serie armoni-
ca dei suoni ; e nelle seguenti le combinazioni tutte, di cui ciascuna
divisione è capace. Qui però non tutte ci sono le consonanze : la 6ª.
minore esclusa ne rimane. O sia dunque una sola corda successivamen-
te divisa, o sieno sei corde, cioè un monocordo moltiplicato, non sem-
brami fuor di proposito il credere, che sfuggita la divisione per 7. non
ha voluto l'autore andar per salto alla divisione per 8 senza di cui è
però certo, che non si può avere la 6. " minore.
ARTICOLO III.
maggiore
inore
Ut.....0-8. 1 I
4.a
6.ª
6.
"m
Sol....0-6.
mi
3.a
.
Mi....0-5.
ma
.
3.ª
" .
Ut.....0-4.
22
4.ª
Sol....0-3.
15.
5.ª
"
12.
Ut.....0-2.
"
8.ª
Ut .....0—1.
Esempio 20
(2) Lib. I, p. 4.
36
serva in questo proposito verun metodo, posto che agli stessi numeri
applica nei vari casi indifferentemente qualunque suono : la qual cosa
reca senza dubbio non poca confusione.
Sta bene però, che tante sieno le corde quante le divisioni ; mol-
tiplicando in tal guisa lo strumento, che nondimeno come semplice ed
uno deve considerarsi : nel modo stesso che, come una sola immagine
si considerano le molte, che di un solo oggetto ci rappresenta uno spec-
chio a molte faccie.
Che poi con ragione si considerino le molte corde per una sola ,
la stessa costruzione lo manifesta . Tutte le corde sono uguali nella lun-
ghezza, perchè sostenute da due ponticelli comuni nell'estremità. De-
von essere anche dello stesso diametro, cioè (come dicono i pratici ) dello
stesso numero . Per ultimo devon essere ugualmente stirate, e ridotte in
un perfetto unisono .
ARTICOLO IV.
5. A. I
ma
.
6.
"
3. C.
12.
ચ
"
1. F
Esempio 30
37
1
A 17.a
5
1 1
C. 12." 19.a
3 6
Grave 1 1 1
F . 1 Ottava 15." 22a
e Base 2 4 8
Esempio 40
1 1 1 1 1 1 2 3 4 5
1 • .
2 3 4 5 6 2 3 4 5 6
F. F. C. F. A. C. F. C. Bb A. Ab .
(4) Si veda il già citato Tartini, Trattato di musica, Padova 1754, pag. 63 [N. d. E.] .
( 5) Dial. 3 , p . 245 .
38
I suoni dunque dei residui dall'acuto discendono al grave , men-
tre gli armonici progrediscono dal grave all' acuto , giusta l'ordine, e
la natura dell'armonia : cosa molto osservabile, perchè di molta impor-
tanza, e di grandissima conseguenza .
Residui dissonanti
bo
3 4
Esempio 50
39
CAPITOLO V.
ARTICOLO I.
40
Così :: 3.1.¹³ , e : 5.1.¹ ecc. ,
-15
चला
1
2
3
x
Esempio 6"
ARTICOLO II .
ARTICOLO III.
41
2 ; sarà il residuo 2/3 . Dati poi i termini ¹ /½ — ¹³ . il residuo sarà senza
dubbio 3/10 .
ARTICOLO IV.
ARTICOLO V.
42
CAPITOLO VI.
Il confronto dei suoni prodotti dalle varie divisioni della corda so-
nora forma quelle relazioni , o rapporti , che dai geometri ragioni si ap-
pellano. Fra queste la prima, e principale è la ragione d'egualità, v .
gr . fra 1. e 1. fra 5. e 5. ecc.
Partendo da questa, tosto si manifesta la ragione d'inegualità, ch'è
di due specie, cioè di maggiore inegualità , in cui l'antecedente è mag-
giore del conseguente, v . gr . 9. a 5 ; e di minor inegualità , in cui pel
contrario l'antecedente è minore del conseguente , v. gr. 9. a 15 .
Ora la progressione naturale dei numeri, che chiamasi serie aritme-
tica, col suo natural progresso forma ragioni di minore inegualità; e
colla giunta di unità ad unità cresce in infinito. Per lo contrario la pro-
gressione o serie armonica scorgesi formare ragioni di maggiore inegua-
43
mono coi numeri interi segnati in ordine col naturale andamento della
serie aritmetica.
Proporzioni
44
CAPITOLO VII.
ARTICOLO I.
— 45
le definizioni date da Euclide; e con questa precisione si parlerà in tut-
to il corso di questo Trattato .
ARTICOLO II .
ARTICOLO III .
46
Qualunque volta adunque veggansi rappresentate le ragioni e pro-
porzioni coi numeri a rovescio, devono considerarsi appartenenti alla
serie aritmetica; e qualora veggansi segnati con l'ordine naturale, de-
vonsi concepire appartenenti alla serie armonica mutilata dell'unità in
via di compendio. L'avvertimento è necessario per togliere qualunque
equivoco e l'utilità sua rileverassi in parecchi incontri.
47
CAPITOLO VIII.
ARTICOLO I.
-48
ARTICOLO II .
ARTICOLO III .
Già si suppone come cosa notissima , che la minor ragione deve sot-
trarsi dalla maggiore; che se per sbaglio s'invertisse l'ordine , ben tosto
l'errore si farebbe manifesto; poichè risulterebbe la differenza in una
ragione inversa delle due date . (Zarlino la chiama negativa) .
Infatti sottratta 3/4 da 2/3 sarebbe la differenza /s la quale è una
ragione di minor inegualità , mentre le due prime sono d'inegualità mag-
giore. Nè di ciò può dubitarsi , poichè ¹ / è meno certamente di ¹/8 .
Questa osservazione, ed avvertimento che si dà ai giovani , sarà loro
utile, ed anche comodo nel caso che da sottrarre loro si presentino due
ragioni, ove la maggiore non sia facile a scorgersi .
ARTICOLO IV .
49
4 • Trattato della Moderna Musica.
45
posti 5/36 si riduce alla sua semplicità di / col mezzo del 9 divisore
comune : avvertendo che codesto divisore suole essere la differenza dei
dati numeri.
Che se molte sieno le ragioni da ridursi ai primi termini, il con-
sueto universale metodo verrà in acconcio, e il prodotto dei divisori sa-
rà lo stesso divisore comune . Sia dunque, per es.
Qui poi per divisore comune intendo il prodotto dei due divisori 3 × 4 ;
ed infatti divisi i numeri A per 12 , ne risultano i numeri B che sono
i più semplici , e fra se primi . Sono questi gli stessi numeri proposti
dal Zarlino ( 3), e dal confronto del suo col nostro metodo di riduzio-
ne, rileverassi la maggiore facilità e chiarezza del nostro, in cui il pro-
dotto dei due divisori 4 e 3 esprime il divisor comune, per cui ai pri-
mi e radicali termini si riducono le quattro proposte ragioni .
(3) Parte I, c. 35 .
50
CAPITOLO IX.
ARTICOLO I.
Dico dunque, che qualora di tre dati numeri il mezzo è tale, che
le differenze sieno direttamente proporzionali agli estremi, la propor-
zione è armonica; ed a ciò in sostanza riducesi la prolissa definizione ,
che ne danno gli autori ( 1 ).
Di codesta proporzione molte e varie sono le proprietà. Fra tutte
però una sola ne rammento, anche da Nicomaco riferita ( 2) , poichè
sembrami ben particolare e degna di speciale riflessione.
Infatti dati tre numeri in proporzione armonica la somma degli
estremi moltiplicata pel mezzo trovasi costantemente in ragion dupla
del prodotto degli estremi. Dati pertanto i numeri , per es. 6. 3. 2 .
(1 ) Harmonica, sive musica proportio est, quando tres numeri ita ordinantur, ut eadem
sit ratio maximi ad minimum, quae differentiae inter majores duos ad duos minores : ita
ut nec eadem inter eos sit differentia, ut in arithmetica, nec eadem proportio, ut in geo-
metrica.
(2) Proprium autem ejusmodi medietatis est, quod additis inter se extremis, et a
medio multiplicatis, is qui prodit duplus efficiatur ejus qui ab extremis fit numeri ante
longioris. Arithm. , p. 157.
51
24
sarà 6 + 2 × 3 = 24 ; e 6 X 2 = 12 : ma 2/12/1 ; dunque co-
desta proprietà è incontrastabile. L'armonia dunque è appoggiata alla
dupla : col mezzo della dupla si replicano i suoni in acuto : nella dupla
si contengono tutte le semplici consonanze : due duple, nè tre, nè quat-
tro giungono mai a formare dissonanza; ma di ciò parleremo altrove più
di proposito .
ARTICOLO II.
Dati due numeri si cerca il mezzo armonico , onde risulti nei suoni
la più perfetta combinazione armonica. I geometri perciò ne danno la
2 ab
seguente formula generale x = Essa corrisponde infatti egre-
a +b
a.b.
giamente e scioglie il problema . Sia per es. la dupla (l'ottava) 2.1 .
sarà 2./3 . 1 = 6.4.3 .
Qui conviene avvertire il giovane lettore, che la musica scienza
non tratta già di numeri e proporzioni astratte ma bensì di esse relati-
vamente sempre al suono, che dev'essere con precisione, da un'aliquota
della corda sonora, indicato. Ora la data formula scioglie il problema
con una frazione, che non indica , nè può indicare suono preciso . Con-
viene perciò ridurla a semplice numero col moltiplicare i due estremi
pel denominatore della frazione, rimanendo nel numeratore segnato ed
espresso il mezzo della ragione data. Così nell'addotto esempio gli
estremi 2 e 1 x 3 = 6. 3 ; il 4 segna il mezzo armonico ricercato
2.3.4
6.4.3 • = cioè ¹ /2.¹ /3.¹/
4 . Codesto metodo servire deve
FCF
52
L'andamento poi di codesta operazione facilmente rilevasi , qualo-
ra si rifletta , 1 ) che le due proporzioni armonica, ed aritmetica sono fra
di loro inverse; 2 ) che nell'armonica la maggiore ragione sta nel grave ,
e la minore nell'acuto : laddove nell'aritmetica la minor ragione sta nel
grave, e la maggiore nell'acuto .
Qualora dunque s'inverta l'ordine delle ragioni , la proporzione arit-
metica si trasforma certamente in armonica . Così data l'aritmetica tripla
5. a 8. a
proporzione , se col 3 si moltiplica 2 e 1 saranno i prodotti
3.2.1 .
6.3 . cioè l'8 . " , che era nell'acuto, trasferita nel grave; moltiplicati
poi 3 e 2 per 1. , sarà la 5. " , che stava nel grave, trasferita nell'acuto al
8 .a 5 a
modo che segue : ed ecco trasformata la proporzione arit-
6.3.2 .
metica in armonica . In tal guisa operavasi dai musici anticamente , e per-
ciò anche il Zarlino ( 3 ) ne dà lo stesso insegnamento, senza però sve-
lare l'origine e la cagione della metamorfosi , che fin ora per mio cre-
dere non fu avvertita . Ad ogni modo però , metodo migliore in quei
tempi esservi non poteva .
Da che poi si è scoperta la serie armonica nei suoni indicati , ed
espressi dalle minime aliquote dell'ordinata divisione della corda sono-
ra, abbiamo la tripla armonica nei termini più semplici 1./2 . 1/3 . e
così tutte le altre occorrenti proporzioni ; soltanto che si raddoppino i
termini, se sono contigui . Perciò l'ottava 1.1/2 . per es. diverrà armo-
nica tosto che fra codesti termini raddoppiati pongasi 1/3 .
ARTICOLO III .
53
modo segnato nel precedente Art. ridotti a proporzione armonica, risul-
terà il terzo armonico ricercato . Sia dunque per es. 5. 4 , cui premettasi
il 6. , saranno in proporzione aritmetica 6.5.4 ; e 6 × 5.6 × 4 .
5 × 4 = 30 . 24 . 20. in proporzione armonica; la quale cosa riviene
allo stesso stessissimo, che opera la segnata forma algebrica . Avvertasi
però, che nel metodo da me proposto devono i due dati termini for-
mare una ragione, non di minore , ma bensì di maggiore inegualità.
Proposti poi due termini della serie armonica, per es. ¹⁄4 . ¹⁄½ , ne
viene tosto per terzo 1/6 ; e qualunque sieno i termini dati, purchè si
serbi la stessa distanza fra i denominatori , sarà ugualmente facile tro-
vare il terzo armonico.
1
Dati perciò es. gr. 1/2.1 /5 , sarà ¹ /sS il terzo armonico ricercato,
perchè 2 + 3 = 5 ; e 5 + 3 = 8 .
54
CAPITOLO X.
ARTICOLO I.
(1) Arithmetica proportio est, quando tres, vel plures numeri per eandem differentiam
progrediuntur.
55
nifesto, ch'ella è vera proporzione , e che altri lumi , e vantaggi da essa
scaturiscono.
ARTICOLO II .
ARTICOLO III .
56
porzionali agli estremi indicano la proporzione aritmetica. Perciò sic-
come sono armonici 1/2 1/3 1/4 , così sono aritmetici 1/3 1/4 1/6 , e ge-
neralmente parlando, dati fra due estremi i due mezzi aritmetico , ed
armonico, v. gr. 6.8.9.12 . ( dovendosi intendere codesti numeri,
[giusta la domanda 3ª ] come divisori dell'unità) l'8 è il mezzo aritme-
tico, ed il 9 il mezzo armonico. Che se vogliansi considerare come nu-
meri interi, sarà per l'opposto il 9 mezzo aritmetico , e l'8 mezzo armo-
nico : in tal caso però, rettamente operando, devono scriversi i numeri
inversamente, cioè 12.9.8.6 . attesochè l'armonia per natura sua
procede dal grave all'acuto, e non altrimenti , come già s'è detto.
ARTICOLO IV.
58
za fra i due primi termini è alla differenza fra i due ultimi, come il
primo numero al quarto. Veggo dunque (in conformità di questo ca-
none), veggo non senza ammirazione proposto dal Chambers il seguen-
te esempio .
3/2 */3
16 .
24 . 12 ; analogia 24 : 12 : : 8 4.
3/2 3/4
ovvero 18 . 12 .
9 ; analogia 18 : 9 :: 6 : 3 .
6 3
3/22/12/1
2. 3. 6. 12 ; analogia 2 : 12 :: 1.6 .
1 6
3/22/1
2. 3. 6 ; analogia 2 : 6:13 .
1 3
59
3/22/1
ovvero 4. 6. 12 ; analogia 4 : 12 :: 2 : 6 .
2 6
8.6.5.4.1/3.1/4.1/5.20.15.12 .
2 1 5 3
ARTICOLO I.
60
:: 128. e per un geometra ho detto quanto basta, ma per gl'inesperti
giovani conosco necessaria una più diffusa spiegazione.
La ragione dunque degli estremi si esprime col mezzo del suo
esponente, che nell'addotto esempio è 6 ; il numero dei mezzi si mani-
festa all'occhio.
Le differenze, che sono espresse in frazioni, facilmente si ridu-
cono a numeri interi, col ridurle ad un comune denominatore . Che se
l'esponente fosse una frazione propria, questo pure assieme col nume-
ro intero nel modo stesso si riduce.
3.4.5.6.7.8 .
Esempio B) א
/./1.8.122.3 .
A) 1.2.3.4.5.6 .
4
| 11
1. a 1/6 , come 6. a 1 ; il numero dei mezzi
2 12
è 4 le due differenze ridotte ad un denominatore comune, sono 12 ,
e 8 ; dunque l'analogia 6 : 4 :: 12 8. è manifesta.
B) 3.4.5.6.7.8 .
1| 4
1/3 ad 1/8 sta come 8 a 3 ; il numero dei
12 32
mezzi è 4. Ma 8/3 a 4/1 - 8/3.12/3 8.12 2.3 . Le due
ARTICOLO II.
61
termini distanza, e differenza, che quai sinonimi vengono comunemen-
te presi e considerati, mentre non sempre tali sono. Infatti nella serie
armonica posti per es . ¹/2.1 /3.15 . le distanze sono 1 , e 2 ; ma le
differenze sono ¹/6 e 2/15 . quindi si fa manifesto, che la distanza vien
indicata dal solo numeratore , laddove la differenza è composta, e for-
mata dal numeratore, e denominatore insieme. Nella serie aritmetica
bensì distanza, e differenza sono sinonimi per la ragione che l'unità
costantemente è il denominatore, ed è noto che tali numeri si risolvono
nei soli numeratori, dai quali vengono espresse le distanze.
Ciò presupposto dico , che nella proporzione armonica discreta l'a-
nalogia è del seguente tenore. Come la ragione degli estremi moltipli-
cata nella distanza del 1 ° al 2° termine, alla distanza del 2º all'ultimo;
così la differenza del 1º al 2º termine a quella del 2º all'ultimo .
Esempio 2 5 • 7 • 10 .
3 | 5
10 50
4 32
Analogia
8 X 3 4 : 3/4 : 1/32 . 24 : 4 96 16 . :: 6 1 48 : 8 .
62 -
10
Un esempio lo fa manifesto 3 4 • 5
11
12 20
Esempio 1.3.5
2 2
3 15
Analogia
5 X 22 : 2/3 : 2/15 . = 10 : 2 :: 30 : 6. = 5 : 1 :: 15 : 3 .
63
|
CAPITOLO XII.
ARTICOLO I.
64
il vicendevole rapporto anche dei due mezzi armonico , e contr'armoni-
co, che formano cogli estremi una proporzione aritmetica, dico che fa-
cilmente trovasi il mezzo contr'armonico, sottraendo dalla somma degli
estremi il mezzo armonico . E perciò dati per es. i tre armonici 6. 4. 3 :
se da 9. si levi 4 , il residuo 5. sarà il mezzo contr'armonico ricercato;
perchè 6 ÷ 3—4 = 5 . e posti tutti in ordine risultano i quattro nu-
meri 6. 5. 4. 3 , i cui corrispondenti suoni fra di loro sono aritmetici .
ARTICOLO II .
ARTICOLO III.
(1 ) Est autem proprium hujus medietatis, quoniam quod continetur sub maximo ter-
mino, et medio duplum est eo quod continetur sub medio, atque parvissimo. Arithm. ,
Lib. 2º, Cap. 51 .
(2) Si numerus multiplicans quotcumque numeros totidem genuerit numeros; erunt ge-
niti multiplicatis proportionales.
65
5 . Trattato della Moderna Musica.
CAPITOLO XIII.
66.
CAPITOLO XIV .
Si è osservato (Cap . X. , Art. II . ) che posti fra gli estremi della ot-
tava i due mezzi armonico , e contr'armonico, o sia armonico inverso , ne
risulta l'intero accordo di 3" minore : essendo i quattro numeri 6.5 .
. 4.3 ; e i suoi corrispondenti suoni in continua proporzione aritmetica .
Quindi è che naturalmente si offrano in riflesso anche i quattro numeri
della serie armonica 1 /3.1/4.1/5.1/
6 . che danno nei suoi corrispon-
denti suoni l'intero accordo di 3ª maggiore nella sua terza armonia, co-
me si vedrà nel Libro III.
Siccome però è cosa certa, che il primo dei due mezzi cioè ¹ / è
mezzo aritmetico fra gli estremi, così l'altro mezzo, cioè ¹/ non è asso-
lutamente alcuno dei cogniti. Rebus novis nova nomina : io dunque
lo chiamo mezzo contro-geometrico; atteso che mentre nella proporzione
geometrica gli estremi sono in ragione duplicata delle differenze (Cap .
XIII . ) in questa per l'opposto le differenze sono in ragione duplicata
degli estremi; ed acciò più chiaramente la verità si rilevi ne darò gli
esempi, usando numeri interi, come più adattati alla comune intelligen-
za. Sia dunque la proporzione geometrica 4. 2. 1 .
differenze 2 1
Proporzione contro-geometrica 10. 6. 5 .
differenze 4 1
- 67
ARTICOLO I.
ARTICOLO II .
68
Nella stessa guisa deve ragionarsi del mezzo contro-geometrico, poichè
il 6. lo è nella dupla fra 10. e 5 ; e lo stesso 6. pur anche nella tripla
fra 15. e 5 ; e tanto basti.
Per giunta però asserisco e dico senza esitanza, che le proporzioni
tutte vengono specificate dalle rispettive loro differenze nel modo che
segue
1 ) Se le differenze sono fra loro uguali , la proporzione è aritmetica .
Esempio 8. 5. 2 .
3 3
Esempio . 20. 8. 5 .
12 3
Esempio 20. 17 . 5 .
3 12
Esempio . 12. 6. 3
6 3
Esempio 12.9 . 3 .
3 6
Esempio 2 68 . 20. 17 .
48 3
69
CAPITOLO XV.
Parlando in addietro dei vari mezzi , si è detto, che alcuni sono fra
di loro aritmetici, ed altri geometrici . Gli aritmetici hanno le stesse dif-
ferenze, ma inverse fra di loro : e tali sono l'armonico, e il contr'armo-
nico, cioè l'armonico-inverso . I geometrici contengono le stesse ragioni,
ma una nel grave, e l'altra nell'acuto, come accade dell'aritmetico, e del-
l'armonico : dunque codesti vari mezzi si trasformano, allorchè non più
soli, ma accoppiati si trovano . Ciò posto come verità di fatto, mi prendo
ad esaminare la prima, e più semplice quaderna armonica, e consonante,
cioè 1.12.¹/3 . ¹ /4 = 12 . 6 .4.3 .
1 ) Certa cosa è, che il 6. è mezzo geometrico fra 12 , e 3 ; e che
accoppiato con 4. diviene armonico. Così il 4. che io chiamo mezzo
cubico, atteso che mentre gli estremi sono come 4. a 1. , quivi le
differenze sono come 8. a 1. (cioè 12.4.3 . ) così, dissi , il 4. ac-
8 1
70
come 5. a 2 ; le differenze stanno come 5. a 4. Considerando poi l'al-
tro mezzo 15. fra 30. e 12 ; cioè la proporzione 10.5.4 ; io denomi-
no codesto mezzo armonico replicato , essendo le sue differenze come
5. a 1. mentre gli estremi stanno come 5. a 2. Ora se vogliansi ap-
plicare i rispettivi suoni ai numeri indicanti gli estremi, e le differenze
dei rispettivi due mezzi, vedrassi anche in pratica , che i suoni di 5. e 1 .
sono replicati di 5. e 2. e quelli di 5. e 4. approssimati di 5. e 2 .
3) Ci si presenta per ultimo l'armonica , e consonante quaderna
¹ /3 . ¹/4 . ¹ /5 . '/6 = 20. 15. 12. 10. Ma poichè codesti due mezzi
15. e 12. abbastanza si sono esaminati nel Cap . XI. , così altro non ri-
mane qui da soggiungere .
71
CAPITOLO XVI .
Poichè dal modo di valersi del monocordo , accennato nel Cap . III .
ne derivano i suoni in progressione armonica, non perciò conviene cre-
dere, che tutti i suoni , che risultano da cotesta serie, sieno tutti fra di
loro consonanti . Altra cosa e ben diversa è la serie consonante dalla
serie armonica; mentre a questa un tal nome viene solamente attribuito,
perciò che i primi sei consecutivi termini di essa sono consonanti : non
già tutti.
La consonanza adunque si definisce da Euclide ( 1 ) Una mescolan-
za di due suoni : grave ed acuto . E Boezio più diffusamente ( 2) . Una
mescolanza del suono grave con l'acuto, che con uniforme soavità giun-
ge all'orecchio; ed altrove lo stesso ( 3 ) . Una concordia di voci fra loro
dissimili .
(1) Consonantia est mixtio duorum sonorum, acuti scilicet, et gravis. Introd . harm.
pag. 8.
(2) Consonantia est acuti soni, gravisque mixtura suaviter uniformiterque auribus ac-
cidens. Mus. lib. I , cap. 8.
(3) Consonantia est dissimilium inter se vocum in unum redacta concordia. Mus.
lib. I, cap . 3.
72
nizioni, avvegnachè restrittive oltre il dovere. Infatti qualora due suoni
giungono all'orecchio soavemente, ed uniformemente, come mai può
negarglisi il nome ed il pregio di consonanti, benchè non sieno l'uno
grave, e l'altro acuto? Non è questa certamente una condizione sine
qua non, nè cotesta è l'idea, che naturalmente ci risveglia il termine
consonanza. Per la qual cosa io asserisco, che la consonanza a gran ra-
gione deve definirsi ( 4) . Una concordia e mescolanza di due suoni, che
soavemente ed uniformemente giungono all'orecchio. E di questa mia
definizione si rileverà l'aggiustatezza, e la verità, allorchè si parlerà del-
l'unisono . Devo però aggiungere, che lo stesso Boezio meco poi altrove
conviene (5) , prescindendo dal grave, ed acuto nel definire la conso-
nanza : o scordatosi , o pentito di quanto aveva scritto nei cap. 3 e 8
del lib. I.
Passo quindi ad avvertire lo studioso giovane, che la progressione
consonante è finita, e ristretta in pochi termini, mentre la serie armo-
nica, decrescendo , va all'infinito. Perciò dice Boezio (6) che la corda
sonora, finita nella sua grandezza, in infinito si diminuisce.
Altrove però aveva già scritto (7 ) che la ragione rigettando i trop-
po minuti intervalli s'attiene a quelli solamente che sono proporzionati,
ed a portata dei nostri sensi.
(4) Consonantia est duorum sonorum mixtio suaviter uniformiterque auribus occurrens.
(5) Voces consonae sunt quae simul pulsae suavem permixtumque conjungunt sonum .
Mus. lib. 4, cap. 1 .
(6) Magnitudo finitam suae mensurae recipit quantitatem, sed in infinita decrescit.
Mus. lib. 2, cap. 3.
(7) Interminabilis magnitudinis sectione rejecta sibi ad cognitionem spatia deposcit
ratio. In Prooem . lib . 1 , arithm.
.73
CAPITOLO XVII .
tribuì alle prime e più semplici ragioni dei numeri il principio, e l'im-
mediata cagione delle consonanze. Non volle però oltrepassare la qua-
drupla, per molte ragioni, che nel suo modo di filosofare erano fortis-
sime : come a dire, che l'anima nostra è costituita nel numero quater-
nario : che questo stesso numero genera la prima decade ; ed altre simili
che non occorre qui riferire .
2. Dopo Pitagora si fece capo di nuova setta Aristosseno, che esclu-
so qualunque raziocinio, interamente riportavasi al senso , che certa-
(1) Timagenes auctor est omnium in litteris studiorum antiquissimam musicen extitisse.
Lib. 1 , cap . 17 (aliis 10) .
(2) Sicut comparatum est in rebus humanis, ut quae natura nobis sunt tributa, in iis
usus cognitionem causarum antevertat, sic etiam circa cantum generi bumano usuvenit.
Prefat. lib. 3. Arm. Mundi .
(3) Harmonices manualis ex versione M. Meib. pag. 9.
74
mente va di leggeri soggetto ad errore. Perciò Boezio ( 4) a gran ragione
dà la preferenza a Pitagora. Ma chi non direbbe rinata ai giorni nostri
e fatta scuola dominante l'aristossenia? mentre presso che generalmen-
te, escluso qualunque raziocinio e precetto, tutto si opera colla scorta
del solo senso : se bene o male poi, ne giudichino i dotti .
3. Fiorì poi nel II . secolo dell'era nostra Claudio Tolomeo, e fu
autore d'un'altra setta, che tolemaica si denomina; ed in cui hanno
luogo il senso e la ragione insieme, che giusta la frase di Boezio ( 5 )
sono in certo modo gli strumenti dell'armonica facoltà . Ma quanto al
principio delle consonanze non si diparte gran fatto dai Pitagorici : sic-
chè nulla di nuovo in questo proposito .
(4) Pythagorici ipsas consonantias aure metiuntur, quibus vero inter se distantiis
consonantiae differant : id jam non auribus, quarum sunt obtusa judicia, sed regulis ra-
tionique permittunt. Mus. lib. 1 , cap. 9.
(5) Sensus ac ratio quasi quaedam harmonicae facultatis instrumenta sunt. Mus.
lib. 5. cap. 1 .
( 6 ) Dial. 1, pag. 60 .
75
rici) ammettesse fra le consonanze anche le due terze, e seste. Ma co-
munque sia, qual'è poi la cagione, per cui oltre non progrediscono le
consonanze? Mi si dirà forse : ne decide il sensorio; ma a questa deci-
sione io di buon grado preferisco il parere di S. Agostino (7) che in
Dio Creatore rifonde la cagione del diletto che proviamo nell'udir le
consonanze, e per conseguenza anche il loro confine.
Qui però noi trattiamo del principio fisico, e della primaria fisica
cagione delle consonanze; da cui ( svelato che sia) anche il loro periodo,
e confine deve chiaro apparire, e come per corollario manifestarsi .
Quindi delle dissonanze ne accagiona lo stesso Galilei le discordi
e sproporzionate vibrazioni, che feriscono l'orecchio e gli rendono i suo-
ni ingrati. Ma vorrebbesi sapere , quali sieno le vibrazioni sproporzio-
nate? Quelle forse che produrrebbero due corde, le quali fra di loro
fossero in lunghezza come il lato del quadrato al suo diametro? Cagio-
nerebbero esse certamente orribile dissonanza; ma non è ciò da temersi ,
atteso che i suoni musicali sono sempre fra di loro, come numero a nu-
mero : e di fatto nè il tritono, nè la quinta eccedente, nè altri musicí
intervalli sono in quella proporzione ineffabile . Dunque alla perfine,
per rinvenire delle consonanze, e delle dissonanze la vera fisica cagione,
deve conchiudersi, (salva la dovuta venerazione al gran Galilei ) che alle
lunghezze delle corde come al primo fonte, conviene rivolgersi .
5. Espressamente però, e con tutto l'impegno prese a trattare del-
l'origine delle consonanze il dottissimo Giovanni Keplero ( 8 ) , asseren-
dole originate dalle cinque piane figure regolari, che geometricamente
dividendo il circolo, ne fissano il periodo nella ottupla /1 ; esclusone
però il settangolo , perciocchè non può tale figura geometricamente iscri-
versi nel circolo (9) .
Ragiona egli certamente delle cinque piane figure, e delle rispet-
tive loro congruenze da gran geometra ( 10); nondimeno l'applicazione
che ne fa alle consonanze musicali , non è per mio parere se non un
simbolo, un tipo, ed una pura, e mera analogia .
E poichè alla corda sonora conviene ad ogni modo applicarsi , ne
accenna egli stesso l'adattamento ad un corpo rotondo, e concavo, so-
pra cui fattene le divisioni a norma delle cinque figure, si rilevino le
consonanze. Finalmente poi uniformandosi all'usato metodo, considera
la corda sonora in linea retta secondo le varie proporzioni delle parti,
(7) Neque nunc locus est ut ostendam quantum valeat consonantia simpli ad duplum,
quae maxima in nobis reperitur, ut sit nobis insita naturaliter : a quo utique nisi ab eo
qui nos creavit. Lib. 4, de Trinitate .
(8) Harmonices mundi. Lib. 3.
(9) Harm. mundi. Lib. 1 , propos. 45.
( 10) Lib. 3, cap . 1 , axiom. 1 .
76
in cui per ordine si divide; e da questa appunto sembrami che dovesse
incominciare, poichè anche nella musica ha luogo il precetto : ne fiant
per plura, quae per pauciora fieri possunt.
Per altro dal metodo suo di esaminare le parti, e i residui in cia-
scuna divisione della corda sonora ( 11 ) non può risultarne l'unità del-
l'armonia consonante, e molto meno l'origine, e la natura delle disso-
nanze, quali sono in fatto , e quali si praticano nella musica armonica :
ciò che nel seguente Cap. si rileverà ad evidenza.
6. Ai giorni nostri poi è uscito alla luce un nuovo sistema di mu-
sica teorica del celebratissimo M. Eulero ( 12) , che per mio parere po-
co c'interessa nella ricerca, che noi qui facciamo. Tratta egli principal-
mente della maggiore, o minore soavità delle consonanze al saggio dei
suoi esponenti : e sembra non altrimenti considerare la consonanza, che
nel puro e mero materiale senso del termine, che significa soltanto una
(11 ) Veggansi i corollarj, lib . 3, cap. 1 , pag. 12 e 21 , così pure la figura cap. 2, pag. 27.
(12 ) Tentamen novae theoriae musicae. Petropoli, 1739 .
(13) At quia partim difficile est consonantiarum et dissonantiarum limites definire,
partim vero haec distinctio cum nostro tractandi modo minus congruit... omnibus sonitibus
qui ex pluribus sonis simplicibus simul sonantibus constant, consonantiae nomen tribue-
mus. Cap. 4, de consonantiis, n. 1 .
77
e ad altre geometriche figure. Mentre però l'autore gratuitamente at-
tribuisce al circolo forza di principio, conviene dargli preferenza (gene-
ralmente parlando) , quanto al modo di ragionare intorno l'uso dei mu-
sici intervalli , sopra il Keplero, che infelicemente li stende, e combina.
Per altro dato il circolo di sua natura armonico , e diviso armoni-
camente il diametro, si stende la divisione come pure nella corda so-
nora, all'infinito : (e. ne conviene anche l'autore nel Cap . III , pag. 53 )
dunque siccome di questa, così di quello conviene fissare nella divisione
un confine, che separi il sistema consonante dal dissonante : (ciò pur
anche richiedesi dall'autore ) questi , e non altro essendo in sostanza
il principio dell'armonia di cui si tratta . Ma la segnata divisione del
diametro non forma certamente perfetto sistema consonante, imperoc-
chè non abbraccia la sesta minore, esclusa senza dubbio dal periodo
sestuplo; dunque non sussiste l'assegnato confine, quantunque si as-
serisca praticamente abbracciato.
Ognuno accorda , è vero, che i sei primi termini della serie armo-
nica sono consonanti, ma si prescinde dal perfetto sistema, poichè pra-
ticamente s'annovera tra le consonanze anche la sesta minore; ed il solo
Zarlino s'è invaghito delle belle prerogative del numero senario.
8. Del sistema di M.r Rameau a bello studio fin ora ho differito.
a favellare, atteso che una seria , e particolare discussione conviene far-
ne. Chiama egli l'unità (l'intera corda) basso fondamentale, e principio
dell'armonia (14) , quasi che questi sieno due sinonimi : mentre di fatto
sono due cose ben diverse. In un altro Trattato poi ( 15 ) riconosce il
principio dell'armonia nell'effetto naturale, che risulta dalla risonanza
di ciaschedun corpo sonoro in particolare che produce 1/3 ed ¹ /s del
suono ch'è proprio dell'intera corda . Vale a dire , che in cotesto feno-
meno ravvisa il principio dell'armonia; mentre in sostanza non è poi
altro, se non il basso fondamentale dell'accordo consonante del modo
maggiore solamente, con l'esclusione del minore.
In altro suo scritto pure ( 16 ) si spiega M.r Rameau , ed ampiamen-
te si diffonde. Confessa (pag. 193 ) che il corpo sonoro messo in moto,
si divide in una infinità di parti aliquote , o summultipli ... e di tutte
queste parti solamente ¹ /3 ed ' /5 si fanno sentire... Per altro (segue a
dire) potevo io prevedere, che una proporzione sorda , muta , insensibile
all'orecchio, e sconosciuta fino ad ora nella risonanza del corpo sonoro,
potesse diventare l'anima, e il principio ancora del principio sonoro, co-
me pure di tutte le sue conseguenze?
78
Suppone inoltre, e dice ( pag. 194 ) che la natura assordisce ¹ / 2.¹ /4
per farci sentire solamente 1/3.1/5 , affine d'impedirci di confondere
le due proporzioni la geometrica con l'armonica . Ma se questo non è
un travedere, mi rimetto a chiunque ha il solo senso comune. Non posso
a meno pertanto di riflettere, che mentre la natura coll' assordire
1/2 . 1/4 , ci fa sentire solamente 1/3 ed 1/5 , ci priva nel tempo stesso
della progressione armonica continua 1.1/2.1/3.1/4.1/
5 . Ora vor-
rebbesi sapere, se maggiore sia il benefizio, o il danno del supposto as-
sordimento?
Io pure sostengo, che tutto il sistema nostro musicale deriva da
1.13.15 . ( Cap . XLVIII ) non però come fenomeno d'una sola in-
tera corda; ma bensì da 1.1 /3.1 /5 . tre suoni espliciti prodotti da tre
corde : l'una indivisa , e dell'altre due una divisa in tre, e l'altra in cin-
que parti. Qui tutto è reale : nulla d'immaginario, come si vedrà in
progresso .
- 79
CAPITOLO XVIII .
Assioma 1 .
Assioma 2.
Il suono che è consonante con uno degli estremi della dupla , an-
che con l'altro estremo è consonante .
80
Quadro conservato nel Convento del Santo - Padova
P. M. FRANCESCANTONIO VALLOTTI
Assioma 3.
Assioma 4.
ARTICOLO I.
ARTICOLO II .
81
ARTICOLO III.
Dico dunque, che dai soli residui della corda sonora vengono de-
terminati e fissati i numeri consonanti ad 1.1/3.15 , e non oltre.
A questa opinione mi condusse già Tolomeo, portandomi a se-
riamente riflettere sopra i residui della corda sonora , allorchè osservai
come egli si esprima intorno la diapasson (l'ottava) dicendo ( 4 ) , che la
dupla è l'ottima fra tutte le ragioni , atteso che è la sola che ha l'eccesso
o sia differenza uguale al minor termine . Ora ciò che Tolomeo chiama
eccesso o differenza relativamente ai termini della ragione, io chiamo
residuo relativamente alle parti , in cui è divisa la corda sonora, in con-
fronto dell'intera.
Seguendo adunque questa traccia, dico che se la dupla è l'ottima
fra tutte le ragioni, perchè il residuo è uguale al termine acuto; e l'ot-
tava che nasce dalla divisione della corda sonora in due parti uguali è
la migliore fra tutte le consonanze : ne segue per la stessa ragione, che
la tripla e la quintupla la seguano da presso. Infatti nella tripla levato
un terzo ¹ /3 , il residuo è due terzi 2/3 ; e nella quintupla levato un
82
quinto 1/5 , il residuo è * / quattro quinti . Sono perciò i tre mentovati
residui con l'acuto, ovvero sia con le corrispondenti minime aliquote in
ragione di 1 a 1 ; 1 a 2 ; 1 a 4 ; e i due ultimi, se non sono unisoni ,
sono certamente equisoni (Es . 7) . Donde ne nasce , che i suoni di tutta
la corda, dei residui e della parte acuta debbono necessariamente esse-
re fra di loro consonanti . Si ravvisa pertanto con tutta chiarezza, che
nella corrispondenza in dupla progressione dei residui con la minima
aliquota della corda rispettivamente divisa, risiede il principio dell'ar-
monia, e l'intrinseca cagione delle consonanze .
стра
20/10
ନ
Esempio 70
ARTICOLO IV.
(5) Consonantia est mixtio duorum sonorum acuti scilicet, et gravis. Dissonantia con-
tra est in duobus sonis mixtionis fuga : qui cum misceri recusent asperitate quadam aures
Encl. Introd. harm. pag. 8.
83
scolanza del suono acuto col grave, donde ne nasce la soavità, e il di-
letto che ne proviamo. Quindi è che i suoni 1.1/3.1/5 . nei vari regi-
stri dell'organo si riducono, ed uniscono in un suono solo, e come se
effettivamente uno solo fossero, dal nostro orecchio si giudica. La ca-
gione pertanto di quest'ammirabile fenomeno chiaramente scorgesi nel-
la corrispondenza in dupla progressione del suono acuto col suo resi-
duo; e la mescolanza del suono acuto col grave (come che non istanta-
nea) realmente, e distintamente si rileva .
Infatti toccando un tasto del registro principale, a misura che l'uno
dopo l'altro si aprono gli altri registri, si distingue il proprio rispettivo
suono di ciascheduno, che tosto poi si unisce a quello del principale, e
la mescolanza si fa sensibile e palese .
Quanto poi al suono composto riesce certamente il più perfetto
quello di un organo, i cui registri sieno come i numeri della serie ar-
monica . 1.1/
2.1/3.1/4.1/5.1/6 . colle sue replicazioni; e saranno
principale, 8", 12" , 15ª , 17ª , 19ª , 22" , 24", 26", 29", ecc. Degli organi
di tal fatta due ne abbiamo qui in Padova, oltre gli altri molti che, per
mio suggerimento ne sono stati fabbricati in vari altri luoghi, e l'effetto
d'una sorprendente armonia , ad evidenza ne prova la perfezione.
ARTICOLO V.
(6) Intervallum unum lineam facit, duo superficiem, tria corpus, quo nihil est per-
fectius. In Timeum Platonis, pag. 113.
(7) Generatim autem dicendo, si inter geometricam proportionem aritmeticae adsumas
medietates, harmonicam proportionem, eamque aut planam aut solidam efficies. Arist . Quint.
Mus . hb . 3 , pag. 121 .
84
suoni di 1. ed 1/2 niuno altro può avere luogo, e tali suoni fra di loro
sono equisoni; perciò io chiamo armonia semplice o lineare quella, che
odesi nei suoni di 1. ed 1/2 termini semplici e radicali della dupla
(l'ottava).
Che se cotesti termini sieno duplicati, ed espressi in ¹ /½ , ed ¹ /4 ,
ha luogo tosto fra di essi 1/3 ; e però io chiamo armonia piana quella
che risulta dai suoni di ¹/2.1/3.1/4 . Triplicati finalmente i termini, ed
espressi in ¹ /3 ed ¹ /6 , hanno luogo fra di essi ¹ / ed ¹ ; che però io
chiamo armonia solida quella che risulta dai suoni di 1/3 . '/4.1/5.1/6 .
9
B
Esempio 89
Quintupla Quadrupla
1
1.1/2.1 /3.1/4 . ¹/5 . 1 /2.1/4.1/5.1/6 . ¹/8 .
| Dupla ! | Sesquialtera |
85
ARTICOLO VI.
86
CAPITOLO XIX.
Dell' unisono
(1) Voces consonae sunt, quae simul pulsae suavem permixtumque inter se conjungunt
sonum. Boeth. Mus. lib. 4, cap. I.
87
consonanza riguarda ugualmente il grave e l'acuto, che fra di loro
mischiandosi , ad unità si riducono .
Noi pertanto intendiamo per unisono il risultato di due corde , che
88
CAPITOLO XX.
Della ottava
89
5. Facilmente si prende l'ottava per l'unisono, cantando assieme
uomini e donne o ragazzi; essendovi tanta affinità, che se il suono acuto
dell'ottava si trasferisce al grave, o il grave all'acuto ne risulta l'uni-
sono : la quale cosa non accade in qualunque altra ragione , come consta
dalla esperienza .
6. Che l'ottava sia il primo consonante intervallo facilmente si scor-
ge negli strumenti da fiato, flauti , oboe , ecc. mentre per poco che il
fiato si carichi ed accresca, ben tosto il suono balza all' 8", non mai ad
altro intervallo minore, e più vicino . E se in uno strumento a più corde
di voci seguenti se ne tocchi una v. gr. C. , non risuonerà certamente
la più vicina D ; ma bensì l'8 " C. sol fa ut : e un po ' più languida-
mente la 5ª G sopra 1'8".
7. L'ottava tanto va unita alla base dell'armonia che posta fra 1 ed
1/3 non interrompe nè distrugge la proporzione armonica di 1.1/3.1/5 .
Mi spiego. Dati alquanti numeri interi in proporzione aritmetica , se
vengano considerati come divisori dell'unità, si trasformano essi in pro-
porzione armonica; (V. Cap . XIº) ed è lo stesso che dire, inversamente :
se i numeri della serie armonica, in genere parlando, non hanno i de-
nominatori in proporzione aritmetica , non sono essi nè pure in propor-
zione armonica. Ora è cosa ugualmente certa , che sono in proporzione
aritmetica 1.3.5 . non già 1.2.3.5 ; e nondimeno sono in propor-
zione armonica 1.1/2.1/3.1/5 . senza che l'aggiunto 1/2 la disturbi .
Quindi si manifesta un pregio dell'8 " ben distinto e particolare, che
la qualifica al maggior segno. E che ciò sia vero , il fatto ne dà la prova
nella seguente analogia .
Differenze 1| 3
5 : 3 :: 10 : 6 .
2 10
90 -
CAPITOLO XXI .
Della quinta
- 91
CAPITOLO XXII .
Della quarta
Ottava
12
1 1
2 3 4
Quinta Quarta
92
Due quarte consecutive sono tollerate nell'armonia; non però fra
le parti estreme, imperciocchè due quarte sono in sostanza due quinte
riversate : nelle parti di mezzo difficilmente dall'orecchio si rilevano, e
con tale cautela possono usarsi.
93
CAPITOLO XXIII.
94
CAPITOLO XXIV.
45. 54
54 .. 64
Вы D F
- 95
dal quadrato della 3 minore 5 , 6 nasce la quinta minore cromatica
25 . 30. 36 .
C# . E . G .
96
CAPITOLO XXV.
majus : noi la chiamiamo sesta maggiore, perciò che il suo diatonico pro-
gresso è di sei voci o suoni distribuiti in due toni maggiori, due mi-
nori, ed un semitono diatonico .
La 6ª maggiore è consonanza primaria , ma non è diretta, poichè
non ha luogo nella base, o 1ª armonia; bensì nel modo maggiore ha
97
98
CAPITOLO XXVI.
- 99
CAPITOLO XXVII .
ARTICOLO I.
36 45 54 64
G. B D. F
del modo stesso : e gli comunica in certo modo le proprie sue preroga-
100
tive. Questa perciò (a differenza dell'altre 7° minori ) si può usare, e si
usa di fatto senza preparazione, nè legatura; ed inoltre poichè leggiera
differenza porta la ragione di 9/16 da quella di ' /7 , quindi a somi-
glianza di quest'ultima, anche ascendendo di semitono, quella può ri-
solversi in consonanza, come si vedrà a suo luogo . Il suo complemento
è la 4ª maggiore F. B , come 32 a 45 , che procede colle stesse leggi .
ARTICOLO II.
E. G. B. D.
ARTICOLO III .
101
Nasce la 3 diminuita nel modo minore, precisamente dall'altera-
zione della 4 corda della scala; e nel Secondo Libro si porrà in chiaro
l'origine d'una tal alterazione, ove si tratterà delle varie scale musicali .
ARTICOLO IV .
E. G. Bb .
102
CAPITOLO XXVIII .
16 . 20 . 25 .
F. A. C#.
103
64 a 75 cioè prossimamente di ¹/ ad ¹ /7 ; imperocchè la differenza sta
da 224 a 225 .
Il complemento della 5ª eccedente è la 4ª diminuita , che trovasi
composta di due semitoni diatonici separati da un tono maggiore, come
qui appresso si vede.
Quinta eccedente
C. D. E. F G A B C.
8/9 9/10 15/16 64/75 15/16 8/9 15/16
Quarta diminuita
60/90
15 64 15
16 75 188
Esempio 90
104
CAPITOLO XXIX.
Delle 5 minori una è quella ( Cap . XXVII , Art. III ) che forma
l'accordo D. F. A. Ora si vuol far riflettere ai giovani com-
positori, che dato un tal accordo , ne viene per ordine nella 2ª armonia
quello di F. A. D‡ , i cui estremi sono appunto nell'intervallo di 6ª
eccedente. Nella 3" armonia poi , ( che si spiega in A. D. F ) scor-
gesi la 6 minore composta di 4ª maggiore, e 3ª diminuita . Nè altro
qui ci occorre di soggiungere, riservandoci al Cap . 15° del Secondo Li-
bro il di più che deve dirsene, trattando dell'uso che può farsene nella
pratica.
105
CAPITOLO XXX.
(1) Oportet autem ubique antecedere, atque antea supponi unisona consonis, et con-
sona concinnis. Harm. Lib . 2 , cap. 9.
(2) Dissonantia est in duobus sonis mixtionis fuga, qui cum misceri recusent, aspe-
ritate quadam aures laedunt. Harm . Introd. pag. 8.
(3) Voces dissonae sunt quae simul pulsae non reddunt suavem, neque permixtum
sonum . Mus. Lib. 4.
(4) Adeoque ex tonis eos oportet prius sumere, qui sunt consoni; deinde eos, qui
illorum inter se excessu inveniuntur . Harm. Introd . pag. 8.
106
CAPITOLO XXXI .
107
metrica, formata però dai soli tre consonanti ed armonici numeri
1.1/3.1/5 . essendo cosa certa, che dovunque è proporzione geome-
trica ivi è dissonanza , e dovunque è dissonanza ivi scorgesi a mano
sicura la proporzione geometrica .
Infatti quattro solamente sono i suoni consonanti, che corrispon-
dono ad 1.3.1/5 . tanto nella scala nostra diatonica, quanto in
quella della serie armonica prodotta dalla divisione della corda sonora
in /8.1/9./10./11 . 1/12. /13. /14. /15. /16 .
Fra questi adunque sono dissonanti 1 /9. /13. /14 . 1/15 ; dei quali
però (cosa rimarcabile) due solamente hanno luogo nella scala nostra,
è nella moderna musica, cioè / ed 1/15 , che scorgonsi geometrici, e
prodotti da 1 /3.1/5 . ciò che si fa manifesto nella proporzione continua
di 1.1/3.9 ; come pure nella discreta 1 : 1/3 :: 1/5 1/15 .
Seguendo pertanto questa traccia si dirà = 1.1/3.9.1 /27;
quindi 1 : 1/5 : : ¹ /9 : 1/45 . e si avranno in tal modo i quattro suoni
dissonanti 1/9. /15. /27.1/45 . che uniti ai tre primi consonanti
1.1/3.1 /5 . compongono l'intera scala . Quale poi delle sette scale di
lettura e specie diversa ne risulti, lo vedremo nel Libro II, e dove si
tratterà dell'adattazione delle gregoriane o musicali lettere alla serie
armonica.
Quanto all'esclusiva dei tre suoni provenienti da ¹/7 . 1/11 . ¹/13 .
di cui abbiamo promesso di parlare, chiara ed evidente se ne manifesta
la cagione, tosto che si rifletta, che non son essi geometrici, nè sono
prodotti da 1.1/3.1/5 . condizioni e qualità ambedue inseparabili dai
numeri e suoni dissonanti . Privi adunque dei necessari mentovati re-
quisiti, di cui sono incapaci , avvengachè numeri primi; quindi ne se-
gue, che quali inconcinni ed inetti al canto rimangono esclusi , non che
dall'armonia, anche dalla melodia .
Ne avvalora inoltre l'esclusiva, l'essere cotesti suoni 1 /7.1/11 .
1/13 . i mezzi armonici delle tre consonanze secondarie , quali sono la
quarta (compimento della quinta ) 1/6.1/7.1 /8 ; la terza minore (com-
pimento della sesta maggiore) 1 /10. /11.1/12 ; e la sesta minore (com-
pimento della terza maggiore) /10.113 . 1/16 . Non pertanto debbono
essi onninamente rigettarsi , avvengachè per analogia ed approssimazio-
ne possono non di rado venir in uso.
Stabilito adunque il principio e cagione delle dissonanze nella pro-
porzione geometrica solamente dai consonanti numeri 1.1/3.1/5 ; si
avverte inoltre, che non solo dalla proporzione geometrica formale e
rigorosa, o continua, o discreta nascono le dissonanze, ma inoltre dalla
derivata per dupla progressione, come fu accennato nel Cap . X, ed
ugualmente da intervalli geometrici per replicazione, e per approssima-
zione; insomma da qualunque intervallo di natura geometrica.
108
Alcuno già scrisse , che nascono le dissonanze dall'introduzione di
due simili intervalli nello stesso accordo consonante, e nulla più; ed io
soggiungo, che data una parte estranea aggiunta alle integrali , ed essen-
ziali dell'accordo consonante, trovansi in tal caso uniti insieme nel da-
to intervallo il mezzo armonico , e l'aritmetico, che fra di loro sono geo-
metrici, e perciò ne risulta la dissonanza.
Altri senza ulteriore esame sopra la natura, l'origine, e la cagione
delle dissonanze , in poche parole si spediscono, dicendo, che dove so-
no due voci contigue, ivi è dissonanza , e viceversa. Questa è verità
di fatto, soggiungo io, e non possono essere contigue se non per tono,
o semitono, poichè tre solamente sono i gradi diatonici, cioè tono
maggiore / ; tono minore 9/10 ; e semitono 15/16 . Ma questi stessi in
proporzione geometrica si risolvono; dunque per ogni conto nella pro-
porzione geometrica devesi ravvisare, e riconoscere l'origine delle dis-
sonanze.
Per qual modo poi in proporzione geometrica si risolvano i gradi
diatonici, col mezzo d'un esempio si farà chiaro, e manifesto . Dato v.
gr. il tono maggiore 8/9 ; si dividano tanto l'antecedente che il conse-
guente della data ragione per gli ultimi suoi divisori . Sarà dunque
8 = 2X4 ; e 9 = 3 × 3 . Formata quindi la ragione 2/3 dal primo
divisore dell'8 ; e dal secondo del 9 ; quindi l'altra ³/+ dal primo di-
visore del 9 , e dal secondo dell'8 ; dico che sommate, e sottratte fra di
loro coteste due ragioni, ne risulta la proporzione geometrica, come qui
2 X4
appresso. Ragione data / divisori Ragioni da essi formate
3X3
3X 3
2/3 ; 3/4 . Somma e sottrazione, onde risulta la proporzione geometrica
689 : 12 ; dunque il tono maggiore si risolve in proporzione geo-
metrica.
3X3
Così dato il tono minore " /10 , sono i suoi divisori le
2 X 5
ragioni da essi formate 3/5.2/3 , che sommate e sottratte danno la pro-
porzione geometrica 6 : 9 : 10 : 15 .
Finalmente dato il diatonico semitono 15/16 , sono i suoi divisori
3X5
le ragioni da essi formate 3 /4.1/5 , che sommate, e sottratte
4X4
danno la geometrica proporzione 12 15 16 20 .
Dalle tre riportate geometriche proporzioni prendono l'origine tut-
te le dissonanze, o immediatamente, o mediatamente : esattamente, o
per replicazione o divisione, o per approssimazione, ecc. attesochè in
qualunque modo sieno espresse, l'originaria loro indole geometrica sem-
pre ritengono, e trattando in appresso di ciascheduna dissonanza in par-
ticolare vie più manifesto si renderà quanto sin qui s'è detto .
109
CAPITOLO XXXII.
110
dissonanza armonica, poichè non può aver parte nelle tre armonie del-
l'accordo consonante : essendo manifesto, che siccome la 4ª diviene 2"
nella seconda armonia , così nella terza armonia diventa zero . Quanto
alla 6ª (voce melodica al pari della 4 " ) può aver bensì parte nelle tre
armonie; ma introduce in ognuna di esse equivoche segnature, come
che appartenenti alla 7ª nelle armonie 2ª e 3ª , e nel suo riversamento :
ma ciò sia detto ex abundanti, giacchè la 6ª corda fra le dissonanti non
si annovera dai pratici, ma bensì fra le consonanti .
Le quattro dissonanze sono dunque la 7ª , la 9ª , l'11 " , e la 13ª ,
e di ciascuna in particolare ben tosto favelleremo.
Avanti però di dar fine al presente Cap . sembrami necessario di
esaminare il sistema delle dissonanze di M.r Rameau (autore per altro
e rispettabile, e benemerito) rilevandone gl'importanti difetti , acciò l'ine-
sperta gioventù abbagliata dalla fama, e dagli elogi dei suoi nazionali ,
non lo abbracci ad occhi chiusi.
Sostiene dunque M.r Rameau, che una sola dissonanza v'è nella
musica, cioè la 7ª minore, e che ad essa si riducono e la 9ª e l'11 " , sup-
ponendo il basso fondamentale una 3ª , o una 5ª sopra il basso continuo ,
da esso poi chiamato basso per supposizione, e suoni aggiunti, atteso che
nel suo sistema le dissonanze , tutte quante sono, devono stare nei can-
celli dell'8" , la 13" gli fu incognita , e perciò non ne fa parola. Dice
che le due mentovate dissonanze sono mere sospensioni delle vicine
consonanze, in cui si risolvono , dice che trovandosi il basso fondamen-
tale sopra il basso continuo nel caso della 9ª , o 11ª , o altre dissonanze
di suo conio , devonsi ommettere or questi, ed ora quegli altri suoni .
Dice che siccome dalla 3ª minore derivano le dissonanze minori , così le
maggiori derivano dalla 3ª maggiore. Dice... ( 1 ) e che non dice par-
lando delle dissonanze!? Per verità tante cose dice fuor di proposito, e
senza ragione, che nè di maggiore, nè di uguale stravaganza potrebbe
chiunque immaginarsene .
1º. Confessa egli stesso , che oltre il basso fondamentale unito con
la 3ª, 5ª e 8", tutti gli altri suoni contenuti negli estremi d'una 8ª sono
dissonanti; dunque , dico io , confessa che quattro sono le dissonanze :
nè v'entrano qui supposizioni, sospensioni , o interdetti .
2º. La 7 ha tanti e poi tanti privilegi , che ad essa solamente ap-
partengono : e più assai la minore, che la maggiore . Se dunque la 9ª,
e l'11 " non godono le stesse prerogative (ed è verità di fatto) come mai
possono essere la stessa 7ª ! Nondimeno lo sostiene M.r Rameau, ad essa
riducendole mediante una sua macchina, che contro dovere, ragione, e
- 111
natura innalza il basso fondamentale ora di una 3ª , ed ora di una 5ª .
3º. Sostiene, che la 9ª così deve chiamarsi, e non 2ª e dice be-
nissimo : che l'11ª deve chiamarsi 11ª , e non 4ª , ed ha ragione. Ma co-
me vuol egli poi, che queste non sieno altro che la 7ª , unica dissonanza
della musica? La sola distanza certamente determina qualunque inter-
vallo, e lo denomina ; e per tal modo la 9ª , e l'11 " non possono essere
la 7ª , poichè questa contiene sette voci, la 9ª nove, la 11ª undici; son
esse dunque tre dissonanze fra loro diverse, e per natura distinte, così
che in ogni aspetto, e ad onta di qualunque artificio conservano sem-
pre l'originaria loro indole.
4º. Non può negarsi, che tutte le dissonanze in alcuno dei vari
suoi aspetti si riducono a 7ª , attesochè di fatto ciascuna di esse in simile
intervallo scorgesi collocata con alcuna parte integrale dell'accordo con-
sonante o sua replicazione. Ma oltre di che in riguardo solamente agli
apparenti intervalli ciò si verifica, devesi avvertire, che le dissonanze
prendono costantemente il nome dalla base, cioè dal fondamento della
1ª armonia, non già dalla 2ª o dalla 3ª . M.r Rameau , egli che perpe-
tuamente insiste sopra l'unità di un principio, infelicemente, e per fa-
talità abbandona poi questa santa massima, allorchè tratta delle disso-
nanze . Non però così ragionerebbe, se avesse ben concepita la natura
delle dissonanze relativamente all'armonia , ed al contrappunto , in cui
han luogo soltanto come parti accidentali artificiosamente aggiunte alle
parti dell'accordo consonante . E siccome di questo, in qualunque aspet-
to sia, riconosce un solo basso fondamentale, cioè una sola base, avreb-
be del pari inteso, che alla medesima le dissonanze sono appoggiate, e
da quella pur anche prendono la loro denominazione.
5º. Vuole M.r Rameau, che alla 7" tutte le dissonanze si riducano ,
col riflesso che nei cancelli dell'8 ", come voce primitiva, essa solamente
(la 7") è contenuta, mentre qualunque voce sopra l'8ª è una pura re-
plicazione. Ma quindi si rileva essersi egli dimenticato la differenza che
passa fra l'armonia e la melodia . Infatti la 9" e. gr . considerata nella
melodia è una replicazione della 2ª , e come tale conserva l'originaria sua
natura . E siccome v'è la 2ª minore, la maggiore , e l'eccedente, così pu-
re è della 9ª nella melodia . Che se prendasi a considerare nell'armonia ,
non è più quella stessa , e cambia natura .
Concede infatti M.r Rameau, che la 9ª è obbligata a preparazione ,
legatura, e risoluzione. Ma come mai potrà egli far uso della 9ª ecce-
dente, che non ha luogo nell'armonia, e per natura sua ripugna alla ri-
soluzione ? Tenterebbe egli forse a questo passo di ricorrere alla risolu-
zione, ch'egli asserisce dovuta a tutte le dissonanze maggiori, ascenden-
do invece di degradare ? Ma un nuovo inciampo è questo, che seco
attrae l'infelice idea di quelle sue dissonanze , che ascendendo risolve,
112
come a dire il suo tritono, ed altre di simile conio. Di queste però si
parlerà nel Lib . III , ove collocate vedrannosi nel vero loro lume; e ba-
sti per ora aver rilevato, che laddove delle 7º ne sono tre differenti , non
meno nella melodia che nell'armonia; delle 9e tre bensì ne sono nella
melodia, ma due solamente nell'armonia ; e di ciò la chiara conseguen-
za si è, che la 9º non è la 7ª, nè da questa deriva. Nella 7ª dunque non
si rifondono tutte le dissonanze, ma bensì oltre la 7" altre tre ve ne so-
no da questa diverse e distinte , cioè la 9ª , l'11 " e la 13"; e di ciasche-
duna ordinatamente imprenderemo tosto a ragionare, onde in chiaro
lume si ponga questa verità, che non una sola, bensì quattro sono in
genere le dissonanze.
- 113
8 · Trattato della Moderna Musica.
CAPITOLO XXXIII.
Della settima
1:35:15 ;
F C A E
8. 10. 12. 15 .
FACE
che solamente approssimati non mutano natura ; ond'è che dei preceden-
ti recano i suoni equisoni ristretti soltanto in un accordo di tre 3º, men-
tre nella p . pianta si stendono presso che a quattro ottave . Le sottoposte
lettere musicali dimostrano all'occhio l'enunciata equisonanza .
114
10 12 15 : 18 .
ACE G
4 5.6.8.9 .
FACF G
5 • 6 • 8 • 9 .
ACFG
9. 12. 16 .
GCF
(forma sua originaria)
- 115
45. 54. 64 .
::
BED F
9. 12. 16. ,
GCF
116
CAPITOLO XXXIV.
Della nona
1. 3. 9 .
FCG
4 • 6 • 9 . ;
FCG
-- 117
che delle due 5º che la compongono, una è maggiore , e l'altra minore .
Così è di fatto. Anzi soggiungo inoltre, che quella tal 5ª minore non è
come dovrebbe essere , in ragione di 25/38 , ma solamente di 45/64 , e per-
ciò mancante dalla sua giusta quantità di un intero comma.
Avvertasi però che per natura sua tale si è la 5ª minore diatonica
che parte integrale ella è del settimo accordo B.D.F.B. rice-
vuto ed usato come consonante in tutte le sue parti , poichè rappresen-
ta la perfetta armonia espressa negli accordi delle precedenti sei corde
dell'ottava, o scala diatonica . Se dunque viene trattata nella pratica co-
me consonanza, e come tale è ricevuta dall'orecchio; qual meraviglia sia,
che unita ad una 5ª esatta porga al sensorio l'effetto di due quinte mag-
giori, e consonanti, cioè il contrasto, e la dissonanza?
Fin qui ho ragionato per deduzione, sufficiente però a persuadere
chiunque rifletta alla natura dei nostri sensi, che veggono talvolta
non vedendo, e odono non udendo .
Ora dunque ad altra via m'appiglio; e poichè la 9ª minore supera
l'ottava di un semitono diatonico, viene in acconcio l'esame della ra-
gione 15/16 .
Ma siccome espressamente in questo Primo Lib. dovrò spiegare ciò
ch'io intendo sotto il nome di analisi di una data ragione, così al presen-
te, per maggiore facilità e brevità insieme, mi restringo riflettendo so-
lamente, che sottratta dalla 4ª la 3ª maggiore, e sommati poi i due an-
tecedenti, e così pure i due conseguenti , ne risultano i numeri
15 . 16 ;
E F
118
dell'accordo di A la mi re, la 13" trovasi nell'intervallo di 9ª minore,
ed è vera dissonanza perchè
15 : 20 24 : 32 ;
E A C F
119
!
CAPITOLO XXXV.
Dell'undecima
Nella melodia l'11 " è una mera replicazione della 4ª : non così
nell'armonia, in cui si ravvisa l'11 " formata da una 4" sopra l'8" cioè
geometricamente da due 4º congiunte; mentre nella melodia da una 4ª
ad una 8 aggiunta semplicemente è formata. L'inavvertenza pertanto
degl'imperiti pratici confondendo la 4" melodica con la 4" armonica ha
suscitata la gran controversia : se la 4ª sia dissonanza, ovvero consonan-
za; questione che in due parole si risolve . Infatti è consonante la 4ª,
che dell'accordo consonante è parte integrale; ed è dissonante quella
ch'è aggiunta ed estranea all'accordo medesimo; attesochè introduce nel-
l'armonia la proporzione geometrica, fonte ed origine di ogni disso-
nanza : ciò che in altri termini già si è detto nel Cap. XX.
Dalla combinazione pertanto di due 4º in uno stesso accordo na-
sce l'11 " ; delle quali però due diverse se ne contano nell'ordine diato-
nico, cioè la minore formata da due 4º minori, e la maggiore formata
da una 4ª maggiore , ed una minore. Dell'11 maggiore parleremo in
secondo luogo; facendogli strada frattanto col trattare di quella, ch'è
più ovvia, e più frequentata .
L'11 " minore nasce, ugualmente che la 9ª maggiore , da
1.3.9 9 . 12 16. ,
ed apertamente si spiega in
FCG GCF
12
perchè essendo 9/12 parte integrale dell'accordo C , l'altra 4ª ¹²/16 è av-
ventizia, ed estranea allo stesso accordo, ed introdottavi precisamente
dalla proporzione geometrica .
120
Qui però sembrami necessario d'avvertire, che la settima 9/16 di-
visa in due 4º fa due figure, ed ha doppio uso, attesochè ci esprime ora
il riversamento della 9" , ed ora l'11 ' nella sua base e prima armonia;
con questa differenza però, che nella 9ª riversata la 4ª grave 9/12 è dis-
sonante, e l'acuta 12/16 è consonante , mentre nella 11ª diretta tutto per
l'opposto addiviene.
16
012
Base
Base
Esempio 100
ho 45 120
-32
A
016 46
Esempio 11" Esempio 12
121
Or ora si è detto, che la 9" maggiore, e l'11ª minore hanno la
stessa origine in 1.3.9 . Se dunque rispettivamente si corrispondono
la 9ª e l'11ª , senza dubbio uguale corrispondenza debbono fra di loro
avere anche la 9ª minore e l'11 " maggiore, poichè dalla stessa fonte
derivano.
Già si è provato nell'antecedente Cap . , che la 9ª minore nasce da
proporzione geometrica , dunque lo stesso deve dirsi ed a più forte ra-
gione dell'11 maggiore, che nasce da due 4º, l'una maggiore, e l'altra
minore, componenti la 7" maggiore 8/15 dissonanza patentemente geo-
metrica nella sua forma originaria di 1 : 3 :: 5 : 15 . E poichè si è
detto, che gli accordi di F fa ut, e di B mi , sono quelli, cui può adat-
tarsi l'11 " maggiore, per maggior chiarezza ambidue li stendo a tenore
dei due esempi precedenti .
122
CAPITOLO XXXVI.
Della terzadecima
- 123
ARTICOLO I.
6. 9. 12. 15. 20 .
C G CEA
9 : 15 :: 12 : 20 .
GE CA
ARTICOLO II .
Della 13ª minore qualche cosa già si è detto nel Cap. XXXIII .
Ora però che di proposito deve trattarsene dico, ch'ella deriva dall'ana-
lisi del semitono diatonico 15/16 , che corrisponde alla moltiplicazione,
e sottrazione della 3ª maggiore dalla 4" , e sta come segue :
3/4 4/5
12 : 15 :: 16 : 20
CE FA
124
Due accordi consonanti quindi pure si formano con una dissonan-
za aggiunta; ed ommesso l'accordo
che ci
porge la 13ª minore; ed espresso in tutta la sua estensione qui si
descrive :
15 : 24 :: 20 : 32 .
E CAF
125
CAPITOLO XXXVII .
126
Che l'intervallo di 7 diminuita sia dissonante è verità patentissi-
ma, atteso che la 7ª in genere non ha luogo fra le consonanze, e molto
meno la diminuita, che vedesi formata e composta di una 3 minore
aggiunta ad una 5ª minore , pur essa composta di due simili 3 ° .
127
CAPITOLO XXXVIII .
128
modo, come si vedrà nei seguenti Libri. Discendendo anche per salto,
può risolversi una dissonanza con ugual buon effetto, come felicemente
è riuscito a Gio. Paolo Colonna nella Sequenza de' Morti. Inoltre se
la dissonanza in due diverse parti sia nel tempo stesso artificiosamente
introdotta; mentre per risolvere l'una discende, l'altra deve senza dub
bio ascendere : ed ambedue in diverso modo la stessa dissonanza risol-
vono. Che poi stando immobile il suono dissonante possa trasformarsi
in consonante, è facile cosa da provarsi ; e la sola pratica di certo trito
passo usato dai rinomati compositori ne avvalora il comune consenso .
Mentre adunque si concede ed approva, essere delle dissonanze la
migliore risoluzione, quella che si fa degradando , si manifestano nel
tempo stesso gli artificiosi vari modi, con cui all'uopo le dissonanze in
altra guisa possono risolversi ; ed i rispettivi esempi ne saranno recati
nel Lib. III.
129
9. Trattato della Moderna Musica.
CAPITOLO XXXIX .
130
Le corrispondenze dei riversamenti delle consonanze sono abba-
stanza noti . Ora nei pretesi riversamenti dell'accordo consonante si
ascende dalla base alla 3ª , e poi da questa alla 5ª . E' cosa certa però,
che passando dalla prima alla seconda armonia nel primo riversamen-
to, si trasforma la 5 in 3ª , e l'8" in 6ª , contro il sistema dei riversa-
menti . Così pure passando dalla 2ª alla 3ª armonia , nel secondo ri-
versamento l'8 " diviene 4" , e la 10" si fa 6ª contro l'ordine, la conven-
zione, e la ragione.
Vedasi l'esempio :
12 10 8
10 8 6
853
1 seconda armonia
(1) Trattato dell'Armonia, Lib. I, cap. VI e VIII; Lib. II, cap. XI.
- 131
sione della corda sonora ; onde si scorga all'occhio la proporzione geo-
metrica, inseparabile e costitutiva delle dissonanze.
ARTICOLO I.
Sia dunque prima di tutte la 9" , formata da due 5º; il cui compi-
mento n'esprime in due 4 il riversamento.
9a diretta
4 6 9 12 16
F. C. G. C. F.
riversata
8.
LL
ARTICOLO II .
132
11ª diretta
9. 12 . 16 . 24 . 36 .
G. C. F. C. G.
riversata
15 .
E
ARTICOLO III.
18 .
G
- 133
il 20 segna la risoluzione della 13ª , tanto diretta , che riversata. E sic-
come diretta trovasi di sua natura collocata sopra la 12 , così nel ri-
versamento resta collocata sopra la 5ª , che tosto raggiunge colla riso-
luzione . Passando quindi alla 13 " minore . Eccone la pianta :
30
E
ARTICOLO IV .
134
non ha luogo nè la settima maggiore /15 , nè la minore 9/16 , e nè pure
l'altra minore "/9 , che in questi suoi numeri primi patentemente si
scorge d'essere una 9ª nella seconda armonia del primitivo accordo con-
sonante; e non ha luogo come vera 7" , se non da 10 a 18 , poichè in
questi termini, non prima può formarsi l'intero suo complesso, come
fra poco si vedrà.
7ª minore diretta
10. 12. 15. 18 . 24. 30. 40 .
A C E G C E A
riversata
135
di due 5 intrecciate da una comune 3ª maggiore, in somiglianza delle
due mentovate A. G. e E.D. che sono in ragione di 5 a 9 ; ma non
del pari procedono quelle di G ad F, e B ad A ; poichè trovansi
composte di due 5 intrecciate bensì, ma l'una maggiore, e l'altra mi-
nore; ed inoltre la 5ª minore è mancante dalla geometrica 25/36 di un
comma.
Per lo contrario poi la stessa 5ª , ch'è la nostra diatonica , eccede
l'armonica / soltanto della ragione 63/64 .
46
45 = 315
320
( 8)
64
Esempio 130
7ª maggiore diretta
8 . 10 . 12 . 15 . 20 . 24 . 32 .
F A CE A C F
riversata
136 -
Sembrami ora provato, e con la ragione deciso, che di tutte le dis-
sonanze si dà il rispettivo riversamento: ed aggiungo, che quello della
settima ha luogo nella prima armonia : quello della nona nella 2ª ar-
monia : quello dell'undecima nella 3ª armonia : e finalmente quello della
terzadecima, nella prima armonia replicata.
13
11
Esempio 140
137
CAPITOLO XL.
ARTICOLO I.
1 • 3 · 9.27 .
FCG D
138
8. 12. 18. 27 .
F C G D
ARTICOLO II .
10 15 :: 12 18 : : 18 : 27 .
A E C G G D
27. 36. 48 . 64 .
D G C F
ARTICOLO III.
139
Ma poichè sono coteste dissonanze fra di loro nell'intervallo di 3ª ,
ne segue che tutto il complesso forma una serie di quattro 3º , dalle quali
due analogie ne nascono .
Ecco l'intero complesso nel modo maggiore :
8 10 12 15 ; e 10 : 12 : 15 : 18 .
20 : 24 :: 30 : 36 ; e 24 : 30 :: 36 : 45 .
8 : 12 10 : 15 :: 12 : 18 .
20 : 30 : 24 : 36 : 30 : 45 .
140
ARTICOLO IV.
12. 18. 27 = 4. 6. 9 .
18. 24. 32 = 9. 12.
12 16 .
ARTICOLO V.
141
6.9 . 12. 15. 16. 20 .
CGC E FA
Undecima 9. 12. 16
Decimaterza 9 : 15 : 12 : 20
ovvero
9 : 12 :: 15 : 20
E' dunque verità costante, che l'11 " e 13ª insieme unite nell'accordo
consonante derivano dalla geometrica proporzione.
ARTICOLO VI.
142 -
loro trovinsi per avventura nell'intervallo di terza disposte; non ha forza ,
dissi, di far loro cambiar natura : e lo stesso dicesi delle quattro.
Delle tre unite sono quattro le combinazioni , cioè 7ª 9º 11ª ; 7ª
9ª 13 ; 7ª 11ª 13ª ; 9ª 11ª 13ª . Delle quattro unite unica e sola è la
combinazione; e di tutte le accennate si tratterà di proposito nel Terzo
• Libro.
- 143
CAPITOLO XLI.
144
CAPITOLO XLII.
8 2X4
9 3X3
145
10 . Trattato della Moderna Musica.
Tono maggiore
+
8 2X4 2. 3 6 8 9 12 .
•
9 3 X 3 3 4 C F GC
Tono minore
+
9 3X3 3 2 6 9 : 10 15 .
10 2 X 5 5 3 C G AE
+
15 3X 5 3 4 12 : 15 16 : 20 .
16 4 X4 4 5C E FA
Ciò che più rileva però si è, che dati due suoni contigui, tosto
si fa manifesto il vicendevole contrasto; ma non perciò sono ambidue
nel tempo stesso dissonanti . Infatti se l'uno si voglia dissonante, l'altro
certamente sarà consonante : ed a vicenda. Quindi è che da ciascuna
delle notate analogie nascono due diverse dissonanze relativamente a
due diversi accordi consonanti . Gli esempi mi serviranno di scorta a ri-
schiarare questa verità; avvertendo soltanto il giovane lettore a ramme-
morarsi il complesso delle consonanze, e la singolarità di ciascuna di esse;
come a dire : che contiene una sola 5ª , una sola 4ª ecc.
Dall'analisi adunque del tono maggiore risulta , come s'è veduto,
l'analogia
6 : 8 : 9 : 12 .
C F GC
146
F.C. , C.G .; dunque due accordi consonanti, ed una dissonanza
aggiunta : cioè
4.6.8 . 9 . 6. 9. 12 . 16
con la nona con l'undecima
FCF G CGC F
16
0-19
书
Esempio 150
Q20
2
06
Esempio 160
12 : 15 16 20 .
CEF A
147
8. 10. 12 .
F A C
32
12 24
30 15
☎10
Esempio 170
24 4X6 4 5 20 24 25 : 30 .
25 5X55 6 A C C# E
10. 12. 15 .
A CE
148
Semitono cromatico, detto il massimo
57
25 5X 5 3 15 : 25 : 27 : 46 .
27 3X 9 9 5 E C# D B
30 . 45 .. 50
50.. 54 .
E Ви C# D
149
CAPITOLO XLIII.
(1 ) Semum dici solet quod ad integritatem usque non pervenit. Mus. Lib. I , cap.
XVI ,
pag. 176.
(2) Sonum tono minorem veteres semitonium vocitare voluerunt. In Somn. Scip. Lib .
II, cap. I.
150
dica nel Supplemento, che il Tartini pretende di dividere il semitono
maggiore in due quarti di tono parfaitement egaux, soggiungendo tosto,
chose impossible, avec sa permission .
Io non entro qui a discutere questo punto in particolare, poichè
gran fatto non interessa la professione, mentre felice sarebbe, se giusta-
mente fossero intonati gl'intervalli, che ab antico sono in uso . Per altro
asserisco, che la ragione 35/36 è la minima quarta parte del tono, siccome
8
la ragione 32/33 n'è la massima. Infatti /9 X 432/36 forma di tono,
che in quattro parti lo divide (niuna delle quattro essendo l'esatta quarta
(3) Ex toni partibus canitur dimidia, quae hemitonium vocatur; et tertia pars, quae
vocatur diesis chromatica minima; et quarta, quae vocatur diesis cnharmonica minima .
Harm. lib. 2, pag. 46 .
151
D. F. mancante di un comma 80/81 ne porta l'indispensabile necessità .
attesa la difettosa posizione che ne proviene nella 5ª D. A ; nella 4*
A. D. ecc. Nè di più m'inoltro al presente, desiderando soltanto, che
certi autori dei nostri tempi si astengano dal ridicolo, e vi sostituiscano
prove e ragioni, se pur ne hanno da produrre.
152
CAPITOLO XLIV.
Del comma
153
viamo tosto in necessità di degradare a 80, come or ora si è accennato,
eccoci dunque al caso, (stante tutt'ora in vigore il sistema diatonico)
di ricorrere al temperamento. Fra i vari musici intervalli il comma cer-
tamente non si canta , nè sì è mai cantato al dire di Aristosseno , ed il
comma ordinario 80 a 81 non viene presso di noi in considerazione , se
non in quanto che portando necessariamente alterazione nelle usate con-
sonanze, ci obbliga alla partecipazione del difetto : ed il difetto nasce
allorchè in un consonante intervallo s'introduce un tono minore invece
di un maggiore . Cotesti sono intervalli diatonici; quindi è che al dia-
tonico sistema, per mio parere appartiene in specialità il temperamento :
e per tal fine solamente credo che ai dì nostri occorra parlare del com-
ma; la qual cosa si farà manifesta nel Secondo Libro.
Se non che potrebbesi anche farne parola per scusare i Greci del-
l'aver escluse le 3 e le 6° dalla categoria delle consonanze .
154
CAPITOLO XLV.
155
9. 12. 16 .
GCF
sonanza degli estremi, quali sono non meno quelli della quadrupla, che
quei della dupla . La necessità di togliere un equivoco che potrebbe nuo-
cere ad una importante verità, qual è quella, che dalla proporzione geo-
metrica sono originate le dissonanze : la necessità, dissi , mi ha costretto
a diffondermi più del mio volere intorno a questo punto.
2. Scorgesi necessaria la quadrupla , per trovare nei loro veri fonti
i due mezzi armonici , che determinano in tutta la sua estensione l'ar-
monia consonante. Ogn'uno sa , che 1/3 è il mezzo armonico della dupla
' /2.1/3./4 ; ma s'ignora comunemente , o si dissimula , che ¹5 è il
mezzo armonico della quadrupla '/2.1/5.1/s ; essendone questa il
vero fonte. Infatti dalle maggiori ragioni devonsi ripetere i mezzi ar-
monici e consonanti, non già dalle minori . Rinvenuti pertanto dalla
dupla e dalla quadrupla i mezzi armonici 1/3 e 1/5 ne viene in conse-
guenza (mediante la di loro replicazione ) lo sviluppo di tutte le con-
sonanze confinate fra 1 ed 1/8 .
3. La benemerenza della quadrupla risalta vie più nei residui della
156
corda sonora 1/2 ././5 , che in perfetta equisonanza corrispondono
ai suoni di 1.2.1/3.1/
5 . in cui perciò si restringono le consonanze
originarie. Che se vogliamo progredire ad / residuo di ¹/» , continua
bensì la dupla progressione nei numeratori ; ma la proporzione geome-
trica delle aliquote
1././ . si comunica anche ai suoi residui
1.2/3 .. in virtù dell'equisonanza : e sono perciò codesti residui di
natura geometrica, e dissonanti . I Pitagorici non ammettevano conso-
nanze oltre la quadrupla; noi escludiamo dalle consonanze tutti i suoni ,
che nei nominatori dei residui ad essi corrispondenti oltrepassano la
quadrupla .
4. Per la melodia pure necessaria rendesi la quadrupla, attesochè
sette sono l'8 di natura, e specie diversa, ed altrettante le rispettive sol-
fizzazioni . Conviene dunque disporre in successive serie di 8 le grego-
riane lettere con le sillabe di Guidone , acciò si manifestino all'occhio
con le diverse solfizzazioni anche le diverse specie delle 8° e delle ri-
manenti consonanze, come qui dirimpetto si vede .
G. A a B. C . D . E . F . G .
do re mi fa re mi fa sol
A. B. C. D. E. F . G . A .
re mi fa re mi fa sol la
B. C. D. E. F. G. A. B.
mi fa re mi fa sol re mi
C. D. E. F. G. A. B. C.
do re mi fa sol re mi fa
D. E. F. G. A. B. C . D .
re mi fa sol re mi fa sol
E. F. G. A. B. C. D. E.
mi fa sol re mi fa sol la •
F. G. A. B. C. D.
D E. F.
fa sol re mi fa re mi fa
G.A.B
A. B..C C. D. E. F. G.
do re mi ' fa re mi fa sol
157
8′ vedesi replicata colle stesse lettere musicali la medesima solfizzazione
della prima 83; come nella scala diatonica l'ottavo suono corrisponde al
primo.
Oltre di ciò scorgonsi codeste 8 variamente composte di due simili
tetracordi, cioè tre congiunti e tre disgiunti , come segue.
Congiunti Disgiunti
G. C. F. C. F: G. C.
A. Ꭰ . G. D. G: A. Ꭰ .
BĘ . E. A. E. A : B. E.
Artificiale
F. Bb . B. E.
16. 20. 25 . 32 .
FAC F
10. 12 · 14 • 17. 20 .
A C Eb F# A
158
Alla quadrupla pertanto si volga l'occhio , ed in essa ritroverannosi ,
e le tre terze maggiori, e le quattro minori . Tutte vi si troveranno dia-
toniche, ed il calcolo a puntino, e perfettamente si accorda , e conviene
nella somma della quadrupla.
Per ciò fare con tutta facilità, basta riflettere , che risolvendo la
quadrupla in sette terze, delle quali tre sono maggiori, e quattro minori ,
come qui appresso :
F.A.C .E.G.
F. A. C. E. G. B
B ■ . D . F.
F.C.G.D. F.
159
per avere il mezzo armonico in 1 /2.1/3 . '/ . Così della quadrupla
semplice 1 ad 1/4 conviene pure raddoppiare i termini per avere il mezzo
armonico in 1/2.1/5 . '/s . Per vero dire due mezzi ammette la semplice
quadrupla, in 1.12./3 . ¹ . ma niuno dei due è mezzo armonico,
essendo geometrico 1/2 , e tutti lo sanno; e l'altro 1/3 è mezzo cubico,
attesochè le differenze sono come i cubi degli estremi, ciò che nel
Cap . XV di questo Libro ho provato e stabilito .
Siccome adunque le consonanze non oltrepassavano la semplice
quadrupla presso i Greci : così presso i moderni la quadrupla armonica
fissa il confine a tutte le consonanze, che dalla replicazione di 1.¹³ .
1/5 . derivano e sono formate.
7. Mentre dalla quadrupla viene fissato e stabilito il periodo delle
consonanze, la progressione dupla continuata ci reca il mezzo armonico
9 nella ottupla 1/2.1/9. /16 . Ad / corrisponde in perfetta equi-
sonanza il suo residuo 8/9 ; quindi in vigore dell'accennata legge , do-
vrebbe il 9 essere annoverato alle consonanze, ma la geometrica pro-
porzione, principio e cagione delle dissonanze, ne lo esclude, come è
provato nel Cap . XXVI . La melodia però (parte necessaria, ed una delle
due nella musica) gran parte riconosce dell'esser suo dal 9 , poichè da
questo ne vengono formati i due toni maggiore e minore . Inoltrandoci
poi colla dupla progressione alla sesdecupla armonica´¹ /2. /17 . ¹ /32 .
si acquistano i due semitoni 16/17 . 17/18 . da cui armonicamente si di-
vide il tono maggiore; e sono cromatici ugualmente che 24/25 . 25/27 . ,
in cui pure si risolve lo stesso tono maggiore. Il semitono diatonico poi ,
detto il maggiore , nasce dalla quarta proporzionale di 1.3.5 . cioè
1:35 15. ma non è già esso parte del tono maggiore diatonico,
8
come lo manifesta la sottrazione di 15/16 da 9/9 . Nella sesdecupla ar-
monica bensì ¹ /2.¹ / 17.¹ /32 . rinviensi il 17, che forma un semitono
maggiore, la cui differenza dal diatonico è soltanto di 255 a 256, come
si rileva dalla sottrazione di 16/17 da 15/16 .
Ora da quanto fin qui si è detto rilevasi, che i mezzi armonici ,
da cui dipendono le consonanze, e i gradi della melodia , devono cer-
carsi nelle successive potenze della dupla, eccettuatone il semitono dia-
tonico, che scopresi mezzo della sesquiterza armonica 14. 15. 16 :
essendo infatti il minore dei due semitoni, in cui risolvesi il tono mas-
simo 7/8 , che nel genere diatonico non ha luogo.
8. Che l'uso della quadrupla rendasi indispensabile , per provare
e far evidente, col mezzo dei compimenti, il riversamento di tutte le
dissonanze contro l'opinione di M.r Rameau, come già si è veduto nel
Cap. XXXIX .
Ora quest'è ben altro che dire essere la quadrupla una dissonanza ,
e solamente per abuso tollerata, ed annoverata alle consonanze.
160
CAPITOLO XLVI.
1
Parti consonanti della serie armonica •
2 3 5
1 2 4
Residui della corda sonora .• •
2 3 5
161
11 - Trattato della Moderna Musics
que progredisca l'unità senza fine, il prodotto sarà sempre unità; e se
parimenti progredisca la ragione dupla quanto si voglia, il risultato sarà
sempre di suoni equisoni, che tutti dalla stessa lettera musicale come
tali saranno caratterizzati, e perciò come un suono solo considerati . Le
dissonanze adunque nascono bensì dalla proporzione geometrica, ma
coll'esclusiva della proporzione dupla, da cui derivare non possono
suoni sostanzialmente diversi , ma equisoni, e sempre equisoni . E perciò
dalla stessa dupla progressione di 1.1/3.1/5 . risulta l'intero complesso
delle consonanze, e sue replicazioni, come qui appresso.
F. 1.2 . 4 . 8. 16 . 32 .
C. 3. 6. 12 . 24 . ecc .
A. 5. 10 . 20 .
2 : 34 : 6 .: 4:58 10 .
F C F C FA FA
2.6 .
ove si considera come una 5ª , benchè l'intervallo sia di 12ª e
F C
4. 10 .
F A
si considera come una semplice 3ª maggiore, benchè l'intervallo sia di
10ª , e lo stesso metodo si tiene in qualunque intervallo , o consonante
o dissonante. Nel segnare i numeri sopra le note del basso continuo
si scrive sempre 3.5.7.9 . ecc . benchè nelle parti sieno disposti co-
testi suoni in intervalli più acuti per una o due ottave; e la nona con
questo stesso numero si usa di segnare anche allora quando, nelle parti
trovasi disposta nell'intervallo di 2ª , ed è questo un uso frequentissimo
nella musica. Quindi ne avviene, che la proporzione geometrica non
procede nella musica col rigore della geometria.
Infatti sono geometrici presso i musici 2.3.9 . , e 2.6.9 ;
ugualmente che 1.3.9 . , e 4.6.9 , presso i geometri; attesochè
a ciascheduna delle segnate combinazioni corrispondono precisamente
gli stessi suoni di F.Č.G. , soltanto che ora sono più vicini, or più
lontani : e l'analogia
2 : 36 : 9
FCCG
162
palesa geometrici anche 2.3.9 , e 2.6.9 , perciò che sono equi-
soni 3. e 6 .
4. Si aggiunge pur anche esservi nella musica varie dissonanze,
che tali sono per essere queste solamente di natura geometrica; im-
perciocchè dalla geometrica proporzione in qualche modo derivano.
Fra queste v'è la 9ª , che nella seconda armonia dell'accordo viene rap-
presentata dalla settima / ; nel qual caso cotesta 7ª non è geometrica
se non in origine , ed in virtù dell'equisonanza dell'8 " con la base 4
come si vedrà nel Lib. III.
Così pure la settima minore 9/16 nella quinta corda del modo mag-
giore o minore, non è geometrica a rigore , ma scorgesi però originata
dal riversamento della 9ª espresso da 9 : 12 : 16. La 9ª minore
poi composta bensì da due 5º, ma l'una maggiore, l'altra minore, e per-
ciò non geometrica per sè, trae l'origine dalla 7ª maggiore 8/15 (Lib. I ,
Cap. XXIX) e seco unisce , come la 9ª maggiore in un solo accordo due
basi :potissima cagione dell'asprezza della dissonanza, che non altra
origine può avere, se non la proporzione geometrica. Lo stesso accade
di varie altre dissonanze, di cui non serve diffondersi più oltre a favel-
lare, essendo cosa certa , che qualunque dissonanza è di natura geome-
trica o direttamente, o in origine e per deduzione, o manifesta , o involta
e coperta dalle varie combinazioni .
163
CAPITOLO XLVII.
164
F
F / 2 3 C
F 4 9 G
D
F 8 27
Esempio 180
Quanto fin qui s'è detto serve, ed avanza per spiegare il sistema
diatonico dei Greci. In qual modo poi questa dottrina possa adattarsi
alla creazione dell'anima, ed alla formazione del mondo non è mia
messe, nè mio impegno il rintracciarlo; ben più tosto dirò anch'io : Nibil
platonicis numeris obscurius. Ne hanno trattato Cicerone ( 1 ) , Plutar-
co (2) , Proclo Diadoco (3 ) , Calcidio ( 4 ) , Ficino ( 5) , ed altri vari autori,
- 165
C
9
F 8 G
♡
G 9 12 C
♡
C 12 18 G
F / 16 27 D
G 18 36 G
C /24 54 D
F 32 81 A
G /36 108 D
C /48 162 A
Esempio 190
ma per mio credere nulla più rilevarsi può da questi (per altro celebra-
tissimi uomini) di quanto può intendersi nello stesso Platone , di cui
presso a poco ripetono soltanto le parole.
In simiglianza però dei triangoli platonici , uno in tre ordini di nu-
meri diviso ne propongo io, adattato alla moderna musica , ed espresso
nell'es. 20°.
Raccolgonsi in questo triangolo tutte le sette voci; onde formasi
il moderno sistema, cioè una scala composta di tre toni maggiori . due
minori e due semitoni diatonici ; e mi spiego, per qual via io introduca,
e con qual metodo io disponga il nuovo lato aggiunto .
E' cosa trita, e manifesta, che dalle replicazioni dei suoni indicati
dai tre seguenti armonici e consonanti numeri 1.3.5 . ovvero sia
1.¹³.¹½ . ne vengono formate tutte le moderne consonanze : e sono
questi come un dato presupposto ed innegabile nella musica . Ora dun-
que se ai tre numeri suddetti s'aggiunga un quarto proporzionale e si
166
continui poi l'analogia, sarà 1 : 3 :: 5 : 15:45 . Le annesse lettere
musicali nel triangolo, manifestano di questi nuovi numeri i corrispon-
denti suoni, che delle tre quinte F.C ; C.G ; G.D ; formano in-
fatti le consonanti rispettive terze.
Che poi il lato aggiunto non deducasi in proporzione continua ,
principiando dall'1 come nei due primi, punto non mi cale; anzi stan-
do sulle traccie di Platone mi lusingo di coglier nel segno. Dice il gran
filosofo (6) : Ex ea substantia quae individua et semper eadem similisque
F 3 C
8
2
ભેં
b
w
4
F 9 G
F 27 D
5. 15.45.
A E B
Esempio 200
est, ecco indicato il lato sinistro del triangolo, i cui numeri 1.2.4.8 .
recano suoni tutti fra di loro equisoni : quali nella musica sono le repli-
cazioni . Tosto poi soggiunge : ex ea rursus (substantia) quae circa cor-
pora dividua fit, ove chiaramente annuncia il destro lato, i cui numeri
1.3.9.27 . recano suoni l'uno dall'altro tutti diversi, come lo sono
tre quinte o consecutive , o l'una dall'altra per una duodecima distanti ,
ciò che in appresso si farà più manifesto . Indi segue a dire : tertiam
(6) In Timaeo.
167
substantiae speciem commiscuit mediam, quae rursus esset nature ipsius
-
ejusdem, - naturae ipsius alterius particeps, eamque per baec mediam
constituit inter individuam substantiam, et eam quae circa corpora dividi-
tur. Ea cum tria sumpsisset in unam speciem omnia temperavit. Parla
qui chiaramente il filosofo di una terza sostanza , che partecipa della
natura dello stesso, e della natura del diverso : dunque con una terza se-
rie di numeri e suoni deve questa essere espressa . Che poi vengano in
acconcio quelli ch'io dispongo nel lato aggiunto, lo accenna il chiaro
autore dicendo : eamque per haec mediam constituit... Ea cum tria sum-
psisset in unam speciem omnia temperavit . Certamente niuno ignora, che
la 3ª sta di mezzo fra la base e la 5 " , e che insieme uniti questi tre suoni ,
esprimono la perfetta e più unita armonia consonante . Infatti del mio
lato aggiunto l'A forma la 3ª di F , di cui C è la 5 " ; così l'E forma la 3ª
fra Ce G. Finalmente B forma la 3ª fra G e D; e col mezzo poi della
168
la porzione minore rappresenta l'acuto; e dei corpi sonori in genere i
maggiori producono il suono più grave in confronto dei minori . che
rendono l'acuto . Nondimeno bella cosa sarebbe il rilevar lo stato di quel-
la prima porzione della sua dupla , e della tripla, ecc. poichè potrebbesi
quindi rintracciare l'andamento e l'ordine di quella mondana armonia .
Ma di ciò, quanto a noi , si è parlato ormai più del bisogno; rimetten-
domi pel restante a quanto ne dice l'eruditissimo P. M. Martini nella
dotta sua dissertazione : De usu proportionis geometricae in musica.
169
CAPITOLO XLVIII .
170
a gran ragione dall'armonia e dalla melodia, certamente non convengo-
no alla nostra moderna musica.
Orizzontali
armonici e consonanti
1 . 3 . 5 .
F C A
3 • 9 . 15 •
C G E
9 . 27 . 45 .
G Ꭰ BE
171
1.3.5.9 . 15. 27. 45 .
FCAGED B
che approssimati e ridotti a gradi esprimono una vera scala nel modo
che segue :
F G A Вы C D E F
8/9 9/10 8/5 15/16 8/9 9/10 15/16
32. 36. 40. 45. 48. 54. 60. 64 .
Non si vuol già che sia questa la scala, ch'è base e fondamento
del modo maggiore armoniale; ma è vero altrettanto essere questa una
delle sette diatoniche scale (Vedi Cap . XLV) .
Infatti la scala diatonica in genere (nella moderna musica) è com-
posta di tre toni maggiori da /9 : di due minori da 9/10 : e di due semi-
toni maggiori da 15/16 . Il fatto prova e in una occhiata si vede che tale
è la scala suddetta; dunque ella è vera scala diatonica . Che poi sia de-
dedotta da 1.3.5 . or ora si farà manifesto, riflettendo che
9 3X3
15 = 3 ×
X 5
27 3 ×3 × 3
453 X3 X5
172
Consonanze armonicamente divise
Ottava
2.3.4 .
Primarie Compimenti
Quinta Quarta
4.5.6 . 6.7.8 .
Ottava 2 3 4 F. C. F
Sesta maggiore 4 5 C. F. A
Quinta 4 5 6 F. A. C
Terza maggiore 8 9 10 F. G. A
Quinta 12 15 18 C. E. G
Terza maggiore 24 27 30 C. Ꭰ . E
Quinta | 36 | 45 54 G. B. Ꭰ
Oltre le due terze maggiori veggonsi pure nella stessa tavola tre
diverse quinte (4.5.6 . ) ( 12. 15. 18. ) ( 36.45.54 . ) appartenenti,
l'una alla principal corda C del modo maggiore; l'altra alla quarta
corda F ; e la terza finalmente alla quinta corda G. Ma queste appunto
sono le tre proprie , e principali corde di modulazione del modo mag-
- 173
giore : che più dunque può desiderarsi? che più, per convincersi che
da 1.3.5 . deriva tutto il nostro sistema musicale; cioè tutte le con
sonanze, e le dissonanze , la scala diatonica, ed il modo maggiore con la
sua modulazione : rimanendo esclusi come inconcinni, e rigettati i suoni
che corrispondono ai numeri 7. 11. 13. ?
Opporrà forse taluno, che alla moderna musica appartiene pur an
che il modo minore, di cui non s'è fatto parola . A questi però si rispon-
de, che siccome il modo minore armoniale ha per base una ottava delle
sette diatoniche, che derivano da 1.3.5 . trovasi pur esso qui com-
preso; e le ragioni per cui viene fissato all'8 " di C sol fa ut, il modo
maggiore, sono pur esse quelle, per cui all'8 " di A la mi re, il modo
minore viene appoggiato, come si vedrà nel Libro Secondo.
E poichè nulla si vuol dissimulare , soggiungo che a bello studio
s'è qui ommesso 5X5 , attesochè il minor semitono 24/25 non con-
viene al sistema puro diatonico. Ha luogo però nel modo minore, al-
lorchè nella modulazione si dichiara misto di diatonico e cromatico.
Ciò che renderassi chiaro e manifesto, allorchè di proposito si ragionerà
del modo minore, e degl'intervalli eccedenti e diminuiti ad esso spet-
tanti in specialità .
Qui pongo fine al Primo Libro, in cui mi lusingo d'aver a suffi-
cienza steso il piano scientifico della musica, appoggiato sempre alle ra-
gioni, e proporzioni, senza di cui certamente non può sussistere, e nè
tampoco esistere la scienza armonica. Nel Libro II si darà la teoria di
tutto ciò che concerne e dà l'essere alla musica pratica.
174 ---
LIBRO SECONDO
I. - INTRODUZIONE ( 1 )
(1) Dal Busi e dalla data posta sulla copertina del MS. di questo II Libro, si può
dedurre che esso fu in possesso, almeno dal 1891 al 1902, di Mons. Pietro Bertapelle,
Canonico in Venezia. Ora nell'Archivio musicale della Cappella del Santo, Padova
[N. d. E. ] .
177
12 Trattato della Moderna Musica.
suoi Servizi di tutto l'anno. Conferma poi il nostro assunto l'uso di tra-
sportare i toni modali poichè osservasi che fino al principio di questo
secolo nessun compositore di musica si è avventurato a porre alla chiave
più di un bemolle e niun affatto diesis; e la ragione si è che nel canto
fermo vi è bensì il canto di bemolle; ma essendo questo fondato nell'esa-
cordo di Fa, un sol bemolle occorreva nella quarta corda per formare
178
e disposte a ciascun articolo della mano sinistra le lettere e le sillabe
del suo sistema per maggior facilità d'insegnarlo .
Da questo sistema nacque l'uso del solfeggio, intendendosi sotto
questo termine, l'arte di adattare a ciascuna corda una delle sei sillabe
secondo l'esigenza della proprietà del canto. Si è poi sempre conservato
in genere l'uso di solfeggiare; se non che, alcuni hanno tentato di in-
trodurre e sostituire altre sillabe alle guidoniane, come fece nel princi-
pio di questo secolo M.r Laurent e il signor March pochi anni or sono.
Alcuni oltramontani non variando le antiche sillabe hanno creduto di
poterne togliere ut e re senza detrimento, e altri alle sei hanno ag-
giunto la settima SI per esprimere la settima corda dell'ottava. Niuno
però ha intrapreso di variare la disposizione delle corde, e però la pianta
del sistema rimane intatto.
Mentre però dico che il sistema di Guido rimane intatto, non in-
tendo di escludere le corde intermedie fra tono e tono, perchè infatti
laddove Guido ha diviso solamente il tono che è fra A e B ponendo fra
le due corde la corda Bb , sono stati divisi in appresso tutti gli altri toni,
cioè fra C e D il C#; fra De E il Eb ; tra Fe Gil F ; e tra Ge A
il G#; così come nel diatonico l'ottava è divisa in cinque toni e due
semitoni nel genere che noi diciamo cromatico, resta divisa l'ottava in
12 semitoni; e siccome nell'ottava diatonica vi sono toni maggiori e toni
minori, così nell'ottava cromatica si trovano semitoni maggiori e semitoni
minori; ma di ciò parleremo in seguito in altro luogo.
--- 179
a tre, variato solamente l'ordine, essendo la prima ottava di C tono
naturale, la seconda di F tono trasportato dal naturale al b , e la terza
di G tono trasportato dal naturale al diesis.
Nel sistema di Guido si osserva la divisione del tono di A a B in
due semitoni A Bb e Bb Bb , ed a ciò fù indotto dalla necessità di for-
mare la giusta diatessaron fra F e B per conformare l'esacordo F a
quello di G e di C; nè più oltre ha proceduto non esigendolo la forma-
zione dei suoi esacordi.
Se invece di esacordi avesse formate intiere ottave, avrebbe rile-
vata la necessità di dividere inoltre anche il tono che trovasi tra F e G,
poichè altrimenti non avrebbe potuto uniformare la ottava di G a quella
di C. Egli ha dunque diminuita col bemolle la corda di B nell'esa-
cordo di F per uniformarlo nella serie ed ordine delle intonazioni ai
due esacordi di Ce di G.
Avrebbe dunque veduta la necessità di alterare col diesis la corda
F nella ottava di G per uniformarla alle due ottave di C e di F che
nella settima corda hanno naturalmente la intonazione maggiore; ed
ecco resa chiara ed evidente la necessità di dividere il tono di F a G
in due semitoni, e per conseguenza di introdurre nel sistema la corda
F formando due semitoni Fe F#, e F# G.
L'utilità poi, anzi la necessità di questa corda di F# aggiunta , si
rileva nella modulazione del tono maggiore e naturale appoggiato alla
ottava e corda di C , essendo essa corda di F# analoga e prossima alla
intonazione della quarta corda dell'ottava naturale espressa dal n . 11 .
Siccome per la stessa ragione cade in acconcio la corda Bh per
essere analoga e prossima alla intonazione della settima corda del-
l'ottava naturale espressa dal numero 14 .
180
384 C ut
360 B si semitono
340 Bb semitono
320 A la tono
272 F# si semitono
256 F ut fa semitono
240 E si la mi tono
180 B si mi semitono
170 Bb fa semitono
160 A la mi re tono
136 F si semitono
128 F ut fa ut semitono
120 E si la mi tono
96 C ut sol fa ut B semitono
90 B❘ si mi semitono
85 Bb fa semitono
80 A la mi re tono
72 tono
G | sol | re| ut
64 F fa ut 2: semitono
&
60 E mi tono
54 D re tono
48 C ut
-- 181
Nella prima colonna a sinistra sono disposti i numeri applicati
alla estensione di 4 ottave seguenti nell'ordine diatonico o naturale,
nella seconda segue l'ordine naturale delle lettere gregoriane, se non
che essendo nel sistema guidoniano diviso in due semitoni il tono A B,
in questo nostro nuovo sistema si vede diviso in due semitoni anche il
tono di F G.
Quegli divise il tono A B, perchè vide la necessità di diminuire
la corda B laddove noi dividiamo il tono F G attesa la necessità di
182
consideriamo sinonimi il canto di natura e di , e però alla corda C
secondo noi conviene il canto di natura ossia di ; a quella di Fil
canto di bemolle ed a quello di G il canto di diesis .
Lo che vie meglio si intenderà e sarà dimostrato allorchè parle-
remo della natura ed effetti dei tre musicali accidenti :
4, b, #.
183
CAPITOLO I.
Dell'alfabeto musicale
la base e in certo modo gli antesignani dei suoi esacordi. Io però son
ben persuaso che ciò facesse per pura e mera necessità condotto, ed ec-
cone la mia forte ragione.
Tre generi di canto si distinguevano nel canto fermo, nè altra
musica conoscevasi a quei tempi : di natura , di bemolle e di bequadro .
Dispone dunque l'esacordo C di natura in mezzo agli altri due e
perchè principiando dall'esacordo di F di bemolle venivano aggiunte
due lettere sotto la prima lettera A, prescelse e fissò nel grave l'esa-
GA B C D E
CDEFGA
- 185
finalmente quello di bemolle nell'esacordo :
F G A Bb C D
186
CAPITOLO II .
187
Ma perchè il prurito di innovazione non ha confini , altri in ap-
presso coll'idea di recar il solfeggio all'apice della facilità per i princi-
pianti, hanno adottato 12 monosillabi adattati ai 12 tasti lunghi e corti
del clavicembalo.
Mentre però io ammiro coteste belle invenzioni, costantemente mi
attengo al solfeggio dell'Aretino, appoggiato al sistema diatonico in
genere; tanto più che la richiesta mutazione nel solfeggio per giun-
gere all'8ª nella scala di C sol fa ut, ci fa scorgere patentemente la
somiglianza dei due tetracordi C F e G C in cui si risolve l'8ª stessa come
qui appresso :
C D E F : GAB C
do re mi fa sol re mi fa
188
CAPITOLO III.
1 3 5 9 15 27 45
FCAGED B
V°) E poichè di questi sette suoni, i primi tre solamente sono con-
sonanti e gli altri quattro sono dissonanti, debbono questi perciò ridursi
a proporzione geometrica ( Libro I° , Cap . 31 °) come qui appresso :
:: 1 , 3, 9 , 27 , ed inoltre 1 : 3 :: 5 : 15 : : 15 : 45 : .
VIº) Continuando poi la tripla progressione continua , si scopri-
ranno anche i suoni propri dei tasti corti che io chiamo di doppia
figura , atteso che rappresentano # o b .
VII ) Siccome poi quattro 5º continue compongono una 16ª , 17" ,
ossia 9ª e 10ª crescenti di un comma, quindi avviene che il 5° termine di
189
ciascheduna tripla progressione deve essere riposto e rimesso nella giu-
sta e precisa sua intonazione.
81 deve cambiarsi in 80 , termine molteplice del 5°, cui il suono
di A la mi re precisamente corrisponde (num. IVº) .
Così 405 deve cambiarsi in 400, termine molteplice del 25 , cui cor-
risponde il suono di C# : E per la stessa ragione a 2025 deve sosti-
tuirsi il 2000, termine molteplice del 125 , cui corrisponde in precisione
il suono di E# .
Ciò che si è detto delle quattro 5º continue, si intende detto anche
della progressione di quattro ' triple, cosa per altro per sè chiara e ma-
nifesta .
F C G D AX
1 3 9 27 81 80
A E B F# C#X
190
Sistema diatonico
C D E F G A Вы C
24 27 30 32 36 40 45 48
15
8/9 9/10 15/16 5/16
#
C # D E F
384 400 432 450 480 512 540
24/25 25/29 24/25 16
15/10 15/16 128/135
G # A # Вы C
576 600 640 675 720 768
15/16 24/25 15/16 128/135 15/16 15/16
Qui ognun vede che i numeri si sono per la maggior parte innal-
zati colla dupla progressione, affine di approssimarli e ridurre la distan-
za a gradi come conviene ad una scala, e acciocchè possano da chiun-
que riscontrarsi a piacere vedasi la tavola I".
Inoltre deve osservarsi che siccome nel sistema diatonico il solo
semitono 15/16 ha luogo, per l'opposto nel nostro cromatico vi si trovano
quattro diversi semitoni che posti in ordine sono :
- 191
CAPITOLO IV.
Del temperamento
192
chio e il difetto del mentovato comma venga fra esse giustamente
ripartito .
Laddove gli intervalli che abbracciano uno o più voci del sistema
inspessato coperte dai tasti corti sono di uso assai meno frequente e so-
lamente questi si adoprano allorquando il modo è trasportato per vari
gradi e ciò si pratica di rado e solamente nel caso di componimenti che
richieggono espressioni forti e patetiche od altre simili affezioni .
Il temperamento, lo so benissimo, è oggi un problema quasi di mo-
da sopra di cui hanno scritto a gara parecchi matematici e vari profes-
sori di musica fra i quali con impegno Mr. Rameau ( 1 ) , e si vuole da
questi una equazione generale dei 12 semitoni componenti l'intera ot-
tava.
Ma, e ciò sia detto senza derogare alla virtù di tanti dotti soggetti,
si cerca ciò che io non tenterò mai di trovare e che da altri trovato io
non porrò mai in esecuzione.
Col temperamento nostro attuale abbiamo il notevole ragguarde-
vole vantaggio di rilevar diverse armonie in ciascheduna delle diverse
ottave fra le quali si fanno rimarcare quelle che fanno maggiormente
uso delle corde del sistema inspessato. Tali sono per i bemolli le 8º di
Bb ed Eb e Ab trasportate dal modo maggiore e così G 3b C 3" b
F 3b corrispondenti a quelle nel modo minore .
Per i diesis poi vi sono quelle di D 3" A 3" ed E 3º traspor-
tate dal modo maggiore e così B F# C# corrispondenti a queste nel
modo minore .
193
13 - Trattato della Moderna Musica.
Sappiamo bensì che i tre antichissimi modi cioè il dorio il frigio
e il lidio erano l'uno dall'altro per intervallo distanti di un tono ma
si dice dai retori greci che il dorio era modesto e grave : dorius reli-
giosus : il frigio ardito e suggestivo : Frygius bellicosus e il lidio molle
ed effeminato : lidius mollis.
Ma se così è, a chi mai può farsi credere che caratteri tanto di-
versi nei mentovati modi derivanti esser potessero soltanto dalla mag-
gior o minor gravità di essi?
Sono pertanto di parere, anzi tengo per cosa certa che fra le al-
tre diversità (che ben ci dovevano intervenire) anche i vari tempera-
menti propri di ciascun modo, ne facessero e cagionassero la diversità
dei caratteri.
Poichè dunque apprezzabile e vantaggiosa scopresi la varietà nei
modi, e che quelli del sistema diatonico o naturale sono di maggior uso :
intorno a questo adoprerò la maggior attenzione acciò le consonanze e
le quinte principalmente, non offendano l'orecchio.
Nel sistema inspessato poi , o vero sia cromatico moderno, per qua-
lunque consonanza tutta la maggior indulgenza credo che possa usarsi ,
non però senza le dovute cautele , come in appresso mi spiegherò.
ARTICOLO I.
F C G Ꭰ A E Вы F
194
trattare, atteso che si viene bensì alla stessa esattezza quanto nella se-
conda ipotesi, ma il calcolo riesce però intralciato e men chiaro per la
qual cosa mi restringo nella supposizione di doversi accordare e tem-
perare uno strumento scordato o nuovo.
Per ciò che dunque venga in giusta proporzione ripartito il comma
difettivo nella 5 DA 27/40 , dico, che prima devono supporsi tutte
le sei 5º nella giusta ragione di 2/3 e poscia di ¹/ di comma deve cia-
scuna essere diminuita .
2. 3
F C G D A E BE F
64 96 144 216 324 486 729 1024
195
ma stando le sei 5° maggiori nella giusta ragione di 2/3 ; così degradate
ciascuna di 1/6 di comma, vien quella restituita nella primitiva sua ra-
gione di 5/64 e col beneficio del temperamento trovasi composta di due
terze uguali , laddove nella sua origine la prima era giusta cioè B D
e l'altra D F mancava di un comma intero .
Tale si è la nostra partecipazione nel sistema diatonico quanto alle
consonanze e sembrami tanto ragionevole e a tal segno che ognuno
debba rimanere persuaso e contento .
Fra le consonanze primarie contenute nell'ottava , la 5ª certamente
è la più perfetta, e la sesta parte di un comma per cui degrada ogni 5ª
non toglie nè diminuisce il diletto che recar ci deve questa consonan-
za. La 3ª maggiore è meno perfetta della 5ª e perciò trovasi crescente
di 1/3 di comma .
La 6ª maggiore finalmente, meno perfetta della 3ª , trovasi cre-
scente di 1/2 comma.
Ecco dunque, che a misura della maggiore o minore perfezione,
sono più o meno rimosse dal suo punto le consonanze primarie .
E siccome con l'ordine medesimo procedono in perfezione i rispet-
tivi compimenti cioè la 4ª , la 6ª minore e la 3ª pure minore : perciò
la 4" cresce di 1/6 di comma, la 6" minore ne cala 1/3 e la 3" mi-
nore di 1/2.
I toni sono uguali . Due 5º eccedono l'ottava del tono 8/9 , dunque
12
due 5º temperate del tono 8/9-1/3 o sia 9 : 10+ ¹²/3 .
Dunque i due toni temperati sono uguali e uguali sono le settime
maggiori. Per i gradi poi cioè per i toni e semitoni e le settime che loro
corrispondono eccone il risultato :
Cresce la settima maggiore di 1/6 e della stessa porzione di comma
cala il semitono diatonico detto il maggiore. Calano ugualmente di 1/3
di comma tanto il tono maggiore quanto il minore; e perciò crescono
della stessa porzione di comma ambedue.
Le settima minori 5/9 e 9/16 sono d'uguale diminuzione, però , la
diminuzione dei due toni e delle due settime non giunge a renderle
uguali.
I pratici adunque arbitrano in questo punto considerando eguali
le due settime 5/9 e 2/16 , ed acciò tutto si scorga in una sola occhiata,
ne ho formata la seguente tavola del nostro temperamento o vero sia
partecipazione nel sistema diatonico e naturale.
196
Calano le quinte Crescono le quarte
F C C F
C G G C
G D Ꭰ G
di ¹/e di comma di ¹/e di comma
D A A D
A E E A
E B BE
FA A F
CE di 2/6 EC di ¹/3
G B Bu G
F D D F
GE E G
di ³/e di comma di 1/2 di comma
CA A C
D B BE D
FE E F
di 1/6 di 1/6
C B Bb C
GF F G
A G GA
B A di 2/6 A B di '/
DC C D
E D DE
197
ARTICOLO II.
B F# C# G# D# A#
B D F# / F# A C # / C# E G # / : G # _B__D # / : D ‡
F# A#/ A# C# E#
198
3 3
G +26 B —³/6 D + %6 _F#
D + 3/6 F# /6 A + 6 C#
5
A ++/6 C# -6 E +56 G#
E + "/6 G # -- % B + % D#
6
B + 6/6 D # — "/6_F# + % A#
Gb + /6 Bb / Db + F
Db + /
6 F - "/6 Ab +56 C
Ab + ³/e C — -5/6 Eb +6 G
3
Eb ++/6 G - */6 Bb + 6 D
Ꭰ --3/6 F
Bb + 3/6
199
Crescono le III maggiori Calano le VIe minori
D F# D
3/6 1/3
Bb Ꭰ Bb
to
A C# A
#
4/6 2/3
Eb G G Eb
E G# G E
5/6 5/6
Ab C C Ab
B D# D# B
Gb Bb 6/6 Bb Gb 1 comma
ᎠᏂ F F Db
CHAL
A F# A
4/6 2/3
O
Bb G G Bb
E C# C# E
5/6 5/6
Eb C C Eb
B G# G# B
F# D# D# F#
6/6 1 comma
Db Bb Db
Ab F F Ab
200
e in quest'ultima classe vengono collocate le 3º e le 6º, perchè sog-
giacciono all'alterazione.
lo però non sono di pari sentimento, sapendo che eccettuatane l'8ª
perfettissima consonanza, le altre tutte soggiacciono all'alterazione : cosa
chiara ed evidente perchè si passa ugualmente da FC a F# C come
da FA a F# A. Insomma le consonanze tutte sono o maggiori o mi-
nori, e per legge costante se la consonanza primaria è maggiore il suo
compimento all'8 " è minore.
Eseguito il temperamento nelle sei 5º diatoniche appoggiate al no-
stro sistema che porta la 5ª D A mancante di un comma, trovansi
tutte calanti di ¹/ di comma, rimanendo però immobile e fissa e sta-
45
bile la corda B e nella sua giustezza di 4/6 la 5ª minore B F.
Quindi è che dalla stessa corda B ultima del sistema diatonico
a mano sicura si dà principio al sistema cromatico o inspessato per sta-
bilire le sei 5 giuste come già si è accennato, donde poi ne risultano
le segnate 3° maggiori alterate e le minori diminuite da cui per la na-
turale corrispondenza derivano poi le 6° maggiori e minori.
Tale è il temperamento che mi sono formato e stabilito, credo
esatto e ragionevole ben dedotto e vantaggioso nell'uso pratico .
Tale pur anco mi lusingo e spero che sarà giudicato da chiunque
senza prevenzione vorrà esaminarlo , tanto più che posto sotto i riflessi
e la censura del dottissimo P. D. Alessandro Barca pubblico professore
di questa università di Padova, fù in ogni parte approvato e applau-
dito e l'approvazione di un tal soggetto eccellente matematico e della
musica intendentissimo, mi vale per ogni altra e per tutte.
__ 201
CAPITOLO V.
202
Ordine tertiae vocis splendes crocus radiat
Sexta eius sed affinis flavo rubat minio
Est affinitas coloris reliquis indices » (2).
Ciò forse per collocarvi le due lettere FC in guisa di chiavi.
203
scritte e stampate, perciò men reputate anzi neglette dagli odierni pro-
fessori : a gran ragione rispetto alla difficoltà che si prova nell'eseguirle ,
ma costantemente a gran torto in riguardo al merito dei mentovati au-
tori e dei pregevoli loro componimenti .
Ora però col mezzo delle perpendicolari , separando battuta da bat-
tuta rendesi eseguibile anche dai nostri cantanti qualunque antico com-
ponimento quanto mai imbarazzante esser possa , non solo dalle note
legate ma inoltre da tante varietà di modi , tempi, e prolazioni .
204
CAPITOLO VI .
205
Tre sono pertanto le chiavi musicali in genere, non di meno per
la necessaria diversa posizione ad uso delle varie parti cantanti si sud-
dividono poi in sette perchè la chiave di F nella 4 linea serve al basso
e nella 3 linea al baritono.
Quella di C nella 1 " linea al soprano : nella 2 linea al mezzo
soprano nella 3ª linea al contralto : e nella 4ª linea al tenore.
Quella di G nella 2ª linea serve per i violini , oboe etc.
Sogliono però i Francesi collocarla ad uso di codesti strumenti nel-
la 1ª linea; per la qual cosa dagli Italiani a gran ragione non vien ap-
provata. Ora stabilite le tre chiavi in genere e le sette in specie fra loro
diverse rimane da osservare l'indole.
I - Ciascuna chiave è base di un'8 " di 3 " maggiore, come lo sono
pur anche le tre proprietà del canto in grazia di cui sono state prescelte .
II Sicchè siccome la chiave di C sol fa ut reca nella serie
delle sue voci la scala nostra comune così quella di F fa ut ci dà pros-
simamente la scala del monocordo e degli strumenti naturali da fiato
nei quali la 4ª corda si approssima nella sua intonazione al mi bequadro .
L'altra poi di G sol re ut ci rappresenta prossimamente l'8" grave
degli strumenti naturali da fiato espresso nei numeri 4-5-6-7-8.
III - Le stesse sette chiavi naturali premesse alle artificiali che
hanno ob obbligati, servono per agevolar il solfeggio medesimo col
loro mezzo in qualunque trasporto del modo si ravvisa e fa presente
il modo naturale a cui appartiene .
Finalmente si deve avvertire che quanto è inutile la chiave di G
fissata alla 1ª linea altrettanto è necessaria quella di F nella 3ª .
Infatti sette sono le posizioni nella scala giusta il numero delle
lettere musicali e in ciascheduna di esse può aver luogo un trasporto;
sono dunque necessarie le sette chiavi che saggiamente sono state sta-
bilite nel già descritto modo e con ottima disposizione in riguardo alle
parti gravi, medie e acute.
206
CAPITOLO VII.
207
A ciascheduna figura corrisponde una pausa di ugual valore la
cui forma si vede di prospetto con le note :
อ:
Ho
Hito
በ“
Figure che rappresentano Nome Valore
Semibreve 44
Minima
Semiminima 14
Croma 8
.
Semicroma 16
3
1
wheel
Fusca 32
1
Semifusca 64
Esempio 10
208
Il valore dunque del punto è relativo sempre alla nota che lo pre-
cede. Benchè poi il punto in ogni maniera faccia il suo effetto, io però
non so approvare l'uso nel principio della battuta nel qual sito facil-
mente all'occhio può sfuggire . Oltre di che equivalendo a una legatura
sarà questa meglio espressa con l'effettiva nota unita alla precedente
col segno che ambedue le connette. La chiarezza dello scritto ne facili-
ta l'esecuzione e per ottenere questo fine sarà sempre ben impiegata
ogni diligenza .
--- 209
210
ve debbono diminuirsi col b , siccome per l'opposto col devono alte-
rarsi con #.
Esempio 20
(1) Questa soluzione è stata abbandonata, e l'esempio è stato variato secondo l'uso
corrente, cioè alla sesta battuta è stato posto il bequadro al posto del bemole [ N. d. E. ] .
211
CAPITOLO IX.
212
rata o diminuita : la posizione riceve le alterazioni e per ogni modo ne
segue che l'accidente al numero sempre deve posporsi .
Non è cosa nella musica pratica, per massima che sia, la quale
alla retta ragione non vada soggetta e ne fa prova il punto che ora si
tratta, creduto forse da molti inutile affatto.
Non può però negarsi il fatto che l'invalso arbitrio nel preporre
o posporre gli accidenti ai numeri del basso continuo, ha portato poi
alla licenza di ometterne molti col dire che si intendono , e ai frequenti
equivoci che indi ne seguono con evidente scapito della dovuta ese-
cuzione. Data però la necessaria convenzione di far precedere i numeri
agli accidenti e di segnarli tutti con esatta corrispondenza alle parti si
svelerà il disordine dalla radice .
Ma di ciò si parlerà più diffusamente nella quarta parte di questo
trattato, in cui si stabiliranno le leggi dell'accompagnare collo strumen-
to da tastatura ( 1 ) .
(1 ) Questa IVa parte l'autore non potè stenderla . (Vedi, prefazione del P. G. B. Mar-
tini al IIº lib. del MS. del presente volume -· Archivio musicale del Santo, Padova [ N. d . E. ] .
-— 213
CAPITOLO X.
Del tempo
214 -
le figure delle note cioè quattro semiminime invece di quattro crome etc.
Serve a meraviglia questo tempo in un andamento grave per la
più acconcia disposizione, essendo ogni battuta divisa in due, la mano
del direttore non si ristà soverchiamente nel battere o nel levare .
Ma si dirà forse che a un tal inconveniente con facilità può rime-
diarsi usando il segno 2/4 per cui ogni battuta di tempo ordinario si di-
vide in due.
Ciò è vero verissimo, ma non si sfuggono già per questa via le note
troppo minute che altrettanta attenzione richieggono negli esecutori ed
è questo un altro vantaggio che risulta dall'uso di questo tempo tagliato.
La lunga esperienza me ne fa conoscere il pregio.
Codesti accennati due tempi hanno il segno ad ambedue comune
è vero ma è poi facile a distinguerli l'uno dall'altro.
Se la composizione è scritta in nota bianca, vale a dire che per
lo più contenga semibrevi e minime, il tempo è alla breve ed ogni bat-
tuta ne contiene due di tempo ordinario .
Egli è questo un indizio materiale e non più , il sostanziale stà nel-
la qualità delle cantilene che nel tempo alla breve sono e devono es-
sere in stile da cappella come fra i moderni si vede praticato dal cele-
bre Colonna nel III° Libro dei Salmi a due cori.
Se poi è scritta la composizione con nota nera il loro valore si ri-
ferisce direttamente al tempo ordinario, indicando soltanto in questo
caso il tempo tagliato, in cui una battuta è divisa in due per gli accennati
giusti motivi.
Insomma il tempo 2/4 divide ogni battuta in due conservando le
stesse figure delle note; laddove nel tempo tagliato, di cui ora parliamo
le figure si cambiano : ecco svelata la differenza che passa fra i vari
tempi d'uguaglianza praticati dai moderni .
In un con questi deve però annoverarsi anche il tempo 12/8 che
con abusivo nome suol chiamarsi dosdupla; ed alcuni che prediligendo
le note più minute usano inoltre il tempo 24/16 che si riferisce alle se-
microme.
Il tempo ternario poi è l'accennato tempo ineguale che si divide
in tante specie quante sono le note in valore sudduplicato della breve;
onde 3/1 si riferisce alla semibreve, 3/2 alla minima, 3/4 alla semimini-
ma, 3/8 alla croma etc.
Sotto il nome di tripla passano tutti questi tempi presso i pratici ,
benchè al primo ternario solamente convenga .
Si annovera fra i vari tempi della musica anche quello segnato " /s
benchè in sostanza non sia diverso dal sopra notato ³/4 , la qual cosa
si fa manifesta di primo balzo a chiunque rifletta essere invalso l'uso
di considerare tre crome uguali ad una semiminima .
215
Si è detto di sopra che il tempo. ineguale può ridursi ad uguaglian-
za e ce ne convince l'esperienza nei tempi / e /8 che sono in origine
i tempi 3/4 e 3/8 raccogliendosi in ogni battuta di quelli due di questi .
Ad ogni modo si rileva che tutti i mentovati tempi sono diretti
nella loro formazione dalla semibreve e che ridotti alla massima sem-
plicità si risolvono in binario o ternario. Il tempo può essere forte, de-
bole e anomalo solo se è ternario. Infatti nel tempo ternario la prima
parte è tempo primario, poichè lega la distanza; ma non resta poi le-
gata, ma bensì sostenuta.
La seconda parte è anomala perchè risolve la distanza e la sostie-
ne, non lega : poichè la legatura in vigore non va disgiunta dalla sin-
copa .
La terza parte è il tempo debole poichè risolve una distanza e ne
prepara un'altra.
Esempio 30
216 —
CAPITOLO XI .
Della battuta
217
Che se vi saranno aggiunte anche le parole, ne riuscirà in tal caso
doppio sconcerto, perchè le sillabe lunghe si faranno brevi e le brevi
lunghe ond'è che rimarranno insieme pregiudicate e difformate le pa-
role con la cantilena fino alla nausea.
Quindi si fa manifesto che nei due primari e principali tempi della
battuta risiede una certa tal forza che nei due secondari non si rileva :
la qual forza può adombrarsi sotto l'idea dell'accento acuto, essendo
l'effetto del tutto simile.
Perciò anche le dissonanze vogliono esser legate nei tempi prima-
ri in cui per l'appunto vie più sensibili si rendono.
Sappiamo che le dissonanze sono state nella musica precisamente
introdotte affine di temperare di quando in quando col loro contrasto
la soverchia dolcezza e soavità che seco porta il troppo lungo non
mai interrotto uso delle consonanze .
218
CAPITOLO XII .
219
Dunque dico io, avremo la compiuta serie se ai mezzi armonici
aggiungeremo i mezzi aritmetici e questi a quelli.
Delle otto voci della scala, quattro sono manifestamente conso-
nanti e quattro dissonanti .
Già si è provato che le dissonanze nascono dalla progressione geo-
metrica (Libro Iº , Capitolo 31 °) e che i due mezzi armonico ed aritme-
tico sono fra loro geometrici (Libro Iº , Cap . 9º , Art . 2º ) : dunque intro-
dotti ambedue in ciascheduna delle mentovate quattro « ragioni » si trove-
ranno quattro corde dissonanti : la 2ª , la 4ª, la 6ª , la 7ª, che unite al
Ottava armonica
2 8/3 3 4
6 8 9 12
CFG C
quella che contiene la scala della nostra moderna musica e però do-
vranno prendersi in esame le rimanenti consonanze.
In conformità di questa l'8ª aritmetica pertanto, invece di 3 4 6
che rappresenta C F C deve esser quella di 9 12 18 che si riferisce
a GCG .
220
Ottava aritmetica
162/
9 12 12 18
9 139/12 12 15
221
proporzione si produce in pratica come aritmetica , e comparisce armonica
allorchè trovasi diretta al grave la 4º.
5 6 40/6 8
2: 30 36 40 48
15 18 20 24
EGA C
10 13 16
AD F
15 18 24
EGC
15/
9/10 16
8/9 9/10 15/16 8/9 8/9
24 27 30 32 36 40 45 48
C D E F G A Вы C
(1 ) Traite du l'Harmonye, e Sisteme Diatonique parfait, Libro 1º, Cap . Vº, pag. 23.
(2) Tavola posta dal P. G. B. Martini nella sua revisione per la pubblicazione
dell'opera [ N. d. E.].
222
d'Ut a Re un Ton minor 9 a 10
da Re a Mi un Ton maior · 8 a 9
da Mi a Fa in Semiton maior comme 15 a 16
ILJ a da Fa a Sol un Ton maior • 8 a 9
da Sol a La un Ton minor comme • 9 a 10
da La a Si un Ton maior • 8 a 9
da Si a Ut un Semiton maior . 15 a 16
223
Nondimeno sarà giovevole questo metodo per indicare ai giovani
le rispettive distanze di una ad un'altra corda della scala .
İnsomma la scala diatonica da lungo tempo è formata, fissata ed
universalmente abbracciata, e perciò troppo è facile osservare che negli
accordi della 1 4 5 corda tutte si contengono le otto voci della
scala.
Così pure col mezzo della sottrazione si ravvisano le differenze
fra due vicine consonanze .
224
CAPITOLO XIII .
ARTICOLO I.
- 225
Cominciando dalla più breve, dico che se la scala sarà di 3ª, l'ar-
monia si offre da sè in una cadenza su le corde principali come qui
appresso :
ARTICOLO III.
6 6 6 6
4 4 6
3 6 6 3 3 6 3
7 7 7 76
2
Esempio 40
ARTICOLO IV.
226 ―
Basi d'armonia : 24 18 24 16 18 C D E F G
come
Scala di 5" : 24 27 30 32 36 C G C F G
Soggiungo per altro che si può far cadenza nella stessa 5ª alteran-
do la 4" corda senza pregiudizio del sistema diatonico ; atteso che la
stessa 4" corda in tal guisa alterata imiti l'andamento dell'ascesa alla 5ª
come appunto viene espressa naturalmente nella scala delle trombe e
corni da caccia.
Mi serve inoltre di conferma il riflesso che le due più acute corde
della scala del modo maggiore B e C formano pur anco una simile
cadenza come si vedrà prima di por fine al presente capitolo.
La discesa poi deve essere comune ad ambedue le scale tanto nel-
la melodia, quanto nell'armonia .
22
Scala di 5ª : 24 27 30 32 36 C D E F G
come
Basi d'armonia : 24 18 24 16 18 CGCFG
22
Scala di 5ª : 24 27 30 34 36 C D E F G
come
Basi d'armonia : 24 18 24 17 18 C G C F G
Scala di 5ª : 36 32 30 27 24 G F E D C
come
Basi d'armonia : 36 18 24 18 24 GGCGC
642
643
6
07
7 7 74
Esempio 50
ARTICOLO V.
227
Scala ascendente di 6ª : 24 27 30 32 36 40 CDEFGA
come
Basi d'armonia : 24 18 24 32 24 32 C G C F C F
6
6.43
643
6 6
6 6 2 6
7 7b 7
Esempio 60
ARTICOLO VI .
228
e distintive del modo maggiore armoniale : dovrà dunque la scala dia-
tonica per ogni conto ed a buona ragione far cadenza sulla 4ª corda
e sulla principale ascendendo , e discendendo poi far cadenza del pari
su la corda grave del primo tetracordo cioè in G e finalmente in C
ultima del secondo tetracordo discendente come qui appresso :
Scala ascendente di 8ª : 24 27 30 32 36 40 45 48
C D E F G A B C
Basi d'armonia : 24 18 24 32 24 32 36 24
CGC F C F G C
Scala discendente di 8ª : 48 45 40 36 32 30 27 24
C Bb AG FED C
Basi d'armonia : 24 36 27 36 18 24 18 24
CGD GGCGC
3843
643
66
6#
643
6 6
6 642
5b 6
7
7 76 7 3萬 74 7
Esempio 70
- 229
stretta pure in un'8ª in simiglianza di quella che ci porge la divisione
della corda sonora dalla 8ª alla 16" . Mi spiego :
In questa scala si vede diviso in due semitoni l'intervallo di D 13
ad E15 che corrisponde alla nostra scala ad A e B 6 e 7ª corda.
Se dunque ad imitazione di quella dividerem noi pure A B in due
semitoni A Bb B avremo una scala di nove corde che tanto nell'ascen-
dere quanto nel discendere conserva l'armonia stessa e le stesse basi.
Ascendente : 24 27 30 32 36 40 42 2/3 45 48
C D E F G A Bb B C
Discendente : 48 45 42 2/3 40 36 32 30 27 24
C Bb Bb A G F E D C
Basi: 24 18 24 32 24 32 24 18 24
C G C F C F C G C
659
643
6429
642
99
6
6
6
4 6 6
7 76 34 7 25 7
Esempio 80
230 -
partecipa dell'una e dell'altra . Quindi il privilegio di essere adoprata
senza preparazione e risolve anche ascendendo; come risulta nel caso
presente, mentre allorchè viene preparata degradando come tutte le
altre dissonanze deve risolvere .
E di questo punto si farà una più esatta discussione nel III° Libro .
Vi è chi dice che una scala di nove corde non è la diatonica di
cui si ragiona; e che nel puro diatonico non ha luogo figura alcuna
accidentale.
Ascendente : 48 54 60 64 72 80 90 96
C D E F G А ВЫ С
Basi: 48 36 48 64 48 64 72 48
C G C F C F G C
Discendente : 96 90 80 72 64 60 54 48
C BAG F ED C
Basi: 48 72 45 48 64 48 36 48
C G B C F C G C
231
Di questa tale cadenza ne porgo un esempio da cui rilevasi in una
occhiata che l'uso deve essere assai famigliare più che non si pensa,
qualora la giusta e propria armonia vogliasi dare alla melodia e alle
cantilene (1) .
232
CAPITOLO XIV.
ARTICOLO I.
Scala ascendente di 3ª : 40 45 48
A B C
Basi: 40 30 40
3#
A E A
Scala discendente di 3ª : 48 45 40
СВА
Basi: 40 30 40
3#
AE A
233
6#
3 6 3
7
3# 34
Esempio 90
ARTICOLO II.
Basi d'armonia : 40 30 40 27
3♯
A E A D
Basi d'armonia : 54 40 30 40
3
DAE A
234
Basi d'armonia : 40 30 40 27
3# 3#
AEA D
Basi d'armonia : 54 40 30 40
3#
DAE A
6:
7 7 7
3 3# 3件
Esempio 100
ARTICOLO III .
alla quinta con terza maggiore, ma da questa poi ripugna nel discendere
l'armonia propria della suddetta quarta corda : quindi in figura di set-
tima soggiacer deve all'armonia stessa della quinta corda come pure s'è
praticato nel modo maggiore. (Vedi il precedente Cap . 13° all'art. IVº) .
L'accennata ripugnanza nasce in ambedue i modi dall'imperfezio-
ne del mezzo aritmetico; quindi siccome conviene il progresso dalla
quarta, mezzo aritmetico alla quinta , mezzo armonico : vale a dire plau-
sibile il passaggio dall'imperfetto al perfetto : per la stessa ragione ri-
pugna il passaggio dalla perfetta divisione dell'8 " all'imperfetta .
Perciò deve la quarta corda secondare il suo movimento di caden-
za : molto più per esser la quinta accompagnata da 3ª maggiore d'onde
risulterebbe insieme una molesta relazione più sensibile nel modo mi-
nore che non nel maggiore come l'esperienza lo fa manifesto. Ecco dun-
que l'estesa:
235
Scala di 5 ascendente : 40 45 48 54 60
A B C DE
Basi d'armonia : 40 30 40 54 60
3#
AE AD A
Scala di 5 discendente : 60 54 48 45 40
EDC BA
3034
Basi d'armonia : 60 30 40 30 40 .
3# 3# 3#
E EAE A
#9
6
3 6 3# 3 2 6 3
3# 3# 7 3#
Esempio 110
ARTICOLO IV .
Nella scala che segue di sei gradi in simiglianza di quella del mo-
do maggiore , deve l'ultima corda nell'ascendere poggiare sopra l'armo-
nia della quarta corda in guisa di cadenza : che pur si è una delle tre
principali del modo minore :
Scala di 6 ascendente : 40 45 48 54 60 64
A B C D E F
Basi d'armonia : 40 30 40 54 40 54
3# 3#
AE AD AD
Scala di 6ª discendente : 64 60 54 48 45 40
FEDC BA
236
Basi d'armonia : 54 40 30 40 30 40
3 3#
DAE AE A
6% 6 6#
4 6# 6 48
3 6 4 6 4 2 6
8
7
3# 3# 3
Esempio 120
ARTICOLO V.
Nella scala che segue di otto corde non mancherà chi opponga, per-
chè la sesta corda non sia alterata come la settima , quindi nascendone
un intervallo d'ingrata e difficile intonazione qual'è la seconda ecce-
dente.
- 237
Esempio 130
Scala di 8 ascendente : 40 45 48 54 60 64 75 80
A B C D E F G A
Basi d'armonia : 40 30 40 54 40 54 60 40
3# 3#
A E A D A D E A
Scala di 8 discendente : 80 72 64 60 54 48 45 40
AGF EDC BA
Basi d'armonia : 80 40 54 40 54 40 30 40
3# 3#
AAD A D A E A
642
643
643
6#
6
64
6 6 6
73
7 7
3# 34 3# 3# 3# 34 3#
Esempio 140
238
differenza solamente che delle due scale ascendente e discendente va-
ria l'armonia delle basi , e perciò non può farsene un terzetto, come nel
modo maggiore si è parlato.
La disparità dei due modi nella 3ª diretta alla base cagiona que-
sto divario.
La settima minore ascendente vuole nel suo accompagnamento la
Scala di 8ª ascendente : 40 45 48 54 60 64 72 75 80
A В С DEF G G# A
Basi d'armonia : 40 30 40 54 40 54 40 60 40
3# 3# 3#
A E A D A D A E A
Scala di 8a discendente : 80 75 72 64 60 54 48 45 40
A G# G FEDC BA
Basi d'armonia : 40 30 40 54 40 54 40 60 40
3# 3# 3#
A E A D A D A E A
6# 6 6 6#
oo
66
4#
Et
ल
2 6
9
O #
O
7 7 7
73
3 3# 3# 3# 3b 3 3#
Esempio 150
239
Scala di 8ª ascendente : 40 45 48 54 60 64 75 80
A B C D E F G# A
Basi d'armonia : 40 30 40 54 40 54 60 40
3# 34 3#
A EADA DE A
Scala di 8a discendente : 80 72 64 60 54 48 45 40
AGF E D C BA
240
Quadro conservato nell'Archivio Musicale del Santo - Padova
La distanza fra due voci l'una grave e l'altra acuta si chiama in-
tervallo (Definizioni : Parte I " , e dal numero inclusivo delle gregoria-
ne lettere prendono il nome tutti gli intervalli musicali in genere.
Se per ciò tre o cinque , v. g. sono le lettere : di 3ª o di 5ª è l'in-
tervallo. Scortati dunque da questa legge non possono soggiacere ad in-
ganno i giovani inesperti nè gli insidiosi critici giungere ad imporsi .
Con questa sola e semplice osservazione non si confonderà la 5ª
minore con la 4" maggiore, nè la 5ª eccedente con la 6ª minore ecc .
Gli intervalli semplici in genere sono sette cioè : 2" 3" 4" 5"
6 7 8ª e perchè non più di sette sono i semplici, perciò i replicati
si formano ascendendo di sette in sette.
Ciò posto sia per es. 5 + 7 = 12. Sarà questa la 12ª , cioè la
5ª replicata .
Così pure 5 + 7 + 7 = 19 sarà la 19" intervallo replicato della
5 etc. Quindi ne segue per ridurre al semplice un intervallo duplicato
o triplicato si deve levar il sette quante volte si può dal numero dell'in-
tervallo composto . Così tolto il sette dalla 26" tre volte, resta cinque cioè
la 5ª intervallo semplice . Avverto che qui si parla degli intervalli di
melodia solamente, atteso che nell'armonia la 9" l'11ª e la 13ª sono in-
tervalli dissonanti e primitivi, cioè dissonanze le cui replicazioni devono
prendersi dal 9 , 11 e 13 non già dal 2 , 4 , 6 e perciò dato 9 + 7 = 16 :
sarà questa la sedicesima cioè la prima replicazione della 9" , e così di
tutte le altre dissonanze.
Per altro siccome nella moderna musica abbiamo intervalli mag-
241
16 . Trattato della Moderna Musica.
giori e minori , eccedenti e diminuiti , così dico che questi appartengono
esclusivamente all'ordine cromatico e quelli all'ordine diatonico.
Nè vorrei che l'erronea idea fabbricatasi da certi pratici, pregiu-
dicasse alla retta intelligenza ed applicazione dei due termini diatonico
e cromatico.
Presso i Greci questi erano due generi della loro musica : presso
di noi non altro sono che nomi generici di alcuni intervalli; perciò
ho detto che gli intervalli maggiori e minori sono diatonici e sono in-
vece cromatici gli eccedenti e i diminuiti .
Abusivamente pertanto e senza ragione chiamano cromatici i tasti
corti del clavicembalo, e diatonici i tasti lunghi : toni cromatici quelli
che sono fondati sopra i tasti corti , e diatonici quelli fondati sopra i
tasti lunghi . In una parola , questi nomi convengono solamente e pro-
priamente agli intervalli.
Quindi io tengo e considero diatonica la 3ª maggiore F# A#
per es., quanto quello di F A, essendo ambedue composti di due
toni l'uno maggiore e l'altro minore.
Nè dai tasti lunghi o corti dipende la natura degli intervalli , ma
bensì dalla ragione in cui si trovano.
Ora è certo certissimo (vedi capitolo 3º) che tanto FA quanto
F# A# sono in ragione di 4 a 5 , dunque ambedue le mentovate
terze sono diatoniche.
ARTICOLO I.
242
giore cresce nell'acuto il minore cala nel grave . Mentre però dico che
gli intervalli minori calano, e i maggiori crescono, deve intendersi nella
mutua loro relazione, e non oltre.
E poichè facilmente si scorge la via più naturale di trasformare
qualunque intervallo da minore in maggiore e da maggiore in minore ,
così pur anco è facile scoprire in qual parte l'intervallo sia crescente o
mancante.
Alcuni esempi saranno opportuni per indicare all'occhio quanto
ora si è detto .
La parte crescente sarà segnata e la mancante con l'altro
segno
+
Data dunque la 6ª maggiore ĠE crescente nel grave , il suo
GE
----- 243
Oltre alle due quinte seguenti da molti si vietano anche due terze
maggiori, ma nè seguirà nondimeno ottimo effetto, se mentre una
+
cresce nel grave l'altra cresce nell' acuto come per esempio
FA
+
G B.
Si vuole per indispensabile precetto che la dissonanza risolva in
consonanza; nondimeno con ottimo effetto si risolve la settima minore
ARTICOLO II .
Intervalli maggiori
2a F G 8 a 9
3a F A 4 a 5
4a F вы 32 a 45
5a F C 2 a 3
6a F D 16 a 27
7a FE 8 a 15
Intervalli minori
7a G F 9 a 16
6a A F 5 a 8
5a B F 45 a 64
4a C F 3 a 4
3a D F 27 a 32
2a E F 15 a 16
244
Non del pari procedono gli intervalli cromatici, il cui numero e
corrispondenza è del doppio ristretto, mentre nella classe degli ecce-
denti niuno può essere diminuito, e da quella dei diminuiti rimangono
esclusi gli eccedenti . Il fatto lo prova .
Fra le 2 la minima consta di un solo semitono come EFO
Intervalli eccedenti
Nin
2" F 64 a 75
***
5ª F 16 a 25
6a F D# 128 a 225
Intervalli diminuiti
7ª G# F 75 a 128
E33
4a C# F 25 a 32
3a D# F 225 a 256
245
timo /s cui dò il nome di massimo per distinguerlo dal maggiore e
dal minore.
Ora per provare quanto dico, servirà a meraviglia il confronto e
la sottrazione rispettiva di ciaschedun intervallo cromatico, come nella
seguente tavola si veggono con quelli che dal numero 7 derivano .
F 64 6 448 224
- (2)
G# 75 . 7 450 225
Settima diminuita
ང་
7 - 75 G# 896 224
12
(4)
12 128 F 900 225
Terza diminuita
Sesta eccedente
Quarta diminuita
7 25 C# 224
9 . 32 F 225
Quinta eccedente
F 16 - 9 224
1
C# 25 14 225
246
intervalli semplici quelli della 2ª e quelli della 7ª che ne sono i com-
plementi :
Per le 2º
Intervalli minori :
EFF# G | G# A | A Bb Bb C | C# D || D# E
Intervalli maggiori :
EFF GG AA
GA B
Bb Bb C | C D | D E
Intervalli eccedenti :
Eb F# F G# | G A# | Ab Bb | Bb C# | C_D ‡ | D_E#
Per le 7º
Intervalli maggiori :
FEG F# | A G# | Bb A C B D C# | E D#
Intervalli minori :
FEGFAG| BAC Bb | D C | E D
Intervalli diminuiti :
F# Eb | G# F A# G | B Ab | C # Bb | D ‡ C | E‡ D
Su questo modello con molta facilità può farsi l'estesa anche de-
gli altri semplici intervalli, distribuiti come qui sopra in minori , mag-
giori, eccedenti; maggiori, minori, diminuiti : allontanandosi quanto me-
no si può dai due modi naturali come già si è avvertito.
Dell'8" qui non si parla, essendo questo intervallo perfettissimo,
primario e complemento insieme di se stesso, e perciò libero ed esente
da qualunque alterazione; ond'è che l'8" eccedente e diminuita sono
nomi vuoti di senso; ed è infatti una illusione pura e mera, come qui
appresso si fa manifesto :
12 25 48
8a Eccedente 8a Diminuita
сы C# сы
247
L'8ª dunque è composta di cinque toni , cioè tre maggiori e due
minori, con due semitoni diatonici.
Si contiene nella ragione dupla costantemente ed invariabilmen-
te, nullamento dell'angolo retto nei suoi 90° gradi ( 1 ) .
248
CAPITOLO XVI.
2ª Eccedente 3ª Minore
3ª Diminuita 2ª Maggiore
4ª Diminuita 3ª Maggiore
5a Eccedente 6ª Minore
6ª Eccedente 7ª Minore
7a Diminuita 6" Maggiore
249
che la difficilissima intonazione di questo intervallo ha fatto si che ben
tosto fosse abbandonato il genere enarmonico.
Non ha dunque tanta forza di obiezione che vaglia a mortalmente
ferire la moderna musica : mentre all'incontro per questa stessa via ne
riceve ampiezza, e vantaggio notabilissimo. Ora dunque daremo in con-
fronto tutte le ragioni che per rapporto ai tasti del clavicembalo si chia-
mano equivoche; e sarà ciascheduna segnata colle rispettive gregoriane
lettere.
A 5 64 F 375 125
(3)
C 6 . 75 G# 384 128
C# 25 4 F 125
F 32 . 5 A 128
די
F 8. 25 C# 128
G# 75 — 3 C 375 125
(3)
10
250
La differenza dunque di codesti intervalli tutta sta nella sostitu-
zione del semitono 15/16 a quello di 24/25 , la cui differenza 125/128 tanto
meno sensibile si trova negli intervalli minori dell'8 " quanto più in-
tollerabile scorgesi nella ottava stessa .
251
¡
CAPITOLO XVII .
252
6
7ª che porta la segnatura di 4 trito e frequentissimo : nondimeno
è trito
è
2
si è disputato per secoli intorno la 2ª .
Si voleva esser dissonante, ma poichè sussiste sempre immobile,
si diceva che la base risolve in sua vece : e con una serie di errori sem-
pre si disputava, nè mai si giungeva alla verità, perciò appunto che non
si distingueva gli apparenti numeri dai veri .
Allorchè la settima è riversata sta sotto la base dell'accordo e gli
6 5
apparenti numeri 4
4 indicano i veri 3 ; ed ecco come si manifesta
2 1
- 253
7
e le parti dell'accordo consonante si trasformano in 5 essendo però
12 3
queste infatti le replicazioni 10 del semplice accordo consonante .
8
Nè deve far specie, come altrove ho avvertito, che la caratteristica
della 13 " riversata sia simile alla segnatura della 7" unita alla prima
armonia di un accordo .
Ne toglie facilmente l'equivoco in primo luogo la legatura della
stessa 13ª . În secondo luogo si appalesa la differenza, perchè della 7ª
usata nella prima armonia di un accordo si scrive solamente il 7 sopra
la nota . 7
Sono dunque apparenti nel riversamento della 13ª i numeri 5.
3
Che se più dissonanze siano aggiunte ad un accordo, siccome non
ambedue a un tempo stesso possono riversarsi, perciò quella che rimane
al luogo suo forma un altro apparente numero come si rileverà dagli
esempi del 3º Libro.
Sono dunque numeri apparenti quelli che rappresentano i river-
samenti delle dissonanze; non già quelli che segnano le dissonanze me-
desime nella divisione dell'accordo consonante, come non lo sono i tre
numeri consonanti che pure variano fra di loro nelle tre diverse armo-
nie di uno stesso accordo .
254 -
1
CAPITOLO XVIII.
FA C#
16 20 25
255
L'origine di questa singolarità deve senza dubbio riconoscersi dal-
la 5 minore diatonica
B D F
45 54 64
256 —
CAPITOLO XIX.
- - 257
17 - Trattato della Moderna Musica.
Geografia e Historia
noi ragioneremo. E poichè dei modi armonico-corali pressochè niun
caso si fa dagli odierni compositori di Chiesa, di questi perciò ci ri-
serviamo a parlarne dopo che di quelli della moderna musica avremo
pienamente trattato .
258
CAPITOLO XX.
259
La risoluzione dell'8ª in 4ª e 5ª è la prima e più naturale di tutte
le altre perchè deriva dai due mezzi l'aritmetico e l'armonico.
Alla prima e fondamentale corda del modo devono andar unite
la 4ª e la 5ª per regolarne la modulazione. Non basta.
Siccome la prima e principale corda C sol fa ut del modo
maggiore porta seco nelle corde sue naturali l'accordo e l'armonia di
3ª maggiore, nientemeno deve esser delle sue corde 4ª e 5ª .
Ora dunque se delle tre ottave con 3ª maggiore C, F, G
260
CAPITOLO XXI.
ARTICOLO I.
10 12 15 20
6543 =
A CE A
261
no : qualora la corda freme oscilla, deve produr suono che per quanto
debole sia è però sempre suono. Fissato il suono UT all'intera corda
del Rameau, il risultato dei numeri e suoni che danno l'esser ai due
modi maggiore e minore è del seguente tenore :
5 3 1 1/3 1/5
Ab F C G E
ARTICOLO II .
10 12 15
A C E
262 -
Ecco dunque provato e verificato che da 1 1/3 ' anche il mo-
do minore ne deriva, ma non senza artificio; atteso che la natura in
ogni maniera produce e ci presenta il modo maggiore, come a dire : ne-
gli strumenti naturali da fiato, nella corda sonora da 8 a 16 e pur anche
dal terzo suono base costante del modo maggiore.
ARTICOLO III .
modo maggiore, dico che delle quattro corde della scala le quali hanno
la 3ª minore diretta alla base, quella sola la cui quarta e quinta corda
seco porta naturalmente l'armonia simile ed eguale alla corda princi-
pale, quella sola dico è la genuina base del modo minore armoniale.
Le corde di 3ª minore è cosa nota che sono B mi , D la sol
re E la mi ed A la mi re .
- 263
ARTICOLO IV.
264
CAPITOLO XXII.
265
to più che alcuni dei più inoltrati e difficili trasporti in una figura ,
assai meno lo sono nell'altra .
Il decimo trasporto in figura di # per es . corrisponde al 2° in fi-
gura di b che di gran lunga più di quello è facile ad eseguirsi .
L'ordine con cui si corrispondono fra loro i trasporti del modo
maggiore in ambedue le accidentali figure, come pur quelle del modo
minore si vede al seguente esempio ( 1 ) :
al N° 8 al N° 8
10 买 20 ·
al No 10 al No 6
30 4° 2
al No 5 al No 11
5º 60 9
6º
al No 7 al N° 9
709 809
al No 9 al No 7
909 10°
al No 6 al No 10
120 平
11 °
Esempio 160
ove si fa manifesto che nel sesto trasporto s'incontrano nello stesso tasto
quelli per # con quelli per b ; e mentre per una parte degradano per
l'altra ascendono e viceversa .
Nella pratica dunque non si deve oltrapassare il quarto trasporto
affine di non aggravare gli esecutori in genere e principalmente gli or-
ganisti, i suonatori di violino ecc. , atteso che la facilità dell'esecuzione
debbasi aver in vista per ogni conto.
266
CAPITOLO XXIII .
Delle cadenze
(modo maggiore)
Esempio 170
(modo minore)
3#
Esempio 180
Quella discende dalla quinta , media armonica dell'8 " , alla base ;
questa discende dalla quarta, media aritmetica , alla base medesima; e
suol chiamarsi abusivamente contro cadenza .
267
il nome di contro cadenza, atteso che mentre l'armonica discende dalla
quinta alla base, la sua inversa ascende dalla base alla quinta del modo .
Non è essa cadenza finale, ma serve a meraviglia nei prolissi com-
ponimenti e distinti in vari membri , principalmente nello stile ecclesia-
stico; come appunto vedesi praticato dai più celebri antichi e moderni
autori.
Ciò che si è detto della cadenza aritmetica , annoverata alle finali ,
regge solamente e si verifica nel modo maggiore : non già nel minore ;
atteso che fatta in questo cadenza finale della quarta corda alla princi-
pale; scopresi non esservi fatto cadenza del modo assunto , ma bensì
contro cadenza armonica del suo trasporto alla quarta superiore.
Quindi essendo il modo minore naturale fissato alla corda di A
la mi re , la cadenza aritmetica D A 3 si manifesta cadenza
contro-armonica del primo suo trasporto in figura di þ .
32
e
O
(cadenza aritmetica D )
Esempio 190
34 3
32 3
(cadenza doppia )
268
Più sensata quindi parmi che sia la distinzione delle cadenze in
semplici e composte, poichè di questa ultima specie molte ne vengono
in uso con ottimo effetto perchè appoggiato alla ragione.
Tali sono le seguenti :
-
Composta dai due mezzi l'aritmetico e l'armonico
3
C F G C
6 8 9 6
Esempio 220
Composta della 2ª e della 5ª corda che tra loro stesse formano cadenza
C D G C
24 27 18 24
Esempio 230
1
5 38
C F# G C
$
0
192 135 144 96
Esempio 240
(Cadenza non di rado usata dai nostri vecchi , che per solo senti-
mento s'avvidero che l'alterazione della 6ª non distoglie il modo dal
suo stato naturale) .
6#
6#
CGAGC
7 6# 5 6#
69 10 9 6 tet
Esempio 250
- 269
Composta della 5ª e 7ª corda
quale si vede usata nella scala al Capitolo 13º
7
5 34
75
7
5
Esempio 260
6 5
3
4 3
C F F G C
Esempio 270
7
5
Quivi nel passare da F# a G sembra che la 7ª di F# si trasformi in
6 5
4 3
consonanza sopra G; ma questa è una pura e mera illusione .
270 -
6
La segnatura sopra G indica la terza armonia di C , mentre
4
6
tanto F# quanto G sono basi di I" armonia ; e perciò a 4 dovrebbero
5
andare uniti anche
3
L'illusione nasce dalla natura stessa dell'11 " e 13ª , le quali sic-
come sono due dissonanze suppongono nel grave la base di Ia armonia .
271
CAPITOLO XXIV.
Della mutazione
272
Passaggi permessi :
C F C G: CA: D F: D A: E G: E C:
E A: F C F D :: G
GEE :: G C: A C: A D:
A E: A F.
Passaggi vietati :
C D: CE : D E: D G: D C: E F: E D:
F G: FA : FE : GA: G D: G F: A G.
C. A. E. C. G. E. A. C. F. D. A. F. C.
- 273
18 • Trattato della Moderna Musica.
Nè vale il dire che le modulazioni dalle corde del modo all'estra-
neo non offendono l'udito, come sarebbe quella da D 3# a Bb ,
poichè ciò succede per inganno, e lo faccio manifesto :
D 3 è la 5 corda di G 3b , e da questa a Bb il passaggio
è naturale poichè deriva da quello di A a C. Anzi dirò che con
qualche plausibile ragione si può passare anche da :
F 3b a C e vicendevolme da questa a quella ; e un tal
nte
passaggio è appoggiato alle due contigue sestuple : aritmeti , ed ar-
ca
monica , come qui apparisce : Due seste congiunt 6.1.1/6 .
e
Ottava armonica
Sestupla armonica 60 30 20 15 12 10
C Eb G C G C E G
274
CAPITOLO XXV.
modulazione una delle più importanti operazioni della musica sarà ben
fatto di darne qualche cosa di più nel presente capitolo.
Ciascheduno dei due toni armoniali ha le sue tre corde naturali,
principali e costitutive e proprie, le quali in essi rispettivamente deb-
bono sempre mai essere principalmente considerate, e perchè vi sono
inoltre le tre corde ausiliarie col nome di corde di partecipazione , de-
vesi perciò avvertire di non perdersi tanto in queste che oziose restino
le corde principali , atteso che esse debbono per ogni giusto titolo fare
la principal figura, ed occupare il principal luogo; siccome le corde
ausiliarie ossia di partecipazione debbono soltanto servire per dar va-
rietà e vaghezza alla modulazione, la qual cosa non otterrebbesi qua-
lunque volta che di queste si facesse più conto che di quelle.
Si è detto inoltre che delle tre principali corde di ciascun tono
armoniale una è la corda fondamentale e le altre due sono un puro tra-
sporto della medesima : cioè la 4ª è un trasporto in figura di b , e la
5 è un trasporto in figura di # . Ora ciò supposto si deve avvertire di
passare da una all'altra corda con giusto ordine considerando che la
principal corda è quasi come mezzo termine per passare dalla 4ª alla 5ª
275
corda; onde siccome non sta bene passare da F a G nel tono maggiore ,
così non è lecito passare da D a È nel tono minore; e la ragione si è
perchè la modulazione del tono in se stesso considerato essendo in
tre termini ristretta cioè nelle tre corde sue proprie di cadenza , fra
queste tre la principale è la mezzana ossia il vero mezzo termine per
passare dall'una all'altra delle altre due che le sono estreme; e non è
lecito passare immediatamente dall'una all'altra estrema senza la prin-
cipale essendo troppo vero il detto dei filosofi che : « Non potest fieri
transitus ab extremo ad extremum nisi per medium » .
Che poi la corda principale sia mezzana fra la quarta e quinta
corda, ovvero sia fra il primo trasporto in figura di b e quello in fi-
gura di è cosa facile da intendersi considerando che la progressione
della buona modulazione dello stesso tono o maggiore o minore deve
procedere o ascendendo di quarta in quarta ovvero di quinta in quinta,
attesochè la modulazione dei toni della moderna musica cioè della
musica armonica , anzi realmente consiste in puri movimenti di caden-
za che altro non sono se non progressioni da uno all'altro trasporto in
figura di b ovvero , onde siccome non è lecito passare ex. gr . dal
primo trasporto al terzo nella stessa figura senza passare per il secondo
per la sopradetta ragione, così non si può passare dal primo trasporto
in figura di b al primo in figura di senza passare per la principal cor-
da ossia per il tono naturale, la qual cosa chiara affatto riuscirà per
chiunque vorrà ben prendersi la pena di considerarla .
Osservando poi una tal legge si rende facile il trasferirsi di grado
in grado a qualunque corda si vuole, per lontana che sia dalla corda
che si ha alle mani; ma non pertanto però sarà lecito uscire dalle corde
che sono proprie di ciaschedun tono . Nè serve dire che andando di
grado ogni corda può entrare in qualunque tono, perchè le rimanenti
cadenze che si hanno oltre la principale tutte si chiamano subordina-
te, e la loro subordinazione non è nè deve essere solamente di nome,
ma bensì reale e di fatto . Dico pertanto che acciò una corda sia com-
presa fra le subordinate di un qualche tono deve aver luogo nella di lui
principale ottava assieme con la sua 3ª e 5ª come altrove si è detto :
nè basta la semplice corda perchè essendo i nostri suoni armonici , a
differenza di quelli dei Greci che erano puramente sonori , non possono
le loro corde di cadenza intendersi senza l'accompagnamento della 3ª
e 5 che ne forma l'armonia.
Ora ciò supposto non potrà usarsi nello stesso tono la stessa corda
in qualità di subordinata indifferentemente con terza maggiore ed ora
con terza minore, ma bensì soltanto con la terza che richiede la natural
lettura della sua ottava; la qual cosa poi riviene in fine a ciò che di
276
sopra dicevasi cioè che tanto il tono maggiore quanto il minore abbia
sei corde di cadenza tre proprie e principali, ed altre tre partecipate e
collaterali, le quali tutte e sei ben connesse e disposte con l'ordine so-
praccennato formano la più retta e la più vaga modulazione che si pos-
sa fare nella armonia musicale.
- 277
CAPITOLO XXVI.
Esempio 280
278
e dalla stessa nasce del pari la settima diminuita, e la 2ª eccedente
Esempio 290
#Q
Esempio 300
Esempio 310
279
Si da pur anche una 5ª minore inversa di quest'ultima, cioè com-
posta di una 3ª maggiore nel grave , e di una diminuita nell'acuto : e
3#
si forma questa sulla 5ª corda E mediante un artificio, che sup-
5b
pone precedentemente diminuita una corda della scala del modo minore.
La corda di cui parlo è la seconda, cioè B , la quale con frequenza
si usa diminuita dal b , e con ottimo effetto, ma a giustificarne l'uso ,
niuno ch'io sappia vi si è accinto. Io dunque arrischierò su questo pun-
to i miei pensamenti, così ragionando .
La principale ottava del modo maggiore è composta di due simili
tetracordi cioè : C D E F :: GABC .
Non così il minore fondato in A la mi re . Ma di due simili
tetracordi si vedrà composta questa stessa ottava , tosto che siane dimi-
nuita la 2ª corda , poichè sarà :
A Bb C D :: E F G A
280
be.
63
69
333
5b
6b 61
3 00 4 3# 34
Esempio 320
281
LIBRO TERZO
PREFAZIONE
Dopo aver trattato nel primo Libro delle proporzioni e di tutto ciò
che ad esse appartiene, restringendomi però soltanto nelle cose alla mu-
sica spettanti; e nel secondo Libro, avendo a sufficenza trattato degli
elementi della musica pratica, e di quanto presupporsi deve in chiun-
que a comporre vuole accingersi ;
ora in questo Terzo Libro tratterò dell'accordo o sia del complesso
consonante come pure del dissonante, e del modo di disporre le parti a
misura delle varie combinazioni , e assunti presi dal compositore.
Avanti però di entrar a trattare delle cose suddette ed altre abbi-
sognevoli cose atte per ben comporre, debbo dare le giuste lodi che si
devono al fù Padre Francesc'Antonio Calegari Minore Conventuale pria
Maestro di Cappella in questo sacro Tempio .
Di questo celebre professore non ho fatto parola nel primo Libro,
poichè a dir vero in quelle materie non ha versato mai, come che del-
l'aritmetica e della geometria e per conseguenza delle proporzioni e
di tutto ciò che loro spetta era presso chè ignaro affatto.
Poco ha versato anche nelle materie spettanti il secondo Libro anzi
che in alcune troppo infelicemente è riuscito.
Servano però queste mie libere e sincere espressioni a togliere
dalla mente di chiunque il sospetto di falsità o di esagerazione in ciò
che di esso sono per soggiungere lo che farò a guisa di storico, nar-
rando l'origine ed il progresso dei suoi studi nel modo che da lui me-
desimo ho raccolto nei frequenti famigliari colloqui che seco ho avuti.
Terminato il noviziato, e fatta la solenne professione fu destinato
tosto dai superiori il P. Francesc'Antonio Calegari allo studio della fi-
losofia in cui comechè fornito era di ottimo talento poteva fare grande
progresso. Pur non gustando esso simil sorta di studi, non ebbe la tol-
285
leranza di terminare neppure le prime istituzioni che sommole si ap-
pellano.
Si applicò dunque al canto avendo una voce di basso delle mi-
gliori che possano desiderarsi e vi riuscì a meraviglia così che i migliori
compositori si recavano a gran piacere di sentirlo a cantare e fra que-
sti uno era il celebre Signor Antonio Lotti che morì anni or sono Mae-
stro di Cappella di S. Marco di Venezia.
Contratta così l'amicizia con questi , pensò il P. Calegari di studia-
re colla di lui direzione il contrappunto per farsi da sè cantate, mot-
tetti ed altre simili cose per suo uso . Quindi passò a comporre Salmi e
Messe fu eletto Maestro di Cappella nella nostra Chiesa di Bologna.
Poco dopo passò nella stessa qualità in Venezia sua patria per ser-
vire la Chiesa di Santa Maria detta dei Frari ove dimorò circa tre anni;
ed essendo vacata questa Cappella del Santo, fu egli destinato al ser-
vizio di questo sacro Tempio nel 1703.
Vedendosi Maestro di questa celebre Cappella, pensò esser neces-
sario di istruirsi nella teoria della musica a fine di poter soddisfare ai
vari quesiti che potevano essergli fatti ed esser in stato di render ra-
gione non meno degli altrui che dei suoi componimenti .
Osservò per altro che dai molti autori che aveva letto, ciò non
poteva ottenersi e molto meno dai compositori viventi. Così egli mi
diceva.
286
conobbe la costanza di un solo principio nell'armonia che è la base di
qualunque accordo consonante o dissonante.
Conobbe che le parti mezzane, come la parte acuta possono trasfe-
rirsi al grave e diventar un basso continuo; che un componimento a
più voci si può eseguire con altrettanti strumenti da tasto formandosi
di tutti insieme una perfetta armonia etc.
Di queste cose parla Mr. Rameau nel suo Trattato di Musica (ve-
dremo in qualche modo a suo luogo) , ma questa Opera era ignota affat-
to al P. Calegari ed è stata ignota a me pure fino all'anno 1737 circa.
Nondimeno il P. Calegari aveva cominciato a comporre nel suo
nuovo metodo tanti anni avanti che uscisse alla luce il Trattato di Mr.
Rameau ed io fino dal 1725 avevo principiato a comporre collo stesso
metodo.
lui parlando della teoria della musica, mi disse che aveva seco portato
da Parigi un Trattato di Musica del più rinomato professore di Francia .
Desiderai di vederlo, me lo favorì, lo scorsi e contro ogni mia aspet-
tazione vi trovai le stesse ricordate scoperte.
Colla prima occasione che ebbi di andare a Venezia lo portai me-
co e lo feci vedere al P. Calegari che non avendo cognizione alcuna
della lingua francese, mi disse che gliene spiegassi qualche capitolo,
come feci etc.
Da questo sincero racconto una verità di fatto risulta ed è che io
non avevo notizia alcuna del Trattato di Mr. Rameau avanti il 1737
in circa, come già ho detto, e molto meno il P. Calegari .
Questi non di meno scriveva nel suo nuovo proprio stile molto
prima del 1722 in cui uscì il suddetto Trattato, ed io fino dal 1725 avevo
principiato ed avevo fatti quantità di componimenti di ogni fatta per
uso di questi sacro Tempio, avanti che neppure inteso avessi nominare
Mr. Rameau, nonchè veduto il suo Trattato.
Era dunque il P. Calegari uomo di sublime e raro talento ed au-
tore originale. Le sue composizioni erano di una singolare armonia e di
uno stile assai nobile e maestoso .
Questo elogio gli è dovuto per ogni conto e piacesse al cielo che
avesse pubblicato un Trattato di Musica come si era prefisso di fare;
ma uomo incontentabile come egli era più volte lo ha cominciato e al-
287
trettante lo ha lacerato; ed essendo passato all'altra vita nel novembre
1742 ( 1 ) ne lasciò uno imperfetto in cui toccate appena e come di pas-
saggio le cose più importanti, tutto si adopera a sostenere una opinione
per cui era impegnatissimo, quantunque non fosse assistito dalla ve-
rità (2).
Voleva egli che la sede naturale del tono minore fosse la corda
ed ottava di D la sol re , ed a questa opinione essendomi io op-
posto dimostrando che la corda e la 8 di A la mi re è la sua vera
sede, si riscaldò la fantasia a tal segno che non vi fù modo a persua-
derlo che egli era in errore.
Allorchè vidi dopo diversi anni il Trattato di M.r Rameau trovai
che anch'esso era caduto nell'errore medesimo, ma ebbe la felicità di rav-
vedersene, come costa da i Supplementi fatto allo stesso Trattato.
Tornando al P. Calegari, dico esser io persuasissimo che fosse ciò
cagionato dalla sua molto avanzata età, poichè negli anni antecedenti
si sarebbe avveduto dell'errore e dilatandosi nelle materie principali
e più importanti sarebbesi fatto scorgere l'uomo singolare che egli era.
Del Trattato di Mr.Rameau dovrò io parlar spesse fiate in questo
Terzo Libro e siccome gli darò la dovuta lode trattando delle felici sue
scoperte, così prego i suoi adoratori a non condannarmi ove mi occorra
disapprovare e confutare le sue opinioni.
Cerco la verità e sono lontanissimo dal carattere dispregiatore; amo
la sana critica ed aborro la satira al maggior segno.
288
CAPITOLO I.
1 3 5 8 10 12
Base e grave della prima armonia :
CEG CE G
1 3 6 8 10
Grave della seconda armonia :
E G C E G
289
19 · Trattato della Moderna Musica.
Accordo consonante diviso nella seconda parte di mezzo
1 4 6 8
Grave della terza armonia :
GCE G
290
vere il 6 , perchè il 3 vi si intende; ma sopra una nota di terza armo-
6
nia convien scrivere indispensabilmente 4 •
Parmi che basti ciò che fin qui si è detto per far capire ai gio-
vani studiosi come intendersi debba la sopra esposta figura e la na-
tura del complesso consonante , e renderli insieme avvertiti che è un
grande inganno il credere che ogni nota del basso continuo sia la base
della sopra posta armonia.
291
CAPITOLO II .
Dei riversamenti
292
tutte le sue parti; soltanto che rimane nella parte grave or l'una or l'al-
tra di esse parti : dunque non si dà nè 3ª , nè 5ª riversata, e perciò si
inganna M.r Rameau .
Alle sole dissonanze pertanto appartiene il riversamento poichè ,
dall'acuto luogo suo naturale, artificiosamente si riversano nel grave,
trasferendo cioè la 7 sotto la base; la 9" sotto la 3" ; l'11 " sotto la 5";
la 13ª una 3ª sotto l'8ª , come a suo luogo si è già dimostrato.
Se alcuno poi dicesse che siccome ascendendo dalla base alla 3ª ,
alla 5ª e poi alla 7" , questa rimane in parte grave e per conseguenza
riversata, e così delle rimanenti dissonanze può farsi ; tosto rispondo che
smisurata estensione si darebbe al basso, mentre come tutte le altre
parti cantanti deve stare nei suoi confini , che certamente a tanta altezza
di giungere non gli permettono. Aggiungo che sendo le cantilene del
basso composte di basi , di parti di mezzo e di dissonanze, il riversamen-
Compimenti
6a 4a 22 ya 5a 3a
Esempio 1º
293
Ragioni primarie
11a 13a
5a a
3a
Esempio 20
294 ―
CAPITOLO III.
Della settima
1 3 5 7 8 10 12
Base e grave della prima armonia : GBD FG B D
1 3 5 6 8 10
Grave della seconda armonia :
BD FG BD
- 295
1 3 4 6 8
Grave della terza armonia :
DFG BD
1 2 4 5
Settima rivoltata :
F G B D
1 3 5 7
G BD F
4 6
F
1 G
2 B
15 D
296
seconda, qualora il numero 3 non richieda alterazione o diminuzione
64
con alcuna figura accidentale .
Nella terza armonia convien scrivere tutta la segnatura se si
3
vuole che dall'organista venga eseguita. 6
Anche il riversamento richiede la prima segnatura di 4 per non
equivocare con altre. 2
Fin qui andiamo concordi quanto all'essenziale con M.r Rameau ;
mi rincresce però che passando alle altre dissonanze, altra via prenda
questo autore cui seguir certamente non conviene; atteso che conduce
al buio più denso nel tempo stesso che si propone e promette al lettore
la verità nel suo più chiaro lume e nella massima semplicità .
297
CAPITOLO IV.
Della nona
1 3 5 8 9 10 15
CEG C D E G C
1 3 6 7 8 10
Grave della seconda armonia :
EGC DEG C
1 4 5 6 8 11
Grave della terza armonia :
GCD EGC
1 2 4 7
Nona rivoltata :
DEG C
298
11
Il vero riversamento porta la 9ª sotto la 3ª della prima armonia :
1 3 5 8 9
CEG C D
1 2 4 7
DEG C
anche gli stessi suoni indicati da tali numeri, come lo fanno palese le
gregoriane lettere che vi stanno affisse.
Reca pertanto stupore M.r Rameau ove con tocco decisivo asse-
risce che la 7 solamente ammette il riversamento , supponendo egli
mal a proposito che questo artifizio porti seco la necessità di recar la
dissonanza sotto la base, e grave della prima armonia : ma di gran lun-
ga s'inganna.
A gran ragione il riversamento della 7ª porta la dissonanza sotto
la base; poichè di sua natura sta la 7ª collocata sotto l'8ª immediata-
mente : ma delle altre dissonanze troppo è diverso il caso.
Infatti la 9 trovasi naturalmente collocata sotto la 10ª , che è la
3ª :: dunque volendosi fare il riversamento della 9ª ,
replicazione della 3"
non già sotto la base, ma bensì sotto la 3ª immediatamente deve trasfe-
rirsi e collocarsi.
Ivi poi collocata, necessariamente la 3ª viene espressa dal 2 : la 5ª
dal 4 : e l'8ª dal 7 .
Confesso ingenuamente che sembrando a me questo riversamento
tanto chiaro e naturale che nulla più, a gran stento sono giunto a ri-
levare il fatto raziocinio, e con esso la sorgente del grande errore di
Mr. Rameau in questo proposito .
Quanto ai professori che non intendono e non ammettono il ri-
versamento della 7ª , ed in conseguenza sostengono che la 2" è disso-
nanza, non è meraviglia se neppure il riversamento delle rimanenti
dissonanze non intendono e non ammettono; ma inteso a dovere il ri-
versamento della 7ª, anche quello delle altre tutte salta all'occhio.
La descritta figura spiega chiaramente il progresso della 9ª nelle
due parti di mezzo cioè nella 2ª e 3ª armonia, ed anche nel riversa-
- 299
però voglio sperare che i giovani studiosi abbraccieranno senza
esitanza una verità sì manifesta e costante quale si è questa .
Le segnature poi del basso continuo in un accordo consonante
9
cui sia aggiunta la 9ª , sono come segue : cioè nella prima armonia >
7 5 7 3
nella seconda 6 , nella terza 6, e nel riversamento 4 .
3 4 2
In pratica però, poichè alcuni numeri si sottintendono, basta scri-
5
vere il 9 nella prima armonia : 76 nella seconda : e 6 nella terza :
7 4
300
CAPITOLO V.
Dell'undecima
301
Ma zoppica di molto il loro raziocinio , atteso che accompagnati
gli estremi di questa ragione dai seguenti suoi intermedi 8643
o debbono concederla consonante o contraddirsi . F CFC
Di fatto concedono essi che la ragione * /3 è consonante : 8/3 è
una mera replicazione di ' /3 , dunque o debbono concederla e ricono-
scerla per consonanza o rinunciare alla loro dottrina in questa parte .
Che se poi fra gli stessi estremi altri suoni si frappongano come a
dire :
24 16 12 9
C G C F
3E
8 10 11 12
Base e grave della prima armonia: C G C E F G
1 3 8 9 10
Grave della seconda armonia :
EGC E F G
+2
OE
1 4 6 7 8
Grave della terza armonia :
GCE F G
24
1 5 7
Undicesima rivoltata :
FGC E
302
Poichè l'11ª ha il suo luogo naturale sotto la 12ª , non v'ha dubbio
che riversata deve trovarsi non sotto la base, ma sotto la 5ª immediata-
mente, come scopresi dalla corda F che trasferita si trova nel grave.
Ivi poi collocata, viene dal 2 in forza dell'ordine espressa la 5ª ;
dal 5 l'8ª; e dal 7 la 10ª : e tutto ciò facilmente si rileva dalla situazione
di detti numeri e delle gregoriane lettere, da cui sono contrassegnate le
corde e i suoni, e gli intervalli che rappresentano .
Le segnature del basso continuo in un accordo consonante cui sia
11
8
aggiunta l'11 " sono come segue, cioè : nella prima armonia nella
5
9 7 7
3
seconda 6 e nella terza 6 e nel riversamento 5.
3 4 2
5
In pratica si scriverà solamente : nella prima armonia, inten-
4
dendo sempre che il 4 rappresenta l'11ª , ed il 5 per la 12".
Ma nelle due divisioni dell'accordo consonante si devono conser-
vare gli apparenti numeri 9 e 7, affine di non alterare nè il luogo, nè
9
l'ordine dei numeri consonanti; per la qual cosa si scriverà nella
6
7
seconda armonia, e 6 nella terza.
4
5
Nel riversamento poi si scriverà solamente 2, per non confon-
derla con altre segnature .
303
CAPITOLO VI.
Della terziadecima
304
7
il suo riversamento recherà la segnatura di 5 , e sono questi
3
22∞
Accordo consonante con la 13ª aggiunta
2CHA
1 3 5 10 12 13
∞
Base e grave della prima armonia : CEGCE GA
1 3 6 8 10 11
Grave della seconda armonia :
EGC E G Α
1 4 6 8 9
Grave della terza armonia :
GCE G A
1 3 5 7
Terziadecima rivoltata :
ACE G
Poichè la 13ª ha il suo luogo sopra la 12ª o sia nella prima re-
plicazione della 5ª , non vi ha dubbio che riversata deve trovarsi sopra
la 6ª immediatamente, come scorgesi dalla corda A, che dall'acuto tro-
vasi trasferita al grave .
- 305
20 Trattato della Moderna Musica.
7
5
numeri si suppongono, laddove nel caso nostro 5 convien scri-
3
3
vere per indicare i tre suoni dell'accordo consonante come nel riversa-
mento delle altre dissonanze si è praticato.
Per facilitare poi l'esecuzione quanto si può mai , si scriverà nel
6
basso continuo nella prima armonia 8 intendendosi che il 6 rappre-
5
senta la 13ª ; il che si manifesta anche dall'essere posta sopra l'8" , e l'8
vi è necessario per distinguere questa segnatura da quella della 7ª nella
6
seconda armonia , in cui scrivesi
5°
Nelle due divisioni poi dell'accordo consonante è d'uopo conser-
vare gli apparenti numeri 11 e 9, affine di non alterare nè il luogo,
11
nè l'ordine dei numeri consonanti, per la qual cosa si scriverà : 6 nel-
9 3
la seconda armonia, e 6 nella terza armonia.
4
7
Nel riversamento poi 5 come sopra indispensabilmente.
3
In proposito non devo omettere una riflessione, per cui viemeglio
apparirà che la dissonanza di cui si tratta , non 6ª ma 13ª è di fatto .
Eccola : Se nell'intervallo di 6ª volesse concepirsi questa dissonanza, noi
6
avremmo nella prima armonia segnatura equivoca in riguardo a
5
quella della 7" come or ora dicevasi. 6
Nella seconda armonia avremmo la segnatura di 4 segnatura
3
equivoca in riguardo a quella della 7ª nella terza armonia.
6
Nella terza armonia finalmente avremmo la segnatura di 4 equi-
voca in riguardo al riversamento della 7". 2
Rimane dunque stabilito che la 4ª ed ultima dissonanza in ordine
si è la 13ª , e che in questo intervallo devesi concepire.
L'uso ne è ignoto comunemente ai giorni nostri, ma era frequentis-
simo presso i buoni Maestri del 1500 : Giovanni Pier Luigi da Pale-
strina, Cristoforo Morales, P. Costanzo Porta ed altri molti.
306
CAPITOLO VII .
Della quartadecima
- 307
CAPITOLO VIII .
308 —
sibile, resta fissata la massima di non mescolare mai i consonanti nu-
meri con i dissonanti; e ciò praticarsi deve ugualmente nei veri e negli
apparenti numeri. 7
Nel caso nostro dunque : 4 sono numeri consonanti , poichè rap-
2
presentano la 3ª , la 5ª , la 8ª come già nel Capitolo 3º ; laddove il 6 che
di sopra vi sta scritto, è numero dissonante, poichè rappresenta la 7ª .
7
Bene sta dunque il 6 sopra il 7, mentre che nel 4 si vede su-
2
bito il riversamento della 9ª e quindi facilmente si intende che an-
che il 6 rappresenta la 7ª rimasta al suo luogo.
Nella seguente figura ogni cosa si vedrà espressa e disposta in
modo da formarsene una giusta idea anche per le rimanenti coppie delle
quali avremo a trattare nei seguenti capitoli :
1 5 8 10 7 9
Base e grave della prima armonia :
FAC FAE G
30
IA
1 68 5 7
Grave della seconda armonia :
Α C FAE G
1 4 6 3 5
Grave della terza armonia :
CFA EG
1 2 4 6 10
Settima rivoltata e nona al suo luogo :
E FA C G
1 2 4 7 6
Nona rivoltata e settima al suo luogo :
G A CF E
6 2
già è noto che 4 indica il riversamento della 7ª , è facile cosa di
2
- 309
comprendere tosto che il 10 rappresenta la 9ª rimasta in acuto al luogo
suo, essendo una verità di fatto, che di due suoni fra loro disposti in
intervallo di 3ª , se il grave sia trasferito per un'8ª al di sotto, l'altra
trovasi in conseguenza di questa distante per l'intervallo di 10".
6
7
7
Così pure data la segnatura di : poichè già è noto che 4
4 ,
2
2
indica il riversamento della 9ª , agevolmente comprendesi che il 6 rap-
presenta la 7ª rimasta in acuto al suo luogo; essendo pur certo che di
due suoni in intervallo di 3ª fra loro disposti , se l'acuto sia per un'8a
trasferito al di sotto , l'altra trovasi in conseguenza da questa distante
per l'intervallo di 6ª .
310 —
CAPITOLO IX.
Nella stessa maniera ragionarsi deve anche sopra l'uso che bene
spesso accade della 9ª unita all'11 " , poichè queste pure sono in terza
fra di loro naturalmente disposte, che però alla sola descrizione della
figura mi restringo, in cui si vedrà chiaramente tanto nelle tre armonie,
quanto nei due riversamenti quale dispersione aver debbono le parti
dal numero rappresentate .
8 9 11
Base e grave della 1ª armonia :
CEG C D F
1 3 6 7 9
Grave della 2ª armonia:
EGC D F
E6
13
G C D F
Grave della 3ª armonia :
4 65 7
+650
1 2 4 7 10
9ª rivoltata e 11 " al suo luogo :
DEG C F
1 2 7 6
11ª rivoltata e 9ª al suo luogo :
FGC E D
311
CAPITOLO X.
Dell'undecima e terziadecima
1 3 5 8 10 11 13
Base e grave della 1ª armonia :
C EGC E F A
1 3 6 8 9 11
Grave della 2ª armonia:
EGC E FA
1 4 6 7 9
Grave della 3ª armonia :
GCE FA
312 -
1 2 5 7 10
11 " rivoltata e 13" a suo luogo :
FGC E A
1 3 5 7 6
13" rivoltata e 11ª a suo luogo :
ACE GF
- 313
CAPITOLO XI.
1 3 5 7 8 10 11
Base e grave della 1ª armonia :
CEG B CE F
1 3 5 6 8 9
Grave della 2ª armonia :
EG BCE F
7F
1 3 4 6
Grave della 3ª armonia :
GBC E F
1 2 4 6 7
7ª rivoltata e 11ª a suo luogo :
BCE G F
1 2 4 5 7
11ª rivoltata e 7ª a suo luogo :
FGB CE
314
Qui osservar conviene che stante l'intervallo di 5ª , in cui si trovano
disposte le due dissonanze di cui trattiamo, portando al grave la 7ª ,
certamente si troverà nell'intervallo di 12ª l'11 " che al suo luogo ri-
5
6
mane; e nella pratica potrà scriversi 5 invece di 12 cioè : riportan- 4
2
do il 5 sopra il 6, acciò che schietta apparisca la segnatura che indica
il riversamento della 7ª.
Allorchè poi si trasferisce nel grave l'11 " certo è che la 7ª che al
suo luogo rimane, troverassi nell'intervallo di 4ª . Ma volendo che chia-
ra apparisca per la facile esecuzione, la segnatura che è propria del
rivolto dell'11ª , dovrassi segnare la 7ª col numero 11 nel modo che
11
7
segue , cioè poichè le dissonanze si adoperano per lo più nelle
5 '
2
loro replicazioni .
Nella figura però si è lasciata al suo luogo segnata col 4 per mag-
gior intelligenza dell'artificioso riversamento di esse dissonanze .
Si aggiunge inoltre che in un modo diverso si opera nella pratica
e nella figura che descrive all'occhio l'artificio, perchè nella pratica si
deve operare senza indugio, e la figura permette che a bell'agio si con-
templi.
- - 315
CAPITOLO XII.
1 3 6 7 8 10
Grave della 2ª armonia:
EGC DE GA
+ C
1 4 5 6 8 9
Grave della 3ª armonia :
GCDE GA
1 2 4 7 12
9ª rivoltata e 13ª a suo luogo :
DEG CA
1 3 4 5 7
13ª rivoltata e 9ª a suo luogo :
ACDE G
316 --
CAPITOLO XIII.
Accordo consonante
1 3 5 8 10 12 13 14
Base e grave della 1ª armonia :
GBD G B D E F
1 3 6 8 10 11 12
Grave della 2ª armonia:
BDG B D E F
317
1 4 6 8 9 10
Grave della 3ª armonia :
D G B D E F
1 3 5 7 9
13ª rivoltata e 14ª a suo luogo : E G B D F
1 2 4 6 7
14ª rivoltata e 13ª a suo luogo : F G B DE
318
CAPITOLO XIV.
Accordo consonante
con la giunta della settima con la nona e l'undecima
1 3 5 8 10 7 9 11
Base e grave della 1ª armonia : GBD
G BFA C
1 3 6 8 5 7 9
Grave della 2ª armonia :
BDG BFA C
- 319
1 4 6 3 5 7
Grave della 3ª armonia :
DGB FAC
20
1 2 4 6 10 12
7ª rivoltata e 9ª e 11ª al suo luogo :
FG B DAC
20
1 2 4 7 6 10
9ª rivoltata e 7ª e 11ª al suo luogo : A B D G F C
1 2 5 7 4 6
11ª rivoltata e 7ª e 9ª al suo luogo :
CDG BFA
320
CAPITOLO XV.
Accordo consonante
con la giunta della nona unita alla undecima e terziadecima
1 3 5 8 10 12 9 11 13
CEG CE G D F A
∞∞∞
1 3 6 8 10 7 9 11
Grave della 2ª armonia :
EGC E G D FA
1 4 6 8 5 7 9
Grave della 3ª armonia :
GCE G DFA
LA
HE
1 2 4 7 10 12
9ª rivoltata e 11ª e 13ª al suo luogo :
DEG C F А
DA
5 7 6 10
11ª rivoltata e 9ª e 13ª al suo luogo:
D
1 2
FGC 3 E DA
OF
1 3 5 7 4 6
13ª rivoltata e 9ª e 11ª al suo luogo :
ACE GDF
- 321
21 . Trattato della Moderna Musica.
CAPITOLO XVI .
Accordo consonante
1 3 5 8 10 9 11 12
Grave della 2ª armonia :
BDF B D C E F
1 4 5 8 7 9 10
Grave della 3ª armonia :
DGA DCE F
1 2 5 7 10 11
11a rivoltata e 13" e 14" al suo luogo :
12
CDG BE
13 F
1 3 5 7 6 9
13ª rivoltata e 11ª e 14ª al suo luogo :
EG BD C F
1 2 4 6 5 7
14ª rivoltata e 11ª e 13ª al suo luogo :
F G B D CE
322
CAPITOLO XVII .
Accordo consonante
1 3 5 8 10 12 9 13 14
GBD G B D A E F
2F
1 3 6 8 10 7 11 12
Grave della 2ª armonia :
BDG B D A E F
1 4 6 8 5 9 10
Grave della 3ª armonia:
F
DGB DA E F
2 4 7 12 13
9ª rivoltata e 13ª e 14ª a suo luogo: 11 31
A B D G E F
--- 323
15
1 3 5 7 4 9
13" rivoltata e 9ª e 14ª al suo luogo :
EGB DÀ F
1 2 4 6 3 7
14ª rivoltata e 9ª e 13ª al suo luogo :
FGB DAE
324
1:
CAPITOLO XVIII .
Accordo consonante
1 3 6 8 10 7 9 11 12
Grave della 2ª armonia :
BDG BDA CE F
1 4 6 8 5 7 9 10
Grave della 3ª armonia :
D G B DACE F
- 325
11ª rivoltata e 9ª e 13" e 14" a suo luogo :
1 2 5 7 6 10 11
CDG BA E F
326
CAPITOLO XIX .
- 327
a ragguaglio negli altri tempi, come qui appresso si manifesta nelle no-
te puntate :
Esempio 30
328
CAPITOLO XX.
- 329
la dissonanza esclude la consonanza , in cui quella deve risolversi : « Aliud
verbo, aliud opere et facto» .
2 ) La grande ragione poi che sanno addurre gli oppositori , in
ciò consiste : che la 4" deve escludere la 3 " , perchè qualunque disso-
nanza vuole libero il varco e la via alla sua risoluzione; ma ciò ci da-
rebbe a supporre che la dissonanza sia una mera sospensione della pros-
sima grave consonanza; e questo si è uno degli errori di Mr. Ramcau ,
che caratterizza tutte le dissonanze di mera sospensione, eccettuatane
la 7ª, che egli asserisce esser la sola vera dissonanza . Ciò sia però detto
soltanto seguitando le traccie dei loro vani ragionamenti .
Ciò che importa a riflettere si è che le dissonanze veggonsi pro-
dotte dalla natura nella corda sonora a distanze molto maggiori di 7"
e di 9ª ; poichè la 7ª trovasi col primo e più grave suono nell'intervallo
di 21 " , e la 9ª nell'intervallo di 23"; e soltanto per degradazione dall'acuto
al grave 7ª e 9 vengono denominate , come pure una 15ª ed una 22*
si chiamano 8ª , ed una 12ª e una 19" si chiamano 5ª.
Posta dunque questa verità, si potrebbe rigorosamente parlando,
esigere che essendo le dissonanze tanto più acute delle consonanze, e
queste e quelle dovessero esser collocate nei luoghi loro naturali. Ma
non è sempre possibile tener sempre collocate le consonanze nell'ordine
suo naturale, quando si voglia riflettere sulla moltitudine degli ostacoli
che vi si presentano; ed in specialità dalle varie voci di limitata e mo-
derata estensione, dalla scelta del tono; dalla modulazione dello stesso,
dai riversamenti che fra le parti si formano etc. etc.: il tutto concorre
nel componimento a formare aspetti diversi da quello che prima aveva
la stessa armonia; ma non perciò dalla musica dovrannosi sbandire co-
desti artificiosi lavori dai quali tanto diletto ci viene procurato.
3 ) Qualora poi si prendano a combinare insieme in un compo-
nimento otto o più parti, qual maggior vantaggio ed armonia ottener
devesi dal confronto dell'intero complesso consonante , colle dissonanze
che all'uopo ci si presentano?
Poichè non è da dubitarsi che privando un componimento di al-
cune parti consonanti, o per sfuggire il mal temuto confronto, o per so-
verchia delicatezza di posizione più grave, l'armonia deve riuscire assai
più debole, oltre gli altri inconvenienti che necessariamente ne deb-
bono derivare.
Rimane dunque deciso per mio credere, non meno per le addotte
ragioni che per gli esempi pratici, e le circostanze da cui ci occorre es-
ser costretti e guidati, che a fronte di qualunque dissonanza può stare
l'intiero accordo consonante; non meno nei suoi naturali intervalli che
nelle loro replicazioni .
330
CAPITOLO XXI .
331
Così pure due disposte fra di loro in 6ª possono ingannare il prin-
cipiante, che si farà a credere che sia la 3" con l'8" , e sarà per avven-
tura la 5ª con la 10ª , perchè il grave sarà della 3ª armonia non già
della 2ª.
332
CAPITOLO XXII.
Con tanta e tale frequenza sono stato richiesto quale sia la parte
che prima di tutte le altre si debba stendere in un componimento, che
si abbia a fare , che sono venuto in deliberazione di dirne a tutti il mio
parere, e comunicare il metodo che osservo io stesso . In due sole parole
però dirò tutto.
Quella parte devesi stendere la prima , che fra tutte è la principale.
Ma poichè questo laconismo non sarà forse confacente alla mag-
gior parte dei giovani compositori , conviene perciò che io mi spieghi un
poco più diffusamente :
1 ) Dico adunque, che se il componimento è un semplice ripieno,
dovrassi formare il basso, e sopra di quello poi stendere le altre parti : e
se detto componimento sarà a due cori , si stenderanno da prima i due
bassi, sempre però con il basso continuo munito dei convenienti numeri.
2 ) Se il ripieno deve esser con strumenti obbligati , in tal caso
il motivo negli strumenti , ed il 1 ° violino principalmente devesi stendere
prima di tutto e dopo la sinfonia il basso, che per altro deve secondare
il motivo proposto dagli strumenti acuti.
3) Se il componimento sarà concertato nelle voci , con più sorta
di strumenti obbligati come violini, oboe , corni da caccia, trombe, etc.
etc. , dovrannosi da prima stendere gli strumenti che a vicenda vanno
concertando; e dopo poi il basso cantante e le voci che a vicenda concer-
tano a tenore dell'ordine che gli si vuol dare . Ma il basso continuo non
dovrà mai omettersi , acciò abbiasi presente sempre l'armonia che con-
viene alla data melodia.
333
4) Se sarà poi una fuga di uno, due o più soggetti : convien pri-
ma formare l'intiero piano di essa, e poi pensare alla modulazione, allo
stringimento o allargamento a tenore dell'indole della fuga; poichè non
tutte sono della stessa natura e capaci ugualmente dei medesimi artifici.
5 ) Se sarà un soggetto non fugato, ma di semplici imitazioni
composto, le voci in tal caso dovrannosi stendere le prime finchè sia
formato il piano dell'ideato lavoro ; dopo poi dovrassi trovare l'anda-
mento di melodia a proposito per gli strumenti acuti, che costantemente
vada accompagnando le voci .
6) Se poi si tratta di versetti a voce sola o a due, o a tre etc.:
ideata la melodia che si vuol adattare alle parole (giusta il loro senso) ,
dovrassi stendere la sinfonia e poi le voci; e così a vicenda secondo
l'esigenza e l'ordine della modulazione, fino al termine del versetto.
Sopra di questi particolari casi , potrassi quindi prendere norma per
qualunque altro componimento.
334
CAPITOLO XXIII.
335
Rameau il gran segreto della armonia, e giunse ad intendere e rile-
vare gli artifici che si trovano nei componimenti di Pier Luigi da Pa-
lestrina e degli altri celebri uomini , tanto benemeriti della musica ec-
clesiastica nel secolo XVI ( 1 ) .
Nota Bene : lo stesso ho intrappreso il servizio di questa insigne
Cappella, avendo già formato il mio stile di comporre sul sistema che
tutto appoggiato sul basso fondamentale, in questo mio Trattato ora
descrivo, e vari, ma varii anni dopo mi venne alle mani il Trattato di
Mr. Rameau .
Quantunque però egli non sia nè il solo, nè il primo che abbia
fatta la scoperta del basso fondamentale; sarebbe ciò non ostante da re-
carsi a sua gloria, se ne avesse intesa la natura e la forza : ma per sua
disavventura nè ha smarrito la traccia dovunque si tratta di dissonanze ,
eccettuatene la 7ª.
336
gere in armonia anche tutte le altre parti; e che volendo egli ricono-
scere una sola dissonanza cioè la 7ª , a questa sola riducendo tutte le al-
tre, sostituisce poi alle altre dissonanze tal basso fondamentale, che ne-
cessariamente introduce alcuni suoni che sono estranei all'accordo , o
alcuni ne esclude , che sono propri e integrali dello stesso accordo.
Per altro il basso fondamentale preso nel suo senso più rigoroso,
appartiene solamente al tono maggiore, come si fa manifesto dal 3°
suono, la cui scoperta si deve unicamente e incontrastabilmente al cele-
bre Signor Tartini.
Infatti dati due suoni in 3" maggiore, verbi gratia CE , l 3°
suono risponde C, e se i due suoni siano in 3ª minore : verbi gratia
E G, il 3º suono risponde ancora C , segno evidentissimo che la na-
tura riconosce come sua propria l'armonia solamente di 3ª maggiore . E
concorrono a confermare lo stesso anche la rissonanza della corda so-
nora in 11/31/5 , e la regolare divisione della stessa corda sonora in
1 1/2 1/3 1/4 1/5 etc. , la scala degli strumenti naturali da fiato, cioè trom-
be e corni da caccia.
Ma poichè si fa frequentissimo uso nella musica , del tono mi-
nore, tanto nella moderna quanto nella ecclesiastica, e l'accordo con-
conante di 3ª minore si divide a simiglianza del maggiore nelle tre ar-
monie , cioè 1ª , 2ª, 3ª , perciò si considera la 1ª , che è la base come
basso fondamentale e come tale regge l'armonia in qualunque artifi-
cioso aspetto che si disponga, nè sopra di questo articolo credo che
dubbio possa aversi da chi che sia.
Si oppone però da molti al basso fondamentale dell'accordo di 5ª
minore, mal a proposito per mio credere.
E' cosa certa che la 7ª corda del tono maggiore, e la 2ª del tono
minore, formano un accordo di 3ª e 5ª ambe minori , ed è questo come
gli altri composto di base, di 3ª e di 5ª , e questo accordo viene in uso
come tutti gli altri in qualunque artificioso aspetto .
In esso la 5" benchè minore occupa il luogo della vera 5 " , e non
è nè parte aggiunta, nè accidentale; ma bensì integrale dell'accordo :
quindi è che si adopera come consonanza , non già con le leggi delle
dissonanze .
Ora dunque come mai può negarglisi il basso fondamentale che
ne dirige l'armonia? Forse perchè non può quest'accordo esser base del
tono modale? Ma altra cosa è tono, ed altra e ben diversa è l'armonia :
questa è sostanzialmente composta di 3ª , 5ª e 8ª con la sua base; e qua-
lunque alterazione sopravvenga alle parti integrali, sarà bensì diversa-
mente modificata l'armonia, ma la sostanza dell'accordo rimane sem-
pre nel suo nativo vigore . Fissata dunque la legge e l'esistenza del bas-
so fondamentale nell'accordo di 5ª minore, si intenderà a dovere l'arti-
337
22 · Trattato della Moderna Musica.
ficioso maneggio della 7ª diminuita, che altro non è se non una 7ª
minore che diviene diminuita mediante l'alterazione della base; della
qual cosa può ognuno convincersi nonchè persuadersi considerando
quanto si è detto al Libro 2º, Capitolo 15°, ove si è trattato degli in-
tervalli maggiori e minori, eccedenti e diminuiti . Con la scorta mede-
sima poi del basso fondamentale si intenderà quale sia la natura del-
la 6ª eccedente che nasce dalla 2ª armonia di un accordo di 5ª minore
composta di due 3º una diminuita e l'altra maggiore . E così pure si
intenderà l'accordo di 5ª eccedente col mezzo del basso fondamentale
in ogni artificioso aspetto.
Insomma senza la scorta del basso fondamentale è pressochè im-
possibile di giustamente distribuire l'armonia in qualunque accordo
siasi, principalmente allorchè si accoppiano alle consonanze, una o più
dissonanze, delle quali spesso accade anche il riversamento; e appunto
per la mancanza della mentovata scorta spesso succede la ineguaglianza ,
il decadimento, e un certo vuoto nell'armonia che cagiona poi langui-
dezza, nausea e intolleranza negli ascoltanti.
Rimane dunque deciso che essendo qualunque accordo composto
di base, 3ª e 5ª, deve il compositore aver sempre presente la base del-
l'armonia, che è quanto dire il basso fondamentale. Qui pertanto
mi viene in acconcio di suggerire ai giovani desiderosi di ben com-
porre, che ottima cosa sarà di esercitarsi per qualche tempo nel cavare
le basi, o sia il basso fondamentale dai componimenti dei migliori
compositori, poichè il frutto di un tal esercizio sarà lo scoprire la per-
fetta modulazione e gli artifizi più peregrini , dei quali può farsi uso
per quindi passare a esercitarsi nell'adattare il basso fondamentale ed
anche il basso continuo ad una data cantilena.
338
CAPITOLO XXIV.
---- 339
modo che la melodia ne riesca per quanto si può di buon gusto, e quin-
di nasce bene spesso la necessità di adattare al basso continuo piuttosto
una che un'altra delle parti dell'armonia . Ai principianti però è
necessario dapprima l'esercitarsi per maggior facilità sopra cantilene
semplici, cosichè ad ogni nota vi si richieda una nota di ugual valore
nel basso .
Sembrerà ad alcuno che questo esercizio sia lo stesso che quello
di scrivere nota contro nota a due voci, come porta la comune costu-
manza; ma assai diverso è il caso nostro, poichè noi intendiamo che lo
studioso sappia che l'armonia procede per via di cadenze, e però non
a caso devesi fissare e disporre il basso continuo in uno dei mentovati
intervalli, ma sempre relativamente al basso fondamentale.
Esercitato poi a sufficenza sopra le semplici cantilene , dovrà intra-
prendere di formare il basso continuo anche sopra cantilene meno sem-
plici, e procedendo quindi alle più spezzate ed ornate , rendersi atto a
formare il basso continuo sopra qualunque cantilena ; e reso abile e si-
curo in tale esercizio, troverassi molto avanzato nella scienza pratica del
contrappunto .
Ma passando a simil sorta di cantilene , deve avvertire alle note
di passaggio, cui suol darsi l'odioso nome di cattive senza ragione .
Le note di passaggio sono per lo più discordanze, e con questo
nome si distinguono dalle dissonanze di cui occupano bensì il luogo;
ma non offendono come queste l'udito soltanto perchè passano e sfug-
gono, mentre occupano nella battuta i luoghi intermedi ai tempi in
cui trovasi divisa.
Nel tempo ordinario, verbi gratia, che è formato di * /4 , la di-
scordanza ne occupa 1/8 ; ma sempre nei numeri pari che sono in-
termedi ad ogni quarto della battuta . E qui si vuol far osservare allo
studioso, che nella battuta del tempo ordinario, i numeri pari cedono
agli impari . Infatti dei * / il 1 ° e il 3° sono energici , e vigorosi , atti a
sostenere il peso delle dissonanze in legatura, laddove il 2° e il 4° sono
languidi, nè possono soffrire energia e vigore; e però in questi tempi
secondari degradando si risolvono le dissonanze.
Così pure nel tempo ternario le discordanze occupano il luogo dei
numeri pari, perchè nel tempo, verbi gratia, di 3/4 , delle 6 crome le
tre impari sono consonanti e le tre pari sono discordanti.
Ma se la battuta procede per tre semiminime seguenti , possono
esser discordanti la 2ª ed anche la 3" . E qui mi viene a proposito di
far osservare ai principianti che il tempo ternario è di indole partico-
lare, atteso chè dei ³/4 o sia tre tempi , il 1 ° è il principale e il domi-
nante , il 3º è secondario, e corrisponde ai tempi pari del tempo ordi-
nario; ma il 2° è promiscuo .
340
Di fatto il 1 ° tempo si dimostra costantemente primario e domi-
nante nel sostenere qualunque dissonanza in legatura . Il 2° poi viene
chiamato da me promiscuo, perchè ha forza di sostenere la dissonanza
in legatura, e serve anche alla risoluzione delle dissonanze che si le-
gano sul 1º tempo .
Quindi ne viene per mio credere, che dovrebbesi abolire il con-
sueto modo di dare la battuta nel tempo ternario, e invece di tenere due
tempi nel battere della mano ed una nel levarla, dovrebbesi tenere uno
solo nel battere e due nel levare della mano.
E da questo mio metodo ne risulterebbe maggior comodo nell'ese-
cuzione, principalmente nei tempi larghi e posati. Ma osta l'uso co-
munemente invalso ed io ne parlo per propria esperienza : li ho posti
in pratica e in breve mi sono rimesso all'uso comune per condiscen-
denza; questo però non è il solo abuso che abbia acquistato forza di
legge .
Avvertendo dunque alle note di passaggio, per ritornare al propo-
sito nostro del basso continuo, devono giusta la loro indole passare
sotto l'armonia della nota consonante del basso continuo, e in tal guisa
dal minor numero di note nel basso col maggior numero di quelle della
data cantilena, ne risulterà l'ottimo effetto, che deve prodursi da due
diversi movimenti fra loro ben combinati; e talvolta si farà uso anche
di un basso spezzato da alcune pause supplite dal violoncello o da soli
contrabassi .
- 341
trappunto, ma io tengo che un organista, deve sapere ben accompagnare ,
essendo questo il suo precipuo dovere, mentre per quanto fosse un
qualunque composizione .
342 ―
CAPITOLO XXV.
Fra le sette ottave di specie diversa che nascono dalla scala diato-
nica , quella di B mi ha la 5ª minore in ragione di 45 a 64 , che dalla
maggiore e vera 5ª che è consonante, degrada di 128 a 135 , onde pros-
simamente trovasi esser fra loro la differenza tra 18 e 19.
La 5ª minore occupa nell'accordo di B mi il luogo della 5ª
consonante e la rappresenta formando con la 3ª minore e l'8" un
intero accordo simile agli altri sei : divisibile anch'esso in 1ª, 2ª e 3ª
armonia, e quindi nasce che nella pratica si usa come consonanza , nè
soggiace alla legge delle dissonanze.
Aggiungasi che la 5ª minore di B mi è quella stessa, che nel-
l'accordo di G sol re ut forma la 7ª minore, che si usa perpetua-
mente senza preparazione e legatura con ottimo effetto .
Se dunque usata come vera dissonanza gode siffatto privilegio,
molto più dovrà goderne occupando la sede e rappresentando la vera 5ª .
A gran ragione dunque devesi chiamare questa una dissonanza
consonante, o vero una consonanza dissonante.
Lo stesso deve dirsi anche della 4" maggiore che è il suo compi-
mento all'8ª . Entrano in questa classe anche la 3ª e la 4ª ambe di-
minuite, e così la 5ª e la 6ª ambe eccedenti; ma poichè queste non
hanno luogo nel genere diatonico bensì nel cromatico solamente : per-
ciò basterà per ora l'averle accennate.
Nella 9ª minore (vedi Libro I° , Capitolo 34°) che si forma da due
5º, l'una maggiore e l'altra minore sussiste la dissonanza, quantunque
non vi sia giusta e vera proporzione geometrica; v'ha nondimeno abbon-
devol diritto la dissonanza, allorchè posti in uno due accordi si distrug-
--- 343
ge la legge dell'unità dell'armonia : punto tanto essenziale che qualun-
a
que volta manca , tosto nascer deve dissonanz .
Non si uniforma dunque il mio parere con quello di Mr. Rameau ,
che chiama consonanze dissonanti la 5ª unita alla 6ª e la 3ª unita
alla 4ª.
Dico che delle due unite, l'una è vera consonanza e l'altra vera
dissonanza , bensì in tal caso la dissonanza viene rappresentata da nu-
mero consonante : ma accade altresì che bene spesso le consonanze
vengano rappresentate da numeri dissonanti.
344
CAPITOLO XXVI .
L'uso delle dissonanze è un artifizio musico, per cui sotto certe leg-
gi si accoppiano alle consonanze una o più dissonanze .
Infatti l'armonia che formasi di sole consonanze è grata bensì e
soave : ma continuata a lungo diviene sdolcinata e giunge anche a sve-
gliare noia.
Per evitare dunque questo inconveniente si sono avvisati i musici
di far uso anche delle dissonanze, acciò l'armonia piccante di quelle , rial-
zasse la gioconda sensazione delle consonanze.
Ma poichè un contrasto ed un urto subitaneo troppo ferirebbe
l'udito, perciò con ottimo avvedimento hanno stabilita legge che deb-
bano esser preparate, legate e degradando risolute .
La prima, la più ovvia e famigliare fra tutte le dissonanze è certa-
tamente la 7ª; questa pertanto a gran ragione presumesi esser stata la
prima posta in uso; quindi l'11ª detta comunemente la 4ª , dopo que-
sta la 9ª e finalmente la 13" . Questa però la 13" che pur trovasi fre-
quentata dai compositori del 1500 , presentemente è quasichè ignota :
nondimeno chi ne conosce il pregio ne sa anche ricavar l'utile .
Codeste dissonanze però , debbono di proposito e parcamente ado-
perarsi, cioè dove in acconcio cadono per la qualità del componimento,
per l'armonia , per la melodia, per le dovute risoluzioni , per l'espressione
e per ogni altro giusto riflesso che all'avveduto compositore si affacci .
Si insegna poi comunemente che la 7ª si risolve in 6" , la 9ª in
8 , la 4* in 3 ; cioè l'11 " in 10ª , e questo insegnamento, benchè fal-
lace io l'ammetto perchè prudente .
Lo dico prudente , perchè in tal modo un principiante capisce to-
- 345
sto e vede cosa sia risoluzione. Lo dico poi fallace, perchè qualunque
dissonanza si può risolvere in qualunque consonanza, purchè degra-
dando passi alla consonanza .
La legatura delle dissonanze deve cadere nel tempo forte e di per-
cussione, che si dice anche primario, e per conseguenza nei tempi de-
boli e secondari solamente possono aver luogo la preparazione e la ri-
soluzione .
Delle quattro dissonanze , tre cioè la 9ª l'11 " e la 13ª vanno sog-
getto al rigore dell'enunziata legge ; non così la 7ª , e però di questa
tratteremo particolarmente affine di non confondere la studiosa gio-
ventù.
La preparazione tutta consiste nel fissare nell'antecedente accordo
alla dissonanza un suono consonante , che continuato nel susseguente
accordo cui non appartiene per l'armonia consonante, diviene disso-
nante, e in legatura; e discendendo finalmente di tono o semitono, onde
si unisca ad una parte integrale del terzo accordo, s'intende risoluta .
fot tet
Be
3 9 8 6 6 9 8
33
Esempio 40
346
CAPITOLO XXVII .
347
6° - Può trasformarsi in consonanza senza discendere e stando im-
mobile.
19
3: minore 3: minore.
Esempio 5º
348 —
Ma di ciò si è parlato abbastanza nel Libro 2º ai Capitoli 13° e
14° e seg:
Poichè dunque la 7ª che è propria di B mi conviene in so-
stanza con quella che è propria della 5ª corda G : non è meraviglia
se anch'essa può usarsi di balzo, senz'esser legata, nè preparata.
Ma non per anco abbastanza si è parlato della 7ª di 9 a 16 , poi-
chè si manifesta inoltre divisa in due quarte nella geometrica propor-
zione continua di 9 12 16 ; e così formata si ravvisa nel riversa-
mento della 9ª , la cui figura si vede nel Capitolo IV° di questo Libro
e nella stessa guisa si manifesta nell'uso dell'11 " , ove chiara scorgesi
nella terza armonia della corda , cui è appoggiata questa dissonanza .
Pure formata così di due quarte, va soggetta al rigore della legge ;
perchè è la 9" o l'11 " che in virtù del musico artificio si presentano
all'occhio in figura di 7ª.
Ora dunque può rilevarsi la necessità di trattare separatamente
di questa dissonanza, benchè come più famigliare delle altre , sembra
possa a taluno la più facile ad intendersi .
- 349
CAPITOLO XXVIII .
350
Per le modulazioni basteranno le tre corde principali cioè : 1ª 4' 5ª ,
affine di non rendersi stucchevoli con la soverchia prolissità.
Se però il soggetto, essendo del modo maggiore verbi gratia, può
adattarsi anche al modo minore e viceversa , si potrà in tal caso farlo
sentire in una corda minore; omettendo la 4ª o 5ª corda maggiore .
Nel passare poi da corda a corda , conviene di avvertire di non la-
sciare mai il soggetto principale, introducendo altre cantilene : come
purtroppo si pratica da alcuni .
Le parti debbono senza dubbio avere le loro pause, non solamente
per dar respiro ai cantanti, ma inoltre per dar vigore all'armonia e dar
forza al soggetto nel rientrare delle parti, e perciò non dovrassi mai
dopo la pausa far rientrare parte alcuna, se non con lo stesso soggetto.
La fuga poi per modo di epilogo, deve restringersi verso il fine
e se sia possibile, dovrà ciò farsi sopra la 5ª corda, prolungata a diverse
battute, cui si adatterà tutta l'armonia di cui è capace; non già facen-
dosi lecito (come purtroppo da molti suol farsi) di adattarci ogni sorta
di intervallo e di legatura, salvandosi col dire che sopra il pedale è le-
cita ogni combinazione d'armonia.
Le leggi del contrappunto debbono , per mio parere, osservarsi sem-
pre da principio sino al fine , e il fare altrimenti è una licenza ardita e
senza scusa .
Si vogliono premettere alla fuga poche battute in tempo largo.
Ma anche in questo proposito è invalso l'abuso, mentre nulla ha che
fare il grave che alla fuga suol premettersi .
Dico pertanto che codesto grave fa le veci di prologo o esordio,
e però con le poche battute che si premettono deve annunciarsi il sog-
getto della fuga; non già qualunque cosa a capriccio.
Gli strumenti ordinari, cioè i violini sta bene che vadano con le
parti servendo loro di rinforzo .
Per gli oboe, quando siano obbligati al componimento, si può for-
mare un andamento fra di loro alternativo ed uniforme al possibile ;
ma le trombe e i corni da caccia rimangono sempre in libertà di far
ciò che possono, attesa la loro imperfezione relativamente alla nostra
scala .
I bassi , tanto violoncelli che violini e fagotti , devono andar col
basso cantante ; senonchè i violini e i fagotti essendo la penultima no-
ta prolungata a più battute, sta bene che lasciato il basso cantante,
vadano col basso continuo cioè con l'organo.
Fin qui si è parlato solamente dei soggetti semplici , ma se ne for-
mano dei doppi ancora, cioè accoppiando al soggetto uno od anche più
contrasoggetti. Questi però non debbono introdursi per così dire a for-
za, onde se vi combinano con naturalezza : bene; se no : meglio sarà
351
farne a meno, dovendosi aver sempre in vista la chiarezza dell'armonia,
che dall'introduzione forzata di tal contrasoggetto , facilmente può ve-
nir offuscata .
Si possono far dei soggetti cantabili con le stesse leggi press'a poco
delle fughe; senonchè gli strumenti sta bene che siano obbligati con
una cantilena ostinata , cioè simile a se stessa dal principio al fine; la-
vorando i violini assieme o vero alternativamente . Così pure si farà del
basso continuo e delle violette . Che se volessero obbligarsi gli strumenti
(come nelle rigorose fughe) a suonare con le parti, riuscirebbe in tal
caso troppo languida la sinfonia principalmente in un tempo largo.
Ora per dire tutto in epilogo :
352
CAPITOLO XXIX .
(1) Numerosi saggi di fughe del P. Vallotti sono stati pubblicati nel Trattato sopra
le fughe musicali » (Vol . I e II) dal P. Luigi Ant. Sabbatini O. F. M. Conv. , Venezia
1802 [N. d. E. ] .
353
23 . Trattato della Moderna Musica.
CECD B
fa la fa sol mi
0908
GEE C F ED C
Proposta :
sol mi do fa mi re do
C B G C B A G
Risposta : fa mi fa mi re do
do
G E F E
Proposta:
sol mi fa mi
Basi : GCFC
C B C B
Risposta:
fa mi fa mi
Basi: C G C G
Do C F G
Re : D GA
Mi E A Bh
Fa F Bb C
Sol G. C Ꭰ
La A D E
354
30
Dato il soggetto : GE A D G C
Basi d'armonia : g c a d g
Risposta: C BE A DG
Basi d'armonia : c e a d
g g
Basi: C d-g
!
Basi :
80
a- d
355
CAPITOLO XXX.
Dell'imitazione
etc.
Esempio 60
356
etc.
Esempio 70
- 357
CAPITOLO XXXI .
L'uso più trito di due cori è quello dei Salmi , Messe, Litanie etc.
senza concerti per il quotidiano servizio della Chiesa.
In questo genere, fra quanti ne abbiamo, si distinguono le opere
di Giovanni Paolo Colonna.
Unità e varietà sono i due perni della musica; e però le stesse pa-
role replicate da ambi i cori, devono esser obbligate bensì, press'a poco
alla stessa melodia ; ma in varie corde trasferita, giusta l'esigenza della
modulazione.
(1) Il primo a comporre a due cori, fu il Padre Mo. Ruffino Bartolucci O. F. M. Conv.
... « P. Mo. Ruffino Bartolucci, oltre l'essere teologo, fu anco musico eccellente, onde
fu lode del suo ingegno, che dove li antichi non cantavano se non pieno a tutte voci,
gli tolse dall'antica armonia dei più vecchi contrappuntisti quella abituale durezza, e con
il far sentir a tempo separatamente le voci, rese il canto più gustoso all'orecchio; invenzione
del suo ingegno, ricevuta con applauso, e praticata con universalità di consenso fino ad
oggi » (Giov. Franchini, Bibliosofia e Memorie letterarie, Modena 1693 , pag . 600).
La data complessiva della sua attività musicale può essere delimitata dal 1500 al 1540
(Tebaldini - Archivio musicale della Cappella Antoniana di Padova 1895 e Casimiri
Musica e musicisti della Cattedrale di Padova, Roma 1942). [N. d. E.] .
358 —
imitazione; e poichè le dissonanze per quanto si può, devono esser le-
gate, perciò serve codesta anticipazione delle parti ad evitare il ribatti-
mento della nota obbligata alla legatura; mentre entrando tutte contem-
poraneamente le parti con il basso, nel pronunciar la parola necessaria-
mente deve ribattersi la nota invece di sostenerla.
In questo stile di scriver a otto voci , non serve di mendicare e fre-
Nello stile concertato poi , oltre quelle delle accennate regole che
ad ogni stile sono comuni , come a dire tutte le otto voci in armonia :
schivare le frequenti repliche di uno nell'altro coro : disporre al possi-
bile in legatura le dissonanze : formar le parti con naturali cantilene .
E vi si richiede inoltre che i bassi siano più ornati e le loro can-
tilene siano maestose, e per spiegarmi meglio dirò che i bassi del Co-
lonna, tuttochè ottimi per due cori di Salmi pieni , non avrebbero tutta
la dignità che richiedesi per componimenti concertati .
Infatti, poichè ogni stile ha il suo particolare carattere, così a nor-
ma di ciascheduno devonsi lavorare i bassi , che sono la parte principale
del componimento e forse la sola che li caratterizza .
L'armonia pure deve esser più ricercata in proporzione del senso
delle parole : lungi però ogni affettazione .
Insomma codesto stile deve esser armonioso, nobile insieme e va-
go, onde si distingua dallo stile famigliare dei semplici componimenti
a otto voci piene.
359
CAPITOLO XXXII.
360
rissimo, perchè altri non ne conoscevano, nè potevano conoscere; ignoti
come erano a quei tempi i due modi armoniali maggiore e minore, che
solamente nei primi anni del presente secolo fuorno scoperti.
Erano dunque forzati gli antichi compositori all'uso dei modi co-
rali, non perchè sieno questi di sostanza ed inseparabili dallo stile da
cappella; ma perchè altri modi non conoscevano , nè potevano usare.
Possiamo noi dunque scrivere in stile da cappella servendoci dei
due modi armoniali, qualora si formino le cantilene sulle traccie di quel-
l'aureo secolo e di quei venerandi scrittori; e volendo si potranno for-
mare dei canoni, come essi facevano; poichè per tal sorta di artifici è
libera la scelta del modo.
Pel contrario, sarebbe ridicola affettazione lo scrivere con nota
bianca e tempo tagliato, qualunque fuga o componimento formato con
la moderna usuale melodia . Sua suis.
II III Libro dei Salmi del Colonna sta bene, scritto com'è con
nota bianca e tempo tagliato ed ugualmente bene stanno scritti nel
tempo ordinario il 1° e il II°. Prendo questi in esempio perchè
mani di tutti ed agevole il confronto.
Prima di dar fine a questo Capitolo , sembrami opportuno di parlar
anche del modo di battere i componimenti in stile da cappella, esami-
nando quale delle usate due maniere sia la più ragionevole .
Sono sinonimi : tempo alla breve e tempo da cappella .
Una breve o equivalente figure richiedonsi per compiere una bat-
tuta; dunque delle due semibrevi : una nel battere l'altra nel levare della
mano, e delle quattro minime, due nel battere e due nel levare .
Dunque la battuta deve darsi in quattro quarti come nel tempo
ordinario ; e siccome tutte le figure nel tempo alla breve perdono la
metà del suo valore, lo stesso accade anche alle pause.
Questo lodevole costume si conserva in Venezia ed in Padova e
forse in altri luoghi : ma comunemente è invalso l'uso o abuso che vo-
gliamo dirlo, di battere in due tempi facendo di una due battute; e per
compimento dell'abuso dividono alcuni ogni battuta in due anche nello
scritto.
E poichè tempo da cappella o tempo alla breve sono sinonimi,
ignorando alcuni il giusto significato dei termini, precipitano la battuta
ed intessono disordine sopra disordine .
Gli antichi certamente davano la battuta in quattro quarti, ed age-
volmente può rilevarsi questa verità dai libri di quegli autori che tut-
t'ora abbiamo.
Infatti si vede che ovunque sono pause intere e frazioni-pause,
queste ora precedono ora susseguono le intere e bene spesso una fra-
361
zione precede ed un'altra sussegue; indizio manifesto che sono frazioni
variamente disposte ad effetto di compiere la battuta come qui si vede :
Esempio 80
Esempio 90
362
CAPITOLO XXXIII .
Gli artifici più fini sono riservati ai professori più consumati che
avendone piena cognizione, sanno anche quando e come devono pra-
ticarsi ; e perciò ai principianti non devono comunicarsi , affine di impe-
dirgliene l'abuso che il fuoco giovanile porterebbe a farne .
Ciò premesso dico che la legge generale di degradare con le dis-
sonanze, ammette varie eccezioni.
363
affine di evitare l'apparenza ed un equivalente di due 8º, sono compu-
tate fra gli artifici riservati e infatti non devono farsi, se non al caso
di bisogno nelle varie occorrenze, ove rendansi necessarie per qualche
giusto titolo.
Per altro la dissonanza ha gran forza per annientare la sensazio-
ne insipida di due 8 consecutive nell'armonia.
Una dissonanza può anche raddoppiarsi, adattata a due diverse
parti; mentre una la risolve degradando, l'altra la risolve ascendendo :
ma simile artificio deve riservarsi ove la moltiplicità delle parti può ri-
chiederlo, exempli gratia, scrivendo a otto o più voci .
Codesti simili artifici però devono praticarsi fra una parte acuta
o mezzana col basso; cioè il basso deve sempre subentrare nelle corde
di risoluzione pressochè in tutti i casi suddetti : atteso che, dovendo la
risoluzione esser sensibile, nessuna delle quattro parti lo è più del basso;
e lo stesso si vuol dire anche dell'organo.
Raddoppiata l'11 in modo che veggasi, come a suo luogo in una
parte acuta e nello stesso tempo riversata nel basso, dico che mentre
la parte acuta la risolve discendendo di grado, il basso può risolverla
discendendo per salto di 4ª e non sarà errore nè licenza .
Infatti l'11 " riversata nasce da due 5 “, delle quali la grave è l'estra-
nea ed aggiunta e perciò dissonante .
9
6
La sua forma è : 6. Se dunque è la dissonante , dovrà ri-
4
4
solvere il 4 nel 3 , ed in tal guisa si passerà dalla proporzione geometrica
4 6 9 3 6 9
e dissonante : all'armonica e consonante :
F C G C C G
364 ―
CAPITOLO XXXIV .
365
trina delle basi dell'armonia, non sarebbe certamente ricorso al fanta-
sma dell'accordo per imprestito .
Quanto poi agli accordi per supposizione , neppure doveva sognar-
seli , se avesse ben inteso il sistema delle dissonanze e l'indole loro,
che è di riferirsi tutte ad una sola base; e nientemeno della 7ª hanno
la 9ª e l'11ª e la 13ª luogo in tutte le parti dell'accordo consonante
ed egualmente si riversano, come già ho detto e spiegato nei Capitoli
3º, 4º, 5º e seguenti di questo Libro.
Perpetuamente parla l'autore suddetto del basso fondamentale, che
io chiamo base dell'armonia ; ma poi quante contraddizioni sbucano
nei suoi precetti ?
Il suo basso fondamentale spesse volte sta al disopra del basso
cantante e del basso continuo : la qual cosa non può giustamente ac-
cadere, se non nel caso del riversamento della 7ª che per natura sua
trovandosi collocata sotto l'8 " , nel riversamento trovasi sotto la base del-
l'armonia .
Osservasi inoltre che il suo basso fondamentale, che non dovrebbe
5
mai seco portare se non e le dissonanze aggiunte, bene spesso
3'
porta seco altri suoni che in niun modo appartengono alla semplicità
dovuta al basso fondamentale.
La qual cosa scorgesi nei suoi esempi e più diffusamente nel suo
« Laboravi clamans » , Libro 3º , pagina 341 , e ridotto alla semplicità di
7
5
O 5 nascono poi cacofonie orrende.
3
3
Pel contrario con le mie basi formasi un vero e giusto basso fon-
damentale, che sempre conserva il luogo suo nel grave eccettuatone il
rivolto della 7ª; e regge in armonia qualunque artificioso maneggio di
ciascuna dissonanza e di più dissonanze ancora : mantenendo costante
la prima armonia alla base dovuta , in modo tale che eseguito sullo stru-
mento da tasto le mie basi anderanno sempre di concerto con tutte
le parti .
Sarebbero dunque una stessa cosa il mio e il suo basso fondamen-
tale, se gli accordi per imprestito e per supposizione non glielo sfigu-
rassero.
366
CAPITOLO XXXV.
367
vengono a distruggere l'unità del modo : poichè in tal caso l'orecchio è
distratto e sospeso non sapendo nè potendo distinguere se il modo nel
sopra- posto esempio sia di C sol fa ut, o vero di G sol re ut ,
che però peccando il compositore contro l'unità e la varietà insieme; ne
nasce un urto, una distrazione, una ripugnanza che lo ributtano e lo
infastidiscono .
Sono vietate anche le due ottave seguenti, come due unisoni
e queste soltanto perchè in tal caso si contravviene al precetto della
varietà delle cantilene, che essendo unisone o equisone se sono due
ottave, rimane snervata l'armonia e priva di quella maggior forza che
potrebbe avere.
Peccano dunque i due unisoni e le due ottave contro una delle
leggi : la varietà, ma in modo diverso dalle due quinte ; perchè vengono
a formare una sola cantilena, e perciò non fanno alcun sinistro effet-
to nell'udito .
Accade per altro alcune volte che il compositore di assoluta e de-
terminata volontà, faccia uso di cantilene intiere o all'unisono o all'8"
sia negli strumenti che nelle voci; ma non è questo il caso del divieto.
Soltanto si condannano come errore di contrappunto le due ottave
in un componimento, ove l'impresa sia di dar varie cantilene a ciasche-
duna voce o strumento .
E per spiegarmi ancora meglio, dico che essendo la moderna mu-
sica appoggiata , anzi fondata in 8" composta di due tetracordi simili
da un tono disgiunti, se una cantilena è contenuta nell'inferiore tetra-
cordo, certamente una simile non può formarsene nel superiore tetra-
cordo a un tempo stesso; poichè in tal caso , portando ciascuna canti-
lena le sue proprie basi, si verrebbe ad introdurre nella musica una
specie, direi, di manicheismo; mentre si introducono nella stessa ar-
monia, che da contrari movimenti delle voci deve esser formata , due
cantilene che sono una cosa stessa quanto all'intervallo delle voci , ben-
chè per una quinta distanti, e per conseguenza due principii sono
fra di loro in contrasto .
La stessa ragione per cui sono vietate le due quinte seguenti, an-
nunzia il divieto delle due quarte; ma con minor rigore, potendosi farle
alcuna volta fra le mezzane voci, quali sono il contralto e il tenore.
Nasce la mitigazione della legge da che la 4ª è una consonanza
368 —
L. Soressi. Monumento a Tartini . Convento del Santo . Padova
369
24 . Trattato della Moderna Musica.
Così se il tempo sia 1/3 , non basta una minima; se sia 2/3 non
basta una semiminima e così degli altri tempi .
Per la stessa ragione non devono vietarsi due quinte nei minimi
tempi della battuta, atteso che non ha forza la nota che occupa un tem-
po minore di una parte integrante del tempo dato, non ha forza dissi
per formar due quinte quali sono le vietate nell'armonia : poichè di tal
sorte se ne possono lasciar correre senza scrupolo, accadendo spesse volte
370
B col b ; e di ciò ne da sensibilmente la traccia il diverso solfeggio di
queste due terze, poichè : l'una legge Fa La , mentre legge l'altra
Sol Mi , o secondo l'uso oltramontano Sol Si .
Ciò che più facilmente si intenderà nel seguente esempio :
la mi
8 bg
fa sol
Esempio 100
371
CAPITOLO XXXVI .
372 ―
E in tutti gli accennati movimenti sussiste e regna la neces-
saria varietà .
(2) Ut cytharedus ridetur, chorda qui semper oberrat eadem» . Ars pöetica, vv. 355-356.
373
tiva fra le parti che rispondono mentre da prima avevano proposto,
e in conseguenza la nuova armonia che ne risulta.
6° Altre molte specie di varietà ammette la musica di cui a tempo e
a luogo conviene far uso .
Così i motivi proposti da strumenti devono essere continuati
non sempre in identità ma spesso in rassomiglianza .
Passando poi da un versetto all'altro nei Salmi o altra simil
cosa, non è da trascurarsi la varietà dei tempi, qualora vi si adatti
il senso delle parole . Così pure la successione del contrappunto di
varii generi reca nei componimenti una delle dilettevoli varietà.
É molti altri modi possono affacciarsi al compositore giusta le
circostanze onde lodevolmente introdurre varietà nei suoi compo-
nimenti.
Nel teatro poi si introduce una varietà per dir vero assai di-
lettevole col mezzo degli strumenti pizzicati e dei sordini : ma da
una tale varietà devono onninamente astenersi i compositori di
Chiesa atteso che la santità del luogo non permette o più tosto
abborrisce questi modi profani, esigendo sempre in ogni sua parte
gravità e decoro.
Insomma per ogni conto introdur conviene una varietà ma-
schia e modesta, che insieme con l'unità del modo formi un com-
posto dilettevole, ragionato e maestoso .
Questa è la verità che convien al vero stile da Chiesa.
374 ― .
CAPITOLO XXXVII .
tale, che le parti siano tutte tra di loro convertibili : così che la parte
acuta possa diventar grave e la grave acuta e quindi mediante una
I tre mentovati sono però i più rinomati e stimati sopra degli altri .
Ciò nonostante io francamente sostengo che nè pure i contrap-
punti doppi alla 10ª , 12ª , sono da porre in uso e liberamente asserisco
non darsi vero contrappunto doppio se non quello all'8ª .
Comincierò dall'esclusione del contrappunto alla 10" , passerò poi
a quello alla 12ª e finalmente dimostrando esser il vero e solo contrap-
punto doppio quello all'8 " ; tratterò delle sue vere leggi e giuste regole,
onde pongasi nel più chiaro lume una verità di tanta importanza nella
musica.
- 375
punto doppio, per la ristrettezza e angustie onde trovasi legato e ristretto
il compositore .
Il contrappunto alla 10" sembra che lasci un po' più di libertà e
però viene reputato essere tutt'ora uno di quelli che merita di farne
conto ed uso . Io però non ne sono ugualmente persuaso, anzi lo reputo
improprio assai e nemico della giusta e buona armonia .
Infatti dal sottoposto confronto dei numeri si vede :
83
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
10 9 8 7 6 5 4 3 2 1
Si vede dissi che restano vietate le due terze e le due seste se-
guenti, atteso che nel riversamento si trasformano quelle in due ottave
e queste in due quinte : l'una e l'altra coppia esclusa già dalle buone
leggi dell'armonia .
Non due decime perchè divengono due unisoni .
Non la 9ª , risoluta in 10ª come accade allorchè , mentre risolve
l'acuto degradando, il grave discende di 3ª perchè ne risulta una in-
sulsa melodia e disposizione di parti , e se vi sia una serie di codeste
none e così disposte, non mancherà taluno di ravvisarvi inoltre una
specie di varie seguenti ottave .
Non finalmente due quarte, atteso che nel riversamento risultano
due settime, che se non sieno di specie diversa non si accordano con
le leggi della buona armonia .
Inoltre si passa da un tono all'altro qualora si rovescia il con-
trappunto alla 10ª
10" , onde ne segue che le due parti formano una modu-
lazione affatto diversa, allorchè il grave diviene acuto e l'acuto si tra-
sferisce al grave.
Ora è certo che nel riversamento deve esser costante la modula-
zione e l'armonia deve esser varia , ma non già di nuova specie.
La natura ama bensì la varietà, ma vuol sempre conservata l'unità .
Nè basta l'identità delle cantilene , per conservare la vera unità,
poichè quella è un'unità materiale e di sola apparenza : non quale è
richiesta dalla natura.
Essa vuole unità formale e sostanziale che nell'identità della mo-
dulazione e dell'armonia principalmente consiste.
Oltre di ciò è cosa certa che la cantilena dipende dalle leggi della
melodia e questa ha la sua base nell'armonia; sicchè variata l'armonia
più non sussiste la melodia se non quanto all'estrinseco.
La corteccia è la stessa, ma la sostanza non è la medesima, cosic-
chè potrebbesi acconciamente assomigliare alla stessa maschera da di-
376
verse persone successivamente indossata, che quanto all'esterno ed al-
l'apparenza rappresenta un solo uomo; benchè infatti siano diversi .
Sarà dunque il contrappunto alla 10ª uno scherzo ingegnoso, ma
inutile ed infelice : da non apprezzarsi nè imitarsi .
Le ragioni tutte che finora si sono addotte, servono ugualmente ad
escludere dal vero contrappunto doppio anche quello alla 12ª , ma poi-
chè richiede questo alcune sue particolari restrizioni diverse affatto da
quelle del contrappunto alla 10ª : perciò anche di esso in particolare
e specificatamente convien trattare .
Il contrappunto alla 12ª è quello di cui anche oggidì da molti
studiosi di musica si fa gran conto, essendo fra tutti gli altri reputato
il migliore : ma questo pure abbonda di imperfezioni , attesa l'inetta
trasformazione degli intervalli e per le ristrettezze in cui trovasi il com-
positore come dalla seguente serie e confronto di numeri si può dedurre :
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1
(1) Institutiones Harmonicae, Liber 3º, Parte 3ª , Caput 62º ed il Fux : Exerc. Vº,
Lectio 7ª, Carta 193.
377
delle dissonanze in legatura, vale a dire della più dilettevole parte
della musica e restringersi ad un'insipida armonia quale si è quella di
sole consonanze composta, qualora seguiti per tempo notabile.
Il Fux trattando di questo contrappunto alle carte 298 dice che
si può usare la 6ª sincopata, quantunque sciolta usar non si possa : e
qui confonde in uno la sincopa e la legatura; pur senza dubbio v'è tra
re e la
di loro una gran differenza cioè quanta deve esserne tra il gene
specie, poichè ogni legatura è sincopa : ma non già il contrario.
E che così sia è facile il rilevare qualora si consideri che la lega-
tura obbliga la nota legata a discendere per grado , laddove la sincopa
lascia tutta la libertà di ascendere o discendere o per gradi o per salti
indifferentemente .
1 2 3 4 5 6 78
8 7 6 5 4 3 2 1
Codesti numeri sono così disposti che presi due tasti sul cembalo
378 —
in un dato intervallo, portando poi il grave in acuto per una 8ª o l'acuto
al grave, ne nasce l'intervallo suo corrispondente.
Exempli gratia : prendendo due tasti nell'intervallo di 5ª , pontato
poi il grave in acuto o l'acuto nel grave, ne nasce la 4" e così degli altri.
Quindi si fa manifesto che siccome due quinte seguenti sono vie-
tate nel contrappunto in genere e sciolto : così devono sfuggirsi anche le
due quarte nel contrappunto all'8".
Questo precetto, lungi da pregiudicare la buona armonia , la ri-
duce anzi a miglior perfezione : di che ne sia prova ciò che altrove già si
è detto non doversi usare le due quarte, se non di rado e solamente
con le parti medie come sono il contralto e il tenore .
Dal Fux poi si vieta bonamente alle carte 175 nel contrappunto
all'8 " si vieta dissi , la 5ª , poichè nel riversamento diviene 4" e la 4ª
dic'egli è dissonanza .
Non sapeva l'
autore che la 4" è il compimento della 5ª all'8 " , che
però non è nè può essere dissonanza , mentre un suono consonante
con un estremo dell'8ª , è di sua natura consonante anche con l'altro
estremo ; essendo gli estremi due suoni dell'8ª equisoni .
Un altro precetto del contrappunto doppio all'8 " si è che le parti
non oltrepassino l'8 " , ed è plausibile la ragione, che se ne adduce. In-
fatti mediante il contrappunto doppio si esige una differente armonia
nell'inversione delle parti : ma se queste oltrepassano l'8" , l'intento non
ssa tra il
si ottiene, poichè non si fa maggior diversità di quello che pa
semplice e il composto intervallo.
Tuttavia non perciò dovrà mai storpiarsi una cantilena , nè perder
l'occasione di un bel passo per tal ragione , mentre in sostanza devesi
e
soprattutto avvertire che non vi sieno sconciatur nella melodia e nel-
l'armonia : e sarà sempre meno male che non vi sia alcuna volta la bra-
mata varietà , che di far sentire delle durezze o simili altri difetti nel
to
contrappun .
Qui forse mi si opporrà che in tal caso non è più contrappunto
doppio; ed io rispondo che lo sarà ciò nonostante, perchè la cantilena
che era propria di una parte è divenuta propria dell'altra , e quella che
era acuta s'è fatta grave e la grave acuta.
Ciò premesso e supposto dico che elaborato e perfezionato il con-
trappunto all'8" : da esso risultano necessariamente anche i contrappunti
alla 12" , alla 10" ed altri ancora, benchè ciò non accada rigorosamente
nel modo e forma che comunemente suole intendersi .
Infatti proposta una fuga o altro soggetto lavorato in contrappunto
all'8 " , dovrà certamente quel tale soggetto esser modulato e trasferito
alle subordinate corde, fra le quali la 5 " , è una delle principali .
Dico pertanto che trasferito il soggetto dalla prima corda alla 5ª
379
corda, anche il contrappunto resta trasformato passando dall'8ª equiva-
lentemente alla 12ª e così discorrasi della modulazione nella 4ª corda ,
nella 3ª , nella 6" etc. Non saranno certamente questi contrappunti la-
vorati giusta le prescritte regole : lo concedo; ma sarà un equivalente
che supererà in merito ed in effetto quelli che si fanno a norma dei
comuni precetti, essendo fuor di dubbio che non anderà soggetto alle
imperfezioni che abbiamo notate in ciascheduno dei mentovati contrap-
punti.
Reca poi stupore il riflettere che ognuno dice esser la 4ª un river-
samento della 5ª , la 6ª della 3ª , la 2ª della 7ª .
Ma cotesti sono altro che riversamenti all'8"?
La cosa è troppo chiara e perciò così si parla.
Per l'opposto non vi sarà mai chi dica che la 6" è una 7ª riversata
come accade nel contrappunto alla 12" , nè che la 5ª è una 6ª riversata,
come accade nel contrappunto alla 10ª .
Il comune linguaggio adunque, la ragione ed il senso convincono
altro contrappunto doppio non esservi, fuorchè quello all'8ª per cui ve-
ramente e secondo natura si riversano dall'acuto al grave e vanno in
giro le varie cantilene che in esso sonosi combinate e adattate, e nel
riversamento la 5ª diviene 4ª , la 3ª diviene 6 etc. e questi sono i veri
e naturali riversamenti.
Nel contrappunto all'8 si riversano pur anco le dissonanze conser-
vando esse però la rispettiva loro indole, a tenore di quanto si è già
detto nel principio di questo Libro terzo; ove di ciascheduna si può ve-
dere il riversamento o sia una sola o siano più , artificiosamente insieme
combinate.
Conchiudo pertanto, che escludendo qualunque contrappunto dop-
pio (eccettuatone solamente quello all'8 " ) la nozione e l'uso dell'uni-
ca base in ciaschedun accordo consonante o sia egli di prima o di se-
conda o di terza armonia, deve perciò riuscirne infruttuoso il lavoro ;
mentre ad onta di uno studio il più intenso non è sperabile mai il
fine che ogni compositore deve proporsi cioè di recar un onesto diletto .
380
CAPITOLO XXXVIII .
Dei canoni
. 381
Si fanno bensì dei canoni infiniti così denominati , perchè la guida
ricomincia più volte a piacimento e si può prolungare il canone a sazietà .
Sia però detto con buona pace di molti , che tutt'ora quanto già
dugent'anni ammirano tal sorta di laboriosi ed aridi componimenti; che
io reputo presso che inutili i canoni infiniti perciò che di troppo
obbligano il compositore e lo stringono; quasi direi ad un sol pensiero,
cioè a studiar il modo di condurre il conseguente dietro la guida.
Tra gli antichi a niun altro certamente è stato inferiore il prelo-
dato Palestrina : pure non senza meraviglia osservasi che negli ultimi
suoi componimenti non si veggono più canoni, ed invece si scorge una
modulazione ed un'armonia senza confronto migliore assai di prima .
Argomento manifesto che avvertito quel grand'uomo dalla spe-
rienza e disingannato dal riflesso, ha dato finalmente un perpetuo addio
a quei laboriosi artifici, il cui miglior pregio consiste nella difficoltà
superata.
Ed acciò se ne possa ognuno convincere basterà, legger lo Zar-
lino ( 1 ) .
Quanto ai canoni infiniti confesso che sono ottimi per una acca-
demia o per una conversazione giusta la qualità delle parole . I canoni
dunque sono bellezze di pura convenzione, a tal segno che qualche
novizio nel contrappunto da tal sorta di musici artifici prende argo-
mento di apprezzare o dispregiare un compositore.
Quindi per non soggiacere alla censura di questi tali il celebre e
non mai abbastanza lodato Signor Benedetto Marcello N. V. , dopo aver
posti in musica 50 Salmi in otto toni in foglio senza introdurvi mai un
canone : terminata l'opera vi ha annesso un triplice canone infinito
sotto le parole : In omnem terram etc.
Donde poi abbian presa l'origine i canoni ed altri simili musicali
artifici sembrami facile di rintracciare .
Uomini di grande talento vi sono stati senza dubbio in ogni età .
Lo spirito vivace ed attivo non può contenersi, nè può resistere
alla forza del suo elaterio; e però mancando la materia , porta necessa-
riamente la sua attività oltre , il confine.
( 1 ) Parte 3ª , l'aureo Capitolo 72, in cui con tutta l'energia riprova certi artifici che
a suoi tempi erano in gran pregio; ed io tengo che, mutato nomine « narretur fabula dei
canoni finiti » dei quali fin ora si è parlato.
382
corali, soggetto a modi tempi e prolazioni , a figure variamente legate
e di valore intralciato ed a punti di vario significato etc.
Quindi ristretti e vincolati , hanno dato sfogo al loro talento ed al
loro genio quegli antichi compositori , con tanti indovinelli e labirinti ,
quanti possono vedersene nelle Messe col titolo « L'Homme armé » ed
in tanti altri componimenti . E quanto ai canoni si sono macerato lo
spirito con tali artifici che si palesano quali sono dai motti onde vanno
accompagnati, exempli gratia, quello di Giusquino : «Vous jeuneres
les quattre temps » per significare che dal risolvente debbansi aspettare
quattro battute. Così :
383
CAPITOLO XXXIX .
( 1 ) Epistola 99 .
384
esser la miglior musica, che più universalmente piace . Ed ecco le sue
parole : A natura discedimus, populo nos damus nullius rei bono auctori.
Platone (2) dice : Cum ergo quis sola voluptate musicam asserit
iudicari, minime audiendus est, minimeque huiusmodi musica, si alicu-
bi colitur, quaerenda est.
Ogn'uno ne usi però a suo talento, ma sia certo che siccome la
musica stessa non nè contrae macchia alcuna , è altrettanto vero che
tutta in esso lui ricade la colpa , giusta il parere di Plutarco che dice :
Non hoc vitio dabitur scientia (musica) si quis non ut par est utatur,
sed propria abutentis ea culpa censebitur.
E Strabone (3 ) concorre nello stesso parere, scrivendo : Neque enim
si in vitium res excidit, musicis artificia ad oblectationem accomodan-
tibus in conviviis, scenis atque theatris, ideo culpanda res ipsa est.
Gli antichi Greci alle lodi della divinità l'avevano conservata, co-
me ci attesta Plutarco (4 ) dicendo :
« At enim apud antiquiores Graecos
ne notam quidem aiunt musicam, quae theatris inserviret : immo to-
tam scientiam illam, deorum venerationi impentam fuisse » . E nel prin-
cipio del trattato a pagina 556 : « De venerabile studio et Diis maxime
accepto, optime Oneticrates, verba nos facere iussisti » ; ed altrove si espri-
me in questi termini a pagina 557 : « Prisci ea ut dignum fuit usi sunt.
Nostra aetate, maiestate eius omissa, pro mascula illa ed divina : con-
fractam et garrulam in theatro inducunt musicam, quam Plato in tertio
de Repubblica libro vituperat» .
Similmente nell'Asclepio di Trimegistro (5 ) si legge : « Musarum
chorus a summa divinitate in hominum coetum dimissus est, ut modu-
latis hominum cantilenis concelebraretur laudibus, qui solus omnia, ut
pater est omnium etc. » . E Marsilio Ficino nel commento scrive : « Mu-
sicam suavitatem ad concinendos Dei caelestiumque laudes hominibus
indultam fuisse » .
La musica dei Latini ebbe lo stesso periodo di quella dei Greci, e
taluno direbbe, che la stessa sorte ha provata anche la musica dell'era
385
25 Trattato della Moderna Musica.
nostra. Certamente è pur troppo vero che lo stile teatrale è presso che
universalmente e con somma indecenza introdotto nella Chiesa.
E non intendo per stile teatrale l'uso degli strumenti anche da fiato,
nella musica ecclesiastica , poichè usati a dovere possono anzi che nò
introdurre vaghezza e maestà insieme, bensì intendo e parlo dell'indole
e qualità delle cantilene , che fanno « musicam fractam et garrulam » ,
per servirmi dell'espressione di Plutarco, e che risvegliano la lascivia e
la danza, invece della devozione.
Fra di noi avverandosi ciò che il citato Plutarco dice del suo se-
(6) Egloga 2ª .
386 ―
ticolare, distinto affatto dalla musica profana, e perciò modesta, divota ,
casta, e decorosa, atta a recare un conveniente, nobile, e religioso di-
letto (7) . E per meglio spiegarmi soggiungo, che l'armonia deve essere
dello stile ecclesiastico la base e lo strumento principale . Perciò affine
di non restringere, e mutilare l'armonia, credo opportuno di escludere
tutti quegli artifici musicali, che altro pregio non hanno, fuorchè la
difficoltà superata; e niun buon effetto producendo al senso, altra bel-
lezza non gli rimane se non quella di convenzione fra pochi pedisse-
qui, non avezzi a ragionare . E ben so , che molti valenti professori , am-
maestrati dalla esperienza e dal riflesso, a tali artifici hanno finalmente
dato l'addio, rimastogli soltanto il rincrescimento espresso coll' « Oleum
perdidi, et operam perdidi» . Non mancano certamente alla moderna
musica artifici pregevoli; che lasciando all'armonia tutta la sua esten-
sione, aprono un vasto campo a chiunque, onde validamente distin-
guersi fra i professori, ed insieme recare agli astanti fedeli onesto di-
letto . Che un qualche tema, o idea di soverchia vaghezza talvolta si
presenta, e viene in uso al compositore : col mezzo dell'armonia a tal
segno si modifica, che alla santità del luogo si adatta, nè oltre gli di-
sconviene .
Esce questo mio Trattato dei Toni Modali alla luce del mondo
non già per preghiere d'amici, o comando di padroni e superiori , che
non son io di quei falsi modesti che questi o simili motivi vanno produ-
cendo per qualificare la pubblicazione dell'opera loro. Io dono al pub-
blico questa mia qualunque siasi fatica ed operazione da niuno richiesto
da niuno obbligato, ma bensì gagliardamente spinto a ciò fare dalla
grande importanza della materia per chiunque professa musica, e per la
poca cognizione che se ne ha. Infatti e qual maggiore necessità abbiamo
noi che della giusta e perfetta cognizione dei toni modali? ( 1 ) . E' cosa
certa che nella nostra musica molte cose intervengono e sono necessarie
per condurre a perfezione qualunque componimento; nondimeno è pur
anche certissimo che volendo alcuno accingersi a tale opera, pria d'ogni
altra cosa conviene che pensi al tono, e stabilisca seco stesso in cui pre-
cisamente voglia fondare e condurre il suo componimento (2).
Nè in tale proposito voglio addurre altra prova che la pratica di
tutti i tempi da che la musica è ridotta sotto precise regole e precetti; e
ciò presso tutte le nazioni, che all'uso nostro o diversamente l'hanno
praticata.
Circa la poca cognizione che sopra dissi osservare ai tempi nostri,
me ne fa gran prova la molta e grave fatica, a cui ho dovuto soccom-
bere io stesso per giungerne alla perfetta cognizione, come spero di es-
serci arrivato (3) ; imperciocchè con quanti mai ho avuto occasione di di-
(1) Cato esse quam videri bonus malebat : itaque quo minus gloriam petebat, eo
magis illam assequebatur. Salus. bell. cat.
(2) Fasse le ciel que ce lieux que ici nous présentons se repande dans les provinces
les plus éloignées pour y conserver la mémoire de notre illustre nom et servir de preuve
éternelle du profond respect avec le quel etc. Rél. de l'inquisition de Goa.
(3) Apud Elianum in varia historia : Pindarus poeta certamine urbis suscepto, cum in
auditores indoctos incidisset, quinquies a Corinna victus est. (Buleng. de Meat., Lib. 2º,
Cap. 1º).
391
scorrere, e quanti libri ho potuto leggere tante ho trovato essere e diverse
le sentenze: ed infatti chi ne numera cinque (4) chi sei ( 5 ) chi sette (6)
chi otto (7) chi quattro (8) chi tre (9) chi dodici ( 10) chi tredici ( 11 ) chi
quindici (12) e chi due (13).
Poscia chi li intende in una maniera e chi in altra; per fine chi
li apprezza e giudica necessari, e chi li tiene per una baia chiamandoli
anticaglie, e pensieri malinconici come riferisce Gio . Battista Doni ( 14)
e chi si sottrae col dire di non conoscere altri toni fuorchè quelli che suc-
cedono al lampo, come racconta Pietro Tosi ( 15) . Frattanto se vi è fra
la studiosa gioventù, come moltissimi ve ne sono, chi per cagione di sano
giudizio ne conosca la necessità, e ne brami la perfetta cognizione, non sa
a chi credere nè a qual opinione appigliarsi, perchè in questa impor-
tantissima materia fin ora non abbiamo autore, che io sappi, a cui sicu-
ramente possiamo appigliarci per avere l'intera e giusta cognizione dei
toni modali, atteso che tutti ne trattano con molta confusione per ciò
che riguarda il di loro nome, la situazione, la estesa della corde, gli ef-
fetti, il numero come sopra dicevamo, e tante altre cose; e niuno parmi
che tratti a sufficenza ciò che appartiene alla loro modulazione; im-
perciocchè assegnano bensì le corde di cadenza a ciascheduno, ma oltre
che ne tampoco in questo si accordano la maggior parte fra loro, osservo
di più che niuno esprime come ci si debba servire delle accennate corde
di cadenza, imperciocchè diversamente debbono esser maneggiate secon-
do le diverse categorie dei toni modali , come dimostrerò allorchè dovrò di
tale materia discorrere . Oltre di che niuno autore ha per anco ai giorni
nostri trattato dei due toni musicali maggiore e minore ex professo, ed
espressamente; mentre soltanto dicono che il tono maggiore è quello che
è fondato in una ottava di terza maggiore composta; ed il minore in una
ottava composta di terza minore . Ma chi non vede che ogni tono mo-
dale deve in tal guisa necessariamente essere maggiore o minore per
esser ogni tono modale, qualunque siasi sempre fondato in una delle
392
sette ottave, le quali sono indispensabilmente composte tutte, o di terza
maggiore o di terza minore? Pertanto dunque ho stabilito di comporre
e pubblicare il presente trattato con idea di porre nel suo più chiaro
lume tutto ciò che ai toni modali appartiene con la maggiore facilità
e brevità possibile : per la qual cosa conviene incominciare a togliere gli
equivoci dai quali nasce la maggior parte della confusione.
Il primo equivoco nasce dallo stesso nome di tono ( 16) imper-
ciocchè questo termine viene usurpato molte volte per significare quello
spazio che trovasi fra due voci perfette v. g. fra Ce D, e fra De
É etc. ed in tal caso è lo stesso il dire tono e dir voce ; siccome nella
stessa maniera si dice semitono e mezza voce . Altre volte poi questo
stesso termine significa ciò che serve di regola per giustamente modu-
lare, e ben formare un componimento; la qual regola da nostri vecchi fu
chiamata modo o tono e tropo e armonia, abbenchè ora si dice sem-
plicemente tono. Per distinguere dunque l'uno dall'altro lascieremo in-
tatto ad uso di ambedue il nome generico di tono, e solamente aggiun-
geremo a ciascheduno di loro il termine differenziale : onde il tono che
significa pura distanza chiameremo tono graduale, e quello che signi-
fica regola di modulazione chiameremo tono modale, i quali si divi-
dono in: antichi greci, corali semplici; in corali resi armoniali, ed in
armoniali di sua natura . E siccome abbiamo accennato che i nostri vec-
chi hanno costumato di dare ai toni modali il semplice nome di modi,
perciò se alcuno mi domandasse per qual cagione non gli si possa dare
anche noi lo stesso nome, rispondo subito che ciò si fa per togliere l'equi-
voco che si incontrerebbe con i modi che insieme alle prolazioni e tempi
servono per conoscere il maggiore o minore valore delle figure musicali,
principalmente nei componimenti degli antichi musico-pratici scrittori,
come sono Giusquin dal Prato, Gio. Motone, Giacomo Obrecht etc.
***
(16) Spero tamen hoc opus apud viros bonos ac vere doctos laudem haud spernendam
habiturum, praesertim apud posteros. Quandoquidem posteritas ipsa solet absque invidia
iudicare iuxta illud : Garritur in vivis livor, post fata quiescit. Nonne sua etiam saecula
Leonidam risere? (Marc. Palling. in Epist. I Hen. Fer. ducem.) .
Euclides Introduct. Harmon , pag. 19 : (Tonus quattuor modis dicitur. Nam et pro
sono usurpatur et pro intervallo, et pro vocis loco, et pro intentione) » [N. d . P. Martini ] .
393
toni modali; imperocche degli antichi greci io stimo cosa superflua ed
inutile il trattarne, mentre ciò che di essi posso dir io, già è stato detto da
Aristosseno, Gaudenzio e Aristide, Tolomeo, Luciano ed altri. Ma quello
che più importa e mi stimola a risparmiare la fatica si è che simile lavo-
ro a nulla affatto servirebbe : non per metterli in pratica, perchè non si
adattano alla odierna musica nostra, checchè ne dicano alcuni meno in-
formati dell'antica greca musica : non per intender i grechi componi-
menti, dei quali appena ne abbiamo qualche frammento in un inno di
Pindaro al sole pervenutoci assai scorretto con l'introduzione alla musica
di Gaudenzio ed un altro ( 17) onde trattando di questi crederei di opera-
re troppo diversamente dal fine ideatomi, anzi dubiterei di uscire imme-
diatamente dalla proposta fatta, con cui prometto di trattare dei soli toni
corali, ed armoniali; ed in questi mi sono ristretto a bello studio, perchè
di questo solamente abbisogna la studiosa gioventù; cioè degli armoniali
per operare, e dei corali e semplici o resi armoniali per intendere le
opere musico-pratiche dei nostri vecchi : Pier Luigi Palestrina, Adriano
Willaert, Cristoforo Morales, Matteo Asola, Costanzo Porta etc. ed an-
che per operare in simiglianza loro qualora così piacesse.
Dovendo dunque trattare soltanto dei toni ecclesiastici o sia co-
rali e dei musicali o sia armoniali, conviene sapere che siccome i corali
l'origine loro traggono dal canto fermo, come altrove si dimostrerà ; e
simile sorta di canto di sola sonorità va adorno e niuna armonia di sua
natura produce, perciocchè non ammette più parti una all'altra in con-
fronto perciò corali od ecclesiastici si appellano e non armoniali; laddove
i toni che musicali si dicono , anche armoniali a gran ragione appellarsi
devono, poichè questi dalla musica, e precisamente dall'uso dello stru-
mento da tasto l'origine loro ne traggono, i quali avvegnachè richieggono
sempre più parti una all'altra in confronto dal quale l'armonia ne deriva
onde questi soli di sua natura armoniali sono ( 18 ) .
A bello studio ho detto parlando dei toni corali che di sua natura
armoniali non sono, essendo questa propria e particolare prerogativa dei
toni musicali; ma però questo non impedisce che anche i toni corali
possano rendersi armoniali, perchè de facto ciò è stato praticato col mezzo
dei sette accompagnamenti consonanti da tutti i latini musico-pratici
( 17) Dist. pulch. ad chori moderatores : Phonascus adsum vocis suscitabulum, can-
tantiumque gallus gallinaceus. (Varro in Lat. onos lyras).
«Deve scriversi di Bacchio Seniore : Introduct. Harmon. e di altri Inni riferiti
da Vincenzo Galilei - Dialogo della musica antica e moderna, pag . 96 » [N. d. P. Martini] .
(18) Si veda il tomo 5º, anno 1729, dell'histoire de l'academie royale des inquisitions
et belles letteres, che contiene le memorie letterarie dal 1718 fino al 1725. In esso conten-
gonsi diverse dissertazioni sopra la musica e principalmente degli effetti meravigliosi del-
l'antica greca; del ritmo della medesima, della melopea ed una giunta per questa .
394
scrittori da che si incominciò a scrivere in armonia con contrappunto
semplice e diminuito, fino all'uso dei recenti nostri toni musicali armo-
niali. E ciò doveva succedere per necessità, perchè l'armonica musica
- non la sonora - che andava nascendo, era tuttavia priva dei suoi propri
toni modali, onde i pratici si servirono dei corali rendendoli armo-
niali col mezzo dei sette accompagnamenti consonanti come sopra dice-
vasi. Ma non perciò anche in tale stato tralasciano d'essere toni corali,
dovendo qualunque cosa in ogni artifizio involta conservare lo stato suo
naturale, e precisamente certe particolari proprietà per le quali agevol-
mente si possa sempre riconoscere ; la qual cosa molto osservabile ren-
desi nei nominati toni corali resi armoniali, poichè per tacer di tante
altre proprietà che conservano basti quella dell'armonica ed aritmetica
divisione, per cui si distinguono i toni autentici dai plagali, e i pla-
gali dagli autentici, o siano corali semplici, o siano artificiosamente
resi armoniali ; la quale armonica o aritmetica divisione sempre osser-
varsi deve nella parte naturale, cioè nella parte del tenore, come più dif-
fusamente se ne discorrerà a suo luogo. La materia poi di che debbo trat-
tare par che naturalmente richiegga il Trattato diviso in due parti, sic-
come per evitare ogni confusione, avevo già ideato di fare fin da bel
principio; e solamente sono stato dubbioso alquanto se dovessi nella
prima parte trattare dei toni corali, ovvero dei toni musicali ; e già
avevo quasi risoluto di premettere i toni corali, sul riflesso che questi
sono stati dai musico-pratici professori posti in uso assai prima de mu-
sicali, essendo questi venuti in uso soltanto nel principio del corrente
secolo, o al più dal fine dello scorso.
Ma siccome la di loro modulazione è tanto più vaga e facile, per-
chè usata che non quella dei toni corali, perciò ai tempi nostri questi
sono quasi che andati in totale dimenticanza; a tal segno che al pre-
sente è restato dei toni corali il solo nome, ed infatti poi non si usa se
non tono maggiore e tono minore : ed eccettuando pochi dei più eru-
diti e dotti professori, gli altri se talvolta s'ingegnano a scrivere nei co-
rali toni, in tal guisa si confondono nella formazione delle cantilene e
nella modulazione di essi che non si può in modo alcuno ben distin-
guere in qual sorta di tono abbiano formato i loro componimenti .
Nè ciò attribuirsi deve a troppa libertà del mio parlare, poichè
circa il giusto operare dei toni corali abbiamo, grazia al cielo, le opere
dei famosi armonico-pratici professori che fiorirono nel 1500 , alle quali
avegnachè essi perfettamente ne intendessero la natura e l'essere in-
trinseco - ragionevolmente mi appello, e dal di loro confronto agevol-
mente vedrassi se vero sia quanto in tale proposito con molto mio rin-
crescimento mi avanzo a dire.
Sicchè essendo soltanto in uso ai tempi nostri i due toni modali
395
armoniali, ed essendo massima dei filosofi, che per acquistare in qua-
lunque cosa la perfetta cognizione si debbono premettere le cose note
alle ignote, perciò tratterò nella prima parte dei toni musicali armoniali,
dei quali darò tutte quelle notizie che sono abbisognevoli e necessarie;
riservandomi a trattare dei toni corali nella seconda parte . Avverto però
di nuovo che di questi parlando non ne discorrerò considerandoli come
corali semplici, ma bensì come corali resi armoniali col mezzo delle ar-
moniche proporzioni nei sette accompagnamenti consonanti di lettura
e specie diversa contenuti , come sopra dicevasi.
Avanti però di accingermi alla prima parte parmi cosa convenevole
anzi necessaria di premettere che sostengo esser due i toni musicali
armoniali, e dodici i toni ecclesiastici corali; nè perciò deve dirsi asso-
lutamente che io ammetto quattordici toni modali, poichè ciò sarebbe
apportare di molta confusione; frammischiando ciò che di sua natura è
diverso e distinto .
Bensì osservarsi deve che dei toni modali io ne formo due cate-
gorie o sia due ordini diversi, cioè uno dei corali, l'altro degli armoniali :
nell'ordine dei primi ne pongo dodici col Glareano, Zarlino, Tigrini,
Zacconi, Costanzo Porta, Lodovico Balbi, ed altri dei più insigni del
1500 : nella serie poi dei secondi ne pongo due soli colla comune opi-
nione dei moderni, che tanti e non più ne stabiliscono siccome dalle
·
loro opere pratiche può agevolmente comprendersi .
- come vedremo allora
-
Inoltre non posso a meno di soggiungere
- che sic-
quando si dovrà trattare dell'ascendere e discendere del tono
come ogni accompagnamento consonante è composto di quattro parti
integrali per conseguenza si può maneggiare egualmente unito alla sua
base che accidentalmente diviso nelle sue due parti di mezzo; i quali di-
versi maneggi, avvegnachè non si possono fare se non coll'ascendere della
parte grave, cagionano altresì diverse segnature; e che ne sii la verità os-
servisi che l'accompagnamento consonante unito alla sua base porta seco
la segnatura di terza, quinta e ottava; che se si maneggia diviso nella
prima parte di mezzo porta seco la segnatura di terza e sesta; e se final-
mente si maneggia diviso nella seconda parte di mezzo porta seco la se-
gnatura di quarta e sesta; la qual cosa così avviene come or ora dicevasi,
a cagione dell'ascendere del grave dalla base alla prima parte di mezzo,
e da questa alla seconda: onde ciò che era 8ª diventa 6" , e poi 4ª e così
396
Accompagnamento consonante semplice
200
12 10 8
10 8 6
8 6 4
5 3 1
3 1
1
Base di prima Prima parte Seconda parte
armonia di mezzo di mezzo
B 12
B
10 10
8 8
3 3
Esempio 10
397
mente diviso nella prima parte di mezzo, e poi nella seconda; ed ascen-
dendo fino all'estrema parte acuta dello accompagnamento, dove non
forma segnatura diversa dalla base discende di bel nuovo alla seconda
parte di mezzo quindi alla prima, e poi si restituisce alla sua base di
prima armonia; ed intendasi che la 6" nella quale si muta l'8" ascen-
dendo il grave e passando dalla base alla prima parte di mezzo non è
vera 6ª, ma bensì 8ª dello stesso accompagnamento. Lo stesso intendersi
deve della 4ª che osservasi allorchè l'accompagnamento consonante è di-
viso nella seconda parte di mezzo, che non è altrimenti vera 4ª ma ben-
sì la stessa sopraddetta 8ª , che si va mutando ora in sesta e ora in quarta
per la ragione che sopra s'è detta; e per altra parte è cosa ragionevole
398
AI LETTORI
vi si accinge con molto timore - forse perchè non bene abbastanza ne pos-
seggono essi medesimi la perfetta cognizione - perciò poco o nulla di
profitto ne ho ricavato , e quel poco sempre involto in altrettanta con-
fusione per la gran diversità dei pareri di chiascheduno che ne ha scrit-
to ed inoltre per la confusione che fanno dei toni greci con i toni
della nostra musica , i quali distant toto caelo gli uni dagli altri .
Ho consultati molti maestri viventi e fra questi con molto maggior
premura quelli che della miglior teorica ho stimato e creduto istruíti;
ma siccome da uno mi si spiegava in una maniera da altri in altra assai
diversa, perciò non sapendo a chi appoggiarmi persuaso che sendo là
verità una sola, dovevano per conseguenza ingannarsi la maggior parte.
Ne ho poi finalmente trovato uno che a mio giudizio e per quan-
to potevo debolmente raccogliere dalla di lui pratica parevami assai
meglio informato ed istruito in tale materia di qualunque altro che
mai abbia consultato. Ma questi conoscendosi per tale cognizione da
qualunque altro distinto ha sempre sfuggito di darmene quella piena
notizia ch'egli, per altro con molta sua pratica, si era acquistata . Sic-
chè quanto più difficile vedevo il caso tanto più mi cresceva il desiderio
di volere appieno intendere la materia dei toni modali ; perciò a for-
za di lunga meditazione e diligente esame delle opere musico-pratiche
degli scrittori più volte menzionati del 1500 parmi finalmente di es-
sere giunto alla bramata meta, cioè d'aver scoperto meditando la vera
— 399
natura dei toni musicali armoniali, ed inteso col suddetto esame l'essen-
za degli ecclesiastici e corali.
Öra dunque perchè so quanta fatica mi ha costata tale cognizione
anche con molto mio discapito , avvegnachè nel tempo che a ciò ho at-
teso avrei potuto in tante altre cose avvanzarmi acquistando altri lumi,
perciò bramoso di far agli altri quel benefizio che sì lungamente ho per
me stesso desiderato; ecco che vi presento e ve ne offerisco l'intero trat-
tato, in cui ho procurato di disporre le cose tutte col miglior ordine pos-
sibile, avvalorando i miei insegnamenti con le più vive e forti ragioni ,
con l'autorità di molti e con l'esempio d'altri , in modo tale che nulla
resti a desiderare nelle proposta materia : e perchè sono persuasissimo
che la storica notizia dei toni modali sarà sempre di molto vantaggio e
profitto alla studiosa gioventù , perciò ho risoluto di stenderne un ri-
stretto avanti di entrare colla prima parte a trattare della proposta ma-
teria ex professo.
Debbo soggiungere d'aver bensì prevenuto il mio lettore nella pre-
fazione che per non discostarmi dalla mia promessa non tratterò dei
toni modali della greca musica per i motivi ivi addotti , ma nello sto-
rico compendio parmi cosa indispensabile di trattare non meno di quelli
che degli altri; e la ragione si è perchè altrimenti sarebbe la storia trop-
po manchevole e mutilata; inoltre potrà anche servire per far cono-
scere a quelli che dei toni modali niuna stima fanno, quanto utili e
importanti sieno poichè non vi è musica, nè ve n'è stata mai di sorta
alcuna che i suoi toni modali non abbia avuto come chiaramente ve-
dremo, e nello stesso tempo conoscerà ognuno quanto s'inganni Giam-
battista Doni ( 19) , allorchè approva l'opinione di quelli che i toni mo-
dali tengono per una baia e però nulla ci badano, molto meraviglian-
domi che un suo pari applaudisca a simile opinione , poichè dice Pla-
tone parlando de Legibus prope finem : « Qui cantus speciem et mu-
sam musicam quaerant optimam, non eam quae immunda, sed quae
recta est quaerere debent» .
Ed abbenchè egli ciò apponga a più sensati ed intendenti musici
dei suoi tempi, io nondimeno ardisco dire che se così l'intendevano, ciò
succedesse perchè non capivano con la dovuta chiarezza nè gli antichi
greci che sono stati più e meno secondo le diverse età ed opinioni de-
gli autori; nè gli otto ecclesiastici, che prima furono quattro come
ognun sa; nè per conseguenza i dodici glareanici; e se fossero a tem-
pi nostri sprezzerebbero anche i nostri musicali armoniali , onde con-
viene dire che siccome una tal maniera d'operare non conviene a pro-
400
fessori che vogliono operare in modo tale che possino rendere ragione
di qualunque siasi loro operazione, conviene dire che quelli di quei
tempi operassero puramente a caso. La qual cosa quanto sii disdicevole
-
per un professore - dato anche che bene operasse ognuno lo può in-
tendere qualora consideri che quello che opera bene senz'obbligarsi a
toni per lo più è soggetto a fallare, e non può render ragione delle
operazioni sue. Laddove quello che s'obbliga a toni , e n'intende la
natura non può errare, e di qualunque sua operazione renderà sem-
pre ragione a chichessia , alla qual cosa siamo tenuti qualunque volta
ne siamo ricercati.
- 401
26 · Trattato della Moderna Musica.
CAPITOLO I.
Compendio storico
Che la musica sii fra tutte le scienze una delle più antiche ce ne
fa indubitata fede la divina Scrittura, dalla quale abbiamo notizie si-
cure ed infallibili, che Jubal figlio di Lamech l'abbi fin dai primi anni
del mondo inventata ed esercitata : Ipse - Jubal - fuit pater canentium
in cjthara et organo ( 1 ) e Pietro Comestore nella sua Storia Scolastica
soggiunge che la trovasse dall'osservazione del suono diverso dei diversi
martelli di Tubalcain suo fratello del quale dice lo stesso sovracitato
sacro Testo : Tubalcain fuit malleator et faber in cuncta opera aeris et
ferri, la qual cosa altresì chiaramente si raccoglie da Giuseppe Ebreo (2)
e dal Beroso Caldeo (3) .
Ritrovata dunque da Jubal la musica, e costituito perciò pater
canentium in cjthara et organo, sendo altresì consapevole della futura
ruina del mondo presagita da Adamo in due diluvii uno di acqua,
l'altro di fuoco, e ignorando quale dei due dovesse l'altro precedere pen-
sò di descrivere il nuovo ritrovato della musica sopra due diverse co-
lonne una di pietra viva e l'altra di pietra cotta per difenderla dall'uno
e dall'altro, e non perisse, come ne riferisce l'autore della Margarita
Filosofica ( 4).
(1) Genesi, Capo 4º; et Fabius : Lib. 1º, Cap. 17° ait : Timagenes auctor dicit omnium
in litteris studiorum antiquissimam musicen extitisse.
(2) Antiquitates Iudaicae, Lib. 4º.
(3) Antiq., Lib. 1º.
(4) Latericia quidem ne igne, lapidea ne aqua periret» .
403
Infatti venne il diluvio dell'acque nel quale con gli uomini ben
presto ne rimase sommersa anche la musica, ma al dire di Franchino
Gaffurio (5) per opera di Cam e Mesraim passò agli Egizii e da que-
sti ai Greci; nè altro più si sa della prima antichissima musica .
Per venir poi al proposito della storia dei toni modali che io qui ho
intrapreso di scrivere, convien persuadersi in primo luogo esser certissimo
che i Greci hanno di molto ampliata ed illustrata la musica più di ogni
altra nazione che avanti loro l'abbi mai esercitata; sendo accaduto ad
essa ciò che a tutte le scienze suol avvenire come dice Aristotile (6) .
Cioè che i primi inventori non ne hanno mai la perfetta cogni-
zione, ma bensì a poco a poco si vanno perfezionando colle osservazioni
dei posteri, i quali rimovendo gli errori li sostituiscono coi nuovi pre-
cetti le verità, che vanno scoprendo fin tanto che s'arriva a formare
di qualunque imperfetta facoltà una scienza perfetta in tutte le sue
parti. Ciò supposto non deve alcuno meravigliarsi se avanti dei Greci
non si è inteso mai a parlare di toni nella musica, mentre essi - per
- sono stati i primi ad usarli : anzi dobbiamo esser
quanto ne sappiamo
persuasi che neppure i toni dei primi Greci furono veramente toni in
confronto di quelli dei suoi posteriori , imperocchè molto diversi erano i
greci toni che si usavano ai tempi di Mercurio, Corebo , Stiange e Ter-
prando, da quelli che erano in uso al tempo di Pitagora, Aristosseno, Eu-
clide, Cleonida, Alipio, Gaudenzio ed altri. Da principio si parlava sol-
tanto di leggi, le quali avevano per diversi motivi nomi diversi, come si
può vedere nel Zarlino ( 7) . Alessandro fu mosso dalla legge orchia, e dal
modo frigio, come vuole Suida , Eustimio ed altri ancora ; dal quale, e
fosse anco da tal legge fu sospinto il giovane Taurominitano ( 8 ) .
Che poi siano stati antichissimamente operati meravigliosi effetti
nel genere diatonico lo prova chiaramente il Zarlino (9) .
(5) « Post diluvium posteritas reperit usumque mandavit » (Lib. 1º , Practica musicae
utriusque cantus, Cap . 8º).
(6) 2 Elench., Cap. 1º). Primum constat artes omnes paulatim et per incrementa
repertas esse : neque quisque idem artem aliquam reperit, et absolvit. (Rodolphus Agricola,
de inventione dialectica, lib. 2º, cap. 5º, cart. 318 ) . Omnia fere quae sunt conclusa nunc
artibus, dispersa et dissipata quondam fuerunt, ut in musicis et numeri et voces et modi .
(Idem in scholio eiusdem cap. cart. 334. Videndus item est Quint. lib. 5º cap . 10° et Cicero
lib. 1 De oratore; itemque legendus est Agricola ubi supra, idem cart. 321 pariterque idem
Aristotiles in Metaph . 2ª cap. 1º) .
(7) Institut. harmon., lib. 2º, cap. 5º, cart . 82ª .
(8) Ut supra cap. 7º, cart. 88ª.
(9) Ut supra cap. 9º, cart. 93 .
404
loquamur, ea ita fuisse insitam a natura, ut nulla sit natio barbara, quae
aliquos modos musicos non habeat... » ( 10) .
E infatti sappiamo che i primi greci toni sono stati da prin-
cipio tre solamente come attesta Plutarco ( 11 ) , cioè : il dorio , il
frigio, il lidio; e questi veramente altro non erano se non certe diverse
cantilene, o arie che vogliamo dire, da quelle diverse provincie : Doria,
Frigia, Lidia : usate nel cantare le loro canzoni, inni o altro : le quali
poi toni furono denominate, perchè la di loro fondamentale corda era
una dall'altra distante un gradual tono, e tutto ciò conferma Marco
Meibomio ( 12) .
Il dorio fu inventato da Thamira di Thracia , secondo il parer di
Clemente Alessandrino ( 13) , e di Plinio ( 14 ) .
Il frigio secondo lo stesso Clemente fu trovato da Marsia , figlio
di lagne, che fu di Frigia; e il lidio al parere del medesimo Clemen-
te ( 15 ) fu inventato da Olimpo di Misia, ma in questo mi pare molto
( 10) Galileo Galilei parlando di certe erronee opinioni della matematica nella conti-
nuazione del mondo sidereo nella lettera a Gallanzone Gallanzoni (Tomo 2º, cart . 84a)
dice : « ..., ma dubito che la sua maggior efficacia consista solamente nell'esser inveterato
nelle menti degli uomini, ma non già etc. e nelle carte 85 dice che fra le altre cose delle
proporzioni che corrono fra le quantità, alcune ci paiono più perfette e alcune meno, come
quelle che corrono tra i numeri più lontani e tra se primi, come di 11 a 7, 17 a 1353,
a 33 etc. ...; ma Iddio, senza riguardo alcuno delle nostre intese simmetrie li ha ordinati » .
(La presente nota si trova a pagina 15 del manoscritto : N. d. E.) .
(11) In Musica.
(12) In not. sup. Eucl., pag. 47 habetur : « Toni vocabulum pro modo in usum venit
antiquis, quod cum tres tantum initio harmonias seu modos haberent, nimirum dorium,
phrygium, lydium, bini proximi inter se distarent tono, idest superoctavo intervallo. Itaque
lydius tono acutior erat phrygio, phrygius dorio... Ceterum illam causam cur toni veteribus
adpellati sint, qui deinde etiam modi ex Ptolomaei Harmonicorum Lib. 11º, Cap. 10º ne
quis hic haesitare possit adscribam » ; e trascritta l'autorità di Tolomeo come sta nel greco,
la spiega poi in latino come segue : « Cum enim simpliciter tres illos antiquissimos, qui
vocantur dorius, phrygius, et lidius a gentium nominibus quae illis sunt usae, aut quam-
cumque aliam causam quis proferre voluerit, tonos inter se deinceps distantes supposuerint,
et propterea fortasse tonos eos nominarint».
(13) In Alexide.
(14) Nat. hist., lib. 7º, cap. 56.
(15) Strom., lib. 8º.
405
il Zarlino ( 16 ) e vuole che Plutarco (forse per esser stato tanto tempo
dopo Aristosseno ed altri musici scrittori , che numeravano i toni mo-
dali fino a 13 ed anche 15 ) dicesse essere essi tre solamente perchè li
considerava come principali , ed inoltre riflettesse che tre sole sono le
specie della quarta, dalle quali ne deriva la varietà dei toni modali .
Ai tre sovraccennati ne fu poi aggiunto un altro, cioè il misto-
lidio, onde di tre che erano sono divenuti quattro. Di questa opinione
è stato Luciano nella sua Harmonide ( 17) nonostante che fiorisse tanto
tempo dopo di quegli antichi istitutori dei primi toni modali , poichè fiorì
nel 300 dopo Cristo. Il mistolidio fu aggiunto ed inventato da Saffo, an-
tica poetessa di Lesbo, la quale per essere donna, non potendo accomo-
dare la sua voce al tono lidio , lo trasportò un semitono più alto dan-
dogli il nome di mistolidio, benchè a mio parere lo poteva chiamare
mistofrigio o mistodorio e anche dargli un nome che non avesse al-
cuna relazione con gli altri tre toni modali poichè riusciva affatto di-
verso da ciascuno di essi . Inoltre non manca chi attribuisce l'invenzione
del mistolidio a tutt'altri fuorchè a Saffo, mentre Clemente Alessan-
drino in Alexide ne fa autore Marsia; Plutarco in Musica coll'autorità
di un certo Lisia vuole che sia stato Lamprocle ateniese . Altri l'attri-
buiscono a Tessandro , ed altri finalmente a Pitoclide suonatore di trom-
ba: e forse quest'ultimo dice il vero, e per verità a me pare il più
probabile autore di tal tono, potendolo aver trovato dalla esatta osser-
vazione del suo strumento. Infatti essendo il tono mistolidio (se è vero
ciò che sopra si dice di Saffo) senza dubbio alcuno fondato nella corda e
ottava di F fa ut ; colla sua naturale lettura , per parlare con ter-
mini nostri , la qual lettura è quella sola fra le sette, che la tromba na-
turalmente produce ed eseguisce, parmi cosa necessaria ed infallibile
che Pitoclide piuttosto che altri ne sia stato l'inventore; quando però -
avendo noi dei motivi convincenti per questi ed anche per Saffo - non
volessimo concluder che ambedue si siano incontrati nello stesso pen-
siero, come sappiamo essere accaduto fra molti uomini dotti in merito
di molte invenzioni .
Luciano però non nomina fra i suoi quattro toni modali il mistoli-
dio : ma bensì aggiunge ai tre primi da tutti ammessi e nominati per
quarto il ionico, il quale forse sarà lo stesso che il mistolidio , e sarà
un sol tono con due nomi diversi; essendovene tanti altri di tal sorta
406
come vedremo in appresso : infatti lo stesso mistolidio è chiamato lo-
crense da Giulio Polluce .
Platone anch'esso alcuna volta ( 18) ha dimostrato d'essere di que-
sta stessa opinione nominando anch'esso in quarto luogo il ionico in-
vece del mistolidio; benchè altrove ( 19) poi sostenga che sei sono i
toni modali che chiama armonie.
Apuleio che visse negli anni di Cristo 412 , ne numera cinque ( 20) ,
cioè, i tre principali : dorio, lidio e frigio ai quali poi aggiunge l'ia-
stio e l'eolio; e qui si deve osservare che alcuni chiamano l'iastio di
Apuleio col nome di ionio.
Tolomeo gli dà anch'esso il nome di iastio : ciò però nulla o poco
importa, atteso che nella favella greca l'ionio e l'iastio significano la
stessa cosa, a tal segno che la differenza si riduce ad una pura lite di
nome , causa di molta confusione senza portare utilità alcuna.
Aristide Quintiliano e Giulio Polluce (21 ) tutti e due seguendo la
sentenza di Platone (22) ammettono sei toni modali, con questa dif-
ferenza però che Platone e Giulio danno loro il nome di armonie, e
Aristide li chiama toni.
Il Zarlino dice che presso gli antichi musici vi erano sei specie
di armonia poste in uso le quali sono : doria, frigia , lidia , mistalidia
o locrense, l'eolica e l'iastica ovvero ionica ( 23 ).
Oltre questo si osservi che sebbene si accordino nel numero non
si accordano nel nome; infatti Platone ammette il dorio , il frigio, il
lidio, il mistolidio, l'ionico e il lidio acuto; mentre Giulio Polluce po-
ne per primi il dorio , l'ionico e l'eolio che chiama prime armonie, e a
questi poi aggiunge : il frigio, il lidio e il continuo come uno di quel-
li che servivano al suono dei pifferi.
Aristide poi ( 24) ammette : il lidio, il dorio, il frigio , l'iastio, il mi-
stolidio e il sintonolidio che si potrebbe anche chiamare lidio acuto.
Platone fiorì negli anni del mondo 3570 e Aristide negli anni di
Cristo 130 , cosicchè chiaramente si comprende che Aristide ha seguito
interamente Platone; poichè non v'è altra differenza se non che Ari-
stide chiama l'iastio quel tono che Platone chiama l'ionio, cosa che
per niente pregiudica le affermazioni fin qui fatte avendo noi sopra
osservato che tanto l'uno quanto l'altro nome significano la stessa cosa .
(18) In Lachete.
(19) In Repub., 3 .
(20) In Floridone, Lib. 1º.
(21 ) Al Lib. 2º, Cap. 22º.
(22) De Repub., 3º.
(23 ) Parte 1a , Cap. 14º, pag. 31 .
(24) Lib. 1º, De Musica.
407
Tolomeo vuole che sette siano i toni modali (25 ) dicendo alcuni
che in tal numero li restringesse sul riflesso che sette, e non più nè me-
no sono le ottave di lettura e specie diversa, e che perciò in ciascheduna
di esse uno dei suoi toni abbia racchiuso , chiamando ipodorio quello
che racchiude fra G sol re ut grave e G acuto; e così proseguen-
do ordinatamente chiama ipofrigio quello che pone fra A e A ; ipoli-
dio, quello che è fra B e B; e prosegue ponendo il dorio fra C e C ;
il frigio fra De D ; il lidio fra E e E ; e finalmente il mistolidio fra
fra Fe F.
Altri poi vogliono che ne volesse solo sette forse perchè aveva
ideato di accomodare a ciascuna sfera dei pianeti celesti uno dei suoi
nominati sette toni , cosa che molti altri avevano ideato di fare prima
di lui, come accenna Plinio, nella sua Storia naturale ( 26) .
Che anche Tolomeo avesse questa idea lo si desume dalle stesse
sue parole (27 ) ripetutamente (28) allorchè nominando il tono ionio ,
l'iastio-eolico, e l'ipermistolidio da Euclide chiamato iperfrigio, dimo-
stra che conosceva molto bene che vi erano altri toni modali diversi
dai sette sopra nominati . Tolomeo visse negli anni di Cristo 150 in
circa.
Si dice che Filosseno sia stato l'inventore del modo ipodorio e che
Damone Pitagorico abbia inventato l'ipofrigio , come pure che Polimne-
stre sia stato l'autore dell'ipolidio .
Ai sette toni modali di Tolomeo ne aggiunge un altro Severino
Boezio, che denomina ipermistolidio; e qui non debbo tacere che di
molto si ingannano quelli che dicono lo stesso Boezio di questo tono
essere stato l'inventore, poichè è stato tanto tempo prima nominato da
Aristosseno, da Marziano Cappella , Censorino , Cassiodoro ed altri .
Boezio poi, per quanto si può intendere, volle in materia di toni
modali seguire l'opinione di Tolomeo, come lo accenna egli stesso (29)
allorchè numerandoli nel tempo stesso li nomina dicendo : « ….. quorum
nomina sunt haec : « hipodorius, ipofrigius, hipolidius, dorius, frigius ,
lidius , mixolidius » . Ma dopo ( 30) gli pare di dovergliene aggiungere
un altro, considerando il fatto che le corde del sistema massimo sono
quindici, le quali formando otto intere e compiute ottave se sette so-
lamente fossero i toni modali, l'ultima di esse resterebbe in tal caso
408 ---
vuota ed inutile, come egli stesso dice (31 ) quando propone l'esempio
della doppia ottava (bis diapason) compresa nelle quindici corde so-
pranominate col mezzo delle prime quindici lettere dell'alfabeto e final-
mente conchiude con queste parole : « Relinquitur igitur , quae (dia-
pason) ut totus ordo impleatur adiecta est atque hic est octavus mo-
dus » .
Altri ancora prima di lui vi furono che ridussero ad otto il nume-
ro dei toni modali greci, ma a ciò si sono indotti per diversi altri mo-
tivi : cioè sul riflesso che l'ottava ha otto suoni, voci o corde che si vo-
glian dire : conformandosi in questo in certa maniera con Aristosseno,
il quale ridusse i toni al numero di tredici sul riflesso che l'ottava di-
visa in semitoni contiene 13 suoni o corde, come diremo parlandone
più diffusamente a suo luogo .
Nondimeno convien osservare che vi è questa differenza tra Ari-
stosseno e gli altri suddetti che sostengono otto essere i toni modali , che
questi hanno fondati i loro nelle corde diatoniche dell'ottava , laddove
Aristosseno non ha avuto a ciò niun riguardo.
409
falsamente da Giorgio Valla è stato attribuito quel Trattato di Musica
di cui ne è autore Euclide ( 32 ) come ci dice Marco Meibomio.
Cleonide dunque parlando dei toni modali ( 33) ne numera tredici
giacchè cominciando dai più acuti e discendendo ai più gravi nomina :
l'ipermistolidio, due mixolidii, due lidii , due frigii, un dorio, due ipo-
lidii, due ipofrigii e l'ipodorio. Ad alcuni di questi poi attribuisce due
diversi nomi; ma giacchè questo può solo apportare molta confusione
preferiamo tacerne affatto .
Anche Angelo Poliziano fu della stessa sentenza ( 34) poichè as-
serisce appoggiandosi sulla sentenza di Aristosseno che i toni modali
sono tredici e ad essi dà gli stessi nomi loro attribuiti da Cleonide e si
discosta da questi soltanto quanto alla disposizione progressiva, giacchè
li numera ascendendo dai gravi agli acuti, mentre quegli discende da-
gli acuti ai gravi .
Seguaci di Aristosseno sono ugualmente stati anche Euclide ( 35 )
e Censorino ( 36) cosicchè tutti e due sostengono che i toni modali
sono tredici. Quegli fiorì circa gli anni del mondo 3690 e questi gli
anni 3730.
1
Finalmente il maggior numero dei toni modali della greca musica
si è quello che sostiene Marziano Cappella (37) che volle che quindici
siano, nominandoli però non toni , ma tropi, che lo stesso in sostanza
significa.
Fra i quindici però, cinque soli dice che sono i principali, e gli al-
tri sono divisi in plagii e autentici; questi sono i cinque più acuti ai
quali è preposta la particella hyper; quelli sono i cinque più gravi ai
quali è preposta la particella hypo; e questi ( 38) dieci collaterali deno-
mina. I principali sono in mezzo ai plagali ed agli autentici ( 39) .
I principali sono il lidio, l'iastio , l'eolio, e il dorio ; dei collaterali
ne aggiunge a ciascheduno di questi cinque coll'aggiunta di queste due
greche particelle : yper - che vuol dire sopra ed уро - che significa
(32) EUCLIDE il Geometra è l'autore del Trattato di Musica. Egli fu posteriore al fi-
losofo di Megara dello stesso nome e fiorì al tempo di Tolomeo 1º , il quale dopo la morte
di Alessandro Magno nell'Olimpiade 115ª , 319 anni prima di Cristo cominciò a regnare
sugli Egiziani. Ita Clavius in commendatione Euclidis. Così pure riferisce Aristide Quin-
tiliano: Briennio ed Euclide (In Musica) .
(33) In Introduct. Harm., Cap . de Tonis.
(34) In Panepistemon.
(35) In Izagoge.
(36) De die natali ad G. Cerelium.
(37) In Musica, Lib. 9º, Cap. De Simphoniis.
(38) Nel manoscritto : gli altri. (N. d. E.) .
(39) Così ci attesta Vincenzo Galilei, pag. 56.
410
toni, cioè l'yperlidio e l'ypolidio, l'yperiastio e l'ypoiastio ; l'ypereolio e
l'ypoeolio, l'yperfrigio e l'ypofrigio,
l'ypofrigio , l'yperdorio e l'ypodorio, che tutti
insieme poi vengon ad esser quindici. Della stessa opinione è stato an-
che Cassiodoro (40), e sebbene altrove ne numera cinque soli (41 ) , sog-
giunge nondimeno che ogni tono ha l'alto e il basso, volendo inferire
che ciascun dei nominati toni ha i due collaterali nella maniera che
vuole il sovracitato Marziano Cappella . Fiorì Cassiodoro circa gli anni
di nostra salute 350 (42).
I Greci usavano alcune cifre per dimostrare e segnare le corde, e a
dir di Boezio anche per segnare il tempo lungo o breve. Cosicchè la ci-
fra di proslambanomenos era differente da quella di hintelipaton e dal-
l'altre; e simigliantemente la cifra di proslambanomenos del modo dorio
era differente dalla stessa del modo frigio e così le altre (43) .
411
CAPITOLO II.
412
rità di Omero (7) . L'opinione di Socrate del resto è confermata anche
da Tertulliano (8) il quale riferisce che Plinio II° essendo stato invitato
da Traiano imperatore ad esaminare la condotta dei primi cristiani ,
abbia risposto in questi termini : « Praeter obstinationem sacrifican-
di, et antelucanos cantus ad canendum cuidam Xsto ut Deo, nihil apud
eos reperivi » .
Appena che il canto ecclesiastico prese un po ' di vigore, gli furono
stabiliti e gli furono adattati dei toni propri.
Da principio essendo stati solo quattro i toni ecclesiastici , quat-
tro furono pure e dovevano essere le corde finali cioè : D E F G
e poichè era legge che : « Finiret tonus regulariter ubi sua diapente
sumpsit exordium . Omniumque tonorum modulationes regulariter pro-
priae diapentes initia suis pariter terminationibus adscripserunt » ( 9) .
I toni ecclesiastici inoltre avevano le loro corde confinali, le quali
così vengono descritte dal Gaffurio sopranominato : « Sunt et qui ir-
regulares dicunt singulorum tonorum modulationes, quum in suam con-
finalem chordam terminaverint : sunt enim quattuor confinales chordae
secundum se, octo tonorum combinationes. Est enim chorda confinalis
in quacumque manerie vox illa in qua diapentes formula terminatur
in acutum : hinc distat confinalis cuiuscumque toni a sua finali , inte-
gro diapentes intervallo . Namque primus tonus et secundus regulariter
terminatur in D la sol re , irregulariter in A la mi re ( 10 ) .
Ma siccome abbiamo osservato essere succeduto fra i Greci in or-
dine ai toni della loro musica, così pure è succeduto poi fra gli eccle-
siastici cristiani, cioè che da principio pochi furono ed indi , come lo
vedremo, sono stati fino al numero di dodici ragionevolmente accresciuti .
I toni ecclesiastici furono da principio, cioè al tempo dei primi
antichi Padri della Chiesa , al tempo di S. Ambrogio vescovo di Mi-
lano, che secondo il P. F. Ant. Pagi, nacque l'anno 340 e morì l'anno
(7) Queste sono le sue parole : «Viguit etiam apud ethnicos cantus alternatio, cum
Homerus : Ill . I. V. 604 musas alternatim cantantes describat.
(8) In Apologetico.
(9) Franch. Gaffur. Pract. Mus., Lib. Iº, Cap. 8º.
( 10) Franch. Gaffur. Pract. Mus., Lib. Iº , Cap. 8º, pag. 62. Gio . Maria Artusi nel-
l'arte del contrappunto, pag . 73 dice che le cadenze regolari sono quelle che si fanno
nelle corde estreme della propria diapason, e nella corda che divide detta ottava ed inoltre
nella corda che divide la quinta in due terze; onde dal primo e dal secondo tono, secondo
l'ordine loro fissato da Zarlino, saranno le cadenze regolari una in C sol fa ut che è
anche la finale e un'altra in G sol re ut che è la seconda sua corda regolare e un'al-
tra ancora in E la mi che è la terza sua corda regolare e così dicasi delle altre. Sog-
giunge poi : « Le cadenze irregolari sono tutte le altre, si facciano dunque dove si vogliono.
La stessa cosa è detta pure da Zarlino : P. 4ª, Cap. 18º, pag. 412 e a pag. 413 dice che le
corde finali e confinali delle salmodie si devono prendere dalla corda di mediazione e dalla
corda finale delle medesime.
413
397 , stabiliti in numero di quattro solamente che furono chiamati con
nomi greci : protos, deuteros, tritos, tetrartos, cioè primo, secondo, terzo ,
quarto, volendo che quattro soli fossero, perchè ebbero idea di for-
marne precisamente tanti quante sono le diverse specie di quinta. Di
questi quattro antichi toni ecclesiastici parla Franchino Gaffurio ( 11 )
e prima di lui ne ha parlato un certo abate Odo che viveva nell'anno
953 e scrisse un Dialogo.
Nel divario di tempo che passa tra questi due autori scrisse nello
stesso senso il famoso Guidone d'Arezzo circa nell'anno 1020 , come ri-
feriscono concordemente tutti quelli che trattarono questa materia e fra
questi l'eruditissimo Giovanbattista Doni ( 12) . Sappiamo poi che i pre-
detti quattro toni sono stati fondati nelle seguenti quattro lettere gre-
goriane : D E F G; e ragionevolmente m'induco a credere, che in
quei primi tempi che detti quattro toni furono istituiti, oltre la propria
quinta di ciascheduno non si stendessero le di loro cantilene. Uno dei
motivi che mi fa credere questo, è il fatto che nella loro istituzione ad
altro non si ebbe riguardo che alla diversa specie di quinta e non alle
diverse specie di ottave, che pure sono di maggiore importanza, giacchè
contengono in se medesime le diverse specie di quinte le quali sono
membri delle ottave.
Noi sappiamo inoltre che il canto dei primi cristiani era modestis-
simo ed umilissimo e con sì poca flessibilità di voce veniva eseguito, che
talora appena appariva che fosse un canto : come ci dice S. Agostino ( 13) .
Nè mi si opponga che nella Chiesa di Alessandria si usava il
canto orientale, e noi trattiamo piuttosto dell'uso di cantare nella Chie-
sa occidentale, giacchè la disciplina era comune ( 14) . Come però
in tutte le altre cose anche nel canto gli ecclesiastici si sono col tempo
scostati dalla semplicità dei primi cristiani, e tanto se ne scostarono
nel corso di cinque secoli , che quello stesso canto istituito dagli Apostoli
e dai primitivi Padri della Chiesa, per commuovere più facilmente i
cuori degli ascoltanti e mantenere l'attenzione e devozione di quelli che
assistevano ai divini Uffici , era alfin diventato il solo motivo di ogni di-
strazione e immodestia . Inoltre come da principio si usava nel canto
414
una flessibilità di voce quasi insensibile , così dopo i primi cinque se-
coli si estendevano le cantilene (i canti) fino alla bisdiapason ossia dop-
pia ottava con insoffribile sconciatura. Si verificò di bel nuovo dunque
nella musica ecclesiastica quanto della musica dei suoi tempi ebbe a
commiserare Orazio nella sua arte poetica ( 15 ) : « Posteaquam coepit...
vinoque diurno placari genius fastis impune diebus, accessit numerisque
modisque licentia major » .
Agostino il Santo che provò gli effetti di quella prima musica ec-
clesiastica - allorchè dimorava in Milano di fresco convertito da San-
-415
fino alla decima corda ( 18 ) . Nonostante queste licenze : se la cantilena
non arrivava a toccare le otto corde prescritte si doveva considerare il
tono come imperfetto : se poi la cantilena percorreva l'intera ottava lo
si considerava come perfetto : se finalmente sorpassava l'ottava corda
toccando la nona o anche la decima, allora il tono si considerava più
che perfetto .
lo però in tali diversi casi considererei e chiamerei imperfette, per-
fette e più che perfette le cantilene e non il tono giacchè sia che le
cantilene non arrivino o giungano o sorpassino i confini prescritti , il to-
no rimane intatto e non subisce alcuna alterazione in se stesso.
(18) Franchinus Gaffurius in Practica Musicae utriusque cantus. Lib. 1º, Cap . 8º, sic
habet : « Mixtus Tonus dicitur, si autenticus est cum vel totum gravius sui placalis attigerit
tetrachordum vel duas saltem chordas. Imperfectus tonus sive autenticus, sive plagalis, est
non implens propriam diapason figuram, deficiens vel ex parte diapentes, vel ex parte dia-
tessaron, vel ex parte utriusque hunc proprie diminutum dicunt. Plusquam perfectum vero
seu superfluum putant tonum cum, si autenticus fuerit, ultra diapason notulam unam
aut duas diatonice ductas, tenuerit in acutum; cum autem plagalis fuerit tunc in grave» .
(19) e (20) Si veda l'esempio 3º, come pure il Capitolo Vo della Seconda Parte di
questo Trattato dei Toni Modali . Si tenga presente che tutti gli esempi del presente Trat-
tato dei Toni Modali sono del P. Giamb. Martini, giacchè il P. Vallotti non rifinì l'opera
sua [ N. d. E. ] .
416
Ecco dunque formati due toni diversi con una quinta comune ad
ambedue ed una quarta disposta or sopra or sotto la medesima quinta.
Si deve però osservare che i suddetti due toni si trovano fondati in due
ottave diverse soltanto mediante la diversa disposizione della quarta.
Mentre il primo resta fondato nella seconda specie di ottava ed il se-
condo nella sesta specie; cioè il primo nella corda ed ottava di D la
sol re , il secondo nella corda ed ottava di A la mi re . La pri-
ma ottava divisa trovasi armonicamente, la seconda aritmeticamente; e
così col metodo stesso si prosegue nella formazione degli altri sei toni .
Ma poichè si sono motivate più di una volta le due divisioni armonica
ed aritmetica dell'ottava, non è più da differirne la spiegazione, almeno
per quanto riguarda la pratica .
Le principali divisioni che i matematici considerano sono tre : l'arit-
metica, la geometrica e l'armonica le quali con poche parole sono state
felicissimamente spiegate da Plutarco (21 ) . Ecco le sue parole :
« Tres sunt medietates unde omnis mediocritas aestimatur aritme-
tica, harmonica, geometrica. In prima aequalis est numerus quo se in-
vicem excedunt excedunturque termini . In tertia eadem fit proportione :
in media neque proportione, neque distantia eadem termini sese con-
sequuntur» .
Ciò supposto io non voglio lungamente discorrerne : ma dirò solo
quello che riguarda la pratica nei riguardi dell'ottava.
Essa si dice che è divisa armonicamente quando è divisa così che
la quarta sta sopra la quinta; se al contrario la quarta si trova disposta
(21 ) In Musica.
(22) Franch. Gaffur. Pract. Musicae utriusque cantus. Lib. 1º, Cap. 70 : chiama gli
autentici : « Impares, autentici et duces» e i plagali : « Pares, collaterales et comites» .
(23) Si veda l'esempio 3º.
— 417
27 . Trattato della Moderna Musica.
che fu formato il secondo dal primo, fu anche da questo terzo formato
il quarto tono nella ottava di B fa mi aritmeticamente divisa (24) .
(24) Idem.
(25) In brev. Hist. crit. Cron. ad an . 590 in vita S. Greg. M., numer. 68º.
418
certe determinate forme di melodia contenute sotto un determinato
e proporzionato ordine, numero e metro di sonorità secondo la materia
contenuta nell'orazione : onde in poche parole i loro toni non erano
altro che delle cantilene che noi diremmo arie, sotto le quali si cantavano
le poesie che a ciascuna di quelle convenivano.
Perchè poi le varie nazioni con le inclinazioni diverse hanno an-
che diversa maniera di cantare : diversità che osserviamo anche noi
oggi fra gli Italiani, Francesi, Tedeschi , Spagnoli ed altri , perciò dalle
•
diverse stirpi i Greci denominarono il loro toni : dorio , frigio , lidio,
iastio, eolio, etc.
I toni ecclesiastici al dire di Zarlino (26) consistono in una certa
forma o qualità di armonia che si trova in ciascuna delle sette specie
della diapason le quali tramezzate armonicamente ci danno sei modi
principali ed autentici : dai quali poi nascono i loro collaterali attra-
verso la divisione aritmetica e si chiamano anche plagali o placali .
Sarebbe già tempo di passare a discorrere dei toni modali eccle-
siastici corali resi armoniali ; il fatto però che non viene comune-
mente fatta una data osservazione, causa gravi e grandi errori per cui
non posso fare a meno di non differirne alcun poco di tempo la trat-
tazione.
419
semplici, ovvero dei toni corali resi armoniali ; onde ciò supposto avendo
abbastanza parlato di quelli per quanto richiede la cognizione pura-
mente storica, cominceremo ora a trattare di questi ( 29).
(29) Si può credere che prima del 1000 vi fosse già una musica diversa dal canto
fermo giacchè il Gaffurio nel Libro 3º, della sua « Practica Musicae» , Cap. 15º dice :
«Displicent plerique impudenter cantantes quibus se aextimant placituros. Haec etenim
potissima fuit causa cur, relicto florido ac mensurabili cantu, Guido ipse ad ecclesiasticam
se contulit modulationem » .
420
CAPITOLO III .
Non v'è persona che sia mediocremente istruita nella storia della
musica che altresì non sappia che la musica dei Greci è sempre stata
ornata di pura sonorità, poichè non ammettevano più parti al confron-
to l'una con l'altra; e se pure molti cantavano insieme la stessa cosa ,
cantavano certamente all'unisono ovvero all'ottava ( 1 ) .
Quando poi il canto era accompagnato da qualche strumento : o
questo si suonava alternativamente in forma di ritornello, per parlare
secondo l'uso nostro, ovvero se accompagnava il cantante nello stesso
tempo che cantava, si suonava la stessa aria all'unisono o all'ottava e
niente più .
(1 ) Zarlino prova che la musica degli antichi non è stata armonica e lo conferma al
Cap. 140 della 2ª Parte e al Cap. 79° della 3ª parte e al Cap. 8º della 4ª Parte.
Perrault : Musique des Anciens. Lib . I , pag . 269 : esprime lo stesso sentimento con
queste parole : « Les anciennes par l'harmonie n'entendent autre chose que l'ordre de plu-
sieurs sons, qui se suivent, et non pas le melange de plusieurs sons, comme nous l'en-
tendons » .
(2) Istitut. Harm., Parte Iª, Cap. 4º.
(3) Della musica antica e moderna, pag. 36 e 101-104.
(4) De la musique des anciens.
(5) Diction. de la musique.
(6) Lib. 3º de Legibus.
(7) Prefazione dei Salmi. Tomo 1º.
- 421
tico, l'udii con molta e pellegrina erudizione a provar lo stesso, dicen-
do fra l'altro così, che allorquando alcuni scrittori sembrano asserire
che la musica dei Greci sia stata armoniosa , ciò si deve intendere non
dell'armonia, che nasce dall'attuale confronto di più parti o suoni di-
sposti in armonia , ma bensì soltanto dell'armonia che nasce dal risuonar
delle voci o strumenti : la qual sorte di armonia si scorge più sensibil-
mente che in ogni altro strumento nel clavicembalo allorquando i sal-
tarelli non sono armati del solito panno intrecciato . O al più parlano
di quell'armonia che si fa col bordone suonando una voce sola nel
grave, mentre nell'acuto si va suonando ( 8 ) qualsivoglia corda, e si suona
qualsivoglia cantilena : la qual maniera e forma di armonia che per esse-
re molto semplice è probabile assai che fosse conosciuta ed esercitata (9) .
Circa il canto ecclesiastico sia esso ambrosiano o gregoriano, non v'è
chi abbia dubitato che egli sia mai stato ornato e rivestito di pura so-
norità, quale trovasi essere al presente non ammettendo confronto di
diverse parti .
422
di Guidone d'Arezzo e prima di quei tempi non certo, ma bensì piut-
tosto molto dopo, cioè circa l'anno 1353 allorchè Gio . De Murris ebbe
inventate le figure musicali onde fu detto canto figurato dalle diverse
figure cantabili.
Lo stesso Guidone fu il primo inventore del solmizare, e il Ga-
lileo ( 11 ) afferma che i Greci allorchè erano principianti nel cantare
ululassero piuttosto che cantare, giacchè il nome dei loro intervalli erano
troppo lunghi per far ciò : come ad es . proslambanomenos, tritediezeug-
menon.
Il solmizare ebbe principio all'inizio dunque del secolo undecimo
e prendo motivo a confermarmi in questo parere da una congettura de-
dotta dallo stesso nome di contrappunto .
J
,
E UOA E Ec.ce nomenDomini
Esempio 20
solo armonia nella musica, ma che vi fosse già introdotto l'uso delle dissonanze, benchè l'uso
di queste fosse da principio molto rozzo, come si può dedurre da alcuni canti ecclesiastici
ambrosiani riferiti dal Gaffurio nella sua Practica musicae utriusque cantus.
( 11 ) VINCENZO GALILEI, Dialogo della musica antica e della musica moderna, pag. 99.
423
di indice o chiave delle rimanenti, perchè sono le iniziali dei tre diversi
canti : di natura, bemolle, bequadro e di ciascun tetracordo ( 12) . Per
la formazione delle cantilene disposta che aveva una delle dette tre let-
tere al principio delle righe, si andava servendo in appresso di tanti
punti invece di lettere nella maniera che si vede nell'esempio 2° ( 13 ) .
E che detti punti fossero disposti tutti sopra le sole righe, o sopra
le righe e anche negli spazii come ora noi disponiamo le nostre note,
ciò poco importa. Il valore delle note e delle cifre della musica dei
Greci era manifestato solo dalla diversità dei piedi lunghi e brevi e dal-
la diversità del verso sopra delle quali erano accomodate ( 14 ) .
Boezio ( 15 ) dice che tali cifre ponevano raddoppiate una sopra
l'altra e le prime sovraposte erano le note o caratteri che appartenevano
all'ascendere o al discendere; le seconde poi segnavano le percussioni
cioè il tempo lungo o breve ( 16) .
Come i Greci , cantando molti assieme, si accordassero senza co-
rago ossia battitore si può in parte comprendere dal remigare dei ma-
rinai, dal battere dei fabbri e del pestadroghe a Rialto o molto più
dalle parole che usa Plutarco nella vita di Demetrio a proposito di Le-
nofanto Tibicine come ci dice Vincenzo Galilei a carte 102 ( 17) .
Guido costumò insegnare il canto fermo con quattro sole righe,
perchè non si ascendesse o discendesse più di otto o nove voci .
I moderni hanno aggiunto la quinta riga per comodo del canto
figurato come riferisce il Berardi ( 18) .
E' ben da sapersi che tal maniera di scrivere la musica durò fino
all'anno 1353 in circa, nel qual tempo il famoso Gio. De Murris, fran-
cese, insigne matematico, avendo inventato le figure musicali che ora
424 —
usiamo , essendo altresì state abbracciate dai più chiari musicisti di quei
tempi come : il Tintore, Francone, Filippo da Caserta , Anselmo da Par-
ma , Fisifo e Prosdocimo di Beademaldo padovano e fu abbandonata la
maniera di scrivere coi punti .
Ora ciò supposto, assolutamente dico che nel tempo preciso in cui
i punti si usavano si incominciò altresì a scrivere in armonia , e dal con-
fronto che si faceva delle consonanze per mezzo dei punti medesimi ,
fu denominata contrappunto l'arte di comporre in musica. Quando poi
tralasciato l'uso dei punti incominciarono i musici a valersi delle musi-
cali figure ritrovate dal De Murris, allora fu anche detto canto figurato
ogni cantilena che posta a fronte di un'altra producesse una regolare
armonia, ed al presente ancora ambedue i nomi conserva di contrappun-
to e canto figurato : abbenchè in oggi più comunemente vien denomi-
nato musica ogni canto di più voci, o di voci e strumenti , ed il canto ,
puramente canto fermo o canto piano vien chiamato .
Si osservi però che l'uso delle note deve essere assai più antico di
quello che comunemente si dice giacchè vedo che il S. Venerabile
Beda ( 19 ) apporta note quadrate con coda e senza, obblique di diversa
figura e a tutte attribuisce il proprio valore di lunga, breve, semibre-
ve etc. Sette note sono sopra le righe o negli spazii che fra esse si ritro-
vano, onde molte invenzioni vengono attribuite a Guido d'Arezzo, a
Gio. De Murris ed altri, le quali ad altri molto più antichi autori con
verità attribuirsi debbono .
— 425
intendiamo, cioè il confronto di più intervalli consonanti o dissonanti
come dice chiaramente il Perrault (21 ).
Inoltre come riferisce il sopracitato autore i Greci avevano sei ge-
neri di musica ( 22) .
Poichè è certo che il canto figurato ebbe la sua origine quattro e
più secoli dopo la restaurazione ed illustrazione fatta da S. Gregorio M.
nel canto ecclesiastico ed in tempo appunto che non più quattro, ma
bensì otto si numeravano nel canto fermo i toni modali; certissimo si è
altresì che otto sono stati fin da bel principio i toni modali del canto
figurato, cioè quelli stessi che da S. Gregorio Magno furono per il canto
fermo istituiti (23 ) .
Perchè poi il canto figurato dal canto fermo abbi preso ad impre-
stito i toni modali non è cosa da meravigliarsi , qualora si rifletta che uni-
camente al canto fermo deve la sua origine il canto figurato : onde se
uesto da quello ha ricevuto tutto ciò che ha ed è, fuorchè il confronto
questo
di più parti che nel canto fermo non si dà , poteva anche valersi dei suoi
toni modali . Anzi, se ben si considera la cosa in se stessa, così doveva
farsi e non altrimenti, non solo perchè allora il canto figurato non aven-
do toni modali proprii, doveva per necessità valersi di quelli del canto
fermo, ma inoltre perchè in quei primi tempi non vi era alcuna diffe-
renza fra il canto fermo e il canto figurato eccettuato il fatto che il
canto figurato mediante il confronto di più parti produceva l'armonia ,
mentre il canto fermo essendo sempre di sua natura privo di tale con-
fronto, non era atto a produrre che sonorità (24 ).
Il canto figurato dunque si appropriò gli otto toni modali del canto
fermo con tutte le rispettive leggi , che seco portano cioè tutte le leggi
annesse.
(21 ) Perrault, De la musique des Anciens, pag. 296 : « Selon l'idée que nous avouns
de la musique, nous n'appellons point musique quand une seule voix chants ; et quand
plusieurs entonent un même chant nous n'appellont point aussi cela harmonie. Cependant
les anciens par harmonie n'entendent autre chose que l'ordre de plusieurs sons, (Aristides,
Lib. Iº ) qui se suivent et non pas melange de plusieurs sons comme nous l'entendons, ainsi
qu'il sera expliqué ci - apres » .
(22) Perrault nella stessa opera alla stessa pagina 296 porta questa affermazione rife-
rendosi alla relazione che ne fa Proclus sur l'Harmonie de Ptolomaei.
(23 ) Si veda la nota 31 [ N. d. E.] .
(24) Dagli ultimi versetti del canto nono del Purgatorio di Dante, sembra che fino
ai suoi tempi fosse in uso il cantare con organo, cioè mescolando la voce dei cantanti col
suono dell'organo; nondimeno Landino nel suo commento parla invece del cantare alter-
nativamente fra coro ed organo, onde un verso si intende e l'altro no. Questo commento
si accorda col costume di quei tempi .
426 -
perciò rendevasi impossibile l'esecuzione di simil legge nelle diverse
voci che in armonia si dispongono nel canto figurato , attesochè il con-
tralto, come ognun vede , ha nell'acuto cinque corde meno del soprano,
e nel grave poi ne ha cinque di più; lo stesso succedendo al basso in
ordine al tenore. Visto questo gli armonico-pratici di quei primi tem-
pi si studiarono di conservare in qualche maniera la stessa legge
anche nei contrappunti obbligando le sole cantilene del tenore ai
confini rigorosamente prescritti a ciascun tono modale; ed avvalorarono
la loro legge con la considerazione che essendo la parte del tenore,
tra tutte le altre, la sola voce naturale perciò il solo tenore dovesse esser
ristretto fra gli assegnati limiti ; onde ne viene in conseguenza che chi
dal solo ascendere o discendere della cantilena vuol scoprire di qual
tono sii alcun componimento corale armoniale deve esaminare la sola
parte del tenore, che guida e regge il tono in ogni componimento onde
ebbe a dire il dotto faceto poeta mantovano D. Teofilo Folengo , detto
Merlin Coccai : Tenor est vocum rector vel guida tonorum (25 ) . Non
è però così fatale e precisa cotal legge che alcune volte altrimenti non
succeda. Infatti occorrendo che alcun contrappunto fosse appoggiato a
qualche ecclesiastica cantilena, in tal caso dalla voce o parte, cui ap-
propriato fosse detta cantilena regolarsi deve chiunque rilevar desidera
di qual tono sii un cotal componimento, e se al tenore appoggiate fos-
sero, dal tenore si deve prender norma; se poi alla voce del basso fos-
sero destinate dal basso altresì per lo stesso fine regolarsi deve , e la ra-
gione si è perchè in tal caso l'unica guida del tono si è il canto fermo
sopra il quale è lavorato il contrappunto . Abbiamo esempi del-
l'una e dell'altra maniera in Costanzo Porta, Cristoforo Horales,
Matteo Asola, Adriano Willaert, Palestrina ed altri dalle di cui opere
si può esaminare con la pratica alla mano la verità di quanto or ora di-
cevasi . Sovvienimi d'aver poco fa detto che il contralto ha nell'acuto cin-
que voci di meno e nel grave cinque voci di più del soprano etc. , la qual
cosa, a mio creder non abbisogna di prova poichè ognun vede che es-
sendo la chiave di C sol fa ut disposta nel contralto una quinta
più verso l'acuto , che non nel soprano, deve il contralto aver nel grave
cinque corde le quali non può aver il soprano; ed il soprano per l'oppo-
sto deve aver nell'acuto cinque corde, che non può aver il contralto; tanto
più ciò si verifica in pratica quanto che era invalsa una legge fra gli
armonico- pratici, che nei toni corali hanno scritto, la quale fra noi non
si osserva perchè avendo altri toni ed altre leggi per modulare i com-
ponimenti nostri onninamente a noi non appartiene . La legge dunque
427
che essi avevano si è che dovevano restringere le loro cantilene nei con-
fini delle consuete cinque linee, ed in niun conto nè in niun caso gli
era permesso d'aggiunger altre righe sopra o sotto le cinque consuete .
La ragione poi per cui tal legge si facesse da principio è chiara, perchè
sebbene il solo tenore era obbligato a osservare nelle di lui cantilene
i limiti della prescritta ottava armonicamente o aritmeticamente divisa;
nondimeno anche le altre parti volevano che avessero i suoi confini pre-
scritti e limitati; primamente acciò che fosse ciascheduna parte o voce
ristretta in certo numero di corde le più connaturali, e inoltre acciò
che ciascuna parte avesse qualche correlazione o prossima o immediata
al tono modale, anche in ciò che riguarda i confini della cantilena. La
qual cosa acciò meglio s'intenda, convien ricordarsi aver noi detto poco
fa che essendo da prima quattro soli , i toni ecclesiastici , fino al numero
di otto si sono di poi accresciuti mediante l'armonica ed aritmetica di-
visione dell'ottava, onde di ciascheduno dei primi quattro due se ne
sono formati, uno che si chiama autentico o principale e l'altro plagale
o collaterale. Ciò supposto non v'ha dubbio alcuno che non siavi fra
l'autentico e il plagale una intrinseca relazione, e per così dire , anche
stretta cognazione, quale trovasi tra due cose che da uno stesso prin-
cipio derivano. Ritornando ora al nostro proposito si osservi che cia-
scheduna parte o voce ha relazione al tono modale , o mediata o imme-
diata, anche per ciò che riguarda i confini delle cantilene; imperocchè
se il tono è autentico , assieme con il tenore anche il soprano passeggia
per le stesse corde e modula l'autentico, ed il contralto col basso modu-
lano il di lui plagale : se poi per lo contrario il tono è plagale, il con-
tralto e il basso modulano l'autentico , modulando il soprano col tenore
il plagale. E' però ben vero che non sono quanto il tenore, le altre parti
obbligate al rigore della legge, mentre possono queste sorpassare i sud-
detti confini senza errore, purchè non vi si aggiungano altre righe; lad-
dove il tenore essendo parte principale deve stare rigorosamente al pre-
scritto della legge , fuorchè, ( come si disse ) in caso d'obbligazione di
canto fermo ad altre parti destinato, poichè allora la parte, cui era ap-
poggiato il canto fermo è veramente la parte principale, e non il tenore;
delle quali cose tutte abbiamo esempi del Palestrina ( in Missa « Ecce Sa-
cerdos Magnus » ) , di Cristoforo Morales (nei suoi Magnificat) , ed altri .
Dovrebbe di molto abbondare ciò che finora si è detto acciò agevol-
mente rilevar si possa di qualunque componimento il tono, ma perchè
alcuni considerano principalmente la corda finale; debbo qui avvertire e
soggiungere che non sempre il tenore nella principal corda si finisce, poi-
chè talvolta nella terza e anche spesso nella quinta corda del finale
accompagnamento termina; nè ciò è da riprendersi come cosa mal fatta,
così richiedendo le diverse consonanze che nell'accompagnamento con-
428
sonante si contengono onde ciascheduna parte nella principal corda non
deve terminare, acciò tutte le sue parti integrali possano avere l'accom-
pagnamento consonante.
Quelli dunque che dalla corda finale cominciano ad esaminar il
tono ricercare la debbono nel basso più che nel tenore o in qualsivoglia
altra parte, e quindi sapranno tosto essere il tono primo o secondo; ter-
zo o quarto; quinto o sesto etc. e la ragione si è perchè ogni tono plagale
ha la corda finale comune col suo autentico . Volendo poi venirne in pie-
na cognizione, si dovrà esaminare il tenore nel di lui ascendere e di-
scendere, e quindi si saprà poi con tutta sicurezza se autentico sii il tono
ovvero plagale. Che se più di un tenore vi fosse nello stesso componi-
mento, come spesso succede in quelli di più di quattro voci, si osservi
in tal caso che sempre vi sarà un principal tenore al qual soltanto at-
tenerci dobbiamo; abbenchè per toglier ogni equivoco e perchè il prin-
cipal tenore sia conosciuto, si sogliono dare agli altri tenori il nome di
quinto o di sesto ecc. che vuol dire quinta parte (voce) o sesta parte
(voce) conservando sempre al principal tenor il suo vero nome : e que-
sto è quanto si può dire e porre in osservazione, acciò qualunque natural
tono si possi, anche nella moltiplicità delle voci chiaramente discernere .
Non so però se ciò basterà a distinguere e discernere i toni traspor-
tati (26) , poichè sebbene le stesse osservazioni in questi farsi debbono ,
che nei naturali ; nondimeno alla imperita gioventù ogni piccola dif-
ficoltà che sopravvenga basta per sconvolgergli la mente, e confonderli a
tal segno che non sappiano quindi più onde cominciar debbano.
Nel canto fermo certo non si sono vedute mai cantilene anticamen-
te trasportate; bensì alcune se ne veggono al presente, e sono certamen-
te del numero di quelle che dopo l'invenzione del cantare in consonanza,
sono state formate : essendo nata la necessità dei trasporti soltanto nel
(26) L'origine dei trasporti è nata al tempo di Guidone d'Arezzo e non prima, perchè
essendo il canto fermo avanti di esso tutto al genere diatonico appoggiato non v'era uso
nè di bemolle nè di diesis, ma avendo egli voluto formare i suoi sette esacordi, i quali
però essenzialmente tre solamente vengono ad essere, cioè il primo, che comincia in G
sol re ut , il secondo che principia in C sol fa ut , e il terzo che principia in F
fa ut , ha pensato di dividere il tono che è fra A la mi re , e B fa mi
inspessando in tal guisa il genere diatonico; ed ha forse voluto Guido piantare i suoi esa-
cordi in dette tre lettere più che in altre, perchè esse pure sono state scelte per chiavi ,
cioè da disporsi al principio delle cantilene per indicar le altre lettere al cantore; ma però
direi più tosto che queste tre lettere fossero state prescelte per chiave, perchè in ciasche-
duna di esse può aver principio un esacordo e non in altre. Ciò si verifica però soltanto
di quella prima musica, poichè a tempi nostri per questa ragione qualsivoglia delle sette
lettere potrebbe essere destinata chiave delle altre, poichè mediante l'uso di più bemolli
(che ai primi tempi non se ne osserva più d'uno) si può piantare gli esacordi in qualun-
que lettera; ed inoltre lo stesso possiamo ottenere per mezzo dei diesis, che in quella
prima musica dei tempi di Guido, erano affatto incogniti. Osservo però con ammirazione
nel Gaffurio Pract., Lib. 3º, Cap. 13º un esempio con due bemolli alla chiave disposti .
429
canto figurato a motivo di conservare nella parte del tenore i giusti con-
fini nell'ascendere e nel discendere, a ciascuno degli otto toni prescritti .
Ed infatti, supposta la legge di non doversi aggiungere altre righe nè
sotto nè sopra alle cinque consuete, chiaro apparisce che al tenore si ren-
de impossibile di modular le corde gravi del secondo, e quarto tono , ed
anche le acute del settimo , considerandoli nelle loro rispettive naturali
corde : onde a due diversi spedienti hanno ricorso quei primi autori del
contrappunto; uno fu di mutar le chiavi appropriando spesse volte al
tenore la chiave di C sol fa ut in terza riga, che è propria del con-
tralto, e talora quella di F fa ut pure in terza riga, che è propria
del baritono : e così mutavano poi anche le chiavi di tutte le altre voci;
come si vede negli scritti di tutti gli armonico-pratici fino al secolo deci-
mottavo. L'altro spediente fu di trasportar le medesime intiere cantilene ,
le quali alcune volte col mezzo della mutazione di chiave si trasporta-
vano all'ottava alta ; come si trova aver fatto fra gli altri Pier Luigi da
Palestrina nella sua celebre Messa « Papae Marcelli » a sei voci; e tal
sorta di trasporti certamente niuna difficoltà apportano al conoscimento
dei toni, ond'è che universalmente per toni trasportati non si considera-
no, rimanendo essi tuttavia fondati nella stessa loro ottava e corde natu-
430
parlato il Zarlino (27) fino dalla metà del decimosesto secolo, cioè dal
1555; oppure osservato che Maurizio Cazzati e i più dotti del suo tem-
po non si sono rischiati mai di valersene, anche allora quando più d'uno
avrebbero dovuto usarne (Salmi a 8 del Cazzati) e (Messe del P. Bol-
dradi, stampate nel 1694 principalmente in Missa S. Juliani); poichè
dunque non hanno gli antichi usati se non trasporti in figura di b , dei
trasporti in figura di parleremo a suo luogo, dovendo al presente di
Ꭿ ᎾᎾᎾ Ꮎ
XOXOXOX
60 en
Esempio 30
e l'ascender e discendere delle cantilene nella parte del tenore . Per ve-
der poi vieppiù facilmente la verità in tal fatto, si potrà ridurre il tono
trasportato al suo stato naturale, mediante la chiave di lettura . Siccome
però nei toni trasportati alcune volte si lascia a ciascheduna parte la
- 431
ristringendomi soltanto a parlare del tenore , dal quale come si è detto
dipende la giusta cognizione del tono; se la chiave del trasporto è la so-
lita chiave di C sol fa ut, in quarta riga disposta, la chiave di let-
tura sarà quella del mezzo-soprano ( 30) : se poi la chiave del trasporto
sarà quella di C sol fa ut in terza riga (che è propria del contralto)
in tal caso la chiave di lettura sarà quella del soprano ( 31 ) . Si osservi
però che tal regola suppone l'uso del solo primo trasporto in figura di b ;
che per i rimanenti trasporti nella stessa figura, e per quelli in figura
di #, variano rispettivamente le chiavi di lettura, come si vedrà nella
seconda parte del Trattato. La chiave poi di lettura altro non è che una
chiave disposta o ideata nelle composizioni trasportate, acciò solamente
se ne possa ritrovar la lettura che è la propria di ciaschedun tono na-
turale, come si vede nell'esempio 3º.
Alcune volte anche nel maneggio dei toni naturali, fino dal tempo
di Giosquino, è stato alla chiave disposto il b : avendo così praticato,
come lo attesta Pietro Aron (32) soltanto per risparmiarne il troppo fre-
quente uso nel corso delle cantilene, qualora per evitare l'abborrita in-
tonazione o relazione del tritono con molta frequenza ne viene in uso;
e ciò si è praticato principalmente nel 6° tono, e nello scrivere Salmi
o cantici obbligati alle corali salmodie : come si può vedere nei Ma-
gnificat di Palestrina e di Morales . Ma con loro buona grazia, nè scri-
vendo Salmi o cantici, nè in altra qualunque cosa poterono essi arbitrare
e disporre alla chiave cotale accidental figura in qualunque siasi natu-
ral tono; poichè in tal caso essendo distrutta la naturale lettura dovuta
alla corda ed ottava di F fa ut , non più il 6º ma altro tono si viene
a maneggiare, cioè quello che poi dal Glareano fu detto duodecimo tra-
sportato alla 4" avuta (33).
Perseverano i musico-pratici scrittori nell'uso degli 9 già descritti
toni corali, dalla invenzione del cantar in armonia fino al tempo di
Enrico Glareano che fiorì verso la metà del XVI° secolo ( 34) . Egli fu
uno dei più dotti e periti nelle buone lettere all'età sua, e nello stesso
tempo molto erudito nella musica, i di cui toni modali avendo intra-
preso di migliorare, fino al numero di 12 gli accrebbe , pubblicando nel
432
Ал
1547 un suo libro intitolato Dedecachordon, e pretendendo con ciò di
rimettere in uso gli antichi toni modali di Aristosseno . Ma in ciò di
gran lunga si andò ingannato , imperocchè troppo manifesta si è la dif-
ferenza dei toni del Glareano da quelli di Aristosseno. Disconvengono
primamente fra essi nel numero, essendo 12 i glareanici e tredici gli
aristossenici; inoltre per semitoni sono disposti e si vanno succedendo
quelli di Aristosseno, laddove quelli del Glareano sono disposti ed or-
dinati per quarte e quinte, cioè il primo in D, il secondo in A, il terzo
in E , il quarto in B etc.
Quelli di Aristosseno non differiscono l'uno dall'altro , se non che
uno era più acuto o più grave dell'altro per un semitono, un tono, un
semidittono, un dittono etc. ed infatti poi era ciaschedun tono lo stesso
massimo sistema innalzato o abbassato, come lo dimostra Vicenzo Gali-
lei chiarissimamente con l'esempio ( 35) .
Quelli del Glareano sono fondati sopra le sette ottave di lettura e
specie diversa ( 36) , per mezzo delle quali poi armonicamente e aritme-
ticamente divise vengono ad essere affatto diversi l'uno dall'altro i toni,
siccome diversissime riescono le cantilene in modo tale che una canti-
lena del primo tono per es. non può mai divenire del secondo, o del
terzo, abbenchè mediante il trasporto possa innalzarsi o abbassarsi .
Per qual cagione poi siasi indotto il Glareano ad accrescere altri
4 toni ai primi 8 ecclesiastici lo dice egli stesso ( 37 ) , cioè ciò essere ac-
caduto per l'osservazione e confronto ch'egli ha fatto del 1 ° con l'8°
tono, i quali sono fra se diversi e distinti abbenchè sieno ambedue fon-
dati nella stessa corda ed ottava di D la sol re , con questa sola
differenza che nel primo tono si considera detta ottava divisa armoni-
camente laddove nell'ottavo tono si considera l'ottava medesima aritme-
433
28 . Trattato della Moderna Musica.
Essendo poi occupata dal sesto tono la corda ed ottava di C sol
fa ut aritmeticamente divisa , ne formò egli l'undecimo tono dividen-
dola armonicamente ( 38 ).
E per finire essendo appropriata al settimo tono la corda ed ottava
di G sol re ut armonicamente divisa, per formarne il duodecimo
tono la divise aritmeticamente; ed ecco il modo e la maniera con cui En-
rico Glareano ha aggiunti i suoi quattro toni ai primi otto ecclesiastici .
Che poi essendo 7 le ottave di lettura e specie diversa non abbi esso
formati 14 toni modali piuttosto che 12, la ragione si è, perchè non so-
no capaci le ottave di B fat mi e di F fa ut dell'una, e del-
l'altra divisione, come lo sono le altre 5 ottave; ma bensì priva rimane
dell'armonica divisione l'ottava di B fat mi , perchè non ha nel ge-
nere diatonico la vera e giusta quinta; e l'ottava di F fa ut è inca-
pace della divisione aritmetica, perchè nel supposto genere diatonico
non ha la vera e giusta quarta ( 39 ).
Quale poi sii la vera e giusta quinta ognun lo sa , cioè quella pro-
porzione che nasce dalla sesquialtera fra 2 e 3 ed è composta di tre
graduali toni ed un maggior semitono . La vera e giusta quarta è quella
proporzione che nasce dalla sesquiterza fra 3 e 4 ed è composta di due
graduali toni ed un maggior semitono.
Onde ciò supposto, chiaramente apparisce che nè più nè meno di
dodici possono nè devono essere i toni modali ecclesiastici, e perciò
a gran ragione viene ripreso dal Glareano il Gaffurio, che avendo co-
gnizione della divisione armonica ed aritmetica e considerandola negli
otto ecclesiastici toni non gli sia venuto in mente lo stesso che a esso
Glareano, cioè di aggiungere agli otto gli altri quattro che gli manca-
(38) L'undecimo tono ordinariamente è trasportato all'ottava bassa, e quindi forse prese
occasione il Zarlino di cominciar i suoi dodici toni dal C sol fa ut grave, terminan-
doli in A la mi re ; partendo però dalla corda finale.
(39) Tertius et quartus regulariter in E la mi gravem, irregulariter in mi be-
quadro acutam ; quintus et sextus regulariter in F fa ut gravem, irregulariter in C
sol fa ut acutam. Septimus et octavus regulariter in G sol re ut gravem terminantur,
irregulariter in D la sol re acutum : quamquam Antiphonis et Gradualibus, caeterisque
gregorianis modulationibus raro concesserint confinalem : dicunt enim eos semper regu-
lariter terminare. (Glareano dodecacorden, Lib. 2º, Capo 6º).
I musici però spesse volte si sono serviti delle corde confinali; infatti nelle Messe or-
dinariamente il Christe Eleison, fanno terminare nella corda confinale del tono; e così pur
fanno allorchè dividono in più parti il Gloria in excelsis; il Credo; il Benedictus pure che
pongono fra il Sanctus, e l'ultimo Hosanna. Lo stesso hanno praticato nei motetti ancora
allora che in più parti li hanno divisi, cosicchè in tal caso la prima parte terminavano
nella corda confinale, e la seconda parte con cui si da fine al componimento terminavano
nella sua vera corda finale. Così hanno praticato il Palestrina, Costanzo Porta, Orlando
Lasso ed altri. Onde per rettamente giudicare del tono dalla corda finale, conviene riguar-
dare il termine ed ultimo fine del componimento : «Est enim finis, teste Augustino, ad quem
cuncta referuntur, et cuius causa fiunt reliqua. Et teste Philosopho : Finis est uniuscuisque
rei perfectio.
434
vano. Nè serve ciò che dice Vincenzo Galilei ( 40 ) che gli si debba tal
cosa attribuire a prudenza e molto sapere; imperocchè egli stesso si dà
la zappa sui piedi, come si suol dire, dicendo prima che con sette
toni vengano occupate tutte le sette specie dell'ottava , e poco dopo sog-
giunge che diversi sono il primo ed il secondo tono « non per la diversa
divisione della varia specie di diapason, ma per ricercare il secondo nel
grave più del primo per una diatessaron, e così venire a fare l'armonia
più languida e rimessa e perciò di natura diversa da quella del primo » .
Onde da queste ultime parole si deduce che egli intende assolutamente
essere nella stessa ottava di D la sol re fondati tanto il primo quan-
to il secondo tono , così poi discorrendo conseguentemente anche degli
altri; e perciò essere dagli otto toni occupate quattro sole delle sette ot-
tave, laddove poco prima ( carte 73 ) aveva detto che i primi sette toni
occupano tutte le sette specie dell'ottava e se alcuno prendendo le di-
fese del Galilei, dicesse che con le ultime citate parole non ha egli in-
teso di attribuire al primo e secondo tono la stessa ottava di D la sol
re, ripiglio io subito, e dico : E come dunque potrà il secondo tono,
essendo fondato nella ottava A la mi re servirsi del D la sol re
per corda finale, se non considerandosi detta ottava aritmeticamente di-
visa, e supponendo la sovraccennata legge della cadenza finale, che deb-
ba sempre farsi nella più grave corda della quinta? Ebbe ragione dun-
435
Battista Doni (42) , e diffusamente lo conferma il Padre Costanzo Porta
(In Prefatione Missarum) con queste parole : <« Haec autem pars conti-
nebit in se sex (ut aiunt) Missas, ad quattuor vocum modulationem
restrictas et redactas : iuxta sex continuos canendi modos... Reliquae
vero sex Missae secundum alios sex modulos compositae et elaboratae :
ut sic tandem omnes duodecim modi aperitissimis huius disciplinae
et facultatis aucthoribus cogniti expleantur (43), in aliud commodius et
aptius tempus reicentur : quousque maturiori iudicio et cura examinatae
et perpolitae (quod ut spero volente Deo brevi fiet) limatius in apertum
prodeant)» .
Gli autori poi che di musica teorica hanno scritto dopo la pubbli-
cazione del Dodecachordon tutti , o almeno la maggior parte alla sen-
tenza del Glareano si sono sottoscritti ; così fece Gioseffo Zarlino nel
1555 , Orazio Tigrini nel 1602 , Giammaria Artusi nel 1598 (alle carte 76
ove soggiunge dover i toni necessariamente esser 12 non solo, ma inoltre
dover incominciare in C sol fa ut e terminare in A la mi re, se-
guendo anche in ciò l'opinione del Zarlino e alle carte 77 divide i toni
in : perfetti, imperfetti , diminuiti, comuni e misti . I perfetti dice essere
quelli che tanto nel grave quanto nell'acuto non trapassano la sua cor-
da finale essendo autentici; se poi sono plagali non debbono passare
l'ottava di cui sono formati . Gli imperfetti altri sono superflui, cioè quel-
li che sorpassano l'ottava di cui sono composti , o nel grave o nell'acuto;
e diminuiti sono quelli che non usando tutte le corde della sua ottava
ne lasciano intatte alcune nel grave e nell'acuto .
I modi comuni sono quelli che sorpassano di tal sorta le corde della
sua ottava che arrivano anche alle corde del suo collaterale. Il modo
436
misto finalmente è quello che spesse volte replica una specie di diapente
o diatessaron d'altro modo che non sia suo collaterale) . P. Lodovico Zac-
coni nel 1596, GiamMaria Bononcini nel 1673 , Angelo Berardi nel
1689, P. Domenico Scorpioni O. F. Min . Conv. nel 1701 , e tanti altri
dei quali non mi sovviene, o non ho veduto. E' però vero che pochi
anni dopo vi fu fatta dal Zarlino suddetto alcuna mutazione, imperoc-
chè laddove il Glareano principia i suoi 12 toni dalla corda ed ottava di
D la sol re , Il Zarlino vuole che si comincino dalla corda ed ottava
di C sol fa ut , e la ragione che a ciò fare lo ha mosso si è che in-
cominciandoli dal C sol fa ut , si vanno l'uno all'altro succedendo
tutti i 12 toni, tanto autentici che plagali senza interruzione alcuna co-
me si vede dall'esempio.
Ba : D
2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 i2
Esempio 40
― 437
tifona, seguendo poi l'ordine del Zarlino sarebbe non già del 7° ma del
9º tono : ma pure è certissimo che o all'uno o all'altro tono deve asse-
gnarsi, e niuno mi direbbe non esservi ripugnanza che la Messa sia del
9º, abbenchè l'Antifona sopra la di cui cantilena è fondata sia del 7°
tono, imperocchè è massima troppo universale e principio per sè noto :
«Non potest idem simul esse et non esse» .
Pel corso di 100 e più anni dei 12 toni del Glareano si erano ser-
viti gli armonico-pratici professori , quando dispregiato con detestabile
esempio il tanto utile e necessario studio teorico , e le buone regole del-
l'arte , per attendere ad una semplice ed incolta pratica, sono al fine ri-
caduti nell'uso di otto soli toni modali, i quali però ben considerati al
numero di cinque si riducono, perchè sopra cinque sole ottave di let-
tura e specie diversa sono tutti gli otto fondati senza alcuna applicazio-
ne d'armonica o aritmetica divisione a dette ottave . Che niun conto si
faccia in questi mostruosi toni di armonica o aritmetica divisione, me
ne fa fede il silenzio degli stessi autori che ne parlano come sono il
Bononcini, il Penna, ed il P. Tevo O. F. M. Conv.; e fra i viventi che
tengono la stessa opinione basta per tutti il solo, per altro dottissimo , ma
in tal materia molto pregiudicato Padre Francescantonio Calegari. Che
poi sopra cinque sole ottave di lettura di specie diversa siano tutti otto
fondati è cosa chiara più che il sole di bel mezzo dì ; imperciocchè nella
quarta specie di ottava sono fondati il primo e secondo tono; nella prima
specie sono fondati il terzo e il settimo; nella terza specie il quinto e se-
sto; nella quinta specie il quarto; e nella settima specie l'ottavo, onde
escluse ne restano la seconda e la sesta specie : cosicchè il secondo è un
semplice trasporto del primo; ed il sesto un semplice trasporto del quinto,
ambedue cioè il secondo ed il sesto alla quarta sopra trasportati col be-
neficio di un bemolle nella corda di B fa mi , con questa diffe-
renza però che il primo ed il secondo tono restano fondati nella propria
specie di ottava; laddove il quinto ed il sesto fondati restano nell'ottava
che è propria dell'undecimo e duodecimo tono. Così pure il settimo è
un semplice trasporto del terzo alla quarta sotto col beneficio di un #
nella corda di F fa ut , osservandosi però che nè l'uno nè l'altro
possiede la propria specie di ottava mentre fondato essendo questo terzo
tono in A la mi re occupa l'ottava che è propria del nono tono ,
ovvero se si considerasse che fondato sia nell'ottava di E la mi arit-
438
nella trasformazione degli otto toni , due soli siano rimasti nello stato loro
naturale, cioè il primo e l'ottavo.
Donde poi sia originato tale abuso, io tengo per certo ciò essere
accaduto per motivo degli otto toni ecclesiastici, che sopra chiamammo
col nome di salmodie . Le più usuali tra queste sono otto e perciò otto
vollero che fossero i toni della musica parimente, e perchè tali salmodie
sopra certe ottave si aggirano per lo più diverse dalle principali corde
e ottave dei toni stessi, cui appartengono dette salmodie, perciò nato
ne è il disordine, che laddove il terzo tono, per es. , è veramente fon-
dato nella corda ed ottava di E la mi , i musico-pratici lo usavano
in A la mi re , sopra la qual corda ed ottava si aggira la di lui sal-
modia; lo stesso è accaduto del settimo tono il quale abbenchè fondato
sii nella corda ed ottava di G sol re ut , nondimeno essi lo prati-
cano in D la sol re col bemolle alla chiave, o in E la mi col
diesis in F fa ut , le quali due corde ed ottave così segnate ven-
gono ad essere un semplice trasporto della ottava di A la mi re , SO-
pra la quale veramente s'aggira, e ordinariamente termina la salmodia
di detto settimo tono e ciò hanno fatto , a mio credere acciochè non fos-
sero totalmente la stessa cosa il terzo ed il settimo tono; tanto più che
l'armonia ed aritmetica divisione, la quale i toni ecclesiastici, che sono
sopra la stessa ottava fondati , ha forza di distinguere non potrebbe di-
stinguere il terzo dal settimo , se anche si osservassero tali divisioni, come
non si osservano; che poi ancorchè posti in uso non avessero tal forza
è manifesto, perchè essendo i detti due toni ambedue autentici non gli
conviene se non la divisione armonica , onde sarebbero la stessa cosa,
ma però la stessa cosa sono nondimeno , poichè non v'è altra differenza
tra l'uno e l'altro se non che il terzo è maneggiato nelle proprie naturali
corde, ed il settimo si maneggia nel primo trasporto, ora in figura di
bemolle ed ora in figura di diesis restando sempre invariata la stes-
sa specie di ottava .
Il secondo tono hanno trasportato per una quarta sopra, acciò ap-
parisse in esso qualche differenza dal primo, e tanto più si sono indotti
a così fare, perchè cantandosi in coro detta salmodia a vicenda con
organo, nella corda ed ottava di G sol re ut , col bemolle alla chia-
ve si suol cantare, perchè troppo bassa riesce alla maggior parte dei co-
risti il cantarla nelle proprie naturali corde . Il quinto e sesto tono fra
gli ecclesiastici sono fondati , come sopra si è veduto, nella corda ed
ottava di F fa ut divisa armonicamente per quello, ed aritmetica-
mente per questo.
Gli armonico-pratici professori del XVII secolo hanno portato il
quinto nella corda ed ottava di C sol fa ut con la sua naturale let
tura, cioè senza accidente alcuno alla chiave ; e ciò dico perchè se un
— 439
diesis si disponesse nella corda di F fa ut , sarebbe in tal caso vero
quinto tono, se non nelle proprie naturali corde, almeno nel suo primo
trasporto in figura di diesis maneggiato, ma in tal guisa disposto non
può essere mai se non undecimo o duodecimo, non già quinto o sesto.
La corda ed ottava di F fa ut , con la sua natural lettura hanno
dai loro toni interamente sbandita , imperocchè la suddetta corda ed otta-
va avendo destinata per la formazione del sesto tono, il bemolle nella
corda di B fa mi hanno alla chiave obbligato, onde non più tono
naturale , ma bensì un semplice trasporto viene a essere di quello
che quinto chiamano.
Al quarto tono gli si assegna la sua propria corda ed ottava di E
la mi , ma nel modulare poi, fuorchè nella cadenza finale, si modula
veramente il nono trasportato alla quarta sotto, che viene a essere lo stes-
so che il settimo sopramentovato (44) .
E poichè della modulazione dei toni è caduto il discorso natural-
mente, osservarsi deve che siccome in questa sorta di toni non si è mai
osservata l'armonica ed aritmetica divisione in ordine alle cantilene ,
così non si è nè tampoco osservata la propria modulazione che a cia-
schedun tono ecclesiastico conviene , come dal confronto dei loro compo-
nimenti con quelli di Palestrina, Morales , Asola ed altri si può com-
prendere; onde tutti assieme si riducono poi al fine a due soli poichè
dalla modulazione , due sole ottave scorgonsi maneggiate una di terza
maggiore composta ed è quella di C sol fa ut , e sotto di essa pas-
sano il quinto, il sesto e l'ottavo tono; l'altra è composta di terza mi-
nore, ed è quella di A la mi re , sotto la quale passano il primo,
secondo, terzo, quarto e settimo tono .
Fra quelli che all'ottava di C sol fa ut si rendono a motivo
(44) Si esamini nel 3º Libro dei Salmi del Colonna il Laudate pueri, che dallo stesso
è dichiarato del quarto tono, oltre di che ciò si fa manifesto dalla premessa ecclesiastica
intonazione.
440
si riescono allorquando vi si sente modulata la quarta corda con la terza
441
dersi soltanto da un D la sol re all'altro facendo la sua finale ca-
denza in G sol re ut : ma di tale osservazione, siccome osservan-
tissimi si sono dimostrati in ogni altro contrappunto , così nulla affatto
l'hanno riputata qualora i Salmi si sono posti a vestire di armonia , per-
chè in tal caso alla salmodie unicamente come già dissi , si deve aver
ogni riguardo, e ciò principalmente in Salmi che alternativamente col
coro cantandosi dalle proprie rispettive salmodie dipendono; e siccome
questo è il più antico costume di cantar Salmi in armonia, perciò le stes-
se osservazioni hanno usato anche nel scrivere Salmi interi , ai quali però
premettevano sempre l'ecclesiastica intonazione , e così ha praticato
Matteo Asola che forse fu il primo autore di tal pratica; così pure Jacopo
Gastoldi ed altri.
Ora ritornando a ripigliar l'ordine interrotto ci accingeremo a di-
scorrere dei toni musicali armoniali.
442 ―
« Non saprà il moderno compositore quali e quanti siano i modi
ovvero toni; non come divisibili, non le proprietà dei medesimi. Anzi
sopra di ciò dirà non darsi che due soli toni maggiore e minore : cioè
maggiore quello che ha la terza maggiore, e minore quello che l'ha
minore >> .
Per ultimo li trovo nominati da Pierfrancesco Tosi , in questi ter-
mini pronunciati da un ignorante moderno contrappuntista :
«La moderna scuola di musica se nol sapeste, non conosce altri toni,
che quelli che succedon al lampo, e con ragione si ride della sciocca
opinione di chi si immagina, che vi sieno due , quanto di chi sostiene
-
che divisi in autentici e plagali sieno otto - e più, se bisogna e lascia
prudentemente libera la volontà ad ognuno di comporre come gli pare
e piace » .
Ecco tutto ciò che dei due armoniali toni modali trovo scritto, e
pure non solamente a teatro e in camera, ma anche in Chiesa altri toni
ormai non si modulano, onde siccome degli altri si è fatto, ancor di
questi converrà scriverne in questo luogo quanto appartiene alla loro
storia .
Osservavano senza dubbio i maestri di musica che vivevano verso il fi-
ne del prossimo passato secolo che fra i loro otto toni modali poca dif-
ferenza vi era, perchè alcuni tra di loro in altro non si distinguevano ,
se non che uno era il trasporto dell'altro , come sopra già abbiamo detto;
e infatti il secondo è un semplice trasporto del primo; il sesto un tra-
sporto del quinto; ed il settimo, o si ponga in D la sol re col be-
molle alla chiave col Bononcini, o si ponga in E la mi col diesis
alla chiave obbligato col Penna e col Padre Angeli da Rivotorto O. F.
M. Conv. , è un semplice trasporto del terzo.
S'aggiunge inoltre che egualmente modulavano il primo, il secondo,
il terzo, il settimo, ed anche il quarto tono ( eccettuandone però in que-
st'ultimo la finale cadenza) come se un sol tono fossero stati , abbenchè
per dir la verità, se non erano uno solo, si riducevano però a due e non
più, come or ora dicevamo; e nella stessa maniera altresì modulavano il
5º, il 6° e l'8°, onde succedette che osservando i professori che nel maneg-
giare l'8° tono (a modo loro però) quasi sempre bisognava segnar il #
nella corda di F fa ut , pensarono alcuni di essi di disporlo alla
chiave, e molti dei più osservanti se ne astenevano come da cosa impro-
pria affatto, cosicchè essendo discordi fra loro , tutta la lite poi si riduce-
va al niente perchè infatti s'accordavano gli uni e gli altri nella maniera
del modulare; per altro quelli che il diesis dispongono alla chiave com-
mettono un errore solo, il quale in ciò consiste che maneggiando il tono
maggiore trasportato s'immaginano di scrivere l'ottavo tono corale . ma
quelli che il diesis alla chiave non vogliono, oltre l'aver con gli altri
443
comune l'errore medesimo or mentovato, nè commettono un altro che
consiste nel vizio della modulazione alla naturale ottava di G sol re
affatto ripugnante. E in questo proposito voglio narrare una con-
tesa, alla quale mi sono trovato presente. Discorrevano fra loro due
ragguardevoli professori di musica sopra la natura dell'ottavo tono, i
quali accordandosi in ciò che egli sia fondato nell'ottava di G sol re
ut , disputavano poi acremente pretendendo uno che vi si debba ob-
bligare il diesis alla chiave nella posizione o corda di F fa ut , men-
tre l'altro voleva che niuna accidentale figura vi si disponesse alla chia-
ve, e quindi nacquero contese accerrime tacciandosi l'un con l'altro da
ignoranti, e frattanto rimanevano gli astanti come immobili , non sapen-
do a chi dar ragione, poichè intendendo essi la materia dei toni niente
meglio dei due litiganti, erano al buio affatto della verità, e io che pur
ero presente, nientemeno restavo ammirato, perchè nella stessa confusio-
ne mi trovavo . Ora però che mediante il lungo studio sopra questa im-
portante materia sono giunto (cred'io , o almen lo spero) a conoscere la
pura verità, ora comprendo che erano come i ciechi allorchè fanno alle
bastonate. Aveva la sua parte di ragione quello che non voleva che si
ammettesse accidental figura alla chiave maneggiandosi l'ottavo tono;
perchè nella 8 di G sol re ut essendo fondato come in sue na-
turali corde, non deve mai ammettere accidentale figura alla chiave ,
poichè ammesso il diesis nella corda di F fa ut resta subito mutata
444
giore , quella di E la mi , e anche quella di B faħ mi , ed al-
tro errore non fa quest'ultimo se non che supporre di maneggiar l'8°
tono, e s'inganna affatto, poichè maneggia il tono maggiore nel suo pri-
mo trasporto in figura di diesis : laddove l'altro virtuoso conservando al-
1'8° tono le proprie sue corde naturali nell'8" di G sol re ut conte-
nute, modula poi alla peggio; poichè tutte le corde usa che quell'altro ,
di cui finora parlato abbiamo, mentre nulla parlando della modulazio-
ne dell'8° tono , che è ciò che più importa, al solo litigio si sono ridotti
per decidere se l'8° tono richiegga il diesis alla chiave obbligato nella
posizione di F fa ut ; ma ciò sia detto per sollievo più che per
altro.
445
dell'armonico numero, informando nuovi precetti ( 49) , e ponendo in
chiaro lume tutto ciò che all'armonia appartiene, così conobbe che i toni
del suddetto Palestrina posti in uso sono di molto, anzi affatto diversi da
quelli dei moderni, onde siccome alcuni fra questi dicevano che i toni
sono due escludendo gli 8 del Penna; i 12 del Glareano etc. ed alcuni
altri dei più vecchi volevano gli 8 del Penna, ed altri i 12 del Glareano;
escludendo vicendevolmente i due dei moderni; il Padre Calegari di-
chiarandosi per gli 8 del Penna chiamandoli ecclesiastici con escluderne
i 12 del Glareano, ammise altresì i due dei moderni , onde venne a di-
chiarare due categorie di toni modali : la prima; degli ecclesiastici, e
la seconda dei musici . In quella degli ecclesiastici ne riconosce sola-
mente otto e precisamente quegli stessi del Penna rapportati; in quella
dei musici ne riconosce due solamente, ma però con diverso modo di
intendere dei professori . Gli 8 denomina ecclesiastici perchè originati
sono dal canto fermo, abbenchè in ciò si inganna di molto, mentre gli
8 ecclesiastici sono quelli che sopra abbiamo rapportato col Gaffurio e
Pietro Aaron . I due denomina musicali, perchè dallo strumento da ta-
sto e dal canto armonico tengono la sua origine . Soggiunge però che
anche gli otto ecclesiastici, abbenchè di sua natura armoniali non siano,
tali possono divenire mediante l'aiuto dei sette accompagnamenti con-
sonanti , come si vede nelle opere armonico-pratiche di tutti i maestri
di musica che son stati fino al cader del 1600.
Da quello che sopra si è detto apparisce che gli autori dei due
moderni toni , non gli avevano assegnata sede alcuna naturale nè al
maggiore, nè al minore, la qual cosa è la più inconveniente che idear
mai si possa; fu pur determinato fra gli ecclesiastici che il primo loro
tono modale fosse fondato nella 8ª di D la sol re e l'8° in quella
di G sol re ut , e a tutti fu assegnata la sua particolare 8 " , con
(49) L'applicazione a queste nuove studiose ricerche è affermata dal P. Calegari stesso
in una lettera alla Presidenza della Ven. Arca del Santo, del 5 Aprile 1727 : « E affine di
porre in effetto così nuova pratica per lo miglior servizio di Codesto Sacro Concerto, ho
affaticato molto l'ingegno in nuovi teorici studii ; locchè senza tale precedente applicazione,
non sarebbemi giammai riuscito.
B Questo bensì e non altro, egli è stato l'unico motivo per lo quale (da qualche tempo
in passato), ho ritenuto la penna alla pratic'armonica mia operazione. La qual cosa oggigior-
no ella è (con troppo mio grande dispiacere) conceputa diversamente da quello, che per altro
dovrebbesi all'ottima mia volontà.
« E a gran ragione mi dolgo : perciocchè oggimai il merito demerito diviene. Per lo
che apertamente dicesi (ma a gran torto) ch'abbia posto in dimenticanza il mio dovere;
sicchè per me nulla si faccia . Dissi a gran torto, perocchè l'unico scopo dei miei pensieri
egli è sempre mai stato di eseguire il mio ministero in modo talchè (se pur mi fosse possi-
bile farsi) questo celeberrimo Tempio trasformarsi potrebbe in un Paradiso» . (Autografo
tratto dalla busta N. 128° dell'Archivio della Ven. Arca del Santo) [ N. d. E.] .
446
1
"
o sia egli di diversa o della stessa serie e categoria . Perchè dunque non
dovranno anche questi moderni toni aver la sua propria 8 " , onde sta-
bilita resti di ciascheduna la propria lettura, e per conseguenza le sue
corde subordinate con tutto ciò che di più gli conviene? Assegna per-
tanto il Padre Calegari al tono maggiore l'8" naturale di C sol fa
ut con l'annessa sua lettura, che è precisamente : do re mi fa sol
re mi fa , la quale gli deve essere conservata in qualunque artificioso
trasporto, o sia egli in figura di diesis o di bemolle. Inoltre poi gli as-
segna sei corde di cadenza, onde feconda ne resta di molto la modula-
zione, e sono tali corde divise in due ordini, cioè tre maggiori, e tre
minori . Le prime sono quelle di C sol fa ut , F fa ut , ee G sol
re ut; principale, quarta, e quinta corda , e queste sono le vere e pro-
mi re ,
prie costitutive del tono . Le seconde, cioè le minori sono A la
D la sol re , ed E la mi , seconda , terza e sesta corda , le quali
sono accessorie, ed ausiliarie, perchè veramente sono proprie e costitu-
tive del tono minore e soltanto si concedono al tono maggiore per pro-
durre in esso una più feconda modulazione , e non per altro. Nè ciò
si deve concepire in modo alcuno come una improprietà , atteso che le
corde subordinate in ciaschedun tono ecclesiastico sono le stesse prin-
cipali corde degli altri toni . Al tono minore poi assegnò per base la
corda ed 8ª di D la sol re con la sua naturale lettura che è pre-
cisamente : re mi fa sol re mi fa sol; intendendo (come si è det-
to del tono maggiore) , che detta lettura gli debba essere conservata in
qualunque artificioso trasporto tanto in figura di diesis che di bemolle;
onde vengon ad essere i trasporti del tono minore in tutto simili a quel-
li del primo tono corale , poichè ambedue sono nella stessa ottava di
D la sol re fondati. Inoltre poi gli assegna le sue corde di cadenza
al numero di cinque solamente , in due ordini divise, cioè tre minori
e due maggiori . Le minori sono D la sol re, G sol re ut, cui
si fa la 3ª minore col mezzo del bemolle nella corda di B fa mi
e A la mi re , principale, quarta e quinta corda. Le maggiori sono
C sol fa ut F fa ut: 3 e 7 corda le quali son accessorie
ed ausiliarie, perchè veramente appartengono al tono maggiore come
si è detto poco avanti.
A questo sistema però sebbene mi ero anch'io sottoscritto avendone
fatto uso per diversi anni, nondimeno tre anni sono , cioè nel 1731 ,
mi sono avveduto d'essere col suddetto Padre Calegari in un errore
grande; non già per ciò che riguarda il tono maggiore che sta ottima-
mente stabilito nella corda ed 8ª di C sol fa ut , avendo le dovute
corde di cadenza con tutto ciò che più gli conviene; ma parlando del
tono minore non vi ha dubbio che in niuna maniera può star bene
fondato nella corda ed 8" di D la sol re, perciò ben ponderate le
447
cose ne ho mutato tutto il sistema, accresciute le corde di cadenza, dato
altr'ordine ai trasporti levandone uno dagli otto che ne aveva in figura
di diesis, ed aggiungendogliene un altro agli otto che aveva in figura
di bemolle .
Al tono minore adunque ho assegnato per base e sede naturale
la corda ed 8" di A la mi re, perchè dovendo essere dei due toni
musicali le tre principali corde naturalmente uniformi , (ond'è che non
1'8" di F fa ut, o di G. sol re ut ma bensì quella di C sol
fa ut si è prescelta per base e sede naturale del tono maggiore) fra le 8°
di 3ª minore composte, altra non ve n'è se non quella di A la mi re
cui tale importantissima condizione s'appartenga; e tanto è importante
che questa sola è la cagione per cui l'8" di C sol fa ut è stata
prescelta per sede naturale del tono maggiore. Infatti è legge univer-
sale indispensabile dei toni modali che non possono aver cadenza se
non in quelle corde che nella principale 8" loro sono contenute, e si
debbano usare tali quali si trovano essere ; se hanno naturalmente la
3" maggiore con la terza maggiore si debbono usare, e se l'hanno minore ,
minore istessamente la debbono adoperare : ed essendo questa legge
tanto universale che conviene egualmente ai toni ecclesiastici , ai 12 del
Glareano, agli otto del Penna, ed inoltre anche allo stesso tono mag-
giore armoniale, non crederei che alcuno si dovesse trovare in guisa tale
preoccupato che il solo tono minore pretendesse doverne andare esente.
Ciò supposto adunque se in D la sol re , si stabilisce il tono mi-
nore non potrà ragionevolmente avere le tre corde costitutive di esso,
cioè la principale, quarta e quinta naturalmente uniformi, imperciocchè
la 3ª di G sol re ut è naturalmente maggiore , e a chi mi dicesse
che ogni qualvolta si fa minore col bemolle, e minore vi si adopera
tanto basta, nè altro v'abbisogna ; io rispondo che se ciò fosse vero
si potrebbe egualmente stabilire, come in sua sede naturale il tono mag-
giore nella corda di G sol re ut, ma siccome questa non è capace
di essere base del tono maggiore naturale per difetto della quinta cor-
da che ha naturalmente la terza minore, così neppure l'8ª di D la
sol re , è capace di essere base del tono minore naturale per difetto
della 4ª corda che ha naturalmente la terza maggiore. Dunque chiara-
mente apparisce che la vera base e la sede naturale del tono minore
armoniale si è la corda ed 8a di A la mi re con la sua naturale
lettura, che è precisamente : re mi fa re mi fa sol la; e questa gli
deve essere conservata invariabilmente in qualsivoglia trasporto o sia
egli in figura di diesis o in figura di bemolle. Egli ha poi in conse-
guenza non più cinque, ma sei corde di cadenza, onde feconda ne rie-
sce la modulazione nientemeno nel tono minore di quello che sii nel
tono maggiore; e sono le tre principali quelle di A la mi re, D la
448
sol re ed E la mi ; principale, quarta e quinta corda , le quali sono
le vere e proprie costitutive del tono.
Le tre rimanenti poi sono quelle di C sol fa ut, F fa ut
e G sol re ut , terza e sesta e settima corda, le quali sono accesso-
rie ed ausiliarie, perchè veramente sono costitutive del tono maggiore
e soltanto al tono minore si concedono per produrre in esso una più
feconda modulazione , e non per altro. E in ciò fare imitano i due toni
armoniali i toni ecclesiastici, le di cui corde subordinate di cadenza
null'altro sono se non le stesse principali corde di ciaschedun tono . E
lo stesso succedeva anche nella musica dei Greci, imperocchè passava-
no liberamente da uno all'altro tono il qual passaggio nella loro lingua
chiamano metabole, essendo stato il primo a usare tale mescolanza Sa-
cada Argivo come lo attesta Plutarco (50), e quantunque in una stessa
canzone, inno, ode o altro si usassero tutti e tre i loro modi, dorio, fri-
gio e lidio, nondimeno precisamente del modo dorio si diceva essere, se
a questo principalmente fosse appoggiata la poesia ; e non dubito punto
che se nel modo dorio si cominciasse la cantilena di qualche poesia, per
quanto nel corso della medesima andasse modulato per le corde del fri-
gio e del lidio (parlando dei tempi più antichi ) ed anche per quelle del
mixolidio, ypodorio, ypofrigio etc. parlando dei tempi seguenti, al fine
poi nel modo dorio, in cui s'era incominciata la cantilena, altresì si ter-
minasse. Parlando poi dei contrappuntisti che furono avanti il Glarea-
no ognuno sa che la corda finale di un tono era confinale di un altro;
regolare di uno e irregolare di un altro, come apparisce nel Trattato de-
gli otto toni descritti da Pietro Aaron . Questa verità vieppiù si fa mani-
festa nei 12 toni del Glareano, nei quali la corda di A la mi re, per
es. , è finale del nono e decimo tono; confinale del primo e secondo; re-
golare del 5º e 6º; e irregolare del 3º e 4° 7° e 8° 11 ° e 12°.
Non vi sarà dunque difficoltà alcuna che anche i due toni musi-
cali maggiore e minore si imprestino per così dire, l'un l'altro le loro
corde costitutive; però ne segue che le stesse corde affatto siano nell'uno
e nell'altro tono, con una sola differenza d'ordine , cioè che quelle le
quali sono principali nel tono maggiore diventano subordinate nel mi-
nore; e quelle che sono principali nel tono minore diventano subordi-
nate nel maggiore. Deve poi necessariamente il tono minore essere fon-
dato nella corda ed 8ª di A la mi re , non in quella di D la sol
re per molte e tante ragioni , le quali poichè al trattato appartengono
e non alla storia, di cui è proprio officio ed a cui appartiene la pura
(50) De Musica.
- 449
29 · Trattato della Moderna Musica.
persuadono ne tratteremo nel primo libro del trattato, come nella pre-
fazione abbiamo promesso di fare. Questo è quanto è successo fino al
giorno d'oggi in materia dei toni modali da che è stata introdotta la mu-
sica (per quanto però possiamo ricavarlo dagli scrittori) che per altro
anche in questa materia di molte e tante cose, è certissimo, ed infalli-
bile che siamo affatto all'oscuro. Questa verità ci deve persuadere, se
altro non ci fosse, l'ignoranza totale, in cui ci troviamo della musica
antidiluviana e dei suoi toni, che pur mi voglio persuadere che ci do-
vessero essere anche in quei primi rozzi tempi, imperocchè ad ogni età
conviene il detto di Orazio ( 51 ) .
« Est modus in rebus, sunt certi denique fines quos ultra citraque,
nequit consistere rectum» , a cui fanno eco quell'altre di Ovidio (52 ) :
« Ut desint vires, tamen est laudanda voluntas » e quest'altre di altro
poeta (53): « In magnis et voluisse sat est» .
450 -
DEL TRATTATO DEI TONI MODALI IN CUI SI TRATTA
CAPITOLO I.
451
avanti il 1547 e dei 12 poi tratteremo non soltanto per intender gli scrit-
ti degli armonico-pratici che sono vissuti dal 1547 fino al 1700 , ma
inoltre perchè chi volesse esercitarli sappia come operare si debba
per ottenerne l'intento. Siccome però : « Non sunt multiplicanda entia
sine necessitate » , così penso di trattare soltanto dei 12 del Glareano , i
di cui primi 8 sono gli stessi ecclesiastici che esistevano e praticavansi
avanti la pubblicazione del suo Dodecachordon.
452
CAPITOLO II .
(1) De Modis.
-- 453
CAPITOLO III .
454 -
CAPITOLO IV .
(1 ) Nel Io Libro si deve trattare dei greci toni soltanto istoricamente. Nel 2º si trat-
terà dei 12 toni corali, ed allorchè si dovrà trattare dei trasporti si tralascierà di discorrere
del diesis e bemolle, riservandosi a diffusamente trattarne nel 3º Libro, in cui si tratterà
dei due toni musicali armoniali . (Nota a pag. 7 del manoscritto).
(Da questa nota e dalla lettera del 1728 posta in appendice si può con certezza de-
durre che il 30 Libro, di cui è fatta parola, è divenuto in seguito il Trattato della Scienza
Teorica e Pratica della Moderna Musica, e che per ciò stesso almeno fin dal 1735 il P. Val-
lotti abbia cominciato il Trattato suddetto) [N. d. E.] .
455
CAPITOLO V.
456
CAPITOLO VI.
- 457
corda ed 8ª di C sol fa ut , laddove il 2° è fondato nella corda ed
8a di G.
Bene sta dunque che le corde finali sieno comuni ai toni autentici
e plagali, perchè in vigore di tali corde vengono i toni ad essere ordi-
nati a due per due; e per distinguere l'autentico dal plagio basta osser-
vare l'ascendere o discendere delle cantilene : se ascendono fino all'8"
sopra la corda finale, il tono è autentico; se ascende solamente per una
5ª sopra la corda finale, e discende per una 4ª, in tal caso il tono è pla-
gale, o sia collaterale.
458
CAPITOLO VII .
- 459
tale prerogativa s'ammette nel numero delle subordinate una corda pri-
va di tal condizione, non vi sarà poi ragione per escludere qualunque
altra.
460
CAPITOLO VIII .
stesse principali corde degli altri toni , ora essendo infallibile che le prin-
cipali corde di ciaschedun tono modale, tutte si maneggiano secondo la
sua natural lettura, non vi ha dubbio che colla stessa riserva maneg-
giarsi debbono altresì allorchè divengono, di principali che erano d'un
tono, subordinate in un altro.
- 461
CAPITOLO IX.
462 -
CAPITOLO X.
463
CAPITOLO XI.
464
CAPITOLO XII .
- - 465
466 :
CAPITOLO XIV.
- 467
CAPITOLO XV.
(1 ) Nel Toscanello .
468
CAPITOLO XVI .
469
CAPITOLO XVII .
470
CAPITOLO XVIII.
471
CAPITOLO XIX.
GDA E B F C G D A
F BEAD G
##########
1° G
#########
2º Ꭰ
########
༢༠
#######
4º
######
5º B
FCCDA
#####
6°
####
7°
###
8º G
##
9º Ꭰ
#
10°
472 —
Trasporti del primo e ottavo ecclesiastico tono in figura di b .
C
1° Fb
2º B b b
3º E b b b
4º A b b b b
5º D b b b b b
6º G b b b b b b
473
CAPITOLO XX.
474
Conchiudo pertanto che il canto fermo per ogni conto è in se stes-
so pieno di dignità, decoro e magnificenza : arricchito di armonia colla
modulazione che gli conviene, ne risulta quindi senza dubbio una mu-
sica maestosa insieme e divota, quale più d'ogn'altra conviene alla
Chiesa.
475
APPENDICE
477
Questa che pubblichiamo in appendice è una malacopia autografa
di una lettera del P. Vallotti che si conserva presso l'archivio musicale
del Santo.
Padova, 1728.
E' nata contesa fra due virtuosi di rango circa l'intelligenza e ma-
neggio della sesta superflua , asserendo il primo che non si dia veramente
tale intervallo, ma che sia una settima minore scritta coll'accidental
figura maggiore e perciò sia dissonanza; che poi invece di risolvere de-
gradando come tutte l'altre, per esser così scritta risolve ascendendo,
seguendo in tale occasione non la natura delle dissonanze, ma la incli-
nazione delle maggiori accidentali intonazioni . E si sforza inoltre di non
ammettere il suddetto superfluo intervallo perchè ( dic'egli) d'uno stesso
e solo accompagnamento consonante si darebbero due vere seste, la qual
cosa è impropria, ed impossibile con altre molte ragioni , che per brevità
tralascio; all'incontro il secondo sostiene darsi veramente la sesta su-
perflua che nasce da un accompagnamento consonante di terza dimi-
nuita, e quinta minore formato , accidentalmente diviso nella sua prima
parte di mezzo, ed ecco il capo del disordine :
Che il primo stabilisce per base ciò che questi pone per prima
- 479
parte di mezzo, quindi la quinta aggiunta in sentenza di uno è vera
quinta, in sentenza dell'altro è settima. Ma il punto della controversia
480
degradando, può anche trasformarsi in consonanza mediante l'alterazio-
ne fatta per mezzo del diesis ovvero del bequadro; a fortiori sendo ma-
neggiata artificiosamente in figura di sesta superflua apparente per la
diminuita intonazione della base, ed alterata intonazione della stessa
può risolvere ascendendo.
Oltre di che ciò procede da necessità per cui ogni dissonanza è ob-
bligata a risolvere determinatamente in alcuna delle consonanze e non
in altra, così la settima diminuita necessariamente risolve in quinta; ora
la sesta superflua per non aver luogo alla risoluzione in discendendo
risolve ascendendo .
15 13 11 15 10 12 10 8 12 14
1986
20
/
w
13 11 9 13 8 10 8 6 10 12
+ #-
12 10 12 8 6 4 8 10
10 8 10 6# 4# 2# 6# 8#
853
6 4 8 5 3 1 5 7
53
53
31
3-
31
1 1 3 5
3 1
1 1 6#
Si osservi che tutta la varietà che verte fra queste due figure nasce
dalla disposizione della sesta sotto l'ottava, e ciò si fa a cagione che è
vera settima situata sotto l'ottava a gran ragione abbenchè sia maneggiata
in figura di sesta si dispone sotto l'ottava; che se noi volessimo maneg-
giarla nell'intervallo di sua replicazione troveremo essere la stessa figura .
481
31 · Trattato della Moderna Musica.
Ciò si renderà chiaro osservandone il numero accorciato al bisogno del-
la pratica.
753
Terzadecima Sesta superflua
753
64
6 6 11 9 7 6# 6# 6 6
8 8 6
53
6 5 5 4# 4 7
5 3 4 3 3 3 2#
482
Nè di ciò accade meravigliarsi poichè la settima minore è di tal
natura che si rende maneggiabile in molto diverse forme da quelle che
si facciano le altre dissonanze; e primieramente osservabile rendesi che
essa invece di risolvere in consonanza può degradare in altra settima
minore e talvolta diminuita; dippiù invece di risolvere può restare im-
mobile trovandosi poi in altro accompagnamento trasformata in unde-
cima; inoltre può trasformarsi in terza maggiore ascendendo invece di
risolvere .
Ora se alla settima minore in figura di settima si concede il tra-
sformarsi in consonanza ascendendo, per qual cagione poi gli si vorrà
negare tal privilegio quando è maneggiata in figura di sesta superflua,
nel qual caso deve ascendere anche in vigore dell'accidental figura mag-
giore; ma se deve risolvere degradando, e in quale consonanza risolverà
dunque?
Io osservo che tale armonica proporzione maneggiabile rendesi sol-
tanto nella sesta corda del tono minore dal b (dal ) diminuita, a cui ne-
cessariamente poi ne segue la quinta corda, con terza maggiore, nel
quale accompagnamento necessariamente deve risolvere; ed osservo an-
cora che acciò la settima, qualunque siasi, possa risolvere degradando
in consonanza richiedonsi due accompagnamenti consonanti o discosti
di una terza o d'una quinta discendendo, ovvero di grado ma ascenden-
do, ed in tal caso la settima risolve in quinta, come per l'ordinario ac-
cade alla settima diminuita, e talvolta ancora alla settima minore e mag-
giore. Quando poi due accompagnamenti di grado discendono, se al
primo dei suddetti sia accoppiata la settima non può risolvere degra-
dando se non in un'altra settima; ora nel caso della settima minore in
figura di sesta superflua chiaramente comprendesi che volendola risol-
vere in consonanza non si può risolvere se non in ottava e perciò ascen-
dendo .
La ragione ancora lo insegna poichè se la sesta superflua fosse vera
sesta e perciò consonanza si darebbero nello stesso accompagnamento
consonante due seste, una che si suppone e l'altra che nasce dalla pri-
ma accidentale divisione dell'accompagnamento , la qual cosa è total-
mente fuor di proposito.
- 483
BIBBLIOGRAFIA
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488
#
75 88 642
03 64
*
10 6753
6#
# **
87 75 649
5483 642
3
ය
648
5378
ལ་
3
* 83
73 #
6443
642 7642 443 73
3#
543
6
74
ms .
8
Co
6449 75
3
743 #
del
# #
3: 2
43 9743
642 732
Basso 30
# 76
3#
36 6
6
*** 752
#
73 63 32 5473
473
88
87 642
3# 2#
87
5 4
Ia
## 85
5493 33
65
5 58
7542
3# 3#
65 6453 6458 6453 645 #
4.5 6453
6 8#
75
"
6875 73
Largo
25
35
9 8
9 8
20
9 8
10
10
10
3#
7
100 75 753 7542 25
65
53 88
64
87 6942 5
549
785
6b
649
65
6752
del ms .
53
4030 4
642 785
Basso 39
6752 6453
53 6
6742
6b
64
65
2
-
II
785
4030
649
9
4030
6b
88
5
Larghetto
6
463 6453
6
88
Be
2 4. 35
853 6752
Allegro assai
649
63
6
642
64 38
642
#
642
67
6
643
649
87
6h
5b 5b
43
64
3կ 7b 6 6
6 35
3b 4 3 3b
3# 7
6
6
88
#8
6
65 38 5 643
3t
88 53
6
64
8
7
Basso 45° del ms .
349
48
6
53
54
65
88
642 68
549
53
87
3#
·
6
843 #
53
III:
53
3#
75 ทาง
83
Car
!
1 3#
642 85 *
73
6
Allegro
8 7
.45 785
6
86
9
Car 5
94
9
9
6
Sar
53 83
53
65 75 549
#9
75 4030
6
3:
5
85
75
33
4 9
Car
3
་
6
38
33
38
549
75 47
43
56
88
10
6
65 65
76
4 3
6#
3
87
5
3#
338
6
6 93
Car 85 75
3#
430
643
56
。
75
6
33
6
75 3333
9
87
88
8
7
6453
6
3
3:
อง 75
88 85
10 8
4
6
549 75
642
53
6
84 75
53
63
5
6
75
6
75
53 75
6
86
75
8458 75 75
6 3
#
85
6
67 75
75
43
3
5 ง
75
95 44 ท
75
5
75 88
9
3 5- 65 75
花井
9
2
VI - Basso 56 dal ms .
65
5493 Largo sostenuto
642 6
76
3#
6
5
5
5 3# 5
#
4#
24
10
9 2
3#
2
5
3#
3# 3#
VII - Basso 58 ° del ms .
6752
642
65
73
53
Largo 6 7 6
6 3!
Carol
6453
Sal
33
6 6
6 6
21
53
43
67
66
53
43
65
Vivace 10
98
BL
642
643
53
6
6 62 6 6 56
24
343
6 7
53
#
6 6
65
53
43
7 6 5
3 3# 4 3# 3 4 3#
642
742
89
75
65
4050
6 76 7 10
34 3# 3b 98
642
649
742
83
6
87
65
65
75
4: 6
6 3. 6 62 54
642
48
35
5
63
75
43
63
6 66 765
3 4 5 4 3 4 34 3 3Է 3: 5
643
643
53
87
75
10 6 10
9 6 56 6 98
Car
642
Cark
6
5
54
53
98
7
6 6 3 9 6
VIII Basso 61° del ms.
Andante
3 8
5 8 . 7
#8
6#
6
#9 6 3 6 5
6# 3 6 3 4 3#
5
+
6 5
3#
6 .
5 6 5 3# 6
சஃட்பண்
6
4#
3# 6
6
6
6 5 6
8
6 7 6 2
6:
742
#
4
649
3#
6
3#
6#
3
85 8 53
6
6
6#
3 6
5 742
6
762
6
6
#
2
33
5
3#
75
6
7524
65
6#
3#
54 642 75
6
6#
36
643 742
59
3#
6
653
87
3b
75 543
6
5364
87 32
del ms .
3
49
63
6
67 52
Basso 620
752
642 649 87
4884
6
87
5
752
48
3
-
3:
899
IX
87 643
664
88 85364
88
643 87
Allegro
67
63
3
34
643
543 643 752
招址
2
64858
1919 642 65
873
73
54
64848
31
7
65
97
69
752
6
6
67 85344
8 48
65
63
642
543 87
87
34
67
67
75
83
6
87
34
87 53
75
3
5434
6
753
85564
87
8
873
6
752
32 643 152
2p
மேம. 150
9.
53 53
8
6453 6453
5493 -1649 11642 8453
అణ
8h
10
10
10
7853 785
9743
5843 9753 4988 9943
34 J
89558 63
8
53
3
8
3 8
8
5493 5 6453
6453 6458 5493
3
6453
1700
00
16042 33 Com 53
873
403
48 6
44
8
893
6453 5493 6453 6453
543
7b
3
8
10
8 53 53
3b
8
5813 5493 5493 645 5443 6453
1112
1843 53 8753 53
Adagio
3
6453 6453 6453 8453
3
X · Basso 64% del ms.
65-
64
73
Vivace 10 6 10 6 10
3 3# 6 985 985 9 8
10 #9 9 5
9 8 3# 6 6# 6 5
8 65 6 8 65
4 3# 6#
6 6 3b 6 7 6 43#
2
6 3 8 3
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6 5
76
7
3# 3#
2
106 10
6 10 9.8 6 106
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6 7 6 6 5
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5493
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8 65 # 76 6 3
66 34 43 # 5 5b 3b 3
1785
549
4 5
87
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53 65
85
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24 7
43# 3#
2
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3# 6 985 985 9 8 5 98 6 6# 3#
65
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6
4
3
10
See
6
65
35 87
dal ms .
10 #
40.
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142 1466
Basso 66
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65
Larghetto
10#
#
8-8
#9
3
אי
#4 Sal
% 0
96 642 5493
Basso del P Vallotti tolto dal Trattato di Armonia
di B. Asioli pag. 108
5439
76548994
7432
7034
4
65
6
3
5
7 6 B
Basso
3078
1953
Continuo
953
9445
15
7 3 7 7 3 7 3
Basso Fondamentale
Today
toed
#
#4
7542
7542
66449
64432
7642
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Finito di stampare il 14 Agosto 1950
nella Tipografia della Provincia Patavina di
S. Antonio dei Frati Minori Conventuali
Basilica del Santo - Padova
IL MESSAGGERO DI S. ANTONIO
BASILICA DEL SANTO - PADOVA