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Tossicologia
Università degli Studi dell'Insubria
133 pag.
Altra percezione comune che non è reale è quella secondo la quale l’aumento di inquinamento è associato a
una forte incidenza dei tumori che quindi è aumentata negli ultimi anni. In realtà, escludendo i tumori al
polmone legati al fumo, incidenza di tutte le altre tipologie di tumore è stabile se non in riduzione (grazie
anche a campagne di prevenzione e questo appare evidente nel caso del tumore all’utero delle donne legato
al papilloma virus). Nel 2017 sono stati riportati 180 000 decessi dovuti a tumori maligni contro i 177 000 del
2012 → incidenza è stabile a dimostrazione che la credenza che inquinamento aumenta incidenza della
mortalità dei tumori maligni non è reale. Questa percezione dipende dall’invecchiamento della popolazione
che maschera l’entità del fenomeno. Incidenza dei tumori è in riduzione nelle fasce d’età precoci tra 0 e 19
anni.
Altra percezione falsata è che l’esposizione dell’uomo ad agenti cancerogeni e altre tossine è quasi
completamente dovuta ad esposizione ad agenti di sintesi
quando in realtà siamo maggiormente esposti ad agenti
naturali piuttosto che di sintesi (ad es la quantità di residui di
pesticidi negli alimenti è insignificante rispetto alla quantità di
pesticidi “naturali” prodotti dalle piante. Assumiamo circa
1500mg al giorno di pesticidi “naturali”). Il problema degli
agenti naturali è che non abbiamo degli studi di tossicologia
su cui basarci per stabilire delle soglie. Anche quando beviamo
un semplice caffè, esso contiene una seri di sostanze chimiche
tossiche ma presenti in concentrazioni talmente basse da non determinare una tossicità. Questo per dire che
il nostro organismo entra costantemente in contatto con sostanze tossiche ma disponiamo di una serie di
meccanismi di difesa che permettono di evitare
l’insorgenza di fenomeni tossici dovuti
all’esposizione ad eventuali xenobiotici entro
determinate soglie (per questo non
Possibili interazioni (sia farmaco - farmaco, farmaco - agente tossico, tossico - tossico) si dividono in:
- additività: effetto risultante è l’esatta somma degli effetti di due o più sostanze. Questa situazione si
verifica quando le sostanze contemporaneamente presenti nell’organismo hanno lo stesso bersaglio
molecolare sul quale producono lo stesso effetto. l’additività può essere pericolosa perché si rischia che
l’esposizione a due sostanze a dosi che singolarmente non hanno effetto tossico, vadano a sviluppare un
effetto tossico una volta nell’organismo
- potenziamento: una delle due sostanze ha effetto tossico mentre l’altra no. La sostanze che non ha
effetto tossico, se presente insieme a quella tossica, potenzia fortemente effetto tossico dell’altra.
Questo succede perché ad es sostanza non tossica si comporta da inibitore dell’enzima che detossifica la
sostanza tossica. Il potenziamento favorisce l’accumulo di sostanza tossica nell’organismo e l’aumento
del tempo che la sostanza permane nell’organismo e quindi un maggiore effetto tossico della sostanza
- sinergismo: effetto è molto superiore alla somma degli effetti delle singole sostanze somministrate
separatamente. Questo effetto è molto pericoloso e porta solitamente a danni funzionali irreversibili. È
come se le due sostanze tossiche se presenti contemporaneamente aumentino fortemente la reciproca
tossicità (essendo entrambe le sostanze tossiche non è un potenziamento)
- antagonismo: due sostanze interferiscono l’una con l’altra perché lavorano in maniera opposta. In
tossicologia antagonismo è positivo e si studia molto perché rappresenta la base di tutti gli antidoti.
Esistono 4 tipi di antagonismo:
a. Funzionale: si osserva quando due sostanze agiscono su due sistemi di regolazione endogena che
hanno effetti opposti sulla stessa funzione fisiologica come accade in caso di bilanciamento
eccitazione - inibizione a livello di SNC. In caso di overdose da barbiturici infatti si osserva una
fortissima depressione del SNC che viene trattata con uno stimolante come norepinefrina o
adrenalina → si cerca di bilanciare effetto tossico lavorando sul sistema biologico che nell’organismo
fa l’opposto di quello indotto dall’agente tossico stesso. Questo non è un intervento specifico ma si
va semplicemente a lavorare su un sistema diverso per cercare di limitare gli effetti collaterali. Vale
anche al contrario come nel caso di intossicazione acuta da cocaina tratta con benzodiazepine (si
cerca di ripristinare l’inibizione a livello del SNC)
MECCANISMI DI TOSSICITÁ:
Ogni sostanza tossica può indurre dei danni a livello dell’organismo con meccanismi specifici per la singola
sostanza tossica. Conseguenza dell’interazione tra sostanza tossica con il suo bersaglio a livello di cellule e
tessuti dell’organismo possono essere classificati in 4 tipi:
→ EFFETTI TOSSICI DIRETTI A LIVELLO CELLULARE (quindi si tratta di effetti che si esplicano a livello di singole
cellule)
Quando la sostanza tossica raggiunge l’organo bersaglio e interagisce con il suo bersaglio molecolare, scatena
una serie di eventi biochimici secondari (effetti avversi) che possono avere diversi livelli di intensità e
complessità. Tali eventi biochimici possono indurre nell’organo bersaglio disfunzioni lievi o gravi (solitamente
irreversibili). Entità del danno che una sostanza tossica può indurre a livello del suo organo bersaglio
dipendono dalla dose e dall’esposizione: in generale maggiore è la dose di sostanza tossica che raggiunge
l’organo bersaglio maggiore è la probabilità che si sviluppino effetti avversi anche irreversibili. Altro fattore
che influisce sugli effetti è l’esposizione: se ad esempio organismo è in grado di eliminare la sostanza tossica
velocemente, la persistenza dello xenobiotico a livello del suo organo bersaglio sarà ridotta e quindi anche
effetto tossico osservato alla fine dell’esposizione sarà ridotto anche a livello dell’intero organismo. Quindi a
seconda della durata dell’esposizione e della dose tossica che raggiunge il bersaglio si avrà un danno più o
meno esteso che colpisce le singole cellule di un tessuto ma maggiore è l’estensione del danno cellulare più
questo impatterà sulla funzionalità del tessuto o dell’organo stesso e quindi si osserverà un impatto negativo
sull’intero organismo.
Le conseguenze di un danno cellulare non sono le stesse per tutte le cellule: ci sono cellule molto sensibili ai
danni e cellule che invece rispondono meglio o sono funzionalmente meno attive quindi interazione del
tossico con queste cellule avrà un impatto minore sull’organismo rispetto a quando il tossico interagisce con
cellule molto più attive e che svolgono funzioni particolarmente importanti a livello dell’organismo.
Ad esempio: tessuto adiposo è metabolicamente poco attivo e le funzioni che svolge a livello di organismo
non sono essenziali per cui un danno a questo tessuto ha un impatto diverso rispetto a un danno a livello
epatico o renale o a livello del SNC. Fattori che determinano una maggiore o minore resilienza agli effetti di
una sostanza tossica sono:
- stato metabolico della cellula: più le cellule sono metabolicamente attive, maggiore è la probabilità che
risentano del sanno indotto da una sostanza tossica
- stato di differenziamento cellulare: è più probabile che le cellule che si moltiplicano velocemente
subiscano maggiormente l’effetto negativo di una sostanza tossica ma al tempo stesso hanno maggiore
possibilità di recuperare il danno. Le cellule che si differenziano poco invece di solito, quando
l’esposizione al tossico non si estende per lunghi periodi di tempo, hanno la capacità di adattarsi più
facilmente
- specializzazione: cellule altamente specializzate se danneggiate da una sostanza tossica hanno un grosso
impatto a livello di funzionalità dell’organismo. Ad es epatociti intervengono nel metabolismo delle
sostanze tossiche e dei farmaci, se danneggiati possono avere un effetto a livello di intero organismo
→ MUTAGENESI E CARCINOGENESI
Agenti chimici che inducono cancerogenesi sono quelli più difficili da studiare e da prevedere nei test preclinici
perché la cancerogenesi è un fenomeno che si sviluppa nel lungo termine. Vanno quindi conosciuti per evitare
o limitare al massimo esposizione. Gli agenti chimici possono indurre cancerogenesi con due modalità:
agiscono direttamente sul DNA oppure in modo indiretto mediante induzione di stress ossidativo (radicali
liberi prodotti possono interagire col DNA) oppure l’attivazione di onco-geni/ l’inibizione di geni onco-
soppressori (= agenti chimici possono regolare geni responsabili del controllo del ciclo cellulare).
TEST DI TOSSICITÁ:
Test di valutazione della tossicità dei
farmaci sono in continuo sviluppo
perché il sistema regolatorio sta
spingendo moltissimo verso
l’identificazione e la validazione di metodi alternativi alla sperimentazione animale. Prove di tossicità per
quanto riguarda i farmaci sono definite dalle linee guida delle varie agenzie di regolamentazione:
- FDA: Food and Drug Administration che si occupa di regolamentare la sperimentazione negli USA
- EMA: European Medicine Agency a livello Europeo.
I singoli stati vengono recepite le direttive europee e fatte attuare dagli enti regolatori interni di cui il
principale in Italia è l’AIFA (Agenzia Italiana dei Farmaci). L’Europa stabilisce delle linee guida che devono
essere recepite dai paesi facenti parte dell’unione che devono sottostare a queste linee guida ma possono
usare linee guida ancora più stringenti (ad es se l’Unione Europea stabilisce un determinato numero di animali
per il test di cancerogenesi i singoli paesi possono utilizzarne di più ma non di meno).
Obbiettivo raggiunto nella seconda metà del ‘900 è stato quello di armonizzare gli studi tossicologici nei vari
paesi a livello mondiale (soprattutto tra EU e USA) per quanto riguarda le prove tossicologiche sui farmaci.
Questa necessità di armonizzare la regolamentazione degli studi tossicologici sui farmaci si è resa evidente
Zona 3 CCl4 Nella zona 3 c’è una maggiore quantità di citocromo p450 che
(preferenzialmente trasforma il CCl4 a dare un radicale che reagisce con l’acido
rispetto alla 1) arachidonico a livello delle membrane alterando il metabolismo
lipidico nella zona 3
Paracetamolo Nella zona 3 c’è una maggiore quantità di citocromo p450 che
trasforma il paracetamolo (che non è tossico di per sé) in un
metabolita tossico che può interagire direttamente con elementi
cellulari come acidi nucleici, amminoacidi e membrane + meno
GSH per la detossificazione
Etanolo
Cellule dei dotti Metilen- Esposizione ad alte concentrazioni di metaboliti reattivi nella bile
biliari dianilina
Endotelio dei Ciclofosfamide Maggiore vulnerabilità ai metaboliti tossici e minore capacità di
sinusoidi (chemioterapico mantenere i livelli di GSH. Sinusoidi sono caratterizzati da un
per trattamento epitelio molto permissivo per il passaggio delle sostanze verso gli
di linfomi e epatociti e se epitelio viene ulteriormente alterato come effetto
leucemie) collaterale del farmaco, non c’è più neanche un minimo di
selezione di quello che passa attraverso i sinusoidi, quindi,
possono uscire anche globuli rossi creando un problema di
emostasi a livello sistemico.
Cellule di Ito Vitamina A** Retinolo viene captato dalle cellule stellate che si gonfiano man
mano che accumulano vitamina A e protrudono a livello del lume
dei sinusoidi rischiando di ostruire il lume dei sinusoidi
In generale tutte le sostanze tossiche che colpiscono preferenzialmente la zona 3 rispetto alla 1 sono dei
protossici ossia sostanze che non sono tossiche di per sé ma originano dalla trasformazione metabolica della
sostanza con cui organismo viene a contatto quindi i metaboliti tossici vengono prodotti nel fegato e a questo
livello esplicano il loro effetto tossico. La zona in cui si verifica tossicità è dose-dipendente: un’overdose da
paracetamolo porta a una morte che non influenza la zona 3 ma è più generalizzata.
Il fegato è uno degli organi che risente maggiormente della tossicità di farmaci e sostanze di sintesi perché
- funziona da filtro per cui tutto quello che arriva dal circolo sistemico e da quello portale raggiunge il
fegato e qui viene intrappolato per un certo periodo nel fegato per poter essere processato
Altra situazione che si può verificare è dovuta alla sensibilizzazione (citotossicità mediata da anticorpi diretti
contro complesso farmaco proteina): alcuni farmaci (come l’alotano, un anestetico generale che non è più in
uso ma anche diclofenac, principio attivo del VolAdvance, un FANS). Normalmente i farmaci non danno
allergia perché sono molecole estremamente piccole ma può succedere che in seguito a una prima
esposizione si formino degli addotti tra farmaco e proteine intracellulari e il fatto che si formi una molecola di
così grandi dimensioni (quale è l’addotto farmaco-proteina) può portare ad attivazione del sistema
immunitario verso il complesso farmaco-proteina (non verso il farmaco da solo) → a seguito di una seconda
somministrazione del farmaco si ha formazione del complesso farmaco proteina e attivazione del sistema
immunitario contro il complesso stesso per cercare di distruggerlo. Questo non si verifica frequentemente e
solo per alcuni farmaci
Esistono farmaci per la cura di malattie croniche come ipertiroidismo o ipotiroidismo che richiedono una
terapia continuativa giornaliera anche durante la gravidanza per cui bisogna poter garantire alla donna terapia
senza che causi danni al feto. Grazie a questo schema, è stato possibile, soprattutto per i farmaci, stabilire una
FINESTRA DI OPPORTUNITÁ ossia una finestra in cui possiamo in qualche modo ricominciare o somministrare
in maniera più sicura un farmaco → per molti farmaci, per patologie frequenti nelle donne in età fertile, si è
riusciti a identificare finestre in cui bisogna sospendere il farmaco ma anche finestre di opportunità in cui
farmaco può essere reintrodotto in maniera sicura senza avere effetti a livello dello sviluppo fetale. Durante
il periodo embrionale, qualsiasi teratogeno determini alterazioni dell’emodinamica e quindi dell’apporto di
ossigeno al feto, causa teratogenesi morfologica. Questo tipo di alterazioni può dipendere sia dall’esposizione
a sostanze esogene sia ad eventi interni alla donna come compressione del cordone ombelicale o problemi
nella vascolarizzazione della placenta.
3. Periodo fetale: secondo e terzo trimestre di gravidanza
La stessa sostanza che nel periodo embrionale dava luogo a teratogenesi morfologica, nel periodo fetale dà
invece origine a teratogenesi funzionale quindi non si sviluppano malformazioni morfologiche degli organi
bensì alterazioni funzionali che si evidenzieranno solo dopo la nascita.
↓
CLASSE Farmaci per i quali sono stati condotti studi metodologicamente validi e controllati sull’uomo e
A che non hanno mostrato rischi per il feto nel primo trimestre di gravidanza e non c’è evidenza di
rischio neanche per i trimestri successivi. Appartengono a questa classe farmaci definiti “vecchi”
ossia che sono sul mercato da tanto tempo e quindi c’è una casistica molto ampia (più donne
accidentalmente hanno assunto farmaco, non è stata riscontrata/ è stata riscontrata tossicità
minore nel feto).
CLASSE Gli studi sull’animale non hanno evidenziato rischi per il feto ma non ci sono studi
B metodologicamente validi e controllati sulle donne in gravidanza oppure gli studi su animale
hanno rilevato tossicità che però non è stata confermata tramite studi metodologicamente validi
e controllati in donne al primo trimestre e ai successivi → c’è incertezza su quanto potrà
succedere nell’uomo perché ci sono molti elementi di variabilità quando si trasla dall’animale
all’uomo e questo è il motivo per cui la maggior parte dei medici preferisce non prescrivere
farmaci in gravidanza
CLASSE Farmaci per i quali gli studi sull’animale hanno rilevato tossicità per il feto, non sono stati condotti
C studi metodologicamente validi sull’uomo ma i benefici che derivano dalla terapia farmacologica
possono giustificarne l’utilizzo da parte della donna in gravidanza nonostante potenziali rischi per
il feto (sta al medico la decisione di prescrivere il farmaco o meno perché dipende da quello che
il medico considera come rapporto rischio - beneficio per trattare la patologia della madre)
CLASSE Studi sull’uomo e dati di farmacovigilanza hanno evidenziato rischio per il feto ma i potenziali
D benefici del farmaco per la madre potrebbero giustificarne l’utilizzo della donna in gravidanza
CLASSE Studi sull’uomo e sull’animale hanno dimostrato l’insorgere di anomalie fetali e/o c’è evidenzia
X del rischio per il feto dai dati di farmacovigilanza e in questo caso il rischio in gravidanza supera
qualsiasi possibile beneficio.
NEUROTOSSICITÁ = qualsiasi modificazione in senso negativo nella chimica, struttura o funzione del sistema
nervoso centrale durante lo sviluppo o in età adulta che risulta dall’esposizione ad un agente chimico o fisico.
Il sistema nervoso si divide in:
- SNC costituito da encefalo (racchiuso nella scatola cranica e separato dal circolo sanguigno dalla barriera
ematoencefalica) e midollo spinale allocato nella colonna vertebrale
- SNP costituito dai gangli (ammassi di corpi neuronali a ridosso del midollo spinale) e dai nervi cranici
(ossia i nervi che originano in coppia direttamente dall’encefalo, raggiungono le porzioni testa e collo ad
eccezione del nervo vago che origina dall’encefalo e irradia apparato gastro-intestinale quindi si parla di
intestino come un secondo cervello perché è direttamente connesso da un nervo con l’encefalo) e spinali
Nel sistema nervoso si trovano due popolazioni cellulari principali:
→ NEURONI: sono la principale unità funzionale del sistema nervoso, sono caratterizzati da eccitabilità (ossia
la capacità di generare un impulso elettrico) e la conduttività ossia la capacità di trasmettere questo impulso
verso altre cellule raggiungendo regioni molto lontane dal sito di origine dell’impulso. I neuroni si possono
dividere in
- neuroni sensitivi afferenti: ricevono l’informazione a livello distale dagli organi di senso e la trasmettono
al SNC
- neuroni motori efferenti: neuroni che, dopo l’elaborazione a livello centrale, trasmettono l’informazione
alla periferia. Possono essere somatici (legati al comportamento volontario) o viscerali (sostengono le
funzioni involontarie, fondamentalmente le funzioni vegetative)
Oltre a questi neuroni che trasmettono l’informazione da e verso il SNC, abbiamo anche una vasta popolazione
di interneuroni che si occupano di modulare la risposta: l’informazione che passa da neurone sensitivo a quello
motorio non è mai 1:1 ma è sempre modulata in ampiezza dagli interneuroni. Costituiscono una parte
fondamentale dei circuiti del SNC (mentre non sono presenti nei gangli periferici), la maggior parte sono
inibitori (quindi GABAergici)
→ CELLULE GLIALI: principalmente astrociti, microglia, oligodendrociti (nel SNC) e cellule di Schwann (nel
SNP). Originariamente si pensava che le cellule gliali svolgessero unicamente funzione di collante (infatti glia
= colla) tra i neuroni. In realtà astrociti e microglia hanno funzioni molto importanti che influenzano
profondamente la funzionalità dei neuroni per questo stanno diventando un target terapeutico molto studiato
per cercare di recuperare la funzionalità neuronale in contesti di patologie del SN. Inoltre, le cellule gliali hanno
un ruolo molto importante nella risposta infiammatoria a livello di SNC: nonostante il sistema nervoso centrale
TOSSICOLOGIA FORENSE:
Ogni applicazione della tossicologia in tutte quelle situazioni che hanno o potrebbero avere rilevanza in ambito
giuridico. In particolare, il fulcro dell’aspetto tossicologico in ambito giuridico è studiare presenza ed eventuale
influenza di sostanze esogene (soprattutto velenose e psicotrope) in contesti che potrebbero avere una
rilevanza giuridica e le implicazioni mediche e legali legate all’utilizzo di queste sostanze in queste situazioni.
La ricerca di queste sostanze viene fatta in matrici biologiche. Lo scopo finale della tossicologia ha una grossa
interconnessione con gli aspetti normativi e giuridici perché obbiettivo è quello di capire se una determinata
sostanza, alla concentrazione a cui si ritrova, possa essere la causa di avvelenamento (che non deve
necessariamente aver portato alla morte della vittima ma comunque può avere una certa influenza in
situazioni che hanno implicazioni giuridiche) oppure se un determinato comportamento perseguibile
penalmente possa essere dovuto all’effetto tossico di una sostanza presente nell’organismo (= obbiettivo è
quello di capire se un comportamento violento dipende dalla assunzione di una sostanza psicotropa o se
avvelenamento dipende dalla somministrazione di una sostanza tossica). La cosa complicata è che lo scopo
finale è stabilire un chiaro e inconfutabile nesso di causalità tra l’assunzione di una sostanza
farmacologicamente attiva rinvenuta nelle matrici biologiche (della vittima o del colpevole) sia la causa
dell’evento lesivo. Questo è importante perché nel Codice Penale, qualsiasi reato commesso sotto l’effetto di
sostanza psicoattive rappresenta un’aggravante quindi determina una pena più grave in sede processuale.
La tossicologia forense ha avuto una grande evoluzione nel tempo: inizialmente era strettamente legata alla
medicina legale quindi si occupava di analisi post mortem volte a valutare se la morte fosse dipesa
dall’assunzione di un veleno o una sostanza tossica. Inizialmente quindi analisi forense era limitata a studi su
cadavere in caso di morti legate all’assunzione di droghe o a crimini legati alla somministrazione di droghe o
Dal momento che la tossicologia forense è strettamente rapportata ad aspetti normativi con implicazioni
giudiziarie, il tossicologo forense oltre a competenze in ambito farmacologico/tossicologico/chimico deve
avere grosse competenze anche in ambito legale e normativo perché l’interpretazione dei dati estrapolati
dalle analisi deve essere fatta considerando tutti i riferimenti normativi vigenti. Vista l’importanza giuridica di
questo tipo di analisi, i laboratori di tossicologia forense sono molto specializzati e controllati per quanto
riguarda le buone partiche di laboratorio (deve essere affidabile), il personale deve essere altamente
specializzato e la strumentazione e tutta la macchina analitica di laboratorio devono essere sottoposti a uno
stretto sistema di controllo qualità (c’è sempre un responsabile della gestione della qualità che deve
monitorare sia gli strumenti sia il lavoro dei tecnici). Questo perché le analisi che escono da questi laboratori
può diventare oggetto di diatriba in sede processuale
La diagnosi di avvelenamento viene fatta sulla base di 4 criteri fondamentali a panaggio di figure differenti:
- criterio circostanziale verificato da medico legale in collaborazione con polizia giudiziaria = valutazione
delle circostanze dei fatti che si sono verificati al momento del decesso o in cui si è verificato il reato
anche se questo non ha portato alla morte della vittima. Si basa sul reperimento in sede di sopralluogo
di oggetti o tracce correlabili a eventuali veleni (siringe, bicchieri, cucchiai, bustine di carta stagnola,
contenitori di farmaci…) nonché di particolari odori o situazioni logistiche o tecniche rilevanti al fine di
ricavare elementi utili attinenti all’uso di sostanze tossiche. Ci sono delle situazioni in cui è più difficile
stabilire quale possa essere stata la causa di avvelenamento. In caso di intossicazione da HCN e da CO, la
IL DOPING:
Nonostante l’implementazione dei controlli nella società moderna resta un problema molto diffuso e la
percezione che ne abbiamo è sottostimata perché ci arrivano informazioni solo per i casi più eclatanti (tanto
che le sospensioni per controlli postivi ad antidoping nelle olimpiadi di RIO 2016 hanno interessato le squadre
di quasi tutti i paesi). Un grosso limite è legato al fatto che i controlli vengono fatti sistematicamente solo sugli
atleti professionisti mentre non c’è possibilità di controllare gli atleti amatoriali. Un altro problema riguarda
la rilevazione nei campioni biologici di atleti professionisti, di nuove sostanze con potenziale ergogenico
(quindi in grado di migliorare la performance sportiva) sintetizzate in laboratori clandestini.
Il doping è sicuramente qualcosa che è sempre esistito da quando esistono le competizioni sportive. Nell’era
moderna, il doping riguardava inizialmente la somministrazione di sostanze ergogeniche stimolanti negli
Quando un atleta o una persona sana assumono farmaci non necessari o si sottopongono a una
manipolazione, il rapporto rischio-beneficio tende unicamente verso il rischio a livello di salute e tossicità, il
beneficio riguarda solo miglioramento della performance. Il rischio legato alle trasfusioni di sangue per
migliorare performance sportive riguarda infezioni, reazioni allergiche o shock anafilattici durante reinfusione
del sangue, emolisi se non viene rispettata la compatibilità antigenica + rischio, legato al fatto stesso di
aumentare drasticamente la concentrazione di globuli rossi nel sangue perché esso determina un aumento
della viscosità del sangue con un aumento esponenziale del rischio di infarti, ictus ed embolismi. Oltretutto di
solito queste reazioni si verificano quando atleta è a riposo: durante la notte si ha un rallentamento della
circolazione sanguigna, aumentando la probabilità che avvengano eventi letali. Ci sono anche rischi più teorici
che più raramente si verificano legati alla modalità con cui sangue viene conservato: se il sangue non viene
congelato correttamente si verificano le “lesioni da conservazione” = globuli rossi vengono danneggiati
aumentando il rischio di reazioni anafilattiche quando viene reintrodotto il sangue (anche se non viene mai
congelato perché aumenta la probabilità di risultare positivi ai controlli antidoping).
Rivoluzione dell’eritropoietina deriva dal fatto che è sufficiente una iniezione sottocutanea per aumentare in
maniera esponenziale produzione di globuli rossi endogeni (aumentando quindi radicalmente la capacità del
sangue di trasportare ossigeno ai muscoli) evitando le procedure di trasfusione ed estrazione del sangue con
peggioramento della performance in allenamento → dal 1989 al 2012, abuso di questa sostanza è stato molto
diffuso in tutti gli sport di resistenza. La maggior parte delle positività all’eritropoietina si sono verificate nel
ciclismo, nel calcio e nell’atletica. Eritropoietina stimola eritropoiesi ossia la produzione nel corpo di globuli
rossi. Fisiologicamente eritropoiesi è legata all’ipossia ossia alla concentrazione di ossigeno nell’aria: nel
Il pattern di utilizzo degli oppioidi tra uso medico e ricreazionale è completamente diverso:
- per utilizzo medico si utilizzano oppioidi con un potenziale d’abuso più basso come la morfina (non si
utilizzano quelli estremamente potenti che comunque hanno potenziale analgesico elevato) con
somministrazione orale o sottocutanea per ridurre assorbimento, aumentare emivita ed evitare picchi
che aumentano la probabilità di sviluppare abuso
- Nel caso di oppioidi usati a scopo ricreazionale, oppioidi vengono fumati, sniffati e iniettati per via
endovenosa o sottocutanea. Di solito si inizia fumando o sniffando la sostanza, dopodichè si sviluppa
tolleranza che per essere bypassata si può aumentare la dose o, nel caso dell’eroina, cambiare via di
somministrazione scegliendo una via che porti più velocemente la sostanza al cervello. Sicuramente la
via di somministrazione più veloce è la via endovenosa.
Effetti degli oppioidi sono dose-dipendenti:
• a dosi basse e moderate (usate per utilizzo medico) si verificano effetti analgesici e depressione
respiratoria che deve essere tenuta sotto controllo (c’è una grossa interazione con altre classi di sostanze
ad es se si assumono contemporaneamente morfina e benzodiazepine si verificherebbe un effetto
sincrono sinergico sulla depressione respiratoria per cui aumenterebbe rischio di sviluppare depressione
respiratoria), costrizione delle pupille, riduzione dei riflessi, confusione, sensazione generale di
rilassamento, riflesso della tosse è soppresso e riduzione della temperatura basale. Questi effetti non