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ACTIO SECUNDA IN VERREM IV 94-95

94) C’era un tempio di Ercole presso gli Agrigentini non lontano dalla piazza, sacro e venerato presso loro. Lì
c’è una statua di bronzo dello stesso Ercole, della quale non facilmente potrei dire di aver visto qualcosa di più
bello - sebbene io non capisca molto in queste cose (arte) rispetto a molte che vidi - Oh giudici, a tal punto che
la sua bocca e il suo mento sono abbastanza consumati, poiché nelle preghiere e nei ringraziamenti non solo
sono soliti a venerarla ma anche a baciarla. Mentre costui (Verre) era ad Agrigento, sotto la guida di
Timarchide, all’improvviso a notte fonda accadde un improvviso accorrere e assalto di servi armati a questo
tempio. Dalle guardie e dai custodi del tempio si eleva un grido; ma essi mentre tentavano in un primo
momento di resistere e difendere, malamente malmenati con clave e con bastoni sono respinti. Poi [spezzati i
chiavistelli e diventi i battenti della porta] tentano di rimuovere la statua e di smuoverla con dei pali. Nel
frattempo dal clamore si sparse la notizia in tutta la città che i dei patri fossero assaliti, non per l’arrivo
improvviso di nemici, né per un assalto di predoni, ma che un manipolo di banditi fosse venuto equipaggiato
dalla casa e dalla corte pretoria.

95) Nessuno ci fu ad Agrigento nè di età tanto avanzata nè di forze tanto deboli che svegliato da quella
notizia in quella notte non balzò in piedi e afferrò il giavellotto (che la sorte offriva a ciascuno). Così in breve
tempo da tutta la città si accorre al tempio. Molti uomini ormai da più di un’ora si affannavano nel rimuovere
la statua; quella (la statua) nel frattempo vacillava da nessuna parte nonostante alcuni messi sotto dei pali]
cercassero di smuoverla, altri (tentavano) di inclinarla verso di sé dopo averla legata con delle funi in tutte le
membra. Ma all’improvviso gli Agrigentini sopraggiungono; ci fu una grande sassaiola; i soldati notturni di
questo famoso comandante (Verre) si danno alla fuga. Portano via tuttavia due statuette molto piccole, per
non tornare a mani vuote (lett. del tutto a mani vuote). Mai non va tanto male ai siciliani che non dicano
qualcosa spiritosamente e opportunamente come in questa faccenda dicevano che tra le fatiche di Ercole
occorreva che fosse incluso questo spietato porco non meno che quel famoso cinghiale di Erimanto.

EXORDIUM I CATILINARIE: CICERONE


SMASCHERA CATILINA 1-3 PG. 653-5
1) Fino a che punto, oh Catilina, abuserai della nostra sopportazione? Quanto a lungo ancora questo tuo
furore si prenderà gioco di noi? Fino a quale estremo la tua sfrenata audacia si spingerà?
Per niente il presidio notturno del Palatino ti ha smosso, per niente le sentinelle della città, per niente il timore
del popolo, per niente l’accorrere di uomini (cittadini) onesti, per niente ti ha mosso questo luogo fortificatissimo
per riunire (radunare) il Senato, per niente i volti di questi (uomini onesti)(ti hanno smosso)? Non ti accorgi
che i tuoi piani sono manifesti? Non vedi che la tua congiura è tenuta ormai stretta dalla consapevolezza di
tutti costoro? Credi forse che qualcuno di noi ignori (non sappia) che cosa tu hai fatto ieri e che cosa l’altro ieri,
dove sei stato, chi hai convocato, quali decisioni hai preso?
2) Oh tempi, oh costumi! il Senato è informato di queste cose (intende/capisce queste cose), il console le vede;
costui tuttavia vie. Vive? Anzi è venuto in Senato, viene reso partecipe (di decisioni pubbliche) della vita
pubblica, osserva e indica (assegna/designa) con lo sguardo ciascuno di noi alla morte.
Noi però, uomini forti, sembra che facciamo abbastanza per lo Stato, se evitiamo il furore e le armi di costui.
Sarebbe stato necessario, oh Catilina, che tu fossi mandato alla morte, per ordine del console. Già da tempo,
sarebbe stato necessario che la rovina fosse portata su di te, rovina che tu già a lungo trami contro tutti noi.
3) Se in verità un uomo assai importante, Publio Cornelio Scipione Nasica, pontefice massimo, uccise da
cittadino privato Tiberio Gracco, che turbava solo in parte la stabilità dello Stato; noi come consoli
sopporteremo Catilina che desidera devastare con stragi e con incendi tutta la terra?
E tralascio quegli esempi troppo antichi, il fatto che Gaio Servilio Ahala uccise di propria mano Servio Spurio
Melio, che aspirava alla rivoluzione. Ci fu, ci fu questa virtù (valore/capacità) un tempo in questo Stato, tale
che uomini forti punirono un cittadino pericoloso, punirono con pene più dure (pesanti) rispetto a un amico
spietato. Oh Catilina noi abbiamo un provvedimento urgente del Senato (un Senato consulto) contro di te
forte e severo; non manca allo Stato la capacità di decidere né manca neanche l’autorità di questo ordine; noi,
noi consoli, lo dico apertamente, veniamo meno.

DALLA PERORATIO: IMPROBI E BONI,


CIOè «MALATI»E «SANI» 32-33
PG.664-666
32) Perciò i malvagi se ne vadano; si separino dai cittadini onesti; si radunino in un solo luogo; siano separati
da noi infine da un muro, cosa che io già spesso ho detto; smettano di insidiare (assediare) il console in casa
sua, smettano di accerchiare il tribunale del pretore urbano, smettano di assediare la curia con le spade;
smettano di preparare proiettili incendiari e torce per incendiare la città; sia infine inciso (scritto) sulla fronte di
ciascuno che cosa pensi dello Stato. Prometto ciò a voi, oh senatori, che in noi consoli ci sarà tanta grande
diligenza, in voi (ci sarà) tanta grande autorevolezza, nei cavalieri tanto grande valore, nei cittadini onesti
tanto grande consenso a tal punto che, con la partenza di Catilina, voi vedete che tutte le cose siano scoperte,
messe in luce, schiacciante e vendicate.
33) Con questi auspici, Catilina, con la somma salvezza dello Stato, con la tua sventurata rovina e con la
rovina di quelli che si sono uniti a te in ogni delitto e assassinio, pari per una guerra nefasta ed empia. Tu, oh
Giove, che sei stato collocato con gli stessi auspici con cui questa città (è stata fondata) da Romolo, che
chiamiamo giustamente Statore di questa città e del (suo) potere, terrai lontani costui e i suoi compagni dai
tuoi templi e dai templi degli altri dèi, dalle case e dalle mura della città, dalla vita e dalle fortune di tutti i
cittadini e punirai gli uomini nemici dei buoni, nemici della Patria, predoni dell’Italia uniti tra loro da un
patto di delitti e da una nefasta alleanza in eterni supplizi vivi e morti.

T11: SOCIOLOGIA DEGLI OPTIMATES PG.


668-9

T10: ATTACCARE CLODIA PER


DIFENDERE CELIO PG.667-8

T8: DALLA ARGUMENTATIO/ T7: DALLA


ARGUMENTATIO TRAD. SU CLASSROOM

T6: DALLA PROPOSITIO: INVITO A


CATILINA PERCHé SE NE VADA PG.660

T5:DALLA NARRATIO PG. 657 SOLO


TRAD

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