Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Preparazione ai corsi di
Analisi Matematica
ed al test d’ingresso
per l’accesso alle Facoltà di Ingegneria
Introduzione
1.1 Notazioni
La teoria degli insiemi non interviene direttamente nei test d’ingresso di
Matematica, ma sicuramente costituisce una base per l’approccio sistematico
di diversi argomenti di base, oltre che per le nozioni di logica previste in altre
parti del test d’ingresso.
y P
E x
∀ x ∈ E : P(x)
∃ x ∈ E t.c. P(x)
Q Insieme dei numeri razionali, che possono cioè essere espressi nella
forma
m
, dove m ∈ Z ed n ∈ N r {0}.
n
Un numero razionale q si può rappresentare in forma decimale:
q = a0 , a1 . . . ar ar+1 . . . ar+s
Preparazione ai corsi di
Analisi Matematica
ed al test d’ingresso
per l’accesso alle Facoltà di Ingegneria
In questo capitolo sono raccolte alcune delle proprietà degli insiemi numerici
che verranno utilizzate frequentemente nel seguito.
allora A = N.
3. Per ogni n ∈ N e k = 0, . . . , n
µ ¶ µ ¶
n n
= .
n−k k
4. Per ogni n ≥ 1 e k = 1, . . . , n, si ha
µ ¶ µ ¶ µ ¶
n+1 n n
= + .
k k k−1
Infatti, dalla definizione,
µ ¶ µ ¶
n n n! n! (n − k + 1) · n! + k · n!
+ = + =
k k−1 k!(n − k)! (k − 1)!(n − k + 1)! k!(n − k + 1)!
µ ¶
(n + 1) · n! (n + 1)! n+1
= = = .
k!(n − k + 1)! k!(n − k + 1)! k
2.2 Formula del binomio di Newton 5
Dimostrazione. Se n = 1, la tesi è ovvia. Si supponga ora che la tesi sia vera per un
numero naturale n ≥ 1.
Allora, dalle proprietà dei coefficienti binomiali,
e quindi la tesi è vera per il numero naturale n+1. Dal principio di induzione (Proposizione
2.1.1), si ottiene la tesi.
1. |x| ≥ 0 ;
2. |x| = 0 ⇔ x = 0 ;
3. | − x| = |x| ;
6 Capitolo 2: Alcune proprietà degli insiemi numerici
4. x ≤ |x| ;
5. |x · y| = |x| · |y| ;
6. |x + y| ≤ |x| + |y| ;
(infatti, se x + y ≥ 0, dalla proprietà 4., |x + y| = x + y ≤ |x| + |y|, mentre, se
x + y < 0, sempre dalle 4. e 3., |x + y| = −x − y ≤ | − x| + | − y| = |x| + |y|).
7. | |x| − |y| | ≤ |x − y| ;
(infatti, se |x| − |y| ≥ 0, dalla proprietà 6. si ha |x| = |(x − y) + y| ≤ |x − y| + |y| e
quindi | |x| − |y| | = |x| − |y| ≤ |x − y|; se |x| − |y| < 0, si procede allo stesso modo
invertendo i ruoli di x e y.)
»
:
»»
» »»» r
»
•»
»
»»» 1
» »•
»» »» 0
»»»
y £± •P
£
£
£
£
£
£
£
£
£
0£ x -
£
£
Anche ora con il procedimento inverso, ad ogni punto del piano π si può
far corrispondere una ed una sola coppia di numeri reali. Quindi il piano π
può essere identificato con il prodotto cartesiano R2 .
Il punto O viene denominato origine del riferimento cartesiano e cor-
risponde ovviamente alla coppia (0,0) (mentre i punti U1 e U2 corrispondono
alle coppie (1,0) e rispettivamente (0,1)).
La retta r1 viene denominata asse delle ascisse e la retta r2 asse delle
ordinate. Inoltre le coordinate della coppia (x, y) al quale corrisponde il
punto P di π vengono anche denominate ascissa e ordinata di P ed il punto
P di coordinate (x, y) viene indicato anche con P (x, y).
Nel caso particolare in cui le due rette r1 e r2 siano perpendicolari, il
riferimento cartesiano si dice ortogonale. Se, in più, i punti U1 ed U2 su r1 e
rispettivamente r2 vengono fissati alla stessa distanza dall’origine O, allora il
riferimento ortogonale viene denominato ortonormale (vedasi la Figura 2.3).
Conviene osservare che la rappresentazione geometrica di R2 su un piano
cartesiano consente di definire anche in R2 una distanza con le stesse proprietà
di quella già precedentemente introdotta in R. Infatti, per ogni coppia x =
(x1 , x2 ) e y = (y1 , y2 ) di elementi di R2 la distanza di x da y viene indicata
con d(x, y) ed è definita ponendo
p
d(x, y) := (y1 − x1 )2 + (y2 − x2 )2 .
y P
½•
½
½
½
½
½
½
½
½
½
½
½
½
0 ½½ x -
r3 , che per semplicità vengono supposte perpendicolari tra loro, viene fissato
un ulteriore punto distinto da O e che viene denotato rispettivamente con
U1 , U2 e U3 . Il piano contenente le rette r1 , r2 viene spesso denominato piano
xy, quello contenente le rette r1 , r3 viene denominato piano xz ed infine il
piano contenente le rette r2 , r3 viene denominato piano yz.
Anche in questo caso si dice che è stato assegnato un riferimento carte-
siano nello spazio Σ, che viene denominato spazio euclideo. Ad ogni (x, y, z) ∈
R3 , si può far corrispondere una ed una sola terna (P1 , P2 , P3 ) con P1 ∈
r1 , P2 ∈ r2 e P3 ∈ r3 e successivamente si può considerare il punto P di Σ
ottenuto come intersezione dei piani paralleli ai piani yz, xz e xy e passanti
rispettivamente per i punti P1 , P2 e P3 (vedasi la Figura 2.4).
Il procedimento inverso fa corrispondere ad ogni punto di Σ una ed una
sola terna di numeri reali. Quindi lo spazio Σ può essere identificato con il
prodotto cartesiano R3 .
Anche ora il punto O viene denominato origine del riferimento carte-
siano e corrisponde ovviamente alla terna (0,0,0) (mentre i punti U1 , U2 e U3
corrispondono alle terne (1,0,0), (0,1,0) e rispettivamente (0,0,1)).
La retta r1 viene denominata asse delle ascisse, la retta r2 asse delle
ordinate e infine la retta r3 asse delle altezze.
Inoltre le coordinate della terna (x, y, z) alla quale corrisponde il punto
P di Σ vengono anche denominate ascissa, ordinata e altezza (oppure quota)
di P ed il punto P di coordinate (x, y, x) viene indicato anche con P (x, y, z).
Per n ≥ 4 non è possibile una rappresentazione geometrica di Rn ; tut-
tavia, è ancora possibile considerare una distanza che verifica le stesse pro-
10 Capitolo 2: Alcune proprietà degli insiemi numerici
z6
•P
-
´0 y
´
´
´
´
´
x´´
+́
1
Tale proprietà costituisce la differenza sostanziale tra gli insiemi Q ed R; in Q, ad
esempio, l’insieme limitato {q ∈ Q | q > 0 , q 2 < 2} non è dotato di estremo superiore
(appartenente a Q).
Nella prima forma dell’assioma di completezza, equivalente a quella esposta, vengono
considerati sottoinsiemi separati di R; se A, B ⊂ R, si dice che A e B sono separati se sono
non vuoti e verificano una delle seguenti proprietà:
La prima forma dell’assioma di completezza asserisce allora che due sottoinsiemi separati
di R ammettono sempre almeno un elemento separatore.
Infine, si osserva che l’elemento separatore non è in generale unico, a meno che non
si supponga che i sottoinsiemi A e B, oltre d essere separati, siano anche contigui, cioè
verifichino l’ulteriore condizione:
Preparazione ai corsi di
Analisi Matematica
ed al test d’ingresso
per l’accesso alle Facoltà di Ingegneria
Funzioni
−1 −1
Se si considera y ∈ F , la controimmagine f ({y}) viene anche denotata con f (y). Si
−1
osservi che f (y) risulta vuota se la funzione f non assume il valore y in alcun elemento
−1
x ∈ E (tale circostanza non si verifica se la funzione è suriettiva). Inoltre, qualora f (y) sia
non vuota, non è detto che essa sia costituita da un solo elemento x ∈ E; se quest’ultima
condizione è soddisfatta, la funzione f viene denominata iniettiva (o anche ingettiva.
Quindi f è iniettiva se verifica la seguente condizione:
Da quanto sopra, segue che ogni funzione biiettiva è invertibile; anche il viceversa come
si può verificare direttamente dalle definizioni e quindi le funzioni biiettive sono tutte e
sole quelle invertibili.
Un’ulteriore operazione importante tra funzioni è quella di funzione com-
posta.
Siano assegnati E, F e G insiemi e siano f : E → F una funzione di E
in F e g : F → G una funzione di F in G. Si denomina funzione composta
di f e g, e la si denota con g ◦ f “g cerchietto f ” la funzione avente E come
insieme di partenza, G come insieme di arrivo e tale che, per ogni x ∈ E,
Quindi i valori della restrizione sono gli stessi della funzione; la restrizione f|A tuttavia
risulta definita nel sottoinsieme A anziché nell’intero insieme E.
Il concetto di restrizione risulta utile soprattutto nei casi in cui si voglia ottenere una
funzione iniettiva partendo da una funzione arbitraria; in tali casi infatti si considera un
particolare sottoinsieme in cui la proprietà di iniettività è soddisfatta.
D’altra parte, è sempre possibile ottenere una funzione suriettiva partendo da una
qualsiasi funzione; infatti, se f : E → F è una funzione da E in F , si può considerare la
ridotta di f , che si denota con f# , ed è definita in E, ha f (E) come insieme di arrivo e
inoltre, per ogni x ∈ E,
f# (x) := f (x) . (3.0.12)
Progetto RIESCI
Preparazione ai corsi di
Analisi Matematica
ed al test d’ingresso
per l’accesso alle Facoltà di Ingegneria
Funzioni reali
Lo studio delle funzioni reali (aventi cioè R come insieme di arrivo) è l’obi-
ettivo principale dello studio seguente.
Nella prima parte saranno considerate funzioni reali definite in un inter-
vallo di R (oppure nell’unione di intervalli di R) mentre nella seconda parte
si considereranno funzioni reali definite più in generale in un sottoinsieme di
Rn , n ≥ 2.
2
Si ricorda che Iδ (x0 ) =]x0 − δ, x0 + δ[ (vedasi la (1.1.1) a pag. 8).
4.3 Proprietà di monotonia 7
x
m 0 p q
sup f = +∞ , inf f = −∞ .
0 J
x
I
(rispettivamente,
½
∀ x ∈ X∩ ]x0 − δ, x0 [: f (x) < f (x0 ) ,
∀ x ∈ X∩ ]x0 , x0 + δ[: f (x0 ) < f (x) ;
½
∀ x ∈ X∩ ]x0 − δ, x0 [: f (x) ≥ f (x0 ) ,
∀ x ∈ X∩ ]x0 , x0 + δ[: f (x0 ) ≥ f (x) ;
½
∀ x ∈ X∩ ]x0 − δ, x0 [: f (x) > f (x0 ) ,
∀ x ∈ X∩ ]x0 , x0 + δ[: f (x0 ) > f (x) ).
x
a 0 b
vuoto (infatti x ∈ A) e limitato superiormente (in quanto contenuto in [x, y]); dalla
seconda forma dell’assioma di completezza, esso è dotato di estremo superiore x0 ∈
[x, y]. Poiché f è crescente in x0 , esiste δ > 0 verificante le proprietà previste nella
Definizione 4.3.3. Dalla seconda proprietà dell’estremo superiore, si può trovare
t ∈ A tale che x0 − δ < t ≤ x0 , da cui segue f (x) ≤ f (t) ≤ f (x0 ); quindi x0 ∈ A.
Inoltre, non può essere x0 < y altrimenti, considerato t ∈ X∩]x0 , x0 + δ[∩]x0 , y], si
avrebbe f (x0 ) ≤ f (t) e conseguentemente anche f (x0 ) ≤ f (t); ciò comporterebbe
t ∈ A in contraddizione con il fatto che x0 < t e che x0 = sup A. Si è cosı̀ dimostrato
che y = x0 ∈ A e quindi, dalla definizione di A, f (x) ≤ f (y). Dall’arbitrarietà di
x, y ∈ X tali che x < y segue che f è crescente.
Preparazione ai corsi di
Analisi Matematica
ed al test d’ingresso
per l’accesso alle Facoltà di Ingegneria
Successioni
∀ n ∈ N : an ≤ an+1 . (5.0.1)
∃ν ∈ N t.c. ∀ n ∈ N, n ≥ ν : an ≤ an+1 .
Analogamente, si dice che gli elementi di una successione (an )n∈N sono
definitivamente minori o uguali di quelli di una successione (bn )n∈N (o, più
brevemente, che (an )n∈N è definitivamente minore o uguale di (bn )n∈N ) se
esiste ν ∈ N tale che, per ogni n ∈ N, n ≥ ν, si abbia an ≤ bn .
In base a quanto sopra, in generale potrebbe non interessare il compor-
tamento di una successione in un numero finito di elementi e addirittura la
successione (si continua a denominare tale) potrebbe essere definita solo da
un certo numero naturale p in poi, nel qual caso si adopera la notazione
(an )n≥p .
Si conclude la presente sezione con un esempio molto importante di
successione che consente di definire il numero di Nepero.
∀ n, m ∈ N : n < m ⇒ an ≤ am .
inoltre, poichè 2k−1 ≤ k! per ogni k ≥ 2 (tale diseguaglianza si stabilisce facilmente per
induzione completa (vedasi la Proposizione 2.1.1), si ottiene
n
X n−1
X n−1
X 1
1 1
en ≤ 2 + =2+ =1+ .
2k−1 2 h 2h
k=2 h=1 h=0
Xn µ ¶ µ ¶
1 1 k−1
en < 2+ 1− ··· 1 −
k! n+1 n+1
k=2
X 1 µ
n+1
1
¶ µ
k−1
¶
< 2+ 1− ··· 1 − = en+1 .¤
k! n+1 n+1
k=2
Progetto RIESCI
Preparazione ai corsi di
Analisi Matematica
ed al test d’ingresso
per l’accesso alle Facoltà di Ingegneria
Funzioni elementari
fn (x) = xn .
1. fn (0) = 0 , fn (1) = 1 .
x
-1 0 1
-1
x
0 1
-1
{x ∈ [0, +∞[ | xn < b}). Tale elemento viene denominato radice n-esima di
b e denotato con uno dei seguenti simboli:
√
b1/n ;
n
b,
√
nella notazione n b si può omettere l’indice n nel caso n = 2.
Tale risultato consente ora di definire la funzione radice. Sia n ≥ 2; se
n è pari, la funzione radice f1/n : [0, +∞[→ R è definita ponendo, per ogni
x ∈ [0, +∞[, √
f1/n (x) := n x . (6.2.1)
Se n è dispari, la funzione radice può essere definita in√tutto R (ciò dipende
dal fatto che, se b ∈] − ∞, 0], allora l’elemento a := − n −b è l’unico numero
reale (negativo) verificante la condizione an = b). Quindi, la funzione radice
n-esima in questo caso è la funzione f1/n : R → R definita ponendo, per ogni
x ∈ [0, +∞[, ( √
n
x, se x ≥ 0 ;
f1/n (x) := √ (6.2.2)
− −x ,
n
se x < 0 .
6 Capitolo 6: Funzioni elementari
0
x
1
-1 0
x
1
-1
0
x
-1 1
x
-1 1
-1
0
x
1
1
a
x
0 1
4.1, si può considerare l’inversa di expa , che viene denominata funzione log-
aritmo di base a e denotata con loga . Tenendo presente che l’immagine di
expa è ]0, +∞[, la funzione logaritmo è definita in ]0, +∞[ (ed a valori in
R): loga :]0, +∞[→ R; inoltre, dalla (3.0.7), per ogni x ∈]0, +∞[, loga (x) è
l’unico numero y ∈ R tale che expa (y) = x.
Anche ora, se a = e, la funzione logaritmo viene denominata semplice-
mente funzione logaritmo e denotata con il simbolo loga (quindi, per ogni
x > 0, log(x) := loge (x)).
Le proprietà di tale funzione sono conseguenza delle proprietà generali
delle funzioni inverse e dipendono da quelle delle funzioni esponenziali. Ad
esempio, si ha
loga (x)
8. Per ogni x ∈]0, +∞[: logb (x) = .
loga (b)
x
0 a 1 a
6
.........................................................Q
k
............ ..........Q
.....
........... .........
...Q
.......
...
... .....
....
.
.
. ....
.. ......
..... ..... P
... .....
... . .....
....
..
.. ......
... sin(x) ....... x
... .......
.
... .......
..... 0 ....... A
... -
... ...
...
...
cos(x) 1 ... ..
... ..
... . ...
... . .
... ...
...
... . . ..
... ..
.... ....
.....
..
. .....
...... ...
........ .......
.........
........... ................
................... ......
........................................
sin2 x + cos2 x = 1
6.6 Richiami di trigonometria e funzioni trigonometriche 15
(il simbolo sin2 x è da intendersi come (sin x)2 ; la stessa convenzione vale per
il coseno e, più in generale, per tutte le funzioni trigonometriche definite di
seguito).
Si descrivono ora alcune proprietà del seno e del coseno di un qualsi-
asi numero reale x la cui dimostrazione è una immediata conseguenza delle
definizioni adottate.
Accanto alla proprietà di periodicità del seno e del coseno conviene tener
presente anche che la funzione seno è una funzione dispari mentre la funzione
coseno è una funzione pari (infatti, per ogni x ∈ R, sin(−x) = − sin x,
cos(−x) = cos x). Le proprietà precedenti conseguono tutte dalle seguenti
formule di addizione del seno e del coseno. La dimostrazione di tali formule
per brevità verrà omessa. Per ogni x, y ∈ R, si ha
x 1 + cos x
11. Per ogni x ∈ R: cos2 = .
2 2
x 1 − cos x
12. Per ogni x ∈ R: sin2 = .
2 2
sin 0 = 0 , cos 0 = 1 .
√
π 1 π 3
sin = , cos = .
6 2 6 2
√ √
π 2 π 2
sin = , cos = .
4 2 4 2
√
π 3 π 1
sin = , cos = .
3 2 3 2
π π
sin = 1 , cos = 0 .
2 2
Utilizzando le proprietà 1.–4, dagli archi noti precedenti possono esserne
ricavati altri come, ad esempio,
3 5 7 5 4 3 5 7 11
π, π, π, π, π, π, π, π, π, π.
4 6 6 4 3 2 3 4 6
6.6 Richiami di trigonometria e funzioni trigonometriche 17
Usando poi la periodicità delle funzioni seno e coseno si ricavano archi noti
non appartenenti a [0, 2π[.
Il grafico delle funzioni seno e coseno è tracciato approssimativamente
nella Figura 6.11.
y
1
π 0 π x
-π 2
-- 2
- π
-1
6
...............................................................
............ ..........
.....
........... ........ Q
.
. ...... ......
.....
....
.... .
. P
.....
...
.... .........
....
.... ....... tan(x)
..
.. .......
... x.......
... .......
.. .......
..
..... O B ....... A
... -
... ...
...
...
1 ... ..
... ..
... ....
... . .
... ...
...
... . . ..
... ..
.... ....
.....
...
.....
...... ...
........ .......
.........
........... ..
. .............
................... ......
........................................
cos x
cot x := . (6.6.2)
sin x
π 0 π x
-π 2
- - 2
- π
Dal calcolo del seno di alcuni archi noti, si può dedurre il valore della
20 Capitolo 6: Funzioni elementari
6
C cot(x) Q
................................................................
...................
. ..........
....... ........
...... ......
.
...... .....
...P
.... B ......
..
. .....
... .....
... . .....
....
..
.. ......
... x .......
... .......
.
... .......
..... O ....... A
... -
... ...
...
...
1 ... ..
... ..
... . ...
... . .
... ...
...
... . . ..
... ..
.... ....
.....
...
. ....
...... ...
........ .......
.........
........... ..
. .............
................... ......
........................................
sin 0 = 0 ⇒ arcsin 0 = 0 ,
π 1 1 π
sin = ⇒ arcsin = ,
6 √2 2√ 6
π 2 2 π
sin = ⇒ arcsin = ,
4 √2 √2 4
π 3 3 π
sin = ⇒ arcsin = ,
3 2 2 3
π π
sin = 1 ⇒ arcsin 1 = .
2 2
Inoltre, poiché la funzione seno ristretta all’intervallo [−π/2, π/2] con-
tinua ad essere una funzione dispari, anche la funzione arcoseno è dispari
(infatti se arcsin x = y, allora y ∈ [−π/2, π/2] e sin y = x, da cui segue
anche −y ∈ [−π/2, π/2] e sin(−y) = − sin y = −x; quindi arcsin(−x) =
−y = − arcsin x). Nello stesso modo si può anche riconoscere che la funzione
arcoseno è strettamente crescente.
Il grafico della funzione arcoseno è approssimativamente quello tracciato
nella Figura 6.16.
6.7 Funzioni trigonometriche inverse 21
x
-π π 0 π π
2
-- 2
-
y
π
2
-
x
-1 1
π
2
--
agli altri archi noti viene lasciata per esercizio). Si può inoltre riconoscere
che la funzione arcotangente è dispari e strettamente crescente.
Il grafico della funzione arcotangente è approssimativamente quello trac-
ciato nella Figura 6.18.
Infine, con procedimento esattamente analogo a quello svolto, si considera
la restrizione della funzione cotangente all’intervallo aperto ]0, π[, la quale
risulta strettamente decrescente e quindi iniettiva. Ciò consente di definire la
funzione arcocotangente arccot : R → R ponendo, per ogni x ∈ R, arccot x =
y, dove y è l’unico elemento di ]0, π[ tale che cot y = x. Tra le proprietà di
questa funzione si segnala il fatto che essa è strettamente decrescente, e
arccot 0 = π/2, arccot 1 = π/4, arccot (−1) = 3π/4.
Il grafico della funzione arcocotangente è approssimativamente quello
tracciato nella Figura 6.19.
6.7 Funzioni trigonometriche inverse 23
y
π
π
2
-
x
-1 0 1
y
π
2
-
0
x
π
2
--
π
2
-
x
0
Preparazione ai corsi di
Analisi Matematica
ed al test d’ingresso
per l’accesso alle Facoltà di Ingegneria
Numeri complessi
i0 = 1 , i1 = i , i2 = −1 , i3 = i2 · i = −i , i4 = i2 · i2 = 1 , ... ;
1. z + w = z + w , z·w =z·w .
2. z = z .
3. z + z = 2 Re z , z − z = 2 Im z .
4. z · z = |z|2 .
5. | − z| = |z| .
6. |z| = |z| .
7. Re z ≤ |z| , Im z ≤ |z| .
8. |z · w| = |z| · |w| .
9. Se z 6= 0, allora |z −1 | = |z|−1 .
y − − − − − − − − − − − − −•| P
½½
½
½
½ρ |
½
½
½ |
.... ½
½ ....
½
...
...
... |
½ ...
...
... θ
½ ..
0 ½½
..
..
..
..
|x
..
. -
ρ = σn , nϕ = θ + 2kπ con k ∈ Z;
√ θ + 2kπ
quindi σ = n ρeϕ= , con k ∈ Z; si osserva a questo punto che, al
n
θ + 2kπ
variare di k ∈ Z, gli argomenti ϕ = non danno tutti luogo a numeri
n
7.3 Forma trigonometrica dei numeri complessi 11
6 6
.........
...........
..................
r
......................................
...........
.........
½
•z .........
...........
..................
......................................
...........
.........
½
•z
.......
..........
.......
.......
...... ½ r .......
..........
.......
.......
...... ½
...
.
....... ....
....
....
½ ...
.
....... ....
....
....
½
r ....
.. ½ ....
... ....
.. ½ ....
...
.
.
..
.. ½ ...
... .
.
..
.. ½ ...
...
.... ½ ...
.. .... ½ ...
r
..
...
r ...
0½½ 0½½
.. ..
... .. ... ..
.. ..
... ...
..
..
..
.
..
..
- ..
..
..
.
..
..
-
.. .. .. ..
.. .. .. ..
.. .
. .. .
.
... ...
... ... ... ...
... ... ... ...
... .. ... ..
... .... ... ....
.... .. .... ..
.... .... .... ....
.... ....
....
r
.....
...... ...
........
...
....
.....
...... ...
........
...
....... ....... ....... .......
........
.........
.............
.........................................................
r
.........
........
........
.........
r
.............
.........................................................
.........
........
numero reale, si può osservare che esse sono una reale (coincidente con la
radice terza aritmetica) e due tra loro complesse coniugate.
z = ρei θ . (7.4.3)
1. ez+w = ez · ew ;
2. ez 6= 0 ;
3. |ei θ | = 1 ;
4. ez+2kπi = ez ;
5. |ez | = eRe z ;
Preparazione ai corsi di
Analisi Matematica
ed al test d’ingresso
per l’accesso alle Facoltà di Ingegneria
Polinomi ed equazioni
algebriche
Il grado di un polinomio è, quindi, il più grande dei numeri naturali k per
cui il coefficiente della potenza z k è diverso da 0. Il grado di un polinomio P
viene indicato spesso con il simbolo deg(P ).
Il coefficiente a0 del termine di grado 0 di un polinomio viene spesso
denominato termine noto del polinomio.
Si denomina zero (oppure radice, oppure soluzione) del polinomio P ogni
numero complesso z0 ∈ C tale che P (z0 ) = 0. Nel seguito avranno particolare
interesse i polinomi per cui i coefficienti a0 , . . . , an sono numeri reali. Essi
verranno denominati polinomi a coefficienti reali.
Conviene osservare che se P è un polinomio a coefficienti reali allora, per
ogni x ∈ R, P (x) è anch’esso un numero reale; in tale circostanza, quindi,
4 Capitolo 8: Polinomi ed equazioni algebriche
−b + w1 −b + w2
z1 = , z2 =
2a 2a
e il polinomio si può scrivere come P (z) = a(z − z1 )(z − z2 ). I numeri
complessi w1 e w2 , in quanto radici del numero complesso ∆, devono essere
l’uno opposto dell’altro. Quindi, le radici z1 e z2 possono essere espresse
scrivendo √ √
−b − ∆ −b + ∆
z1 = , z2 = ,
2a 2a
dove ∆ denota una qualsiasi delle due radici complesse di ∆. Da ciò segue
che i numeri complessi z1 e z2 sono caratterizzati dalle condizioni seguenti
b c
z1 + z2 = − , z 1 · z2 = .
a a
Le radici z1 e z2 coincidono solo nel caso in ∆ = 0; se ciò accade, l’unica
radice è data da z0 = −b/2a e si può scrivere P (z) = a(z − z0 )2 (si dice in
questo caso che z0 è una radice di molteplicità 2.
Se il polinomio di secondo grado è a coefficienti reali, cioè se a, b, c√∈ R,
anche ∆ √ è un numero reale. Nel caso in cui ∆ > 0, si ha w1 = ∆ e
w2 = − ∆ e quindi il polinomio P ammette le due radici reali distinte
√ √
−b − ∆ −b + ∆
x1 = , x2 = ,
2a 2a
e si può scrivere come P (z) = a(z − x1 )(z − x2 ).
Se ∆ = 0, P ammette un’unica radice reale data da x0 = −b/(2a) e si ha
P (z) = a(z − x0 )2 . √
Infine,
√ se ∆ < 0, le radici complesse di ∆ sono w 1 = −i −Delta e
w2 = i −∆; quindi il polinomio P ammette due radici complesse coniugate
date da √ √
−b − i −∆ −b + i −∆
z1 = , z2 = .
2a 2a
6 Capitolo 8: Polinomi ed equazioni algebriche
b) z0 è una radice di P .
8.1 Polinomi e relative radici 7
P (z) = an · (z − z1 ) · · · (z − zn ) . (8.1.3)
P (x) = an (x−x1 )h1 · · · (x−xp )hp (x2 +b1 x+c1 )k1 · · · (x2 +bq x+cq )kq , (8.2.2)
10 Capitolo 8: Polinomi ed equazioni algebriche
Preparazione ai corsi di
Analisi Matematica
ed al test d’ingresso
per l’accesso alle Facoltà di Ingegneria
f (x) = g(x) .
S := {x ∈ X ∩ Y | f (x) = g(x)} .
f (x) ≤ g(x) , f (x) ≥ g(x) , f (x) < g(x) , f (x) > g(x)
P (x) = 0
oppure, rispettivamente,
con P polinomio.
In precedenza ci si è soffermati sulle soluzioni delle equazioni polinomiali
e pertanto ora si prenderanno in considerazione soprattutto le disequazioni;
ovviamente, queste hanno senso solo per polinomi a coefficienti reali in quanto
in C non si possono considerare disequazioni. Passando, se necessario, alla
disequazione opposta, nel seguito si potrà supporre, qualora lo si ritenga
conveniente, che il coefficiente della potenza di grado massimo del polinomio
sia strettamente positivo.
Si studiano dapprima i casi più semplici in cui il grado del polinomio P
è 0, 1 oppure 2 e poi si passa al caso generale.
Si supponga dapprima che P sia un polinomio di grado 0, cioè P (x) = a0
per ogni x ∈ R con a0 6= 0. In questo caso, se a0 > 0, le disequazioni
P (x) ≤ 0 e P (x) < 0 non sono mai soddisfatte per cui S = ∅, mentre le
disequazioni P (x) ≥ 0 e P (x) > 0 sono sempre soddisfatte per cui S = R; il
caso a0 < 0 si discute in maniera analoga.
Si considera ora il caso in cui P sia un polinomio di grado 1, cioè P (x) =
mx + n per ogni x ∈ R con m, n ∈ R ed m > 0; in questo caso, è facile
vedere che le disequazioni in esame hanno rispettivamente come soluzioni i
seguenti intervalli: S =] − ∞, −n/m], S = [−n/m, +∞[, S =] − ∞, −n/m[,
S =] − n/m, +∞[. Ad esempio, la disequazione 2x+3¿0, ha come soluzioni
l’insieme S =] − 3/2, +∞[, mentre la disequazione 3 − 4(5 − x) ≤ 2x + 5 ha
come soluzioni l’insieme S =] − ∞, 11].
Sia ora P (x) = ax2 + bx + c un polinomio di secondo grado con a, b, c ∈ R
ed a > 0. In questo caso bisogna tener presente che:
• Se ∆ < 0, risulta sempre P (x) > 0 (se a < 0, risulta sempre P (x) < 0).
P (x) = a0 + a1 x + · · · + an xn , x∈R.
In questo modo, il segno del polinomio sarà positivo negli intervalli in cui
vi è un numero pari di fattori negativi e negativo negli intervalli in cui vi è
un numero dispari di fattori negativi. Alla fine, si considerano gli intervalli
corrispondenti al tipo di disequazione richiesta.
6 Capitolo 9: Equazioni e disequazioni
−2 −1 2
x−2≥0 •−
−−−−−−−−−−−−−−−−−−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−
x+1≥0 •−
−−−−−−−−−−−−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−
x+2≥0 •−
−−−−−−−−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−
P (x) ≥ 0 •−
−−−−−−−−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−• −−−−−−
•−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−
Poiché si vuole che il segno di P sia strettamente positivo, alla fine van-
no considerate le soluzioni date dall’insieme S :=] − 2, −1[∪]2, +∞[; nella
seguente rappresentazione geometrica si é convenuto di rappresentare con
un cerchietto pieno gli estremi inclusi nell’insieme, o in cui é soddisfatta la
diseguaglianza in esame, e con un cerchietto vuoto i rimanenti estremi.
−2 −1 2
S ◦−
−−
−−
−−
−−
−−
−−◦ ◦−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
X := {x ∈ R | Q(x) 6= 0}
R(x) ≥ 0 •−
−−−−−−−−−−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−• −−−−−−−−
8 Capitolo 9: Equazioni e disequazioni
0 1
S −
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−•
− ◦−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
(rispettivamente,
f1 (x) ≤ g1 (x) ,
f2 (x) ≤ g2 (x) ,
..
.
f (x) ≤ g (x) ),
n n
con f1 : X1 → R, . . . , fn : Xn → R e g1 : Y1 → R, . . . , gn : Yn → R funzioni
reali assegnate.
Le soluzioni di un sistema di equazioni (rispettivamente, disequazioni)
sono date dall’insieme
(rispettivamente,
0 2 5/2 3
S1 ◦−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
S2 • •
S3 −
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−◦−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
S •
−2 −1 1/2 1 2
S1 −
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−•
− •−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−
S2 ◦−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−◦
S3 ◦−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
S •−
−−
−−
−−
−−◦
−
10 Capitolo 9: Equazioni e disequazioni
f (x) = g(x)n
se n é dispari.
Per quanto riguarda le disequazioni irrazionali conviene considerare sep-
aratamente i seguenti due casi:
p
n
p
f (x) ≤ g(x) , f (x) ≤ n g(x)
nel senso che le soluzioni della disequazione sono date dall’unione delle soluzioni
dei due sistemi.
Ad esempio, si consideri la disequazione
√
x2 − x − 2 < x + 1 .
−1 2
S1 −
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−•
− •−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−
S2 •−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
S3 ◦−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
S •−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−
S0 ◦−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
S 00 ◦−
−−
−−
−−
−−
−−
−−•
S ◦−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−
9.5 Equazioni e disequazioni con valore assoluto 13
Ad esempio, l’equazione
|x2 + x + 1| = x2 − 3x + 2
S •−
−−
−−
−−
−−
−• •−
−−
−−
−−
−−
−•
9.6 Metodo grafico 15
S −
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−◦ ◦−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
−−
Il confronto grafico può essere effettuato molto facilmente nei casi in cui
una delle funzioni sia una retta o, più in particolare, una retta orizzontale,
nel qual caso uno dei membri della disequazione é costante.
Si considera qualche esempio, al fine di illustrare più chiaramente il meto-
do descritto.
Si consideri la disequazione
log x < 1 .
x
0 1 S e
1
sin x > .
2
Confrontando il grafico della funzione sin con la retta orizzontale passante per
il punto (0, 1/2), si deduce subito che nell’intervallo [−π, π], la disequazione
é soddisfatta nell’insieme S0 =]π/6, 5π/6[ (vedasi la Figura 9.2).
Tenendo poi conto della periodicità della funzione seno, si ricava l’insieme
S di tutte le soluzioni dato da
[ ¸π 5
·
S= + 2kπ, π + 2kπ .
k∈Z
6 6
9.6 Metodo grafico 17
x
-π 0 S0 π
y
π
2
-
π
6
-
x
-1 1 1
2
-
π
2
--
Più generale, il metodo descritto negli esempi precedenti può essere ap-
plicato anche nei casi in cui il confronto non sia necessariamente con una
retta; in tali casi l’utilizzo del calcolo differenziale può essere utile per la
dimostrazione di qualche diseguaglianza. Inoltre, il teorema degli zeri può
anche essere utilizzato per una determinazione approssimata delle soluzioni,
nei casi in cui non sia possibile descrivere le soluzioni in maniera precisa.
18 Capitolo 9: Equazioni e disequazioni
x4 + e x ≤ 1 .
0
x
S
Michele Campiti
Dipartimento di Matematica “E. De Giorgi”
Università degli Studi di Lecce
P.O.Box 193
73100 Lecce
E-Mail: michele.campiti@unile.it