Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
1a strofa
Note.
v. 3. Scipio è la forma latina del nome Scipione.
vv. 6-8. Questi versi fanno riferimento all'abitudine delle schiave dell'antica Roma di
portare i capelli corti: le donne romane libere, invece, li portavano lunghi. Per quanto
riguarda "schiava di Roma", il senso è che l'antica Roma fece, con le sue conquiste, la
dea Vittoria "sua schiava". Ora, però, secondo Mameli, la dea Vittoria è pronta a
"essere schiava" della nuova Italia nella serie di guerre che sono necessarie per
cacciare lo straniero dal suolo nazionale e per unificare il Paese.
Noi siamo da secoli Noi Italiani siamo da secoli calpestati e derisi perché
13 Calpesti, derisi, non siamo un popolo ma siamo divisi. Un'unica
Perché non siam popolo, bandiera e una speranza unitaria ci raccolga: già è
15 Perché siam divisi. suonata l'ora di unirci.
Raccolgaci un'unica ...
17 Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
19 Già l'ora suonò.
Stringiamci a coorte
21 Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.
3a strofa
La terza strofa incita alla ricerca dell'unità nazionale con l'aiuto della Provvidenza e
grazie alla partecipazione dell'intero popolo italiano finalmente unito in un intento
comune.
Questi versi riprendono l'idea mazziniana di un popolo unito e coeso che combatte
per la propria libertà seguendo il desiderio di Dio. Infatti i motti della Giovine Italia
erano proprio «Unione, forza e libertà» e «Dio e popolo».
4a strofa
Nella quarta strofa sono inseriti riferimenti ad avvenimenti importanti legati alla
secolare lotta degli italiani contro il dominatore straniero: citando questi esempi,
Mameli vuole infondere coraggio al popolo italiano spingendolo a cercare la
rivincita.
Note
v. 39. Balilla è il giovane da cui originò, il 5 dicembre 1746, con il lancio di una
pietra a un ufficiale, la rivolta popolare del quartiere genovese di Portoria contro gli
occupanti asburgici durante la guerra di successione austriaca. Questa rivolta portò
poi alla liberazione della città ligure.
La sesta strofa
La sesta ed ultima strofa, che non viene quasi mai eseguita, comparve nelle edizioni
stampate dopo il 1859 in aggiunta alle cinque definite da Mameli nella scrittura
originaria del canto (Mameli morì il 6 luglio 1849 durante la difesa della Repubblica
Romana) e preannuncia, con gioia, l'unità d'Italia («Evviva l'Italia, / dal sonno s'è
desta»). La strofa prosegue chiudendo il canto con gli stessi tre versi che concludono
la quartina della strofa iniziale («Dell'elmo di Scipio, / s'è cinta la testa. / Dov'è la
Vittoria? / Le porga la chioma, / ché schiava di Roma, / Iddio la creò»).