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ROMEO#SOLDATI DELL'AMORE

L’artista contemporaneo guarda la guerra lanciando forti messaggi di


denuncia e rappresentando gli orrori della Guerra sulle tele. Otto Dix e
fratelli Chapman sono solo alcuni dei tantissimi artisti che con la loro
arte ci hanno mostrato le atrocità della guerra – e prima di loro Francisco
Goya nella sua serie di incisioni "I disastri della guerra".

Francisco Goya (1746 - 1828) è sia un uomo del suo tempo che un
ponte verso il futuro. La sua produzione artistica segnò un importante
momento di passaggio, che permise di rivolgere lo sguardo al futuro. Il
fattore che lo spinse ad anticipare i tempi, furono gli avvenimenti
sanguinosi che coinvolsero il popolo spagnolo durante l’invasione
napoleonica. Con I disastri della guerra (Los desastres de la guerra)
Francisco Goya è riuscito a rappresentare con tanta intensità, la dura e
triste lotta per indipendenza spagnola. Goya assistette per sei anni al
conflitto imprimendo nelle sue tavole il dramma della popolazione civile
di fronte all’occupazione militare da parte di un esercito straniero,
lasciando ai posteri un potente e terrificante monito. Si tratta per Goya di
una vera e propria testimonianza dei orrori provocati dalla guerra che
possono essere trattati attraverso l’arte. I Disastri della guerra si tratta di
un’iniezione contro la barbarie e l’assurdità della violenza di cui non si
riesce a comprendere il motivo. Quest’opera rimase a lungo inedita.
Venne infatti pubblicata nel 1863, per la prima volta, a distanza di quasi
vent’anni dalla morte del pittore.

Nel XX secolo la sua lezione è stata raccolta da numerosi artisti, tra i quali corre l’obbligo di citare almeno i
nomi di Käthe Kollowitz, Max Beckmann, George Grosz, e Otto Dix: autori che hanno fatto della loro arte
uno specchio del nuovo clima artistico ma soprattutto sociopolitico e che hanno voluto attaccare i sistemi
totalitari e condannare senza appello la guerra. I nazisti capirono ben presto che le opere di questi pittori
colpivano i nervi scoperti del movimento e mettevano a nudo la loro povertà intellettuale e la loro violenza.
Una delle prime azioni repressive di Hitler, dopo avere preso il potere, fu proprio contro gli artisti: non solo
contro quelli apertamente schierati contro di lui, ma contro qualsiasi forma espressiva non convenzionale,
quindi tutte le forme d’avanguardia e di sperimentazione. Questo attacco culminò nel 1937 con la Mostra
dell’arte degenerata di Monaco, dove vennero esposte opere dei pittori sopra citati ma anche di artisti
stranieri, come Van Gogh, Gauguin, Braque, Matisse e, ovviamente, Picasso. Sedicimila le opere che
scomparvero dai musei, circa mille i dipinti e quasi quattromila i disegni bruciati. Una tragedia che ha
cambiato la storia dell’arte e degli uomini. Proprio come le incisioni ad acquaforte di Francisco Goya della
serie I disastri della guerra, quelle di Otto Dix ci portano a fare i conti con delle scene cupe e spaventose.
Gli esseri umani si sono avvicinati all’Inferno come non mai durante la guerra.

Otto Dix (1891–1969) eccezionale espressionista e dadaista tedesco, lavorò con tecniche di pittura,
disegno, collage e stampa. Di particolare importanza per l'artista era il tema della guerra: dopo aver
combattuto l'intera prima guerra mondiale come artigliere, Dix ha creato una delle sue opere più forti: una
serie di incisioni raffiguranti gli orrori e le conseguenze cagionate dal conflitto. Negli anni '20, insieme al
leader dei Dada di Berlino, Georg Gross, Dix sviluppò la direzione della "nuova materialità", esponendo in
modo eccentrico ma convincente, il degrado della cultura e della società di Weimar. Con l'avvento di Hitler,
l'arte dello stesso Dix fu riconosciuta come degenerata: alcune sue opere furono esposte all'omonima
mostra nazista a Monaco di Baviera nel 1937. A differenza di molti artisti che hanno lasciato l'Europa, ha
continuato a vivere in Germania. Trascorse la fine della seconda guerra mondiale nelle milizie popolari, fu
fatto prigioniero, ma rilasciato dai francesi. Dopo la guerra visse e lavorò a Dresda, ottenendo ampi
riconoscimenti in entrambe le parti della Germania.
I fratelli Jake (n. 1966) e Dinos (n. 1962) Chapman sono artisti britannici contemporanei (di origine greca),
diplomati al Royal College of Art, che lavorano insieme dal 1991. Negli anni '90 hanno partecipato
regolarmente a mostre collettive con gli Young British Artists (YBA). Sono noti per la creazione di opera
volutamente scioccanti e inquietanti. Il lavoro di Goya ha avuto una grande influenza sulle opere dei f.lli
Chapman. Fuì così che rielaborano e ricreano immagini ultra-grottesche e patologicamente dolorose.
Innanzitutto Great Deeds Against the Dead (mostrato alla mostra Sensation nel 1997), una versione
tridimensionale dell’incisione di Goya Grande Hazana! Con muertos! Si tratta di un’opera a dimensione
naturale che esibisce un corpo fatto a pezzi e appeso su un albero, un lavoro a suo modo drammatico,
impressionante, derivato da una citazione colta, quella di Goya, appunto. I fratelli hanno spesso realizzato
pezzi con modelli in plastica o manichini in vetroresina di persone. Un primo pezzo consisteva in ottantatre
scene di tortura e deturpazione derivate da quelle registrate da Francisco Goya nella sua serie di incisioni,
The Disasters of War trasformate in piccoli modelli di plastica tridimensionali. Nel 2000 i fratelli Chapman
hanno continuato il tema della guerra con una scultura "Hell" consisteva in un gran numero di figure in
miniatura di nazisti disposte in nove teche di vetro disposte a forma di svastica. Le installazioni infernali
sono collage tridimensionali con scene di battaglia. Osservandole si può scoprire che i soldati della
Wehrmacht si uccidono e si torturano a vicenda. I nazisti lì appaiono come persone miserabili il cui male gli
si rivolta contro. Il progetto stesso risulta un importante dichiarazione antifascista. Nel 2004, l'incendio di un
magazzino di stoccaggio distrugge molte opere, tra cui " Hell". Successivamente i fratelli realizzarono
un'opera molto simile, sebbene più ampia, chiamata Fucking Hell. Nel 2008 questa nuova installazione è
stata presentata nell'ambito di altri progetti volti a ripensare l'esperienza degli artisti di un tempo. In
particolare, per questa mostra, i fratelli hanno finalizzato 13 acquerelli originali di Adolf Hitler, integrandoli
con motivi della cultura hippie. Resta solo da dire: " Va' e vedi !" (questo è, tra l'altro, il film preferito dei
fratelli), come i Chapman smontano la realtà e poi, con un sorriso, mettono insieme il loro mosaico di una
nuova realtà. I Chapman hanno chiarito che il vero inferno ai loro occhi è mostrato nel film di Elem Klimov
"Come and See".

Il titolo del film è una citazione dell'Apocalisse di San Giovanni Evangelista. Un documento terribile sulle
devastazioni e le atrocità commesse dall’esercito nazista nella campagna russa del 1943. Al contempo
un’opera di assoluto rilievo estetico, di fatto unanimemente considerato uno dei più bei film di guerra mai
girati. Tratto da un racconto di guerra di Ales Adamovich e rielaborato in un registro introspettivo da Elem
Klimov narra le vicende di un sedicenne bielorusso, travolto dall’invasione tedesca e dal vortice di orrore
che gli invasori si lasciano alle spalle. Klimov, dopo quello che viene considerato il suo capolavoro, non
realizzerà più nessun’altra opera, come se l’immane sforzo creativo profuso in Va’ e Vedi l’abbia svuotato:
lui stesso in più di un’intervista ammetterà che dopo aver finito di girare questo film si ritrovò in totale crisi
espressiva, come se avesse già detto tutto quel che aveva da dire. Va’ e vedi, di fatto, è la
rappresentazione di una realtà soggettiva, quella del ragazzo, nel rapporto con il dramma e con la tragedia
della guerra, in un modo concettualmente simile a quello attuato ad esempio da Andrej Tarkovskij ne
L’infanzia di Ivan (1962).L’atroce realismo di "Va’ e Vedi" passa sempre attraverso il filtro dello sguardo di
Fljora per mostrarci la sua diretta risposta emotiva al degrado umano, individuale e collettivo, che si trova
costretto a vivere. All'inizio del film Fljora è un bambino. Alla fine, passando attraverso l'orrore dell'azione
punitiva dei fascisti, diventa un ADULTO, spaventosamente adulto e persino vecchio. La guerra gli ha
distorto i tratti infantili una volta delicati e li ha trasformati in rughe senili. In una sequenza Klimov presenta
alcune immagini d'archivio relative al periodo storico trattato: corpi scheletrici, malnutriti, deperiti o deceduti,
sottoposti a torture e atrocità orribili. Il capolavoro di Ėlem Klimov, la cui produzione venne ostacolata per 8
anni dalla commissione di Stato sovietica per il cinema (il Goskino) perché considerato troppo realistico, è
una «prova della guerra» e una «richiesta di pace», come sostenuto dal co-autore Ales Adamovich (cfr.),
un prodotto culturale e cinematografico dal valore umano inestimabile.

ES. N°1 Jeff Koons Shine Nelson Automatic Cooker / Deep Fryer, 1979. Cooker/deep fryer, acrylic,
and fluorescent lights; 27x17x16 inches, 68.6x43.2x40.6 cm.

Jeff Koons usa installazioni che ritraggono oggetti di uso comune messi su piedistalli e decontestualizzati;
Marcel Duchamp e il ready-made

Duchamp prende un Oggetto di uso comune prelevato dal suo contesto quotidiano ed espone come opera
d'arte senza ulteriori interventi da parte dell'artista.

Il più celebre ready made di Marcel Duchamp è Fontana. Duchamp decide di abbandonare la manualità
della pittura per passare ad una pittura come idea. L’operazione di Duchamp rimane ad oggi una grande
provocazione sul ruolo dell’arte e dell’artista.

Marcel Duchamp

Fountain “R. Mutt”, 1917, ready-made, 61×48×38 cm

Dan Flavin

The normal three (to William of Ockham), 1963, Fluorescent lamp, variable dimensions

Il lavoro di Jeff Koons è un concentrato di significati e contraddizioni, proprio come l'epoca in cui viviamo.
Nell'opera Nelson Automatic Cooker di Koons, ci sono diversi riferimenti ai readymade di Marcel Duchamp
(ad esempio, il readymade più famoso di Fontana) così come ai lavoriprincipali di Dan Flavin (ad esempio,
"The Nominal Three" (William of Ockham)). Come Duchamp, Jeff Koons prende un Oggetto di uso comune
prelevato dal suo contesto quotidiano e lo espone come opera d'arte. L'operazione di Duchamp rimane ad
oggi una grande provocazione sul ruolo dell’arte e dell’artista. Inoltre, Koons colloca il suo soggetto sullo
sfondo dei tubi fluorescenti luminosi che Dan Flavin è noto per l'uso. Le idee di Flavin erano incentrate
intorno alla luce dei tubi fluorescenti e un'idea molto fissa di relazione spaziale. Tuttavia, nel caso di Koons,
la proporzione geometrica ideale del minimalismo di Flavin si scontra con la quotidianità.
Marcel Duchamp# ready-made # dada change function

Marcel Duchamp (1887-1968) è uno degli artisti più importanti dell’intera storia dell’arte, creatore di "ready-
made". Pioniere dell’arte concettuale, anticipatore di tendenze che sono ancora attuali, esponente del
dadaismo, la sua arte si caratterizza per una profonda ironia.

1913, Duchamp presenta una comune Ruota di Bicicletta su un piedistallo dando così vita al ready-made,
aprendo le strade all’arte concettuale.

1914 -1964, Scolabottiglie;

1919, Il ready-made è L.H.O.O.Q. è riproduzione fotografica della celebre Gioconda di Leonardo, alla quale
l’artista ha aggiunto dei baffi e un pizzetto.

1917, Il ready-made Fontana e si tratta di un comune orinatoio da parete ruotato di 90 gradi, posto su una
base e firmato R.Mutt.

la Society of Independent Artists aveva organizzato una fiera di artisti indipendenti in cui qualsiasi artista,
pagando una cifra di 6 dollari, poteva esporre liberamente. la Fontana di Duchamp non fu esposta perché
considerata non arte. In seguito l’opera, fotografata da Alfred Stieglitz, fu pubblicata sulla rivista Blind Man,
accompagnata da due articoli che ne ribaltavano le accuse, e poi sparì definitivamente. La Fontana di
Duchamp tornò alla ribalta negli anni ’50.

Rrose Selavy è più che uno pseudonimo è un vero e proprio alter-ego, infatti non compare unicamente
come firma ma anche fotograficamente, scattate dall’amico fotografo Man Ray.

Tra i lavori firmati dalla Selavy c’è Belle Helaine, eau de voilette (1920), una boccetta di profumo il cui unico
esemplare per anni è stato parte della collezione d’arte privata di Yves Saint-Laurent. Tale lavoro è
strettamente connesso all’opera Air de Paris (1919), consistente in un ampolla contenente l’aria di Parigi.

1915 -1923, Grande Vetro, – opera incompiuta


Marcel Duchamp dal 1946 al 1966 lavorò a Étant donnés un’installazione per il Philadelphia Museum of
Art, per sua volontà resa nota solo dopo la sua morte.

Dell’opera di Marcel Duchamp sono state fatte diverse interpretazioni. Ad esempio, Il concetto di ready-
made che trasforma oggetti privi di valore in opere preziose, riprende l’antico mito alchemico della
trasformazione del piombo in oro. Alcune opere hanno un preciso significato simbolico: lo Scolabottiglie
(1914), è una metafora dell’albero della vita, mentre il Grande Vetro, è una metafora della pietra filosofale.

Dadaismo

•È una tendenza più che un movimento, una rivolta totale contro ogni aspetto della civiltà occidentale, da
distruggere per poi ricostruire.

•Il manifesto Dada, redatto da Tristan Tzara, viene pubblicato nel 1916: L'opera d'arte non deve più
rappresentare bellezza, che è morta, non deve essere né gaia, né triste, né chiara, né oscura; la critica è
inutile, può essere solo soggettiva.

•Caratteristiche

•Arte come composizione causale, gioco, pervasa da nichilismo.

•Gusto per il paradosso e il non senso; ironia, interesse per il linguaggio infantile, la provocazione; ideale
anarchico. Movimento eterogeneo.

•Nuove tecniche e nuovi materiali: collage, fotomontaggio, composizione tipografica

•L'arte non esiste, tutto è arte, qualunque oggetto costruito dall'uomo; conta lo shock che causa nello
spettatore.

•Il movimento dada è già finito nel 1922-23; molti artisti passano al surrealismo (Max Ernst), all'astrattismo
(Hans Arp), o cessano l'attività.

•Dadaismo svizzero (1916-1920) - Cabaret Voltaire a Zurigo, un ritrovo di giovani di sinistra, contrari alla
guerra.

•Dadaismo statunitense (1917 - Si diffonde a New York, ma non prende una forma strutturata. Nel 1915: a
New York; Alfred Stieglitz, fotografo e mercante d'arte, apre la Galleria 291 (291, Fifth Avenue Quinta
Strada). Duchamp, Picabia, Man Ray, MortonSchamberg, Arthur Dove.(tema della macchina intesa come
prodotto della tecnica umana). Nascita ufficiale nel 1917, quando viene organizzato il Salone degli
Indipendenti alla Great Central Gallery. Duchamp invia Fontana.

•Dadaismo tedesco 1918-–Berlino, Hannover, Colonia.

•Dadaismo berlinese - A Berlino, la scena artistica è dominata dalle ricerche espressionistiche e astrattiste,
rinnovamento politico, Repubblica di Weimar. Nel 1918 nasce il Club Dada. Si associano R. Hausmann, e
George Grotz. Ha un orientamento politico marcatamente comunista. Palese atteggiamento di critica nei
confronti della società contemporanea, che sarà poi proseguita dalla Nuova oggettività. Tra il 1919 e il
1920 pubblica un manifesto, codificando la poetica dadaista.

•Dadaismo ad Hannover - Hannover, Kurt Schwitters (1887-1948).

•Dadaismo a Colonia - A Colonia: gruppo formato da Max Ernst, J. T. Baargeld nel 1918. Arp e Ernst si
trasferiscono poi a Parigi e aderiscono al Surrealismo.

•Dadaismo francese (1919-1920) - Parigi: nel 1920 Tristan Tzara e Picabia, Marcel Duchamp e. Forti
tensioni tra gli animatori del gruppo.
Il dadaismo ha avuto un impatto significativo sul surrealismo, sull'espressionismo astratto e sull'arte
concettuale.

Marcel Duchamp (1887-1968). Duchamp era conosciuto come il re degli scandalosi. Nel 1913-1917 un
nuovo termine è apparso nella storia dell'arte, “ready-made”; è stato utilizzato per la prima volta da Marcel
Duchamp. Alle sue mostre ha iniziato a esporre oggetti ordinari come oggetti d'arte. Strappato all'ambiente
familiare, un oggetto acquista lo status di opera d'arte solo perché è stato scelto per questo ruolo
dall'artista. La semplice idea di Duchamp - non creare un nuovo prodotto, ma cambiare il contesto di uno
esistente. Nel 1913, The Bicycle Wheel fu esposta a New York. Nelle mostre successive, il pubblico ha
visto "L'essiccatore per bottiglie" (1914). Nel 1917, Marcel Duchamp espose La fontana. Questa volta,
l'opera d'arte si è rivelata un normale orinatoio con la firma falsa dell'artista. Ora è considerato una svolta
fondamentale nell'estetica, perché il gesto di Duchamp ha dimostrato che un artista non deve creare nuovi
oggetti: è sufficiente trovare già pronto.

Dobbiamo pensare al concept, all'idea, come a una grande piattaforma nel la quale agiscono di concerto le
"immagini" che vincolano artista nell'arredo di un "ambiente" spaziale.

Negli ambienti virtuali della rete i milioni di iscritti dei vari social media, con i loro "like" determinano il
successo delle immagini condivise. In una mostra, la piattaforma è determinata dalle modalità con le quali
vengono allestite le opere, dal montaggio dei contenuti e dall'appeal che essa è in grado di esercitare.

Un aspetto importante riguarda la capacità dell'opera di suscitare nel fruitore il desiderio di mettersi in
gioco: una "play-art" che sviluppa gli intermedia descritti negli anni sessanta da Dick Higgins. Il termine
indica la sovrapposizione di forme espressive e discipline artistiche diverse, che porta allo sviluppo di aree
intermedie (per esempio tra pittura e teatro, disegno e poesia).

Le famose Flux boxes degli anni sessanta, opera di George Maciunas (1931 1978) e di George Brecht
(1924-2008), con le loro "istruzioni per l'uso" anticipavano la moderna "play-art". Maciunas e gli artisti che
aderirono alla corrente artistica di Fluxus si servirono del concetto del ready-made per rivolgere il proprio
progetto a una "cultura di massa". Dal punto di vista esecutivo i ready-made sono realizzati utilizzando
oggetti "nonsense" come dadi, birilli, biglie, carte da gioco, valigette ventiquattrore, scatole, sedie, che gli
artisti reinterpretano in una critica del processo di commericalizzazione dell'opera d'arte.

Gli elementi che caratterizzano l'" arte-divertimento" descritta da Maciunas troveranno significativi sviluppi
nella storia dell'arte dell'ultimo Novecento e ancor più negli anni Duemila, sino ai nostri giorni. Fluxus (Ben
Patterson, George Brecht, William De Ridder, Yoko Ono) riuscì a unire "arte applicata readymezzata" con
le "arti uditive".

Se Giorgio Vasari (1511-1574), ai suoi tempi, aveva di scriminato nettamente tra "arti maggiori"
(architettura, pittura e scultura) e "arti minori", o "arti applicate", le sperimentazioni sinestetiche di tutto il
Novecento hanno aperto la strada a una nuova idea di arte, che può oggi essere intesa come un processo
di navigazione sensoriale a 360 gradi.

Hans Jean Arp (1887 - ) Pittore, poeta e scultore francese. E’ stato un grande artista, poliedrico e
versatile, autore di opere di grande importanza nel periodo in cui si diffuse la corrente dell’arte moderna
che spazia dal cubismo al surrealismo.

Per evitare di dover combattere nella prima guerra mondiale scappò in Svizzera e nel 1916 a Zurigo fondò
con altri artisti il Dadaismo. Dopo il conflitto mondiale andò in Germania e insieme a Johannes Theodor
Baargeld e Max Ernst fondò il nucleo dadaista di Colonia.

Negli anni Trenta si avvicinò al movimento astrattista e nel 1932 prese parte alla fondazione di Abstraction-
Creation.

Hans Jean Arp ha sperimentato forme nuove dell’arte figurativa utilizzando i collages, i papiers déchirés e
frammenti e pezzi di materiali diversi fra loro. Come altri appartenenti al mondo delle arti moderne, Arp ha
sviluppato il concetto di inventare nuove realtà rinunciando a riprodurre la realtà già esistente. Molti suoi
lavori erano frutto del caso, come ad esempio il lasciar cadere piccoli pezzi di carta e poi decidere di fissarli
come erano caduti.

Gli anni Trenta furono dedicati prevalentemente alla scultura utilizzando materiali molto diversi tra loro per
dare vita a oggetti dalle superfici levigate e dai volumi rigorosi. Sperimentò anche l’uso di forme espressive
plastiche in una costante ricerca di nuove forme e materiali. Alcuni suoi lavori di questa fase hanno come
tema quello dell’erotismo come Concrétion humaine del 1935

Nel 1953 realizzò Pastore di Nuvole

Nel 1964 - L’idolo del Conigli

La legge del caso

La realtà materiale è la sola che gli esseri umani avvertono perché è l’unica che si manifesta in forme
concrete e tangibili. Hans Arp ha provato, attraverso la sua spontanea creatività, a ricercare l’essenza
spirituale della realtà. E’ un concetto che appartiene alla scuola dadaista di cui Arp è stato un grande
esponente: affidarsi alla casualità per far fuoriuscire l’inconscio dell’uomo senza dare spazio alla
razionalità. La legge del caso è una corrente di pensiero appartenente anche ai gruppi di avanguardia che
diedero vita alla scuola dei surrealisti e degli espressionisti astratti.

Spazialismo Tendenza artistica (detta anche movimento spaziale), è un movimento artistico nato nel 1946,
fondato da Lucio Fontana in Argentina in gemellaggio con la Galleria del Cavallino di Venezia. A sua volta,
questa galleria aveva stretto un forte legame con la Galleria Apollinaire di Milano, già galleria di Fontana.
(➔) con il Manifiesto blanco, stilato a Buenos Aires nel 1946, in cui si auspica un’arte integrale che rifiuti
l’immagine naturalistica e si serva di media quali la luce, il suono, il vuoto spaziale.

Romeo: Tengo particolarmente a ricordare il ruolo avuto nello sviluppo di una nuova concezione delle arti
da movimenti come il MAC (Movimento d'Arte Concreta). Nato a Milano nel 1948, ricordiamo, tra i tanti
artisti che vi aderirono, Gillo Dorfles (1910-2018), Lucio Fontana (1899-1968), Ettore Sottsas (1917-2007),
Bruno Munari (1907-1998), Atanasio Soldati (1896-1953).

Il Movimento voleva a fare riflettere gli artisti su un nuovo modo di intendere l'arte, che superasse la netta
separazione tra pittura, scultura, architettura, decorazione, e così via. Nel maggio del 1947 era uscito il
Primo manifesto dello Spazialismo, a firma di Beniamino Joppolo, Lucio Fontana, Giorgio Kaisserlian,
Milena Milani. È di appena quattro anni più tardi, del 1951, il Manifesto tecnico dello Spazialismo.

Il modo di intendere l'allestimento sia totalmente mutato. Ogni opera ha bisogno del suo spazio, della sua
area e generalmente non deve entrare in conflitto con quelle di altri. Dall'allestimento di tipo orizzontale si è
passati, a partire dagli anni dieci per arrivare agli anni settanta del Novecento, a intendere l'opera d'arte
come oggetto da studiare e costruire in uno spazio di tipo gravitazionale, sospeso.

Una chiave, come quella di Man Ray (1890-1976), che sfruttando l'elettromagnetismo esercita una forza
d'attrazione visiva capace di aprire la nostra mente a nuove idee (fig. 26).

Man Ray, nato Emmanuel Radnitzky (1890 –1976); (nasce da una famiglia di immigrati russi di origine
ebraica), è stato un pittore, fotografo, regista e grafico statunitense esponente del Dadaismo. E' conosciuto
soprattutto come fotografo surrealista, avendo realizzato le sue prime fotografie importanti nel 1918. GIà
nel 1912 inizia a firmare le sue opere con lo pseudonimo “Man Ray”, che significa uomo raggio. A New
York, con Marcel Duchamp formò il ramo americano del movimento Dada che era iniziato in Europa come
un rifiuto radicale dell'arte tradizionale. Nel 1924 nasce ufficialmente il surrealismo, Man Ray è il primo
fotografo surrealista. Insieme a Jean Arp, Max Ernst, André Masson, Joan Miró e Pablo Picasso, fu
rappresentato nella prima esposizione surrealista alla galleria Pierre a Parigi nel 1925.

YVESKLEIN# IKB l'International Klein Blue (IKB)#20TH CENTURY TEOPHY

Nel 1960 Yves Klein brevettò presso l'INPI (Institut national de la propriété industrielle) di Parigi la formula
di una tonalità di blu di sua invenzione, l'International Klein Blue (IKB), che da quel momento utilizzò sulle
superfici più diverse, oggetti e corpi: il colore diventa neutrale, universale. Tra le opere più famose di Klein
ricordiamo la Vittoria di Samotracia (1962) (fig. 37), scultura readymadizzata impregnata dall'IKB e le
innumerevoli performance che hanno precorso la Body art, tra tutte Blue Women Art (1962): un'orchestra
che suona una musica sinfonica, coro e orchestrali in abito da sera, modelle che si ricoprono totalmente di
colore con spugne imbevute di IKB, come se si insaponassero, per imprimere poi la forma del proprio
corpo sulla tela. Klein stesso è il direttore di questa operazione collettiva, che rende il pubblico spettatore
del pro cesso creativo che sta dietro le opere. I quadri che ne risultano sono la trasposizione sulla tela della
materialità dei corpi e hanno un forte impatto visivo.

Yves Klein (1928-1962) è stato un artista concettuale francese, un artista zen, straordinario personaggio
artistico ed umano, uno dei principali rappresentanti del Nouveau Rèalisme, il cui percorso originale
anticipa la Body art e gli happening. La sua carriera artistica si caratterizza per l’estrema brevità: lavorò alle
sue opere solo dal 1954 fino alla morte. La sua arte si caratterizza per una continua ricerca spirituale
personale come modo di espressione la sua arte. Klein gioca con lo spazio circostante al fine di creare
un’arte che coinvolga attivamente il pubblico e lo renda partecipe in prima persona dell’opera d’arte stessa.
Si collega all’esperienza immediata, che coinvolge a 360° lo spettatore, che sarà poi tipica della scena
artistica degli anni ’60.
Klein segue le orme di Kazimir Malevič e Aleksandr Rodčenko e si dedica principalmente a tele
monocrome. Ossessionato dal colore blu, Klein mise a punto la formula chimica di una precisa, vibrante
tonalità di questo colore, il blu che verrà da lui stesso brevettato sotto il nome di International Klein Blue
(IKB). Il blu-azzurro nella psicologia del colore rappresenta il colore spirituale, racchiuda un significato
altamente simbolico. Esprime un'idea di purezza, il veicolo per esprimere emozioni, intuizioni, stati mentali
profondi. Con il suo colore Klein ha realizzato circa duecento tele monocromatiche, lisce o con materiali
naturali (come sassi e spugne) applicati in rilievo.
Klein fu affascinato dalla nozione di infinito e di assoluto, cercò di capire come questi due concetti si
relazionassero con il concetto di spazio. Klein vede il vuoto come purezza, catarsi, valore sacrale. Nel
1958, allestisce una sua personale dal titolo "Le vide" (il vuoto), e fa trovare ai visitatori una galleria
completamente vuota, con pareti assolutamente spoglie, dove lo spazio è "sensitivizzato" esclusivamente
dalla sua presenza.
Nel sua opera Yves Klein Klein usò vari linguaggi molto diversi tra loro: il fuoco di un lanciafiamme, la
pioggia battente per ottenere determinati effetti o "pennelli umani" (Anthropometries), corpi nudi di modelle
immerse nel colore e poi fatte sdraiare sulla tela.
Per Klein tutto ruota intorno ai concetti di vuoto, sensibilità, immateriale, illuminazione. Le due principali
tappe di questo percorso esoterico sono rappresentate dal colore blu e dal fuoco, che sono di pari
importanza e tra loro interconnesse.
La missione di Klein era diffondere sensibilità artistica nel mondo.

1. YVES PEINTURES

1954 Uno dei primi atti pubblici di Yves Klein fu la pubblicazione del libro d’artista Yves Peintures.
Parodiando un catalogo tradizionale, il libro presentava una serie di monocromi tutti diversi legati alle varie
città in cui aveva vissuto nella sua (ancor breve) vita.

2. IKB: INTERNATIONAL KLEIN BLUE


1957 la mostra Proposte Monocrome, Epoca Blu realizzata alla Galleria Apollinaire di Milano, presentava
11 tele blu identiche che avevano prezzi diversi, dato che secondo Klein ogni dipinto, avrebbe avuto un
impatto unico sull’acquirente. Le vendite gli diedero ragione, e la mostra fu un successo. Ospitata
nuovamente alla Galleria Iris Clert nel maggio 1957, l’esposizione “blu” fu celebrata con 1001 palloncini blu
e l’invio di cartoline blu con i francobolli IKB .

3. IL VUOTO

1958 una sua personale dal titolo "Le vide" (il vuoto), alla Galerie Iris Clert di Parigi. Klein scelse di non
mostrare assolutamente nulla. Ogni superficie era stata dipinta di bianco, la finestra della galleria era
dipinta di blu. Una tenda blu era appesa nell’atrio d’ingresso, dove stavano due guardie repubblicane, e
venivano serviti cocktail blu. Tremila persone hanno fatto la fila per entrare in una stanza vuota.

4. ANTROPOMETRIE

Klein sperimentò vari metodi per applicare la vernice: passò dai pennelli prima ai rulli e alle spugne, poi a
donne nude ricoperte di vernice blu e trascinate/adagiate sulle tele. Klein definì questo primo approccio alla
body art con pennelli viventi Antropometria. La performance cominciò ad acquisire sempre più spazio nel
suo lavoro artistico, incluse delle “registrazioni” realizzate sfrecciando sotto la pioggia a 70 miglia all’ora
con una tela legata al tetto della sua auto.

5. LA SINFONIA MONOTONA

1960 A volte la creazione dei dipinti antropometrici è stata trasformata in un appuntamento di arte
performativa: un pubblico in abiti formali osservò le modelle dipingere le tele con i propri corpi mentre un
ensemble strumentale suonava The Monotone Symphony, melodia composta dallo stesso Klein nel 1949.
Quest’ultima consisteva in una singola nota ripetuta.

6. ZONE DI SENSIBILITÀ PITTORICA IMMATERIALE

1959 in questa performance, realizzata per la prima volta nel ad Anversa e replicata fino al 1962, Klein
vendette spazi vuoti della città in cambio di oro, così da far sperimentare a ciascun acquirente il suo Vuoto
in cambio di un certificato di autenticità. Come seconda parte dell’opera, eseguita alla presenza di un critico
d’arte, se l’acquirente avesse acconsentito a dare fuoco al certificato, Klein avrebbe buttato metà dell’oro
nel fiume e ripristinando l’ordine naturale alterato vendendo il vuoto. Klein uso l’altra metà dell’oro ricavato
dalle vendite per creare una serie di opere a foglia d’oro.

7. PITTURE DI FUOCO

1961 le Pitture di fuoco, tele con motivi di fuliggine ottenute bruciando il tessuto con il gas. Sono gli anni
quelli della fondazione del Nouveau Réalisme. Spesso questo movimento è considerato la “pop art
francese”.

8. SALTO NEL VUOTO

1961, un avanguardistico fotomontaggio: qui Klein sembra saltare da un muro verso la strada, a braccia
aperte, come per schiantarsi. Questa foto, a parere di Klein, era la prova della capacità umana di
intraprendere viaggi “lunari” senza tecnologia, denunciando ironicamente gli sforzi della NASA per le vere
spedizioni lunari come un gesto arrogante e folle.

9. EX VOTO A SANTA RITA

1959 Klein invitato a decorare il Teatro dell’Opera di Gelsenkirchen (in Germania) con una serie di grandi
murales blu, Klein celebrò l’incarico e il suo successo nel 1961 recandosi a Cascia, in Italia, per collocare
un’ex voto nel monastero di Santa Rita. L’offerta ha preso la forma di una piccola scatola di plastica
trasparente con tre scomparti, di cui uno riempito con pigmento IKB, uno con pigmento rosa e uno con
foglia d’oro all’interno. Il container è stato riscoperto solo nel 1980.
10. NIKE DI SAMOTRACIA IN BLU

durante la sua carriera Klein si dedicò a una serie di opere al confine tra pittura e scultura. Prese dei calchi
in gesso di famose sculture, come la Nike di Samotracia (1962) e la Venere di Milo, e le ricoprì con il suo
International Klein Blue; ha dipinto nello stesso modo un globo, ha attaccato spugne su tele e piatti dipinti
del suo blu e così via. Morto nel 1962, Klein non riuscì mai a realizzare il suo Obelisco blu, che però è stato
inscenato postumo nel 1983 a Place de la Concorde, a Parigi.

Piero Manzoni (1933-1963) è stato un artista italiano, famoso a livello internazionale per la sua Merda
d'artista che fu venduta a peso d’oro (1961).

Piero Manzoni nacque da una nobile famiglia. Lucio Fontana era amico di famiglia.

1959, I primi Achrome ossia superfici bianche imbevute di gesso, colla o caolino liquido lasciate
semplicemente ad asciugare. Il materiale si trasformerà in opera in maniera autosufficiente. Una
produzione che continuerà a sperimentare, aggiungendo vari materiali ( pane plastificato, uova).

1959, fondazione della prima rivista Azimuth dove ospitò scritti critici di Edoardo Sanguineti, Gillo Dorfles,
Vincenzo Agnetti e illustrazioni di Yves Klein, Arnaldo Pomodoro, Robert Rauschenberg, Jasper Johns,
Piero Dorazio.

Il suo stile diventa sempre più radicale dedicandosi ad azioni provocatorie e concettuali, come Le linee
tracciate in rotoli di carta di varie lunghezze presentate in cilindri chiusi (la linea più lunga, 7.200 metri).

Altre opere importanti di questo periodo sono:

- i Corpi d’aria ossia palloncini gonfiati dall’artista (Fiato d’Artista);

- la Scultura nello spazio una grande sfera di gomma sollevata da getti d’acqua;

- la Base magica, un piedistallo firmato che eleva ad opera d’arte chiunque ci salga sopra;

- la Base del Mondo, un piedistallo capovolto installato in Danimarca che trasforma l’intero mondo in una
scultura.

1960, La performance "Consumazione dell’arte dinamica del pubblico – divorare l’arte", in cui dopo aver
firmato delle sculture con le uova mediante impronta digitale del pollice, le ha bollite invitando i fruitori a
mangiarle;

- le serate in cui firmava corpi viventi trasformandoli in Sculture viventi (tra cui anche Umberto Eco).

1961, La opera Merda d’Artista ossia novanta scatole di latta, peso netto gr.30, poste in vendita il valore
dell’oro al momento, segno di quanto l’arte abbia la caratteristica di poter trasformare tutto in oro. Questa fu
una delle opere più rivoluzionari dell’arte contemporanea, un gesto che riprendeva un po' Duchamp e il
dada. 1963, Piero Manzoni morirà giovanissimo, a soli 29 anni per un infarto che lo colpì nel suo studio
milanese. Negli ultimi anni aveva abusato di alcol e fumo.

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