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IVIE: L’IMPOSTA
“PATRIMONIALE ESTERA”
SUGLI IMMOBILI
Breve analisi dell’imposta sugli immobili
situati all’estero
A cura di
Stefano Battaglia A decorrere dal 2012, la detenzione, da parte di persone fisiche residen-
Dottore Commercialista ti in Italia, di immobili situati all’estero comporta l’assoggettamento all’I-
in Torino
VIE, la cui disciplina normativa – caratterizzata da significative analogie
con l’IMU – ha recentemente subito ripetute modificazioni.
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Contestualmente, i commi 18-22 del medesimo articolo hanno istituito una “imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero” da persone fisiche resi-
denti in Italia (IVAFE).
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sugli immobili APPROFONDIMENTI E PROCEDURE
A cura di Stefano Battaglia
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Così come avviene per l’IMU, l’IVIE è sostitutiva dell’IRPEF con riferimento agli immobili esteri adibiti ad abitazione principale (vedasi infra) nonché a quelli tenuti a
disposizione (quest’ultima previsione è stata introdotta dalla “legge di stabilità” al fine di assicurare una effettiva equiparazione del trattamento degli immobili esteri
rispetto a quelli domestici assoggettati ad IMU).
Un possibile profilo discriminatorio permane nel senso che il tributo non si applica ai soggetti diversi dalle persone fisiche, i quali invece restano assoggettati all’IMU
con riferimento agli immobili detenuti in Italia.
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In linea di principio, pertanto, sono soggetti all’imposta i cittadini stranieri fiscalmente residenti in Italia – ivi compresi i c.d. inbound expatriates, ossia gli stranieri
temporaneamente residenti per ragioni lavorative – mentre ne sono esclusi i cittadini italiani fiscalmente residenti all’estero.
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Si veda la black list di cui al D.M. Finanze 04/05/1999.
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Se due contribuenti residenti sono rispettivamente titolari dell’usufrutto e della nuda proprietà su un medesimo immobile estero, soggetto passivo d’imposta è esclu-
sivamente il titolare del diritto di usufrutto (cfr. Circolare n. 28).
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Secondo la Circolare n. 28, “ai fini dell’individuazione dei diritti reali che attribuiscono ai loro titolari l’obbligo passivo dell’imposta, si deve fare riferimento agli analoghi
istituti previsti negli ordinamenti esteri in cui l’immobile è ubicato”. Tale analisi va condotta sulla base di indici e criteri sostanziali piuttosto che formali: ad esempio,
posto che l’istituto del leasehold, previsto nei paesi di tradizione anglosassone, “presenta maggiori analogie con i diritti reali come disciplinati dall’ordinamento italiano
(in particolare, con l’usufrutto), piuttosto che con il diritto di locazione, si ritiene che in tal caso sono tenuti al pagamento dell’imposta in questione i titolari di tale
diritto”.
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Oltre che nel caso di possesso diretto dell’immobile da parte del con-
tribuente, l’imposta si applica altresì laddove esso sia detenuto tra-
mite entità giuridiche (quale che ne sia la natura: società, fondazioni,
trust, ecc…) operanti quali meri “soggetti interposti”, secondo le indi-
cazioni a suo tempo espresse dall’Amministrazione con la Circolare
99/E/20017: in tali circostanze, infatti, la disponibilità effettiva dei beni è
da riconoscersi in capo a persone fisiche residenti in Italia.
Nel caso specifico di immobili oggetto di contratti di amministrazione
con una società fiduciaria, secondo le indicazioni dell’Amministrazio-
ne è quest’ultima a dover versare l’imposta dovuta dal contribuente,
ricevendo apposita provvista da parte dello stesso8.
Per gli immobili situati nei Paesi dell’Unione Europea, nonché in Nor-
Base imponibile vegia ed Islanda9, il valore da assumere quale base imponibile è quel-
per gli immobili siti lo “catastale”, così come utilizzato, nel Paese in questione, ai fini della
liquidazione delle imposte patrimoniali sugli immobili e di quelle sui
nell Unione Europea
redditi fondiari10.
Per “valore catastale”, in base alle indicazioni dell’Amministrazione, si
deve intendere il “valore dell’immobile preso a base per la determinazio-
ne delle imposte ivi dovute”; è quindi preclusa la possibilità di fare riferi-
mento ad importi espressivi del solo reddito medio ordinario dell’im-
mobile (di fatto equivalenti alla rendita catastale di cui al sistema impo-
sitivo italiano). Una tale “rendita catastale” può essere utilizzata solo
se la normativa in vigore nel Paese interessato contempla – come av-
viene nella determinazione della base imponibile IMU – l’applicazione
di “meccanismi di moltiplicazione e rivalutazione analoghi a quelli previsti
dalla legislazione italiana”.
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In tale occasione, a titolo di esempio, è stata qualificata come soggetto interposto una società localizzata in un Paese avente fiscalità privilegiata, non soggetta ad
alcun obbligo di tenuta delle scritture contabili, in relazione alla quale lo schermo societario appare meramente formale. Quanto ai trust, si rinvia alle ulteriori e spe-
cifiche indicazioni fornite con la Circolare 61/E/2010.
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La fiduciaria deve altresì indicare i dati complessivi relativi ai versamenti dell’imposta nella propria dichiarazione Modello 770 ordinario, fornendo i dati di ciascun
contribuente nonché le indicazioni circa l’ammontare dell’imposta riferibile agli stessi.
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Paesi aderenti al SEE (Spazio economico europeo), che garantiscono un adeguato scambio di informazioni ai fini fiscali.
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Come indicato dalla Circolare n. 28, se ad uno stesso immobile sono attribuibili più valori catastali diversi, rispettivamente ai fini delle imposte reddituali e delle im-
poste patrimoniali, deve essere preso in considerazione quello utilizzabile ai fini di queste ultime, ivi comprese quelle di competenza di enti locali e territoriali.
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Si pensi alla fattispecie di due soggetti detentori di immobili identici, siti nello stesso luogo, ma acquistati, ad esempio, rispettivamente nel 1980 per l’equivalente di
€ 30.000 e nel 2008 per € 150.000: in mancanza del correttivo, nei due casi l’imposizione sarebbe marcatamente differente, per il solo fatto del (diverso valore
economico del bene nel) diverso momento di acquisto.
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In proposito, la prassi dell’Amministrazione richiama il caso degli immobili siti in Francia, ove, ai fini della liquidazione della taxe foncière, si applica un valore locativo
catastale presunto abbattuto del 50%.
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Per verificare l’applicabilità della soglia di esenzione, l’imposta teorica di € 200 va calcolata senza tenere conto delle eventuali detrazioni e crediti di imposta spet-
tanti.
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Ad esempio, non potrà essere detratta dall’IVIE la taxe d’habitation applicata in Francia.
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Nella formulazione della norma anteriore alle modifiche apportate dalla “legge di stabilità”, l’agevolazione era riconosciuta esclusivamente a favore dei soggetti che
prestano lavoro all’estero, la cui residenza fiscale è stabilita in Italia in base a specifiche norme di legge, in deroga ai criteri generali dell’art. 2, TUIR. (ad esempio, i
dipendenti dello Stato che svolgono la propria attività all’estero).
L’effettivo ambito di applicazione dell’agevolazione sarà presumibilmente piuttosto ristretto, essendo in concreto poco frequente l’utilizzo di un immobile all’estero
quale abitazione principale con contestuale mantenimento della residenza fiscale in Italia (ad esempio perché il contribuente ha conservato l’iscrizione anagrafica
in Italia).
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In questo caso, non trova applicazione la soglia di esenzione di € 200 accordata a fronte dell’applicazione dell’aliquota IVIE ordinaria dello 0,76%.
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Una sola pertinenza per ciascuna categoria (magazzini e locali di deposito; stalle, rimesse e autorimesse; tettoie).
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