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CHARLOTTE BRONTE, “JANE EYRE”

Charlotte Brontë nacque a Thornton, nello Yorkshire, il 21 aprile del 1816. Nel 1820 la famiglia
Brontë si trasferì a Haworth, un villaggio sperduto nella brughiera dello Yorkshire e battuto dalle
gelide raffiche del vento del Nord. Nel 1821 Charlotte perse la madre, malata di cancro; da allora, a
occuparsi dei figli del reverendo furono la zia Elizabeth e soprattutto la governante Tabitha, che li
affascinava con i suoi racconti. Nel 1824 Charlotte venne iscritta con le sorelle alla Clergy
Daughter’s School. Qui la disciplina era severissima e le condizioni igienico-sanitarie erano
pessime, tanto che le due sorelle maggiori morirono di tubercolosi, mentre Charlotte, insieme alla
sorella Emily, sviluppò un carattere ribelle e anticonformista. Questa terribile esperienza viene
revocata anni dopo nel suo celebre romanzo Jane Eyre (1847).
Terminati gli studi, Charlotte svolse la professione di insegnante e governante. Nel 1842 soggiornò
a Bruxelles, per studiare il francese, e qui si innamorò, non corrisposta, del professore Constantin
Heger.
Rientrata a Haworth, si dedicò alla scrittura, pubblicano tre romanzi. Nel 1854 Charlotte sposò il
reverendo Nicholls, ma la sua felicità fu breve: in attesa di un figlio, morì il 31 marzo 1855.
Capolavoro della scrittrice inglese Charlotte Brontë, pubblicato per la prima volta nel 1847, il
romanzo Jane Eyre è stato accolto subito con successo e resta ancora oggi un libro molto attuale e
molto amato.
La sottile analisi psicologica dei personaggi, le descrizioni vivaci e realistiche e le caratteristiche
della protagonista, a cui l’autrice trasmise la sua forza, il suo coraggio e la sua ambizione, ne fanno
una delle pietre miliari della letteratura inglese, e non solo. In particolare, Jane Eyre è una delle più
belle figure femminili della letteratura dell’800: un’eroina fuori dal comune, che combatte contro le
falsità, capace di scegliere senza farsi condizionare dalle convenzioni sociali e senza mai scendere a
compromessi. Una donna intelligente, libera e indipendente, che fin da bambina ha imparato ad
affrontare ogni tipo di avversità e ha superato gli ostacoli grazie alla sua forza d’animo e alla sua
determinazione. Dalle vessazioni dei cugini e della zia a cui viene affidata la bambina, essendo
rimasta orfana, alla severissima disciplina dell’istituto che la ospita in seguito e dove è costretto a
lavorare duramente in condizioni malsane, fino alla sventura di innamorarsi di Mister Rochester, un
uomo già sposato: la vita di Jane è colma di sacrifici e di privazioni. Ma la sua rettitudine e il suo
coraggio saranno premiati e alla fine Jane riuscirà a realizzare i suoi sogni.
La voce narrante di Jane «adulta» conduce il lettore attraverso i dieci anni di formazione di
un’orfana, che passa da ospite indesiderata e maltrattata nella famiglia della zia ad alunna di una
scuola per poveri, fino a essere impiegata come istitutrice, poi insegnante, infine moglie legittima
del proprietario terriero.
La parte più corposa e conflittuale del romanzo tratteggia da una parte il ruolo ambiguo e misterioso
di Edward Rochester, il villain che ha rinchiuso la moglie “folle”, Bertha, in soffitta, e che infine
sposerà la giovane Jane; dall’altra, la progressiva consapevolezza da parte di Jane della sua identità
di donna autonoma e indipendente, volitiva e non sottomessa, libera di esprimere i propri
sentimenti.
Alla voce personale di questa eroina, però, Charlotte Bronte oppone il silenzio e la terribile risata di
Bertha, l’altra donna (alter ego di Jane).
Solo in Wide Sargasso Sea, 1966, la «pazza nella soffitta» verrà recuperata nella ripresa dell’opera
brontiana da parte di Jean Rhys.

Personaggio di Bertha
Il personaggio di Berta appare all’improvviso nel romanzo ma fin dall’inizio l’autrice fornisce degli
indizi che ne fanno capire l’esistenza.
Mr. Rochester confessa il suo amore per Jane ma sull’altare si scopre che egli è già spostato, così
racconta tutta la storia a Jane e da questo racconto emerge che Berta è una creola nata in Jamaica, la
avevano promessa in sposa a Rochester; tuttavia, avevano nascosto a quest’ultimo che la sua
famiglia soffriva di schizofrenia. Alla fine, Berta muore suicida tra le fiamme che ha lei stessa
appiccato alla casa. La prima volta che ci viene descritta Berta nel romanzo, vi è un passaggio che
ricorda proprio Frankenstein.
Infatti, all’epoca si sviluppa molto la psichiatria e anche molti altri libri si basano sulla psicologia
delle famiglie e quindi su come ci si doveva comportare in casa.
Nel romanzo viene anche affrontato l’aspetto del colonialismo: Berta ha origini giamaicane e dopo
essersi sposata viene portata in Inghilterra e rinchiusa in una soffitta perché considerata come un
animale.

TRAMA
Jane Eyre è una bambina orfana che viene accolta presso i parenti dopo la morte dei genitori. In
questa sua nuova famiglia Jane è resa oggetto di continui maltrattamenti da parte di una fredda zia e
anche da parte degli altri bambini della casa, suoi cugini.
Ma Jane Eyre è una ragazzina dal carattere forte e deciso e lo dimostra dapprima quando, all'inizio
del libro, si ribella al bullismo dei cugini, e poi quando viene affidata ad una scuola di carità, dove il
sacrificio ed il pesante lavoro sono la regola del giorno per le fanciulle senza famiglia. La forza di
carattere di Jane si palesa anche prima che ella parta per la scuola, quando protesta contro la zia che
ha parlato malissimo di Jane al rettore della scuola. Nonostante la durissima disciplina e la
prematura morte della sua migliore amica, Jane prosegue gli studi, che ultima con successo, e
successivamente opera all'interno dello stesso istituto come stimata insegnante. Questa professione
la rende una donna libera ed indipendente, permettendole di coltivare i suoi interessi, e trovare
un'occupazione presso la dimora di Thornfield Hall, appartenuta da sempre alla nobile famiglia dei
Rochester.
Questo periodo da istitutrice trascorre serenamente fino al giorno dell'improvviso arrivo di Mr.
Rochester, un uomo imponente e sarcastico, che è subito colpito dalla vivida intelligenza e
dall'indipendenza di spirito di Jane. Il rapporto tra i due attraversa varie traversie, tra cui
l'annunciato e poi disdetto matrimonio di Mr. Rochester con Blanche Ingram, una donna bellissima
che vuole sposarlo soltanto per interesse. Infine, Mr. Rochester scopre che l'amore che egli sin dal
primo momento aveva riposto in Jane è ben corrisposto, e perciò le chiede la mano. Ma un terribile
segreto è racchiuso tra le mura di Thornfield Hall e viene fortuitamente rivelato il giorno stesso
delle nozze tra Jane e Rochester: l'uomo è già sposato con Bertha Mason, una donna completamente
pazza e tenuta segregata nella soffitta di Thornfield.
Jane, combattuta tra le insormontabili regole religiose e morali e il sincero amore per Rochester,
lascia precipitosamente Thornfield. Sull'orlo della morte per inedia, viene accolta in casa di un
ecclesiastico, St. John Rivers, e delle sue due sorelle. Poco dopo, trova lavoro come maestra in una
scuola rurale. Nel frattempo, approfondisce la conoscenza con il giovane, bello e idealista St. John
e, quando le arriva la notizia improvvisa di una grossa eredità e del fatto che St. John e le sorelle
sono suoi parenti prossimi, divide l'eredità con loro. St. John le propone di sposarlo e di andare in
missione in India con lui, ma Jane rifiuta e decide di ritornare dal signor Rochester.
Scopre però che in seguito ad un incendio, provocato dalla stessa moglie Bertha, è rimasto vedovo,
cieco da un occhio e mutilato. Jane e Mr. Rochester possono così convolare a nozze e Adele torna
dal collegio dove era stata mandata per vivere con loro. Alla fine del libro, Mr. Rochester riacquista
parzialmente la vista. In questo modo potrà vedere insieme a Jane il loro primogenito.

Jane Eyre dal Colonialismo alla Creolizzazione, ELISA SPONTA


Jane Eyre, pubblicato nel 1847, appare perfettamente inserito in questo periodo storico, basti
pensare ai numerosi riferimenti alla vita nelle colonie.
L’isola di Madeira è un luogo di passaggio per il commercio di schiavi e vino; e proprio da lì viene
la ricchezza dello zio di Jane che la giovane inaspettatamente erediterà e che le permetterà di
accorciare la distanza sociale tra lei e il suo amato Rochester.
Nel romanzo, ambientato nello Yorkshire, il primo contatto con l’esotico avviene con l’arrivo di
Mason, un curioso personaggio che da subito attira l’attenzione di Jane.
Lo straniero ha modi cortesi, ma quello che colpisce la nostra protagonista è il suo accento.
Jane è incuriosita come tutti i presenti da questa visita inattesa e cerca di capire qualche frammento
della conversazione tra Mary Ingram e Louisa Eshton: viene così a conoscenza che l’uomo si
chiama Mason, che è arrivato da poco in Inghilterra da un Paese caldo.
Lo straniero racconta della sua amicizia con il padrone di casa. Jane inizialmente non si stupisce: sa
che il suo datore di lavoro era abituato a viaggiare, ma non le era mai passato per la mente che si
fosse allontanato tanto dall’Europa.
Quanto sia scioccante la vista di Mason per il padrone di casa è evidente nella sua reazione
immediata: il sorriso gli sparisce dal volto e sembra che lo spavento gli tolga il respiro.
Le Indie Occidentali, così geograficamente lontane, interrompono violentemente nel salotto e nella
vita di Rochester. Mason rappresenta quel mondo così selvaggio, colorato, denso di profumi che
stordisce chi non è in grado di apprezzarlo. Rochester è inseguito e catturato da ricordi di un passato
che crede, o spera, di aver messo da parte avendolo rinchiuso in una stanza al terzo piano.
Sarà proprio Mason, nel momento delle nozze, la prova vivente della non validità del matrimonio
tra Rochester e Jane proprio perché Rochester, quindici anni prima, aveva accettato di sposare una
donna creola per inserirsi nell’aristocrazia locale.
Il matrimonio, però, era stato organizzato con l’inganno.
Bertha viene definita creola perché vive nelle isole caraibiche; è con tutta probabilità bianca, ma il
termine va ad indicare, in questo caso, la sua “contaminazione” dall’ambiente in cui è cresciuta.
All’inizio la presenza di Bertha nel romanzo viene percepita attraverso la sua “risata”, a savage, a
sharp, a shrilly sound. Tuttavia, è solo in seguito al matrimonio mancato che abbiamo la possibilità
di avere indicazioni più precise.
Bertha rappresenta una chiara e inequivocabile illusione al mondo coloniale, mettendo in evidenza
il duplice atteggiamento di paura e desiderio di conoscere e dominare l’”altro”; se Bertha è la
colonizzata, allora Rochester è il suo “master” che la tiene segregata, isolata dal mondo.
Bertha può essere vista come il doppio di Jane, come la proiezione del lato più oscuro della sua
individualità.
L’autrice de Il grande Mare dei Sargassi, Jean Rhys, ripercorre la vita di Bertha, rinominata
Antonietta, non con gli occhi del marito bianco e inglese, ma riconquistando la propria identità e
autonomia, una sorte di prequel agli eventi raccontati dalla Bronte.
Bertha rappresenta l’alterità, la moglie folle e straniera di Rochester che verrà sacrificata perché si
realizzi il sogno di Jane. Jean Rhys, ha voluto dare una lettura diversa del romanzo mettendo in luce
il rapporto complesso con “l’altro” e la concezione diffusa di vedere chi ha abitudini e tradizioni
diverse come portatore di una cultura minore.
Il titolo del romanzo si riferisce alla grande porzione di Oceano Atlantico che separa l’Inghilterra
dalle Indie Occidentali. L’opera ripercorre la vita di Antoniette dalla sua infanzia, fino a matrimonio
disastroso con un signore inglese di cui non fa esplicitamente il nome, e che la imprigionerà in una
stanza al terzo piano della sua tenuta.
Se in Jane Eyre gli avvenimenti vanno dal 1798 al 1808 e Bertha Mason è già una donna adulta, nel
romanzo della Rhys ambientato nel 1834 Antoniette è ancora un’adolescente. Questo con l’intento
di sottolineare ancora meglio le tensioni razziali e l’antagonismo dei nativi nei confronti dei
colonizzatori.
L’autrice punta il dito contro le ingiustizie sociali subite dalle donne, ma si scaglia anche contro i
pregiudizi, trasformando “l’altro” nell’affascinante personaggio di Antoniette.
Nonostante questo, Antoniette rimane vittima dei conflitti e dei contrasti con il marito e, di
conseguenza, con il mondo occidentale. In quanto creola, Antoniette non riesce a collocarsi nella
società, non è accettata né dalla comunità nera, né dai rappresentanti bianchi del potere coloniale, e
sono proprio l’isolamento e la solitudine alcuni dei fattori che la condurranno alla pazzia.
Il romanzo appare diviso in tre parti:
- La prima, ambientata in Giamaica, è narrata in prima persona da Antoniette, racconta la sua
infanzia e il rapporto complesso con la madre, ossessionata dalla salute del figlio più piccolo
Pierre.
Durante un incendio appiccato dai locali, suo fratello perde la vita; questa è la ragione per la
pazzia della madre e del fatto che Antoniette è destinata a crescere in un collegio francese.
- La seconda parte, narrata invece dal marito di Antoniette, è ambientata in Dominica, dopo il
matrimonio. Lo spaesamento dell’uomo occidentale è evidente, crede di trovarsi al confine
del mondo; si sente soffocare dalle colline che lo circondano, il verde è assoluto, tutto è
eccessivo.
L’uomo tenta di dominare la vita di chi lo circonda, relegando loro a ruoli ed etichette
secondo la sua immagine stereotipata dell’altro. Vive l’isola come un sogno, allo stesso
modo in cui Antoniette concepisce l’immagine dell’Inghilterra.
L’ambiente selvaggio non ha niente che ricordi l’Inghilterra all’interno della grande casa del
Grandbois. Pur ricreando all’interno un ambiente che ricordi quanto più possibile quello
della madrepatria, si rende conto che è una mera illusione.
Uno dei fattori del crollo nervoso di Antoniette è il sospetto e la diffidenza che nutrono l’uno
per l’altra.
Uno degli episodi chiave è quello in cui Antoniette si fa coinvolgere nelle danze tradizionali
con la servitù. Il ritmo è molto diverso dalla musica che era solito ascoltare Rochester.
L’uomo, infatti, non si lascia trascinare, rimane in disparte a guardare con imbarazzo. La
moglie appare ai suoi occhi come una creatura selvaggia e indomabile che vive in un mondo
troppo lontano dal suo.
Rochester si sente escluso dai rituali che coinvolgono la moglie; molto diffusa in quei
territori è l’obeah: si credeva che chi praticasse l’Obeah fosse in grado di compiere
stregonerie. Nel romanzo è Christophine ad avere questo tipo di poteri e Antoniette le chiede
di fare un rito a suo marito per farlo innamorare di lei. Christophine rappresenta quella parte
di Antoniette fatta di tradizioni, di abitudini forestiere, che il marito vorrebbe eliminare da
lei.
La delusione per il fallimento del loro matrimonio probabilmente accentua la già precaria
stabilità mentale di Antoniette.
- La parte più breve, la terza, è narrata prima dalla prospettiva di Grace Poole, poi da quella di
Berha ormai rinchiusa a Thornfield Hall, fino alla sequenza finale dei propri pensieri che la
portano a compiere il tragico gesto finale.
Nel passaggio da Jane Eyre a Wide Sargasso Sea si assiste ad una vera e propria
“detronizzazione” della protagonista. È possibile notare, infatti, non solo lo spostamento
cronologico, ma anche la totale assenza del personaggio di Jane che non viene neanche mai
citato. Nonostante questo, il romanzo di Jean Rhys costituisce l’effettivo completamento della
storia, che ci permette di comprendere gli antefatti del romanzo di Charlotte Bronte.
Saggio Sponta

In Jane Eyre ci sono molti riferimenti al tema della vita nelle colonie; dallo zio della protagonista
che aveva guadagnato la sua fortuna tramite i commerci, a Mason, lo straniero che viene da un
paese caldo ed è conoscente di Rochester a, ovviamente, Bertha. Ella viene definita creola anche se
molto probabilmente era bianca, siccome vive nelle isole caraibiche da molte generazioni ma viene
dalle Indie Occidentali, dove c’è misto di sangue bianco e nero. Rochester accetta di sposarla,
quindici anni prima degli avvenimenti di Thornfield Hall, per inserirsi nella nobiltà locale. Bertha
era ancora adolescente quando conosce il suo futuro marito e la sua storia viene ricostruita da Jean
Rhys ne ‘’Il grande mare dei Sargassi’’. Il titolo è riferito alla grande porzione d’oceano che separa
l’Inghilterra dalla terra d’origine della donna, che nel romanzo è Antoniette, nome che le sarà poi
tolto dal compagno. La prima parte del romanzo è narrata da lei stessa e parla della sua infanzia, la
seconda parte è dal punto di vista di Rochester (che non viene mai nominato) e la terza parte è
narrata in parte dall’ormai Bertha imprigionata, che esprime i suoi ultimi pensieri prima del
suicidio.

Nel romanzo della Rhys vengono esplorati diversi temi:

 La paura e il senso di disorientamento dell’uomo bianco a contatto con una cultura diversa
dalla sua
 Lo svilupparsi della pazzia della protagonista, causata da anni di isolamento: nella sua terra
d’origine, non è accettata né dai bianchi né dai neri, in Inghilterra non riesce ad inserirsi
nella società e suo marito, che ormai diventa praticamente suo master, non accetta le sue
origini e le sue tradizioni. È terrorizzato dalla cosiddetta Obeah, un rito voodoo che però
Bertha non sa praticare
 La totale perdita di libertà di espressione di Antoniette/Bertha dopo il matrimonio,
addirittura le viene proibito di pronunciare il suo stesso nome
 Bertha può essere vista come il doppio di Jane, l’espressione di una rabbia repressa verso un
mondo che mai l’ha accettata e mai l’accetterà: per compiere la felicità di Jane, la sua morte
è necessaria.

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