Sei sulla pagina 1di 10

IL GIARDINO DEI FINZI CONTINI

Riassunto

Prologo
L'inizio del romanzo è ambientato nel 1957 presso la necropoli etrusca di Cerveteri, vicino a Roma,
dove il protagonista si trova in gita assieme ad un gruppo di amici. Il suo pensiero, osservando le
tombe etrusche, corre al cimitero ebraico di Ferrara e, più precisamente, alla tomba monumentale
dei Finzi-Contini, riportandogli così alla mente il tragico destino che ha travolto questa famiglia.
I
I Finzi-Contini sono una famiglia ricchissima appartenente all'alta borghesia, che vive nella fiorente
comunità israelitica di Ferrara. È composta dal professor Ermanno, sua moglie Olga, i figli Alberto e
Micòl (il primogenito, Guido, era morto all'età di sei anni in seguito ad un attacco di paralisi
infantile) e l'anziana nonna Regina; la famiglia ha alle sue dipendenze molti domestici che lavorano
nel loro grande giardino, tra cui il vecchio e fedele contadino veneto Perotti, che è il tuttofare della
casa.
Da bambino, il protagonista (anche lui ebreo, ma appartenente alla media borghesia) riesce a
frequentare poco i due giovani Finzi-Contini, Alberto e Micòl (pressoché suoi coetanei), a causa di
un atteggiamento di iper-protezione da parte dei loro genitori che li costringe ad una sorta di
isolamento (ad esempio i due non frequentavano la scuola pubblica ma studiavano in casa,
perché «la mamma ha sempre avuto l'ossessione dei microbi. Diceva che le scuole sono fatte
apposta per spargere le malattie più orrende [...] Dopo la disgrazia di Guido [...] si può dire che non
abbia più messo il naso fuori di casa»). Le poche occasioni di incontro sono le festività ebraiche e
le riunioni al Tempio, ovvero lasinagoga. Nel giugno 1929, tuttavia, avverrà un primo significativo
incontro tra il protagonista e Micòl. In occasione dell'uscita dei tabelloni delle promozioni (l'io
narrante frequenta ilginnasio), il protagonista scopre di essere stato rimandato in matematica;
disperato scappa e inizia a vagabondare per la città, fino ad arrivare sfinito davanti al muro di
cinta che delimita il giardino dei Finzi-Contini. Qui incontra Micòl, ormai tredicenne, che riesce a
consolarlo e lo invita a scavalcare il muro per entrare nel giardino. Per la prima volta il
protagonista sente di provare per la giovinetta un sentimento più forte dell'amicizia e sogna, e allo
stesso tempo dispera, di riuscire a darle un bacio, ma poi la ragazza viene richiamata da Perotti e
l'occasione sfuma.
II
A questo punto la narrazione fa un salto temporale in avanti di una decina d'anni, ovvero al 1938,
anno dell'emanazione delle leggi razziali e della conseguente discriminazione degli ebrei. A causa
di queste, il protagonista viene cacciato dal club di tennis che era solito frequentare, l'Eleonora
d'Este. Ma viene subito accolto nel campo da tennis della «magna domus» (così veniva chiamata
casa Finzi-Contini) di Alberto e Micòl, i quali invitano a giocare un gruppo di ragazzi, per lo più
ebrei e loro coetanei. Frequenta il gruppo anche un certo Giampiero Malnate, amico milanese per
cui Alberto prova una grande ammirazione (a tratti equivoca) e che lavora in qualità di chimico in
una fabbrica della zona industriale di Ferrara. Tutti questi ragazzi passano stupendi pomeriggi
nell'atmosfera incantata ed idilliaca del giardino, disputando lunghe partite a tennis e dilettati
dalla signorile ospitalità dei padroni di casa.
Durante queste divertenti giornate il protagonista e la giovane Micòl hanno l'occasione di passare
molto tempo insieme (spesso dimenticandosi persino della partita a tennis): fanno lunghe
escursioni in giardino, parlano e rafforzano sempre più la loro intesa, ma la timidezza e il timore di
un rifiuto della ragazza fanno sfumare l'unica occasione che il protagonista ha per dichiarare
apertamente il suo amore: quella in cui i due si trovano chiusi in una vecchia carrozza all'interno
della rimessa.
III
Il rimorso per il mancato coraggio dimostrato in quell'occasione viene subito aggravato dalla
decisione fulminea di Micòl di andare a Venezia per completare la tesi e laurearsi. Atterrito
dall'improvvisa partenza dell'amata (avvenuta il giorno dopo l'episodio della carrozza), il
protagonista continua a frequentare casa Finzi-Contini, da una parte per completare anche lui la
sua tesi (il professore Ermanno gli aveva messo a disposizione l'intera biblioteca) e dall'altra per
non perdere il contatto con Micòl (anche solo attraverso gli oggetti e i luoghi da lei frequentati in
quella casa). Durante questo periodo il protagonista approfondisce la sua conoscenza
con «il» Malnate, partecipando attivamente ai salotti organizzati in casa da Alberto.
In occasione di Pesach (la Pasqua ebraica) Micòl torna a casa e, subito avvertito da Alberto di «una
grande sorpresa», il protagonista abbandona la cena di famiglia per raggiungere casa Finzi-Contini.
Micòl con la consueta familiarità lo accoglie all'ingresso: egli si precipita ad abbracciarla e, travolto
dalla gioia, finalmente la bacia. Micòl però lo respinge, ma senza colpevolizzarlo.
IV
Il protagonista capisce di avere incrinato il suo rapporto con Micòl, la quale da questo momento
assume nei suoi confronti un atteggiamento del tutto freddo e distaccato. Tuttavia egli non
rinuncia al suo amore e perciò continua a frequentare il giardino e la compagnia, tormentando
Micòl con continui tentativi di toccarla, tenerla tra le braccia e baciarla (dando vita a quelle che lei
chiama «scene coniugali»), cercando persino di indurla a concedersi, ma Micòl lo respinge ancora
e, a questo punto, gli chiarisce il motivo del suo comportamento, lo stesso che tempo prima
l'aveva indotta a fuggire a Venezia senza dirgli nulla: gli spiega che il giorno in cui erano rimasti
chiusi nella carrozza aveva capito che il loro rapporto di amicizia si stava trasformando in
qualcos'altro, e che questo l'aveva spaventata tanto da indurla a scappare sperando che la
situazione si risolvesse da sé e tutto tornasse come prima. Gli spiega anche che, malgrado lei da
bambina avesse avuto una cotta (uno «striscio») per lui, tra di loro non sarebbe potuto esserci
altro che amicizia poiché sono due persone molto simili, quasi come fratello e
sorella, «stupidamente onesti entrambi, uguali in tutto e per tutto come due gocce d'acqua» ed
entrambi con il "vizio" di vagheggiare il passato. Il protagonista non vuole però credere alla verità
appena udita, e anzi preferisce darsi una spiegazione più facile da accettare: l'esistenza di un altro
uomo. Glielo dice francamente e Micòl reagisce pregandolo di diradare le sue visite fino a non
presentarsi più. Questo segna la rottura definitiva del loro rapporto.
Lontano da casa Finzi-Contini, il protagonista inizia a frequentare Giampiero Malnate, diventando
suo amico (nonostante i due, durante i salotti da Alberto, si dimostrassero acerrimi rivali, almeno
in materia politica). Durante uno dei loro incontri, Malnate lo porta in un postribolo e questo
segna il culmine del processo di degradazione in cui il protagonista è sprofondato dopo la rottura
del rapporto con Micòl.
Rientrato a casa il protagonista ha una conversazione franca con il padre, al quale spiega tutto,
compreso il tormentato rapporto con Micòl. L'anziano genitore, dimostrandosi innanzitutto
amorevole e comprensivo, gli consiglia di porre fine ad ogni legame con i Finzi-Contini, troppo
diversi da lui, e anche con Malnate, spingendolo invece a pensare al suo futuro. Nonostante la
ferma decisione di non recarsi più dai Finzi-Contini e di tornare a dedicarsi ai suoi doveri e alla sua
vocazione di letterato e scrittore, il protagonista, durante uno dei suoi vagabondaggi notturni, si
ritrova inconsciamente davanti al muro di cinta della magna domus, quasi a rievocare l'episodio di
dieci anni prima, quando una giovanissima Micòl a cavalcioni del muro lo invitava ad arrampicarsi
per entrare nel giardino. A differenza di allora, questa volta decide di scavalcare per fare un'ultima
visita al luogo. Qui è pervaso da uno strano senso di pace e, arrivato di fronte alla rimessa, viene
subito colpito dalla convinzione che Micòl ricevesse di notte, in segreto, Malnate, spiegando così
di fatto la presenza di una scala appoggiata al muro di cinta (come per agevolarne la valicata), il
suo improvviso atteggiamento confidenziale e complice nei confronti del milanese e l'altrettanto
repentino atteggiamento ostile di Alberto (lui che lo aveva sempre ammirato), ma finisce per
accettare questo pensiero con distacco, quasi con serenità:

« «Che bel romanzo» sogghignai, crollando il capo come davanti a un bambino incorreggibile. E
date le spalle alla Hütte, mi allontanai fra le piante della parte opposta. »

Epilogo
Il romanzo si chiude con l'amaro ricordo della Seconda guerra mondiale. Alberto, già da tempo
malato di linfogranuloma maligno, morirà nel 1942 e sarà l'unico a riposare nella tomba di
famiglia. Giampiero Malnate, arruolatosi nel 1941 nel corpo di spedizione italiano inviato
in Russia (CSIR), non tornerà mai più. L'intera famiglia Finzi-Contini verrà catturata nell'autunno
del 1943 dai nazifascisti e deportata nei campi di concentramento della Germania.

Protagonisti

Il narratore: tutte le vicende del romanzo sono riportate tramite lo sguardo e la voce in prima
persona dell'io narrante, ad un tempo regista e personaggio del romanzo. Il narratore non fornisce
alcuna informazione sulla propria identità (benché si tenda ad identificarlo con lo stesso Giorgio
Bassani), se non che è un ebreo della media borghesia, appartenente alla comunità israelita
ferrarese della fine degli anni trenta. Riesce a scampare agli orrori della Seconda Guerra Mondiale.
Intelligente, timido e a tratti introverso, fin da bambino prova una segreta ammirazione verso la
famiglia dei Finzi-Contini e attrazione per la bella Micòl.

Micòl: una giovane molto bella e intelligente, le piace parlare molto, inventando addirittura un
linguaggio familiare, il finzi-continico, che condivide specialmente col fratello. Ama la letteratura,
soprattutto di Emily Dickinson, su cui incentra la sua tesi di laurea. Ha un carattere molto energico
e pragmatico, tanto che l'organizzazione domestica è affidata a lei. Adora i làttimi, piccoli
soprammobili di vetro di Murano che colleziona in camera sua. Nutre un forte amore verso il
passato («il dolce e pio passato»), mentre prova avversione per il futuro, quasi come una
premonizione della tragica fine che toccherà a lei e alla sua famiglia.

Alberto: il fratello maggiore di Micòl. Laureando in ingegneria, senza però mai riuscire a laurearsi,
è un esteta che prova una grande ammirazione (a volte ambigua) verso Giampiero Malnate. Si
ammala di linfogranuloma maligno e muore nel 1942, un anno prima della deportazione dell'intera
famiglia nei lager tedeschi.

Giampiero Malnate: coetaneo dei protagonisti, proveniente dalla città di Milano, vive da due anni
a Ferrara, dove lavora come chimico in uno stabilimento della Montecatini, in attesa di essere
trasferito nella sede di Milano. È intimo amico di Alberto, che conosce fin dai tempi in cui
frequentavano assieme l'università a Milano. Ha una forte personalità ed è un fervido comunista.
Spesso si accendono violente discussioni in materia politica tra lui e il protagonista, di opinioni
politiche più moderate, ma del quale diventa un sincero amico. Nel 1941 è arruolato nel CSIR,
senza fare mai ritorno.

Professor Ermanno: il padre di Micòl e Alberto. Nutre una grande stima nei confronti
dell'intellettuale e intelligente protagonista, al punto da aprirgli le porte della sua casa e della sua
biblioteca privata. Criticato dai suoi concittadini come sofisticato e altezzoso, si dimostra in realtà
capace di profonda umanità e solidarietà, dimostrando anche un coraggioso atteggiamento
sprezzante nei confronti dei compromessi col regime fascista.

Perotti: il maggiordomo tuttofare della famiglia Finzi-Contini.

AUTORE

Bassani nacque a Bologna il 4 marzo 1916, figlio di Angelo Enrico Bassani (1885-1948), che fu
anche presidente della SPAL tra il 1921 e il 1924, e di Dora Minerbi (1883-1987), ambedue
benestanti ebrei ferraresi. Fratello di Paolo e Jenny, trascorre l'infanzia e l'adolescenza a Ferrara.
Alle scuole elementari per tre anni condivide il banco con Lanfranco Caretti. Nel 1926 è ammesso
al Regio Liceo Ginnasio "L. Ariosto" dove frequenta i cinque anni del ginnasio e i tre del liceo e
dove, nel 1934, consegue la maturità. Nell'archivio storico del liceo sono conservati numerosi
documenti che riguardano il giovane Bassani negli anni della sua formazione e alcuni, in fotocopia,
accompagnati da fotografie dell'epoca, sono esposti nell'atrio a lui dedicato presso la sede dello
stesso liceo. In questi anni, mostra un vivo interesse per la musica, ma presto rinuncia a questa
passione per dedicarsi alla letteratura[1]. Un'altra passione che l'accompagnerà tutta la vita è
il tennis.
Nel 1935 si iscrive alla facoltà di Lettere dell'Università di Bologna, che frequenta da pendolare e
dove, nonostante le leggi razziali, si laurea nel 1939 con una tesi su Niccolò Tommaseo, discussa
con Carlo Calcaterra. Negli anni di studio diviene amico di Attilio Bertolucci con il quale ammira la
pittura di Giorgio Morandi e i saggi sull'arte di Roberto Longhi. Altre persone che frequenta nel
periodo sono, tra gli altri, Giuseppe Dessì, Carlo Ludovico Ragghianti e Augusto Frassineti.
Nel 1940 esce la sua prima opera Una città di pianura, che pubblica sotto lo pseudonimo
di Giacomo Marchi (il nome è quello dello zio Giacomo Minerbi, fratello di Dora, mentre il
cognome è della nonna materna Emma Marchi). Insegna italiano e storia agli studenti ebrei espulsi
dalle scuole pubbliche, preparati privatamente nella scuola ebraica di via Vignatagliata, e si
trasforma in attivista politico clandestino. Come antifascista viene rinchiuso, nel 1943, per alcuni
mesi, nella prigione di via Piangipane. Liberato, sposa Valeria Sinigallia, entra in clandestinità e
lascia Ferrara, prima per Firenze e, subito dopo, per Roma, dove trascorrerà il resto della vita
come scrittore e uomo pubblico.
Nel 1944 pubblica le poesie Storie dei poveri amanti e altri versi, mentre nel 1947 scrive una
seconda raccolta di versi Te lucis ante. Nel 1948 Marguerite Caetani, che fonda e cura la
pubblicazione della rivista letteraria "Botteghe Oscure", invita Bassani a redigerla.
Al 1953 risale Passeggiata prima di cena, al 1955 Gli ultimi anni di Clelia Trotti. Lo stesso anno
diventa anche redattore della rivista "Paragone", fondata nel 1950 da Roberto Longhi e Anna
Banti, nella cui redazione conosce, tra gli altri, Pier Paolo Pasolini. Su "Botteghe Oscure" introduce
agli italiani il lavoro letterario più diverso di autori quali Dylan Thomas, René Char, Roger
Caillois, Henri Michaux, Georges Bataille, Maurice Blanchot, Robert Graves,Wystan Hugh
Auden, Antonin Artaud o Truman Capote, e fa pubblicare Mario Soldati, Carlo Cassola, Giorgio
Caproni eItalo Calvino, oltre agli amici Bertolucci e Pasolini.
Intanto nascono i figli Paola (nel 1945) ed Enrico (nel 1949) e collabora a sceneggiature di film
di Mario Soldati,Michelangelo Antonioni, Alessandro Blasetti e Luigi Zampa. Ormai frequenta
parecchi intellettuali dell'epoca, a Roma e in frequenti viaggi fuori Roma, in particolare il
critico Niccolò Gallo e la redazione di "Officina" (fondata da Pasolini con altri bolognesi).
Nel 1955 fonda l'associazione "Italia Nostra"[2]. Nel 1956 pubblica le Cinque storie ferraresi, con le
quali vince ilPremio Strega. Nel 1957 è docente di storia del teatro all'Accademia Nazionale d'Arte
Drammatica "Silvio D'Amico" (fino al1967).
Al 1958 risale la pubblicazione de Gli occhiali d'oro in cui illustra l'omosessualità quale motivo di
emarginazione. In qualità di consulente e direttore editoriale della Feltrinelli, Bassani riesce a far
pubblicare Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e aiuta diversi altri, come Manlio
Cancogni, Antonio Delfini o Franco Fortini. Tra gli stranieri aiuta a divulgare Jorge Luis
Borges, Edward Morgan Forster, Ford Madox Ford, Karen Blixen e soprattutto Boris Pasternak il
cui Il dottor Živago è un'anteprima mondiale e un grande successo di vendite.
Nel 1960 pubblica Una notte del '43 e Le storie ferraresi, che raccoglie il meglio della sua
produzione narrativa (ma chiude "Botteghe Oscure", sul cui ultimo numero scrive unCongedo).
Collabora oramai anche alle più prestigiose riviste e ad alcune testate giornalistiche di alto livello:
"Approdo", "La Fiera Letteraria", "Letteratura", "Nuovi Argomenti", "Il Mondo, "Officina",
"Corriere della Sera". Continua inoltre come sceneggiatore con Luchino Visconti e Luis Trenker,
mentre Florestano Vancini decide di portare sullo schermo La lunga notte del '43. Il massimo
successo editoriale lo ottiene nel 1962, con la pubblicazione del romanzo di formazione Il giardino
dei Finzi-Contini, scritto all'Hotel Le Najadi diSanta Marinella, opera che gli assicura il Premio
Viareggio di quell'anno: rappresenta la più completa espressione del suo mondo, dal piano
formale e stilistico all'esperienza morale, intellettuale e politica, raccontando sul filo della
memoria la realtà della ricca borghesia ebrea a Ferrara durante il fascismo a partire dalle leggi
razziali. Vittorio De Sica ne farà un film dal quale però Bassani terrà sempre le distanze.
Nel 1963 si amareggia per gli attacchi del Gruppo 63 e, a seguito della pubblicazione di Fratelli
d'Italia di Alberto Arbasino, a cui aveva consigliato una revisione, ma cheGiangiacomo Feltrinelli fa
uscire presso un'altra collana, lascia la casa editrice. Nel 1964 esce Dietro la porta (e in francese,
presso Gallimard, Les lunettes d'or et autres histoires de Ferrare che apre la lunga serie di
traduzioni all'estero della sua opera). È vicepresidente della "RAI" (incarico che lascia l'anno
successivo) e dal 1965 presidente di "Italia Nostra". Intanto si allontana dal PSI per avvicinarsi
ai repubblicani di Ugo La Malfa, amico di vecchia data.
Nel 1966 viene scelto come presidente della giuria della Mostra internazionale d'arte
cinematografica di Venezia. L'anno dopo acquista una casa al mare a Maratea e dal 1968, per una
quindicina di anni, vi trascorre le estati. Molte delle sue poesie raccolte in "Epitaffio" e "In gran
segreto" prendono spunto da Maratea e dal retroterra lucano e sono ispirate a Anne-Marie
Sthelhein, americana d'origine che viveva a Parigi, con cui Bassani aveva una intensa relazione
amorosa. Pubblica L'airone (1968, vincitore del Premio Campiello), eL'odore del
fieno (1972), Dentro le mura (1973, riscritturra delle storie ferraresi), fino a Il romanzo di
Ferrara (1974, nel 1980 nella sua versione definitiva). Intanto nel 1971 è nominatochevalier presso
la Legion d'onore francese e tiene lezioni in qualche università statunitense e canadese.
Nel 1978 conosce l'americana Portia Prebys, con la quale convive dal 1991 al 2000, anno della sua
morte.
Nel 1982 pubblica la raccolta di tutte le sue poesie in In rima e senza e nel 1984 la raccolta di tutti i
suoi saggi e le sue riflessioni critiche in Di là dal cuore. Altre pubblicazioni sonoStorie dei poveri
amanti e altri versi (1945), Un'altra libertà (1951), Le parole preparate (1967), In gran
segreto (1978). Nel 1983 vince il Premio Bagutta con In rima e senza. Nel1987 esce Gli occhiali
d'oro, film diretto da Giuliano Montaldo, poi ottiene ancora il Premio Pirandello (1987) e il Premio
Feltrinelli (per la carriera, 1992). Nel 1998 le sue opere vengono raccolte in un volume de I
Meridiani di Mondadori.
Muore a Roma il 13 aprile 2000 dopo un lungo periodo di malattia. È sepolto, per sua esplicita
volontà testamentaria, a Ferrara, nel cimitero ebraico di via delle Vigne, a ridosso di quelle mura di
cui Bassani, come Presidente di "Italia Nostra", ha promosso il restauro. Qui dove Bassani ha
immaginato la tomba dei Finzi-Contini, il comune di Ferrara ha voluto ricordarlo con un
monumento, frutto della collaborazione fra l'architetto Piero Sartogo e lo scultore Arnaldo
Pomodoro. Sempre a Ferrara gli è stata intitolata la Biblioteca comunale del Barco ed il parco
urbano a nord della città, mentre a Codigoro la Biblioteca comunale Giorgio Bassani ospita la sede
principale della Fondazione Giorgio Bassani con lo Studio e le Biblioteche dello scrittore ferrarese.
In un apposito spazio è stato ricostruito lo studio dello scrittore, con il primo nucleo della sua
biblioteca privata - circa 1.500 volumi - e molti oggetti personali.
Dati generali

L’autore del libro “Il giardino dei Finzi-Contini”, è Giorgio Bassani. Il libro è un esempio di romanzo
realista del ‘900, inglobato in una famosa raccolta di opere di Bassani, pubblicata dalla Mondadori
con il titolo di “Il romanzo di Ferrara”. In ogni caso il testo che ho letto è edito da Einaudi.

Periodo storico

Il periodo in cui è ambientata l’opera di Bassani, si può far coincidere con il periodo in cui si era già
insediato il Fascismo in Italia, cioè il periodo appena precedente la seconda guerra mondiale. Il
protagonista del romanzo nacque nel 1916 e la narrazione è scandita da due ellissi narrative, una
comprendente l’altra. La prima comincia con il protagonista che ricorda dal 1929, dove l’autore fa
riferimento alla propria vita infantile, alle proprie delusioni scolastiche e ai suoi primi incontri con
Micol, una discendente della famiglia dei Finzi-Contini, della quale egli si era innamorato. Finita
l’ellissi, la narrazione riparte dal 1939.

Ambiente

Questo romanzo è ambientato quasi totalmente nella città di Ferrara, alla quale l’autore dedica
un’ampia descrizione, in particolar modo egli si incentra sul giardino della villa dei Finzi-Contini,
dove si sviluppa la maggior parte della storia. Questo appena citato in ogni caso non è l’unico
luogo di svolgimento della vicenda, che, infatti, si svolge anche all’interno del Liceo Guerrini della
città di Ferrara. L’ambiente scolastico è tuttavia presente solo nei ricordi e quindi nell’adolescenza
dei protagonisti, che in quest’istituto svolsero i loro studi. Il libro si apre con la descrizione della
tomba dei Finzi-Contini, ma questa non implica che sia questa l’ambientazione del romanzo.

Trama

Questo romanzo rientra nella letteratura realista del ‘900, più precisamente al filone dei romanzi
della memoria. In questo tipo di letteratura, l’autore racconta vicende e personaggi della propria
vita, collocandoli sullo sfondo dei grandi eventi storici del ‘900, che in questo caso è
l’insediamento del Fascismo in Italia. La narrazione ha un taglio autobiografico e si presume che il
protagonista della vicenda sia lo stesso autore, magari in un tempo passato. Il romanzo si apre con
la descrizione di una famiglia ferrarese con una “vocazione alla solitudine“ che si rispecchiava in
ogni sua cosa, la famiglia dei Finzi-Contini. L’autore inizia il suo libro parlando delle vicende
accadute dopo la costruzione della tomba della famiglia Finzi-Contini. Bassani rievoca i suoi primi
incontri con Micol, la sorella di Alberto Finzi-Contini, le sue prime delusioni d’amore nel 1929. Poi
passa a narrare dell’incontro del protagonista con Micol e Alberto nel 1939, dieci anni più tardi,
vale a dire dopo che essi andarono a studiare fuori Ferrara. Egli ricorda quando andavano a
giocare a tennis nel loro giardino, insieme con altri giovani comunisti. Quello era il periodo della
tesi del protagonista all’università di Bologna. Durante questo tempo egli si affezionò molto a
Micol, forse oltre l’amicizia; contemporaneamente a ciò ebbe molti dibattiti politici, culturali,
artistici e letterali con Alberto e Malnate. In seguito, a causa dello scoppio della guerra, il
protagonista perderà tutte le sue vecchie amicizie. Malnate purtroppo morì durante la guerra,
mentre Alberto morì a causa di una grave malattia polmonare. I membri della famiglia Finzi-
Contini furono deportati in Germania, assieme alle altre migliaia di Ebrei che furono catturati dai
nazifascisti. Vennero poi portati nei campi di concentramento, mentre il protagonista riuscì ad
evitare questa atroce sorte, che lo avrebbe condotto quasi certamente alla morte. Per colpa della
storia egli dovrà rinunciare per sempre alle residue speranze nel suo amore non corrisposto da
Micol, che egli ha sempre amato segretamente.

Analisi dei personaggi

Questo romanzo descrive realisticamente la vita del protagonista che, facendo parte di una
famiglia ebrea, prima dell’avvento del fascismo in Italia, viveva una vita assolutamente normale,
come una qualsiasi altra persona ma, dopo l’insediarsi del fascismo, vede la sua vita modificarsi
profondamente. Egli, infatti, comincia a venire emarginato ed escluso da quelle che prima erano,
per lui e per i suoi conoscenti, normali attività, come ad esempio giocare per strada, chiacchierare
con le altre persone e via dicendo. Ma la cosa che più è messa in evidenza, è la sua esclusione
anche dai luoghi pubblici come la biblioteca e altri che soleva frequentare.
- Il protagonista non viene descritto fisicamente, ma nemmeno attraverso la descrizione del suo
carattere, del quale vengono accennati solo alcuni particolari distintivi della persona, come ad
esempio la sua timidezza, che viene evidenziata soprattutto con la non rivelazione del suo amore
per Micol.
- L’amico Alberto era un ragazzo che era spesso afflitto dalle malattie per colpa della sua precaria
salute, era molto magro e timido. Dei protagonisti appartenenti alla famiglia dei Finzi-Contini, fu
l’unico ad essere sepolto nella tomba di famiglia descritta all’inizio del romanzo.
- La sorella di Alberto, Micol, era sicuramente una ragazza molto bella, con lunghi capelli biondi.
Viene presentata come una persona dal carattere molto forte, dalla personalità molto spigliata ed
estroversa, forse un po’ in contrasto con i caratteri dell’amico e del fratello.
- Malnate era un ragazzo abbastanza robusto, con una corporatura pesante. Portava gli occhiali da
vista, politicamente era un socialista e aveva gusti letterari molto diversi dall’autore del libro,
infatti, egli amava leggere i libri del podestà.
- Il professor Ermanno, il padre di Micol e di Alberto, era un uomo molto cortese e sempre ben
disposto nei confronti del protagonista, forse per il fatto di essere entrambi di origine ebrea.

Ambiente sociale

Ambiente sociale: l’ambientazione sociale dell’opera si può definire medio-alta per quel che
riguarda i protagonisti, appartenenti a famiglie ebree riconducibili alle fasce più alte della società
ferrarese degli anni fino al 1939, quando però, causa alcune riforme fasciste che non facevano
altro che ostacolare la vita delle persone di origine ebrea, la loro vita diventò forse peggiore di
quella di un qualsiasi povero italiano.
Temi affrontati

Temi affrontati: come la maggioranza delle opere che appartengono al genere del romanzo
realista del ‘900, vengono affrontate tematiche contemporanee all’autore, che in questo caso
coincidono con l’avvento del fascismo in Italia e, dopo qualche anno, l’inizio della seconda guerra
mondiale, che divise l’Italia in due principali fazioni: Fascisti contro Partigiani, che erano
generalmente contadini o persone comuni che si improvvisavano combattenti per cercare di
difendere i propri diritti e quelli delle persone incapaci di farlo, come i bambini e alcune donne (
dico “alcune” perché moltissime donne presero parte ai movimenti partigiani rivelandosi ottime
combattenti quando si trattava di difendere se stesse e i propri figli).
In quest’opera si parla anche di esperienze sentimentali come l’amicizia e l’amore tra i
protagonisti. Vengono poi accennati alcuni avvenimenti politici che si svolgono negli stessi anni, e
quindi sono paralleli alla storia come appunto il fascismo e l’avvento del duce Mussolini.

Visione del mondo

All’interno del romanzo sono evidenziate diverse visioni del mondo, ognuna appartenente ad uno
dei protagonisti:
- Malnate ha una visione del mondo totalmente socialista;
- Il protagonista ha una visione del mondo prettamente democratica.
Tutti i protagonisti, tranne Malnate, vedono la guerra come una strage, come un disastro. Malnate
invece pensava che in seguito a questo evento bellico sarebbero nati anche aspetti positivi.
Analisi dello stile: lo stile dell’opera è abbastanza semplice, ma è molto vario secondo le cose
descritte, come ad esempio le parti dialogate, quelle descrittive e quelle riflessive. Vengono
utilizzate frasi fatte e/o proverbi appartenenti al dialetto parlato ferrarese.

Giudizio personale

Questo è un libro che mi ha interessato molto per due motivi principali:


- Il primo motivo è che sono molto interessata alla storia della mia terra, anche perché non risulta
descritta nei libri di testo scolastici, che giustamente parlano della storia nazionale. La storia
dell’Emilia Romagna mi interessa anche per il fatto che questa è sempre stata una regione molto
attiva, forse la più attiva ai vari eventi della storia;
- Il secondo motivo è il fatto che mi piacciono molto i libri che narrano dell’avvento del fascismo e
del nazismo in Italia, perché mi aiutano a conoscere più a fondo questo movimento politico e mi
fanno sempre più convincere di quanto fosse orrendo ed inconcepibile.

Potrebbero piacerti anche