La svizzera è presente all’expo di Hannover nel 2000 con un evento di tipo
sensoriale. Architettura, suono, parola, gastronomia e costumi si fondono in un
adattamento scenico singolare, un evento unico, una sorta di performance- installazione. Il tema principale dell’esposizione è: uomo, tecnologia e natura, elementi completamente inglobati nel suo progetto. Rappresentazione in tempo reale che per tutta la durata dell’esposizione muta continuamente e reagisce alle condizioni del omento: flusso dei visitatori, stagione dell’anno, vento e tempo atmosferico. Teatro di questo spettacolo è il corpo sonoro, una struttura labirintica e aperta su tutti i lati che permette di far entra vento ed in certi punti anche la pioggia e il sole. Il padiglione è formato da quasi 3.000 metri cubi di massa biologica ovvero travi di legno accatastate per l’essiccazione, tant’è che si pensa che l’architetto si sia ispirato proprio a delle cataste di legno messe ad essiccare all’aria aperta. Come appunto un deposito di legname le travi sono tutte integre e una volta terminata l’esposizione vengono appunto smontate e riutilizzate. Al centro degli eventi che hanno luogo nella costruzione, pervasa dal profumo del legno, sta il suono. Per tutta l’esposizione, la struttura diviene un corpo sonoro, un enorme strumento percorribile. Un gruppo di suonatori per lo più fiati, e voci soliste, diversi nell’arco della giornata e della settimana fanno si che la struttura emetta suoni. Un suono che muta costantemente secondo regole compositive precise. Diventa quindi un’opera d’arte totale. Quest’idea di architettura mutevole, è legata al concetto di Fenomenologia, si basa principalmente sull’apprezzamento dell’architettura attraverso i sensi. Di fronte all’idea che un progetto architettonico sia valido solo per svolgere la sua funzione, la fenomenologia ha un approccio soggettivo alla questione. Non è solo una corrente architettonica, ma anche filosofica in cui si tiene conto dell’esperienza e delle emozioni. Quando si visita un’opera, ciò che colpisce di più il visitatore non è l’esatto adempimento dell’opera con la funzione per la quale è stata creata, ma le sensazioni che essa trasmette attraverso la luce, il suono, gli odori.