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1.5 SIMBOLOGIA
Nel seguito di questo paragrafo è fornita una lista dei simboli usati nelle presenti Istruzioni (in par-
ticolare nei capitoli 3 e 4). Per ogni simbolo è riportata la definizione e la dimensione fisica, essen-
do L, T, F e M, rispettivamente, la lunghezza, il tempo, la forza e la massa (M = FT2/L).
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2 FONDAMENTI
2.1 MOTIVAZIONI
I fenomeni meteorologici che avvengono nellatmosfera terrestre sono prodotti dalle radiazioni del
Sole. Queste danno luogo a regimi termici e a campi di pressione responsabili di movimenti delle
masse daria, che sono generalmente classificati in funzione della loro scala spaziale e temporale
(paragrafo 2.2). Lanalisi delle azioni e degli effetti del vento sulle costruzioni è fondata sulla valu-
tazione della velocità del vento V nel sito della costruzione (paragrafo 2.3), e tratta il vento come
una componente di un più vasto e complesso sistema atmosferico e meteorologico.
Assumendo inizialmente la costruzione fissa e indeformabile, il vento V esercita sulla costruzione
nel suo complesso, e sui suoi singoli elementi componenti, un sistema di azioni aerodinamiche Fs,
funzioni della forma, dellorientamento e delle dimensioni del corpo investito (paragrafo 2.4).
Ammettendo che la struttura sia sottoposta a spostamenti causati dal vento, ma che tali spostamenti
siano tanto piccoli che lo stato del sistema si possa identificare con la configurazione iniziale, la ri-
sposta R può essere determinata con i metodi classici dellanalisi strutturale (paragrafi 2.5 e 2.6); ta-
le risposta è di tipo statico per le strutture rigide e smorzate; è di tipo dinamico per le strutture fles-
sibili e/o poco smorzate. La Figura 2.1 illustra la catena dei passaggi che trasformano la velocità del
vento V nella risposta R della struttura.
V Fs R
Aerodinamica Dinamica
In realtà, soprattutto nel caso delle strutture leggere, flessibili e/o poco smorzate, caratterizzate da
una forma aerodinamica suscettibile alle azioni del vento, gli spostamenti e le velocità del moto del-
la struttura sono talvolta così grandi da causare fenomeni di interazione vento-struttura, detti aeroe-
lastici o di feedback (paragrafi 2.6 e 2.7), che modificano il vento incidente V, le azioni aerodinami-
che Fs e la risposta R. Tali fenomeni sono generalmente schematizzati ammettendo che il vento in-
duca sulla struttura azioni complessive F Fs Fa , dove Fs sono le azioni aerodinamiche esercitate
dal vento sulla struttura fissa, Fa sono le azioni aeroelastiche o auto-eccitate dovute al moto della
struttura. La Figura 2.2 illustra levoluzione dello schema in Figura 2.1 alla luce di questi concetti.
V Fs F R
Aerodinamica + Dinamica
Fa
Aeroelasticità
Il confronto fra le Figure 2.1 e 2.2 pone in luce lessenza dellingegneria del vento e delle presenti
Istruzioni. Il vento è la causa che produce la risposta della costruzione e dei suoi elementi. Il legame
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che intercorre fra causa e risposta dipende dallaerodinamica, dalla dinamica e dallaeroelasticità.
Linterferenza fra costruzioni o elementi contigui (paragrafo 2.8) ha carattere trasversale a questi
settori. Il paragrafo 2.9 riporta una bibliografia essenziale.
La differenza fra lenergia ricevuta ed emessa dal sistema terra-atmosfera varia principalmente in
funzione della diversa inclinazione dei raggi solari sullorizzonte, che causa linsolazione massima
delle zone tropico-equatoriali, e linsolazione minima delle zone polari (Figura 2.3). Nelle prime, la
temperatura media (TM, Tropical Maximum) è maggiore della media terrestre (IS) e sinstaura un
regime di bassa pressione; nelle seconde (AM, Arctic Minimum), la temperatura è minore e si attua
un regime dalta pressione. Se la temperatura non risentisse di altri fattori, la circolazione dellaria
avverrebbe, in ogni emisfero, secondo una singola cellula estesa dal polo allequatore (Figura 2.4).
Equatore
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In realtà, la distribuzione disomogenea delle masse dacqua, delle zone continentali e delle nuvole
provoca la formazione di una fascia di alta pressione sub-tropicale e di una fascia di bassa pressione
sub-polare. Ciò determina, su ciascun emisfero, un sistema di circolazione tri-cellulare (Figura 2.5).
I venti superficiali sono detti alisei, occidentali od orientali, in funzione della latitudine alla quale si
realizzano. Il loro insieme costituisce la circolazione primaria e comprende i venti che si sviluppano
su periodi mensili o stagionali, su aree a scala planetaria. Essi hanno velocità moderate (di norma
minori di 4-5 m/s), quindi poco influenti sulle costruzioni, ma determinano il clima terrestre.
La circolazione secondaria è linsieme dei venti che si formano nelle zone di bassa e alta pressione,
per il riscaldamento o il raffreddamento locale degli strati inferiori dellatmosfera (Figura 2.6). Essi
si sviluppano su periodi compresi fra pochi giorni e una settimana, su aree di dimensione compresa
fra poche centinaia e un migliaio di chilometri. Includono i cicloni, gli anti-cicloni e i monsoni. A
differenza della circolazione primaria, la circolazione secondaria determina il tempo locale.
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I cicloni sono venti che spirano parallelamente ad isobare concentriche nellintorno di aree di bassa
pressione (Figura 2.6). La circolazione è antioraria nellemisfero settentrionale, oraria in quello me-
ridionale. I cicloni sono divisi in cicloni extra-tropicali e tropicali in funzione della zona dove si
formano.
I cicloni extra-tropicali hanno origine dallincontro, nella fascia sub-polare, dellaria fredda polare
portata dai venti orientali e dellaria calda tropicale portata dai venti occidentali (Figura 2.5).
Lincontro dei due fronti daria con differente temperatura può essere equiparato, in modo figurato,
allo scontro di due eserciti che ingaggiano una battaglia. Nel caso in esame lo scontro comporta una
tempesta.
I cicloni tropicali (Figura 2.7) hanno origine nella zona delle calme equatoriali (Figura 2.6), e trag-
gono la propria energia dal calore latente liberato dalla condensazione del vapore dacqua. Rispetto
ai cicloni extra-tropicali, hanno dimensioni nella norma più limitate, ma velocità molto maggiori e
distruttive. In America sono detti uragani se eccedono la velocità di 120 km/h; gli stessi fenomeni
sono detti tifoni in Estremo Oriente e semplicemente cicloni in Australia e nellOceano Indiano.
Gli anti-cicloni sono venti che spirano parallelamente a isobare concentriche nellintorno di unarea
di alta pressione (Figura 2.6). La circolazione è oraria nellemisfero settentrionale, antioraria in
quello meridionale. Rispetto ai cicloni, hanno dimensioni generalmente maggiori e carattere più
passivo, che producono tempi relativamente sereni e venti di debole intensità.
I moti atmosferici a carattere stagionale, causati dal contrasto termico fra gli oceani e i continenti,
meritano considerazioni particolari. Sul continente asiatico e sul prospiciente Oceano Indiano, essi
assumono importanza e dimensioni così rilevanti da dare luogo a venti, i monsoni, considerati a tutti
gli effetti parte integrante della circolazione secondaria.
I venti locali sono movimenti di masse daria, che sinseriscono nella circolazione secondaria senza
modificarne le proprietà. Hanno limitata estensione, nellordine di pochi chilometri, e breve durata,
raramente maggiore di qualche ora, ma possono raggiungere velocità elevatissime. In generale sono
divisi in due categorie, rispettivamente legate a particolari condizioni geografiche e a particolari
condizioni atmosferiche.
I venti legati a particolari condizioni geografiche comprendono le brezze, il föhn e i venti catabatici.
Le brezze hanno periodicità giornaliera e generalmente velocità moderata; si attuano presso le coste
dei mari e dei laghi, e nelle zone collinose o montane lungo i pendii. Il föhn si realizza quando una
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