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Avvenire 09/09/2011

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VENERD 9 SETTEMBRE 2011

il reportage
Viaggio nella capitale somala, che le milizie vicine ad al-Qaeda hanno lasciato al controllo del contingente militare inviato dallUnione africana per stabilizzare il Paese. Ma la road map verso la riconciliazione sembra illusoria: i clan si riarmano per contendersi il potere assoldando i profughi che cercano scampo in citt

Bambini accampati con le loro famiglie tra le rovine di una casa in un quartiere di Mogadiscio (Reuters)

SOMALIA SENZA PACE


DAL NOSTRO INVIATO A MOGADISCIO NELLO SCAVO

ogadiscio perduta. Non importa chi ha vinto e chi no. Tra le rovine, migliaia di esseri umani brulicano in cerca di un cucchiaio di fagioli secchi o di un pugno di riso. La farina un lusso per pochi. Sulle bancarelle del mercato di Bakara, dove impunemente sono in vendita i sacchi di aiuti umanitari sottratti allOnu, il grano macinato ha superato il dollaro al chilo, il doppio che in Italia. una citt fantasma, irrimediabilmente distrutta, spazzata via da ventanni di conflitto casa per casa. Come unonda di risacca il ritiro dei fondamentalisti al-Shaabab ha lasciato il campo di battaglia ai warlord somali. I "signori della guerra" si stanno riarmando. Alla road map che in un anno dovrebbe portare alla stabilizzazione del Paese credono in pochi. Almeno una dozzina di altre volte ci si provato in passato, con risultati sempre peggiori. Meglio arrivare allentrata in vigore della nuova costituzione, attesa entro il 1 luglio 2012, disponendo ogni clan di un esercito numeroso. Pi miliziani si ha ai propri ordini spiega una fonte della diplomazia Onu pi si potr ottenere dal governo in cambio di una tregua. Una partita a poker giocata mostrando ciascuno la propria armeria. Per meno di 100 dollari al mese i warlord stanno assoldano i profughi che altrimenti non saprebbero come sfamare le bocche fameliche di una prole sempre numerosa. La guerra, a Mogadiscio, lunico impiego "a tempo indeterminato". Per quanto tempo si avr una paga dipende esclusiva-

Tra i fantasmi di Mogadiscio


Dopo il ritiro degli Shabaab, i clan si preparano a spartirsi una citt in macerie
mente da quanto lontano ci si trovi dalla traiettoria dei proiettili che a intervalli regolari scandiscono giorno e notte il tempo della citt che si autodistrugge. I grandi boulevard sono ridotti a cumuli di macerie. Le piazze che guardavano al mare sono discariche fumanti. Si direbbe che uno tsunami ha raso al suolo lintera capitale. Perch combattete? E per chi? Youssuf stuzzica con lindice destro il grilletto del suo Ak-47. Indossa sandali di plastica trasparente e una divisa nuova. Ci battiamo per cacciare gli Shaabab. Devono andarsene, vivi o morti. E dopo? Mi hanno detto che se lavoro bene rester al servizio del capo distretto o mi prenderanno nellesercito somalo. Limportante stare allerta. Negli ultimi giorni ci sono stati diversi attentati alle forze Amisom, i militari inviati dallUnione africana per stabilizzare il Paese: 9mila uomini, burundesi e ugandesi. Il governo transitorio vorrebbe averne almeno 12mila. Abbiamo bisogno di altri soldati per rendere pi sicura Mogadiscio concorda il portavoce di Amisom, il colonnello Paddy Ankunda . Le Nazioni Unite hanno approvato il dispiegamento di altre 3mila unit, ma ancora non sono arrivate. Ben equipaggiati e addestrati, inutile chiedere loro quali siano le regole dingaggio. Se vedo qualcosa che non mi piace, sparo, spiega un caporale che ci accompagna tra le rovine. Un tizio ci insospettisce? Lo arrestiamo. A interrogarlo ci penseranno i superiori. Sar per questo che nonostante siano riusciti a scacciare dal cuore della citt gli odiati miliziani fondamentalisti, i ragazzi dellAmison non sono ben visti. Al loro passaggio una donna che tiene per mano due bambine coperte per intero da un velo scuro, si lancia contro un cumulo di sassi ingaggiando la sua personale intifada contro il blindato ugandese. Nessuno la ferma. Il convoglio passa oltre. Testimoni raccontano di razzie e violenze gratuite commesse dai "liberatori". Molti uomini sono stati arrestati e nessuno sa perch, n che fine abbiamo fatto. Andate in aeroporto, chiedetelo agli americani. Lo scalo internazionale di Mogadiscio non che una striscia dasfalto consumato. Su un lato un vecchio cargo atterrato su unala e lasciato l ad arrugginirsi. Sullaltro, edifici bassi e protetti da muraglioni anti-granate. la sede della Cia, che lavora a stretto contatto con Bancroft, una "organizzazione senza scopo di lucro", che fornisce addestramento ai militari somali. il modo scelto dal presidente Barack Obama per esserci, a Mogadiscio, senza affondare gli scarponi nelle cocenti sabbie somale. Bancroft ufficialmente non finanziata dagli Stati Uniti. Gli addestratori americani vengono pagati direttamente dallUnione Africana, a cui per gli Usa hanno versato lo confermano fonti ufficiali almeno 12,5 milioni di dollari solo negli ultimi due anni. La notte di Mogadiscio trascorre come sempre. Sparatorie casa per casa. Due uomini, accusati dagli Shabaab di essere spie del governo, trovati impiccati nel bel mezzo di una strada; unautobomba che salta per aria uccidendo il guidatore nei pressi di una caserma; un paio di droni abbattuti dallartiglieria dei miliziani filoqaedisti. Qualche giorno prima un ordigno nascosto dietro alcune rovine era esploso al passaggio di una colonna di militari della forza multinazionale, uccidendo una donna di passaggio. Dal momento della "ritirata strategica" degli Shabaab, a luglio, questa viene considerata una fase cruciale. I miliziani, tra le cui fila si contano afghani e pakistani, stanno mettendo a punto le tecniche di guerriglia in stile taleban: autobombe, kamikaze, ordigni improvvisati sul ciglio delle strade. Per i residenti un incubo. Per i rifugiati arrivati in citt, un inferno. Basta girare langolo per scoprire un mondo di miseria in parte alleviato dal lavoro delle Ong, delle agenzie dellOnu come Acnur, Fao e Unicef. Il governo transitorio parla di una quarantina di campi profughi nei quali si assiepano quanti cercano riparo dalla siccit dellentroterra e dagli editti degli Shabaab. Le foto satellitari mostrate da un diplomatico raccontano unaltra verit: 190 insediamenti, met dei quali sorti negli ultimi due mesi. La grande parte dei senza niente arriva dalle regioni ancora in mano ai fondamentalisti. Dopo aver vietato la tv e i biscotti energetici americani, adesso gli Shabaab hanno imposto nelle scuole linsegnamento della legge coranica e dellarabo. Vuol dire condannare la Somalia allanalfabetismo: la gran parte dei docenti, infatti, sono keniani. Parlano inglese e i dialetti locali. Non conoscono la lingua del Profeta.

il ministro degli Esteri LItalia non ci lasci soli nella lotta contro i fondamentalisti islamici
DAL NOSTRO INVIATO A MOGADISCIO

CHISIMAIO
Il ministro Haji Ibrahim

GLI SHABAAB: INGLESE VIETATO NELLE SCUOLE

a situazione della sicurezza nel centro di Mogadiscio migliorata, dopo il ritiro dei miliziani al-Shabaab. Ora, per, abbiamo bisogno di aiuto. Mi rivolgo specialmente allItalia: tornate a investire in Somalia, tornate a occuparvi di noi, aiutateci a ricostruire il Paese. Il ministro degli Esteri somalo, Mohamed Mohamud Haji Ibrahim, si lascia intervistare nel grande e disadorno salone Va rimesso in di Villa Somapiedi un Paese lia, sede della presidenza del governo trandistrutto: Roma avrebbe sitorio. Unico lusso, due climatizzatori e un ruolo sette ventilatoprivilegiato ri made in China inchiodati al soffitto. A Mogadiscio le apparenze sono importanti. Perci nellangolo dove maggiore il flusso daria fresca siede una pattuglia di annoiati boiardi e di generali senza un vero esercito. Sonnecchiano, aspettando lordine di smobilitare la scenografia di una leadership compatta, costruita a bella posta per le foto di rito. Dallindipendenza ottenuta dai colonizzatori italiani alla dittatura di Siad Barre, alle alleanze dei signori della guerra, fino al governo delle corti islamiche, la storia del Paese passata da questedificio, posto su una collina da cui facile presidiare la citt o fuggire verso il mare. Qui pochi giorni fa stato siglato laccordo che prevede una nuova Costituzione, in vigore dal 1 luglio 2012, e libere elezioni entro il 20 agosto. Ministro, lei ha affermato che Mogadi-

scio completamente sotto il controllo del governo federale di transizione e della forza di pace dellUnione africana. Eppure in citt si ripetono attentati, scontri con armi pesanti, sequestri di persona. La minaccia della guerriglia al-Shabaab non pu essere ignorata ma, ripeto, Mogadiscio non affatto in mano loro. Non vedo Shabaab intorno a noi. La capitale tornata in nostre mani. Non per intero. Ci sono quartieri in cui i vostri uomini fanno fatica a entrare, cos come ampi distretti nel resto del Paese. Come pensate di liberare la Somalia? Per riconquistare tutto il territorio abbiamo bisogno di forze supplementari, di equipaggiamento extra e dunque del sostegno della comunit internazionale. La Somalia non solo un problema dei somali. E il nostro popolo non pu essere lasciato da solo in questa lotta contro i fondamentalisti islamici. Cosa vuole chiedere al governo italiano? I legami con il vostro Paese sono antichi. Legami forti, che la guerra non ha reciso. Molti qui parlano ancora litaliano e nella nostra cultura, nella nostra architettura, perfino nella nostra cucina c molto dellItalia. Per queste ragioni, nella prospettiva della progressiva stabilizzazione della Somalia, domandiamo allItalia di tornare qui. Per fare che cosa? Abbiamo bisogno di costruire infrastrutture, realizzare ospedali, scuole, porti. Dobbiamo rimettere in piedi il Paese. La politica e le imprese italiane sanno come fare tutto questo e noi, tra i partner che ci si faranno accanto, volentieri daremmo un ruolo di primaria importanza a Roma. Nello Scavo

La distribuzione di aiuti umanitari a Mogadiscio (Reuters)

DA SAPERE

Ventanni di violenza tra warlord e corti islamiche


al 1991, dopo la caduta di Siad Barre, la Somalia stata teatro di una sanguinosa guerra civile che ha fatto centinaia di migliaia di morti (mezzo milione, secondo alcune fonti) e provocato milioni di profughi. A dicembre del 1992 comincia loperazione multinazionale Restore Hope per aiutare le vittime della carestia e ristabilire la pace. La missione diventa Onu, ma ottiene scarsi risultati. Nel 1995 gli ultimi caschi blu lasciano la Somalia. Le battaglie tra le milizie dei vari warlord, i signori della guerra, proseguono facendo naufragare le iniziative internazionali di conciliazione. Nel 2001 viene creato un Consiglio di riconciliazione e di restaurazione, sostenuto dallEtiopia. Nel 2004 nasce a Nairobi un Parlamento di transizione riconosciuto dai principali signori della guerra, ma senza alcun potere reale. Nel

luglio 2006, dopo molti mesi di combattimenti, le milizie delle corti islamiche prendono il controllo della capitale. A fine dicembre del 2006, grazie allintervento etiopico, milizie legate al governo di transizione prendono il controllo di Mogadiscio. In quello stesso periodo gli Usa intervengono con ripetuti raid aerei contro obiettivi terroristici. Il 31 gennaio 2009 il Parlamento di transizione elegge come nuovo presidente della repubblica il leader dellopposizione islamica "moderata", Sheikh Sharif Ahmed, capo dellAlleanza per una nuova liberazione della Somalia (Ars) e in precedenza tra i leader delle corti islamiche. Le prossime elezioni avrebbero dovuto svolgersi questo autunno, ma Sheikh Sharif Ahmed (dato in calo nel gradimento popolare) ha convinto la maggioranza a rinviarle di un anno. (N.S.)

guerriglieri Shabaab che controllano la citt di Chisimaio, nel sud della Somalia, hanno vietato linsegnamento della lingua inglese nelle scuole della citt chiedendo agli insegnanti di sostituirla con la lingua araba. Secondo il quotidiano alQuds al-Arabi, i miliziani islamici, considerati vicini al gruppo terroristico di alQaeda, hanno intimato agli insegnanti della citt che operano nelle scuole di cessare linsegnamento della lingua inglese e di sostituirlo con quello dellarabo e dei princpi dellIslam. Eravamo soliti seguire un piano di studi nelle scuole elementari e superiori come quello del Kenya, del Sudan e della Malaysia: in lingua inglese, in modo da mettere in condizione gli studenti, in futuro, di frequentare universit straniere. Adesso non possiamo pi insegnare perch cambiato tutto e dovranno cambiare anche i nostri docenti che vengono dal vicino Kenya e che non parlano larabo. Intanto sempre ieri a Mogadiscio almeno cinque civili sono stati uccisi e tre feriti da un soldato somalo durante la distribuzione di aiuti alimentari. Il soldato che ha aperto il fuoco stato arrestato dalle forze di polizia somale subito dopo aver sparato, ha precisato un testimone, Ahmed Qumbe.

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September 12, 2011 11:01 am / Powered by TECNAVIA /

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