Il profeta dei Maya muore prima della fine del mondo Addio a Keating, papà dell’ispettore indiano Gothe

Lo scrittore Usa di origine messicana Josè Arguelles, guru della New Age e “profeta”dei Maya e della fine Lo scrittore britannico HRF Keating, autore di varie detective crime stories e creatore dell’ispettore
del mondo nel 2012, è morto a 72 anni. Arguelles, professore di storia dell’arte a Princeton e formulatore indiano Ganesh Gothe (impegnato a risolvere misteri nella città di Mumbai e dintorni), è morto a
di controverse teorie sulla “Legge del Tempo”, è stato il primo a parlare del 21 dicembre 2012 come data Londra a 84 anni. Keating pubblicò il suo primo romanzo nel 1960 e da allora ha scritto più di 50 gialli.
della fine del mondo nel libro Il fattore Maya, pubblicato nel 1987 e tradotto in 23 lingue. Oltre a saggi di storia della letteratura poliziesca, tra cui spicca una biografia di Agatha Christie.

Le nuove leve dell’opposizione

Il castrismo crollerà a ritmo di punk latino

Il dissidente cubano Fariñas spiega l’importanza dei giovani contestatori, capaci
di destabilizzare il regime totalitario di Raúl tramite la musica e le nuove tecnologie
Pubblichiamo la prefazione di Guillermo «Coco» Fariñas al vo-
lume di Lucia Capuzzi e Nello Scavo (giornalisti di Avvenire)
Adiós Fidel. Fede e dissenso nella Cuba dei Castro (Lindau, pp.
192, euro 16), sorta di affresco dell’opposizione a Fidel e Raúl
Castro. Fariñas, bibliotecario e giornalista indipendente, incar-
cerato per tre volte dalle autorità cubane come prigioniero po-
litico, nel 2010 ha ricevuto il Premio Sakharov del Parlamento
europeo.

di GUILLERMO FARIÑAS destabilizzare il totalitarismo ca-

 Studiosi e accademici di-
scutono negli ultimi anni sulla
fase storica che attraversa la gio-
ventù cubana. Il tema è caldo:
coinvolge anche la gente comu-
ne, che spesso riduce tutto alla
massima: «I giovani sono perdu-
ti». Anche la «gioventù dissiden-
te» condivide queste inquietudi-
ni. Non c’è dubbio che i giovani
abbiano un atteggiamento ribel-
le nei confronti della realtà che
hanno di fronte. Parte da questo
orientamento il loro rifiuto del
regime politico, che può assu-
mere forme più o meno evidenti:
c’è un dissenso latente e c’è un
gruppo che si dichiara aperta-
mente anticastrista.
Con l’espressione «gioventù
strista attraverso l’uso intelligen-
te delle nuove tecnologie, anche
se non disdegnano di far circola-
re volantini di denuncia per stra-
da, sfidando i fidelisti e gli infil-
trati. Giovani e giovanissimi sa-
rebbero esseri ingrati se non ri-
conoscessero l’impegno, il sacri-
ficio, le sofferenze e l’esperienza
dei veterani. Questi ultimi com-
battono da mezzo secolo la ditta-
tura e hanno sopportato pressio-
ni feroci… quando nessuno era
disposto ad ascoltarli.
Nella lotta per il sogno di una
democrazia patriottica, sarebbe
un grave errore per il dissenso
esacerbare la distanza tra giova-
ni e vecchi oppositori. La Patria
Nuova a cui aspiriamo deve na-
scere dall’unione e dal lavoro di democrazia rappresentativa?»; puntualmente dalla diaspora

dissidente» indichiamo coloro
che hanno meno di 45 anni. Una
classificazione sociologica più
che cronologica. Per le scienze
sociali, la giovinezza è la parte di
vita compresa tra i 12 e i 35 anni,
anche se alcuni studiosi la pro-
lungano fino ai 50. Il criterio usa-
to dai dissidenti cubani ricalca
questa impostazione. L’opposi-
zione pacifica nazionale si divide
in tre ampi settori ben definiti.
Quello dei giovanissimi (tra i 16 e
i 35 anni), quello dei giovani (36-
55 anni) e quello dei veterani (dai
56 ai 76 anni).
Le tre generazioni dissidenti
hanno caratteristiche e modi di-
versi di ribellarsi al regime. I vete-
rani sono in genere sfiduciati. Un
atteggiamento dovuto alle gran-
di privazioni subite. Da anni af-
frontano tradimenti, torture e
finte esecuzioni, un metodo
molto usato dal governo in pas-
sato. Essi si dedicano soprattutto
a elaborare documenti di de-
nuncia. I giovani, dal canto loro,
cercano di «riappropriarsi della
piazza». Ovvero, per reclamare il
diritto a manifestare, affrontano
con coraggio e senza armi i mili-
tari e i paramilitari schierati dalla
dittatura. Il loro obiettivo è fare in
modo che i cittadini perdano la
paura. Il timore feroce che li ha
costretti al silenzio per cin-
quant’anni. E possano alzare la
loro voce contro i repressori. I
giovanissimi, infine, tentano di
tutte le forze democratiche. Di
qualunque età. Quest’ultima è
solo una categoria cronologica.
Chiunque abbia voglia di dare
una mano con senso di respon-
sabilità, coraggio, saggezza e in-
telligenza ha il dovere di parteci-
pare.
I giovanissimi spesso usano
una doppia morale, ovvero l’op-
posizione clandestina al castri-
smo, dietro una facciata effimera
di consenso. Per questo alcune
ricerche sociologiche non li con-
siderano veri dissidenti. Quegli
stessi studi, inoltre, «dimentica-
no» di menzionare le migliaia di
adolescenti che dichiarano con
forza il loro «no» al regime. Certo,
sono una minoranza rispetto ai
veterani e agli adulti. Ma ci sono.
Affrontare a viso aperto questo
regime totalitario, del resto, non
è per niente facile per i più giova-
ni, che vivono una fase di delica-
to passaggio verso la costruzione
di un progetto di vita autonomo.
Questo implica il porsi una serie
di obiettivi individuali, per poter
soddisfare le proprie necessità
materiali e spirituali e decidere
come rapportarsi di fronte al
mondo.
I dissidenti meno anziani ten-
dono a svolgere attività civiche
contrarie alla dittatura. In genere
si tratta di un modo per infastidi-
re il governo. Che reagisce con il
pugno di ferro. Minacce, fermi,
detenzioni, pestaggi sono i siste-
“ “
 Il governo
reagisce con il
pugno di ferro.
Minacce, fermi,
detenzioni,
pestaggi sono i
sistemi abituali
con cui la
Sicurezza di Stato
affronta il dissenso.
Tanto che molti
oppositori sperano
logicamente di
poter fuggire
all’estero
. .
mi abituali con cui la Sicurezza di
Stato affronta il dissenso. Tanto
che molti oppositori sperano lo-
gicamente di poter fuggire
all’estero, in Paesi democratici, e
aspettare lì che qualcosa a Cuba
cambi. Per altri, l’esilio è definiti-
vo.
L’incertezza nell’isola è tanta.
Ognuno di noi si domanda: «Che
cosa accadrà nel futuro?»; «Sarà
necessario un bagno di sangue
per conquistare il diritto a una
«Quanto tempo ancora durerà
questo regime oppressivo?».
Tutto questo favorisce nei gio-
vani il sorgere di un atteggia-
mento che gli studiosi definisco-
no «escapista», cioè di fuga. I ra-
gazzi hanno paura di confron-
tarsi con la realtà cubana e di im-
pegnarsi per una trasformazio-
ne. Da qui il desiderio di fuggire.
I dissidenti giovanissimi han-
no tutto il diritto di lasciare il Pae-
se, se lo desiderano. È una prero-
gativa garantita dall’articolo 13
della Dichiarazione universale
dei diritti umani dell’ONU. Chi di
loro se n’è andato, se ne va o se ne
andrà sa di aver già dato il suo
contributo per costruire la Nuo-
va Patria.
Il 2010 è stato un anno cruciale
per la democratizzazione di Cu-
ba. Per molti analisti è una con-
giuntura storica unica, un’occa-
sione da non lasciarsi sfuggire.
Questo regime personalista, in-
tollerante, monolitico è stato mi-
nato nelle fondamenta da forme
di ribellione civile. Penso
all’esempio del giovane martire
Orlando Zapata Tamayo o ai cor-
tei delle Damas de Blanco, grup-
po di mogli, madri, fidanzate dei
prigionieri politici. O, ancora, a
chi ha intrapreso scioperi della
fame e della sete, alla mobilita-
zione degli attivisti in esilio.
A queste forme di dissidenza
pacifica interna, si deve aggiun-
gere l’azione di denuncia svolta
cubana nei cinque continenti.
Anche i governi, i parlamenti, i
partiti politici e la stampa inter-
nazionale hanno contribuito a
far conoscere gli orrori del castri-
smo.
In tale ambito, ha fatto un la-
voro straordinario la blogger
Yoani Sánchez. Questa comuni-
catrice sociale famosa e pluri-
premiata utilizza Internet con
grande audacia per far conosce-
re al mondo, in tempo reale, le
vessazioni commesse dal castri-
smo.
Un’opera di informazione che
ha contribuito a raccontare la ve-
ra Cuba: un’isola repressa da un
totalitarismo dinastico, in piedi
ormai da 52 anni. I risultati otte-
nuti finora sono la liberazione di
una sessantina di detenuti di co-
scienza. La maggior parte è an-
data in Spagna, che –insieme alla
Chiesa cattolica cubana – ha
svolto il ruolo di mediatore con il
regime. È stata la prima volta in
52 anni che il sistema creato da
Fidel Castro ha ceduto alle ri-
chieste umanitarie di dissidenti.
Molti di questi sono giovani.
Questi si stanno adoperando
per arrivare all’unificazione delle
diverse componenti dell’oppo-
sizione. Penso, ad esempio, a
Jorge Luís Artiles Montiel, ad Ana
Margarita Perdigón Brito, a Ro-
lando Rodríguez Lovaina e a Ida-
nia Yánez Contreras, che sono
impegnati nelle regioni centrali e
 Quando verrà
scritta la storia della
democratizzazione,
i nomi di giovani
contestatori poco
“canonici” - come
Claudia Cadelo,
Yorki Águila, i
gruppi musicali Los
Aldeanos o Porno
para Ricardo, i
cantanti El
Insurrecto e Silvito el
Libre - saranno sulle
prime pagine
orientali dell’isola.
Quando verrà scritta in modo
definitivo la storia della demo-
cratizzazione di Cuba, i nomi di
giovani contestatori poco «cano-
nici» - come Claudia Cadelo,
Yorki Águila, i gruppi musicali
Los Aldeanos o Porno para Ri-
cardo, i cantanti El Insurrecto e
Silvito el Libre - saranno sulle pri-
me pagine. È un giovane a dif-
fondere su scala nazionale la
maggior parte delle notizie