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I NUMERI
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LE GROTTE INQUINATE NEL CARSO GLI SCARTI DI CONCERIA TROVATI NEL PARCO REGIONALE DI GESSO ROMAGNOLO I RIFIUTI RIPORTATI IN SUPERFICIE DAGLI SPELEOLOGI IN TUTTA ITALIA
400 QUINTALI
130 TONNELLATE
SCARTI TOSSICI
aggi, tra cunicoli inesplorati e anfratti fangosi, chi andr mai a controllare? Del resto non esiste neanche un censimento dettagliato delle grotte italiane. Niente di pi sicuro e conveniente per liberarsi di rifiuti pericolosi, risparmiando sui costi di smaltimento illegale e mettendosi al riparo da occhi indiscreti. Dal Carso triestino, alle grotte delle Murge, di tanto in tanto vengono scoperti ogni genere di scorie: rifiuti ospedalieri, montagne di eternit, idrocarburi, olii esausti, perfino misteriosa ferraglia radioattiva. Il fenomeno, nella sua pericolosit, stato preso sul serio solo da una decina danni. Da quando per la prima volta la commissione parlamentare dinchiesta sul ciclo dei rifiuti, mise nero su bianco che non si tratta pi di cattive usanze di contadini ed allevatori che in
questa maniera si disfacevano facilmente di carogne di animali ed altri rifiuti organici. Ora si assiste allutilizzo delle spelonche per lo smaltimento abusivo di rifiuti speciali e pericolosi. Un modo per sottrarsi ai trattamenti previsti dalla legge, ritenuti eccessivamente onerosi, tanto da preferire il loro occultamento allinterno delle cavit naturali. Solo nel Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, tra Imola e Faenza, nelle settimane scorse sono stati rimossi 60 quintali di rifiuti provenienti da 20 grotte. E non ci vuole molto a capire che devesserci unorganizzazione rodata se oltre allonnipresente eternit sono stati scoperti 400 quintali di scarti da conceria, a tutti gli effetti rifiuti tossici. A volte sono a rischio, non solo lecosistema e la salute pubblica, ma perfino la sussistenza di interi territori che al turismo devono tutto. A Marina di Camerota le Grotte del Mingardo sono un deposito di veleni che appestano la ca-
verna dei pipistrelli. Gli escrementi sono il problema minore. A preoccupare la quantit di amianto a pochi passi dalla cala frequentata dai villeggianti. Quando si ha a che fare con le grotte di solito per cercare i colpevoli degli sversamenti non bisogna andare troppo lontano dalle aree inquinate. Il Carso triestino, con le sue cavit naturali, ha rappresentato per anni la meta ideale per chi voleva smaltire illecitamente rifiuti di
Dal Carso alle Murge di tanto in tanto vengono scoperti ogni genere di scarti: ospedalieri, montagne di eternit, idrocarburi, olii esausti e misteriosa ferraglia che alle analisi risulta irradiata
ogni tipo, compresi quelli tossico-nocivi. La pratica risale almeno agli anni 70. Nel 1972, dopo lattentato di "Settembre nero" alloleodotto di San Dorligo, il petrolio fuoriuscito e il terreno contaminato furono versati nel "Pozzo dei colombi", vicino a Basovizza. Sul fondo della grotta si cre un lago di idrocarburi, poi parzialmente bonificato dalla Regione. Nessun intervento invece mai stato fatto sul Pozzo del Cristo, tra Basovizza e Gropada, dove fu installato persino un comodo bocchettone per agevolare le autobotti che nottetempo arrivavano a scaricare nafta e altri scarti petrolchimici. Una serie di scempi portati alla luce dagli speleologi, che loro malgrado nel corso degli anni si sono imbattuti in scenari desolanti e altamente tossici. Per calarsi in queste cavit contaminate, infatti, occorre dotarsi di respiratore, altrimenti si resta avvelenati dalle esalazioni. Le stime dellassociazione ambientalista Gree-
naction, le grotte inquinate del Carso triestino sono 128 in 212 km quadrati, una ogni 1,65 km quadrati. Negli abissi c di tutto: non solo idrocarburi, che filtrano nelle falde sottostanti a causa dellalta permeabilit del sottosuolo, ma anche residui bellici di ogni tipo. Ovunque, tra il catrame e le immondizie, si notano numerosi bossoli e proiettili risalenti allultimo conflitto mondiale, si legge nella relazione sulla spedizione speleologica del 1998 nel Pozzo del Cristo. Che continua cos: A circa 50 metri di profondit lo stivale sprofonda in uno spesso strato di melma oleosa e rifiuti tra cui spicca una bomba a mano ancora con la sicura. E ancora: Poco pi in l si trova una pozza di olio e nafta in emulsione il cui livello molto diminuito rispetto alla nostra precedente visita (29 gennaio 1991), segno che i liquami continuano ad essere assorbiti sempre pi in profondit nel sottosuolo. Lambientalista Roberto Giurastante, che da anni conduce la sua battaglia per denunciare linquinamento portato avanti da quello che lui definisce sistema Trieste (la zona del porto stata dichiarata Sito inquinato di interesse nazionale), ha individuato una dolina riempita da inerti vicino ad Aurisina. Si tratta di una ex discarica che era gestita dalla Ecormed, una societ che collabor con il Comune di Trieste. Nel 2000, davanti alla Commissione parlamentare sulle ecomafie, il procuratore della Repubblica di Trieste la descrisse cos: Ho la sensazione che faccia parte di un oligopolio di dieci aziende raccoglitrici di rifiuti radioattivi di provenienza civile, per cos dire. Gi nel 98, Giurastante si era recato sul posto con un rilevatore di radioattivit. Trovai valori anomali, superiori a quelli naturali, sostiene. Tre anni dopo, il professor Michele Pipan, geofisico dellUniversit di Trieste, effettu rilievi con il georadar, individuando in profondit anomalie compatibili con la presenza di masse metalliche. Per accertarne la natura, servirebbero test pi approfonditi. Che nessuno si mai sognato di fare. La vicenda, denunciata alla procura da Giurastante, fu archiviata per prescrizione del reato. Lavvelenamento del Carso sembra non interessare a nessuno. Nel 2010, dopo alcuni articoli della stampa locale sulle grotte deturpate, lonorevole Ettore Rosato (Pd) rivolse allallora ministro ministro dellAmbiente Stefania Prestigiacomo uninterrogazione per sapere se il ministro sia a conoscenza del problema dellinquinamento del Carso triestino e delle dimensioni del fenomeno, e se, in tal caso, abbia valutato se tali aree possano essere inserite tra i siti inquinati da bonificare di interesse nazionale. Due anni dopo, Rosato ancora in attesa di risposta.
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Maurano, del progetto Puliamo il buio: Rischio ambientale altissimo. I veleni finiscono nelle falde acquifere
netto di casa. Non avete mai avuto il sospetto che centrasse anche la criminalit organizzata? Francamente no. Teniamo anche conto che noi operiamo in zone difficilmente raggiungibili, dove non si pu arrivare con i camion a scaricare. Ci siamo rivolti alla magistratura solo quando abbiamo rinvenuto materiale bellico inesploso. Qual il materiale pi strano che vi capitato di trovare? Una volta abbiamo recuperato car-
casse di bovini con le orecchie tagliate, per fare sparire i tatuaggi di riconoscimento. Quasi sicuramente si trattava di vacche malate e non pi vendibili sul mercato. Cos sono state macellate e smaltite a costo zero. Non per lambiente, naturalmente. Si pensi soltanto al danno per lecosistema provocato da centinaia di chili di carne in putrefazione... Le grotte-discarica sono un fenomeno recente o datato? Purtroppo una cattiva abitudine che si perde nel tempo. Anni fa, sullAppennino Matese, in Campania, abbiamo trovato carcasse di animali fossilizzate. I corpi si erano concrezionati con la calcite. Quella grotta si chiama Muriaturo, che significa Pozzo della morte, dove si buttavano i cani vecchi e malati. Alcuni con ancora il col-
lare e la catena attaccati. Che cosa fanno le amministrazioni locali per combattere questi abusi? In questi anni abbiamo verificato che, nelle zone dove interveniamo, la situazione migliora sensibilmente. I Comuni, che informiamo sulle nostre attivit, aumentano i controlli e cercano di fare prevenzione attiva sul territorio. E a livello di cultura, cosa si pu fare per cambiare questa mentalit menefreghista? Da qualche anno abbiamo intensificato i nostri interventi nelle scuole. Crediamo che si debba cominciare dai pi piccoli, i cittadini di domani, facendo conoscere loro le bellezze del territorio e anche le sue fragilit. A volte invitiamo le classi ad assistere ai nostri interventi. Quando vedono che cosa tiriamo fuori dalle grotte restano molto impressionati. La speranza che non se lo dimentichino la prima volta che devono smaltire i copertoni del motorino.
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