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attraverso la coscienza, episodi paranormali. Questa può esse­


re la spiegazione nel caso specifico.
In quanto all'uso di tali capacità, direi che non c'è una
finalità e una possibilità di sfruttamento di questa qualità,
anzitutto perché apparendo nel sogno, come premonizione,
non è guidabile: quello che si sogna non sempre si verifica,
voi avete tanti sogni, alcuni dei quali possono apparire di
natura preveggente, ma non è certo che si verifichi esattamen­
te l'avvenimento.
Il sogno adopera una maschera e può indicare anche altre
cose. Certo si può verificare quando è chiaro, è netto, ma non
saprei proprio come indicare un uso logico di tutto questo,
salvo che dal punto di vista sperimentale, come validazione,
quale prova di una facoltà extrasensoriale, che è poi anche
una delle cose per voi difficili o che difficilment e si possono
sperimentare. Questo uso scientifico del paranormale è l'unica
cosa utile di questi sogni.
Certo, se si potessero evitare certi accadimenti sarebbe
doppiamente utile, ma gli avvenimenti che devono verificarsi
spesso sono utili, come esperienza, ai soggetti che Ii subisco­
no, e dunque non sarebbe neppure etico prevenirli.
Direi che tutto sommato la cosa deve rientrare in uno status
quo della situazione, e cioè considerare questo come un feno­
meno che al massimo può essere utilizzato per la ricerc a, e
questo è tutto.
Molte volte nel corso della vita umana avvenimenti della
vita stessa possono acuire certe facoltà latenti, metterle in
luce: evidentemente c'è una latenza in costo ro e quindi de lle
qualità che non hanno mai potuto notare e che in certi mo­
menti invece emergono sotto forma di sogno e con te qu ali
devono, quindi, convivere.

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nare di un sisma quanto tempo esattamente questo impiegherà
per potersi verificare, potrebbero anche passare molti decen­
ni. Ecco perché lo considero comunque un fenomeno spiace­
vole dal punto di vista umano, ed è un errore definirlo in
questo scambio Spirito-corpo, perché prevale la capacità dello
Spirito di visionare al di là del tempo, con la difficoltà poi di
precisare il tempo preciso in cui l'avvenimento si scatenerà.

D.: A proposito delle premonizioni, il chiaroveggente può


vedere degli accadimenti che devono accadere, o può preve­
dere anche un fatto occasionale?

A.: I fatti occasionali in realtà non esistono; certo esistono


cose che non sono strettamente legate al soggetto. Il chiaro­
veggente in prevalenza legge il programma dello Spirito, e
quindi quando la vicenda riguarda la persona indicata in un
sogno o nell'atto di preveggenza, egli sta esaminando il per­
corso, per cui individua alcuni punti del percorso che non si
sono ancora realizzati, ma ripeto, non sempre c'è questa reale
coincidenza; il fattore tempo rischia continuamente che la cosa
vista non si verifichi o si verifichi al di fuori del tempo nor­
male di attesa.
II programma dello Spirito è legato a questo, la stessa morte
di ciascuno di voi non la si può prevedere con assoluta sicu­
rezza. Noi possiamo sapere che cosa dovrà verificarsi a cia­
scuno di voi in rapporto al programma, in rapporto alle parti
già eseguite del programma e in rapporto alla vostra condizio­
ne attuale, e questo lo si può vedere, lo si può capire, intuire,
prevedere.
Certo, come sapete, vi sono accidenti estranei al program­
ma e che a volte non sono prevedibili.

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L'oblio totale riguarda, naturalmente, soltanto tutti i mo­
menti in cui è connesso col cervello; fuori della connessione
l'anima sa bene quello che è, ma nel momento che vive e nel
momento che i contenuti della vita hanno un carattere storico
- perché si riferiscono ad una esperienza in corso - essa non
può utilizzare queste proprietà.
Cosa accade? Accade che questo meccanismo apparente­
mente perfetto non lo è completamente ed è perciò che io
parlo di errore.
Quando non è completamente perfetto il soggetto vivente
si riconosce con la propria coscienza che è una qualità del­
l'anima. L'incarnazione non completa sempre questo speciale
oblio dell'anima, ed allora vi sono messaggi che riescono a
passare, vi sono filtrazioni tra l'anima e la coscienza, e ciò
determina questa speciale caratteristica, a meno che non sia
stata predisposta, che cioè serva a qualcosa.
Queste predisposizioni specifiche di passaggio le possiamo
osservare in alcuni soggetti particolari, per esempio nella pro­
fezia, per esempio in alcuni mistici, oppure in soggetti che
particolarmente addestrati recuperano alla cosci enza il pro­
prio Sé spirituale.
In questi casi si rompe parzialmente la regola, perché se è
la coscienza che riesce a passare nel )'anima, cioè a percepire
l'anima, si verifica anche il contrario e cioè che l'anima possa
poi essere presente nella coscienza in maniera più individua­
lizzata, più specifica, determinando alcune delle faco ltà cosid­
dette extrasensoriali.
Naturalmente parliamo di casi speciali, parlia mo di casi
verificabili, e non si deve generalizzare il discorso.
Anche in coloro che si dedicano molto alla ricerca interiore
e che attraverso opportune tecniche accedono ad una proprie -

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verso ognuno di noi l'essere o Dio vede il tutto e in ognuno,
secondo le sue potenzialità intellettive e percettive, esso os­
serva e valuta come se all'infinito e per l'eternità ripercorresse
se stesso.

A.: In effetti tutta la manifestazione dello Spirito è una


manifestazione in un certo senso già eterna, già scritta, pos­
siamo dire, anche se non si è ancora realizzata, e dunque c'è
un continuum di andata e ritorno tra lo Spirito e Dio, per cui
possiamo dire che ogni cosa è già avvenuta e ogni cosa è già
esistente, anche se non è ancora avvenuta e ancora non si è
realizzata, e questo apparente paradosso si inscrive nella logi­
ca del concetto di eternità e di infinitezza.
Quando noi diciamo che lo Spirito si evolve, che dunque si
trasforma, in realtà noi diciamo una cosa esatta, ma contem­
poraneamente dobbiamo sapere che il principio di eternità di
cui ciascuno di noi è portatore, implica contemporaneamente
che ogni cosa è già nello Spirito, quindi quando parliamo di
finitezza, quando parliamo di determinazione, quando in qual­
che modo imbrigliamo il divenire, tutte le cose che esistono,
noi compresi, sono già esistite, e tutto ciò che avverrà nel­
l'ambito della nostra evoluzione è già accaduto.
Questo concetto non è tanto facile da poter essere capito,
perché da una parte c'è il principio della libertà: ma come, mi
si dirà: "il principio della libertà è allora una finzione, é
una maschera, non è un principio reale?".
Qui c'è un nodo di passaggio che lo si può soltanto intuire.
Nella vostra vita fisica in realtà ciò che accadrà domani è già
inscritto nel vostro presente. Qualcuno che osservasse l'uomo
potrebbe dire: quell'uomo rispetto all'eternità è già morto, oppure
potrebbe dire: le cose che dovranno accadere sono già presenti.
In altri termini io faccio due operazioni: una è quella di
contemplare, diciamo così, l'eternità del mio stato, e questa è
una visione interna che ho la capacità di avere perché la mia
natura, le mie qualità, le mie funzioni, le mie proprietà mi
consentono di avere la visione dell'eternità, una visione cioè
a dire matematicamente infinita, che non sto definendo spaziale,
ma matematicamente infinita.
In questa visione matematicamente infinita io posso rego­
lare il ritmo di questa visione in maniera da fermarla nel mio
stato di coscienza che apprende la sospensione alla seconda
visione di questa sospensione, nella quale io mi ritrovo e mi
riconosco come unità e come soggetto che sta pensando la
visione eterna.
A questo punto riconosco anche che il procedere in questa
visione eterna è un procedere che dipende esclusivamente dalla
velocità con cui mi muovo, dalle opzioni che incontro, dalle
infinite possibilità e varianti che la visione stessa possiede e
contempla.
Questo procedere nella valutazione e attualizzazione di tutte
le alternative, delle infinite alternative possibili, costituisce la
mia libertà, perché a seconda di quello che potrei chiamare il
comportamento del mio stato di coscienza, del mio stato di
essere a questo punto, a seconda di tutto ciò io posso viag­
giare ad una diversa velocità, questa diversa velocità è confor­
me alle diverse velocità con cui si muove il mondo meccanico
dell'Universo.
In questa le funzioni della mia struttura, ciò di cui io sono
costituito, sono conformi al movimento dell'Universo infinito,
perché come abbiamo detto altre volte, la natura della mia
struttura cosiddetta spirituale è simile alla natura cosiddetta
materiale dell'universo meccanico.

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esseri, diciamo così, spirituali, o per lo meno siamo formazio­
ni speciali di energia che poi gli uomini chiamano Spirito o
Anima, ma si potrebbero utilizzare varie altre denominazioni.
Siamo formazioni speciali di energia con una serie di pro­
prietà che l'Universo non ha per le quali possiamo utilizzare
varie denominazioni e le chiamiamo spirituali, sacre, e le
chiamiamo dell'anima, ma ovviamente queste sono defi nizio­
ni umane.
La realtà è che noi siamo un coacervo di energia con delle
proprietà diverse, non vorrei dire speciali, ma in ogni caso
diverse, che diventano speciali perché contengono la qualità
del giudizio e la capacità di formulare nel proprio ambito un
programma in cui sono previste infinite opzioni.
Questo costituisce il nostro libero arbitrio, quindi siamo
confezionati per così dire in maniera deterministica, perché sia
dove andiamo e sia qual è la finalità, oppure il fatto che la
nostra energia qualitativa sia eterna, sono fatti predeterminati,
che non dipendono da noi, noi ci siamo ritrovati così, siamo
così, non lo abbiamo cercato e non lo abbiamo voluto, nessu­
no di noi ha deciso di poter essere uno Spirito, quindi siamo
il risultato di un processo obbligato.
Si dirà: una volontà di Dio. Sono concettualizzazioni, direi
molto umane.

D.: La nostra realtà, la realtà dello Spirito è una realtà in


cui non e' è un determinismo, e'è un continu o discoprirnento
della realtà, è una interpretazio ne della realtà e della cono­
scenza, quindi in fondo questo determinismo non è cosciente
nello Spirito.

A.: Non è cosciente, però lo Spirito lo sa.

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di un Dio personalizzato che cade, ma di una esistenza ante­
cedente no, perché in ogni caso noi siamo il risultato di un
insieme di forze o di una qualità da cui promaniamo e nella
quale siamo, che noi definiamo Dio.
Essere sempre in Dio poi coincide col concetto che nulla è
fuori di Dio e tutto è in Dio, questo mi pare ovvio; è i I Dio
personale che cade, ovvero insorge un'altra possibile defini­
zione alla quale l'uomo non può accedere, perché il Dio di cui
si sta parlando e lo si sta personalizzando ha in sé una defi­
nizione a dir poco assurda, e cioè il Dio personale che sta lì
è un Dio infinito: se è infinito non è più individuale né
individualizzabile, o è infinito o non lo è, se è infinito non ha
limiti e contorni che lo rendano in qualche modo visibile an­
che concettualmente, quindi si tratta di un Dio infinito.

Questo passaggio lo Spirito lo intuisce, ma non lo percor­


re, lo Spirito lo intuisce e lo sente in sé, sente in sé il legame,
perché lo Spirito sa che è in Dio ma contemporaneamente ne
è staccato, sente di essere contemporaneamente in Dio ma sa
anche di essere una unità auto-pensante, con una individ ualità
che lo separa dal tutto, sa che egli è separato dal tutto ma sa
anche contemporaneamente che questa separazione non è as­
soluta, perché è comunque legato a tutta la struttura della
realtà.
Dunque la sua individualità non significa indipendenza come
potete pensarla voi uomini, è una indipendenza puramente
concettuale, ma nella realtà non è una indipenden za assoluta .
Noi non potremmo esistere senza il contesto, perché noi di­
pendiamo dal contesto, è come se si dicesse che potrebbe
esistere una mente di tipo umano senza il suo cervello , o che
potrebbe esistere il cervello senza una scatola cranica che lo

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e che anche noi abbiamo detto, c'è di fatto però che, essendo
la sua identità di natura infinita, di lui continua a non potersi
dare una definizione.
Questo è anche per lo Spirito, però mi accorgo che ci
stiamo riferendo ancora a categorie umane: è vero che di Dio
non possiamo dare una spiegazione, ma ciò solo in un lin­
guaggio temporalizzato e spazializzato.
Lo Spirito invece ha di Dio una intuizione; questa intui­
zione (qualcuno potrà anche chiamarla visione), è lo stato di
grazia di una percezione trascendentale estremamente avanza­
ta che l'essere, cioè il soggetto che stiamo chiamando Spirito,
ha della sua infinitezza e della sua natura originaria.
Se posso dirlo con parole un po' più romantiche, Dio è il
"sogno" trascendentale dello Spirito, è cioè qualcosa che Io
Spirito ha dentro di sé ma che non può fissare in un contorno.
Devo però dire che la differenza tra il sogno dello Spirito
e il sogno dell'uomo qui diventa enorme, perché il sogno
dell'uomo è un sogno che è comunque fisicizzato.
Voi sognate cose, persone, situazioni, ambientazioni, certa­
mente non definite, a volte sconcertanti, a volte rarefatte, ma
sono comunque immagini rappresentate e rappresentabili nel
sogno, ché altrimenti non ve ne accorgereste neppure, tra l'altro.
Il sogno dello Spirito è un sogno per qualità, mentre nel­
l'uomo è per quantità, oltre ad essere anche di qualità. Il
sogno dello Spirito è il presentire che l'oggetto, il contenuto
di questo sogno non ha alcun carattere temporale e spaziale,
ma ha un carattere significante, con una forte capacit à di espri­
mere la presenza.
Lo Spirito quindi che sogna Dio in realtà è come se vedes­
se Dio, tranne il fatto che lo Spirito non vede perché non è un
vedere con gli occhi, è un sapere innato che promana dalla sua

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D.: Ma l'uomo cerca Dio forse perché ha 1111 souile d11b­
bio che non ci sia?
A.: L'uomo cerca Dio perché vuol essere rassicurato che
esista qualcuno che pensi a lui. Potrei dire che Io Spirito non
cerca Dio perché egli stesso è qualità di Dio, anche questo si
può dire e non è scorretto dirlo.
D.: Puoi chiarire la possibilità che ha lo Spirito di inter­
venire sulla realtà materiale, i meccanismi con i quali può
modificare uno svolgimento materiale e quindi anche la 110-
stra realtà?
A.: Lo Spirito ha poche possibilità di intervenire sulla
materia, e tanto più lo Spirito è per così dire spiritualizzato,
meno ne ha. Diciamo che lo Spirito può intervenire nel suo
programma, non nel programma altrui, salvo casi speciali.
D.: Come programma colletlivo, per esempio?
A.: Come programma collettivo sì e no, questo accade
naturalmente nella predisposizione di certi eventi storici che
possono essere utilizzati dallo Spirito, lo abbiamo detto altre
volte, vi sono cicli storici che possono essere modificati dicia­
mo dall'alto rispetto alla Terra, ma più che altro il livello di
modifica si ottiene con altri risultati, per esempio come quello
di una incarnazione di un numero elevato di Spiriti di un a
evoluzione diversa che nel tempo riescono a modificare le
condizioni storiche di una realtà, di un pianeta, di una materia.
D.: Pensavo che, avendo nella sua coscienza la conoscen­
za di idee semplici, lo Spirito potesse intervenire dove quest e
idee semplici si accostano per produrre una realtà.

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A.: Certamente, sono sistemazioni del linguaggio, perché
anche quando parliamo dello Spirito allora dobbiamo dire
giocoforza che lo Spirito è l'effetto di un determinismo, per­
ché se siamo stati fatti eterni o infiniti o tutto quello che ci
volete mettere dentro, non c'è dubbio che, essendo stati fatti,
la nostra realtà è stata predeterminata da qualcosa, da qualcu­
no.
Però se è pur vero questo, perché indubbiamente d a questo
punto di vista è anche vero, tutto l'Universo è l'effetto di un
determinismo la cui causa è a monte.
Ciononostante il principio del determinismo viene ad essere
neutralizzato, e quindi viene a congiungersi col principio della
libertà se vogliamo dello Spirito, del libero arbitrio. Viene ad
essere neutralizzato anche dal fatto che noi siamo sempre stati,
potenzialmente, e quindi si neutralizza il determinismo, o al­
meno ci si rende conto che parlare di determinismo e parlare
di libero arbitrio significa parlare di due concettualizzazioni in
un certo senso inesistenti.
Poi è logico che quando la coscienza invece esamina se
stessa, ricompone i termini della questione, ma soltanto
funzionalmente ad un modo di potere intendere la funzionalità
degli opposti in segmenti molto determinati del!' esistenza, ed
allora in questi segmenti io posso riconoscere una mia evolu­
zione inferiore a quella di un altro Spirito, perché sto esami­
nando segmenti di un infinito, ma appena ritorno nell'infinito
questa contrapposizione suona francamente ridicola.

D.: Ho riflettuto sulfatto che noi esseri umani conosciamo


per immagini, la realtà è una immagine, ma non nella sua
essenza, noi stessi abbiamo una idea di noi ma non sappiarno
bene come siamo, la stessa conoscenza degli altri è anche Ull

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A.: Sì, ma non l'affettività nel senso di affetto, affettività
è il porsi in rapporto e in relazione con le cose, non c'entra
il caricare le cose di una affettività come affetto.

D.: Porsi in relazione con le cose al fine di... ?

A.: Al fine di poterle interpretare, al fine di poterle visionare,


al fine di poter dar loro, appunto, un significato dentro. Il
significato non è una immagine, è una percezione.

D.: Però io di quella cosa 11011 colgo 1 'essenza.

A.: È con l'immagine che non cogli l'essenza, ma le rela­


zioni non sono soltanto per immagini, altrimenti non si coglie­
rebbe mai l'essenza di nulla; l'essenza è quindi la capacità, in
questo caso, di poter entrare nelle cose, di poterne intuire i
contenuti. Questo avviene attraverso una capacità che è di
natura trascendentale, in cui ogni aspetto del sensorio scom­
pare, non è più attraverso i sensi.

D.: Non è più attraverso il cervello.

A.: Se stiamo parlando dell'uomo è attraverso la mente, se


stiamo parlando dello Spirito è attraverso la qualità propria
dell'essere spirituale.

D.: Volevo chiarirmi questa possibilità che 1'1101110 non lw


e che invece lo Spirito sì.

A.: L'uomo non ha, ma l'uomo può avere, l'uomo può


entrare nelle cose.

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A.: La capacità speculativa, l'avanzamento della tecnica, e


dunque l'intuizione è un modo speciale del la mente di lavora­
re, che poi si tratti di una origine spirituale o meno, questo è
un altro problema.

D.: Però ognuno di noi rispetto a se stessi ha una imma­


gine di sé che non arriva alla sua realtà essenziale, perché
è coperta da meccanismi di difesa, da condizionamenti, ognuno
di noi si prefigura una sua i mmagine.

A.: Ma vedi, la v1s1one e la definizione corretta di ciò


sarebbe quella di dire: ogni essere umano h a la possibilità di
avere una visione di sé, e questo fatto è scientificamente ac­
certato.
Sono i contenuti che non sono accertabili in maniera ogget­
tiva, ma il fatto che ciascuno possa avere e anzi debba avere
una visione di sé, è un fatto che la scienza non può verificare
ma che deve accettare perché fa parte del principio stesso
della ricerca.
Ogni ricercatore parte da una idea, e 1'idea è un modo
personale di avvicinarsi ad un determinato problema, quindi
bisogna sempre fare molta attenzione a non demonizzare la
scienza, perché sembra che essa non possa dare certezze per
quanto riguarda l'ambito spirituale, ma è l'umanità che ha
delegato alla scienza questo limite, ed ha detto: devi fermarti
qu1.
La scienza non ha colpa di questo, cioè l'istituzione, il
metodo della scienza non ne ha colpa, è il limite che l'umanità
ha posto attraverso particolari visioni del mondo, ha delegato
a ciò che poi ha chiamato scienza.

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di questa cosa astratta di cui spesso vi riempite la bo cca senza
sapere b ene che cosa state dicendo .
Si dà il caso che ciò che voi definite astratto e siste nel
concreto , ma non e siste nella forma, n ei t empi e nei luo ghi e
nelle immagini che vi siete dati, e allora qui co mincia la vo stra
diffico ltà, vo stra nel senso umano , perché tutta la materia
astratta non va più pensata nella concre te zza dell e forme d e l
tempo e delle def inizioni de l linguaggio, ma va pensata utiliz­
zando una serie di catego rie di cui non siete padroni, cio è le
categor i e appunto astratte che sono le metafore, che so no le
simbologie, che so no i rimandi continui a perce zio ni che no n
si reggono più su numeri fissi ma si reggono su nume ri infini­
ti.
Ecco la diffico ltà, una difficoltà che è di tipo umano , ma
all'inte rn o della tip ologia umana si lega però anche ad una
disabitudine o un non apprendimento di far funzio nare la mente
su categorie perce ttive e intuitive che non po ssedete, ch e no n
ave te appreso, a cui non sie te preparat i, no n sie te ese rcitati.
Quando poi all'interno di quest e catego rie astratte l'intui­
zione si spinge molto più avanti, è chiar o che si genera una
dispersione.
È un po ' come ascoltare una musica soltanto con le o re c­
chie, oppure asco ltare la stessa musica all'interno di una cul­
tura musicale, di una sensibilizzazio ne musicale.
La sensibilizzazio ne mus icale non è più soltanto il linguag­
g io della musica, ma è la connotazio ne a cui il linguaggio
della musica rinvia' ad un altro che è fuo ri dal lingua gg, io che-
è, appunto, un tipo di percezione a cui l'orecchio in s e no n
e

abilitato , perché non è più il problema di po ssed�i:e_ du �i� �:


e e

que a
chie, è il problema di po ssedere quell'altra sensbtlita,
tra capacità.

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Spirito sufficientemente evoluto, altrimenti non sareste qui e
non sareste rimasti qui per tanto tempo, tanto è vero che
molto spesso voi trovate che quello che dico risveglia in voi
degli echi profondi come se non fossero cose del tutto nuove,
come se le aveste sempre sapute, ma non riuscivate a dar loro
un ordine. Poi molti di voi sono testimoni, ma proprio nel
senso che era programmato questo incontro per cui sareste
diventati i nostri testimoni.
Dunque dal punto di vista spirituale, direi, che avete tutte
le caratteristiche per poter fare molto di più, ma molto di più
proprio rispetto alla vostra vita, al vostro modo di essere, al
vostro modo di sperimentare la vita che è quello che poi non
sapete fare, in realtà, cioè di acquisire nuove conoscenze.
Qual è l'elemento che principalmente vi incatena alle diffi­
coltà di operare una trasformazione profonda? Non voglio
nemmeno dire completa, parliamo di trasformazione, poi ognu­
no se la fa più o meno completa secondo le sue caratteristi­
che.
L'elemento fondamentale è un elemento di natura psicolo­
gica, non spirituale: voi siete incatenati alle prime modalità di
vita che vi hanno dato quando siete nati, siete bloccati dai
modelli iniziali, che sono quelli che vi impediscono ooo bb i ' 0
comunque rallentano, una vera trasformazione.
Nei primi anni di vita vi hanno plasmato il carattere, tutto
vi hanno dato, i codici di comportamento e voi avete ingloba­
to, assimilato le istruzioni per la vita e non riuscite più a
sganciarvi da quei codici. La vita del bambino rappresenta,
come ormai sapete, i momenti in cui si forma l'adulto.
Quello che mettete nella terra come seme, quella pianta
uscirà e non un'altra pianta; perché esca un'altra pianta dove­
te fare un trapianto. Cioè dovete sostituire quei codici con

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Alla fine voi siete infelici; la cosiddetta felicità dei codici di
comportamento in una società di consenso non vi rende felici.
Voi potete attraverso il consenso a questo rapporto cli con­
senso, diventare anche importanti, arricchirvi, far danaro, ma
la felicità, voi sapete non è questa, la felicità coincide con
l'autorealizzazione, non con il danaro o con il livello sociale
raggiunto. Queste cose rappresentano gratificazione, vi danno
benessere, vi possono dare tranquillità, ma non vi danno felicità.
La felicità è sempre essere se stessi e continuare ad esserlo
in tutti i momenti della vita, ma quale se stesso? Non il se
stesso dei codici però perché i codici sono una imposizione
che viene da fuori; il codice non tiene conto di quello che è il
tuo programma interiore, cli quelli che sono i tuoi bisogni reali
profondi, che ti vengono dai nuclei di libertà che hai dentro, dai
nuclei di conoscenza, cioè in fondo dai bisogni dell'anima cli
conoscere. I codici impediscono all'anima cli essere se stessa,
le chiudono la porta, perché l'anima è essenzialmente libertà
e desiderio di controllo, di verifica, di esperienza.
I codici creano i simboli; disinnescando simboli e codici e
sostituendoli con altri in cui ci siano più opzioni, più ricchez­
za di scelte, più possibilità, più voglia di conoscere, più de­
sideri da soddisfare, voi riempite la vostra vita, che da pas­
siva diventa attiva.
Allora l'analisi è programmare il cambiamento e significa
cominciare a farlo vedendo gli ostacoli personali. Perché voi
dovete esaminare gli ostacoli uno per volta ed escogitare
tattiche e strategie per aggirarli o superarli.
Io vi assicuro che se ogni codice di comportamento viene
sostituito da un altro codice che procura più piacere, pit1 gio­
ia, più felicità, voi ottenete una sostituzione simbolica vale a
dire scardinate il vecchio nucleo e lo sostituite con un altro.

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li omologa rendendoli schiavi di sé, cioè li assorbe, ne fa
diventare pedine che si muovono secondo le regole: questo
non è un bel vivere.
Certo la vita sociale ha anche le sue regole giuste, queste
vanno utilizzate, vanno condivise, vanno rispettate. Ma che
cosa voi condividete in realtà con la società che è fuori di voi?
Io vi sento continuamente protestare, vi sento continuamente
dire che fuori c'è una società ingiusta, una società che ruba,
che ci sono religioni che oltraggiano la libertà, che vi sono
stati totalitari che uccidono e torturano, che vi sono i ricchi
e i poveri, che vi sono ingiustizie, che vi sono cattiverie, che
vi sono invidie, io vi sento sempre dire questo.
È questa società che voi condividete? Siccome voi prote­
state continuamente, allora dovete avere il coraggio di dirve­
lo. Se questo tipo di società, culturale, religioso, sociale,
antropologico, voi non lo condividete, perché allora lo rispet­
tate, perché allora non volete il cambiamento? Perché avete
paura, allora volete ancora il consenso di questo tipo di so­
cietà che vi obbliga ad essere ciò che non dovreste essere.
Qui vi dovete mettere d'accordo con voi stessi. O la smet­
tete di protestare e vi tenete la società che avete, la condivi­
dete, le ubbidite, rispettate le sue leggi, rispettate i suoi mo­
delli, i suoi codici, rispettate la cosiddetta stima che la socie­
tà vi dovrebbe dare; parole del tutto inutili, perché non ho mai
visto una società che stima un soggetto singolo.
Allora mettetevi d'accordo, perché altrimenti voi siete fal­
si; voi sapete che fuori di voi ci sono tutte queste cose e
continuate a seguirne tutte le regole pedissequamente. O ra il
coraggio deve derivare anche da questo: dalla presa di co­
scienza che voi siete dei soggetti che devono condividere al­
cune cose fondamentali: essere se stessi, essere liberi, posse-

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Lasciate che l'anima esprima le sue esperienze. Certo non
l'esperienza di uccidere, non l'esperienza di rubare, perché
l'anima vive secondo il principio di non fare agli altri quello
che non vorrebbe fosse fatto a se stessa.
Questo è l'unico comandamento, tutti gli altri sono retori­
ca. Questo è il vero comandamento perché riassume in sé
elementi psicologici, elementi morali, elementi sociali, elementi
storici e diventa una misura con cui confrontarsi durante tutta
la vita. Fare agli altri quello che vorresti ti fosse fatto e non
fare quello che non vorresti ti fosse fatto, implica tutto, implica
il rispetto degli altri, l'amore, la dolcezza, la gentilezza, l'af­
fettuosità, il soccorso, la giusta parola, l'aiuto, l'aiuto econo­
mico, e questo lo sottolineo al primo posto mentre voi lo
considerate sempre l'ultimo nella vostra retorica. Voi aiutate
tutti, purché non ci sia in mezzo il danaro.
Allora io questa volta capovolgo: il danaro non è importan­
te, d'accordo, però mettiamolo al primo posto, poi dopo ci
mettiamo l'amicizia, l'affelluosità, perché la gente per prima
cosa ha bisogni elementari che non riesce a soddisfare e quasi
sempre delle vostre buone parole non sa che farsene, perché
ha bisogno di altro.
Poi quando avrà anche soddisfatto il proprio ventre può
darsi che accetti anche la buona parola, ma la buona parola
non vi costa niente e questo non è il vero bene; dando soltan­
to la vostra parola questo diventa un meccanismo per non
dare il vostro danaro. Credo che più chiaro di così non si
possa dire.

D.: Penso che presupposto eliminabile per il cambiamento


è la conoscenza, perché non si p11ò cambiare ciò che 110n si
conosce, quindi tu parlavi dei codici dentro di noi, che ormai

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- -- ______
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quindi diventa difficile, ma già una prima sbozzatura di se
stesso ciascuno la fa. Si sa che si è deboli, che si è iracondi,
cioè gli aspetti caratteriali ad esempio, questi emergono facil­
mente. Se una persona è aggressiva, se una persona è cattiva,
se ama il denaro, se una persona è fortemente legata direi, a
delle forme coatte di comportamento, se riesce ad essere sgra­
devole, se non sa esprimersi, se non sa comunicare i sentimen­
ti, se non sa capire quelli degli altri, una mappa il soggetto
la fa da sé. Quindi una prima analisi si riesce a fare. In genere
quelli che tu chiami gli imprinting in età fetale costituiscono
poi il carattere.
A volte osservate bene la memoria che avete di vostra madre
e di vostro padre, quasi sempre i loro difetti, sono anche i
vostri, perché sono stati trasmessi fatai mente. La madre e i I
padre trasmettono se stessi alla prole. Questo è un piccolo
trucco, se avete conosciuto bene i vostri genitori voi conosce­
te bene anche i loro difetti e i loro pregi, anche se questa è
una valutazione della cultura dominante e forse in parte an­
che sbagliata, ma in gran parte gli aspetti caratteriali voi li
conoscete.
Voi sapete quali sono stati i difetti di vostra madre, quasi
certamente li avete anche voi, perché il bambino copia incon­
sciamente: è questo l'imprinting, il copiare un comportamen­
to, imitare un codice che poi diventa proprio. Ed allora co­
minciate a fare questa verifica: ma io sono come mia madre e
mio padre? Se è sì, che cosa era sbagliato in loro e che è
sbagliato anche in me? Come correggere questo? Quale vio­
lenza debbo fare a me stesso, perché quasi sempre dovete fare
violenza a voi stessi?.
Ed allora contro quel comportamento qual è il modello
alternativo? Il modello alternativo sarà il modello che deve

44
così che funziona, se vi aspettate che qualcuno vi sollevi a due
metri e dieci, state sicuri che rimarrete sempre a trenta cen­
timetri e più di trenta centimetri non riuscirete a fare, e magari
inciampate pure in quei trenta centimetri.
Allora il discorso è di volontà, di determinazione, di corag­
gio, di voglia di farcela; dovete caricare, direi, il vostro gesto
di tutta la pulsione, di tutta l'energia necessaria e come quan­
do date un pugno a qualcuno, a un lottatore che deve abbat­
tere un altro, (faccio l'esempio olimpionico perché mi sembra
il più adatto) perché è lo stesso sforzo, la stessa fatica; nes­
suno nasce già saltando due metri e dieci o abbattendo un
avversario alla lotta, ma si diventa e nel momento in cui bi­
sogna piegare il braccio dell'avversario, bisogna trovare la
passione, la voglia, bisogna già vederlo piegato quel braccio.
Il coraggio dell'azione che si esplica in tutte le cose: fisico
e mentale qui si unificano, perché stiamo parlando di compor­
tamenti mentali, non stiamo parlando di comportamento spi­
rituale, ma di comportamenti mentali. Se il comportamento
mentale si associa anche ad una qualità spirituale, si comple­
ta, ma il superamento è di natura psichica, non è di natura
spirituale. L'anima non si pone problemi morali, non si pone
problemi etici, ma sono problemi esperenziali che può eseoui­
re attraverso il corpo. Quindi è il corpo che deve essere ;tto
a che l'anima o lo spirito, manifestino la loro volontà e allora
dobbiamo dare al corpo, e per corpo intendo anche la mente
che appartiene al corpo, gli elementi sufficienti per andare al
di là dell'ostacolo. Perché voi ci dovete andare al di à del­
l'ostacolo con la mente e con il desiderio, poi col gesto reale.
li gesto reale è la conseguenza di un ostacolo che deve essere
supe rato nell'intenzionalità, nel desiderio, nella voglia, nella
decisione che si sta facendo una esperienza che porta ad un

46
D. Ma i difetti dei genitori il bambino li assimila sempre
oppure può avere una reazione?

A.: No non ce l'ha una reazione, fino a una certa età non
ha reazione, assimila il modello e basta, non ha capacità cri­
tica il bambino, quindi non può avere reazioni. Lui crede che
quello sia il giusto comportamento perché le persone adulte,
e quindi in questo caso i familiari, rappresentano per il bam­
bino la massima protezione, rappresentano per il bambino, la
massima affettività: per un bambino piccolo il genitore è
l'onnipotenza, sa tutto, fa tutto, perché il bambino è legato al
genitore per la sua sopravvivenza.
La madre gli dà mangiare, lo allatta, il bambino sente che
se non si avvicina al seno può morire, entra nel panico, nel
terrore, quindi prende qualsiasi cosa il seno gli dà: il latte
buono, il latte non buono, e quindi gli trasmette i suoi condi­
zionamenti, i suoi pensieri, le sue nevrosi, il bambino assimila
tutto, è praticamente una spugna da questo punto di vista.
Non ha capacità critica. Come potrebbe averla quando i
codici di comportamento in casa sono soltanto quelli della
famiglia e non ce ne sono altri? In un certo senso è anche bene
che non ce ne siano altri, perché altrimenti il bambino entra in
confusione. Molte patologie mentali dipendono infatti da ostru­
zioni incongrue o molteplici. Se il padre dice una cosa e la
madre ne dice un'altra il bambino entra in confusione mentale ,
non sa più qual è la verità, non sa più qual è la linea da
seguire, entra in confusione, entra precocemente in una pato­
logia.
Ecco perché generalmente padre e madre, dovrebbero sem­
pre evitare confusioni didattiche. Uno soltanto o tutti e due in
accordo devono dare le istruzioni a prescindere che poi siamo

48
A.: Le cose stanno così. Un bambino che reagisce bene
quando entra in contatto con la società attraverso la scuola,
attraverso altri meccanismi, che comunque entra in contatto
con la società, con altri bambini e quindi si accorge della
diversità dei modelli, tutto questo avviene a livello inconscio,
finisce col crearsi anche degli anticorpi verso la famiglia e se
viene anche aiutato a farlo.
Ecco perché poi tutti i figli entrano in conflitto con i propri
genitori; è difficile che non entrino in conflitto, non è un mec­
canismo perverso, è un meccanismo sano. Quasi tutti i figli
desiderano lasciare la casa materna e paterna, anche questo è
un meccanismo sano, però bisogna poi andare a vedere quanta
maturità abbiano raggiunto per poter svolgere da soli il resto
della vita. Direi comunque che l'esperienza diventa sempre
positiva quando si ha una famiglia che, per esempio, è disfun­
zionale, una famiglia che è incongrua o quando i conflitti sono
troppo evidenti.
Ma in linea di massima diciamo che il processo critico poi
comincia ad una certa età e quindi il rapporto con la famiglia
di origine diventa un rapporto che è precario e che si muove
più sulla nostalgia e sulle abitudini che in modo realmente
affettivo, devo dire. Questo generalmente, non sempre co­
munque. Poj ogni persona è un caso, ogni famiglia è un c aso.
Ma nel modello generale di cui abbiamo parlato sicuramente
è così, fino ad arrivare ad un vero e proprio rapporto di op­
posizione o di odio fra figli e genitori che sono l'esito di con­
flitti che non si sono mai risolti nel corso della vita.

D.: Penso che poi si possa capire che rUiutando coscien­


temente, a un certo punto della vita, il modello familiare si
rifiuta in toto anche parte di se stessi?

50
C'è un fluido consenso che le anima e quindi espungere da
sé una parte fa entrare in crisi anche il resto. Se naturalmente
l'operazione viene fatta però con sostituzione delle parti, con
altre funzionanti tutto questo si attenua, ma in un primo
momento ci si sente un po' sperduti e un po' dispersi come se,
in effetti è così, si fossero persi alcuni ancoraggi quando gli
altri non si sono ben radicati. Ma appena si radicano produ­
cono piacere, producono gioia, producono direi nuove com­
pensazioni.
Questo fenomeno poi si attenua e quindi la crisi iniziale si
placa, ma all'inizio ogni cambiamento, essendo un lavoro pro­
fondo, provoca sofferenza, provoca dubbio, paura e tutte le
cose che abbiamo detto. È allora che è necessario insistere.

D.: Credo che sia importante capire un po' come funziona


il nostro cervello, la nostra macchina emotiva, perché alla
fine diventa una partita a scacchi, in questa scacchiera.

A.: È una strategia, e non a caso ho detto strategia: ci sono


le strategie anche quando si prova un nuovo modello che è
un modello difficile da recepire, bisogna sostituirlo, bisogna
crearsi delle giustificazioni, degli alibi, bisogna aspettare, bi­
sogna cogliere le parti più piacevoli, mettere in ombra quelle
spiacevoli
. perché appunto si manifestino soltanto le parti oora-
devoli, poi bisogna ritornare sul modello, ripeterlo molte volte
finché come un chiodo deve conficcarsi finch é non arrivi
completamente dentro.
Allora tutto questo appunto è un lavoro qualche volta ter­
ribile secondo la costruzione che si ha di sé.

52
Quante volte avreste voluto diventare dei bravi atleti e non
avete mai avuto il coraggio oppure la voglia, la volontà di ·
cominciare. Insomma non le avete fatte le cose che avete
perduto.
Ma quante cose ancora ci saranno da fare, voi non lo sa­
pete quanti anni dovete vivere e quindi potete raggiungere la
vecchiaia e ogni cosa ha il suo tempo, le cose che può fare un
vecchio, non sono le cose di un giovane e viceversa.
Non sono migliori o peggiori, sono semplicemente diverse,
sono altre cose e al Iora correggere e recuperare, verificare,
provare e riprovare le parti di voi che avete l'età giusta per
farle, poi programmare le altre e quando dovete effettuare gli
altri cambiamenti, questa volta non voluti, ma obbligati perché
è l'età che ve li impone e non potete fare le cose di quando
avevate vent'anni. Predisponetevi a pensare: "quando ne avrà
' ?"
sessanta, settanta, ottanta cosa fiaro.
Certo non Io sapete se arriverete a quelle età, ma che im­
porta, già progettando voi vi proiettate in avanti, vi includete
nel mondo anziché escludervi. La bellezza della vecchiaia è
che si resta inclusi nel sistema della vita e quindi progettare
significa anche sognare, significa anche desiderare, certo non
in modo patologico, ma in modo sereno, convincente.
Non aspettate insomma che sia la vita a reclamare il vo­
stro impegno e la vostra adesione, siate voi a scegliervi fin
da ora i modelli cercando di approfittare delle cose che non
avete fatto per farle oggi e nel vostro futuro. Certo meglio
oggi, perché il vostro futuro non lo conoscete, ma quando
non si può si lascia al futuro e al proprio destino.

D: - Tornando alla domanda iniziale: era previsto questo


cambiamento? lo ritengo che il cambiamento che sostieni tu,

54
per noi significhi il passaggio da testimoni a qualcosa altro,
cioè a una attività che fa superare la testimonianza, rispetto
al nostro gruppo.

A.: Stai parlando sempre durante la vita, non il cambia­


mento della morte?

D: Cioè praticam.ente noi siam o . stati testimoni fino a un


certo punt o, tu poi hai insistito molto su questo ca,nbimnen­
to. Era previsto?

A.: Il cambiamento non è previsto, il cambiamento è una


legge necessaria, quindi non si prevede.

D: - No, volevo dire rispetto ai nostri cambiamenti che


non si sono verificati.

A.: Non si sono verificati cambiamenti sul piano umano e


spirituale, non si sono verificate le vostre adesioni e il vostro
lavoro intorno alle nostre idee. Questo non si è verificato.
Questa è una cosa che voi avevate deciso però, avevate tutti
deciso di lavorare intorno a queste idee, ma nella maggior
P_arte dei casi, non per tu tti, non si è verificato, quindi siete
rimasti soltanto spettatori e testimoni.
Quest o non è un cambiamento. Questo è un impegno che
non si è realizzato per molti di voi. Questo è qualcosa che
riguarda voi, la vostra anima, il vostro Spirito e di cui poi la
valutazione la farete dopo, quando sarete morti e valuterete
quanto si è attuato, cosa si è attuato delle vostre decisioni e
a quanto invece siete venuti meno rispetto agli impegni presi.

55
È chiaro che l'impegno non è una coartazione, resta una
libera scelta una volta incarnati e anche voi, pur facendo parte
del nostro gruppo avete preso un impegno, ma non c'era un
obbligo, un libero impegno, anche se da qualcuno ci si aspet­
tava qualcosa di più. In ogni caso alcuni in questo impegno
sono falliti, non hanno dato quello che si erano impegnati a
fare, questo bisogna dirlo.
Io non posso farci nulla. Questa sarà una valutazione vo­
stra e che riguarda il vostro stato evolutivo. li vostro impegno
di testimoni è stato assolto e viene assolto, ma non basta
ovviamente, c'era dell'altro che non è stato dato e non fatto.
Il perché riguarda le vostre sfere psichiche, più che altro, non
riguarda tanto il vostro Spirito, però abbiamo anche detto che
le sfere psichiche sono influenzabili dal vostro Spirito. Ad
ogni modo la psiche ha rappresentato indubbiamente un osta­
colo che non si è saputo superare adeguatamente . Siete rima­
sti intrappolati nei vostri sistemi personali, familiari, sociali
e non siete riusciti ad andare oltre.
Quando avviene questo , si perde la dimensione sociale, ta
dimensione pubblica della cultura. La dimensione pubblica della
cultura significa lavorare non per se stessi, ma lavorare per il
mondo, piccolo o grande che sia, questo mondo. Lavorare
solo per se stessi non serve al nostro programma e al nostro
progetto. Perché per voi stessi voi le cose le sap evat e già, le
vostre anime le sapevano, se venivate dai nostri gruppi le
conoscevate già.
Queste sono informazioni in più che avete e che vi venoo-
no da un collegamento da ciò che è il vostro Spirit o e la Terra
e di cui in un certo senso io sono il medium , che colleoa t:, e
riordina questo rapporto fra il cielo e la terra, e il riordino del
rapporto fra cielo e terra eè quello che si usa chiamare filo-

56
sofia, cultura, interpretazione o scienza, a seconda dei casi.
Questa è una parte che avreste potuto, alcuni di voi, fare,
sia pure nei limiti della vostra cultura, dei vostri ruoli; eque­
sto, ve l'ho sempre detto, è mancato. È mancato perché vi
siete un po' tutti rinchiusi nei vostri sistemi privati, per voi
sembra che non esista altro che le vostre famiglie, le vostre
case e lì finisce la vostra vi ta. Le vostre dimensioni pubbliche
sono piccole, a parte il lavoro. Fuori dalle vostre case, se non
avestequello, rimarreste rintanati nei vostri sistemi, nelle vostre
mura.
Ecco questo è in un certo senso quello che è accaduto e
accade in pratica, oppure ci si chiude nei propri egoismi o si
creano piccole deroghe: c'è chi lo fa equindi non preoccupia­
moci tanto, ma così non cresce nulla, così non può crescere
molto.
Una terra ha bisogno di essere arata, annaffiata, occorrono
molti contadini perché una terra produca bene, poi occorrono
anche più generazioni, che sostituiscano i vecchi aratori i vecchi
seminatori. Que sto non c'è equesto naturalmente è un limite,
alquale noi cerc hiamo ogni tanto di porre rimedio, ma a noi
riesce molt o più difficile che a voi, perché poi alla fine il
lavoro materiale lo dovete pur far voi e non certo noi.
Noi vi abb iamo spinto, vi diamo elementi di discussioni, vi
diamo soluzioni di problemi, vi diamo criteri di ragionamen­
to, folgorazioni, intuizioni, noi vi prestiamo tuttoquesto, più
di questo non possiamo darvi. Certo in molti eventi storici ci
sono molte congiunzioni, i profeti nascono, a seconda dei
momenti storici riescono a far funzionare le proprie dottrine,
i propri insegnamenti; a volte, come in questo momento sto­
rico che voi vivete, le cose sono più difficili.

57
Una volta esistevano le caste culturali per così dire. Erano
un po' sparse nel mondo, non erano tante e quindi anche
statisticamente gli allievi si dividevano intorno ai maestri e
crescevano. Adesso avete molte scuole, troppe scuole, molta
gente. La Terra è superaffollata, diventa tutto più difficile,
perché la circolazione è impacciata, le idee si scontrano con
troppe idee, soprattutto con troppi interessi, qui le persone
tendono anche a rintanarsi e questo lo capisco, tendono a
spaventarsi, sembra di trovarsi davanti non a delle mura che
si possono anche sfondare con la testa, ma a delle vere mon­
tagne. Però questo non è del tutto vero, perché molte idee
riescono ugualmente a passare. Molti soggetti e molte situa­
zioni riescono ugualmente ad imporsi.
Non è vero che si impone soltanto il male o si impone
soltanto Io sfruttamento, soltanto la miseria; si affermano e si
confermano anche movimenti sociali ideali di cui nemmeno
fate parte. Questo io lamento. Fuori di qui ci sono tanti
movimenti ideali che si scontrano con i poteri, che partecipa­
no, che sorreggono, che danno intelligenza, volontà, braccia,
danaro, affinché certe giustizie si facc iano. C' è gente che
combatte, questi vanno aiutati, perché è vero che voi non
avete attuato questa parte materiale del progetto, ma è vero
che non partecipate nemmeno al progetto altrui.
Allora questo vostro essere inerti rispetto a ciò che può
essere fatto nella vita, questo è l' aspetto negativo delle vostre
incarnazioni. Mi avete chiesto un giudizio e io ve lo do coe­
rentemente con quella franchezza di sempre.

58
Pag. 120
- Esperimenti di fenomeni fisici e consigli di comportamento
durante la loro estrinsecazione.
I fenomeni vanno attesi e non provocati.
Ectoplasma di tipo cellulare (visibile) e di tipo bioelettrico
(invisibile).
La catena medianica.Cronache del trapasso.

Pag. 139
- Matematizzazione dell'Universo e libertà spirituale.
Simmetria ed asimmetria nei principi.
Sovrapposizioni e reciproche influenze: farsi "ombra".
Libertà e stabilità.
Contiguità tra Dio e l'emanazione.
Ricerca dell'armonia, dell'essenza dei principi.
Inconscio collettivo e trasmissione geneUca.
Ciò che lo Spirito conserva della psiche.
Situazione sociale attuale.

INFORMAZIONI PARAPSICOLOGICHE
Anno 9 ° (2.a Serie)
n. 19 I 2007-05-12

Corrado Piancastelli: Vivere l'esperienza del Maestro:


stralcio dal volume "In una notte come questa" - 3.a puntata:
............................. pag. 164

Daina Dini: lettere dei lettori : ......... pag. 176


della psiche, malattie nell'ambiente, malattie nel mondo. Come
vedete la gamma delle malattie è estremamente sfumata, an­
che se voi vi soffermate soltanto ai guai fisici che sembrano
portar via la vita.
In realtà si sta male sulla Terra - e questo lo posso dire per
esperienza diretta - non quando il corpo soffre, ma quando
non ci si pone in condizione di crearsi una trasmissione tra il
sé Spirito e il rapporto col mondo: è allora che lo Spirito
entra in una situazione di crisi perché vede vanificare la sua
esistenza. La malattia vera è quella per mezzo della quale lo
Spirito o l'anima non relazionano con J 'esperienza del mondo,
e dunque tutta l'incarnazione si vanifica, diventa poca cosa.
È importante sempre curare, sottolineare la motivazione,
l'intenzionalità con cui ci si muove nella vita, nel mondo, con
gli altri, dare sempre un significato ed un senso a qualsiasi
azione, piccola o grande: ecco perché le grandi esperienze
non sono più importanti delle piccole; è importante la moda­
lità, l'intenzionalità con cui si enucleano le piccole o grandi
esperienze e vengono collegate al sentimento dell'anima, cioè
collegate con l'interiorità profonda che vi portate dentro.
Quando si compie questa operazione, allora la vita ha un
senso ; le azioni devono essere intenzionali: vivere in senso
attivo significa vivere in modo intenzionale, non farsi vivere,
ma essere soggetti di tutto iJ movimento cieli'esistenza.

D.: Malgrado tu abbia già dovuto adeguare il tuo inse­


gnamento alla nostra condizione umana, a noi tocca operare
una seconda riconversione che è quella di ripercorrere il
nostro punto di vista della materialità alla ricerca di idee ed
osservazioni che possano essere con.fi·ontate con le cose che
ci hai dato. Ritieni che ci possa essere utile chiederti di com-

62
D. : Commentare con te una speculazione che può essere
individuale è unfatto nato dall'idea di radicare 1negUo il tuo
insegnamento, e può essere anche una proposta, una indica­
zione per chi non abbia avuto modo di concordare la doman­
da, e anche una maniera indiretta di tarare certi discorsi
mirati alla divulgazione.

A. : Non c'è alcun problema da parte mia cli ascoltarvi e


discutere in questa direzione.

D. : Possiamo cominciare con un esempio e poi tu valu­


terai: nel considerare le dinamiche che relazionano gli atomi
e le molecole della nostra materia, saresti d'accordo nel! 'in­
travedere in esse la matrice che in strutture più complesse
come l'animale genera la fusione sessuale con l'ambiente?
L'interagire di queste particelle indica in esse una forma
elementare di coscienza acritica?

A. : Vorrei aggiungere che le domande che fate devono


anche essere capite dagli altri: non potete isolare domande
delle quali siano totalmente all'oscuro gli altri, o comunque in
chiara difficoltà, senza aver spiegato, forse anche prima della
seduta, il senso o la direzione che volete prendere. Dico que­
sto perché quando le domande sono troppo specialistiche ri­
schiano di non essere capite da nessuno, e magari soltanto dal
proponente, ed anche per il proponente bisogna che sia chiaro
perché si modula una determinata domanda. Il discorso sulla
coscienza degli animali o sullo stato di coscienza degli animali
può anche essere una domanda intelligente o cli curiosità, di­
pende da come la si fa.

64
che è di differenziarsi in ciò che è - dunque resta ciò che è
e in ciò che riconosce ciò che è, vale a dire lo Spirito.
Questo significa ancora che l'atto creativo o moltiplicativo
si espande da Dio fuori di Dio nella creazione in lutto ciò che
si realizza come forma universale o come forma individua­
lizzata.
Allora, se così stanno le cose, l'Universo generalizzato che
cosa ancora si porta dentro che possa essere riconoscibile o
riconosciuto ancora come matrice di tipo divino o di tipo
metafisico? Essendo avvenuta una differenziazione tra un
Universo-materia ed un Universo-Spirito, l'Universo-materia
che cosa si porta ancora dentro? Nel suo svolgersi come viene
visto dallo Spirito, non si porta più niente dentro, ma ciò non
toglie che tutti gli elementi costituenti l'Universo materiale
siano dentro la struttura degli elementi che costituiscono lo
Spirito: sono anche là dentro.
Non dimenticate che ho appena finito di dire che lo Spirito
ha qualcosa in più, non ha qualcosa in meno o qualcosa di
diverso, ha semplicemente qualcosa in più. Il qualcosa in più
è il principio di individualità, è il principio di autonomia, ai
quali corrispondono la capacità intelligente che è autonoma ed
individuale, Ja volontà ed il processo di evoluzione, che sono
all'interno di questa individualità e di questa autonomia, la
dinamica universale infinita ed eterna, che sono propri anche
dell'energia, ma qui nello Spirito sono individualizzate ed
autonome. Lo Spirito ha dunque qualcosa in più, soprattutto
come funzioni, e soprattutto nel senso delle qualità in più� non
ha qualcosa in meno.
Ipotizziamo ad esempio di fare una analisi su un tavolo da
laboratorio, qui la materia e lì a destra lo Spirito, e di poter
operare dunque delle scissioni: andremmo a scindere la mate-

66
dell'elettrone e quindi di principi metafisici all'interno della
materia se non in una maniera molto indiretta, per poter affer­
mare che comunque anche l'energia che voi potete misurare e
verificare, che è un'energia che costituisce l'Universo, non è
totalmente e assolutamente rigida, perché comunque contiene
allo stato potenziale radici le quali, appunto essendo potenzia­
li, avrebbero la possibilità di trasformarsi in altro qualora
potessero totalmente essere investiti da una serie di principi
che però non possono funzionare al livello in cui c'è l'energia
che voi conoscete; e dunque dovremmo salire ad altri tipi di
energia.
Ciò non pertanto, poste le due scale Spirito e materia, la
materia contiene potenzialmente la capacità di trasformarsi in
Spirito, per dirla tutta, qualora però potesse essere investita,
come abbiamo detto prima, da quelJe spinte che voi potete
chiamare metafisiche e che io dico di tipo divino, le quali utiliz­
zerebbero questa realtà così com'è e la farebbero diventare
altro.
Ecco perché in buona sostanza è preferibile parlare di re­
altà, perché la realtà è costituita sia dallo Spirito e sia dalla
materia, ed ambedue rispondono, essendo dei prodotti di una
matrice unica, ad un principio che è unico, m a l'origine è
troppo lontana perché si possa dedurne qualcosa come la
coscienza della materia o altre cose di cui spesso sento parlare
e che non hanno alcuna base, alcuna realtà.
L'energia, la materia così come voi la conoscete e così
come a voi appare, non ha nulla di metafisico in forma diretta.
Ha tuttavia di metafisico un potenziale se l'operazione di ri­
conoscimento viene effettuata in parallelo con quella dello
Spirito, perché il ragionamento che la materia in sé possa
avere qualcosa di spirituale, può diventare estremamente pe-

68
rialismo e vi opponiamo lo spiritualismo, lo Spirito, stiamo
dicendo due cose sbagliate, non c'è contrapposizione, c'è unità:
la materia non è opposta allo Spirito e lo Spirito non è oppo­
sto alla materia, poiché tutto promana da Dio.
Promana comunque da una funzione centralizzata la quale
determina la realtà, e ponendo la realtà, essa realtà può scin­
dersi, moltiplicarsi, come di fatto abbiamo visto i due paralleli
dello Spirito e della materia apparenze contrastanti.
Quindi venirmi a dire che definire tutto come comunque
tratto da una realtà esistente significherebbe ridurre lo Spirito
ad un epifenomeno di una realtà; benissimo, ma perché non
dovrebbe essere accettato questo e dovrebbe essere accettata
soltanto la versione estremamente poetica, probabilmente estre­
mamente simbolica o avallante o garante di u n Dio il quale
alza la mano e crea ?
È una bellissima immagine, ma è soltanto una immagine.
Nel concreto la creazione della materia e de11o Spirito
promanano da un Dio il quale resta quello che è, con tutte le
definizioni che vi pare, filosofiche, poetiche, matematiche,
ingegneristiche, o altro, resta comunque Dio quale potenza
universale dotata della pi ù alta carica energetica immaginabi­
le. Carica energetica sicuramente è un termine sbagliato, ma
l'esistenza di Dio a sua volta si lega ad una realtà; se Dio
esiste è una realtà, e se è una realtà è ben fatto di qualche
cosa, oppure è fatto di nulla ? Siccome la risposta non può
essere il nulla, è ben fatto di qualche cosa.
Può darsi che ci si debba fermare a questo che voi potreste
definire mistero, può darsi che si possa andare avanti, ma
certamente Dio è una realtà, ed è conveniente sul piano di una
prassi teorica sostenere che Dio è una realtà, perché lo è sia
sul piano cosiddetto spiritualistico che su quello materialisti-

70
A. : Le idee semplici sono un altro discorso. Nel momento
in cui lo Spirito viene emanato, viene cioè reso autonomo e
diventa ciò che noi intendiamo normalmente per Spirito, gli
elementi qualitativi che formano la sua struttura di pensiero
sono idee semplici, ma questo viene come conseguenza nel
momento in cui viene a determinarsi, ecco che è costituito da
idee semplici, diciamo tabula rasa, idee semplici potenzial­
mente infinite, cioè con potenzialità infinite.

D. : È poi quello che lui scopre della realrà, del fuori da


sé in sé ?

A.: È quello che lui scopre nel corso della sua evoluzione,
e lo scopre con lo stimolo dell'esterno, ma lo scoprimento
significa la creazione dentro di sé dell'idea, e J 'esterno non fa
altro che risvegliare ciò che potenzialmente è già dentro di lui.

D. : Questa cosa appartiene a quel tutto di cui dicevi che


poi si differenzia, non solo allo Spirito ?

A. : Sì ma la proprietà delle idee semplici fa parte cli quel


trasferimento unico che viene dato a questa forza che cliven­
terà Spirito.

D. : Proprio perché ha una mente, una intelligenza ?

A. : Individualizzata.

D. : Nell'arco del tempo infinito, a parte questo momento


della man(festazio ne materiale spirituale attuale, esiste o è
esistito o esisterà una m anifestazione di Dio nella quale e[!.li

72
re che grazie a questo meccanismo voi vi trovate automatica­
m ente ad essere creati, che avete la capacità di poter osserva­
re l'Universo e la vostra vita, di esservi trasformati da una
materia informe o da una pura energia in esseri intelligenti.
Certamente anche qui c'è un po' un gioco di specchi con Dio.
Voi potreste dirmi: sì ma se noi non fossimo stati creati, se
non ci fossimo trovati nella situazione di dover oggi dire che
esistiamo, se non fosse accaduto tutto questo noi non lo avrem­
mo saputo mai e dunque non si capisce perché dovremmo se
non ringr aziare qualcuno, riconoscere qualcuno.
Dico che sicuramente il termine ringraziamento è un termi­
ne sbagliato, ma il riconoscimento no, perché l'esistenza non
vi era dovuta, così come non vi era dovuta la non esistenza.
Certo, se non fossimo esistiti noi non lo avremmo mai saputo,
ma poiché siamo esistiti, poiché esistiamo, il ragionamento al
negativo non lo possiamo più fare, perché in realtà noi non
possiamo mai porci nella situazione della non esistenza, quindi
il ragionamento della non esistenza è uno pseudo-ragionamen­
to, perché noi dal momento che esistiamo, attenzione, possia­
mo soltanto fare ragionamenti fondati sul fatto che esistiamo:
non possiamo ipotizzare il fatto che non esistiamo, perché
questo discorso della non esistenza sarebbe un discorso para­
noico e non avrebbe neppure un senso matematico, perché
dovremmo procedere con una serialità matematica tutta al
negativo.
La non esistenza ci porterebbe a dei negativi, mentre inve­
ce noi non possiamo opporre un negativo alla nostra esisten­
za, soprattutto perché non siamo un numero, ma siamo una
forza intelligente, in evoluzione, dotata di certe caratteristiche
etc., e dunque possiamo fondare l'esistenza sulla nostra realtà.

74
A. : Sono problemi tutti umanissimi questi: lo Spirito libe­
ro e liberato dal corpo tutte queste domande non se le pone
più, perché egli si ritrova immediatamente in questo stadio
che abbiamo appena finito di descrivere, e da quel punto di
vista egli sa bene qual è la propria natura, la riconosce e nel
riconoscerla sa che l'appartenenza a Dio non è mai venuta
meno, e questo è un altro dei circuiti che si chiude, per cui la
contrapposizione Dio-Spirito-materia è una contrapposizione
che viene posta nella teoria umana perché si crea il dualismo
tra una materia ed una presenza interiore, fuori del corpo il
problema non esiste affatto. È uno pseudo-problema.

D. : È così anche per la percezione comp leta di Dio, lo


Spirito non dov rebbe avere nessun esempio di perceziolle
completa, quindi per lui è solo una percezione.

A. : È soltanto una percezione. Ma d'altra parte lo Spirito


dentro ha questo eco divino. Se io dovessi descrivervi o ten­
tare di descrivervi che cosa io da Spirito posso avere come
percezione, visione, movimenti, di Dio dentro di me, io potrei
semplicemente riferirvi che il divino viene vissuto neJla mia
interiorità di Spirito, cioè di essere senza un corpo, come un
rumore di eco lontano.
Io so che sono provenuto da dentro me stesso e che c'è un
punto di provenienza che è come un traguardo, come un' uto­
pia, come un movimento di risucchio che io avverto lontanis­
simo, per cui quando le prime volte, in un tempo che non so,
ebbi questo tipo di visione interiore, di capacità interiore di
ragionamento interiore, io mi feci la domanda se da essere
immateriale senza un corpo non stessi sognando, se cioè lo
Spirito non possa poi avere il sogno di Dio dentro di sé, e

76
pria natura, cerca il proprio riferimento evolutivo, determina il
proprio cammino nell'Universo, riconosce la propria progettua­
lità: quando fa ciò, lo Spirito avverte la consacrazione dell'atto,
cioè avverte l'autenticazione. Allora egli sa e riconosce che giu­
sto è il suo cammino, giusta la procedura evolutiva, giusta è
la sua posizione nell'esistenza universale, nell'infinito.
Ogni volta che dunque egli si raffronta e si confronta con
principi che hanno una valenza universale, ecco che egli ritro­
va l'eco lontana quale segno, segnale, simbolo, presenza della
causa, vale a dire di Dio come amiamo definirlo.
In questa cifra c'è quello che prima il fratello chiedeva, il
rapporto io-tu, ma è un rapporto che lo Spirito si vive in
questo modo, lo vive come rapporti di echi che si inseguono
in qualche modo e che poi a volte si ritrovano nella esecutività
della vita di ciascuno Spirito, il quale riconosce la propria
natura spirituale e divina, ed in questo riconoscersi divino (al
di là di qualsiasi deformazione narcisistica ovviamente), in
questo riconoscere la propria natura divina, quando ciò avvie­
ne egli ha colto una parte della divinità, perché la sua natura
divina è la natura di Dio, si tratta di qualità, di forze assolu­
tamente identiche.

D. : Tu hai parlato della nostalgia del padre: è simile


tutto questo come incarnati all'avere a volte quel desiderio
di altro, quella malinconia, quella nostalgia di qualcosa sen­
za sapere di cosa ?

A. : Solo che nella gran parte dei casi in Terra le nostalgie


sono per figure ricorrenti umane più che di tipo divino. Certo
si possono anche avere malinconie spirituali, si può v erificare
che l'anima abbia la nostalgia di sé in un mondo umano in cui

78
--=====.,_�-================---===!i=!'

A.: Sì, questo l'anima ce l'ha sempre. Lo Spirito e l'ani ma


non stanno bene nel corpo, il corpo non è fatto per lo S pirito.
Quando è avvenuta la scissione diciamo creativa, si è formata
una separazione anche molto netta: oggi noi viviamo, è vero,
grazie alla sostanza fondamentale che costituisce la struttur a
dello Spirito, cioè la vita dello Spirito, ma questa vita non
avrebbe alcun senso per noi se non possedessimo le qualità
tipiche dell'autonomia e dell'intelletto.
Ecco che la separazione è netta perché l'intelletto possiede
una capacità che la materia non ha; la capacità giudicante, la
capacità libera, sono una proprietà specifica che nello Spirito
hanno trasformato e adattato finanche la sostanza. La sostan­
za di cui è costituito lo Spirito non segue più le leggi di
natura, la sostanza è una energia che si è poi modellata e si
è trasformata diventando la natura dello Spirito, quindi è vero
che gli elementi sono gli stessi se messi a confronto sotto un
microscopio, ma è vero che le funzioni si sono diversificate,
e dunque la sostanza che costituisce l'energia universale, di un
certo tipo di energia universale, è la stessa dal punto di vista
quantitativo e dal punto di vista dei singoli elementi, ma i
singoli elementi si sono ristrutturati diventando un'altra
cosa, un'altra funzione.
È lo stesso come se dovessimo fare la differenza fra la qualità
di un cervello e la qualità cli una mela: se confrontiamo gli atomi
saranno pure gli stessi, ma sicuramente i risultati sono diversi,
dunque è questa poi la differenza tra la materia e lo Spirito.
D. : Quindi pure lo Spirito soffre per questa mancanza di
unione con Dio.
A. : Soltanto che quando parliamo dello Spirito non pos­
siamo usare il verbo soffrire dandogli lo stesso significato.

80
c'è poi una divulgazione che è una divulgazione elementare
dei principi, e qui comunque bisogna egualmente stare attenti
a non scivolare nella stessa modalità espressiva che usano i
predicatori.
D. : Questa cosa me la puoi dire solo tu: parlando di
questa divulgazione contrapposta alla filosofia, che effetto
ha avuto sull'uomo?
A. : Da un punto di vista storico? Da un punto di vista
storico non ha avuto nessun effetto, perché gli uomi ni conti­
nuano a fare i propri comodi con o senza la venuta di Cristo,
se si parla dell'occidente cristianizzato. Perché non c'è
predicazione che tenga, se non si stimolano le persone a cam­
biare ed a migliorare, se insieme al discorso spirituale nel
senso alto non si fa un discorso di cambiamento psicologico,
è inutile dire alla gente dovete fare la carità.
Sì, la gente farà anche la carità, ma farà quel tipo cli carità che
voi ben conoscete perché è la stessa carità che fate voi, nono­
stante che insieme a Gesù Cristo ci sia stato anche io nelle vostre
vite, perché determinati principi richiedono un lavoro di trasfor­
mazione entro il quale l'anima possa dispiegarsi e cambiare
anche come anima, cioè evolversi anche in quanto anima.
Il concetto di fraternità deve entrare nell'anima, perché
l'anima ha un altro concetto di fraternità, per limitarci a que­
sto esempio. L'anima lo sa benissimo che esiste una soli darie­
tà universale di fratello a fratello, l'anima lo sa questo da una
certa evoluzione in poi, ma l'anima sa anche che deve capire
il concetto della unione universale, deve raggiungere l'evolu­
zione per capirla. In Terra, se non c'è l'evoluzione dell'anima,
qualsiasi predicazione vi costringerà, attraverso il complesso
di colpa, a fare la carità, ma non sarà una vera carità, sarà

84
Questo ragionamento per lo Spirito equivale a una espe­
rienza, perché lo Spirito sta osservando un corpo che esegue
meccanicamente azioni coatte dietro le quali non c'è nulla di
morale, non c'è neppure il senso di fraternit�t.
Naturalmente lo Spirito vorrebbe attraverso il c or po far e
qualcos'altro, a volte è lo Spirito che spinge a creare una
situazione di conflitto, perché durante la vostra azione lo Spirit o
attraverso l'anima sta elaborando un concetto. Qua nte volte
ve ne andate da quel mendicante (faccio l'esempio del mendi­
cante, che magari è anche l'esempio sbagliato perché ci sono
moltissimi falsi mendicanti ma è il gesto che conta), la persona
si allontana dal mendicante un po' pentita per avergli dato
solo una moneta, e dice a se stessa: però sono un vigliacco,
perché potrei benissimo fare un sacrificio più grande ed offrire
a costui un pranzo completo, oppure me lo porto a casa e gli
do i vestiti, oppure mi prendo questo bambino e l o adotto, gli
do il danaro per mandarlo a scuola, oppure vado a casa sua
a visitarlo e gli compro un letto e gli tolgo dei debiti ...
Qualche volta vi vengono questi ragionamenti, però non
tornate indietro, perché essendo dei vigliacchi continuale per
la vostra strada e dite a voi stessi: magari ho anche perso quel
danaro perché quello forse non era un vero mendicante o
forse non aveva bisogno, oppure, chissà, durante la giornata
quanti soldi riesce a guadagnare con quella mano tesa e dun­
que forse guadagna più di me. L'alibi è scattato dentro di voi
e vi siete autoassolti dal complesso di colpa che supponiamo
stava per venirvi.
Allora questo tipo di ragionamento, e se ne potrebbero fare
tanti, per tante circostanze, significa esattamente che il senso
della fraternità, ovvero dell'esperienza dello Spirito in Terra,
non è stato migliorat o da tutti i secoli di predicazione e di

86

- ------
LO SPIRITO E IL PROC ESSO DELLA CONOSCENZA.
SUL CONCETTO DI INFINITO.
VIVERE DELLA PROPRIA ANIMA.
LA VITA PUÒ ESSERE CONOSCITIVA SEMPRE.

Seduta del 19 ottobre 2001

D. : Fino a che punto possiamo dire che la "gestion e" dei


molteplici aspetti dell'emana zione divina sia, di fatto, pr o­
grammata, guidata, corretta, insomma condotta da noi spiriti
a beneficio di noi stessi (ben inteso da quelli di evoluzione
inimmaginabile per noi), e sempre nel rispetto assoluto dei
principi divini. In particolare, vorrei riferirrni alla "gestio­
ne" della materialità, con relative modalità ed acquisizioni
dell'esperienza, per mezzo d i strumenti e logiche impostate
ad hoc, co me anima, reincarnazione e così via.

A. : Penso sia abbastanza intuibile che ciò che chiamiamo


Spirito contenga in sé il programma della sua esistenza, per­
ché qualsiasi cosa creata o, in un certo senso, qualsiasi cosa
esistente ha il suo programma. Nulla cioè esiste che non abbia
una finalità, anche se essa sfugge alla logica convenzionale.
Stabilito questo, lo Spirito contiene tutto il programma
infinito, trasmesso dalla Divinità stessa, e contenendo tutto il
programma, via via, nel corso del suo risveglio, lo Spirito lo
esegue, è da esso trascinato, è da esso finalizzato, si muove,
cioè, secondo una logica che è interna al programma stesso.
Il conferimento del programma è un atto in un certo senso

88
momenti di questa generale programmazione di uno Spirito
che parte da Dio e si dirige convenzionalmente nel!' eternità,
verso l'eternità. L'anima in questo contesto, come g ià sappia­
mo, è la modalità con cui lo Spirito si vive se stesso, nel fuori
da sé.
Dunque quest'an ima rientra in quella programmazione e
progettazione che vede lo Spirito impegnato verso il moltepli­
ce delJe esperienze, verso un numero incredibilmente alto di
esperienze, che poi noi leggiamo come infinito e sono tutte,
in un certo senso, ispirate dalla presenza dello Spirito, vale a
dire che l'esperienza conoscitiva è una esperienza che soltanto
lo Spirito può fare, perché soltanto lo Spirito possiede la sua
soggettività, il suo essere individuale che, appunto, può rico­
noscere il programma stesso.
Ecco perché soltanto la coscienza dello Spirito, che confe­
risce all'Universo la qualità e la modalit�t dell'interpretazione,
soltanto lo Spirito è in grado cli interpretare la conoscenza che
deriva dalla sua presenza. Senza la presenza dello Spirito non
si avrebbe conoscenza, perché senza la presenza deJJo Spirito
mancherebbe il soggetto che incarna il processo della cono­
scenza. Ecco perché questo aspetto, tra l'altro, nell'am bito
culturale, vi dice anche che senza l'uomo non vi s arebbe il
mondo, il mondo della conoscenza, vale a dire.
Perché è inutile porre il sofisma che la realtà esisterebbe
anche senza la presenza dell'uomo; questo indubitabilmente è
vero, ma senza l'atto della conoscenza del I a realtà, questa
resterebbe soltanto una esistenza oggettuale. Vale a dire: es­
sendo una esistenza oggettuale in cui non si prevede la sog­
gettività dell'interprete, la conoscenza oggettuale è una cono­
scenza nulla perché improduttiva, perché inconoscibile, per­
ché non interpretabile.

90
sé, ma come state partecipando alla vita dell'oggetto. Questa
differenza del punto di vista è l'essenza stessa poi dell'atto
metafisico, perché, tra l'altro, è in questa differenza la
metafisicità dell'interpretazione con l'oggettività materiale
dell'atto e della cosa in sé.
La cosa in sé non ha valore, non ha un "in sé", perciò non
ha valore, la cosa ha un in sé un valore quando glielo attribu­
iamo noi il valore, quando le conferiamo il timbro, il marchio
della nostra volontà, della nostra decisione, della nostra deter­
minazione, della nostra voglia di partecipazione alla vita della
cosa. E allora la cosa diventa importante o fondamentale,
e questo rapporto lo possiamo chiamare affettività, se siamo
psicologi, o semplicemente un rapporto ontologico se siamo
metafisici, se siamo filosofi, o un rapporto di uso se siamo
dei mondani, non abbiamo altra finalità che l'uso stesso dc I­
l'oggetto.
È in questi atti, in questa modalità dell'atto che l'anima in
un certo senso gioca la sua essenza, la sua presenza. Se que­
sto movimento verso le cose è un movimento che ha una sua
incongruità o congruità, se partecipate meno, di più o ancora
meno, o partecipate con parti di voi e non con tutte le parti
o con parti sbagliate e non con quelle vere autentiche, è in
questa molteplicità di gioco relazionale che voi fate o non fate
partecipare la vostra anima.
Ovvero, detto in una maniera più precisa, voi in quanto
soggetti-anima partecipate realmente alla vita del mondo sol­
tanto quando nel mondo agitate lo spettro della vostra interio­
rità. Quando questa interiorità profonda non viene agitata,
non viene mossa, non crea l'interrelazione con l'altro, con le
cose oggettuali, eccetera, il mondo dell'interpretazione e della
conoscenza per voi è un mondo di silenzio, è un mondo che

96
copre tutto l'infinito, ed ecco perché il numero (se di numero
si può parlare) matematico degli esseri spirituali è per forza di
cose infinito.

D.: È possibile che esistano realtà in cui lo Spirito 11011 è


immesso? Cioè di queste infinite realtà che ce ne sia qualcuna
in cui lo Spirito non è collegato alla stessa realtà ?

A. : Capisco il senso deJla tua domanda: è una domanda


alla quale teoricamente non si può rispondere. Perché? Ma
perché noi siamo in quella realtà infinita in cui ogni altra cosa
è esclusa. La probabilità che esista un altro tipo di realLà a cui
noi non si possa accedere, (mettiamolo per ipotesi), cioè noi
non verremmo mai a conoscenza che esiste un'altra real Là a
cui sarebbe impossibile accedere, però se così fosse dovrem­
mo mettere in discussione la definizione di infinito. È vero, in
linea teorica la cosa è possibile: noi siamo quel che siamo,
vediamo di Dio quel che c'è dato vedere e capire. Questo vale
per lutti noi, qualunque sia la nostra evoluzione.
Apparteniamo in un certo senso ad una fascia dell'Universo
ed entro questa fascia noi vediamo le cose in modo radicale,
il che significa in modo tale che non possa sussistere una
interpretazione diversa. Allora per noi il concetto di infinito
copre ogni possibilità.
Le cose sono infinite: ciò significa che non hanno un inizio
e una fine, che non hanno una direzione, che sono ritmate su
un principio eterno che non si ferma mai. Questa è la pre­
messa. La domanda allora è: questa premessa è logica oppure
in sé può contenere una contraddizione? Non può essere che
alla fine, anzi non può essere che l'infinito abbia una fine,
anche se è una fine che per ora è impossibile prevedere?

98

- ------- - --------
Non soltanto, rna questa nostra modalità quasi fisiologica,
perché siamo una realtà in quanto Spirito, è attraversata da
una seconda dimensione, che è una dimensione direi teorica
della nostra esistenza ed è ciò che i filosofi deJla Terra hanno
definito l'essere. Esiste cioè una dimensione astratta, una
dimensione che attraversa la materialità della nostra costitu­
zione di esseri spirituali e che conferisce a questa costituzione
il marchio, il timbro della sua perfezione e perfettibilit�t.
Soprattutto esiste essenzialità, cioè noi esistiamo in base a
un principio: il principio è in noi, ma è anche fuori di noi,
perché allo stesso principio soggiacciono tutte le altre forme
chiamate Spirito in numero incredibilmente infinito dell'esi­
stenza degli Spiriti.
Allora se tutta questa procedura, tutto questo tessuto non
è mai attraversato dalla morte, mai, dobbiamo convenire che
la definizione di infinito non è sbagliata. È una definizione che
nasce dalla realtà al di là di quella che è l'interpretazione dello
Spirito, perché l'osservazione, che è una osservazione che per
vari modi è controllata e controllabile, ed è dunque precisa, ci
dice che il carattere di infinitezza e di eternità è propria della
specie chiamata spiriti i quali sono costituiti e costruiti da un
aspetto materiale che è la loro essenza reale dell'Universo, da
un aspetto immateriale che in qualche modo ne è la presenza
appunto ontologica, l'attraversamento dell'essere che conferi­
sce il suo marchio di precisione e di perfezione ali 'esistenza.
Ecco che dunque non abbiamo motivo per supporre che esi­
stano due o più infiniti, ma che qualsiasi cosa sia pensata
come un secondo infinito, non è altro che una estensione del
primo infinito, e così via di seguito.
Per cui se appare all'occhio interiore dello Spirito che l'Uni­
verso abbia una sua infinitezza relativa, perché la sua evolu-

100
A. : Significa continuamente sperimentare nuove realtà.
Certo che poi si chiama cambiamento.

D. : Mi aveva colpito la tua ji·ase: "agitando la propria


interiorità" quindi io l'ho fatta coincidere con il cambiamen­
to.

A. : Questo ormai lo sapete: soltanto affrontando nuove


esperienze voi offrite ali'anima nuove conoscenze. Quindi da
una parte può esserci un atto di volontà, mettere in pratica
una teoria, dall'altro diciamo c'è un istinto da parte del
soggetto - anche con tutte le paure ecc. - a sperimentare cose
nuove.
La realtà della vita resta questa, altrimenti la vita diventa
pura attività vegetativa e sociale che non ha un senso, non
giustifica la vita, non giustifica l'esistenza. Questo mi sembra
opportuno sottolinearlo: ogni volta che voi vivete le vostre
paure, le vostre ansie, le vostre difficoltà di fronte alle cose
nuove, dovete ogni volta lottare, ogni volta mettere in atto un
dispositivo che controlla le vostre ansie, le vostre paure; ma
non ci sarebbe alcuna giustificazione ali' esistenza umana sen­
za questo processo, almenché non si entrasse nel fatalismo di
voler considerare la vita una pura casualità e quindi viverla in
maniera molto banale, perché sarebbe una vita che non vi
apparterrebbe, perché sarebbe soltanto il frutto del condizio­
namento di regole ecc. ecc.
Entrare in questa dimensione e capire l'importanza della
vita significa però poi assumere anche una visione spirituale
della vita. Cioè, se io allora penso così perché credo ferma­
mente di possedere una essenza spirituale - che è quella la
motivazione fondamentale per la quale viviamo entro questa

102
prende anche la parti negative: ecco le nevrosi del corpo, le
malattie, gli incidenti, la vita umana insomma con le sue cose
e contraddizioni. Ma anche questo costituisce l'incontro del-
1'anima, con la vita, con la Terra, con il corpo, perché l'anima
non deve solo vivere nel corpo. L'anima deve col corpo fare
esperienze che da sola, senza il corpo, non potrebbe fare.
Questo è il punto. Quindi il corpo è un oggetto che l'anima,
cioè la parte profonda di sé, usa per manipolare il mondo,
per relazionare col mondo, altrimenti non potrebbe.
Ora sia che usi il corpo nella maniera sua propria sensoria
materiale, sia che usi altre parti del corpo attraverso il lavoro,
attraverso l'opera dell' ingegno, il corpo offre varie possi bi­
lità. Molte sono fra loro tutte incardinate per cui una espe­
rienza può essere banale, ma può diventare creativa, ecc. ecc.
Ma questa manipolazione del corpo da parte del l'anima per i
suoi fini, vista dalla parte dell'anima, è così, deve essere così.
Quindi in un certo senso appaiono ridicoli coloro i quali
credono nell'esistenza dell'anima, (per religione, per filosofia,
per punto di vista), che accettano consapevolmente, sanno che
l'anima comunque è una finalità, un progetto (se non lo san­
no intuiscono che l'anima viene per qualche motivo) poi non
fanno assolutamente nulla per incoraggiare l'anima a manife­
starsi, cioè non vivono la dimensione, diciamolo in termini
umani, di una religiosità reale verso le cose.
La loro religiosità significa obbedienza alle religioni orga­
nizzate che nulla hanno a che vedere con l'anima. La religiosità
naturale è quella che si incarna, promana dalJ 'anima, e si espan­
de sugli atti del corpo, attraverso il corpo. Questa è la reli­
giosità naturale in quanto proviene da un anima reale, in questo
senso Questa è la religiosità, la sacralità del rapporto tra un
interno corporale e psichico e un esterno sociale e mondano.

104
È l'atto individuale, l'esperienza individuale che accresce
lo Spirito, non l'operazione mentale di riconoscimento delle
leggi; quelle sono operazioni che possono inserirsi nella pra­
tica di vita, potrebbero inserirsi, ma per lo più restano atti
separati. Ecco perché il filosofo non è un mistico, il filosofo
non è l'anima: è l'anima che tenta di affermare se stessa at­
traverso operazioni intellettuali usando la mente, ancora una
volta, parti della mente, ma che non coincidono però con
l'intervento della stessa mente sulla materia per verificare
nella materialità gli atti delle proprie teorie.
Ecco perché se le teorie possono avere una qualche funzio­
ne ce l'hanno soltanto se riescono a costruire una fede, cioè
la fede in se stesso e nel proprio valore autonomo. Se questo
valore però resta ancora soltanto un valore, ancora non ci
siamo mossi: cominciamo a muoverci nel momento in cui ci
attiviamo nel fuori da noi, cioè facciamo l'operazione di
reinvestire la nostra teoria nella conoscenza del mondo.
Per questo motivo l'Universo è duale. C'è un Universo
deJlo Spirito, c'è un Universo della materia. C'è un Universo
che rappresenta la parte interiorizzata di Dio: lo Spirito, e c'è
un Universo che rappresenta la parte esteriorizzata di Dio. La
ragione (probabilmente) per cui noi esistiamo, è nell'incontro
tra questa parte interiorizzata di Dio e la sua parte esterio­
rizzata. La parte in cui c'è il Dio, il principio. Dio, come
principio, Dio come legge, Dio come esistenza, Dio come
intelligenza, Dio con tutti gli attributi che volete, ecc., è c'è
la parte di Dio esecutiva, quella del Dio che diventa la Sua
proiezione, che diventa la Sua emanazione, che diventa la
trasformazione in atto di ciò che è il pensiero.
Se non esistesse questo passaggio tra il Dio principio e il
Dio in atto noi non avremmo motivo di esserci, perché non

106
dinari, i vostri minuti atti quotidiani, banali, utili o meno utili
che siano, non tutti posseggono conoscenza, però può esserci
sempre una finalità.
Si possono fare una serie di atti inutili che però sono
funzionali alla vita: prendiamo quella di cucinarsi il cibo, che
sicuramente spiritualmente è un atto inutile, ma congruamente
se non cucini il cibo muori, quindi sono atti che debbono
essere fatti per forza. Tuttavia anche questi atti obbligatori e
banali possono essere immessi in una finalità più alta: queJia
per esempio di doversi nutrire, quindi dover provvedere a
cucinarsi il cibo perché rientra insieme alle altre cose in una
funzione biologica e vegetativa che però aiuta la mente a
pensare. Ora mi viene in mente questa cosa abbastanza ovvia,
ma che può essere perfezionata.
Allora gli atti apparentemente inutili possono diventare
funzionali ad un fine più alto come quello di provvedere ad
una buona salute e quindi stare anche in pace con se stesso dal
punto di vista organico di stare bene con se stessi, curarsi il
corpo, insomma adempiere una serie di funzioni purché fina­
lizzate a degli altri atti di conoscenza collaterali che diventano
l'impegno dell'esistenza. In fondo tutto può rientrare in que­
sta finalità.
Questo significa viversi una vita sacralizzata, finalizzata ad
una religiosità dell'esistenza, che in questo senso per non
confondersi con le religioni, diciamo una vita dedicata alla
propria anima, come corpo. L'anima a sua volta interagisce,
perché quando ragionate così voi in parte ragionate come
anima, in parte come corpo. Questo scambio è utile, purché
però negli atti principali della vita si cerchi di dare un marchio
conoscitivo più profondo, più alto, come può essere quello
dei superamenti dei propri limiti, il superamento delle proprie

108
nella quale è soltanto il proprio io che vi ve, soltanto la propria
dimensione che diventa parossistica. Bisogna stare attenti.
Certo, dal punto di vista teorico e anche pratico è possibile
che l'anima diventi l'elemento dominante. lo mi accontenterei
di questo: che diventi l'elemento dominante, cioè che tutti gli
atti della vita cominciano ad avere un significato e un senso
per una dimensione più alta, per una dimensione oltre che
l'uomo ha dentro di sé.
Se già vive così l'anima vive molta parte dell'esistenza
umana; molte parti diventeranno condizionanti, per cui il cor­
po si presta duttilmente e facilmente si piega alla volontà più
profonda e quindi tutta la vita diventa una destinazione, di­
venta un progetto esecutivo in cui si possono cominciare a
vedere, a delineare alcune direzioni, consapevoli però che le
definizioni complete potranno essere date solo dopo la morte,
quando l'anima, emancipata dalla mente, sarà in grado vera­
mente di capire che cosa ha capito di tutta la vita e che cosa
veramente di diverso si ritrova dopo una esistenza vissuta in
Terra. Questo è un esame che l'anima a quel punto f a mollo
bene perché sa come era prima e sa come è in quel momento
dopo la morte.

D.: Credo che finché siamo qui llOll possiamo capire quo si
niente, come tu hai detto w11te volte. Quindi questo divento
soltanto una spinta verso la meta, ma la meta si sposta, ed
è quindi il lavoro che conta.

A.: Sulla Terra è difficile capire. Però sulla Terra si può


capire qualcosa. Se per esempio la persona supera determinati
ostacoli, supera certi tabù, certi limiti, se si muove con mag­
giore tolleranza, con maggiore bontà, con meno egoismo, con

110
non solo per alimentarsi ma anche per trovare altre soluzio­
ni.

A. : Si la creatività naturalmente è un elemento determi­


nante della libertà ed anche per acquisire nuove modalità di
sperimentare l'esistenza.

D.: Perché poi la crea tività è legata alla gioia.

A.: Sì, certamente, però non vorrei che vi fermaste solo


all'esempio della creatività come cibo, ricordandovi che qual­
siasi cosa in cui il corpo è impegnato può essere fatto con atti
creativi diversi. Questo è quello che importa. Il rapporto col
proprio corpo, il rapporto con gli altri corpi perché quelli
sono gli esseri che vengono a confronto e a contatto fra di
loro immediatamente. In questo dovreste esercitarvi molto.
Poi è chiaro, ognuno ha i suoi canali preferenziali, le sue
vocazioni, i suoi interessi, il suo programma, le sue esperienze
di vita. Ma è importante la creatività perché vi consente di
fare la medesima cosa in modo sempre radicalmente diversa,
o comunque accresciuta, perfezionata, migliorata.
Soltanto che la creatività va esercitata, perché vi sono
persone che la creatività ce l'hanno in maniera esplicita, ve ne
sono altre che ce l'hanno in maniera occulta e altre che non
ce l'hanno affatto. Quindi la creatività diventa un impegno,
che significa rispetto al medesimo alto, inventarsene sempre
un altro diverso. Questo è l'esperimento di vita. Ogni volta la
stessa cosa deve essere fatta possibilmente in condizioni e
modalità diverse. Ogni volta però superando il precedente e
arricchendolo continuamente. Quindi pensare, inventare, esco­
gitare, mettere in moto la fantasia e fare in modo che la fan-

112
Se un anima si prepara un progetto di vita in cui sono
inseriti atti di povertà, di miseria e dovesse improvvisamente
trovarsi come soggetto vivente invece in una grande ricchez­
za, lo Spirito si troverebbe di fronte ad una esperienza da
mettere in serio allarme tutto il dispositivo preparato per
viversi una esperienza diversa.
A volte questa cosa può essere decisa dall'anima, la quale
vuole sperimentare un incontro con una serie di esperien­
ze diverse per intensità da quelle della sua costituzione. Lo
Spirito sa che deve scegliersi delle esperienze o decidere un
programma che sia conforme alla sua evoluzione, alle espe­
rienze già fatte, quello che vuole conoscere, però non possia­
mo trascurare il fatto che lo Spirito sa che non potrebbe ac­
cettare o sopportare delle esperienze totalmente diverse dal
suo valore, dalla sua tipologia, dalla sua costruzione, perché
una esperienza totalmente diversa rappresenterebbe (per dirla
in termini umani) un trauma spirituale per lo Spirito di fronte
ad una cosa che non ha previsto e non è prevedibile.
Ma teniamo conto che lo Spirito accetta e conosce bene
questo principio e tuttavia egli può essere preso dalla volontà
di volere sperimentare proprio una cosa che sa non essere
conforme alla sua natura. E solo in questi casi, in queste
eccezioni, lo Spirito si programma una esperienza sapendo
che nel corso della vita andrà incontro a questo trauma di cui
vuole verificare il percorrimento. Probabilmente, anzi sicura­
mente, per avere l'esperienza dell'impossibilità la quale in se
stessa è una esperienza.
La impossibilità di effettuare un percorso dovuto non a
causa propria, o solo in parte a causa propria, vista dal punto
di vista evolutivo, ma perché la causa esterna a lui è sover­
chiante. Da tutto questo può nascere una esperienza del gene-

l 14
D. : Tu parlavi dell'impossibilità, cioè che lo Spirito spe­
rimenta l'impossibilità di accedere a quell'esperienza e quin­
di sperim.enta l'errore co,ne esperienza.
A. : Diciamo che spe rimenta una esperienza incongrua cd
impossibile ad eseguirsi e quindi parte da una situazione di
errore, situazione che sarebbe un e rrore, ma poiché l'ha scelta
volontariamente, non lo considererei un errore, ma un esperi­
mento di vita; non è proprio un errore, perché Io sa coscie n­
temente. Al di là di questo atto cosciente non si verifica che
uno Spirito si scelga qualcosa che sia impossibile eseguire .
In un ce rto senso, come diceva Gesù, basta a ciascun gior­
no il suo affanno. Nessuno può sopportare pesi supe riori alle
sue possibilità. Anche quando sembra che non si possa, in
realtà si può, almeno nell'ambito p roprio di questo rappo rto
che abbiamo visto, cioè di un anima che si sceglie il proprio
p rogetto di vita; se lo sceglie, pu r con tutte le oscillazioni
possibili le esperienze sono sempre soppo rtabili, anche quelle
che sembrano le più terribili pe rché comunque rientrano in
quella possibilità.
D. : Che cosa muoverebbe uno Spirito a scegliersi una
tipologia del genere, cioè di impossibilità dell' esperienza,
qual è la spinta?
A. : Supponiamo che lo Spirito si chieda: andiamo a vedere
se è vero questo principio unive rsale , perché uno deve sce­
gliersi le esperienze conformi alla sua evoluzione: è vero o
non è ve ro? In genere lo Spirito lo assume per vero, questo,
pe rché lo vede continuamente, e vede che tutto l'Unive rso si
muove in queste regole. Però lo Spirito è comunque semp re
un soggetto che ha una sua cu riosità conoscitiva di tipo uni­
ve rsale ed allora può anche mettere in dubbio questo; e poiché

116

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noi ci siamo sempre riferiti e anche voi nelle domand e, ci
siamo sempre riferiti al rapporto dell'anima con il mondo della
Terra attraverso la mente, attraverso il corpo, ma non ci sia­
mo mai occupati delle condizioni socio-politiche ed econo mi­
che della Terra, a meno che non abbiamo fatto qualche dis cor­
so riferendoci alla situazione storica. Perché questo?
Perché in effetti tutto il processo evolutivo privile gia sem­
pre il rapporto tra l'anima, il corpo, e la modalità espressiva
e comportamentale dello corpo verso gli altri uomini. Questo
processo era uguale diecimila anni fa ed è uguale adesso. Su
questo non influisce il tempo e la storia. Il comportamento
dell'uomo è sempre lo stesso. Certo vi sono modi di organiz­
zazione dell'esperienza che cambiano, è naturale, rispe tto alle
condizioni storiche.
Se io dovessi parlare oggi agli uomini del le palafitte, che
pure avevano i loro sentimenti, dovevano organizzare la pe­
sca, dovendo mangiare, nutrirsi, ecc., io mi rivolgerei ai loro
comportamenti nei confronti degli uomini che stanno sulla
palafitta accanto, ma direi le stesse cose: di non considerare
l'altra palafitta come il nemico, ma invece come un fratello
col quale collaborare, al quale dargli la pesca se non ha la
capacità di pescare oppure di difendersi dalle fiere che stanno
nella foresta, ma di difendere anche l'amico, ma di non avere
una posizione narcisistica, cioè di chiudersi nella sua palafilla
senza considerare gli altri. Tutto sommato direi la stesa cosa.
Userei delle parole diverse, userei degli esempi diversi, ci
sarebbero delle esperienze diverse rispetto a queste, ma ci
occuperemmo fondamentalmente del rapporto che ciascuna
anima dovrebbe avere con il mondo che lo circonda e delle
esperienze che può trarre dalla situazione, qualunque essa sia.
La stessa cosa dico oggi a voi. È chiaro che non posso pre-

118
ESPERIMENTI DI FENOMENI FISICI E CONSIGLI DI
COMPORTAMENTO DURANTE LA LORO ESTRINSECA­
ZIONE.
I FENOMENI V ANNO ATTESI E NON PROVOCATI.
ECTOPLASMA DI TIPO CELLULARE (VISIBILE) E DI TWO
BIOELETTRICO (INVISIBILE).
LA CATENA MEDIANICA.
CRONACHE DEL TRAPASSO.

Seduta del 30 aprile 1969

D. : È possibile riprendere la discussione sugli argomenti


già proposti la volta scorsa, cioè sulla "noia" di Dio, sulla
"sofferenza" di Dio?

A. : Non è possibile trattare l'argomento questa sera per


una ragione molto importante e cioè per la presenza di altre
entità, le quali, dietro nostro incarico, veri!ìcano le qualità del
medium dal punto di vista della fenomenologia fisica. Esse,
pur essendo di discreta evoluzione, possono tuttavia turbare
la seduta. Dato l'argomento, è preferibile che esso sia trattato
con una certa calma. Vorrei anche dire che con l'immobiliz­
zazione del medium, noi, per il momento, tentiamo semplice­
mente una verifica e non dovete aspettarvi nulla di particolare
e di importante. Può darsi che si riesca a sfruttare di nuovo
una parte di certe antiche facoltà e può anche darsi di no. In
ogni caso facciamo dei tentativi.
Da parte vostra è necessaria la maggiore collaborazione
possibile affinché lutto si svolga con calma, soprattullo senza
eccitazione da parte vostra, come in anesa di chissà quali

120

·-- ------
un giuoco, e n quesl o clima per lor o con a l'eleme n t o sorp er­
i t
s a, l fatt o un po' ironico, un p ' scherzoso; c'è pe lo ro
i o r
ques ta almosfer a di giuoco, cioè per esse no n una cos
a
è
seria. D'a tra pane, è sollan t o attraverso ques e en tit à ch e s
l
t i
possono talvolta produrre certi fenomeni che altri ti ar ­
n e
me s b
be pressoché impossibi le realizzare.

Se vi sono domande su tutto questo io vi asc lt .


, o o

D. : Che tipo di energ i a viene espi ic at a n l


1110me11 t i
e o n
cui si ottiene un effe tto fisico
?

A :. In linea di massima viene usata energia "e ct o l s m t ica",


p a a
che è quasisempre di tipo cellulare In realtà vi è empr e n u a
. s
manifestazione d ectoplasma. L'ectop
i
lasma non semp re è
quella massa visibile di cui avete letto nei libri, m è a h d
a nc e i
carattere bioelettrico, praticamente invisibile. Es s agisc ed
o a
leva e quasi sempre il fenomeno si svol ge così l' e ctopla sm
: a
pu esser e es tromesso anch a distanza consider v ci
ò e e ol
e e ò
dipende dalla forza ciel medium. Qualche volta e s so no n r iesce
a spostarsi oltre poch centimetr i dalla bocca.
i

D. : In che modo il medium può colltribuir af fi h é


e n c l' cto
e ­
plasma abbia l'ener gia sufficiente a co111 pi
ere i .fenom ne i
?

A. : I medium in genere non v contribuisce affa tt o , a


l i n c he
se a limite v potrebbe con t ribuire con un pe r fe tto reg ime d
l i i
vita, g iu ngendo alla seduta molto riposato riposa to a c h e de
, n l
punto d vista medianico, cioè senza aver fatto de l le s d e t
i u e
freq uent i, come accadeva una vol ta. Ma una vo lta i m edi
l u m
era g iovaniss mo e quindi aveva molta energ ia anche d
a q e­
u
i
sto punto d vista. L'ambiente stesso vedete è d una i mpor­
i , , i
tanza fondamentale.

122
forse è bene che io la illustri come avveniva un a volta. U n
a
vol ta il medium , dura n e e s edu e prevalentemen e d e et o
ff
t l t t a t
fisic o, compiva alcuni fenomeni: di appor to co n m ovim ent ,
, i
voc , toccament i, levitazioni. Questi f enomen , co e i
d
a
e
a c
i i m
c n
tutte le sedut ,e sollevavano nei presenti e tusia sm o
anche
n e
perples sit ,à come è natural e come è logic o e iusto.
, g
Uno dei presenti ebbe una volta l'idea di im o m b ili zz a re i l
medium ed eg li fu legato . Accadde allora che l'en t ità, che o ­
s
litament e produceva quel ti po di fenomen i , ne l v ede e l m d e um
i
r i
legato, s'indispet t ì e dopo due minu ti che l medium e
i cadu­
to in trance, provocò la fuoruscita del medium s e ras d ll
a e
t s o
corde. Prese poi la matassa delle corde e la sca liò a
g con un
certa violenza verso g i astan i i uali naturalmente d
e ­
l t q , cr e e tt
,
ro che il fenomeno foss e voluto dall'entità.
In realtà, inizialmente, ess f soltant o un r a
ez
i one da
o u a
parte di qu e 'entità. La question
ll
ripeté
e si er molte volte.
p
L'entità naturalmente ca pì che non si era volut o du bi t re d i l
a ei
e così, per accontentare i resenti si av v u sto ti ico fe­
p , e a q e p
nomeno che il medium si scio liev a ualche vo lta im m dia ta­
g , q e
mente appena addormentato altre volt e do po ualche t o
q e p ,
m
,
altre volte invece in concomitanza co fe o n m eno eg non s
l
l i i
slega va. Questo anche per offrire g aranzia che i fe omeno di
l n
ap porto , o qualcosa de genere, av veniva l o ste s o .
l
Quindi in realtà la rag ione della le n tan to q e a
ll
o
n
g
atura
u
è

di ottenere lo sleoa mento quanto di tenere il me diu m so o


tt
o
controllo nell'eventua lità che s abbiano altr fe no eni. C
i i m o ­
munque, in og ni caso, i fenomeno della . leg atura
e a
l va eff ttu ­
t d
secondo le circostanze e le pos s ibilit
ll
to in due modi, t e e
c att
forze: attraverso la smate rializz azione de a
ll
or
d a
, o a r
r v e­

la smaterializzazione, per esem pio. de polsi,


so i nel ca o di
le d s
materia v Nell' uno e nell'altro ca so i
ffi
o l
l à
non
i .
ve nte
c

124
A. : Bisognerebbe intendersi sul termine "meditazione".
L'entità non sta li semplicemente a valutare se stessa o le
esperienze: essa contemporaneamente svolge una vita attiva,
cioè provoca anche altre esperienze.
La vita dello Spirito è una vita attiva, non è una vita
contemplativa. Naturalmente per voi è praticamente impossi­
bile riuscire a capire che cosa veramente una entità possa fare,
perché per voi l'attività, il lavoro, sono quelli più o meno noti
e risulta alquanto arduo concepire un lavoro non fisico ma che
si svolge a livello del pensiero, della mente, di ricerca nell'uni­
versale. In base a tutto questo l'entità assume nell'altra vita
esperienze talvolta molto più importanti che quelle che ha in
Terra.
D. : Le esperienze della Terra possono essere talvolta
illlercalate da esperieHze su altri pianeti?

A. : Sì, questo può accadere. Noi non intendiamo riferirci


ai pianeti del sistema solare, ma vi sono naturalmente altri
pianeti abitali. Vorrei anche chiarire che per vita non dovete
intendere quella alla quale siete abituali, cioè con corpi umani,
eccetera.
D. : Potresti materializzarti?

A.: È una cosa molto, molto difficile, che anche altri han­
no chiesto. Capisco naturalmente il vostro desiderio, ma la
materializzazione è una delle cose che non siamo mai riusciti
ad ottenere qui. Essa è uno dei fenomeni più difficili della
medianità, come ben sapete.
Una volta io indicai una possibile strada molto dirfìcile:
cioè voi dovreste raggiungere la possibilità di cadere almeno

126
=

A. : È bene allor a che par i prima io, an ch e se la mi


l a
descrizione è di caratte e mol o eneric o e vo l o d re q u
i

r t g gi
,
sto: qualche volt a mi avvicino a voinel sonn o fa mi sen ­
, per r
tir e o pe r trasmette r e anche alla vostra coscien z a cer e inf r ­
o

t i h
mazion i, o pe r avvicinarmi a l vostro Spiri to , e p ò
d ars
u c e
di e.
voi riusciate a captare, nel a fase onirica, una parte m
l
Come appaionel sogn o ? Come potrei a pa r i e ? In ge ere
p r n
i
com ' eo r nell'ultima vit a s a pure con la debita t s fi u a
r one
, i g z
ra
o trasformazione che avviene per fenomeni che sono a c e a
h

n l
di fuori del mio controllo e sa e bb ll
. Questo sembiant r qu e o
e
di un vecchio con un occhio che potrebbe ap pa rire le gge m r en­
te distono. Questo è un elemento abbastanza rec so; e r i l i
p p
resto una figura d vecchio con barba e ca e ll l un h , m
i
i g i lla
questo è molto generico Il particolare più im ppo ta nt èq
. r e ue o
l
de l'occhio .

D. Chi sei stat nel l'ultima vita


: o ?

A.: Qu esto mi è semp r e molto difficil ot rl di


re. Ve
di
e p e o ,
sul mio conto sono state fatte molt e illazioni , s o n o stat e d ll
e
e
molte cose, ma non ho ma annesso alcuna im or ta n a a d
i p z
esse.

D. Mi riferivo a tuo interess allo mate matica, l l'i


111 -
: i i i a
portanza de numero, a11e legg scientifiche. Ora c e 11011 s e
h
l i
i

incarnato hai potuto riscontrore ...

A. : Vedi, tua domanda è a parentemente


la fa il
p c e. B o­
i
s
gna partire sem pre da
cancello che s tratta o
l i d con venzi n
i i
e che quindi non esiste in re a ltà una matcmalica n l 'U i v s o
e l n er ,
né una geomet ria. Anche se il linguaggio è cli c ratte t -
a re ma e

128
quando noi sveliamo certe nostre identità. Accade talvolta di
sentire domande cavillose fatte proprio per scoprire se siamo
stati o meno "quelle" persone. Ma la cosa non ha importanza,
ciò che siamo stati non conta. Un semplice povero può essere
molto più saggio del ricco, e il semplice analfabeta "spiritual­
mente" più grande del grande professore. Dunque, che conta
tutto questo?

D. : Comunque ci hai sempre consentito di non essere


d'accordo con te.

A. : Naturalmente. Come avrei potuto non consentirvelo,


del resto?

D. : Poiché è difficilissimo da parte tua materializzarti,


non potresti almeno farci avere un disegno del tuo volto?

A. : Ma, vedete, a parte il fatto che ciò è tecnicamente


possibile, tutto ciò tenderebbe sempre a conoscere chi io sia
stato.

D.: Sicché pensi che dal disegno potremmo inchviduarti?

A. : Io penso di sì.

D. : Dal!' inizio della seduta vedo una luce, e odo la tua


voce più vicina, spostata rispetto al medium.

A. : Vedete, in linea di massima queste cose dovreste sem­


pre cercare di controllarle fra di voi. Durante queste prove
fisiche tutto può accadere. Sta a voi cogliere anche piccole

130
L'entità talvoila stenta a riconoscersi nel morto. Un es em­
pio tipico: un'anima lascia il corpo, esso muore, ma J'cn tit�
non se ne accorge, non sa di essere "morta" e con tin ua c on 1
propri pensieri a muoversi nell'ambito fisico del corpo , a
parlare, magari a chiamare aiuto a cercare e si accorge che
' '
gli altri piangono, si disperano, ecc.: così si rende conto di
essere morla.
Un altro caso limite sono le morti improvvise. Una pe rsona
cammina per la strada e per un accidente qualsi asi niuore
all'istante. Ebbene, l'entità, l'anima, può non accorgersi subi­
to di questo e può continuare a muoversi nella direzione abi­
tudinaria del corpo, verso casa per esempio, verso il posto di
lavoro, finché si accorge, da alcuni smarrimenti e dalla man­
canza di presa sulla realtà, che qualcosa non funziona: allo­
ra si accorge che è avvenuta la morte del corpo. Pe rò que5te
sono eccezioni, anche se numerose e quotidiane.
In linea generale, quando la persona muore nel proprio
letto in "grazia di Dio" diciamo, cioè quando è discretament e
inserita in una problematica metafisica e accetta la mort e (Dio,
ecc.), l' anima sa che sta per allontanarsi e di fatto si allonta na
appena il corpo muore, ma non del tutto, resta accanto ad
esso. La separazione completa e totale avviene quando si tronca
il perispirito che è una specie di cordone ombelicale che uni­
sce l'anima al corpo. Il corpo, sostanza essenzia lmente bio­
elettrica, è legato all'anima attraverso questo cordone , prati­
camente un fluido cli natura elettrica.
Quando avviene questa separazione, avviene un'inversione,
un rallentamento di tutta l'atlività bioeleurica, specialmente
del cervello, sino alla fine completa. Jnfalti il cervello del
morto, per esempio, da un punto di vista elettroencefalografico
può continuare a dare segni anche per qualche tempo dopo la

132
.......

vostra pac ,e a vostra felicità


. Da quest o t e co n rto e 51
fo
l
a llont�na contenta, per due r agio ni: prima di tutlo p
ra é
h _h
_ er c a
nacq mslat o a sua liber à di Spiri o (l'an ma t de e senz al
l t t i e n s 1 ­
ment� all'alt ra vi a perché è la sua vita) in s cond luog
t ; e o o
essa e confortata perché p r l'anima non c è s parazio e
e ' e n , ess
a
sa che prima o poi i sopravvissu i moriran n o e li r i ro er
t t v à :
l'anima ques a sicurezza ce l'h .
t a
Voi non siete sicu i fin quando si e v i v a
r te i, l'anima
sicura di tutto questo e dun qu e essa non ha da pi ng
m è
a e r e
e p r
la propria morte e si dispera soltanto per vo st o d l
e .
il r o or

lib ert
è
à
D. : Questa disperazione w 1 os t acolo a ll a
su a '!

A. : Il letar go serve anche a questo p e v ede a che qu esto.


, r n
Quando l'anima si risve glia ritrova sem pr e più c i
o n r tat
fo
co
loro che halasciato, e osservando poi le co s �
d un p o dt
e a unt
vista più maturo , anche il dolore dei p r opri cari l t o s
a cc a e m ­
i
predi meno. Sì, questa è la situazione naturalm nt e e con var e
,
sfumature , secondo le c i rcostanze, secondo la man ie ra di co m e

si muore, secondo l'evoluzione di chi u r e.


m o

Jn linea d massima c'è anche da dire che il


tra s o i se
i pa s n
stesso non è mai veramente doloroso. Vede e, i enut
o sono v
t
o
sulla Terra diverse volte ho svolto an di m
i
s
i
o n i
,
h
e v rs e e s
,
c
cioè incarnazioni non necessarie, ma ch dov v a e s s r
e n o
e e e
fatte per rag ion che non posso spiega .
i
ol e,
r e
Dunq ue i travag lio della morte 'ho avu to mo e v t
lt
a
m
l l
avess un e i u
perché io
i
non ne ho ma soffer , to e non i a v o z o e
n
i
t va la soffer enza perché la m o te n n c' n t a
che non consen i
, r o e r

iù evoluta
ò
con l'evoluzione, vedete. Anche la p e rso p u
a
n p
avere dei traumi, perché influiscono molto l r ag on
i i
p
e
i s colo­
a la v ta f ti
giche, l'educazione ri cevuta, l'atta cca l i , at
mento

134
teriali" sono incise nell'anima, così come durante una vita
sono incise nel cervello. Quindi, perdendo questa struttura
animica, lentamente si disperdono anche i ricordi e le memorie
di tipo umano.

D. : Se io ti chiedessi di ,mo padre e tu potessi farlo


venite, pensi che ne so.ff-i'irebbe?

A.: Dipende dall'evoluzione cli tuo padre. In genere non vi


è nessuna sofferenza nell'avvicinarsi qui. Questo come princi­
pio generale; vi sono però naturalmente tante altre circostan­
ze. Per esempio, se me lo chiede un figlio il quale alla presen­
za del padre morto sarà grandemente travagliato, allora ciò un
fastidio all'entità, perché la tolgo da una zona di pace, se cosi
si può dire, e la riporto ancora a contatto con la materia, con
un dolore umano che ha potuto dimenticare. Ecco, allora, che
in certe circostanze non posso farlo. Però, se tutto questo non
c'è, non succede niente.
Vorrei dire anche un'altra cosa: non crediate che tutte le
entità possano venire, un gran numero di esse non può av­
vicinarsi alla Terra, sia per la loro evoluzione che può essere
grande o piccola, quindi per un fatto proprio spirituale, sia per
il fatto tecnico materiale di non poter parlare attraverso il
medium.
In ultimo - cosa molto importante alla quale nessuno pensa
- c'è da dire che l'entità può darsi che non voglia venire,
come spesso è capitato. Il perché non lo so, varia, si capisce,
secondo i casi; io parlo in linea di massima e non mi riferisco
a nessuno in particolare, ma ogni volta le ragioni possono
essere valide. Prima di tutto può darsi che l'entità non voglia
venire proprio per ragioni spirituali, cioè non intende avere

136
=---

abb a abbandonat o a sua terra e vi ritorni dop nq ana,


i l o ci u t
ottant'ann ,i un po' smarrito, pur essendo quella a l e
sua
vit r
la sua casa . P i ritroverà l suo ambient , la su e s e
o i e a t ra
a ,
stess .
o
e
Lo Sp i rito
in fond o non è nuovo al a vita spiritu , p r­
, , l al e
ché è uno Sp irito e già viveva come ta e pr i c
ma d li' i c r ­
l n an a
zione in Terra . Naturalmente il trauma dovu o alla vit umana
t a
crea una sortadi sma rrimento che viene pla o, chi r it o dall cat
a o
spirito-guida o da qualcun altro. Insomma, l'enti à c h e t pa ­
t ra s
sa non resta sola e abbandonata in un mondo di m is ero. P ,
t o i
in realtà, c'è molto poco mistero. Dal vost punto d vista
i
ro
pisco benissimo come tutto possa sembra mis e i o ­ra
ca t r os , st
re
no e straordinario, ma in realtà non è cos .
ì
Vedete , ad un certo punto anch vo , dal nost punto d
e i i
ro
vista, siete straordinari e siete così stran i co m e uomi ch e
ni
quasisi stenterebbe a pensarvi come esseri viv enti . l
a o
n stro
D
punto d i vista è cos : con l vostr e limitazi ni et tt la
ì e o u a vostra
vita, così piccola e minuta , che pe r voi inve ce è mo lto im o ­
p
tante. r

Così si ribalta la questione . In realt no n c'è mister o , u a


à n
fondam e nt li t o ch ve­
volta acquis ite due o tre nozion vis
i a , e
f
ramente esiste la vita dello s pirito la sua ct itiL, la p ­
, e rn er e
legge, una volta acceltate in
zione della pieno, q este c ose
u
ch e
fondamental tolgono g ran parte de
l
mi stero e p r voi e·è
i
i
la vita e l mor te un e­
proprio a causa della barriera tra a : m st
l
ro dovuto quindi al 'ig noranza.

138
L'Univers o, ne lla ua
s g e ne
ralità, è costruito dal punto d i
vi ta de i prin c , co n p e tà at am ent si me tr ­
ip ro p m
s r m em a tic
i
e
i

e i
c h.
Cosa significa? S i nifi c a h
de l princip io di reci g c i e t tti i principi rra loro godo no
tà, nc n u l
pro o so tanto, ma che c iascun prin
cip o, nel suo nucleo ­
i s e n
s incip io
ia

nel su o nucle o es se z e i e e z c l , on è dissimile dal prv


u a d ersità
n

n al e va a c o ts u r
rispet to al precede t .e
h it i e n i
n
L'esemp o p ù ba na l
i e po s iamo far e
i e c h s è il princip o in
base a l q ua le vi sono si s e t mi g attici, i
al
soli, pianeti, s elle etc ... :
il p rincip o nel s uo t
i nucle o è per ttam ente identico
fe

p rincipi c e vann o a c tit i r a alt i


r
d
h u e r e
o s alt diversi 1 materia i i. no
soltant o , ma i nucle i e t i n
( p e rc ò o i
i s n s m met ri ci), c oè l essenza
dei princip , non o d l a p o i '
i
o do n ropir
e à della grand zz
spaziale; fin quan o g e l
t e a
t par l d e p ri nc ipio, la reciproc
ia
l

simmetrici à di u t tt i i p r i c ipi è p r tl it , la
m o

t e fe a e te cir c aràe,
potenzialment e i m n l e
i a o
n

c asc
u n o equ v leall'altro.
Quest o è un dat o d i c
fato, ma c'è un se a
t
i
che p o i giustifc i a il pr i nci pio ondo d to d fall o
dell a lib e rtà.
Unitamente al p inci pi
r o s
mm e r t ico ch e governa la geo
i

me­
tria universae l , sus si t a
e n c e in contemporaneità un principi
h

asimmetrico, vale a dire c e o


s

h un pr ncipio pu ò combinars co
i

e dar luogo a det e m i a e i n


altr
i
n
t a s immetrie, per cui se noi
oss erviamo il pr in ci i
r

e l
p on o n cl e ist i tuzionale primario
vedia mo l p i c p d su e u o
e si
a m m t rici
t à, mentre se osserviamo
i r n i i ll

o
la sommatoria di più f orz e e ti u s e
ch c s
o t
i co o il principio. ess
n
possono dar luogo ad aspe tti s m etri ci, per c ui ap are la
i
a m p
diversi là.
Infatt 'Unive r so e c nt
i l s muo v poraneamente con i due
i i i o em
princi .p
Q i
no d c i a m ch e la materia ne suo apparire
uando

l bil d
ha dentro d sé una s er i e i c c varian t l , l u d le
o
a e
i a o i i a c ne e l
l
n

140
-

zione geometrico
-m a a che si muove co
fra loro contrap n lle
at em t ic n due princ pi
po sti i
f u nz io i ne e finalittl ma fra l o r
simmetric i er q uan t o ll ' o
e n e

p rigua rd a l'or g n e soprattutto l equ


valenza dei p ri ncipi p rc h é ll i i ' -
, e i
e
a a fi e
n
questo infini t o insieme d i
ene r gia e di Sp ir iti h n a so l or i gine,
a u una ori ine la quale è
dovuta ad una un a
, e d unque è log g
a

ic ca s a ico che noi


u

atte ndiamo da que t ci


s a n u i c a ca u
permea
usa n u n icoprincipio c e di s
li aspe
tti su c sivi h é
g e s ev o lutivi della creazione, c e
du nq ue deve conserv a r
c
i
h
e i nt isuoi frammenti la tipicità d
divin o cioè l'eq uiv l utt el
, e a dell c s oe che si snodano
a n z
e autocreando si, cioè svi l upp an d osi creando
si
e

evolutiv o ma con alrinterno di un process


temp ra n o
,
e am e n te anche una qualit�1 ch
chiamerei a ppun to in t l lett i e
o

e va i n dividuale , la quale muovend o­


si secondo il prin cip o a i
i s m me r co r i s p onde al principio
di
i
t
libert à, e q uindi di lib ro a r bi i .
t r
Peraltro i due pr in c ipi i fa o o m e
e

s nn ra, qu a c soa a p pa e
r
o b i l
interessan e e in qu a lche odo
t m
curiosa.
Si fanno ombra
: che o
c s a nt e n do pe r om bra ?
i
Intend o a capaci à a
l
b l
e l pos i i t à da par t e di questi ele ­
ment , di ques t i nuc le , di s i
t

i qu e sti prin c pi fissi, la capacità d


i i
subire una qualche infl za da i
,
u en pan a e de 'altro e vic eversa
per cui l'ener gi a pro d , l l
r ia
te
p m en e ll anzi i nuclei fondanti
l'ener gia - chiamia
e on o qu el che voi sapete, e quind
d
ol s c
i

m i p icelle
mi potet e se guire - cioè l i
m

c ro ar , sono elementi fissi


e t
ma non al cento per
ce n to: c o n e g o no o possono contenere
n

t
variabili che sono do u r
al i'o m b a spir tuale che su di esse s i
v t

e i
e
proietta, e vicev r a , i
r
lo Spi t o ic e v e co stantem en te l 'ombra
s

dell'energ ia r
, p de 'e rg a ha p e so i n el me
l i

l n e n sé u nto
erch
é r e
estremamente fondam enta a
le, l su a stabilità.
Quest due asp ch
i e fr a l ro s i n t e rsecano, che si som­
' no c o i l'
tt

mergono e si fanno i
omb a ro lt , a r e ta n n
e
ra o n e
l u r pp s n o i

142
Tra Dio e la realtà c'è uno scambio ed una contiguità, non
c'è un Dio che sta da una parte ed un Universo che sta dal­
l'altra.
È vero che noi continuiamo a sottolineare l'autonomia e
l'indipendenza di Dio, ma Dio ha un rapporto di contiguità
con Ja sua emanazione, così come voi ce l'avete col vostro
pensiero ogni volta che pensate; la differenza tra voi e Dio sta
nel falto che il vostro pensiero resta astratto, non creabile,
fino a un certo punto non creabile, ma di fatto voi pensate e
per poter tradurre avete bisogno di una serie di operazioni.
Così il poeta che scrive un verso, traduce il proprio pensie­
ro in un verso ed ha bisogno di fare questa operazione, non
la può fare senza carta e penna; in Dio il fenomeno è diverso
perché siamo su altri momenti e livelli cli creatività, tuttavia il
pensiero emanato è un pensiero che accompagna e fa parte
delJa struttura che .l'ha emanato, ed ecco perché tra Dio e ciò
che è stato emanalo il rapporto è di contiguità. Attenzione,
non ho detto di promiscuit�1, ma di contiguitf1, per cui c'è
sempre la presenza di Dio dietro il nucleo dei principi, e Dio
a sua volta è presente attraverso la sua emanazione e il suo
rapporto con l'infinito (e stiamo qui parlando solo teorica­
mente) è un rapporto in un certo senso che resta fisso nel­
J'eternità, cioè al di fuori del tempo.

D. : In sintesi la libertà dipende dalla asimmetria'!

A. : Esatto, dalla non simmetria ed è, peraltro, da questo


punto di vista, veramente un principio universale, quindi si ha
voglia di definire o di giocare sul significato della libertà; la
libertà è un principio spirituale, autentico, perché è fondato,
cioè dietro non c'è soltanto la volontà di poter decidere di

144
La rice ca del princip
i d lla vita, la pie
r o e tra f losofale, la
natura essenziale d l i
el 'U i , i divi
n v s l no dentro la mater a,
sono tutti a ggiustam oali
o er c rca r e di vi i ­ci
r

r
e

en me t e
ti

n p p e v
narsi ai nucle i prim ar i. t a
Anch e q uan do si
è arl o e plic ,
in reall l'id e p t , p r esempio, d i idea se
m
e
à sem lic
a

a e di L ibn iz era u a intu


e n izione: p r
po te r passare ad una e
p

idea s mpl e operativa, cc ne cor re.


e

sicuramente anche ic
È
impo per la mente umana estrarre d
ib

un moltep li ce uno d gl iss i


l

a
e

e e enti, o n n è una operazione che la


ment e può fa e o s elh m
, e an
r la mente potesse fa r a , per ché n
ca o della musi ognic e a l el
s a
c not potremmo dire che è una ide
sem pli ce, quell è e a
no
a n c'è po s s bi lit fa di cam uffarl , è
i

e sarà sem p re quella a quell a


, ma qui
s iamo alle riproduzion i d
una serie di proces si
ch e i tull a
n u t i m a nalisi possono arrivare
l

not a, anche a scom i i i


a a
ll

l n cie l nu mero , è scomp nibil a


po s z o e e a­
l'infinit o indubb i o l
, am e n e, e operati v mente può dare i
ri s at
t

ques a scomposizio n a u lt
t e, ma p
i
l'uomo si deve arrestare.
In realt à, al p u t o o
n ec t ra lee unitario di un principio ch
ha in sé una sua sim t nia h d e
e r , e e q uesta simmetria è mme ia
c d ­
tamen e riflett bil c su i
m

t altre si m
i m etrie, l'uomo non può arr a ­
c dir ci che nepp vi r
; ur e lo Sp ir to può arrivarci, sia perch
i

i é i
cammino dello Sp iri o h I
a m e t e ed obiettivi d versi, e sia per
ché, p u r avvi cinan do ia l'analisi di i ­
t

s se stesso, perché questi


principi forman o p o i
l

n n za
el s s cli cu è fatto un o Spirito,
h

a c a ota i
è un process o che n na
vv enei c n
i

o questo tipo di linguaggio,


ma avviene in un
o

m o do c on osc ti o, es erienziale. gl element


v p i i
emergono nella co c i nza dello Spir t , e
s e i via vi c h e emerg
p o a o­
no attraverso i c
e ss o d i e v oluzion ,e vengono riconosciuti.
ro

l
Quello che p i vog li
o dire in h ius ur a di questo discorso,
è che la costruzio o c
n sc
e e nt ifica, mate m at i ca è una costruzione
i

umana che cog li e org niz z a rap o -


e a p rt funz onal fra e sin
, i i i i l

146
A. : Sì, anche per queslo, ma sopraltullo perché si tratta
.
di una programmazione infinita ed eterna, ed essendo infinita
ed eterna, non essendoci tempo e spazio in questa evoluzione
dello Spirilo, il problema essere o non essere libero è un pro­
blema che sussiste per lo Spirito ma che per Dio non esiste.

D. : Ma non esiste neanche per lo Spirito seco ndo ,ne.

A.: Lo Spirito procede per tappe di discoprimento , quin di


lo Spirito ha la percezione del suo cambiamento.

D. : Ma llOll ha la percezio11e di essere costretto.

A. : Assolutamente no, è un problema che non esiste.

D.: Le tappe possono anche essere diverse a/l'interno di


questo camniino, gli Spiriti 11011 fanno tutti la stessa cosa.

A. : Prendiamo un esempio vorrei dire molto terra terra,


perché si riferisce proprio alla Terra: la vostra libertà. Suppo­
niamo che voi vi sentiate liberi veramente rispetto ad una del le
azioni, cioè vi siete veramente liberati di ogni tabù, di ogni
riserva, di ogni ostacolo psicologico, clico, morale, supponia­
mo insomma che veramente voi possiate svolgere una deter­
minata azione senza alcuna remora. Supponiamo che l'azione
contenga al suo interno, perché le contiene, una serie di op­
zioni; ciò significa che nell'ambito di questa libertà voi potete
cominciare da qualsiasi parte, cioè non c'è un programma per
cui una azione libera comincia da I per finire a 1 O, potete
cominciare anche da I O ed andare verso l o cominciare da 5
e andare verso I O, perché non si pone il problema del la sue-

148
mini terra terra, ma in realtà si tratta cli una proprietà vera e
propria dello Spirito, una sua facoltà che si esprime attraverso
questo lavoro di natura evolutiva.

D. : Lo Spirito si evolve attraverso l'esperienza.

A. : Sì, attraverso l'azione, diciamo.

D. : Non è detto che tutti gli Spiriti debbano fare le stesse


esperienze per arrivare alla stessa consapevolezza.

A. : No ... uno degli aspetti della libertà è che a quella


conoscenza attraverso l'azione si può arrivare in tanti modi:
se tu devi fare l'esperienza di una cosa liquida la puoi fare sia
bevendo l'acqua che bevendo il vino che l'acqua del mare,
tutti e tre sono liquidi, l'esperienza ciel liquido in sé si può
fare bevendo cose diverse.

D. : Mi colpisce il fatto che anche uscendo jiwri dalla


macchina cerebrale tipica della tipologia materiale in cui ci
si trova, anche da Spirito non si riesce a COM li ere il discorso
dell'armonia (se ho capito bene) nel suo nucleo principale.

A. : Diciamo che forse la mia affermazione è un po' estre­


mistica; in realtà Io Spirito arriva a certe sue verità, e il fatto
che ne stiamo parlando è già cli per sé una conferma; arriva
naturalmente a capire, poi l'analisi di se stesso gli completa
questa cosa.
Ciò che voglio dire è che aver capito, però, l'esistenza dei
principi, avendoli anche analizzati, non costituirà mai un pa­
trimonio reale ma un patrimonio appreso, non è soggetto
cioè ad esperienza se non una esperienza esterna.

150
D. : Vorrei riprendere una tua precedente comunicazione
riguardante l'inconscio personale, individuale e quello col­
lettivo. L'inconscio personale, come si sa, si forma durante
la vita, ma noi percepiamo dei simboli che ci provengono
dall'inconscio collettivo, come se ci fosse una specie cli tra­
smissione per ereditarietà, però tu hai detto che non. esiste
una ereditarietà psicologica, psichica, ma esiste una eredità
genetica, perché ci sono cariche psichiche che trovano nelle
cellule delle possibilità di aggancio per cui attraverso di esse
si trasmettono nei processi genetici, e mi sono chiesta come
possa una carica psichica trovare in un bios una possibilità
di aggancio.

A. : Volendo riguardare la cosa in un aspetto diverso da


quello che è stato già trattato, io direi anche questo: il vostro
mondo mentale, il vostro mondo fisico non è 1' unico che esi­
ste sul vostro pianeta; sul vostro pianeta ci sono continue
presenze, esseri spirituali che ancora sussistono dopo Ja mor­
te, altri se ne vanno, altri tornano, altri li richiamate.
Poi ci sono le vostre idee, la vostra storia simbolica; il
discorso è alquanto complesso e non vorrei neppure banaliz­
zarlo, ma c'è da dire che quello che può essere definito come
inconscio collettivo è dato dalla sommatoria della storia del­
! 'umanità e degli uomini, e dalla presenza continua cli quelli
che comunque vi hanno abitato o aspettano di incarnarsi o
aspettano di andare via.
Però non vorrei che vi fermaste alla banalizzazione spaziale
di questa cosa come se intorno a voi ci fosse una folla.
C'è comunque questa presenza, ma la sua significanza è
soprattutto data dalla sedimentazione collettiva, e quindi in
questo caso proprio spaziale e temporale, di una serie cli pre-

152
presente che il passato via via si cancella e c'è un con ti n uo
aggiornamento, tranne alcune simbolizzazioni che continuano
ad a�ere un carattere storico attuale, e allora gli es emp i, g li
_
scntti, la storia, continuan o a formare la cultura in c ui viv ete
oggi; quindi la continuità è assicurata dalla scrit tura, d alla
storia, che forma e costituisce le generazioni che via via si
succedono.
Ma oltre a questo, oltre alla storia sim bolica scritta e alla
st0ria mitica scritta, c'è una storia astratta che è pr ese nte,
diciamo, quasi in forma di eneroia o , e forma il substr
ato a cui
.
attmge la psiche quando si stabilisce la correlazion e mente­
ambiente.
A questo poi aggiungete quello che è il riporto genetico,
per cui molti comportamenti e molti aspetti fisici legati a
comportamenti o a situazioni cellulari venoono
t>
ritrascinati nella
nuova psiche e vengono rivivificati un'altra volta poi dal la
storia etc ...
È questo che dà una grande lentezza nel cambiamento della
società, perché si tratta di processi lenti, che si sedimentan o,
si aggiustano, si cancellano, si riprendono, si ripropongo no in
nuove versioni, per cui effettivamente l'unica maniera per
dissaldare la tradizione consiste nello sperimentare le azioni
nuove, perché sperimentandole si dissalda, come una volw
abbiamo detto, il vecchio circuito e se ne innesta un altro,
quindi ecco l'esperienza.
Dunque l'azione sta alla base del processo evolutivo e
quindi di cambiamento, la teoria invece non serve a nulla.

D. : L'i11conscio collettivo, che giudicavo una idea astrat­


ta, lo vedo come un campo di energie che, al pari di quello
personale che comunque ci lancia deRli input, anche q11esto

154
A. : Naturalmente.

D. : Potresti dirmi come Jamw questa coriche psichiche


ad agganciarsi al bios della cellula, o è una cosa troppo
complicata?

A.: Questa è una cosa complicata, ma complicata fino a un


certo punto: noi comunque stiamo parlando di cariche ener­
getiche, stiamo parlando di energia in un certo senso, ed al­
lora la cellula in fondo è permeabile a questo tipo di energia,
tanto è vero che le malattie psicosomatiche sono influenzabili
proprio dalla psiche. Ciò avviene per un processo energetico.

D. : Si potrebbe parlare di una psiche della cellula; nel­


l'Universo non esistono, poi, compartimenti stagni, oini cosa
fa ombra all'altra cosa.

A. : Ecco, vedi, l'idea della cellula, come ti dicevo che è


energeticamente suscettibile all'influenza psichica, è proprio
l'ombra che dicevamo nel discorso iniziale.

D. : Noi non siamo staccati, siamo sempre co111pre.\·1 111


un 'unica cosa, questo ci dovrebbe consolare, non siamo 111ai
soli e facciamo parte di una cosa più grande.

D. : Qualche anno fa parlando di tue vite precedenti par­


lasti di un modo di ricostruire una memoria che 11011 avevi
più. Mi chiedo: il processo che hai testé sviluppato ha qual­
cosa a che vedere, co111e se fosse questo a fare ombra dal/ 'al­
tra parte e viceversa, o sono due procedure completa111e11te
diverse'!

156
?-+

diciamo in q ual ch e
chi com un q e d mi u r a la mente del filosofo, o la mente
u u ran e s la d
pensi ero in sens t vita ha molto utilizzato l'attività dt�
o s eculativ n
senso dell'a p o, nel senso della ricerca eti ca, e
ffina l
mento di det erminati o ­
cre ti, qui di problem i as n
n la p n tratto-c
deputata alle s a e alt a della propria a
e lt de l psiche, n on
c e qu� i l
può ave e inte quotidiano. Queste parli qui l'an I a
r re s s e
� enta con la s o ne e cssità ancora di trattene rle, e le a�t ­
ua n rgi l
e ta to forte d me
e a, sapendo però che la su
a te r n i v t a energia n n
n a i a
n n ee ues te ar per lu go em o
­
p o. q p t i n t
? uando parl i m
a o di lungo temp non fis
puo tratta re o siamo u a dat 5
n a.
v og io d re c a n c he di ni o di mo ti ann o di molto temp �
l
h an ,
l i e lo S pir to p uò co ntin uare i Soe
parti psichic he i ad utilizzare t
a que
cisare alcuni si per t o rnar e sulla Terra nel caso debba
i pre ­
genera e p e c a pelt
s ompl da Spirito, sia per avvicin asr i al 'uomo i
l et a re l �
r e rte sue esperienze,
molte p ar ti p i h h c e s i
a r e
s c ic le p ò u ancora util pe ch_
mondo della ma e zzar e per analizzare
t ria i
e e ti
teria riferi o a q n lla
i
sua generali à, il mondo della ma
t o t :
uest s st ema, parlan o della
poi evide d Te ra, pcrch
nte a r
me tne su r
servirà un'a un alt o p ne a n e �
lt s i a p
r a truttur a
psichica. t o d u ' a
s
l rat art
t gl i
Allora que to re s a, le altre parti si dispe rd ono, e quind i l
conservazione i a
di par i
rapporto al t i p di it più sublimizzate del a l psiche sono n
o v t a , al tipo di esp
nza, e a che al
getto dello Spi it o , e rie n pro­
s
r que to come l' prima cosa: se lo Spir a
questa n e c essità, s n
o h asc t li o vai to h
e n c e a l u u e
s ne .
i e

e
D. : U11a p rso na che in vita si è ded ic al a alla filos<�fia,
alla ricerc a pro ba ente i à seguiv a '"' r t o
m
p o get o d e
bil
, i ll
Sp irit o .

158

---- ---------- - - --
. A. =. Nulla di p di quello
che più o men o non possiate

immaginar e voDel resto c'è anc l'ipo e i,


i.
he t e
è semp r
stat� �ues � ipotes i, c e a vita sul Te s a e ci
t h l la rra si d a
provenuta
altri � _ane t 1'. ch e vi sian o microcellu vag n ti ne !' Uni v rso
e
1
l e a l
c e si insed i a o su determinati pia eti e svilupp o la
h n n vita, e
an
certo _anche quest o c è e
' nessuno può pens e vera e
_ are ch l do n
men
D i o sia venut o nell'Eden ed abbia l' m nta
co s t i
to uo o e a
e tutta l a vi a nell'ambi o di una set t iman ru
.
t t a
Certo i processi si svo lgon o
cos , ma h e i sia dell'ac
ì c c qua
salata o ci s a dell'acqu a non s ig i fi a a
i n c vit ne
che ci sia la l
s�nso umano d l termin .e Quind mi c ce l le, e
e i r o lu pari t c lle d
i
Vll a, quest e s ì le pote t e trovar , ma l l
a v st m oto più
it
e a a
lontano.

D. :E sulla situazione attual e del pi


anet ,a �flitti, le
i

m
questioni politiche relig ios e le gu r e ? In ap a e cn è u n
, e r p r z
a e' a
involuzione anziché evoluzione.

A. : Non c'è una involuzione, c'è olanto da d re che s


s t i e
pro prio vo g liamo usare il termine i nvoluz ione , è che la ripar
­
tizione dei beni e delle ricchezz è mpre pi ingiusta nell
e se ù a
societ umana , e q uind i quando u n a societ à uma n presenta
à a
povertà e ricchezze sep arat in u na m nie r a esage e
e a ra t
a m nte
lontana, è chiaro che prima o p o i vi so no le olu
\
i i
oni, è un
r v z
e q non s tratt p o i
fallo inevi tabile , i i a d i u a involuzione.
uind

p p e n i m n s
È un po' sem pre stato così, sem re i ov r i g usta e te i
e al l fin re
sono ribellati, e molto ing iustame nt a e o e
s in o fs mp
en o
stati mess a tacere. Bisog na dire, erò, che ades o I me ­
i p s po vertà,
le, p l r d
no è meno controllab i e v o u z o ni e a
i l i ll
erch é

s imp a pop olazio e


della plebe, le r volte a a n o su un
i iant v
i d i
n

v state e m re
minima del pianeta, ade sso a c r s c e
n
d
o s p
i e

160
perché uò da si anche che si d b b
r a
e
p

del terzo millenn o igni inlerprctare che civill


i s fica affr a n a e �
dalla miseria
quelli che hanno fam e che m i pa e c m nto
, di
r si a un p ro cesso d civilt
questo , perché io credo che i à
sia inciv e a
r
gia e, n n div ch avendo d n
l i

o ide col pr p i ma ­
o ri fr te l lo e non'
Quindi si tratta semp e o a v c e versa.
di st bili e b ne i
r a r e i ermini d par n
z , al di là della stori a delle id lo i t i te ­
, e o d ' i
e, e l!eco n om a, d ell a
a

politic a, il princ ip o elementa g


è ue o .
i re q t
s
D. : Anche ques o si agg ci a l
t a n a disc rs
o o precedente de ­
l'inconscio coffettiv : i d sere de e v a r ia o l
o c o v ranno e s l/ zi n i
su/l'istint o de!!'uo1110 ad a
v ere s m
e pr e di p ilÌ.
A. : L'istint o n , l'ist n o
o
i t a v
ab ere sempr e di più non h
d

nulla a che vede e a


r con q sti sim o l i, l'i nt ad avere sem
st
ue i

­
pre di più non esist esist e l'ist i e eo
e, n to a v r à o u n
a la fe licit
d

parte della pace, quest o sì. Il a


f n me
e o no te n
vostro momento sto i che voi ave l
r co d v l er p
e

o os e ere sempre di più


i d

dovuto ad alt
r fattori, a biso n i ches è
i g so o s ati indotti, allo
svilup p o esa sperat o delle n t
tecnologi e del a t cnica, alla dimi
l e
e

nuzione del potere contra ttual e d ll a ­


e
fi osofia, e quindi delle
l

filosofie dell S pirito dall c duta d lla


o , a a e alla sua
met afisica
d fficoltà di reg ger e davanti ol p i di
c
i

ai uno scientismo tecno­


logico, non de l scienza
l a , dall
tendenz a delle religioni a�
arroccarsi sempr dietro posizi a i d
e o n i p nc p o e di potere; c
i

i
i

sono tante cose da mett r i


er e ins e m e a cuocere come un lento
i

brodo, ma d tutto questo sie t


i e re pon ab i voi d q e s i
il

s i u t u l­
s

tim decenn d vita de ia '


i i i p n , n n c'en t rano miti.
eta

l o i
Sì la ricchezza 'hanno m p
, l se r e pe r s uita g uomini, per
li ­
eg

ché la ricchezza por l a


be n e s s er , p r t a q e llo che voi ben
e

o i u
sa pete, ma in una manie ra d v s a, non n una m a iera i u ffs
a
er
i

n d
e ca pillare.

162

- ---- -- - - -
INFORMAZIONI PARAPSICOLOGICHE

Da "UNA NOTTE COME QUESTA" di Corrado Piancastclli (*):

"VIVERE L'ESPERIENZA DEL MAESTRO" (3" puntata)

7f - Nel cammino del maestro, la vita è una completa


riunificazione tra esperimento, progetto e un fine. In questo
modo di esperire il visibile e l'invisibile si raggiunge la vera
conoscenza essenziale e colui che ne è illuminato assume la
funzione di specchio, accrescendo altre vite che incontra in
quello che Husserl ha definito "orizzonte neomatico". Ecco
perché, di fronte al maestro il filosofo sarà sempre un allievo
filosofo, indipendentemente dai suoi titoli accademici. Ciò
perché il maestro è un vero fenomeno vivente e, in quest'ot­
tica, diventa un uomo di magia: e i qua/ia, da lui rappresentati
al massimo livello, diventano una sfida scientifica.
Ho usato il termine "fenomeno", che in greco è i I participio
di un verbo deponente che connota ciò che si mostra, ciò che
appare. Il maestro mostra la metafisicità che lo rappresenta
come proprietà quale essa è, ma se non siamo in grado di
ricondurre tale proprietà ad una causa - come è il caso della
sapienzialità - dobbiamo essere tanto leali e onesti da dire che
la metafisicità è la proprietù di qualcosa che ha in sé la sua
origine e la sua conclusione, per cui un maestro è testimone
di un'essenzialità radicale che non trova, al momento, alcuna
spiegazione razionale all'interno di una teoria scientifica.

C) Ed. Hybris di Perdisa, Bologna, 2006. p. 37.1.

164
- l'onestà di div tare
en (e ma no n in
sens? psi ofis i o o de po i di essere) se stessi,
c c ll' dentità sociale compensa
- coscienza di i tor a; .
pos ede e u e re io
na
conosce n z a e di s i Oe rs i one; sfera n o iu i i
r s i t ri di g d z , i
- c?scie nza di
o se td
dr una cos i p s e re una sfera corporea effimera aefro�1 �
c enza so g tt e iva nella q l e e a
d

riconos ce co id gti ua on a u l
m e e n àt e individuali tà c l q et SI
- avere sensibili à v ·'
t s la p esia l ea i anche enza ess ree
necessaria ent ea e si o · o e rt
s
- non essere imita inv i , ti
r

t ma spontaneamente originali;
m '
percep ri e in tui i te una visione mctarisi e
a e
- possed e l sat v m n ca d mon
-
er a ggezza della
non co v à l d ;o
essere co t e al
n nzio n it ;
n ro
- non ave re p cu ra de tll
orr e n , pr
o re. s s i i
a m rt g st ;
o e
e

a
Second o liv s upe i e:
e r or
llo

n z re i dualismi e le
c apaci t à a di arem dor izla
- c a opposizioni;
e er a
apaci tà d

v e e n di
conq uist a, di iv ta non in t r m i i di p d
it o
su cc e s so o insuccesso
cap acit à di sentire il pi ere non s l ; in funzione
delle perce ­
zion i, ma o
c e i a t e1ia li à esistenziale, come Weltanschauung ;
senso delJ'em int un à e dellat
ac o o

r
giusti z ia come r e n ve sa
tendenza fo u i
all l bertà senza sensi i o pa z li:
illumina io n i. e i d c l ;
qu i

z nt z i oni astn.llte;
a

aver sup era t o l'osuse s i v à o g gettu e e o etl alc: a v er


i

s i t al s g g u
superat o il nar isi mo;
c s
avere un s
i e
a vi o me a t fisica del m o n do;
sentiment d i n
o comprensione verso la col p a e l'error�, tol­
leranza, riappa cifica zione dei co ntra r e d c gli oppost 1;
i e e
tendenz a all a mo lità p erso a e c n l r f ut o d ll ett. che
ra n l o i i i
convenzi a i i;
on

166
Occidente), non veste un saio o una tunica, ama l'erotismo
che considera esperienza al vertice, gli amici (che però sento­
no di essere suoi allievi), Ja musica, Ja poesia, la buona cucina,
Ja vita e la terrestrità in tutte le sue forme...
Detto in modo brutale il Maestro non è una copia di Dio,
nè intende esserne il vicario.
Che cosa lo contraddistingue, allora, dalle persone cosid­
dette normali ovvero da coloro che hanno introiettato i due
precedenti modelli? Egli ha questo in più:
- mostra qualità "interiori" entrando e uscendo daJla realtà
convenzionale;
- ha capito il fine della vita e deJl'esistenza individuale;
- sa tacere più che parlare, ascoltare più che intervenire, agire
più che "aspettare";
- egli sa, ma ha il senso della meraviglia come un fanciullo;
- spesso non ha nozioni precise dello spazio-tempo in cui
vive;
- respinge le convenzionalità morali e sociali ritraendosi di
fronte a ciò che è mondano;
- produce empatia sapienziale e senso d'affidamento;
- ha il pudore di ciò che sa e di come lo sa;
- ma soprattutto - e si dovrebbe poterlo scrivere a lettere
d'oro - egli ci fa capire che l'esperienza, di cui è portatore
spontaneo, si realizza effettuando l'incontro con l'agire senza
resistenza e controllo de] pensiero, cioè dandosi completa­
mente. Dare credito aJla realtà significa elidere i pregiudizi
di cui è costituita la sovrastruttura del pensiero a favore del
darsi ali 'ascolto ed al contro-movimento attivo del parteci­
pare senza giudizio.

168
tamentale ed esistenziale. E' proprio qui che l'essere ritorna a
dispiegare Je sue ali, pronto al volo e git1 odoroso di aria puli­
ta e le identità anagrafiche si dissolvono. Un esempio: Socrate,
Cristo, Gandhi, Mandela....
È a partire da ciò, dal volo verso l'ignoto, che s'impara a
sognare.
Come si fa a negare, senza una vera ottusità umana e fi I o­
sofica, che i qualia, a questo livello, sono ben oltre le linee di
guardia del nostro metodo e quindi non ce ne dovremmo
occupare?
"Diotima: Un essere superiore all'uomo, un démone
possente, o Socrate; e Ja caratteristica dei démon.i è di essere
intermedi tra Dio e il mortale" (Platone, Convivio, 202e). Alla
fine è l'allievo che riceve, e riceve solo ciò che può ricevere.
E questo accade perché la spietatezza dell'apparire significa,
ha scritto Pier Aldo Rovatti (L'esercizio de! silenzio, op. cit.)
"avere un'esperienza di noi stessi che muova dall'ombra che
siamo piuttosto che dalla luce che pretendiamo cli essere''.

11 f - La traccia che i maestri lasciano in noi è il loro


fluente e calmo vivere parole e gesti che vengono da lontano
e cli cui tutti sentiamo la nostalgia e il desiderio, come lo
sguardo su di noi di un padre amoroso e desiderato che ci
rassicura per il solo esserci.
Ma quel calmo e fluente rapporto ci consola e ci racconta
più di interi libri, perché ci distende e ci rilassa come il sole
tiepido che accarezza il corpo. E' qui che il maestro incontra
il discepolo, non nelle parole, pur rare che possano essere
dette, ma là dove il discepolo vuole-può andare, non oltre:
perciò il maestro è, in fondo, ciò che la vita stessa dovrebbe
essere se avessimo coscienza del suo senso.

170
cercano di pensare insieme", scrive Zaccaria per cui "la tradu­
zione [ ... ] diviene memoria in atto dell'intraducibilità".
Il significato esatto resta, allora, nell'intenzione del sogget­
to e l'uomo non può pensare da spirito restando umano, né da
maestro restando allievo. Ha ragione Heidegger quando dice
che Geist, spirito, è contaminato appena si parla di lui.

Maestro e allievo finiscono, quindi, per incontrarsi laddove


si consuma l'incontro tra il linguaggio dell'allievo che cerccl di
allinearsi verso il livello del maestro sapendo in anticipo che
si tratta di comunicare con altra grammatica le cui chiavi sono
note solo al maestro-straniero che è entrato in contatto con
noi.

In un certo senso è un ascolto senza l'orecchio, un vedere


senza la vista, un percepire senza parola, un paradossale in­
contro tra due stranieri che parlano lingue diverse e in gran
parte intraducibili.
Il primo straniero è visibilmente là, oggetto che si fa attra­
versare, metafora e presenza, assenza e consistenza: è ontolo­
gicamente presente al nostro ego trascendentale. Il secondo è
il nostro umano buio insignificante quotidiano che diventa luce
solo nell'ego trascendentale e si reintepreta in un nuovo mo­
dello che si costruisce a partire da quel punto.
Più il processo si attiva abbandonando il buio in cui si
trova, più si cliseppellisce il nostro essere anima per apparire
nelJ'intimo e ineguagliabile suo Sé.
Quando il processo si avvia, il mondano ci lascia e par­
tecipiamo all'evento.

172
@ COMUNICAZIONI
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Comunicazion ricevute ne C. I .P .
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ANNO 3 ° n. 4 lug lio -agosto 200
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In unione con

"Ip INFORMAZION PARAPSICOLOGICHE11


I
Rivista semestrale de l C 1 .P
. .

Se di i
z one in abbo n am en to postale. 70 % - Filiale Bologna
p
ramento della fase precedente, questa è la cosa più banale che
si possa dire, è vero anche questo, ma non è questo che rende
l'arte tale: l'arte è tale nella sua incomprensibilità, purché ci
sia all'interno di questo un sistema logico, per cui l'artista ha
scritto quella poesia oppure ha dipinto quel quadro o quella
musica.
Il sistema logico però è conoscibile soltanto da chi riesce
ad accedervi, perché alla fine, vedete, percepire l'altro mon­
do, cioè percepire un mondo che non è umano è una opera­
zione difficilissima, perché per quanta buona volontà possiate
metterci, per quanta cultura possiate possedere, per capire ciò
di cui stiamo parlando bisogna avere quella sensibilità partico­
lare a cui si aggiunge una particolare attitudine del sistema
cognitivo e culturale, una volontà di superare il proprio sche­
ma e di abbandonarsi, vale a dire ricevere l'illuminazione.
Perché si usa il termine illuminazione? Cosa vuol dire illu­
minazione? Illuminazione viene da luce, da qualcosa che i Ilu­
mina, ma ciò che illumina cade dall'alto, vale a dire cade
addosso al soggetto che ne resta illuminato, il soggetto è lì ,
la luce lo investe, e investendolo è qualcosa che viene dal di
fuori ed entra. Perché possa entrare il soggetto deve essere
predisposto a che l'illuminazione giunga, ma l'illuminazione è
qualcosa che afferra il soggetto, lo investe con la sua luce,
con il calore della sua luce, lo riscalda, lo porta ad un livello
entro il quale tutte le tracce umane si addormentano, si neu­
tralizzano; il soggetto è là addormentato come materia, ad­
dormentato come linguaggio, addormentato come cultura, pur
tuttavia il corpo, la cultura, i sistemi mentali devono essere
predisposti affinché avvenga questo miracolo della luce che
squarcia la tenebra, e qui la tenebra è la coscienza che non sa
vedere oltre se stessa, e in questo rapporto si genera la cono-

194
D.: Ho fatto una riflessione sulla coscienza dell'essere
umano, noi chiamiamo coscienza uno stato sensoriale, emo­
tivo che cifa sentire presenti a noi stessi, presenti nel mondo
La coscienza è qualcosa di dinamfr·o, non è statica. Sono
cento anni che uno scienziato ha scoperto una sostanza
allucinogena che si chiama LSD che lui ha ingerito e gli ha
provocato la stessa reazione di quando da bambino fu colpito
da una illuminazione: mentre attraversava la foresta vide la
realtà così com'è, tutta energia. È possibile che queste cose
accadano anche per interventi di sostanze esterne? Ci sarà
una differenza tra questi fenomeni?

A.: Intanto chiariamo un momento queste definizioni che


hai dato: la coscienza è la consapevolezza di sé. Chiarito
questo, esistono poi vari livelli di coscienza.
Indubbiamente l'illuminazione cui facevamo riferimento, per
poter essere avvertita, percepita ha bisogno di essere ricono­
sciuta, quindi la coscienza in questo caso mostra di avere vari
livelli, uno di questi è il trascendimento della coscienza come
consapevolezza di sé. Si badi bene che quando dico coscienza
è consapevolezza di sé sottintendo in questa definizione piut­
tosto ovvia che oltre alla consapevolezza di sé, alla coscienza,
si sia anche coscienti della propria presenza fisiologica, mate­
riale, e cioè il concetto di identità biologica, che ce l'hanno
anche gli animali, soltanto che l'animale è cosciente ma non
ha la coscienza, vale a dire non interpreta di sé la parte di
consapevolezza che poi richiama tutte le operazioni susse­
guenti che la consapevolezza comporta, come la crescita,
l'acculturazione, il sapere, l'interrogarsi, etc...
Allora è evidente che poiché si fa capo a zone del cervello,
specialmente alle zone neocorticali, su queste una droga agi-

196
Del resto è un meccanismo che voi usate continuamente
nella vostra vita, solo che non ve ne accorgete.
Quante volte dite: quest'oggi io ho da fare, devo mangiare
poco, perché mangiando poco sono più sveglio, oppure non
importa, dopo devo andare a riposare, devo andare a dormire,
posso anche mangiare un po' di più e bere un po' più di vino
tanto vado a dormire: è un meccanismo che usate sempre,
soltanto che non usando droghe voi non ci fate caso, ma è Io
stesso.
Se io so che devo lavorare in un campo particolare dove mi
necessita entrare per guardare e poi poterlo descrivere, uno
studioso, un filosofo, un poeta o chi sia, io adopero determi­
nati cibi, determinate piante che mi aiutano ad andare più in
là.
Io non trovo obiettivamente, come posso dire, antietico
l'uso di determinati sistemi di accesso ad altre aree della co­
scienza, perché voi avete la coscienza che avete, ma voi ce
l'avete già quell'altro tipo di supercoscienza, soltanto che non
siete in grado normalmente di metterla in funzione.
Volendo voi potreste sempre entrare nel vostro emisfero
destro cerebrale laddove si svolgono i processi astratti, solo
che vi fate risucchiare naturalmente dall'emisfero sinistro, il
sistema rigido che vi blocca.
Ora, anche il bloccare l'emisfero destro è un effetto cultu­
rale; vi hanno detto che dovete essere uomini esclusivamente
razionali, che dovete muovervi secondo le regole imposte dal
mondo e, siamo d'accordo, tullo questo può funzionare e
funziona come regolamentazione sociale, ma natural mente
quando stiamo parlando di dissociazione della coscienza, nel
senso positivo e non schizofrenico del termine, quando par­
liamo di questo, l'uso non è improprio se è finalizzato alla

198
ricerca teorica rispetto alla ricerca pratica; cioè bisogna par­
tire da una situazione di osservazione, sperimentazione, da
una posizione proprio ermeneutica per poter arrivare poi alla
vera e propria trasformazione del soggetto.
In questo caso il soggetto si avvantaggia di un processo
evolutivo, perché tutta la vita diventa finalizzata alla scoperta
di sé e di ciò che è oltre se stesso.

D.: Nelle particelle più piccole della materia, molecole ,


atomi e anche nelle particelle subatomiche, esistono tanti tipi
di movimenti, oscillazioni, rotazioni, vibrazioni, almeno quelle
che nel discorso di prima la pe rcezione umana o comunque
modelli matematici umani rie scono a percepire: esiste u na
relaziolle tra questi tipi di movimenti e la particolare c01�fi­
g urazione atomica della mate ria? Perché altre volte abbiamo
detto che ci possono esse re tante configurazioni atomiche .
Noi ne conosciamo una; esiste una connessione tra questi
due piani?

A.: Vi sono sempre connessioni, nessun sistema in movi­


mento è avulso dagli altri sistemi, e tutti riproducono esatta­
mente il movimento in una maniera più complessa o in una
maniera più semplice, vale a dire che il principio del movimen­
to ha veramente un carattere universale, è presente dovunque.
Che poi assume forme circoscritte in cui sono ravvisabili
movimenti più ampi e più complessi e movimenti meno com­
plessi e meno ampi, questo nulla toglie al principio generale
che è poi il principio della vita, vale a dire dell'esistere. L'esi­
stenza è collegata sempre al movimento, direi in una maniera
molto banale che solo con la morte cessa il movimento, da un
certo momento in poi, per altro, ma dovunque c'è vita c'è

200

----- -- ------ ---------


mo desumere che esista soltanto teoricamente in una accezio­
ne direi di riferimento simbolico, ma il riferimento simbolico
ha una azione sulla coscienza del soggetto.
D.: Che partecipa di questa virtualità
A.: Che vi partecipa, e allora come spiegare questo para­
dosso? Ma il paradosso è che (e non è più un paradosso) i
sistemi reali non si possono comportare anche da sistemi vir­
tuali, inesistenti, perché il sistema reale, la vera coscienza del
soggetto, e il sistema apparente, virtuale, la coscienza falsifi­
cata attraverso la materia, quella che avete voi, entrano in
relazione nel momento in cui lo Spirito per motivi evolutivi è
costretto a scendere nel meccanismo reale dell'Universo, por­
tandosi dal suo luogo interno puramente astratto rispetto al­
l'Universo dato, portandosi da quel luogo, che è il luogo per­
cepito, sentito, individuale, al luogo meccanico dell'Universo .
Nel momento in cui trapassa dal suo stato di essere Spirito
dotato e superdotato di poteri rispetto all'universo meccani­
co, quali l'intelligenza, la volontà, l'autodecisione, la libertà,
il libero arbitrio etc., nel momento in cui si cala nel sistema
meccanico lo può fare attraverso un medium, qui posso ben
usare questa parola, che collega il sistema effettivo spirituale,
continuiamo a chiamarlo così, con i I sistema meccanico del­
l'Universo, e questa è una operazione che diventa in parte
l'anima ma che, come corrispettivo da parte della materia,
diventa il sistema corporale; partono contemporaneamente due
necessità: la necessità da parte dello Spirito di diventare ani­
ma per adeguarsi al sistema meccanico dell'Universo, nel
contempo su istanza stessa, diciamo su istanza ma si tratta di
una legge universale, la stessa materia produce da sé un
intermediario che però è convenzionale e virtuale.

202
D.: È il discors o che facesti u de l f rsa i b
ra l' no c no
t om u
l'altr o
?

A.: Ombre che si compenetran , e a vol e i


s
t
o
son o l c ch e i
u
compen etran o , in quest o senso l'uni à sul o sfo do appar e
t l n
chiarissima perché c' è ques t o Sp i rito , qu es a cos a ch e chia­
t
miamo e chiama t e Spiri o che non è dis giunt a tot l mente d lla
t a a

materi ,a ma se ne serve continuament e , o gn i


volt che l asci a
a
i l proprio sé e s i immerg e nell'universale, e ne l'universal e
l
cosa vole e che ci sia: fra le tante infinite co se po s sib il i c' è
t
sicuramen t e la mater a ovvero l'energi a
i .
E perché? Ma perché l'ener gi a è l fonda me nto della vita,
i
non soltanto della vita dell'Uni verso , ma della vita de ll
o stes ­
so Sp i rito.

D.: È il discorso che fa cevi dell'ener tJi a della ri


h

m ate a c e
ha cer ti agganci con quella dello
Spir o
it
?

A.: Esatto. Naturalmente, se s i ca pisce


ben e t
que s è e ­
dente che non c'è una verit assolut e un a v e ri l o ull i v ma
i
,
à a d ù
perch in questo andar e e tornare, in questo fl u sso con ti nuo
é
de movimento, og ni cosa è relativ a e non è stab il e, ogn ma
l

i i
essere vivente d'altr a parte non è ma se ste s e s t o
ll
i so n o
ess
modo, og n attimo che passa trasforma in s to e
i , que o nt o
m m
voi siete un po' trasformal rispetto a quando è inc m i c i a
i o n at
la seduta, perché m avete seg uito fin do v e sar à stat os ­
i , o p si
bile, spero molto avanti, e avete trasformala t vo st
r av
i sio
n e
o
e ce rcate d adattarla in quello che v ho del l o, ac c d ol ,
i e ta n a
t
i
rifiutandola, criticandola , va bene , cioè è ini z i to un ro
a ce ss ,o
p
non importa dove porti.
Quando comincia un p rocesso comincia l'e io , o
o u z n e c ­
v l

mincia il movimento , ed i movimento q u qu e sia p rta


, ,
n
o
a lu
l

204

-
"AVVICINAMENTI" ED "ALLONTANAMENTI" DURANTE
I CONTATTI EXTRASENSORIALI.
NATURA NON PERMEABILE DELLO SPIRITO.
"MOMENTO" SPIRITUALE DI "A".
RIELABORAZIONE DELLA VECCHIA METAFORA DELLA
LAMPADA PER SPIEGARE IL PERCORSO EVOLUTIVO.
PROCESSI INTUITIVI AVANZA TI.
FINALIZZARE LA VITA, PROVOCARE LE ESPERIENZE.
PIÙ FASI ESPERENZIALI IN UN UNICO PROGETTO.
LO SPIRITO NEL SUO RAPPORTO CON L' "ALTRO".
UNIVERSO SPIRITUALE, TRASUDAMENTO DI UNA ESI­
STENZA SPIRITUALE NON INDIVIDUALIZZATA.
ANTICIPARE O POSTICIPARE LA MORTE.

Seduta de) 15 novembre 2002

D.: Ho avuto la sensazione, quando sono venuto qui due


mesi fa, che tu, indipendentemente dalle categorie di tempo
e spazio, venissi da molto lontano, ho avuto questa netta
percezione. È così?
A.: È una domanda interessante per la verità, perché que­
sto rapporto spaziale tra noi e voi è ovviamente non fondabile
sulle categorie in uso da parte della Terra, e anche noi ci
muoviamo al di fuori dello spazio e del tempo fisicamente
inteso secondo la fisica terrestre. Questo però coincide con la
natura dello Spirito.
Anche voi, quando vi ponete in una condizione atemporale,
che poi diventa aspaziale, per esempio in certi tipi di medita­
zione, in certi tipi di approfondimento ed isolamento sensoriale
ed interiore, voi stessi vi percepite lontani dal corpo che sta

206
perfettamente conto in questo rapporto che lo Spirito effetti­
vamente è delocalizzato se lo si vede dal punto di vista della
Terra, o dal punto di vista della materia in generale o dei
corpi in particolare; non si può dire lo Spirito è qui oppure
è là o è nell'aldilà, tutte categorie per capirvi dal punto di
vista umano: essere nell'aldilà o nell'al di qua non ha senso
per lo Spirito, perché lo Spirito non esiste in rapporto alle
cose che gli sono esterne se non durante il suo momento evo­
lutivo, ma esiste funzionalmente e soggettivamente nel suo in
sé del suo essere una natura spirituale energetica ma partico­
lare in questo oceano infinito dell'universo.
Quindi lo Spirito è fine a se stesso, è chiuso e conchiuso,
vorrei dire, in se stesso, e questo suo modo di essere costitu­
ito così lo rende appunto impermeabile a tutta una serie di
commistioni e a tutta una serie di possibili rischi, prima di
tutto quello di essere ricompreso o risucchiato nell'energia
cosmica generalizzata.
Proprio la sua costituzione autonoma, chiusa e conchiusa,
l'essere cioè una struttura di per sé sufficiente, autosufficiente
lo garantisce nella maniera più totale anche rispetto all'eter­
nità.
Ecco perché finisce con l'essere delocalizzato, perché non
appartiene in realtà come unità all'universo pur essendo tut­
tavia uno degli aspetti dell'universo stesso, e questo poi ci
porterebbe ad altri discorsi che abbiamo molto spesso fatto,
quindi in realtà alla tua domanda questa può essere la rispo­
sta.

D.: Volevo aggiungere che in quella mia percezione c'è


anche una dimensione spirituale, come se tu ti fossi, faccio
una ipotesi, maggiormente approfondito nel tuo universo in-

208
non si può più, neppure da un punlo di vista il più astratto
possibile, supporre che non siano percorribi! i tutti, proprio
perché è vero che se poniamo l'immagine di una lampada
accesa con una serie di luminosità che si espandono in manie­
ra non direzionata, ma diciamo circolare inlorno alla lampada,
la luce (supponiamola infinita) diventa una luce infinila che
non si arresta in quanto non c'è un buio che non possa essere
illuminato dalla luce stessa; posta questa premessa chiunque
dovesse trovarsi su una qualsiasi traiettoria è vero che andreb­
be in maniera figurata verso una direzione infinita, ma questa
direzione infinita non è unidirezionale, perché funziona anche
come espansione laterale.
In realtà non si va in una direzione che è davanti a sé, per
capirsi, ma contemporaneamente che è anche lateralmente a
sé, e naturalmente il concetto di assenza di spazio porta a
dover dire che il movimento, la vita dello Spirito non è una
vita che vada in una direzione verticale, per così dire, ma
anche orizzontale, laddove per verticalilà si intende ovvia­
mente l'alto e il basso che rappresentano la stessa cosa, e non
rappresentano la stessa cosa in quanto opposti ma in quanto
un continuum in cui l'alto e il basso non esistono più.
Allora questa immagine, che è peraltro molto insufficiente,
ma che può darvi una idea della situazione della vita dello
Spirito rispetto al principio di infinito, è comunque una ope­
razione che si svolge all'interno dello Spirito perché, per quanto
paradossale possa apparire, è vero che lo Spirito ha un ester­
no da sé, ma il principio della conoscenza avviene all'interno
dello Spirito.
Questa è una vecchia cosa che abbiamo sempre detto e che
voglio ribadire nuovamente: tutto ciò che è esterno al lo Spi­
rito viene adoperato dallo Spirito come un tipo cli conoscenza

210
Spirito, noi lo diciamo quando l'energia diventa un sistema;
per esempio un sistema planetario, il sistema solare, noi usia­
mo attribuirgli una identità e diciamo: questo è un sistema, ma
non è un sistema pensante, tuttavia è un sistema che ha dei
punti di contatto con la costituzione del sistema Spirito.
La differenza resta sempre, ed è la più importante, dello
stato di autoconsapevolezza, ed è un termine che in questo
caso preferisco a stato di autocoscienza.
Questa consapevolezza dello Spirito il quale sa di essere, è
la differenza fondamentale che si deve porre tra questo Spirito
e l'altro, cioè l'Universo che non è nella stessa categorizzazio­
ne. Quando diciamo allora che lo Spirito percorre tutti i raggi
possibili di una luce, per usare questa metafora, noi intendiamo
dire che coincide nel cammino dello Spirito la verticalità e l'oriz­
zontalità, e in queste due e altre categorie spaziali lo Spirito
può percorrere tutti i punti possibili perché tutti i punti pos­
sibili oltretutto sono contigui e sono anche continui e fra loro
hanno correlazioni continue, non ci sono spazi vuoti, non ci
sono spazi intermedi.
D'altra parte questo corrisponde, insieme a quello che ab­
biamo detto prima, ad un concetto di unità che dobbiamo
porre nello Spirito, ma anche di unità che contiene sia lo
Spirito che l'energia universale, la cosiddetta creazione.
Questo mi pare che si possa dire. Di più diventa difficile
capirci, perché bisognerebbe esserci stato nella categoria dello
Spirito, ma non da vivente però, per capirlo bene.
Questa è una cosa che capirete bene anche voi, ma s'inten­
de, lo capirete in una determinata condizione evolutiva del
vostro Spirito, non soltanto essendo Spirito, così come voi
adesso siete uomini ma non siete in grado di capirvi in quanto
struttura materiale.

212
In questo senso diventa estremamente difficile la dimostra­
zione, come molti pretendono, dello Spirito: lo Spirito più
che qualcosa da dimostrare è qualcosa da vivere, e voi potete
dimostrare e illustrare il vivere dello Spirito più che la natu­
ra essenziale, la sostanza di cui è costituito lo Spirito.
Certo, più si va avanti a conoscersi come Spirito e più è
possibile una descrizione del fenomeno in atto, ma che non è
più secondo le categorie, che io, della vecchia metapsichica,
del vecchio spiritismo, della parapsicologia, come voi dite,
fatta in un certo modo.
Qui siamo proprio invece nella essenzialità del discorso di
un essere chiamato spirituale che vive secondo categorie pro­
prie in un mondo che è suo proprio e che non appartiene più
alla Terra, ed allora per accedere a quel poco di verità a cui
si può accedere restando uomini, per accedere a questo poco
di verità bisogna vivere questa esperienza, che è l'esperienza
che nasce dalla ricerca, dalla vita, dall'abitudine da contrar­
re di percepire se stesso mentre l'esperienza si svolge. Siamo
al vecchio e consueto discorso in cui le teorie contano poco
e a volte assolutamente nulla, e tutto ciò che vale è inscritto
nel fare, nell'esperienza, perché è il fare che dà l'esperienza.
Alla fine cos'è questa esperienza della cosa che è lo Spiri­
to ? L'esperienza dello Spirito è passare dalle categorie spa­
zio-temporali del mondo e del corpo ad una astrazione che
diventa la vita di una metafora, la vita di un simbolo, che
diventa la partecipazione di sé alla propria simbolizzazione ,
cioè al crescere come interiorità, come soggetto, per accedere
alla vera natura che voi possedete in quanto soggetti.
Ed è una operazione di grande difficoltà, ma attenzione,
non è di grande difficoltà perché tecnicamente sia difficile, è
di grande difficoltà perché voi non siete capaci di abbandona-

214
l
1
scopo, di darvelo quindi uno scopo, un fine dell'esistenza. ;
Questo lo dovete fare, e non soltanto perché serva allo
Spirito, ma perché serve anche a voi in quanto corpi umani,
perché così facendo vivete anche meglio, oltre tutto, anche se
talvolta un po' scomodamente, ma almeno realizzate una par­
te della vostra volontà, del vostro desiderio, della vostra cu­
riosità di vita.
Se poi naturalmente aggiungete anche il lavoro che abbia­
mo detto di interpretazione, voi accelerate i tempi, nel senso
che immettete direttamente lo Spirito nell'azione del tempo e
dello spazio del mondo, e come coscienza umana fornite ul­
teriori strumenti a quel tipo di coscienza interiore e superiore
che appartiene all'anima.
Tutto ciò poi dipende dalla vostra evoluzione, dai vostri
interessi, dalle vostre capacità, ma i limiti che dovete darvi
sono almeno questi, una vita che sia costruita in modo fun­
zionale alla vita dello Spirito.
Pur non conoscendo quello che è il vostro progetto ed il
vostro programma, voi almeno sapete, e lo dovreste sapere,
che se siete sulla Terra ci siete per un motivo, non siete nati
a casaccio, perché qualcuno ha tirato a sorte, ci siete per un
motivo preciso, un motivo che voi avete scelto, voi potete
ignorarlo il motivo, di fatto gli uomini ignorano il motivo e
ignorano il proprio programma, ma sicuramente c'è. Questo è
un atto di fede dovuto a voi stessi.
Se dunque siete sulla Terra con un motivo, ed allora questo
significa che qualcosa dovete fare, e le cose che dovete fare
si devono avvicinare sempre più ad un fine e ad uno scopo
di conoscenza dello Spirito che invece a tutti i beni ludici
della Terra, almeno questo bisognerebbe capirlo, che tulto ciò
che riguarda soltanto la Terra, sicuramente non interessa alla

216
vostra parte spirituale il corpo gli interessa fino ad un certo
punto.
Qui c'è una scissione, indubbiamente, tra quello che è lo
Spirito e quella che è la mente dell'uomo: se la mente dell'uo­
mo, la coscienza umana, la coscienza elementare dell'uomo,
quindi la coscienza che è la costruzione di un aspetto neuro­
fisiologico che si associa a degli aspetti psichici ambientali, e
che dunque fanno parte della coscienza minima, della coscien­
za quasi animale del soggetto, è al servizio della coscienza
superiore, cioè del pensiero dello Spirito, cioè della natura
della struttura spirituale, ed allora questa struttura spirituale
sta utilizzando la parte più bassa, che se non reagisce secon­
do lo scopo del progetto generale, viene sollecitata ad agire
in una maniera che non è conforme alle aspettative corporee
ma che diventa conforme alle aspettative spirituali.
In un certo senso è come se voi andaste a procurarvi dei
guai con le vostre mani, perché è l'unica possibilità che ha lo
Spirito se vuole utilizzare il corpo.
La vita dunque resta un fenomeno estremamente attivo, e
questo a prescindere poi dalle esperienze che ciascuno si è
scelto sulla Terra, e che poi vanno ad incrociarsi con il pro­
getto, ma che non rappresentano l'intero progetto, solo una
parte parziale di esso.
A volte nel corso della vita accadono cose che sembrano
definitive ma poi definitive non lo sono, molte volte vi acca­
dono cose dolorose dalle quali si può ripartire per farne altre
e diverse.
Le vite degli uomini non possono avere sempre una conti­
nuità, a volte si rinasce più volte, e quello che è doloroso
diventa l'occasione per una rinascita.

218
In questa misura io mi sento di poter consigliare di radu­
nare le forze, radunare le intenzionalità, radunare le
progettualità, recuperare cose che non sono state fatte e che
adesso possono essere fatte, e ritornare un'altra volta in cam­
po, in un altro orizzonte di vita, e poi tenere conto che cia­
scuno di voi conosce di sé solo la parte attualizzata a questo
momento e c'è dell'altro che non è possibile sapere, non è
possibile conoscere, ma che si svilupperà, si realizzerà se non
si lascerà andare.
Il problema di avere figli o comunque tali che provocano
dolore, anche questo fa parte sicuramente del progetto di
vita.
Certo i figli suscitano in voi il dolore maggiore rispetto a
qualsiasi altra pena, perché rappresentano qualcosa di total­
mente diverso da tutti gli altri rapporti, anche quando vi sem­
bra che non sia così invece è così.
Il cosiddetto cordone ombelicale non si taglia mai tra ge­
nitori e figli.
In questo caso è una esperienza più particolare che ha
presupposto un atto nel quale è affidata una serie di speranze,
di desideri ecc., ma i figli appartengono a loro stessi, anzi gli
uomini appartengono a loro stessi.e dunque non fa alcuna
differenza se un figlio nasce dal proprio grembo o dal grembo
di un'altra madre, non ha alcuna importanza questo.
Però i figli anche vi danno esperienza, si fanno partecipi, si
rendono partecipi delle vostre esperienze.
Quando le cose si affrontano con determinazione, c'è sem­
pre qualcosa o qualcuno che vi dà una mano, per così dire,
che vi aiuta. Questo aiuto voi non lo saprete mai se proverrà
direttamente dalla vostra forza interiore o dall'incontro con
altre esistenzialità. Quando si usa dire, e voi in Terra lo dite

220
seguenza della mancanza di capacità di concentrarsi sul pro­
blema pedagogico e sulla crescita del giovane.
La storia sarà sempre così da questo punto di vista; è per­
ciò che la Terra è una palestra perché gli Spiriti, perché le
anime possano venire e fare il loro addestramento, che è fatto
di cadute, è fatto di conquiste, è fatto di vittorie ma più spes­
so di perdite, perché come in tutte le gare olimpiche uno
soltanto vince e gli altri perdono. Anche la vita è questo,
alcuni vincono ed altri perdono, ma spesso non si tratta di una
vera perdita, perché rincorrere, perché mirare ad un traguardo
è già quella una buona cosa.
L'onestà è un rischio perenne per tutti, e i genitori non
possono fare più di quello che fanno, a volte, anche se nella
società attuale essi hanno grandi responsabilità per ciò che
non sanno e dovrebbero sapere, per ciò che non fanno e do­
vrebbero fare.
Ma come ho sempre detto voi vivete in un momento sto­
rico di grande transizione, con un pianeta, quindi con i suoi
abitanti i quali ancora non sanno quali sono i valori dell'esi­
stenza, e la spiritualità è sempre più relegata, messa da parte
in favore di un modo di vivere ludico, provvisorio, estempo­
raneo, senza progettualità, senza finalità, e dunque tenete a
mente che i vostri figli sono alla fine il risultato di una uma­
nità, ed il ruolo del genitore è quello di essere tutto sommato
colui che soffre per sè e soffre anche per l'altro, cioè per i
figli, ma che talvolta questo soffrire deve far riflettere ed ogni
volta chiedersi tutto quello che si poteva fare e non si è fatto.

D.: Mi ha colpito molto l'immagine che hai dato nel primo


discorso di questa non permeabilità dello Spirito, e quindi
vedevo nell'incarnazione l'attrito straordinario con questo

222
di ciò che sta pensando, ha una sua soggettività, una sua
identità, sa di esserci, l'albero non lo sa, e allora se lo Spirito,
se il pensiero deve vivere in un albero, è chiaro che avrà tutte
le difficoltà insite nella struttura dell'albero, e questo proces­
so di incompatibilità è eterno.
Certo, noi stiamo parlando di incompatibilità nel momento
in cui lo Spirito si vive la materia o si vive l'energia, o si vive
l'altro, l'esterno da sé.
Ma lo Spirito non vive sempre o soltanto a contatto con
l'altro da sé, cioè con l'Universo, ma vive una sua dimensione
diciamo "spirituale" che significa tutto un altro universo, che
è l'universo della conoscenza, della consapevolezza, che è
l'universo di quella parte della divinità che coincide con la
propria natura di Spirito.
Questo aprirebbe un discorso ed un nuovo capitolo assolu­
tamente nuovo per voi, ma di cui non possiamo parlare, di cui
non sappiamo parlare. Voglio soltanto darvene un piccolo
cenno perché abbiate una idea di questa esistenza.
Così come esiste un universo materiale, un universo della
creazione astronomica, per così dire, della materia, dell'ener­
gia, l'universo atomico, l'universo delle microparticelle ecc.
.., in una continuità sempre più piccola e più relativa e più
ampia ecc. .., esiste l'Universo che abbiamo definito l'univer­
so dello Spirito, che è il contraltare dell'universo materiale,
ma l'universo dello Spirito, essendo ciascun soggetto infinito
ed eterno come potenzialità ma anche come essere cioè anche
come realtà, questo significa che esiste un universo che rap­
presenta il mondo entro il quale vive lo Spirito la sua esisten­
za, c'è anche un mondo spirituale che nasce e deriva dall'esi­
stenza che ciascuno ha di sé.

224
Spirito, a un punto dove si possa dire adesso non c'è più nulla
di Dio, perché in quel momento noi trasformeremmo Dio in
un essere finito.
Allora quando dico che c'è dell'altro dico che non c'è solo
la presenza dello Spirito, ma c'è la presenza anche di altre
parti della divinità che rappresentano sempre il mondo per
così dire intellettivo di Dio, cioè la sua natura pensante, di cui
in questo momento non possiamo dire che cosa sia.
A questa natura pensante anche lo Spirito partecipa, poiché
dal momento che noi siamo infiniti e la nostra esistenza è
eterna e la nostra struttura infinita, anche noi siamo in una
espansione infinita.
Questa espansione infinita però (il discorso del trasudamento
che dicevo prima) trasuda anche di altro, che va a costituire
altro, allora il processo della creazione e il processo dell'ema­
nazione, così come si svolge in un continuum per l'aspetto
fisico, si svolge anche per l'aspetto spirituale, ed esiste
quindi una esistenza spirituale in cui i termini "Spirito", "sin­
golo", "soggetto", sfumano in un essere-non essere che va
concepito come movimento di entrata e di uscita, di fuori e di
dentro, che è il respiro, per così dire, di Dio.
Questa espansione e ritrazione, questo andare e venire,
questo entrare e uscire, che poi è il movimento, la vita, em­
blematica finché volete, ma la vita proprio nella sua dimensio­
ne di essere, che poi rappresenta questo concetto di essere il
massimo che la filosofia sia riuscita a concepire nella sua
organizzazione metafisica; perché sta proprio ad indicare come
alla base di qualsiasi operazione universale, sia esso l'universo
fisico e sia esso l'universo spirituale, il contrassegno comune
è poi proprio l'esistenza, che le cose cioè prima devono esser­
ci, anche se il concetto di prima è dato unicamente per motivi

226
sione continua, la successiva verità non cancella quelle pre­
cedente, quindi non è un'altra verità, è la stessa che si
amplia.

D.: Esiste la possibilità di morti anticipate rispetto al


progetto incamativo?

A.: A volte si accelera durante la vita sulla Terra e quindi


la previsione fatta dallo Spirito risulta forse eccessiva nel corso
della vita, o viceversa; molte volte un progetto ha bisogno
materialmente di un tempo più lungo non previsto dallo Spi­
rito, oppure perché determinati ostacoli fanno sì che una espe­
rienza poi abbia bisogno di spostamenti.
A volte lo Spirito riesce a condurre la vita più a lungo, a
volte se le esperienze vengono compresse, intensificate rispet­
to al progetto, allora si anticipa nel lasciare il corpo.
Quando sopravvengono queste cose lo Spirito prende que­
ste decisioni tenendo presente l'insieme in cui vive, ma tenen­
do soprattutto però presente la propria esperienza o quelle più
coinvolgenti o che si sono coinvolte nel corso della vita.
Queste decisioni di anticipare o posticipare la morte, di
solito vengono prese dopo riflessione di tipo spirituale, per
intenderci, dopo la valutazione di cose, e poi vengono sancite
e anche un po' ratificate dallo Spirito guida, e insomma non
sono decisioni che si prendono improvvisamente.
Tuttavia è determinante la decisionalità del soggetto rispet­
to a tutto, devo dire, perché la conservazione della libertà
anche dello Spirito si attua specialmente in questi momenti
apparentemente più delicati, anche se per voi sono sostanziali;
per lo Spirito sono solo apparentemente più delicati, data la
sua posizione rispetto alla morte e rispetto al corpo.

228
IL TEMPO E LA COMPRESENZA UNIVERSALE.
LA RETE UNIVERSALE E IN ESSA IL SIGNIFICATO DEL
TEMPO. LA MORTE NON ESISTE.
DIO, PUNTO UNIFICANTE.
SENTIRSI PARTECIPI DELLA RETE, IN COMPRESENZA.
IL LIBERO ARBITRIO PER LO SPIRITO E PER L'UOMO.
PERCEZIONE A-SPAZIALE.
CONSEGUENZE DELLA CONOSCENZA PER LO SPIRITO.
DOVERI.

Seduta del 14 maggio 2004

D.: Alcuni giorni fa riflettevo sul concetto di compresenza:


non è un concetto nuovo, ma potrebbe servire a capire un po'
meglio soprattutto l'esclusione del tempo, pensando ad una
compresenza universale, o anche ultrauniversale, delle cose,
degli esseri, dei collegamenti, per cui a questo punto non
sarebbe più il tempo a scorrere nu, sarenuno noi o altro a
percorrere questa rete.
A.: Sì, è giusta la tua osservazione a proposito del tempo.
In realtà ci troviamo tutti quanti, voi e noi, all'interno di
una rete universale, nella quale c'è un Universo con le sue
leggi, con i suoi principi, col suo andare meccanico, automa­
tico, un Universo che segue quindi le leggi fisio-chimiche, per
così dire, dell'energia e delle sue trasformazioni in una peren­
nità senza tempo.
Dall'altra parte ci siamo noi esseri, soggetti diciamo spiri­
tuali (è un termine che adopero malvolentieri, ma per capirci)
insomma la diversità che da questa energia viene chiamata
spirituale, Spirito, anima, a seconda delle culture, a seconda

230
soltanto e in questa rete dell'uno si muove una energia ano­
nima (anche qui il termine è improprio), una energia anonima,
e un altro tipo di energia che resta anonima ma che si distin­
gue perché è rappresa in una unità che forma appunto l' indi­
vidualità dello Spirito, quindi una unità ed una molteplicità,
che convivono (la seconda, lo Spirito), perché ha dentro cli
sé una serie di processi ed una serie di istanze che noi iden­
tifichiamo quali proprietà che sono un surplus rispetto all'ener­
gia e sono quelle tipiche dello Spirito che già conosciamo.
Quindi lo Spirito ha una individualità, ha una rappresen­
tatività di sé che preferirei definire, in luogo della coscienza,
"rappresentatività di sé", principio dinamico di tipo evolutivo
ed in accrescimento eterno, capacità di giudizio, cli interpre­
tazione di ciò che accade dentro la propria struttura e fuori
della propria struttura, una serie di atti dinamici che possiamo
paragonare alla volitività, all'intelligenza, all'intuitività, tutti
termini comunque umani per indicare un tipo di proprietà che
lo Spirito possiede e l'energia e dunque poi la materia non
possiedono nella forma dello Spirito, cioè nella forma indi­
vidualizzata.
Certo, noi potremmo riconoscere alcune di queste proprie­
tà anche nelle leggi fisiche dell'Universo, perché chi dovesse
guardare queste leggi dal di fuori potrebbe usare anche termi­
ni come "intelligenza" per indicare i perfetti meccanismi delle
leggi universali, i processi di trasformazione, i processi crea­
tivi che continuamente si svolgono nell'Universo, ma noi pre­
feriamo, anche per motivi di chiarezza lasciare questa termi­
nologia, queste aggettivazioni, esclusivamente alla specie "Spi­
rito", per intenderci, rispetto alla specie "energia" che c'è
nell'Universo.

232
ottica e di interpretazione ci porta a dire che c'è comunque un
continuum, corpo e anima sono inseriti in un continuum di cui
l'uomo però vede soltanto il segmento che gli appare e che
chiama nascita e morte.
Quindi diciamo che sono d'accordo su questa interpreta­
zione perché in effetti è così che stanno le cose: voi vivete
l'illusione di vite temporali, l'illusione di vite che hanno un
inizio ed hanno una fine, si collocano in uno spazio, per esem­
pio il corpo nello spazio terreno, l'anima nello spazio etereo,
ma è un errore per insufficienza prospettica, per l'impossibi­
lità da parte della mente umana di poter avere questo tipo di
visione.
Alcuni, per esempio i mistici, i sognatori, ma anche sotto
l'effetto di stati di coscienza modificati, possono già avere in
Terra queste ultrapercezioni, cioè questo andare e trovarsi
fuori degli spazi convenzionali, ed è quella la nostra condizio­
ne, é la condizione della vita dopo la morte. Ecco perché tante
volte abbiamo detto che la morte non esiste.
Detta così per l'uomo suona in modo ironico: ma come la
morte non esiste! È là il cadavere, l'uomo ha cessato di esse­
re.
Sì, perché l'uomo viene visto da un altro uomo che ha le
stesse categorie mentali; la cosa si ribalta se il corpo inerte
e morto Io vedo io, se lo vedo io non ho motivo di parlare di
morte, intanto perché, appunto, biologicamente parlando è
solo un processo di trasformazione, ma poi perché, spiritual­
mente, per me non c'è la connotazione della morte, l'anima è
là, sia pure con tutte le traversie delle trasformazioni tuttavia
è là, presente nella sua essenza, nella sua presenza che costi­
tuisce il di più rispetto al corpo ed è la parte che continua a
vivere perché già viveva prima della nascita.

234
presenza compresente, oppure identifica compresenze nella sua
unità concettuale e mentale; è uno scambio possibile che si
realizza e può realizzarsi quando l'uomo, abbandonando però
una serie di categorie umane, restringe, in questo caso il cam­
po della percezione, ad una visione onnicomprensiva di se
stesso in una realtà più ampia.
Per far questo deve anche abbandonare certe categorie
mentali di tipo psicologico, perché queste lo portano fatal­
mente, inevitabilmente, a condizionare il proprio discorso in­
terno.
L'uomo è allora costretto ad identificare il tempo e lo spazio,
ad identificare il sé e distinguerlo dal! 'altro, ha bisogno di
definire geometricamente, e poi definire i rapporti sociali,
umani, etc,.
Tutto questo crea sempre più una frantumazione.
Quando però si abbandonano certe categorie al I ora si entra
in quella fase anche alta della spiritualità, in cui io incontro
l'altro che è per me un fratello, incontro il fratello perché è
simile a me, indipendentemente se la pensa diversamente, è
simile a me per natura spirituale, per natura corporale, per le
sue proprietà dinamiche e potenziali di trasformazione, di
comprensione etc., incontro l'altro e lo considero un mio si­
mile non perché esistono le belle parole della retorica, ma è un
mio simile perché lo è di fatto.

D.: Esiste co,ne "me".

A.: Esatto, lo è di fatto, ed è simile a me. li suo pensiero


può divergere dal mio non perché è dissimile nella somiglian­
za, ma perché quel pensiero è una sovrastruttura culturale,
non è una realtà dell'altro, ciascuno parla per sé perché è

236
A.: Sì, noi siamo nell'eternità e siamo l'eternità. L'eternità
più che essere un concetto esterno è un concetto interno alla
realtà ed alle cose. L'eternità non ci è stata conferita come un
dono, come un regalo, è la conseguenza del fatto che siamo
sostanzialmente eterni.
Il discorso del libero arbitrio è un discorso un po' più
complesso. In realtà il libero arbitrio consiste in questo, e
forse diventa più difficile da parte vostra ammetterlo: noi
abbiamo detto poc'anzi che lo Spirito si differenzia da tutta
la realtà universale perché ha delle proprietà che sono pro­
prietà, diciamo, intellettuali per capirci, quindi intelligenza,
volontà, capacità critica, ma soprattutto ha la percezione di sé
in modo completo, la certezza di sé in modo completo, com­
presa la certezza delle propria eternità, che non è cosa da
poco, fra l'altro.
Questo significa che il complesso di questa struttura idean­
te, pensante e intellettuale è una struttura che dal punto cli
vista della sua consistenza ha alcune sue parti che sono diret­
tamente proporzionate al tipo di evoluzione dello Spirito,
perché le qualità di cui lo Spirito è in possesso sono infinite
ed eterne nella loro definibilità e nella loro definizione, ma
non lo sono nel loro uso.
Lo Spirito non può usare una intelligenza infinita, una
volontà infinita, una capacità critica infinita, un processo di
trasformazione che sia infinito nel momento in cui si svolge,
ma queste proprietà sono allo stato potenziale e in misura,
appunto, direttamente proporzionata alla sua evoluzione.
È questa parte che può esercitare in sé il libero arbitrio,
vale a dire il libero arbitrio lo può utilizzare lo Spirito soltanto
con le disponibilità che ha, e dunque il libero arbitrio è con­
dizionato a questo limite.

238
non significa che siamo già infiniti ed eterni, perché il poten­
ziale implica i 1 concetto di qualcosa che non c'è ancora.
In questo non esserci ancora e il volerlo raggiungere, e in
questo essere ciò che si è si svolge il libero arbitrio, con il
quale e in virtù del quale lo Spirito ha facoltà di usare tutte
le strategie, quelle comprese nelle sue possibilità, per raggiun­
gere l'obiettivo.
In questo spazio convenzionale, diciamo allora che il libero
arbitrio è qualcosa di cui egli ha facoltà e che in effetti utiliz­
za.
Quindi il concetto di libero arbitrio per lo Spirito è un po'
diverso, o parecchio diverso da quello dell'uomo, intanto
perché lo Spirito è entro una rete universale, mentre voi siete
in una rete particolare, che è quella della Terra� voi siete in
una· rete recintata, siete sulla Terra, nelle vostre città, nelle
vostre nazioni, siete all'interno delle vostre leggi, delle vostre
regole, e dunque si tratta di una cosa completamente diversa.
Allora, all'interno di queste regole, di questa cintura della
Terra, è chiaro che voi eticamente volete realizzare il massimo
della giustizia possibile, dell'equiparazione possibile, da qui
le lotte sociali, le rivoluzioni, e quindi le culture, e insomma
tutto quello che la storia vi ha insegnato, perché ne avete
diritto in quanto, essendo tutti esseri umani in un unico recin­
to, le norme devono valere per tutti e devono essere tutte
eguali.
Nella vita spirituale è qualcosa di simile, ma con diverse
dissomiglianze, alcune delle quali importanti. Prima di llllto
non c'è un recinto ma c'è quel limite individuale dato dalla
propria evoluzione, e questo rappresenterebbe un recinto, ma
nel mondo dello Spirito non esiste una società, quindi non si
svolge un processo di politicizzazione dell'esistenza spiritua-

240
Ora, siccome su questo punto nulla posso dire, e non posso
illuminarvi di più su quella che è l'esistenza dello Spirito,
dovete soltanto fare un lavoro di ipotesi, e dovete pensare di
poter trasferire in questo lavoro di ipotesi i vostri atti mentali,
o anche i vostri atti umani, i più astratti e i più eterei possibili.
Voi avete bisogno dei sensi per poter godere i I mondo, e
avete bisogno naturalmente della psiche e della mente per poter
decodificare in valori quello che fate, ma fra i vostri atti ce ne
sono alcuni che si possono già definire e che possono avere
uno sviluppo anche se non lo riuscite ad immaginare, perché
l'idea della bellezza, della pace, l'idea della sublimità di una
musica, di una percezione di visione, per voi restano le defi­
nizioni che ho dato ma per lo Spirito si trasformano in altro,
si trasformano in una serie di atti eseguiti o eseguibili, di
pensieri intuibili e realizzabili, perché se io vi parlo di vivere
la musica, vivere la percezione trascendentale, vivere la bel­
lezza di un'opera d'arte, per voi sono cose senza senso: che
significa vivere?
Vivere la musica non significa porsi all'ascolto del la musi­
ca, significa essere la musica, vivere la bellezza significa esse­
re la bellezza, c'è, cioè, l'appropriazione dei contenuti delle
essenze, di ciò che per voi è identificabile solo come una
percezione sensoria.
Queste proprietà, che come corpo non avete e che con la
mente a volte percepite più facendovi trascinare emotivamen­
te che in maniera senziente o in maniera pensante, per lo
Spirito è la realtà.
Allora lo Spirito è la bellezza, ma quando dico "lo Spirito
è la bellezza", attenzione, perché voi facilmente cadete nella
definizione consueta di bellezza, per cui poi mi si viene a dire
che Io Spirito è bello, o vede qualcosa che è bello: no, essere

242
Tutte queste cose vanno al di là del fatto in sé, perché il
senso, il significato sono nella partecipazione, nel movimento
interiore dell'essere anche umano, in moltissimi casi, per en­
trare nel nuovo, in un'altra cosa, oppure per descrivere per­
cezioni che gli uomini normali diciamo così non riescono a
percepire, e dunque aprendo nuove strade all'intuizione, allo
studio, al lavoro della mente, e alla fine alla presenza dell'ani­
ma.
Quindi questa rivalutazione per così dire della presenza dello
Spirito nel mondo, è una rivalutazione che tende a slargare i
limiti dell'essere, perché qui non si tratta soltanto di esistenza,
l'essere è movimento, è vita, è travalico di sé nell'altro, nel­
l'oltre, al di fuori delle categorie spazio-tempo, quindi la per­
cezione di valori, la percezione cli realtà, la vita pulsante,
continua di questo meraviglioso ingranaggio o, come si è detto
prima, di questa meravigliosa rete in cui c'è vita e solo vita,
e cioè c'è esistenza piena, pulsante.

D.: Facendo un passo indietro e adoperando la logica del


linguaggio umano, si potrebbe arrivare al paradosso di dire
che la libertà è condizionata dal limite.

A.: Sì certo, la libertà è condizionata dal limite anche se


concettualmente la libertà è un principio infinito.

D.: Noi stiamo parlando di questo lirnite come se fosse


limitata la nostra libertà, ma in fondo noi di una libertà
maggiore non sapremmo cosa farcene, quindi praticam.ente
non e 'è il limite.

A.: È naturale!

244
della ri produzi o ne è quest o, che o g ni co sa o
n n nas e da nie n­
c
t e, ma nasc e da un a cau sa preceden t e al m e
, n o su l a Tl erra è
l
co sì.

D.: È possibie estende


r e q ues to a1111ull ame 11 t o d l te p m
l e o
anc e come annullament o dello spa z i ? Noi
h
o p nsiamo a
uno spaz o nel qua e ci s postiam o ma ei d
i l , n ef e no s tiamo
f i
i tt
sem pr e nello stesso post ,o siamo sem p e n Di , h e
er
r o a c o
i n p l
spaz o potrebbe esserci .. . .
i

A.: Sì cert o, di soli t o spaz i o e tem p o ca m


m n
i
a n o l l' niso­
a u
no .

D. : Però lo spazi o l tem p o


e s i a 11 11 ulla 110
i
princi pio eterno, dove è tutto tm pu 11 o t .
d ve
o c'è il

D .: La rete è idealmente spa zi al e.

D.: In effetti spazio e temp si a11nul/ a 0 in que o


st punto
o
11
di grande esistenza, no n vo gli dir Dio. È c o sì
?
o e

A.: Sì, so prattutt o è la presenza di u e ta d l ' in­


q s qu a t à e I
li

dividuo, del sogg ett o , che annulla lo spaz i o i e


e l mpo, perché
è quella q ualit�t infinita ed eterna di cu i lo S i i to
p r t ha coscien­
za, perché avendo coscienza d s co m e un sogg tt infinit
i é e o o
ed eterno, estende questo stato d co sc ie z a a tutto
l
i n il suo
lavoro nel 'universo, a tulla la sua vita e q i d s a
u n i zi
, p o e
tempo decadono completamente
.
Ma d'altra parte anche in Terra ne ave e i
tutta un ser e d i
t

esempi e d possibilità, per cu lo spaz io e d i te m o, c m a


i i l p o e
avviene durante il sog no, per esempio v e ngo n o a d
, es s ere
annullati.

246
A.: Io vi inv
rei a fare un esperimento se
mplicissim ,
ite

quello di metterv i in una o


e
c am ra buia a pensare e meditar e ,
ma mo o buia; pos a
l t so pe sa e
dovet e g r are su voi n r
d una stanza vuota, in cui
i ste ss i pe pe e e
r rd r l'orie ntamento dell
cesso poi sede r vi per 'a ­
, c
Te rar e non sapere più da quale parte
siete entrat i e da cui do v t u ci ;
e e s re
mettetevi a èmeditare, no n
in un letto o su una s ed a
,
d ve la
c olloc azi o ne a iza e, m
sp l
i
o
in un punto a-sp az ia e . a
l
Di questi ese pi s
e ne p c o
m o trebb e ro e s itar e
mo
i
lo di perdere la c ogniz ion o r . g ll , è qu el­
e se ns a le
i

D.: la d epr iv az ione s ne s roia/e.


A.: Esatt o, e allo
con que sta depriva
ra zione cominciate a
collocare e vost e ide
l e, pe rc é alt menti
r parlare soltanto dell
h
ri
spaz o e d l tempo s e n z a ,
i e s pe r men ta o d v en ta sol o uo a
i
r
l

procedura teoric a. i n
Tene e presen te che si
t ete o o
c m unque u mini e non potret
e
m ai aver e la stessa
pe e i ne d e l sé che può avere lo Sp rit
che è senza l co r o rc z òo
a e n o sp r me tna le o
i
i p , p e r una v vc n m
i i e i lo
potete fare . t
È più difficile p ed
r ere lo spaz o, oltretutto ave
fisico de l vostro corpo i i te quell
e o
, perché continuamente vi
toccate e sa pet e di e e c ui siet
n
s s re là,ed a o a lo potre te
ll r s fare sol a nt
utilizzando , ch t o
e s , c ert e ap rt colar droghe, op
i
pu re in u
o

particolare stat o d mala i


ia, oppur e n
i come possono fare per­
sone colpite da pa lis i , h e
tt

c perdendo ad esempio l uso de lle


gambe o d un bracc i o , sanno d av '
ra

er e a am ba ma n on la
i i
ba è lì.
u n g
percep iscono anc he se la ga m
Nel 'uomo sono pi tto t o p no e ue te
l
u s e s q s percezioni, tutta­
via nel cor po non po t t a ve e z n r tt , ono se m-
e e re p rce io i c ore e s

248
Voi perdete l'anima per diventare corpi, e vale a dire che
voi operate una retrocessione, perché vi riconfondete un'alu·a
volta con gli istinti della natura e con 1 · organizzazione delJa
natura in cui lo Spirito non c'è.
Qual é allora la differenza da porre ? La differenza è che
la natura fa parte come i corpi di una organizzazione univer­
sale che attraverso le sue leggi specifiche realizza aspetti ma­
teriali del vivere dell'esistenza e si distingue dal mondo spiri­
tuale, perché il mondo spirituale ha in più la propria funzione
di essere, di esserci, di riconoscersi e cli interpretare giudican­
dosi, di interpretare e vivere un secondo piano di esistenza,
dove la sacralità e la divinità hanno un reale contesto che è
visibile soltanto però su questo piano.
Finché voi vivete esclusivamente sul piano del corpo, cioè
finalizzando al corpo anche ciò che è dell'anima, voi vi vivete
sempre questa dicotomia, questa separazione, che invece deve
diventare unificazione, per cui corpo e anima non sono più
entità distinte ma una unicità plastica che realizza nel viversi
l'esistenza della natura un progetto che non è il progetto deJla
natura.
Questa distinzione va fatta.
E allora, non vivendovi l'insegnamento, non vivendovi una
impostazione profonda della vita voi vivete soltanto il progetto
della natura, che allo Spirito non interessa, perché i I progetto
della natura è l'altra parte di Dio, quello che ben sapete, cioè la
parte della materia che fa da contraltare alla parte del lo Spirito.
Allora a voi la scelta: o Ja unificazione, v ale a dire viversi
il progetto spirituale, in cui il corpo è soltanto l'antenn a per­
ché possano vibrare nuove comunicazioni, nuove sensazioni,
nuove percezioni, nuovo modo di gu ardare gli uomini e le
cose - e questo è quello che voi dovete fare, e se non lo avete

260
D.: Stranam.ente è come se tu avessi risposto ad una do­
manda che mi sono fatta; é avvilente sentirti ripetere queste
cose. D'altra parte, se ci sproni significa che abbiamo la
possibilità di farle certe cose, ma gli ostacoli sono molti; la
lotta peggiore è con se stessi, anche perché questa parre di
noi è mascherata, non è un combattimento a viso aperto.

A.: Poste le dovute differenze tra di voi, si capisce, in


fondo ognuno ha la propria sensibilità, i propri livelli culturali,
Je proprie situazioni, le proprie nascite, la propria evoluzione,
jJ proprio karma, cioé il proprio progetto, c'è però una cosa
che vi unifica, ed è che voi siete qui.
Questo significa che anche se all'inizio siete stati mossi
dalla curiosità, come è normale (e ciò non é colpevole ovvia­
mente) però siete stati conquistati eia qualcosa. Questo qual­
cosa era a prescindere da quello che può essere il programma
di testimoni, era una sensibilità verso i problemi, una propen­
sione verso la spiritualità, una propensione mistica, anche un
bisogno psicologico, perché no, ma comunque siete tutti ac­
comunati da questa solidarietà di partenza e di base.
Questo significa che ad un certo punto una parte profonda
di voi ba scelto di restare e di continuare, come tanti di voi
da tanti anni, e allora certo che le possibilità ci sono, ci sono
proprio tenendo presente le cose che ho detto ora.
Quello che vi manca, e che vi è sempre mancato, è (per
usare un termine molto psicologico o molto popolare) il ca­
rattere.
Avete un carattere debole, vale a dire che psicologicamente
siete deboli, incapaci di prendere decisioni, di fare scelte: io
lo so che molte scelte dipendono dalla capacità forte o d ebole
del carattere, dalla decisionalità perché l'intenzionalità ce J'ave-

262
pacità di mettersi in gioco, incapacità di viversi nella propria
esistenza anche più vite; ogni volta di rinascere, perché ogni
volta che voi fate una nuova esperienza voi ripartite da quel
punto, che diventa un nuovo punto avanzato.
Ogni volta voi rinascete, è questo che dovreste capire, e
allora se avete fede in quello che credete dovete anche aver
fede nelle conseguenze di ciò che credete.
Avete paura degli altri, paura del giudizio altrui, paura di
voi stessi, vi ritenete incapaci. La capacità spirituale ce l'avete
tutti, ve l'ho detto all'inizio, perciò siete qui, ma c'è una
incapacità caratteriale, nella quale sicuramente riconosco che
vi sono le abitudini, i ritmi vecchi, vi sono le paure, vi sono
tutti i problemi connessi al vivere e convivere: rispetto al
lavoro, alla famiglia, ai mariti, alle mogli, ai padri, alle madri,
ai figli, io capisco tutto questo, ma noi vi abbiamo anche
detto, e voi ci avete creduto, che ciascuno di voi è un essere
solitario che vive in una collettività, ognuno di voi è un mon­
do autonomo, perché in ognuno di voi c'è la capacità e la
possibilità di essere eterni, riassorbendo in sé tutti i caratteri
di Dio attraverso l'esistenza di sé come Spirito. Ciascuno di
voi non ha bisogno di nessun altro, perché la legge di Dio ci
ha resi completi, autonomi, di per sé sufficienti.
Poi viviamo con gli altri, noi come esseri spirituali, voi
come esseri umani, consapevoli come spiriti, di dover vivere
con un corpo che è l'altra parte deJI'Universo con le sue leggi,
che non coincidono con quelle dello Spirito, perché sono leggi
meccaniche, leggi ritmiche, leggi eternamente eguali.
Guardate i vostri corpi biologici, sociali: voi fate le stesse
cose da quando siete nati fino alla morte, ma la tragicità non
è tanto in questo quanto nel fatto che fate esattamente le
stesse cose che hanno fatto i vostri genitori, i vostri predeces-

264
una incapacità perché la natura è obbligata ad essere quello
che è, non ha capacità di autogiudizio, tutto questo rende am­
biguo il rapporto con quest'anima che riesce purtroppo a dar e
un segno di sé soltanto attraverso la malattia, o la fuga dal
corpo, o la follia, o insomma tutto ciò che fa diventa re il
corpo un essere intrappolato nella sua dimensione naturale e
a non farsi illuminare dalla parte migliore di sé.
Di qui non si scappa, la r e altà è questa, noi la vediamo
continuamente, tutto l'attraversame nto del mondo è così. A
questo punto potreste dirmi: ma perché Dio allora ci costringe
ad entrare proprio in un corpo così difficile? La risposta è la
più semplice che si possa dare, ed è questa: il corpo non è
affatto difficile, è vero che e sso è natura, ma la natura, se è
vero che non é possibile piegarla, pe rò la si può modellare� il
modeJlamento del corp o però non spetta al corpo stesso, ma
spetta a quella parte intellettiva del corpo che costruisce la
cultura, cioè il modello sociale.
È come dire che i corpi si sono imprigionati da sol i crean­
dosi modelli che, però, non esse ndo illuminati dallo Spirito,
contengono lo stesso mod ello della natura, sicché tutto l 'ap­
parato entro il quale si muove il corpo é una proiezione del
corpo stesso.
Quando arriva lo Spirito cosa accade? Se lo Spirito trova
gli spiragli per potersi confrontar e col mondo, la sua presenza
è sempre una pr esenza rivoluzionaria, perché la presenza rivo­
luzionaria è quella essenza di Spirito che ribalta i I rapporto tra
società e corpo, e impone (o pon e ) problemi che non coinci­
dono più con quelli del corpo e dello spazio sociale che il
corpo stesso ha determinato.
È la presenza rivoluzionaria che crea la civiltà (o quella che
chiamate civiltà) nella quale noi riconosciamo per lale soprat-

266
terra. Sta ritornando sempre più prepotente il concetto di
padrone e servo, che bisogna far questo, che non bisogna
farlo. Perché? Non c'è una categoria che può intervenire per
sovvertire, per ca,nbiare queste cose, per poter veramente
andare avanti e non tornare indietro come si sta facendo
oggi?

A.: Vedi, tu dici una cosa che dimostra tutta la tua parte­
cipazione all'umanità della Terra. Ma credi tu che agli esseri
spirituali interessi veramente come è organizzata la vostra
società?

D.: No, questo non lo credo.

A.: Perché qualsiasi Spirito ti direbbe che usa i corpi per


il tempo necessario a un'esperienza conoscitiva e non gliene
importa nulla di quello che accade nella società. La società è
la conseguenza di un processo di aggiustamento degli esseri
viventi. Questo aggiustamento può avvenire attraverso i due
meccanismi noti: il processo della dittatura e il processo della
democrazia. Quindi in Terra o c'è un padrone che comanda,
come dici tu, o c'è una democrazia che comanda. Che ci sia
il padrone o che ci sia il processo democratico allo Spirito
non interessa, perché le esperienze che lo Spirito deve fare le
fa ugualmente, sia in un corpo che vive in uno stato democra­
tico, che un corpo che vive in uno stato dittatoriale. Il proble­
ma è soltanto vostro; "vostro" significa il problema delle co­
scienze umane. È vero che lo Spirito vive anche attraverso la
coscienza, comunque fa le sue esperienze e questo gli basta.
Vedi come è breve la vita: è un soffio e poi passa. Lo Spirito
ritorna, è ripreso nella grande madre dell'Universo, in questo

296
tutta la pace possibile, Ja vostra vita diventerebbe insignifican­
te.
È dunque necessario che Ja Terra abbia i contrasti: ecco
perché la Terra non l'ha mai avuta la pace, e la pace è un
elemento difficile stante il rapporto tra lo Spirito e l'umanità
della Terra, cioè in realtà, stante il tipo di incarnazione, di
questa tipologia di Spiriti che si incarna in queste specifiche
esperienze. E quindi l'esempio dell'atleta olimpico direi calza
bene per intendere che l'essere che si incarna deve vivere in
un ambiente che solleciti le sue risorse, le sue astuzie, dunque
i suoi processi liberatori per la vittoria. Ma in questo caso la
vittoria non deve essere la vittoria mondana del diventare
più ricchi, più potenti, più colti, ma la vittoria dell'anima
che arriva al traguardo, e cioè supera tutti questi ostacoli e
si presenta alla morte con la conoscenza che era il fine per
cui è venuta a vivere.
Questo è il processo, e allora una volta capite le coordinate
poi diventa semplice arricchire questo processo dei tanti, in­
finiti aspetti dialettici, la lotta stessa di liberazione dalla trap­
pola che poi comporta. La trappola diventa poi praticamente,
sempre restando nell'esempio dell'atleta, il punto di partenza,
quasi sempre, come se ali'atleta gli trattenessero i piedi per
impedirgli di camminare o di correre, mentre gli altri stanno
gareggiando. Tutti sono un po' trattenuti per i piedi, ma qual­
cuno di più, qualcuno di meno; qualcuno riesce a scalciare di
più, qualcuno di meno, qualcuno si abbandona, si siede e si
mette soltanto a piangere perché non ce la fa, ma tutti comun­
que possono gareggiare, devono gareggiare. La vita dello Spi­
rito, in fondo, è un camminare verso gli ostacoli: a volte gli
ostacoli sembrano insuperabili, ma ricordatevi che ciascuno di
voi porta sempre pesi che può sopportare.

298
dialoghi, i processi dialettici; è bene che l'uomo incontri gli
altri uomini, ]e culture, per poter scambiare se stesso con gli
altri, ma alla fine il processo evolutivo è un processo al sin­
golare: ciascuno evolve se stesso, soltanto se stesso.
Ciò nondimeno c'è il dovere, nel corso del!' incarnazione,
di essere, come dicevo prima, una individualità che si muove
in una collettività. Questo principio è anche un principio di
solidarietà con gli altri esseri spirituali (lasciam o perdere gli
esseri viventi che sono corpi) che sono incarnati nello stesso
momento e che hanno bisogno di aiuto, di scambio, cli dialet­
tica, di convincimento, di uscire dalle proprie solitudini, di
essere insieme appunto nella collettività.

D.: Sì, però dal lato scientifico le grandi scoperte sono


state fatte da Spiriti inviati da voi, affinché la Terra avesse ...

A.: Sì, le grandi scoperte, le grandi conoscenze, Je grandi


opere d'arte, tutto queJlo che contrassegna una civilttt è fatto
da singoli, non è fatto daJla collettività. La collettività agisce
in maniera storica, non in maniera diretta, in maniera indiretta.
È possibile che siano fatte determinate scoperte, determinate
invenzioni o che l'arte produca determinate cose nell'alveo di
una storicità. Non si poteva certamente parlare di un certo
tipo di scienza duemila anni fa perché non c'erano le premes­
se; quindi il cammino della civiltà è un processo storico nel
quale si inseriscono Spiriti che vengono per determinare quelli
che sono alcuni processi della civiltà. In questi processi della
civiltà ci sono fondamentalmente le manifestazioni del la liber­
tà, tenete presente, perché se ci riferiamo al caso dell'arte,
che sembrerebbe apparentemente la minore scoperta, il caso
dell'arte è emblematico: l'arte si modella e si modifica nel

300
A.: Quindi io mi auguro che sia chiaro. E allora questo
processo della civilizzazione è un processo a cui lo Spirito
partecipa. Non potendo modificare i corpi si modifica la sto­
ricità della vita sociale che diventa la conseguenza della pre­
senza dello Spirito e dei meccanismi di libertà, di rivoluzione,
di ripensamento, le nuove filosofie, le nuove arti, la nuova
scienza, tutti i cambiamenti, perché i cambiamenti della civiltà
possano produrre anche altre esperienze, altri processi speri­
mentali. Processi sperimentali che non siano sempre e soltanto
una ribellione, come poteva accadere ali' uomo del trecento o
deJ quattrocento, ma come può avvenire, per esempio, laddove
si instaura una democrazia in luogo della dittatura, laddove
sparisce il vassallo e il principe e subentrino i governi, gli stati
democratici, nei quali comunque gli uomini possano muoversi
con una libertà ed una disponibilità diversa e maggiore e quindi
facendo esperienze anche diverse. Perché le cose che voi state
facendo oggi, per esempio con la vostra scienza, con la vostra
poesia o anche con Ja vostra parapsi- cologia, non avreste
potuto farlo dieci secoli fa, vi sarebbe stato vietato, sareste
andati al rogo.
Ed aJlora questi cambiamenti espongono gli Spiriti ad espe­
rienze diversificate; ma tenete presente che tutto questo è
fatto dallo Spirito con l'intenzione di sfruttare al massi mo
possibile la corporeità, il modo di vivere e di liberarsi del cor­
po, perché sempre quello è iJ fine. E dunque il corpo è sempre
al servizio dello Spirito, anche se paradossalmente poi lo Spirito
finisce col diventare neJ corpo un prigioniero e il corpo diven­
ta la sua trappola. In questo andare e venire, in questo incon­
tro-scontro fra corpo-trappola e Spirito-libero si gioca la partita
dell'evoluzione, perché in questo contrasto, in questa lotta, in
questo attrito - diciamo così - il pensiero dello Spirito produ-

302
D.: Non intendevo ...

A.: Sì, lo so benissimo che non intendevi dire questo.

D.: Intendevo dire che non abbiamo neanche i presuppo­


sti. Tu decanti, come credo giustamente, la scienza. Per il
raggiungimento di certi requisiti però attua/niente non ci è di
nessun aiuto.

A.: Forse sì e forse no. La scienza in fondo è soltanto un


metodo di ricerca. Poi non è altro. Questo spettro, questo
fantasma della scienza deve essere ridimensionato in questo
modo. La scienza è soltanto un metodo di ricerca, un metodo
per quanto possibile rigoroso, ma è un metodo che ve lo date
tante volte voi, anche nelle vostre case senza che ve ne accor­
giate. Durante la vostra vita quante volte voi applicate la
scienza come metodo mentale: l'applicate nella maniera di fare
le cose. Quando voi fate le cose ordinatamente non state forse
applicando un metodo scientifico?
Finanche nell'arte culinaria voi applicate un metodo, altri­
menti mangereste male. Voglio dire, qualsiasi cosa che debba
esser fatta bene presuppone l'esistenza di un metodo, che si­
gnifica lo svolgimento ordinato della catena di successioni.
Questa poi è la scienza. Che poi l'abbiate resa tanto misterio­
sa, mitica, quasi intoccabile, è un vostro errore, perché in
realtà se voi rispettate le regole della procedura, quella è la
scienza, e dunque questo metodo è applicabile a tutto, anche
alle cose dello Spirito.
L'evoluzione dello Spirito è una scansione di successioni,
come qualsiasi conoscenza: voi sfogliale la prima pagina, la
seconda, poi la terza; e se non conoscete l'argomento siete

304
A. : La qual è caus a di ef f
ma
i ool effett sono qu a i

tt
e i

tati. vi i l-
. non quanti tativi. i
,
,
Q n r nt o di pa rten
ui di i

rniamo al pu �
za. NeJ momento in cui voi ri to
usc t e a ra ificare un metodo di
lettura delle proprie i t
tà quali t ti
a v e avre e raooiunto un
t gra11 e
nsu
• I tat o. Res a pe ò i m pr gi di o o o <l -
t r e u ca t
i falto che ciò che
qualitativo al mome l e
nto n n può
o
e
s s
e re t raslato nella sci en a
quantitativ a z
, la q ua e si muov
l e in un altr modo, una ell
manier e di diversificazione è h si o d e
c e n
mu o , ad esempio, i
man era sperimental e v e
c e s i gni
i

, h fi c ar pe ttiv
i
a, laddove inve e
i c
c ò che è qualitativo ha u es o il ,
i s c itivi t
pr aratter e della ripet à
ma è una ripet itivi à che
non è obi
t e tt vabile, e qui è la diffi­
i

coltà. Comunqu e ques a è è u


s t a t oc h e al la fine
t la r a, se e s
d

volevi saper . q
e

D.: Si, esatto, er a proprio uesto .


q
A.: Questa è la strad .
a

D.: Ed è estremame n t e diffi il . Credo che la tua ammis­


sione si avverta esclu siva c e
meme su sto fallo, perché fors
qu e
di questo problema no n cis a r me m i e.
o ma neanc h e res i conto
A.: Lo so. Infatti è il
a fondamentale d i tutta la filoso­
tem
fia. I filosofi non sono ma
i r sciti a dimostrare, nel senso
i u

quantitativo e scientific
o le c se che han detto. Non parli amo
o
della teolog ia, che pa rte ndo d p ncip dogmatici risulta de
i
a r i
tutto indimostrabi , le m a la fil i a l
o so sen­
che c omunque rappre
f

ta i mondo dell idee n


l e , on ha mai 'po o d.imostrare i propr
tu t i
assunti. 'esisten z a d Dio
i l e lo Spir ito
Q i o l'es ist nza del
uind

sono dat come p resup sti, n co o


i po on me dimostrazione, fatt
sa lve le dimostrazion log ic h ch i f i l sof'i i a v i a da t .e
i o hanno v
e e

306

-
capacità di evoluzion e, ques o d fi
o s i curament e
t , m a n n mo i c a
un assetto che è sotto il controlo del po e r e pe h é
l t rc la fo,- .w de l
potere è data da un numero enorme di com pone ti ch e il in
n s olo
non può controllar e non può mediar e non p ò fa n ll g
, , u r u a.
d
D.: Per ò il sin go o può sen t ir e il dove r e inte i o e e l­
ib
l r r i r
lar s i al poter e e fa re ques ta grand e esp eri e n :a de
ll
o /o /f a
contro il poter e.

A .: Cert o che lo può fare e l suo ges o è un ­


, i t ge s to pe r
sonal e, di grande ri evanza spirituale ma che e
l
- m l ­
. p r ò se p i c e
men t - non riesce a modificare; naturalmen e ot bb
e h
t p re e r o a n c
esserci situazioni estreme in cui si possa rius i a difi
e
, c r e m o ca ­
re una situazione, perònella re gol a genera l e è che
que s to non
si può verificare anche perché molte volte è cc s n i o ­
nc s r a m
i
biare tutlo il s stema del potere pubblico quindi un a c
e n a
singola rischia soltanto di affo gare , p rso
.
Questo vi dice che nell vita la re ol a
a
l
g genera e preved
anche la prudenza; oi naturalmente esis1o o li tt l e
p
i ­
n g a i vo u
zionar , ed io nella mi a vita ne ho com piuti e l r
i s o , io cioè m
o i
son o ribe lato e h pag ato d person per ib ll
l d o i e s erm i r
s
e ato.
a
ho disobbedito e disobbedit pag and o q uind s b t t ­
o i o
e
, , en : uta
via non ho sortito g ranché Resta soltant l'im n o ­
. o eg person a
le di ribellione i piacere della ribel lione ch è u p
n g nd
, l e ra e
piacere è una g rande soddisfazione è veram nt l d
, , ostrazi e e q au cos a i
profondo a cu po segue anche la pr ­
i n hé
i o
e
p r i p o
, e c
ter poi l inseg uono t travolg ono t ucc id no e
i i , i , i n pu
o n o oi
difendert perché g l altr uomin che subi� cono l e in i ­
i i i i e !-. l se s gu
stizie sono vig liacch i non t aiutano t rifi t n o � a ­
, i i u a e n e
. . s c p
pano, e tu rest solo a combattere cd al Ior v t
i , a u o i p o r are
avant i i tuo discorso cl ribellione che a q ue p t d
l i uno i v e ta
, . l n
soJtanlo un discorso di orgoglio non cc l f i p iù el i
, a a m a e v
continuare a distruggerti f no a la f ne
i l i .

346
perché viene inviato, o perché viene deciso da gruppi di Spi­
riti evoluti, di venire in Terra o comunque, al di là del fallo
di venire in Terra, di intervenire perché storicamente avvenga­
no determinati fatti che servono poi agli altri esseri per espe­
rienza, per evoluzione, per incarnazione.
Questo è il modo più semplice cli dare una risposta a questa
domanda, e solitamente è una risposta di cui vi accontentate
perchè ha una sua logica: qualcuno decide, o il soggetto stes­
so per la sua evoluzione, o perchè è l'evoluzione che decide,
e va bene.
Devo dire che una parte di questa risposta è esatta, cioè va
bene, ma c'è qualcosa in più e di diverso che ora vi dico.
Lasciamo da parte Dio, che non entra in questo gioco di
rapporti tra lo Spirito e il corpo o tra lo Spirito e la storia dei
corpi, o la storia politica e sociale della Terra; Dio è fuori da
questo rapporto. Però dobbiamo considerare una cosa impor­
tante: tutti gli esseri spirituali, come ben sappiamo, sono au­
tonomi, sono liberi, sia pure entro i limiti della propria evo­
luzione, della propria comprensione, della propria conoscenza
personale.
Il fatto di essere autonomi però non significa che noi siamo
assolutamente indipendenti gli uni dagli altri. L'autonomia non
impedisce che ci sia un rapporto fra tutti gli esseri viventi cli
tipo spirituale.Un rapporto non significa che noi ci parliamo,
ci consultiamo, ci scambiamo; lasciamo queste apparenti ba­
nalità al linguaggio e alle modalità di comunicazione dell'uo­
mo, dico qualcosa di molto più profondo: esiste una sintonia
possibile tra tutti gli esseri viventi. Questa sintonia, quasi come
se fossimo tutti collegati fra cli noi, vuol dire anche che esiste
una sorta di contatto o cli comunione fra esseri viventi e che
(e questo conferma cosa che gil1 vi abbiamo detto) riguarda
soprattutto l'appartenenza ad una evoluzione.

348
ra, in questo caso, perché si tratta di una operazione che
chiamerei puramente matematica.
Può essere soltanto queJJa espressione che in quel momen­
to, con determinate caratteristiche e tipologie, produce l' in­
tervento, produce la storia per così dire mistica del pianeta,
produce insomma l'intervento ad hoc che non viene effettuato in
nessun altro modo che non sia quello dell'espressione comunita­
ria della fascia più elevata di questa compresenza spirituale.
È chiaro che a monte di tutto questo vi sono dei princìpi
che lo determinano, a monte di tutto questo possiamo consi­
derare la legge di Dio, il principio di Dio, tutto quel che
volete, perché nessuno agisce in forza di una legge, ma cia­
scuno agisce sempre in forza di proprietà che possiede lui e
la comunità, e che sono la conseguenza di una legge a monte
che crea il disposto per cui possono avvenire determinate cose..
A valle, cioè laddove gli Spiriti operano nella vita indivi­
duale, si determina quindi una presenza che produce determi­
nazioni storiche, qualità, che produce comunità di senso: non
a caso a volte una presenza o più che una presenza un pen­
siero, oppure una situazione storica, sociale, si presenta con­
temporaneamente in più parti del mondo, come se una mano
significante avesse impartito delle disposizioni in più parti del
pianeta.
II pianeta, non bisogna mai dimenticarlo, è presente con la
sua vita perché è fun zionante per lo Spirito, e assolve a de­
terminati compiti che sono propri del suo essere materia,
corporeità, che determinano movimenti di costume, movimen­
ti anche politici, movimenti di esperienza, diciamo così, in cui
ci sono tutti gli esseri che in quel momento sono incarnati, e
possibilmente anche più generazioni.
Questa in realtà è una interpretazione più sofisticata, se
vogliamo, ma più rispondente al principio, perché vedete, in

350
In questo secondo momento può esserci !"intervento - qui
ritorniamo al primo tipo di risposta - di altri Spiriti evoluti che
possono concertare l'evoluzione del prescelto, e si possono
determinare i momenti più particolari, strutturando la vita di
questo soggetto che era l'espressione di questo fenomeno più
ampio.
A questo punto possono esserci anche degli errori cli valu­
tazione, possono esserci dei fallimenti, possono esserci tanti
di quei fattori che in qualche modo materializzano questo
fenomeno che in origine è un fenomeno molto più alto, più
puro, molto più pulito direi. All'origine, il fenomeno trac eia
una esistenza collettiva la sua ragion d · essere, da una esisten­
za collettiva che in qualche misura è una supervisione della
vita, è una supervisione del mondo dello Spirito. delle sue
esigenze, mentre il momento più basso, cioè quello in cui
questo Spirito si incarna e può diventare un genio, un profeta,
un fondatore di religioni, può diventare un grande filosofo,
può essere quello che è necessario sia, quello è comunque un
momento ludico legato proprio alla carnalità, alla terrcstritfl,
e qui poi subentrano tutti gli altri fallori incarnativi, anche se
un po' speciali.
Quando nacque Gesù, Egli era quella espressione, per cui
voi poi giustificate anche cose che vengono dette da alcuni
profeti. Quando Cristo si identifica con Dio, o viene identi fi­
cato con Dio, in fondo, occultamente e senza che se ne abbia
da parte di nessuno una comprensione esatta, si dice qualcosa
che è contemporaneamente vero e falso, perché in realtà effet­
tivamente si tratta della realtf1 più alta possibile, sempre per
quel momento della storia dello Spirito.

D.: Quindi come se fosse w1 inviato di Dio, dello a /i,•ello


formale.

352
mille o duem la perso l'eff tt o d i
i

n , s n
e i
e onanza su un milio e
d i ess eri umani, storicam r
ent , no è u cffe
t o di risonan a
e
n n l
perché la dottrin è z
a be ll a e va s e
g a . ma
erché tulli gl altr
i
u t p
Spiri ti non possono fare a m e o i i
n di c p re. c
a ta oinvolge si
accettare qualcosa ch r cd
e è sta t d c i o f
sica dei due profeti ,
o e s uori ciel l apresenza i­
perché r se t i f
non o a loro v olta occultamen­
te , cioè dentro la propria anim a, la
r s n o anz a di una dcci�io nal t
i

che è l'emanazione d i que l prin i i à


c pio ma te ma c che ha e s p res
i

t o ­
so quel profeta e non u n altro
.
Quindi o spero ch e
i , sia p r e ne a
u l l
c o plessiti1 del disco ­
m

s o, vi sia chiara ques ta co cert z i o di r ap r


n a e port tra lo Spiri o
n t
singo o e a comuni i
l l t à gen e . e q ue
e ral
sto ci r por ta alle mi e
prime paro e inizia i: sia i
l mo i au o n mi ma non s am
l t o
divid ui
n
i o
so i, siamo tu ti i n una sinton a c m un i
l t i o t a r a entro le fas c cl i
appartenenza del e nostr e ev o l zio i i e
l u n.

D.: Vorre i spostar e di o c o i


p la q11 e
.\'l o e: lwi fono 1
discorso che riguard a so 11 111
pra 1 /11ffo e i c a o i dei 111oes1r
l m n ::. 11 i,
io vorrei riferirm i ai maes r i 011 i11can1<11
11i, <·0i e 111 le er esem­
r 11 p
pio: c'è lo siesso proce s so di de i i 11 /i à
c s o a 1 '!

A.: Sì e no nel senso che


, ora hb
i m rigua r ato i grand
a a o
fenomeni della storia e q u d i
, i per non intendo solo l
t
oria
storia umana, m pro p io l s
sto i a d ll o a
a r a r e Spirito, che è una
storia non scritt ovviam nte, anz fo se è · u i
a i
e
r n ca toria che
nessuno h a ma scritto, e cr edo che I s
i nessun pos a scriver
perché è una storia che rig u da un' lt a o s e
a r a r
nat ura dell'esistenza.
Pe le vite intermedie , di c i m o.
r a opcrositù
quindi nella
comune, questo principio vig e e
, p er q nt r ig a r a i rap
ua o u d port
d riconoscimento tra g l i
ess er i spiritu i , con una
m a ore
l

i i a g
libertà e autonomia de l l sing g
i
e ole scelt degli Sp riti
e i .
spi i al i
Mi sp iego. Tutti g li esse i r t
i n q a
r u ulc e mis ura rico ­
magg Egl vi h i i
noscono il fratello iore . i ene ri co n osc u o b se
t n a

354
mo cor re sub to ve so un
i r concetto d quantitt1, non esi ste
i

concetto di quantità, pe r c iò
u l
un
q e s to è un prob ema che un po
vi sfugg e, naturalment e , e r u i no di m n
e
p c i cia o grande z z no
misurab li, grandezze non ua ti zz a bi
i q n l i.
Un o Spir o di g andis m si a
i
l
t r evo uzio ne su quan i esseri
spiritu a li a "auto t ··? t
h ril 1 Non o l so, n on si può dire, si trat a
di grandezze non num rabi li t
e , no si u
t ralla q indi di una
n om ­
ma di unit à e ques o s
, u n po ' diffic le e imp er
e
r e d ia a
t n
i v
vostra com prensio ne, per h é vi l
c s o ess er r i u l n n
no i sp i t a i i u
cer o sens o n entra a e in s it a.
t t u c
g i
O ni Spirito cambia e luzi
e da e
vo on un mome n to all'altr
c riferiamo allo sp a z io - te m
i
o ch o ,s
s
p e da noi non esi te: uno di
voi è di evoluzione I O f r di i mi
u ti
, a ec n n
sono dieci minuti ov di ve ta to I I, ma non
viame t , e
è
ll
n e a r au o n Spr i ito cambia e s
spos t a in un mov iment o co tin uo o i
n , ec perché la vita dell
o

Spirito è movimento c o
di n a t ra
con osc
u itiva, è movi mento com e
sovvertimento della su a st q s zi
s a a tù e s en a le, d ll e e s u e
li
es u
propriet .
à
Lo Spirito è un esse re v i e e
v nt n o n nel senso della vita
biolog c a ma perché tutta la sua
i a
è una struttura ch e con n t ra, Lt ta ll la sua stru11ura
tinua me u
nt e si m u v o e ncll' in erno verso
l 'interno e da l 'in t
te r n e s
l r o l'este rn .o con entrate cd uscite
v
o
da varie aree evolut ive attra v e r l q li s
s oe ua i o ta c a mi­
na. , s p s e m

La vit dello Spirit


a o
è
g o infun i i i
v t o, cd in questo
a
g in
viaggio si ris pecchi l
sua st ssa
a a tu ra. un
e na viaggio non
doloroso è un viagg i
, o s enza p ra, è
au nu viaggio come movi
­
mento , cos come ta quale
ì v i vi muovete, non siete esser
o
immobili, almenché ln n siat e liti i i
o p a ra c , ma anche i para itico
ha una sua vita inte r ior ech l l
e s m ove otalmente. V oi non
state ma fermi, ne pu e i u t
i p r q
u
a n
d
o d ormi e. eppur e non avver
t ­
tite alcuna pena per t u tto q ue t o, e v o è a u
s r i n rale muov e i,
p t r v

356

--------
col moviment o, quindi con funzio e essenzia e
l e prima ia
a
n l
dello Sp rit odi esse r e continuamen e n s e stes o e e l l'Un
i r
t i s n ­
i
verso, dunqu e nel dentro e n
e fuor cd è in q esti pa s ag g
, u
l i s
i
che no riconosciamo il processo della evolu 7 . io nc,
i

dcli' auten­
tica evoluzion e, che non è soltant o un arric chim ento clinozi ­
o
ni , o di conoscenza o di esperienza ,ma è l' ac qu is zi ne de
i o l
proprio moto interi o re, della propr a vita de l la ro r i s­
i , p p a e i
stenza.
Lo Sp i rito che riconosce la propr a vita e le f nzioni ci
i u el
proprio esistere sta riconoscend o l fenomeno uni v e r s ale d ll
i e a
creazione, perché in lui si produce uno dei p r oce ss i c di n cl
e i
tutta l'esistenza spirituale, quello dell"invcnzione
ar
r e
c ati a,
quello che intercetta le matrici cli Dio, e lo sfo r z o dello S iv
p r t o
i

è quanto più è possibile rendere rarefatto l pro ri o ca mm n i


.o
i p
Voi potete imma ginar e cosa possa si g nifica r era r ef t o
t p re
a
lo Sp rito in con ronto a un rarefatto del la mente um a na ( i ­
i f
, us a
mo una stessaes pression e per indicare però o
una c sa assolu­
tamente più alta e profonda perch un o S iri to ch
é p e ne a
ll
)
propria rarefazione trova la ma t rice della pro ria esi te n za
p s .
de prop rio movimento, della pro pria vita, st r
a t o an o le
d
l
v
matrici sostanzial dell'Universo , e q uind lì sono unt d
i i i p i i
contatto, d incontro con un ulteriore mistero e
i , a
li o

s s vog m ,
che è il mistero della nostra e istenza in quanto S iriti
p .
Qui avviene l'incontro co Dio che non è iù i D i el
l p I o ci
profet i o i Dio de libr umani, ovviamente è tull u · a
l i i , t ra
l

a n
cosa , i punto d orig ine, i punto della cr eaz io ne i un t
l i , o
l l p
della emanazione, e siamo in q ue cam po d cui no nè
c e
h
l i
possiamo parlarne, non possiamo parlarne pe r c hé v eramen t
e
non c'è alcun linguaggio .
Se è già difficile parlare della
rarefazione cie l en si ro.
p e pe
r

quanto rigua rda l'uomo, qui siamo p assat all r ef zio n d ll


i a ar a e e o
i n
Spir to il quale trasforma se st esso in un'alt sa i cu
c o
. i no n
ra

358
misurabi e, grande quant o una g al a ssia o ù ran e ancor a .
l pi d
Queste sono domande che io def nis o i g e e
i c oz o s e . p ò so n o
r
doman e c e vo i vi rivolge e continua m t .
d h t e ne o almeno i
pensano, perc é voi non pote e c e pe ns e s
h t h a r per
g randezz .
Ovviament e, quest o o si c apis c e, è la m cm c e
l e
c h è costrui
cos ì allora ecco c e noi in questa r a rcl'azio n c d i ta
h i magine d
noi e di ricerca di una struttura di or igin e cit m di i
v a m
i
te
fro n
o
ad una non grandezza.
ro

Or a, l a manier a p ù semplic e per


i
ot
r ri po nd r a questa
p e s e e
osservazion , a que s i pensier , a q u es
o ti di ri c e r c a
e t i t p o , è
quella di poter dire un cosa
a che è a ss ol t m n e n
vera. a ch
ua e t
se sembra sem pl ificante: ques t o es ser e chiamandolo S irito o e
p l
abbiamo ridotto ovvi a mente ad una te s tim o n ianza lin is ica
gu t ,
ad una idea linguistica che è sviante; h
l pumo è c e quando s
i
procede in determina i livelli di pens ie ro di idea di
t i , , rag ona­
ment o -continui a mo a chiamar i co n a le i
n e r
l p ro ma e p r cap i ci
- lo Spirito si specchi a o è s e cchiato non u ha
p , imp o rtan z a
questo perché a questo punto l e cos e non h o iù im o
a nn rt n a­
za. p p

Quando lo Spirito si s pecchia ès e c o chi o eia


p at
q a u lcos a
che lo attraversa e che anche lui attr ve a (l i
a rs u m t o
attraversa), cioè una su pe r pcrcczione la iù c o ie sogge t
stra zz atu os
p u p ­
a
sibile, no n c'è più la domand a che chi de non t:. iù la
e , è p
necessit o i l bisog no di una risp osta . no n c·è d ' lt ra art
à a ll a p e
qualcuno che deve parlare o che de ve es s e re v i sto,n o n c'è iù
p
qualcuno che domanda ed alla sua do manda hiede i:-. osta,
c r p
qualcosa da vedere o che deve ess ere in t c ·è ltanto
r a s to .
vi
so
u n puro immergers in qualcos'allro - e ba an o
i st cos le parole
- in qualcos'altro che è fuor di sé. ch h ì i
i e a le s c
t:ara tter ti he di
sé, ma che è a d là d og n forma, d ogn a .
l i i i i sp zi o di og ni
i i n il
temporalità, qualcos a, qualcuno che di e v
n ta inn o m a b e
non
perché non Io s debba nominar e ma l p
er c n o n o s i u ò

i p

360
immaginazione quanto la più astratta possibile, quanto la più
lontana possibile dai vostri pensieri.
È in questo senso che Dio è irragiungibile, se lo si vuole
considerare da un punto di vista umano.
A voi la parola.

D.: A proposito della prima parte defili do111a11da che fa­


ceva G., mi è capitato di osse,wire che anche ira11di filosofi
è come se fossero stati inviati in 11w111e11ti storici particolari
per poter preve11tiva111e11te far osservare certe cose; 111i 1 1ie11e
in mente Kant ad esempio, co11 l'c11 1 11e11to della scienza quasi
come se il mondo spirituale avesse inviato dei/i esseri par­
ticolari per dire certe cose. Condividi q11es/O?

A.: Certo, bisogna tener conto di due aspetti, non sempre


confluenti, quali sono gli aspetti della incarnazione profetica
che in qualche modo implica accettazioni cli fede, e processi
critici quali possono essere quelli della scienza c del la riloso­
fia.
1n un certo senso il processo della fede è un processo più
universale, in quanto risponde a quel principio di risonanza,
per cui gli uomini credono indipendentemente dalla ragione,
per istinto.
Ora, questo istinto non è propriamente un istinto, ma dicia­
mo è una accettazione inconsapevole cli un principio di sacralità
che pervade tutte le anime, perché tulle le anime provengono
da un altro mondo non umano.
Qui si tratta di fare delle scelte, o più che del le scelte si
tratta di capire che l'errore è quando si dice che la l'ccle e la
ragione non vanno d'accordo, quindi la scienza e la profezia
non vanno d'accordo, perché la prol'czia presuppone una ac­
cettazione per fede al di là della ragione, e la ragione invecc

362
congeniale al proprio progetto, alla propria natura, alla fina­
lità che dà alla vita, ed allora le opzioni sono spesso varie, anzi
sono quasi sempre varie. Le opzioni rispondono anche a quel
principio di libertà, per cui si può optare anche per delle scelte
di filosofia politica che sono fra loro diverse o spesso in contra­
sto.
In altri termini diciamo che il processo storico è un processo
che in sé ha una fertilità all'interno di uno spazio libero, per
consentire agli Spiriti di varia evoluzione di incontrarsi sul
piano della cultura che è più adatta alla propria evoluzione spi­
rituale, altrimenti una parte troppo grande dell'umanit�L restereb­
be senza guida, cioè senza possibilità di identil"icazione in una
cultura.
Allora la cultura da questo punto di vista è il punto inter­
medio tra un processo naturale di civilizzazione del pensiero
- la cultura - e quindi gradualmente cli complessitù del pensie­
ro come esposizione e realtà anche di tipo linguistico, quindi
punto di incrocio tra un processo di evoluzione del pensiero
e del linguaggio e altri processi cli natura ontologica che risie­
dono nella specifica natura dell'essere umano in quanto pos­
sessore di uno Spirito.
AIJora da una parte c'è un mondo spirituale che istintiva­
mente si manifesta nell'esserc umano, come processo cli un
vero e proprio umanesimo centrato su valori interni della
persona, e, dall'altro, un processo della cultura quale risultato
di una sommatoria di processi politici, economici, cli evoluzio­
ne del linguaggio che rispondono ad una natura più umana,
quindi con la necessità di modificare la civill�1, dell'invenzione
della scienza, della cura delle malattie; si tratta cli due realLf1,
una proveniente dall'alto ed un'altra che si costruisce dul basso
come processo biologico, storico. politico etc.

364
ca, della cultura, quale processo dell'evoi uzionc dell'uomo,
ed avete dall'altro la compresenza di esigenze. di bisogni che
sono di natura spirituale, che apparlengono al l'altra parte
dell'uomo che è dentro di voi.
Queste unità dovrebbero integrarsi e invece si scindono;
quando si scindono siamo nella schizofrenia, perché c'è un io
unitario che non riconosce più la parte di sé, ma la mutila,
quindi un io mutilato, quale hanno gli uomini di oggi, senza
un progetto di vita, senza neppure un progetto culturale per­
ché la cultura - è questo da sottolineare - non ha un progetto
se non se stessa, non c'è una finalità, o la finalità della cultura
altrimenti è soltanto quella della tecnica, cioè una cultura che
viene utilizzata per un suo uso specifico nella socicti1 e nel
mondo, un uso specifico e concreto: ora vivete questo.
Allora qualcuno potrebbe domandarmi: vi sartt poi un rime­
dio alla fine, dopo tutto il discorso cli questi esseri spirituali
che vengono e vanno, allora cosa fanno?
Potrei dirvi sì: in realtà perché ci siano questi esseri la
Terra deve essere predisposta, perché altrimenti la presenza
anche di grandissime entità si risolve in un vuoto operativo.
Devo dfre che purtroppo per voi uomini la preparazione di un
ambiente è sempre la conseguenza di un movimento rivoluziona­
rio, cioè non può esserci un raggiungimento pacifico. perché
il raggiungimento pacifico implica anzitutto una grande ra­
gionevolezza degli uomini, e mi pare che non ci sia, implica
che gli uomini perdano una parte dei propri interessi ludici,
e mi pare che non ci sia, implica una diversa distribuzione
dei beni e delle ricchezze, e mi pare che anche questo non ci
sia, implica una caduta delle grandi religioni monoteiste, e
mi pare che neppure questo ci sia, allora uno Spirito che
dovesse in questo momento incarnarsi, (e non dico che non si
incarnano, i tentativi ci sono) verrebbe immediatamente inglo-

366
questi programmi dello Spirito conoscitivi sono comunque
percorribili indipendentemente dalla siluazione degli Stati che
costituiscono il mondo, lo Spirito non è tenuto eticamente ad
intervenire. All'essere spirituale non interessa tanto la pace
ma la guerra, questo è il discorso: voi più siete pieni cli con­
flitti, di cose da fare, di movimenlo della vostra vita, più
imparate; più non fate nulla, più vi acldormenlnle, quindi come
vedete c'è una logica diversa.
Questo naturalmente non impedisce che lo Spirito interven­
ga, ma la motivazione non può essere banale, non può essere
nella logica di un equilibrio umano, ma cli un equilibrio dello
Spirito.
La lontananza tra lo Spirito e la Terra in rcaltù non c'è,
come si dice a volte, perché se tutte le condizioni consentono
il progetto di questa tipologia dell'evoluzione degli Spiriti, se
gli Spiriti sono evoluti da I a IO, per capirci, si interverrà
sulla Terra soltanto nel caso in cui la Terra consentisse invece
esperienze da 11 a 20, mentre gli Spiriti sono in un rapporto
da l a 1 O; questo significa che la Terra può creare condizioni
per cui non va più bene per questo tipo cli Spiriti che esiste
nella fascia terrestre, ed allora c·è la giustificazione ad un inter­
vento; altrimenti la Terra viene lasciata a se stessa, ma ogni volta
che devono esistere correttivi, cioè cambiamenti di scenari cul­
turali, spirituali, storici, veramente di scenari che intervengo­
no in tutto il mondo, allora sì, lo Spirito interviene perché il
cambiamento della specie e della civiltà è talmente grande o gros­
solano da impedire l'evoluzione di quella fascia di Spirili che
sono gravitanti come incarnazione sulla Terra, questa è la logica.
Altre domande?

D.: Quando si parlava dell'orga11i;:z.a:io11e delle incama­


zioni, mi chiedevo: 111a uno Spirito ha 111w s11t1 1•0/011ttÌ? E 111i

368
A.: Ma perché non avevate la tecnologia adatta, unicamen­
te per questo.

D.: Nel nostro caso c'è sf(lfO questo rapporto direi/o, 111a
noi abbiamo la possibilità di conservare anche la voce; que­
sto è un vantaggio che ci dà /(I tecnologia.

A.: Il vantaggio non sta tanto ncll' ascoltare o leggere la


parola, quanto nel trasformarsi in conseguenza della parola.

370
ria una vera e propria grande ril'olHzio11e, 111a le rivol11:io11i
richiedono tempo e l'i111peg110 di pilÌ ge11erm.io11i. ti chiedia­
mo: come prosegue la presa di coscie11w di q11es10 gra11de
problema che a me se111/Jra sia il prohlema fo11dm11e111ale,
assiem.e a quello della difesa del siste111a ecologico. poiché In
sviluppo i11.controllato della produttivitù e la rapina del ter­
ritorio stanno portando ad un logorw11e11to anche della 11c1tu­
ra per cui una rivoluzione deve tener conto anche di questi
aspetti? Ad esempio i giovani di oggi, quelli che sce11do110 in
piazza, che levano in alto la ha11diern della pace. vedro11110
dei risultati rispello ali 'esigenza di questa grnnde tras}<,mw­
zione?

A.: Indubbiamente vivete l'esito di un dramma mondiale, le


cui origini sono lontane. Si sbaglia a voler discutere un pro­
blema del genere sulla base dell'auualità, perché 1·auualità è
la normale, direi fisiologica reazione ad una situazione i cui
prodromi sono antichi. C'è uno scontro in atto tra due parti
del mondo di cui una sta bene e l"altra sta male; della in poche
parole, una prospera, un'altrn è aff'amata.
Questo fatto è vecchio, e risale ad una concezione che gli
uomini hanno sempre avuto del mondo, quella che debba esi­
stere una classe di individui sociali benestanti ccl un'altra clas­
se povera: è quindi uno scontro tra ricchezza e povert�1.
Le modalità con cui poi i sviluppa la reazione sono mar­
ginali al problema di fondo. È normale, è naturale, è giusto
che le popolazioni povere si ribellino. e non <.:i sarebbe niente
altro da aggiungere. Naturalmente c·è da tener presente poi
un altro aspetto parallelo, e cioè che le popolazioni povere
sono contemporaneamente anche ignoranti, quindi tenute nel­
l'ignoranza, ed allora l'insurrezione, lo scontro, la lotta dei
poveri per una migliore giustizia di vita, diventa anche anar-

372
al pianeta li ha fatti l'occidente, non l'oriente. È l'occidente
che sta danneggiando il pianeta, perché la scienza, la tecnolo­
gia, lo sfruttamento intensivo della natura è qualcosa che è
accaduto da voi occidentali, non è accaduto, ad esempio, in
un continente quale è l'Africa, la quale non avendo tecnologia
e la scienza non ha potuto neppure inquinare i I pianeta.
Basterebbero già questi capi d'accusa per orientare il di­
scorso e dargli una impostazione seria.
Naturalmente quello che accade è al momento apparente­
mente non solubile, perché la soluzione passa, o dovrebbe
passare, attraverso un atteggiamento delle popolazioni che si
trovano in queste situazioni, e questo non si può veri ficare
perché è talmente radicata nella formazione cli quei popoli
l'idea dell'obbedienza assoluta ai capi religiosi, che diventa
estremamente difficile sradicare un diffuso fenomeno cli ac­
quiescenza ai poteri temporali che vengono mascherati, a loro
volta, come poteri di Dio, per cui la povera gente reagisce in
maniera anche inconsulta perché non ha altre strategie per
poterlo fare.
Il potere religioso non è soltanto tale in senso nominale, è
un potere religioso armato, cioè un potere religioso che si
serve delle armi, non direttamente ma indirettamente perché le
controlla, sicché non vi trovate di fronte soltanto a sistemi
religiosi, (discutibili o non discutibili è un'altro discorso) ma
sistemi religiosi che controllano le varie parti ciel mondo attra­
verso l'uso di eserciti, regolari o irregolari che siano. che
agiscono nel nome del Dio che viene di volta in volta propo­
sto.
E allora torniamo a un discorso più volte fallo e che in
breve possiamo rifare, quello cioè che la pericolosità, soprat­
tutto delle civiltà occidentali o non occidentali, risiede nel
radicalismo, nel fondamentalismo delle idee, e per radicalismo

374
altre modalità, molte delle quali perfettamente simili; se si
pensa alle crociate, all'inquisizione o alle violenze che si sono
svolte sul vostro territorio quando il vostro paese non aveva
ancora la sua unità, voi scorgete gli stessi fenomeni. Gli uo­
mini reagiscono sempre nello stesso modo, perché nel mo­
mento in cui decade la ragione e ci si affida semplicemente ai
poteri, fatalmente si va incontro ad una cosa del genere, e
purtroppo devo dire che l'Europa è stata dominata dalla stes­
sa ignoranza che ora voi attribuite ad altri paesi. L'ignoranza
genera la violenza perché non c'è più la mediazione della
ragione, ma soltanto il prevalere degli istinti.
Gli istinti non sono buoni o cattivi, sono istinti. Nessuno,
credo, si permette di dire che Dio abbia fatto il mondo (tanto
per parlare in questo modo) con degli istinti perversi, gli istin­
ti sono la naturale risposta biologica di soggetti viventi, i quali
essendo viventi ed essendo in movimento producono istinti,
cioè modalità di organizzazione che può restare in piedi grazie
all'esistenza degli istinti.
L'animale mangia e uccide un altro animale se ha fame
perché deve far così. Certo Dio non poteva prevedere l'esi­
stenza di un granaio mondiale che stesse in piedi per un mi­
lione di anni.
Gli uomini lavorano e nel produrre, quando protlucono,
scambiano: questa è una organizzazione di civiltf1 che è nor­
malmente presente in tutto il mondo, paesi poveri o paesi
ricchi.
Soltanto che quando vengono a mancare alcune premesse,
quando l. 'obbedienza è totale, totale è anche la mani restazione
poi degli istinti, perché la mediazione del lavoro. la mediai.io­
ne della cultura, la mediazione della ragione riescono a domi­
nare gli istinti di base, sicché gli uomini non si muovono p1u
secondo gli istinti ma si muovono secondo le leggi che gli

376
smussata, va trattata e contrattata. Quando qualcuno è malato
gravemente si ricorre al bisturi, quando è necessario, oppure
si cura la causa attraverso il farmaco, ma la cura in questi casi
non può che essere la riduzione della povertà nel mondo.
La povertà bisogna viverla, non si può parlare della pover­
tà con la pancia piena, essa va vissuta sulla propria pelle, è
una esperienza che bisogna fare per capire chi è povero, così
come bisogna fare l'esperienza di una sofferenza psichica per
f
potere capire chi sofre psichicamente e quali sono le sue
motivazioni vere, reali. Non è piacevole per nessuno e non ci
si può non aspettare reazioni quando si vedono i propri figli
morire in braccio per fame. Questa è la realtà, che forse vi
viene nascosta, che forse viene ridotta e trasformata per man­
tenere una relativa pace sociale in occidente, ma in conLinenti
a cui state alludendo Ja fame è reale, cioè significa che voi
finite questa riunione e non mangiate più per due o tre giorni,
mentre altri a voi vicini si stanno ingozzando e non sanno che
farsene del cibo.
Questa è la realtà, lasciate perdere le ideologie politiche,
sociali, lasciate perdere le vostre appartenenze ad una tipologia
politica o ad un'altra, il discorso non si può più affrontare
così, ma va fatto un discorso realistico che tenga conto del­
l'economia mondiale, è l'unica strada in cui si deve entrare
per ridurre il contrasto primario, altrimenti dovete subire poi
tutti gli effetti, scomposti che siano, apparentemente irrazio­
nali che siano, ma giudicati così dalla vostra parte però, per­
ché voi chiamate scomposta e irrazionale la reazione ciel po­
vero che vi depreda dei vostri averi e dite che è un delinquen­
te ed un assassino, ma io vorrei veder voi al posto del povero
come vi comportereste.
Quindi non giudicate; giudicare in questo momento storico
secondo l'emotività degli avvenimenti è un errore gravissimo,

378
decollo: tutti possono andare a scuola, avete dei diritti che
sono stati acquisiti, e quindi diventa ancora più illogico che
poi ci siano queste ingiustizie.
In quegli altri paesi non c'è neppure questo, oppure è al
minimo e soltanto nei grandi agglomerati.
Per lo più Je popolazioni crescono nel l'ignoranza totale, e
l'ignoranza alimenta la superstizione, alimenta la dipendenza
verso i poteri, quindi la sudditanza, per cui è più facile ope­
rare lavaggi de] cervello, e quindi condizionare la gioventù e
i popoli alle reazioni più aspre e più incontrollate.
Non siete in una bella situazione, naturalmente, né in occi­
dente né in oriente o in tutto il continente africano.
A questo dobbiamo trovare dei responsabili'? Certo i re­
sponsabili ci sono. La prima responsabilità è quella di tenere
il popolo nell'ignoranza, e questo sia in occidente che in oriente,
perché è vero che voi tutti potete anelare a scuola, ma molti
possono andare a scuola fino a un certo grado, ma continua,
guarda caso, la dominanza dei potenti, e la contrattazione f ra
quelli che hanno poteri, un potere nel senso cli autorit� t che
media le risorse e media la libertà sociale.
Voi avete un modello di libertà e democrazia, che costitui­
sce poi la base dello Spirito, e su questo non c'è nulla eia dire
in teoria, perché lo Spirito è un essere libero, e vorrebbe
essere libero anche nel corpo, un corpo che gli desse la pos­
sibilità cli esprimere la libert�t, ma il corpo che voi gli date non
riesce ad esprimere la libertà, perché è un corpo condizionato
dalle teorie sociali e religiose, che hanno sempre predicato
l'obbedienza, la sudditanza, che sul piano sociale si è trasfor­
mata in ignoranza.
Fino a pochi anni fa, nel vostro tempo storico, chi poteva
andare a scuola? Fino ad un secolo fa, poco più o poco meno,
le donne non andavano a scuola, e questo dopo 1900 anni di

380
è corretto dire che la libertà è il primo presidio di acquisizione
per costruire quella che enfaticamenmte viene chiamala civil­
tà.
La libertà porta con sé in maniera strettamente conseguen­
ziale il principio della giustizia, a cui seguono in stretta cor­
relazione l'acquisizione dei diritti della libertfi. perché non si
può essere liberi e non avere poi anche i diritti legittimi e
legali per così dire, cioè i diritti costituzionali di una democra­
zia, perché se io sono un essere libero devo anche poterla
usare questa libertà, altrimenti è solo una enunciazione e ba­
sta.
E qual é il corredo naturale della libertà? È l'uso dei diritti
conformi alla libertà, regolamentati dai principi di una legge e
quindi di una giustizia, quindi strettamente correlati, per cui la
mia libertà non deve ledere la libert�t dell'altro.
Allora come vedete giustizia, libertà e diritti sono una triade,
direi quasi la trinità, per così dire, a base cli ciò che si chiama
democrazia, perciò questa triade è un punto di partenza da cui
non si può prescindere, non si deve prescindere. In questo si
deve essere forti, non si può abdicare a nulla di questa triade,
perché in qualunque punto si comincia a ridurre la funzione di
questa triade, comincia naturalmente il decadimento di quella
civiltà che si è costruita su questa triade.
Allora una civiltà deve mantenere forte questi principi. e se
questi sono i principi dell'occidente e indubbiamente lo sono
dal punto di vista formale e giuridico, allora è in atto una
guerra di civiltà.
Che poi questa guerra cli civilt�t debba tener conto dell'al­
tro aspetto, che cioè gli altri non hanno questi principi, ed
allora bisogna educare affinché questi principi entrino nell'ar­
mamentario teorico di popoli che non sono abituati a ragiona­
re in questo modo. Ecco che allora la prima cosa eia fare (ma

382
pubblico, sociale, fisico, fisiologico, e una sfera intima, perso­
nale, privata, soggettiva, spiriluale, che apparliene a ciascuno
di voi.
In questa vostra inleriorilà voi potete ritrovare le matrici
del divino, e anche riversarle nella giustizia. perché vedele,
quando io dico libert�1. giustizia e diritti. io sto parlando di
Dio, non è che sto parlando cli qualcosa che attiene soltanto
all'uomo, perché la giustizia è un principio clislributivo di tutto
l'Universo spirituale; la libertà è il cardine dell'esistenza dello
Spirito, lo Spirito è l'emancipazione dell'energia universale,
individualizzata, egli è un essere libero; i diritli sono un car­
dine dello Spirito: il diritto di conoscenza, di accrescimento,
il diritto all'eternità, alla sua infinite7.za, il diritto ad avere la
sua soggettività con la quale pensare c porsi in conlalto o in
contrasto, come gli pare, con l'Universo o con Dio stesso.
Voglio dire che il principio dei diritti e della libertà incar­
dinano lo Spirito alla sua naturalitfa di essere un soggetto
autonomo rispetto all'Universo; quindi utilizzare queste cate­
gorie è fare una operazione spiriluale di tipo universale. poi
voi la potete chiamare come volete. politica, sociale. econo­
mica o come vi pare, ma in realtà la realizzazione cli questa
triade è un umanesimo spirituale sia pure conrinato nelle catego­
rie spazio temporali di una visione giuridica della coesistenza
umana.
Quindi voi non state contro Dio applicando questi principi,
ma state contro Dio ogni volta che rinunciate a questi princi­
pi, per debolezza, pigrizia, ignoranza, mancanza di capacil�t,
quando non applicate la giustizia, quando non applicate la
libertà, quando non applicate i diritti, voi siete contro i prin­
cipi dello Spirito, quindi siete contro Dio.
L'obbedienza alla legge di Dio. come ad esempio proclama
la religione islamica, può essere traslata e tradotta nei principi

384
che l'aspetto demoniaco dell'uomo) una individualitit che vive
e si incrocia con gli altri, perché l'aspetto esterno. cioè il
corpo, la mente, il linguaggio, la relazione con gli altri, lo
scambio attraverso i principi, la triade che abbiamo detto etc..
Contemporaneamente c'è anche un aspetto retrostante. l'altro
piano, il piano soggeltivo, quello del proprio pensiero. della
propria attività mentale interiore, quella che è la sua realtà
cognitiva, è personale, non è generalizzata; ciascuno ha la sua
sfera di cognitività, con le sue possibilità, con i suoi gradi cli
intelligenza, di volontà, di determinazione, di intenzionalità:
questa sfera personale, intima, è chiusa. ognuno cc l'ha per i
fatti suoi.
Lasciamo perdere che poi io possa avere le stesse caratteri­
stiche e tu le mie, ciò non ha alcun senso e alcuna importanza:
due fiori si somigliano, ma non sono eguali, perché e' è uno da
una parte e uno dall'altra parte, sono sempre due però. non è
che si fondono e diventano uno stesso fiore. Questa parte inti­
ma, personale, soggeuiva, conferma, appunto, il principio della
soggettività e dell'individualità, che non è affatto demoniaco,
altrimenti dovremmo pensare che il buon Dio abbia fono l'uo­
mo con una parte demoniaca, che sarebbe il suo pensiero, cd
una parte direi divina che sarebbe la sua obbedienza.
Ecco perché poi si contesta il giardino dell'Eden, dove Dio
prima crea Adamo e lo fa inteliigente, poi appena usa I' intcl­
ligenza lo prende e lo porta fuori ciel giardino perché non è
più degno in quanto si è messo a pensare.
Sciocchezze del genere non hanno alcuna valenza sul piano
della logica. Se l'uomo è fatto cli una sfera interiore e di una
sfera esteriore, qui interviene la motivazione della vita: allora
io devo cercare, per poter ricreare una unitù. per poter vi vere
la corporeità, devo cercare di fecondare con la mia sfera in­
tima, dove poi si sviluppano anche le disposizioni alla I iberti1,

386
Come potete aiutare? Credo che l'occidente possa aiutare
la soluzione di questo problema creando o aiutando a creare
affinché in questi continenti nascano scuole, biblioteche, ospe­
dali, centri culturali che coltivino la rieducazione delle popo­
lazioni.
li processo naturalmente sarà piL1 lento, impegnert1 più
generazioni, ma è l'unico progetto ragionevole. perché è un
progetto che fa crescere in quei luoghi l'idea della libertà. e
soprattutto, io credo, dovrebbero essere ritirate da quei paesi
tutte le infiltrazioni religiose che non appartengono a quei
paesi.

D.: E come si fa ?

A.: Questo non è un problema mio.

D.: Il problema è che anche qui i11 o<"Cide11te i poteri sem­


bra che stiano cercando di limitare /'i11telletflwli.,·11w e la
cultura: basti pensare che nel nostro paese poche seffi111a11e
fa è stata contestata la legge evol11�io11istica di Dani·in, sen­
za che ci sia staw alcuna rivolta popolore.

A.: Come vedete, io non vi ho dello che l'occidente sia i I


paradiso; vi ho detto che voi vivete una serie di contrasti,
perché avete una democrazia nominale, non una democrazia
reale, perché la giustizia è quella che è, soprattutto gli uomini
sono quelli che sono.
Voglio dire che gli uomini non vengono aiutali a crescere,
siamo sempre al solito problema; tuttavia voi avete un vantag­
gio su tutti: avete almeno la relativa libert�1 di poter conosce­
re, di acquisire conoscenza, cli studiare. di riunirvi liberamen­
te, di poter esporre le vostre idee.

388
potete credere e non credere, andare o non andare in chiesa,
non siete più perseguitati per le vostre opinioni o per le vostre
cose.
Dovete riconoscere che poi una democrazia, per quanto
difettosa, vi ha fornito gli strumenti ma non ancora avete gli
stimol'i, è questo il danno dell'uomo, perché questo poi si
ripercuote nelle vostre famiglie, nei vostri rapporti con i figli,
non avendo idee su quella che è la radice dei vari problemi,
voi vi dimenate un po' a casaccio, impropriamente.
Certo, non avete tutte le colpe perché siete nati così, ma
però questo spesso diventa un alibi: è vero che siete nal i così,
ma ormai non siete più dei lattanti, eravate nati così. ma ades­
so siete ben cresciuti, e dico in tanti anni cli vita non avete
nemmeno capito che bisogna appropriarsi di strumenti per poter
controbattere dialetticamente gli altri. o semplicemente per
poter discutere con gli altri.
Fate un inventario della vostra vita: ma quanti libri avete
letto, quante opere d'arte avete visitato, quante musiche
importanti avete ascoltato, quanti momenti dialettici, colti,
elevati, quante lezioni avete ascoltato'!
Se voi rispondete negativamente a tllllo questo, al I ora io
devo dirvi che la colpa è la vostra, perché le cose accadono
fuori di voi, ma voi non vi partecipate, e dico voi nel la gene­
ralità degli uomini; perciò la cultura è sempre staia raminga e
solitaria, perché l'essere umano non si coltiva.
Voi coltivate tutto di voi, il vostro aspetto estetico, i vostri
vestiti, la vostra casa, gli oggetti della vostra casa, le vostre
vacanze, ornate i vostri figli, vi piace avere il denaro, ma
quella sfera interiore di cui sto parlando, quella parte di voi,
proprio quella è come se non esistesse; voi fate una ri flessio­
ne sull'aspetto sociale, non sull'aspello intimo, ma se non c'è
l'elaborazione intima anche l'aspetto sociale resta immobile

390
A.: Non facciamo i profeti su questa cose.

D.: Ci farebbe bene però un po' di spernnw.

A.: Le speranze esistono sempre, anche in chi sta esalando


l'ultimo respiro perché può darsi che sia il penultimo e non
l'ultimo. Certo questa situazione non è che perdurer�t per secoli,
è evidente.
Tu però vuoi chiedermi quale sarà 1·esito, più che una
speranza.

D.: Non ti chiedo profezie. Qui ci 1·1wle 11110 presa di


coscienza a livello mondiale. J,z questo 1110111e11to e 'é 1011/a
disperazione, come una notte dello Spirito. In questo senso ti
chiedevo, magari ci saranno delle cose che 1·e11go110 o vanti e
che noi non vediamo ancora.

D.: Bisogna partire dalla preparn�io11e del singolo indi­


viduo, vero?

A.: O dalla preparazione del singolo individuo o dalle rivo­


luzioni, non c'è alternativa. In realtà è sempre stato così nella
storia. I cambiamenti avvengono attraverso le rivoluzioni, ma
anche nei microfenomeni, è così; perché chi acquisisce un nuovo
modello, una nuova alternativa, forse non fa una rivoluzione
dentro se stesso?
Cambiare modelli è sempre fare una rivoluzione. se poi
diventa pubblica la rivoluzione è collettiva. con lutti i rischi
ovviamente umani di violenza etc., ma a volte voi per cambia­
re non dovete fare violenza su voi stessi? Nel bene e nel male,
sempre la conquista è una lotta che si fa contro un vecchio
modello perché si cambi in un altro modello, è sempre così.

392
tato e portato nella cultura dovesse i111pie�ore altri 2000 anni.
Questo tuo messaggio dovrà essere consen•uro co11 moira
attenzione perché non vada perso, perché 11011 credo sia
ripetibile ciò che è successo.

A.: È difficile rispondere a questa osservazione. li messag­


gio di Cristo, ma non intendo fare paralleli. credetemi. ha
impiegato più di 300 anni. Poi, quando si pensava che i I mes­
saggio di Cristo fosse praticamente scomparso, per poter
entrare è diventato un messaggio politico in un momento di
sfaldamento anche della ideologia pagana, quindi è stato faci­
litato da questo, ma anche dal fatto dell'assunzione di alcuni
statisti romani che si erano convertiti al cristianesimo e che
dunque hanno operato attraverso la via politica. in questa sona
di riconoscimento e di mediazione, quindi non si può dire.
In realtà noi non aspiriamo ad essere dei profeti o dei ri­
velatori, la nostra non è una rivelazione, quindi a noi interessa
che alcuni cambiamenti ci siano indipendentemente da chi li ha
ispirati.
Credi che importi molto se una giustii'.ia integrale eventual­
mente applicata in Terra abbia un suo capo carismatico? Cre­
do di no.
Ci interessa che ci sia la giustizia, poi chi ha messo in moto
il meccanismo non è molto importante, le cose umane sono
destinate a finire, vuoi che ci si preoccupi di una banalità ciel
genere? lo capisco il tuo discorso affettivo verso 4uello che
hai appreso, ma la cosa è irrilevante però.
Tu che segui le dottrine del buddismo e dello zen, dovresti
saperlo che non è importante chi cl�t la prima spinta perché una
palla di neve rotoli dalla montagna: la palla di neve rotola al
momento giusto e il vento può spingerla. Quale vento, il ven­
to che veniva da destra o eia sinistra? Che importanza ha?

394
za fare questa distinzione interna con la ragione pubblica, e
avrebbe avuto tutte le ragioni per rarlo, era giusto che si
facesse, perché da quell'epoca si è segnata una distinzione tra
il sacro e il profano, o tra la ragione e la superstizione, do­
minante fino allora. La stessa rivoluzione scienti f'ica ha poi
determinato uno stacco tra lo Spirito e la materia, sempre per
un uso indiscriminato delle parole, perché in origine non era
nata così la rivoluzione scienti fica.
L'illuminismo è stata una reazione, ma il grande Umanesimo,
da cui poi promanavano entrambi (illuminismo e rivoluzione
scientifica), questa distinzione non la faceva così netta. Al I ora
un Umanesimo spirituale ci riporta ad una ridefinizione della
ragione: la ragione per quanto riguarda un metodo. Anche
nell'affrontare lo Spirito ci vuole un metodo, ma questo metodo
è stato confuso, ecco perché si parla di scienza dello Spirito.
La scienza dello Spirito presuppone un metodo, non pre­
suppone la superstizione, ma la nostra manif'estazionc è all"in­
terno di qualcosa che è indicato come superstizione: ecco
perché allora il nostro discorso poteva essere enucleato e tra­
sformato in qualcos'altro, se avesse incontrato le persone
giuste, ma le persone giuste però sono persone sempre ciel
vostro tempo.
La nostra difficoltà è stata quella di avere incontrato un
tempo umano, una storia umana non favorevole, in un periodo
che si annunciava, e l'esito (ne abbiamo parlato prima) cli
grandissima crisi, un'altra rivoluzione che non deve però di­
ventare pre-illuministica, non deve riportarci al pre-illuminismo
come impostazione cli discorso, e quindi voi e noi ci siamo
impegnati su questo, su questa proposta i cui esiti poi si ve­
dranno.
Intanto voi avete nelle mani tutti gli elementi, ve li abbiamo
lasciati tutti, poi questo apparterrà a noi.

396
dominato e colonizzato quei popoi i: per sccol i sono stati
dominati dai bianchi, li avete soltanto sfrutlati e usati senza
promuovere le loro risorse e il loro progresso sociale; adesso
accade il contrario: loro vengono in massa nei vostri paesi in
cerca di lavoro e di cibo che non trovano nei loro paesi: non
potevate aspettarvi altro.
Vi sono stati paesi dominali a lungo, senza che i paesi
occupanti si siano presi la cura di sviluppare le risorse, perché
non c'era interesse a svilupparle, c'era l'interesse immediato,
egoistico (di rapina) di sfruttarle: questa è la differenza e adesso
ne provate le conseguenze.
Voglio dire, prima di parlare di queste cose dovreste leg­
gere un po' di storia vera, non quella addomesticata, e quindi
capire quello che voi avete fallo. ed è inutile dire: ma questo
è accaduto qualche secolo fa!
Intanto è accaduto fino al secolo scorso. e ancora vi sono
paesi sotto il controllo vostro, ma poi che significa che é acca­
duto alcuni secoli fa? Che l'ingiustizia deve restare così come
era, che non si deve elaborare, che non si deve cambiare?
In qualsiasi cosa, che io sappia, in tutta onest�t spirituale,
esistono le cause ed esistono gli effetti.
Ora voi da quale pane vi trovate, dalla parte delle cause,
o dalla parte degli effetti? Allora se vi schierate dalla parte
delle cause io dico che la vostra opinione, il vostro centro del
discorso deve tener conto cli questo aspetto, e non semplice­
mente scartarlo ragionando: io tratto solo clcll' auualità da cui
abbiamo cominciato il nostro discorso questa volta.
L'attualità, sì, va contestualizzata indubbiamente, però sono
le cause che restano lì intatte e sulle quali si stende un velo
di silenzio perché è la vostra cattiva coscienza, vostra di uomini
della vostra storia che preferisce mettere a tacere i I passato in
cui siete i corresponsabili!

398
Differenza di mezzo secondo tra stimolo e coscienza.

In parallelo con la scoperta della possibile base fisica ciel


Super-io, il neurofisiologo Benjamin Libet ha pubblicato il
libro "Il fattore temporale della coscienza" (Cortina, pagg.
246, euro 23,80) in cui rielabora una ricerca, git, nota, in cui
si evidenzia un ritardo di circa me7,zo secondo tra il momento
in cui l'informazione relativa ad uno stimolo sensoriale arriva
al cervello e il momento in cui la coscienza lo percepisce.
Facciamo un esempio cli tipo astratto. In una certa situazio­
ne potrei essere indotto a compiere un· azione immorale. per
esempio un furto. Ebbene mezzo secondo prima parte un'idea
(informazione) che mi dice cli non farlo, ma la mia coscienza
la registra mezzo secondo dopo. c·é un intervallo. quindi, tra
la censura e l'azione.
Rivediamo la sequenza con un secondo esempio non mora­
le ma materiale. Un'auto ci taglia la strada. Il cervello lo
registra. Ma la coscienza (che ci fa premere il pedale del
freno) percepisce l'evento mezzo secondo dopo. Esattamente
il cervello registra in circa 50 millesimi di secondi. mentre la
nostra coscienza ci farebbe premere i I freno tra i I 00 e i 150
millesimi di secondi successivi. Per fonuna il condizionamento
può farci intervenire prima che ci rendiamo conto dell'intero
scenario, per cui il piede non aspetta tutto i I mezzo secondo
per frenare perché in tal caso sarebbe troppo tardi. 11 piede
agisce prima per istinto, ma ciò non toglie che fra la percezio­
ne inconscia e la reazione conscia occorra mezzo secondo. ln
pratica c'é un controllore che ora si potrebbe spiegare con le
due ricerche, di Brass e di Libet e questo dovrebbe incorag­
giare un nuovo tipo di ricerca parapsicologica che allo stato,
però, vediamo pessimisticamente molto lolllana.

400
Bisogna dire, tuttavia, che la letteratura scientifica sull'ar­
gomento sembra ignorare del tutto l'unico particolare vera­
mente sbalorditivo, cioè quello della memoria descrittiva. Le
spiegazioni scientifiche, peraltro solo ipotetiche. parbno di
patologie del lobo temporale che impediscono il controllo della
memoria, di stimoli elettrici anomali in seguito a disordini
neurologici, coinvolgimento di aree cerebrali. in particolare
l'amigdala (la materia grigia) e del sistema limbico che sono
considerate le sedi delle emozioni, stati di ansieti1 e schizofre­
nia, di un cattiva trasmissione fra il lobo sinistro e quello
destro (demicronizzazione), imprecisione ciella memoria.
Tutte queste ipotesi non spiegano assolutamente nulla. Ad
esempio non possono spiegare, qualunque sia i I meccanismo
fisiologico in atto in quel momento, come faccia il cervello a
sapere quel che c'é a 500 chilometri cli distanza, in una casa
di una città lontana, senza che sia mai anelato in quel posto.
Le ipotesi che si presentano sono solo tre: o si tratta cli pura
chiaroveggenza o di telepatia oppure che effettivamente l'Io
del soggetto ci sia stato in un altro tempo. Ovviamente si può
anche ipotizzare che luoghi lontani siano stati memorizzati eia
un album fotografico guardato dur ante l'infanzia, ma nei veri
"dèjà vu" queste possibilità sono state già percorse ed escluse.
Casi del genere hanno tormentato anche persone celebri come
Gabriele D'Annunzio, Dante, Paul Verlaine, Charles Bou­
delaire, Giuseppe Ungaretti. Essi hanno descritto con inquie­
tudine e smarrimento questo renomeno di cui hanno diretta­
mente avuto esperienza. E' in dubbio che nel meccanismo
dell'evento si attivino determinate aree cerebrali. ma il ricordo
si attiva se vi é stata una registrazione mnemonica. In caso
contrario nessuna ipotesi scientifica può reggere alla domanda
di come il cervello possa conoscere luoghi, persone e dcttagli
a lunga distanza, senza averli mai conosciuti. Percorrere una

402
"TIBET" di Daina Dini

Un viaggio in Tibet si può sognare per molteplici svariati


motivi, a volte molto diversi tra loro, ma a volte. pur nella
loro diversità, straordinariamente convergenti.
Per chi, come me ha dedicato la propria vita alla ricerca
paranormale e spirituale, il Tibet è come la Mecca per il
mussulmano, un luogo dove almeno una volta nella vita biso­
gna andare. Tutto quello che faticosamente, furraginosamcme,
tra molti errori e correzioni, tentativi e disillusioni, sono an­
data indagando per tanti anni, è sempre stato, tradizionalmen­
te, appannaggio naturale per quei luoghi lontani. Giungere alla
convinzione dell'esistenza dell'anima e dunque ui una sua
sopravvivenza alla morte del corpo, se non si accetta una
situazione fideistica, è davvero per l'occidentale contempora­
neo una durissima conquisla, una ballagl ia che dura una vita,
fatta cli slanci e ripensamenti, conquiste e sconfitte, ragiona­
menti e intuizioni, verifiche, idee, lunghi oscuri silenzi.
Nella cultura tibetana tutto questo sappiamo essere inesi­
stente: la considerazione dei corpi in quanto veicoli di un ente
che se ne serve per esperire, al di Et di tutta una serie di
corollari che possono essere anche molto diversi dalle proprie
conclusioni, diffusa in tutta una popolazione. in tutta una
cultura, e che pervade di sé ogni attimo. ogni gesto del quo­
tidiano, è una realtà che non può non attrarre.
Se a questo si aggiunge quanto sappiamo circa l'addestra­
mento che anticamente si riceveva nei rnonastcri. quanto si
racconta sui grandi maestri che li hanno abitati. sulle straor­
dinarie capacità che si dice essi riuscissero a sviluppare, sulle
tecniche che portavano ad una gestione del corpo e dell'ener­
gia tali da produrre quelle che in occidente si chiamano le
OBE, le esperienze fuori dal corpo, prova rinalc clcll'inclipcn-

404
Ed ancora, si va in Tibet per devozione, per compiere devoti
pellegrinaggi. Buddisti e induisti vi trovano la meta della propra
adorazione, tanto nei monasteri che custodiscono innumere­
voli statue, dipinti e sacre reliquie (fortunatamente in parte
risparmiate malgrado l'ignobile opera di distruzione avvenuta
in nome della rivoluzione culturale), quanto nei luoghi, come
la montagna sacra del Kailash, o la grotta in cui meditava
Milarepa, cui affluiscono ogni anno migliaia cli fedeli.
Riconoscere la sacralità dei luoghi è un'altra caratteristica
di questa cultura. Ovunque vi sia un'altura, una collinetta, una
struttura che si innalza rispetto a suolo, ovunque vi sia un
luogo considerato sacro per gli eventi che vi si sono svolti o
anche per una peculiare conformazione che lo rendono magi­
co, esoterico, trasparente ad un'altra dimensione. ovunque
sorga dal terreno una roccia particolare che attrae la percezio­
ne e favorisce la riflessione interiore, lì i devoti stendono lun­
ghe strisce di bandierine di preghiera, piccole bandiere colo­
rate con i colori buddisti su cui sono scritte preghiere, che
salgono al cielo scolorite dal sole. dalla pioggia, sfaldate dal
vento: è tutta la potenza della natura che raccoglie !"amore
del devoto, e lo transustanzia verso il cielo. E se ne vedono
ovunque, nei luoghi più impervi, tanto che ci si l'erma a volte
a riflettere su come diamine ci si sia arrivati fin lassù. I tanti
motivi confluiscono però tutti in una sublimazione dell"atto,
che diventa comunque almeno in pane interiore: credo che
anche chi vada al campo base dcll"Evcrest magari solo spinto
da una moda, non possa non subire la magia dei luoghi, che
vibra all'unisono con la partecipazione assoluta di una intera
popolazione.
Il popolo tibetano, ma anche i tanti indiani che si recano al
Kailash, pur nella sua estrema povertà, non bada a spese:
viaggi estremamente stancanti, spesso rischiosi, sempre sco-

406
popolo, ha operato in tal senso nei monasteri: il numero dei
monaci che possono vivere in ciascun monastero è chiuso, e
stabilito dal governo cinese centrale, ed i monaci sono
stipendiati da esso. Questo ha finito col cambiare ovviamente
qualcosa, ancor più della feroce ed insensata distruzione cli
opere d'arte che la rivoluzione culturale ha operato sistema­
ticamente in tutti i monasteri. dove ancora oggi accanto ai
pochi padiglioni risparmiati, ed a quelli restaurati, giacciono i
ruderi e le macerie di tanto efferato passaggio.
E ci sarebbe da ridere, se non ci fosse invece veramente eia
piangere per tanta perdita, a sentire le guide locali dire: que­
sto è stato distrutto dalla rivoluzione culturale. Una rivoluzio­
ne culturale che per affermarsi distrugge una cultura unica e
millenaria. Credo che la Cina dovri1 prima o poi chiedere
perdono cli ciò a tutta l'umanità. Fortunatamente quanto è
rimasto è più che sufficiente a conservare la straordinaria forza
dei luoghi, che, attraverso la storia che intesse cli sè pareti,
statue, arazzi, affreschi che hanno nel corso <lei secoli testi­
moniato la serietà e la potenza di una scuola di pensiero che
ha poche rivali in tutto il mondo per profondità, sensibile in­
telligenza e acuta comprensione ed allraversamento ciel miste­
ro della realti'.t universale, ancora riescono perrcttamcnte a
comunicare una mistica vibrazione a chi se ne avvicini con
amore e rispello.
Le statue dei grandi Lama che circondano quelle elci Buddha,
quella del quinto Dalai Lama, ad esempio, e quella del suo
maestro, esprimono e imprimono su chi guarda una forza inte­
riore, una capacità di comprensione, una capacit�l cli vicinanza e
compassione, una limpidezza di visione, così forti e vive e attuali
e presenti, che sembra di attraversare in un attimo i secoli. i
corpi, le morti, le culture, i tanti e tanti eventi, cd essere di nuovo
lì, ad anima nuda, cli fronte al proprio venerato maestro.

408
tibetani siano profondamente convinti del! 'esistenza del!' ani­
ma e del suo assoluto primato sul corpo, tanto eia non restare
minimamente legati alla forma corporale, nella quale evidente­
mente non identificano né se stessi né tantomeno i propri cari.
Esiste in ciò una coerenza estrema e serenamente pragma­
tica, che dovrebbe far riflettere, invece di suscitare, come spesso
avviene, disgusto ed orrore come se ci trovassimo di fronte ad
una barbarie. Coerenza che ad esempio non si ritrova nel
cattolicesimo, ali' interno del quale veramente non è rac ile per
il fedele comprendere quale sia il valore da dare al corpo_
perchè da un lato si è esortati a rammentare che i I corpo è
polvere ed alla polvere dovrà tornare, si beatificano le
mortificazioni della carne si chiede di accettare ed orfrire a
Dio la sofferenza, e però si riempiono le chiese di statue cli
santi cui è lecito chiedere miracoli di guarigioni, perché mal­
grado questa carne sia da mortificare nessuno pare volerla
abbandonare a cuor leggero, pur convinti che la morte apra ad
una vita migliore, ed al colmo cli questa giù dì per sé confusa
situazione, si promette infine una resurrezione della carne
accanto a Cristo trionfante Questa profonda convinzione che
si traduce nella coerenza dell'atto conforma una tale compat­
tezza di pensiero e di vissuto che ben difficilmente il governo
cinese, per quanti sforzi faccia, e ne fa di tutti i generi, riu­
scirà a minare questa meravigliosa cultura che proprio perché
basata su un convincimento dell'oltre, sfugge ad ogni tentati­
vo di imbrigliarla attraverso mezzi materiali, per quanto vio­
lenti e coercitivi.
Nel mio viaggio dunque non ho incontrato un maestro o un
illuminato, come ingenuamente in alcuni momenti avevo fan­
tasticato, ma il miracolo di un popolo la cui anima indomita
risplende vincente su povcrtf1 vita durissima, disagi per noi
intollerabili, e continui tentativi di sopraffa,.ionc. E questo è

410
CORRISPONDENZA CON I LETTORI di Daino Dini

Riportiamo quasi per intero la bella kllcra della socia A.M.

Avevo solo 20 anlli quando 111io padre si a11111wli", di 1111 t1111w­


re al cervello che l'avrebbe portato 1•io in hre1 1e te111po. Un
tempo breve, ma 1110110 sofferto e doloroso. dal punto di vi.,·ra
affettivo - era consapevole della situazione e oddolorutissiJJJo e
preoccupato all'idea di lasciarci in una condir.ione che 11011 era
ancora di buona autonomia - quw1to dal p111110 di l'isw fisico.
Non fu facile venirne fuori, anzi in tm certo senso posso dire di
non essere mai riusciw ad uscirne co111ple1a111e11re. perché per­
dere mio padre, che è stato liii padre 1·ero, presente, m110rosu,
forte riferimento non solo per 111e, 111a per /(li/ti parenti ed a111ici
che aveva sempre aiutato e soccorso in tulli i 111odi possibili, è
stato perdere l'ancoraggio, il porto, la sic11re::.::.<1. Om che di
anni ne ho 60, che tante e tante cose sono trascorse per 111e, 11011
ultima l'incontro con le vostre p11b/Jlica::.io11i e ,·on </Ilei 1 10.,·rro
maestro spirituale che io sento anc/1e 111io. in <111anto /10 ispimto
con le sue parole le meditazioni e rUlessioni dell<t 111io 11wt11rità,
eccoci di nuovo: anche mio }i-atei/o ha 1111 11111,ore, (li/Che l11i o!
cervello, e Dio lllio ho i brividi a pensare cos(I {/.\pell<t noi ll1lli,
perché il brutto è che già lo so.
Mi sento co111pletallle11te divisa: da 1111 luw 111i ritom(lno alla
mente le parole di A., le sue co11sidera::,io11i sulla 111orte t' s111/{I
vita spirituale, e cerco di darmi forza e 1•orrei dare /)110110 1n·o110
di me, per non turhare pitÌ di q11m110 11011 lo siano già i 111iei
familiari, e per cercare di acco111JH1g1wre il 111io C{lm _li-arei/o nel
modo migliore. D'alrm parte 111i perseg11iw110 in1•ece fltll 'altri
pensieri: che sono vem111e11te sjòrtwull<t, che il mio ,,ec/{lggio di
soffere11w credevo di averlo giù J){tJ!,{lfo. che è i11gi11sto. uddirit­
tura perverso che sia capitato di 11110110 questo a 111e, a noi che
siamo brava gente, che 11011 faccÌ{ll1/0 111tllu di 11wle. e 111i sento

412
"Ma noi siamo brava gente", lei si dice: non abbiamo, cioè,
commesso errori, o chiamiamoli peccati, dunque questa puni­
zione ci coglie ingiusta e per questo ancora più tremenda.
perchè nel momento della sofferenza, pur non avendo offeso
nè peccato, mi sento lasciata sola, incompresa, ingiustamente
punita, pei-seguitata.
Questa successione di pensieri discende logicamente cd
inevitabilmente dalla premessa che nella vita qualcosa o qual­
cuno ci premi o punisca. Se eliminiamo questa premessa tutto
il discorso crolla, perde totalmente di senso, perché al I ora
questo evento, non essendo una punizione. accade a me in
modo del tutto scollegato dai miei atti, giusti o sbagliati che
siano, ed è anzi una situazione la cui verifica è ovunque. visto
che non sono solo i malvagi ad ammalarsi e soffrire. Dunque
la sofferenza non è una punizione, non c'è stata una ingiusta
pena, ed allora non è più carrello che io mi senta oggeuo cli
ingiustizia, e dunque perseguitata.
Le ripeto questi passaggi, di cui altre volte abbiamo qui
scritto, proprio per farle osservare la conseguenzialitit .. mec­
canica" del risultato che discende dalle premesse.
Cosa dunque le succede: poiché nulla di quanto il nostro
archivio mnemonico conserva si distrugge, pur essendosi nel
corso della sua vita formate convinzioni nuove che hanno
soppiantato le vecchie, queste ultime, in un periodo cli forte
stress emotivo, riaffiorano e si vanno, a tratti e disordinala­
rnente, a sovrapporre alle idee più recenti. creandole quel senso
di smarrimento in cui le sembra cli non capire più cosa sta
pensando e perché.
Il rimedio consiste, come spesso accade, nella calma rifles­
sione razionale. Cerchi di porsi in una condizione di tranqui 1-
lità emotiva:

414
A vo si possono ricon o
scenegl
l i
te
r ev enti dc Ile I i n
progettu ali p rofon e e ce
, e fo se per ei
r o ra è cos
d

l ì. Sicu ramen e
si trova davanti ad una forte i chies ta t
r
i

d pr en a, c me lei a
giustamente individua o, e sp ro di e s z o h
l e t uo cuor che ques
tt d' e e
poche rig he possano e s ser le in q e m o a iuto
. La a tb­
o
lc h d
u a
braccio con grande affe tt .
o

416
goccia a goccia come un estratto di profumo. Nel luogo del­
l'incontro non c'è più spazio e non c'è più tempo. Ma il
maestro può stare solo là. Può trattarsi di una voce o di un
volto, di parola o cli pensiero. La forma decade, svanisce nel la
lussuria del piacere che nasce daII'autenticil�t dell'incontro con
l'Altro, nel brivido con lo Straniero che si è fatto senso e
significato che s'incarna per noi affinché da parte nostra ci si
possa sublimare cli lui come accade nella risalita verso il cen­
tro delle cose quando l'ego trascendentale si auto-genera in
noi e ci astrattizza.
Guardiamo le cose che diventano "altro" perché siamo noi
ad essere diventati "altro" e chissà come potrebbe diventare il
mondo se tutti potessero fare il viaggio almeno una volta nella
vita. Infatti, quando si torna da questa esperienza ci si sente
nati una seconda volta, non si è più come quando si è partiti.
Scrive Aldous Huxley che verso la fine della vita Tommaso
d'Aquino "sperimentò l'Estatica Contemplazione". Dopo di
che si rifiutò di tornare a lavorare al libro interrotto. A para­
gone di ciò, tuuo quello che aveva letto. commentato e scrit­
to: Aristotele e le Massime, le Questioni, le Proposizioni, le
maestose Somme, "non erano che sterpi e paglia" (Le porle
della percezione, traci. it. di Lidia Sautto, Mondatori, 1958).
Cosa aveva contemplalo l'Aquinate, cosa gli era apparso
nell'estatica contemplazione? Aveva visto, dice 1-luxlcy, il "fatto
vero e sostanziale" (op. cit.), aveva guardato oltre il muro.
Cosa non darei per poter guardare le cose con l'occhio del
maestro e con la sensibilità di un Platone o di un Kant, cli San
Giovanni della Croce o di Gandhi, di Eckhart o di Francesco
d'Assisi, di Leopardi o cli Van Googh. Cosa potrebbero anco­
ra percepire attraverso la dilata7.ione ciel loro ego trascenden­
tale o attraverso l'estasi di una droga o di una follia? Come
giudicherebbero le loro stesse opere per mezzo delle nuove

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goccia a goccia come un estratto di profumo. Nel luogo del­
l'incontro non c'è più spazio e non c'è più tempo. Ma il
maestro può stare solo là. Può trattarsi di una voce o cli un
volto, di parola o di pensiero. La forma clecaclc, svanisce nella
lussuria del piacere che nasce dall"autenticit�1 dell'incontro con
l'Altro, nel brivido con lo Straniero che si è fatto senso e
significato che s'incarna per noi affinché da parte nostra ci si
possa sublimare di lui come accade nella risalita verso il cen­
tro delle cose quando l'ego trascendentale si auto-genera in
noi e ci astrattizza.
Guardiamo le cose che diventano "altro" perché siamo noi
ad essere diventati "altro" e chiss�1 come potrebbe diventare il
mondo se tutti potessero fare il viaggio almeno una volta nella
vita. Infatti, quando si torna eia questa esperienza ci si sente
nati una seconda volta, non si è più come quando si è partiti.
Scrive Aldous Huxley che verso la fine della vita Tommaso
d'Aquino "sperimentò l'Estatica Contemplazione... Dopo cli
che si rifiutò di tornare a lavorare al libro interrotto. A para­
gone di ciò, tutto quello che aveva letto. commentato e scrit­
to: Aristotele e le Massime, le Questioni, le Proposizioni, le
maestose Somme, "non erano che sterpi e paglia" (Le porte
della percezione, traci. it. di Lidia Sautto, Mondatori, 1958).
Cosa aveva contemplato l'Aquinate, cosa gli era apparso
nell'estatica contemplazione? Aveva visto, dice Huxley, il "ratto
vero e sostanziale" (op. cit.), aveva guardato oltre il muro.
Cosa non darei per poter guardare le cose con l'occhio ciel
maestro e con .la sensibilità di un Platone o di un Kant, di San
Giovanni della Croce o di Gandhi, cli Eckhart o di Francesco
d'Assisi, di Leopardi o cli Van Googh. Cosa potrebbero anco­
ra percepire attraverso la dilatazione ciel loro ego trasccnden­
tale o attraverso l'estasi di una droga o di una follia? Come
giudicherebbero le loro stesse opere per mezzo delle nuove

418
L'esistenza nuda, ho detto prima. Ma se un maestro rap­
presenta ciò che abbiamo descritto, come e che cosa deve
essere il discepolo?
Non ho dubbi in proposito: deve avere il desiderio !'orte e
alto di voler capire il senso dell'esistenza e andarsi a cercare
le risposte attraverso l'esistenza stessa.
E, naturalmente, accogliere l'implicito rischio del cercare.
In questo cercare nulla è verità o bugia, vero o l'also, pec­
cato o santità, conferma o negazione, bello o brutto: l'espe­
rienza è sempre positiva perché se è esperienza implica un
fare, dunque qualcosa che si aggiunge e ci fa crescere purché
non produciamo sofferenza degli altri. Questo è un grosso
limite, ma non abbiamo alternative se non quelle della massi­
ma lealtà verso le persone che amiamo le quali possono essere
travolte dal nostro cercare, ma non possiamo anche inibire il
nostro viaggio.
Con il maestro il rapporto non può che essere libero, senza
limiti, con assoluto abbandono perché è il senso della vita che
perseguiamo ben al di là della vita stessa.

l 7f - In quest'exemplum della liberlfl entro la quale si


articola il rapporto a due si scioglie la pulsione della coscien­
za superiore, o, in alcuni casi, addirittura della coscienza ol­
tre, di cui il maestro è depositario e da dove chiama a sé,
senza mai nominarlo, il discepolo che lo cerca. li maestro
tuttavia non ha la parola per tutto e per tutti perché egli è
uomo anche se sembra un dio. Egli ha un sapere che è il
sapere dello spirito il quale, a sua volta, ha un linguaggio che
non è quello asimmetrico della realtà: da qui l'intraducibiliLù,
la non comunicazione tra due lingue che tentano cli pensare
insieme, quell'intraducibilità che suggerisce a Heidegger la
parola Geist (spirito) ogni volta che deve nominarla. perché il

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l 9f - Ma quando ti accorgi che nel punto dcli' incontro si
real.izza ciò che veramente cercavi - e solo per te e per nessun
altro - allora riconosci che la voce incontrala è proprio quel­
la. In quel momento la parola si costituisce nel tuo livello
personale d'incontro, perché sorge dentro di te. dove tu hai la
porta dell'accesso e sei tu che la pronunci anche se è il
maestro che ti sta parlando.
È così che Platone incontra il suo Socrate e non c'è nulla
di più vero della parola che Platone attribuisce a Socrate poiché
é per suo mezzo che incontra la propria veritìt. Per poterla
trovare Platone deve creare il giusto dialogo che gli consenta
di salire, attraverso Socrate, ad un orizzonte parallelo a quello
della sua voce interiore anche se si dimostra incapace e si
umilia nel non sapere.
Ecco perché Platone fa dire a Socrate il supremo parados­
so: "lo ho questo in comune con le levatrici, sono steri le di
sapienza; e ciò che molti da anni mi rimproverano, che inter­
rogo gli altri, ma non rispondo mai da me perché non ho alcun
pensiero saggio da esporre, è rimprovero giusto" (Teeteto,
trad. it.di Luca Santonelli, Feltrinelli, Milano, 1994 ).

20f - Maestro e discepolo, Socrate-Platone, col dialogo si


fronteggiano, si azzerano, diventano ambedue figure possibili,
concrete perché entrambi danno vita al senso delle parole, il
discepolo ha pari dignità e diventa anch'egli un maestro per­
ché s'incontra con Socrate nel dubbio. nella ricerca. nella
proiezione di sé. Il maestro invita il discepolo a pensare, ad
agire, a corresponsabilizzarsi, a salire verso di lui, lo obbliga
a rispondergli, gli trasmette il pathos, ma accoglie dalle parole
solo l'essenziale, il nocciolo: in questa logica ogni comunica­
zione diventa poesia, la scarna ruvida parola del pocLa.

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La libertà così acquistata-conquistala è i I vero e I impido
gesto morale del soggetto che si riappropria di sé abbando­
nando il proprio maestro.

22f - Dico queste cose a ragion veduta perché, come Lanti,


credo di aver percorso anch'io la bellezza di aver convissuto
con il maestro che mi ha accompagnalo da ragazzo lungo
tutta la vita. Come sempre accade, il rapporto con lui - posso
testimoniarlo sulla mia pelle - è di attrazione e di rifiuto, ma
alla fine mi sono ritrovato laddove il maestro non mi hn mai
obbligato ad andare. Per la maggior parte delle persone un
"maestro" può rappresentare una metafora nel senso di un
incontro-scoperta con il proprio Sé lrascenclentale, io. invece,
l'ho conosciuto come vera realtà finanche meravigliandomi
che mi nascondesse più cose di quante avessi voluto ascoltar­
ne. Questo, però, l'ho potuto capire solo dopo molto tempo.
Proprio per questa sua capacità esistenziale - non studiata,
non strategica, non intenzionale, non cercata - il suo 11011 dire
insieme con la parola sono diventale la meta invisibile, nel
contempo problema, distinzione tra un '•sé" e un "lui" quasi
centellinata. Eppure, misteriosamente. il suo non-dire ha finito
col diventare il già detto, l'atto di conoscenza di ciò che si
può sapere solo frequentando le parole che non si possono
nominare ma solo agire perché nominandole si svuotano di
senso.
In un incontro del genere si riesce a sentire in modo nuovo
ciò che nel linguaggio comune si definisce "saggezza". Questa
saggezza ha una sua consistenza reale, non è solo una qu alità
come sommatoria di proprietà, è evanescente ma consistente ,
si può sentire come una vera carezza che sfiora la pelle e il
cervello.

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