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In generale, ciò di cui si parla molto è la stupefacente crescita e il rapidissimo sviluppo che
la Cina ha avuto in campo economico: nel giro di pochi decenni, il paese è passato
dall’essere uno dei meno sviluppati del continente, senza nemmeno i servizi di base persino
nelle grandi città, ad essere un paese dove Pechino, Shanghai e tutti i maggiori centri urbani
non hanno nulla da invidiare ad altri importanti metropoli dell’Asia, come quelle ad esempio
situate in Giappone, che una storia di crescita e sviluppo molto più longeva di quella cinese1.
Quando inizia il periodo di crescita economica in Cina? Nel 1978, con l’inizio del periodo di
“Riforme e apertura” (gǎigé kāifàng, 改 革开放), dopo la Rivoluzione Culturale e la
morte di Mao Zedong 毛泽东. L’obiettivo della nuova leadership in questa fase era quello
di riformarsi e aprirsi al mondo, soprattutto per quanto riguarda proprio l’aspetto
economico, tramite l’introduzione (o la reintroduzione) di politiche al fine di recuperare la
situazione dopo le disastrose scelte politiche prese negli anni 60 da Mao, il cui picco fu
raggiunto con il totale fallimento del “Grande Balzo in Avanti” (dàyuèjìn, 大跃进 ).
Queste trasformazioni così ampie non hanno riguardato solo l’economia (e, di riflesso, la
società), ma anche il sistema di governance cinese. Tale affermazione a noi può suscitare
qualche confusione, dato che non si può certo dire che vi sia stata una “rivoluzione” come la
potremmo intendere noi, ossia un cambiamento di regime. In realtà, anche se dall’esterno
è difficile da cogliere, il sistema ha dovuto affrontare molti cambiamenti, al fine di poter
affrontare la sfida al cambiamento che ci si era posti (e sopravvivere a tale processo). Dal
punto di vista politologico, parliamo di un passaggio da un sistema totalitario ad un
sistema autoritario, dove esistono grandi libertà in varie aree, ma che conserva ancora tutti
i fondamenti che lo rendono un regime non democratico, soprattutto un forte controllo, che
si è ancora di più intensificato con l’ultimo Segretario Xi Jinping 习近平, in carica già da
otto anni. Il caso Cina ha messo in una notevole difficoltà gli analisti, anche perché rispetto
ad altri casi di mutamenti da un regime totalitario ad un autoritario, questi avevano subito
delle evoluzioni che erano state previste anche per la Cina, ma che di fatto non sono
avvenute: ad esempio, una caratteristica registrata in tutti gli altri casi è che questi erano tutti
intrinsecamente instabili. Questo perché per assicurare pienamente lo sviluppo
economico è necessario un libero flusso di informazioni e quindi, se il sistema non riesce
a fornire quanto richiesto, la popolazione ad un certo punto perde fiducia in esso e ciò porta
poi il regime a dover scegliere tra democratizzazione e repressione. Il sistema cinese ad
oggi non ha mostrato livelli di insoddisfazione da parte della popolazione tali da portare a
dover fare una scelta di questo tipo (caso a parte è ciò che è accaduto in Piazza Tian’anmen
nel 1989).
Dal 2012, anno dell’ascesa di Xi Jinping al ruolo di Segretario di Partito e Presidente della
Repubblica Popolare (stato e partito sono due organi separati, anche se negli ultimi anni le
due figure coincidono nella stessa persona), c’è stato un accentramento nelle sue mani del
potere e un acceleramento del sistema di controllo. Ciò a portato alcuni ad interpretare
questa fase come un ritorno se non addirittura ad un rinnegamento delle premesse poste
all’inizio della Riforma avviata da Deng Xiaoping 邓小平.
Ma quali sarebbero queste premesse e le caratteristiche della Riforma che ne hanno
permesso il successo (e che questa nuova gestione starebbe rinnegando)?
1
Ovviamente, per quanto spettacolare uno sviluppo di tale portata in un lasso di tempo tanto breve non si è
esteso in tutta la Cina allo stesso modo; seppur sporadicamente, esistono ancora delle zone dislocate che sono
rimaste indietro in questa corsa al progresso.
1
a) una delle caratteristiche più citate, soprattutto per poter meglio comparare come
nuovamente il sistema oggi stia mutando è la leadership collettiva (jítǐ lǐngdǎo, 集
体领导): l’accentramento nelle mani del Segretario sta mettendo in discussione uno
dei principi cardine della Riforma,voluto espressamente da Deng Xiaoping al fine di
prevenire le disastrose conseguenze di una leadership dove le decisioni sono prese
dal una sola persona, come era stato nel periodo maoista;
b) un’altra caratteristica è il maggior pragmatismo e di riflesso una minore influenza
dell’ideologia: la celebre frase di Deng “non importa se un gatto è bianco o nero,
finché cattura i topi” racchiude in pieno l’importanza dell’inizio della fase di Riforma,
che di nuovo doveva essere un taglio netto a quello che invece erano stati gli anni di
Mao, dettati dal volontarismo, dall’idea che l’ideologia, che il progetto della
realizzazione del comunismo dovesse essere perseguito ad ogni costo, e di
conseguenza da politiche che non tenevano conto della realtà;
c) c’è poi l’adozione di un profilo basso, su cui si era improntata la politica estera
cinese e che Xi Jinping ha oggi decisamente abbandonato.
L’ultimo punto è probabilmente l’aspetto più evidente e che più forse rafforza l’idea proposta
da alcuni analisi di “un’inversione di marcia”; naturalmente però non tutti nel campo sono
d’accordo nell’esprimere un giudizio assoluto (alcuni parlano di continuità, anziché di
discontinuità. Alcune delle cose che Xi Jinping sta portando avanti non sarebbero delle
novità, ma ciò che lo contraddistingue è il fatto di aver trovato attorno a sé grande
consenso senza il quale non sarebbe stato comunque possibile un cambio di passo).
Ritornando al discorso sulla instabilità: il 1989 è stato un anno particolarissimo per la storia
contemporanea, che ha visto la fine dell’Unione Sovietica e la scomparsa di tutti i regimi
comunisti, e quando il 4 giugno di quell’anno le proteste che si stavano svolgendo a
Piazza Tian’an men in Cina furono represse nel sangue, gli esperti credettero che anche la
Cina fosse giunta al termine della sua esperienza rossa. Al contrario, il regime cinese riuscì
a restare stabile, e quando nel 1992 Deng Xiaoping compì il suo famoso viaggio lungo la
Cina, il paese era ormai già entrato nella fase di trasformazione economica e apertura al
mondo e al mercato globale: tutti volevano “buttarsi a mare” (xiàhǎi, 下 海). Un altro
momento topico, specialmente dal punto di vista internazionale, è stato alle Olimpiadi 2008:
in un mondo gettato in piena crisi economica, la Cina è stato l’unico paese che è riuscito non
solo a restare a galla, ma che ha continuato ad espandersi, e con l’organizzazione delle
Olimpiadi ha dato prova di poter tenere il mondo sul palmo delle sue mani (Lettura segnalata
che, sebbene non aggiornata, è un ottimo riferimento per lo studio del caso cinese: Zeng
Jinghan, “The Chinese Communist Party’s Capacity to Rule. Ideology, Legitimacy, and Party
Cohesion”, Palgrave Macmillan, 2016).
Da dove nasce la l egittimità? S i è sempre detto che il Partito oggi trova legittimità
soprattutto nella certezza della crescita economica: per cui, se un giorno la Cina si
fermasse e non potesse più crescere, ci sarebbe il collasso del sistema (questa è la linea
generale presa dalle varie teorie nate in Occidente sul tema). Invece, studiosi cinesi quali ad
esempio Zeng Jinghan, sostengono che la legittimità del Partito non si fonda unicamente
sulla crescita economica, ma anche cosa mi offre lo Stato in termine di beni e servizi, e
quindi bisogna capire se il regime possiede o meno la capacità di offrire altro oltre al
benessere economico e in che modo. Anthony Saich, un importante studioso della
Harvard Kennedy School, in un’audizione fatta nel settembre 2020 di fronte alla US-China
2
Economic and Security Review Commission2, ha affermato che i sondaggi effettuati
ormai da anni dall’ Ash Center for Democratic Governance and Innovation per valutare i
livelli di soddisfazione dei cittadini cinesi nei confronti del governo tra il 2003 e il 2016 hanno
rilevato due elementi:
a) un’alta soddisfazione nei confronti del governo centrale e un basso livello di
soddisfazione per i governi locali: da qui emerge la questione secondo cui la
legittimità del centro non sarebbe mai messa in discussione perché qualsiasi
incapacità di governance e di applicazione delle politiche pubbliche sarebbero
addebitate ai funzionari locali, che non sarebbero in grado di attuare
pienamente le misure di buon governo che nascono dal governo centrale
(Saich parla a tal proposito di disaggregazione dello stato);
b) in merito ai servizi ritenuti più importanti e di cui si sentono più soddisfatti, da una
parte c’è una grande soddisfazione per i servizi offerti dal sistema centrale (es.
l’acqua, l’elettricità, le strade, l’ordine e la sicurezza sociale etc.) e dall’altra parte c’è
meno soddisfazione per questi servizi di carattere individuale, quotidiano e/o
comunque locale (corruzione, impossibilità di trovare impiego anche per episodi di
raccomandazioni e/o nepotismo, spese sanitarie).
Ovviamente, dal momento in cui sono stati effettuati tali sondaggi ad oggi comunque c’è
stato ancora un cambiamento sulla questione dell’offerta pubblica di beni e servizi, come ad
esempio una maggiore attenzione al problema ambientale a partire nel decennio scorso
(altro esempio lampante della soddisfazione dei cittadini nei confronti delle capacità del
centro è la situazione covid). Tuttosommato, parliamo di un consenso che è sicuramente
costruito ad hoc, che è frutto dell’ingegneria del Partito, ma lascia comunque spazio a
contestazioni o, più che altro, a negoziazioni (cittadini e regime usano e parlano lo
stesso linguaggio).
15/10/20
"Riforme e Apertura" -> apertura verso una nuova era dopo l'esperienza maoista. Si
concentra concentra soprattutto sull'aspetto economico, e ha reso la Cina quella che è oggi,
nonostante un sistema politico che seppur sottoposto a modifiche è rimasto ideologicamente
comunista ed è riuscito a resistere nonostante gli avvenimenti storici degli ultimi anni del
secolo scorso (principalmente la caduta dell'URSS o gli avvenimenti di Piazza
Tian'anmen nel 1989) .
Come mai la Cina ha saputo resistere, mantenendo una stabilità così forte fino ad oggi? Ciò
si deve sostanzialmente alla capacità del Partito Comunista Cinese (PCC) di trasformarsi
per rispondere alle nuove sfide e meglio affrontare i mutamenti che la Riforma ha
apportato. Questa sua "duttilità" in realtà non è una novità, ma anzi ritroviamo questo
processo di mutamento più volte nella storia del PCC, come so fosse una specie di
“tradizione”. (Letture suggerite: Sebastian Heilmann and Elizabeth J. Perry (eds.), Mao’s
invisible hand. The political foundation of adaptive Governance in China, Cambridge Mass:
Harvard University Press, 2011 e William H. Overholt, China’s Crisis of Success, 2018:
quest’ultima in particolare è stata scritta da uno studioso in ambito economico, che si è
confrontato direttamente con la capacità che ha la Cina di adattarsi sul piano economico.
2
Commissione governativa americana nata con il fine di monitorare ed investigare sulla sicurezza nazionale e
sulle questioni commerciali tra Stati Uniti e Cina.
3
Overholt sostiene che tutto sommato l’esempio cinese non ha “nulla di eccezionale”, perché
ha alla sua base sull’adozione del “modello asiatico”, che sperimentato già in altri paesi
prima che nella stessa Cina (es. Giappone, Corea del Sud, Singapore), anche se
quest’ultima lo ha poi “plasmato” in base alle sue peculiarità. Le caratteristiche di modello
sono:
- LA PAURA DEL FALLIMENTO: questo modello nasce sostanzialmente dalla tragica
situazione economica di alcuni paesi asiatici, che si sono quasi trovati ad operare
una “scelta forzata” tra il dover fare una svolta che risollevasse le loro sorti oppure
accettare il fallimento totale. Da qui la necessità di dover adottare le best practices,
cioè di dover importare alcune delle soluzioni occidentali che meglio si adattavano ai
propri sistemi e che avevano avuto una buona percentuale di successo (ciò si
tradusse in una totale apertura al mondo, sia “esportando” studenti ed accademici
affinché potessero apprendere all’estero, sia sul mercato internazionale);
- LE RIFORME SONO SEMPRE STATE EFFETTUATE GRADUALMENTE (es. le
ZES): ancora oggi se si guarda alle leggi in Cina, quando queste vengono
promulgate (sia a livello regionale che su tutto il territorio nazionale) risultano sempre
come provvedimenti provvisori). Di fatto, questo è ciò che ha permesso alla Cina
di resistere al crollo del blocco comunista, proprio perché al contrario l’URSS nelle
ultime fasi ha applicato solo riforme shock. (NB: la Cina comunque non ha mai
rinnegato la sua linea ideologica, che è rimasto il nocciolo duro del suo
sistema). Proprio per questo, la Cina ancora oggi guarda allo spettro dell’Unione
Sovietica, studiando le cause della sua caduta per evitare di subire la stessa sorte.)
Ad oggi, sembra che tutto il potere sia accentrato nelle mani di Xi Jinping: si parla a tal
proposito di un “indebolimento” del modello asiatico, perché una delle peculiari
caratteristiche della sua declinazione cinese è il fatto che seppur le decisioni finali sono
prese dall’alto verso il basso (“top-down”), molte delle iniziative adottate nel corso
degli anni 70-90 s ono nate dal basso (“bottom-up”:un esempio è lo smembramento
delle comuni popolari, avviata dopo il successo di un primo esempio portato avanti da un
gruppo di contadini in una piccola provincia). (Lettura consigliata: Joseph Fewsmith,
“Reviving Leninism and Nationalism Rejuvenation: Can Tighter Cadre Control Produce
Better Governance?”, Party Watch Annual Report 2019: questo progressivo rafforzamento
del controllo dall’alto dato dall’impronta di Xi ha prodotto la paura da parte dei quadri locali
di proporre nuove iniziative; ciò si ricollega soprattutto alle forti manovre anticorruzione
che caratterizzano la politica di Xi fin dai suoi esordi (la necessità di applicare queste
riforme, più forti di qualunque altra manovra in materia in tutta la storia del PCC, è dovuta
soprattutto ad un malcontento popolare ma soprattutto al pericolo che il partito potesse
smembrarsi in potentati → ecco perché si parla di “reviving Leninism”), unita ad un
continuo richiamo alla tradizione e alla storia del Partito, per rinforzare l’unione
nazionale e politica e le continue riforme economiche).
Altro punto da ricordare è che nonostante il forte senso di unità manifestato e “l’opacità” del
sistema del PCC non impediva comunque di individuare delle tensioni e contrasti interni
in termini di policy, problemi che ora risultano molto più nascosti, sempre grazie alla figura
di Xi Jinping. Quello che caratterizza la forte unità del paese, nonostante alcune discrepanze
che si notano analizzando caso per caso, è il fatto che tutti accettano le regole imposte
dal Partito, e non cercano di rompere il sistema. Ci sono stati comunque casi di politici
che hanno cercato di “rompere lo schema” (caso BO XILAI: Bo Xilai 薄熙来 (n. 1949) è
4
stato un politico di spicco e membro del Politburo, divenuto noto perché cercava il consenso
popolare e internazionale facendo politica “all’occidentale”, con lo scopo di poter entrare
nel Comitato permanente dell’ufficio politico, scavalcando il “rivale” Xi Jinping. Fu accusato
di essere implicato, insieme alla moglie, dell’omicidio di Neil Heywood, oltre che di
corruzione, abuso di potere, reati sessuali e favoreggiamento. Probabile candidato
permanente del Politburo, dopo l’accusa il 28 settembre 2012 fu espulso dal partito e
lasciato al giudizio della magistratura cinese).
16/10/20
Dalla “Riforma e apertura” (1978) si ha avuto un processo di rafforzamento che è stato
necessario anche per poter rispondere ai cambiamenti e per allontanarsi da quello che era
stato il periodo della Rivoluzione Culturale sul piano anche politico e non unicamente su
quello meramente economico e molte di queste caratteristiche si sono mantenute costanti
anche nei decenni successivi. Tuttavia, dal 2012 alcune di queste sono state messe in
discussione: bisogna cercare di capire quanto queste siano state messe in discussione e
come poi il PCC cerca di rispondere a delle nuove situazioni che si trova a dover
affrontare apportando ulteriori modifiche alle riforme partite alla fine degli anni 70.
Le caratteristiche che si sono ripresentate nel tempo di riforma all’interno del Partito sono
due:
- Istituzionalizzazione: il PCC ha cercato di darsi delle regole perché nei decenni
precedenti ogni regola era stata abbandonata perché tutto era deciso da Mao o da
un gruppo a lui vicino e non c’era nessuna certezza (anche lo Statuto del Partito,
che ne costituisce la carta fondante, aveva completamente perso il suo senso di
punto di riferimento per una qualsivoglia forma di regolamentazione). Dopo questa
esperienza si fece vivo proprio il bisogno di doversi dare delle regole che fossero non
fisse e immutabili, ma comunque importanti per raggiungere alcuni degli obiettivi
posti, primo tra tutti quello di ricostruire la nuova generazione politica dopo che
la prima leadership si era “ritirata” (in realtà non c’è una regola scritta vera e
propria neanche adesso per il pensionamento politico, ma c’era comunque già da
Deng l’idea di dover porre delle regole su questi aspetti per autoregolarsi, essendo
questo comunque un sistema dove Stato e Partito pressoché coincidono). Oltre alla
questione dell’inserimento di norme per il ritiro, altri aspetti su cui si è cercato di porre
delle regole sono i meccanismi di selezione della nuova leadership e la
costituzione di organismi interni al PCC preposti al decision making.
- Ritorno al principio della leadership collettiva3: bisognava fare in modo che il
processo di decision making avvenisse non per la presa di posizione di un singolo,
ma piuttosto attraverso una decisione collettiva (con “collettiva” si intende anche
un piccolo gruppo; ricordiamo che il Partito si struttura sempre in una forma
piramidale dove all’apice c’è un piccolo gruppo dal numero variabile che prende
effettivamente le decisioni, possibilmente sempre attraverso il consenso).
Con la “Nuova Era” di Xi Jinping, molte cose sono cambiate e altre sono state confermate;
tuttavia, va tutto contestualizzato e non bisogna lasciarsi andare a letture troppo superficiali
3
icordiamo che il concetto di “leadership collettiva” non era una novità introdotta con la “Riforma e apertura”;
R
l’espressione era già radicata nella ideologia del PCC, ma di fatto tra gli anni 50-60 il sistema non è stato
applicato a causa della deriva dittatoriale di Mao Zedong. Ecco perché fu così fortemente voluta da Deng
Xiaoping e dai suoi sostenitori.
5
(es. Xi = Mao). Sicuramente un aspetto di contrasto con le gestioni precedenti è il presunto
conflitto tra il processo di centralizzazione del potere e il concetto di leadership collettiva.
Alcuni studiosi cinesi, inclusi quelli che si trovano al di fuori del paese ma che operano
“vicini” al governo ritengono che questa fase di centralizzazione sarebbe necessaria,
perché il periodo precedente con Hu Jintao 胡锦涛4 e Wen Jiabao 温家宝5 era stato un
periodo di incapacità di portare avanti delle politiche decise, probabilmente a causa del
fatto che questa è stata una gestione molto più preoccupata di mantenere il consenso
che favorire la piena realizzazione di politiche che erano comunque fortemente volute
dalla leadership del tempo, che avrebbero comunque portato ad una centralizzazione.
Secondo altri studiosi, ciò che si sta verificando in Cina dovrebbe portare anche ad un
cambiamento nell’approccio allo studio6: con Xi Jinping, si è portati a guardare meno alla
vecchia interpretazione del PCC che lo vedeva come come un avvicendamento di lotte
tra fazioni, che a seconda dei momenti avevano nomi e volti diversi, ad es. negli anni ‘80
c’erano i conservatori, legati all’epoca maoista e i riformisti, dalla parte di Deng, le cui
tensioni hanno dato luogo a momenti di grande difficoltà e a risvolti drammatici, come il
massacro di Tian’anmen nel 1989, che ha visto la “vittoria” della fazione conservatrice
sull’ala riformista, per poi avere un ulteriore spostamento dell’ago della bilancia verso
quest’ultima con il viaggio di Deng nel 1992. Nel periodo di Hu Jintao, le fazioni esistenti
avevano ancora pressoché lo stesso assetto, ma avevano alla base delle reti di patronage
con altri gruppi di carattere regionale o nati da esperienze politiche precedenti.
Riguardo ad oggi, come fazioni (o meglio, si potrebbe parlare in generale di correnti, dato
che il termine ha una connotazione meno pregiudizialmente negativa) si potrebbe parlare di
Tuanpai 团派 e di Princelings 太子党 (i cosiddetti “figli dell’aristocrazia rossa”, a questa
fazione appartengono ad esempio Xi Jinping e Bo Xilai). Cheng Li è sicuramente uno degli
autori che usa questo tipo di interpretazione, e sceglie di farlo nella sua descrizione della
leadership di Xi Jinping anche tramite una ricostruzione biografica dei membri più importanti,
che rende più agevole anche la ricostruzione di alcuni processi decisionali, che permettono
di meglio comprendere quale esponente è legato a quale corrente, anche se con Xi questo
tipo di lettura risulta molto più complicata, proprio perché è tutto nelle sue mani e quindi le
voci alternative o che si discostano dalla linea principale non escono al di fuori del
Politburo.
Come ha fatto Xi Jinping ad accentrare il potere? Con alcune riforme: anzitutto mettendosi
a capo di molti dei cosiddetti “leading small group” (lǐngdǎo xiǎozǔ, 领
导小组, in italiano
“gruppo direttivo ristretto centrale”). Questi gruppi non sono presenti nello Statuto del
PCC (né nella Costituzione dello stato), ma sono di fatto uno degli strumenti con cui il Partito
meglio gestisce le tematiche da trattare (si usa il termine zhōngyāng 中央 che significa
“centro”, che indicano gruppi ristretti che sono molto vicini al vertice), tematiche che
sono presenti e vengono trattate in maniera più specifica anche nelle istituzioni ufficiali dello
4
Hu Jintao è stato il Quarto Segretario generale del Partito Comunista Cinese, eletto al termine del XIV
Congresso Nazionale, nonché Presidente della Repubblica Popolare Cinese e Presidente della Commissione
Militare Centrale dello stato e del Partito Comunista Cinese.
5
Wen Jiabao è stato Primo Ministro del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese dal 2003 al 15
marzo 2013, nonché membro del Comitato permanente dell'ufficio politico del Partito Comunista Cinese.
6
Panoramica storica: i primi studi sul PCC sono stati fatti a partire dagli anni ‘50 e uno dei più importanti è
sicuramente il lavoro fatto da Schulman(?), dopodiché l’interesse per questo settore di studio è andato calando
dagli anni 70-80 in poi perché il fulcro di tutte le politiche era sostanzialmente l’espansione economica; oggi
comunque il PCC è tornato al centro come oggetto di studio. Riguardo l’approccio, questo è cambiato nel corso
del tempo: sicuramente molta dell’analisi è stata fatta sulla leadership, sulle varie élites del Partito.
6
stato (in pratica è come se servisse al PCC per controllare lo stesso stato, anche se con Xi
c’è questa tendenza a sovrapporre istituzioni statali e istituzioni non ufficiali di partiti; si parla
proprio di “uffici dalla doppia insegna”. Di fatto la distinzione in alcuni casi è stata proprio
abolita tramite le riforme dell’attuale Segretario). Un altro punto a suo favore è sicuramente il
fatto di essere stato nominato core (héxīn, 核心), cosa avvenuta per Jiang Zemin 江澤民,
che fu nominato da Deng Xiaoping perché non aveva la capacità di essere un leader di
riferimento della sua stessa portata, anche perché non avendo mai avuto prima un ruolo
centrale nel PCC faceva fatica a trovare la sua autorevolezza in questo sistema di
leadership collettiva, ma non per Hu Jintao7. La nomina di Xi Jinping a core per alcuni è un
richiamo alla “questione di legittimazione” per ciò che ha fatto e che farà, ma il significato
principale è comunque quello di stabilire in lui la figura di primus inter partes, riconoscere
che nella leadership collettiva c’è un centro che tiene tutto insieme e poi prende le decisioni.
22/10/20
Fin ad ora abbiamo cercato di descrivere quelle caratteristiche che sono consolidate
dall’inizio della Riforma nel sistema politico e di governance cinese e quali di queste sono
state oggi messe in discussione dal nuovo Segretario.
Un aspetto su cui ora dobbiamo soffermarci è la questione internazionale: diversamente
dal passato, con Xi Jinping si è avuto un forte cambiamento rispetto al passato, e la Cina
oggi si pone con assertività (assertiveness) sullo scenario internazionale, come a voler
essere un modello rispetto al mondo esterno. Al discorso per il XIX Congresso tenuto
da Xi Jinping nel 2017 egli parla di “中国方案” (Zhōngguó fāng'àn) , che alcuni traducono
come “China solution” (Mediaproject8) o “China approach” ( Merics9) e rappresenta l’idea
proprio di Cina come punto di riferimento per altri paesi. Questo atteggiamento
segnerebbe di fatto una totale discontinuità con il passato, dato che quando Deng
Xiaoping ha dato inizio alla Riforma l’obiettivo era quello di prendere gli altri paesi come
modello per riformarsi e crescere mantenendo un profilo basso (tāoguāngyǎnghuì,韬
光养
晦).
Per alcuni studiosi questa presa di posizione in realtà non sarebbe del tutto nuova nella
storia politica del paese: già con Hu Jintao si era posto l’accento sulla necessità che la Cina
“raggiungesse attivamente qualcosa” (jījí yǒu suǒ zuòwéi, 积极有所作为).Di fatto quindi
con Xi non si parla mai di novità vere e proprie, ma di un insieme di politiche che sono
comunque frutto di richiami e necessità che erano venute a galla già in precedenza, ma che
si sono attuate all’inizio del suo mandato perché a differenza del leader precedente Xi gode
di maggior sostegno (Lettura consigliata: Rush Dosh, “Hu’s to blame for China’s foreign
assertiveness? Brookings, 22/1/2019) . È dunque importante quando si compie un’analisi
tenere sempre conto degli aspetti di continuità e discontinuità con il passato, per poter
capire cosa davvero sia nuovo e cosa invece è frutto di un’epoca più lontana: il discorso
stesso della continua ricerca verso il ritorno all’epoca di centralità della Cina è un
7
Questo perché possiamo affermare che durante la dirigenza di Hu Jintao si è avviato un processo
completamente opposto a quello che stiamo testimoniando con Xi Jinping: addirittura si parlò di avviare un
processo di democratizzazione interno al PCC, cosa che per alcuni aumentava il rischio di una scissione in
potentati: da qui la necessità di un rafforzamento del centro.
8
ttps://chinamediaproject.org/ .
h
9
h ttps://merics.org/en .
7
leitmotiv che era presente già nei primi anni dopo la fine dell’esperienza imperiale nel paese.
Addirittura, sarebbe stato Sun Yat Sen il primo a introdurre questo tipo di discorso, parlando
di “National Rejuvenation”, o ssia “rinascimento nazionale” della Cina (Zhōnghuá mínzú
wěidà fùxīng, 中华民族伟大复兴), espressione che è stata ripresa proprio in questi anni
(anche per una questione di legittimità, con il richiamo al sentimento nazionalista figlio
soprattutto del “secolo delle umiliazioni”). Si può concludere quindi il discorso sulla
politica estera cinese dicendo che “riflessivo, flessibile, aperto ad arditi sincretismi
ideologici e istituzionali, questo regime non sollecita altri paesi all'emulazione, ma
esige il riconoscimento di piena legittimità al pari del modello democratico”10 .
Iniziamo ora a studiare il Partito: innanzitutto esiste uno statuto (≠ dalla costituzione che è
alla base dello Stato) alla sua base, ed è lo stesso che fu fondato nel 1921 (il XIX Congresso
che è aperto attualmente è infatti il diciannovesimo dall’anno di fondazione del PCC).
L’attuale statuto del PCC è quello che è stato adottato nel 1982, agli inizi della fase di
“Riforma e apertura”, anche se successivamente è stato rivisto quasi ad ogni Congresso e
ha subito delle modifiche. La sua struttura è tipica dei partiti leninisti di stampo
sovietico e lo stesso statuto dell’82 è molto più vicino a quello dell’Unione Sovietica che alle
versioni precedenti, molto più radicali perché frutto dell’epoca maoista. Uno dei principi
fondanti di questo tipo di partiti è il centralismo democratico, ossia un principio secondo
cui gli individui devono essere subordinati all’organizzazione, la minoranza è
subordinata al Comitato Centrale. Infatti, riguardo alla struttura del PCC, dallo statuto si
evince proprio che ci sia una elezione dal basso di tutti gli organismi interni; in realtà,
questo non è esattamente vero e che anzi il potere scorre dall’alto verso il basso. A livello
nazionale, la base del PCC è il Congresso Nazionale, che si riunisce ogni cinque anni11 a
Pechino ed è composto da delegati degli organismi più bassi. Perché se il Congresso
Nazionale si riunisce ogni 5 anni, ad oggi siamo ancora al diciannovesimo? Perché nella
storia del PCC durante il periodo della guerra civile non era possibile organizzare i
congressi proprio perché si era in guerra, e dopo anche problemi di lotte tra correnti
interne e altri problemi esterni hanno reso difficile organizzarli. Solo dal 1982 in poi il
PCC è riuscito a tenere ferma questa regola dei congressi ogni cinque anni (segno di
stabilità, anche se ci sono stati momenti di grande difficoltà che ha causato anche screzi
interni). Il PCC ha una struttura piramidale, dove alla base ci sono più di quattro milioni di
organizzazioni locali, dette più propriamente cellule, che si ritrovano sia nei luoghi
istituzionali che in luoghi più “lontani” dalla politica (es. unità di lavoro, comitati di strada,
e oggi persino nelle società joint venture ( anche straniere) è richiesta la creazione di una
cellula interna del PCC). [Da questo momento in poi si è persa la connessione, quindi
quanto segue sono i miei appunti presi a lezione quel giorno] Le tecniche di governance
hanno comunque secondo alcuni un’impronta maoista soprattutto per quanto riguarda la
continua sperimentazione e aggiustamenti ad hoc e particolare è anche quello che può
essere definito lo stile politico (zuòfēng, 作 风,“stile di lavoro”), cioè il fatto che i membri
hanno il loro modo di essere giudicati tramite qualità intrinseche ed estrinseche che possono
essere le più diverse, ma che sono comunque stabilite dal PCC: sostanzialmente, è
possibile da parte dei membri del Partito di suggerire e apportare delle modifiche, ma
bisogna sempre seguire le regole prestabilite di base. (Riguardo al “centralismo
democratico”, il libro “Afterlives of Chinese Communism: Political Concepts from Mao to Xi”
10
Giovanni Andornino, “La Cina: sviluppi interni, proiezione esterna” (2020), p.14.
11
Ciò è stabilito dall’attuale statuto, che è quello del 1982; tuttavia, negli statuti precedenti era previsto che si
incontrassero in tempi diversi, in genere ogni quattro anni.
8
di Christian Sorace e altri c’è proprio questo concetto del PCC che ha delle forti continuità
nel suo modo di gestire la vita interna ed esterna ad esso e anche le fratture e i recuperi del
passato che ci sono stati).
Questa qualità di sperimentazione dal basso per alcuni comunque potrebbe essere stata
“compromessa” dal progressivo accentramento degli ultimi anni, che ha portato ad
una crescente paura dei quadri per le conseguenze di un eventuale fallimento.
23/10/20
(All’inizio ha fatto visionare delle foto che si trovano nei due link nella prima slide. Non ha detto però nulla di
rilevante sulle stesse a mio avviso, erano foto storiche legate al Partito).
Una cosa che gli studiosi si sono spesso chiesti è: come ha fatto il Partito Comunista Cinese
a sopravvivere al crollo del blocco sovietico e soprattutto ad un evento così traumatico
che ha caratterizzato la storia recente della Cina, come l’episodio di Tian’anmen
(04/06/1989)?
Possiamo trovare risposta a questo quesito guardando al delicato e dettagliato studio che la
Cina compie ormai da decenni sulla storia (e in particolare sull’epilogo) dell’Unione
Sovietico: attraverso la comprensione di quei meccanismi storici che hanno portato al crollo
alla fine
di tale modello, il PCC è riuscito (e ancora riesce) ad attuare delle riforme ad hoc d
degli anni ‘70 in poi (ricordiamo che si tratta di riforme avvenute sempre in modo graduale,
in modo da evitare uno shock che avrebbe portato ad un effetto contrario a quello sperato,
come è avvenuto nell’URSS) che gli hanno permesso di sopravvivere e di crescere senza
rinunciare alla matrice ideologica che giace alle sue fondamenta.
Un importante studioso cinese in materia, che è stato sempre molto vicino al Partito poiché
più volte consultato su determinate materie per quanto riguarda questo processo di riforme
(sebbene viva a Singapore) è Zheng Yongnian. Nel suo libro, “The Chinese Communist
Party as Organizational Emperor (Routledge, 2010)” ci sottolinea proprio questo:
“Since the 70s, China has achieved unprecedented rapid socio-economic transformation. Rather than
losing its grip, the CCP has gradually strengthened its control over Chinese society. CCP has attempted to
bring to perfection its machine of governing an increasingly complex Chinese society. While maintaining
its Leninist structure, the CCP has been able to adapt to changing socio-economic conditions by
introducing modern state institutions and even incorporating democratic elements into the existing
political structure.”
“Sin dagli anni ‘70, la Cina ha ottenuto una trasformazione socio-economica senza precedenti. Anziché
perdere la (sua) presa, il Partito Comunista Cinese ha gradualmente rafforzato il suo controllo sulla società
cinese. Il PCC è riuscito a perfezionare la sua macchina (di governance) per poter governare una società
sempre più complessa. P ur mantenendo la sua struttura leninista, il PCC è riuscito ad adattarsi ai
mutamenti delle condizioni socio-economiche introducendo delle istituzioni proprie dei paesi
modernizzati e anche i ncorporando elementi democratici nella struttura politica preesistente.” 12
12
Corsivo, grassetto e traduzione sono miei.
9
abbiamo visto in precedenza che oggi si possono leggere delle “criticità” a
questo sistema per via dell’attuale dirigenza);
b) Un sistema del genere, rende comunque necessario che alla base vi sia
ostruire la
l’appoggio da parte del popolo. Di qui, la costante necessità di c
legittimità popolare ( héfǎ xìng, 合法性).
c) Proprio in virtù del bisogno del consenso popolare per sopravvivere, il PCC
ha dovuto attuare delle riforme importanti: m entre dal 改革开放 la linea
adottata è stata sempre quella della crescita economica, negli ultimi anni si è
affermata invece la volontà di attuare delle riforme ad alcuni aspetti
dell’apparato politico, favorendo il processo di istituzionalizzazione (proprio
al XIX Congresso, Xi Jinping ha tenuto un discorso il cui focus principale è
na vita migliore e più felice”, con annessi vari
proprio l’idea di assicurare “u
importanti obiettivi da dover raggiungere, come “una società moderatamente
prospera” (jiànchéng xiǎokāng shèhuì, 建成小康社会) per il 2021 (centenario
n Paese prospero, forte,
della fondazione del Partito Comunista Cinese) e “u
democratico, culturalmente avanzato, armonioso e bello” (jiànchéng fùqiáng
成富强民
mínzhǔ wénmǐn héxié měilì de shèhuì zhǔyì xiàndàihuà guójiā, 建
主文敏和谐美丽的社会主义现代化国家) entro il 2049 (centenario della
fondazione della Repubblica Popolare Cinese). In merito a tali obiettivi, lo
scoppio della pandemia globale dovuto al virus “COVID-19” ha sicuramente
messo a dura prova la leadership cinese, anche se dopo una débâcle iniziale,
è riuscita a rimettere il paese sotto controllo).
d) Questo processo di abbandono di alcuni aspetti leninisti unito a questa
continua trasformazione al fine di adattarsi ai mutamenti storico-sociali è
stata riassunti da molti esperti in materia con l’espressione “atrofia ed
adattamento”.
e) Parlando del PCC quindi, possiamo definirlo sulla base di ciò che abbiamo
detto come un partito ibrido.
Con questi cambiamenti degli ultimi anni, una nota da considerare, e che risulta
un’importante novità, nonostante non abbia mai portato alla risoluzione che auspicata da
molti studiosi (e soprattutto gli occidentali), riguarda il discorso della legittimazione: tra le
dirigenze del 2002-2007 e quella del 2008-201213, ha avuto luogo un vero e proprio shift
nell’enfasi sulla questione della legittimità del Partito (“legitimacy debate” héfǎ xìng huà 合法
性话), attraverso una maggiore attenzione a particolari tematiche per mantenere il
consenso non necessariamenti legate all’aspetto economico (si è parlato proprio di
“performance dilemma” zhèngjì kùn jú 政绩困局)14 . Nel corso della vecchia dirigenza
(2002-2012) c’è stato in Cina un dibattito molto forte sulla possibilità di dare più potere alla
società, di fatto limitando significativamente il raggio d’azione del governo; lo studioso
Yu Keping, molto attivo in quegli anni, scrisse addirittura un libro sulla questione, dal titolo
“La democrazia è una cosa giusta”, che all’epoca ebbe un enorme successo, specie tra gli
occidentali che erano esaltati all’idea di un possibile passo in tal senso. Come si può vedere,
c’è stato quindi un momento all’interno del Partito dove c’era una pluralità di voci e
13
La dirigenza per tutta questa fase è affidata a Hu Jintao.
14
I l termine “legittimità” è stato usato per la prima volta in Cina in un articolo del Global Times, un giornale di
carattere non ufficiale facente capo al Xinhua, contenuto nel numero del 14/09/2015.
10
opinioni, che hanno dato origine ad importanti dibattiti di apertura; voci e dibattiti che oggi
non sono presenti.
Ritornando agli aspetti principali che caratterizzano il PCC oggi, un altro aspetto
fondamentale è il passaggio da un partito rivoluzionario 革命党 (gémìng dǎng) ad un
partito di governo 执政党 (zhízhèng dǎng): le sue fondamenta restano leniniste, ma è
anche vero che si è andati ad effettuare operazioni di (r e)istituzionalizzazione: il primo a
parlare in questi termini è stato Joseph Fewsmith nel 2002, in seguito al XVI Congresso.
Analizzando quell’evento, lo studioso si rese conto che erano in atto delle azioni per creare
un sistema più istituzionalizzato (anche perché il tale occasione, il passaggio generazionale
tra la vecchia e la nuova guardia del Partito era avvenuta per la prima volta nella storia
del PCC senza scontri e/o tensioni)15 .
Questo processo di istituzionalizzazione tende a sviluppare un meccanismo che meglio
risponde alle domande della società, senza mettere in crisi lo status d el Partito stesso.
Tuttavia nel 2012, al nuovo ricambio generazionale (e l’inizio del mandato di Xi Jinping) già
Fewsmith aveva iniziato ad avere dubbi sulla continuità di tale processo sotto questa nuova
dirigenza (espressi in un articolo sulla copia n.40 della rivista China Leadership Monitor),
ancora prima della rimozione del vincolo costituzionale sul limite del numero di
mandati per il Presidente nel 2017, che era una delle regole che avevano maggiormente
segnalato il cambiamento verso l’apertura e la democrazia occidentale della dirigenza di Hu
Jintao (Lettura segnalata: Zhengxu Wang and Anastas Vangeli , “The Rules and Norms of
Leadership Succession in China: From Deng Xiaoping to Xi Jinping and Beyond” in The
China Journal, 76, 2016). L’altra grande regola che era stata imposta riguarda il limite di
età per ottenere (e mantenere) una carica, posta dai tempi di Deng Xiaoping per evitare
che una carica venisse lasciata vacante all’improvviso a causa della morte di colui a cui era
stata affidata (come nel caso dello stesso Deng quando era a capo della Commissione
militare centrale). Questo meccanismo si riflette moltissimo proprio sulla carriera che i
politici cinesi fanno da giovani: dato che a causa di tale limite di età, le possibilità di fare
importanti salti di carriera del breve periodo di tempo “concesso” è limitato, ciò ha portato
alla creazione di meccanismi per aggirare gli eventuali impedimenti che sorgono
proprio in base a tale limitazione. ( Altra lettura segnalata: C. Kou e W. Tsai, “Sprinting
with small steps” toward Promotion: Solutions for the Age dilemma in the CCP Cadre
Appointment System, 2014. (PDF)16.
29/10/20
Abbiamo trattato quelle che sono le caratteristiche generali del PCC (regime che mobilita
dall’alto secondo lo schema top-down ma che ha comunque bisogno di costruirsi una
legittimità popolare, istituzionalizzazione, atrofia e adattamento) e ci siamo soffermati
sul legitimacy debate s u cui tanto in Occidente quanto soprattutto in Cina è diventato
15
Ai tempi in cui la dirigenza era ancora di Mao Zedong, durante la Rivoluzione Culturale (1966-1978) egli
dispose come suo successore (cosa MAI accaduta negli altri regimi comunisti) L in Biao; tuttavia, questi non gli
successe mai, poiché nel 1971 tentò un c olpo di stato, fallito anche a causa di un incidente aereo che lo
uccise. A prendere il posto di Mao dopo il 1978 fu H ua Guofeng. Questi poi nel 1981 fu sostituito da Hu
Yaobang, c he era molto vicino a D eng Xiaoping, che dopo essere rientrato nel PCC stava riacquistando
molto potere. Successivamente quest’ultimo p rese de facto il potere in quello stesso anno fino al 1993,
quando lasciò il posto a Jiang Zemin.
16
Questa non ho capito da dove l’abbia presa, forse è tra le letture che stanno su Teams. Ho trovato il nome
degli autori su internet, ma non sono riuscita a scaricare l’articolo.
11
centrale tra il 2002- 2007 e il 2008-2012 e sul fatto che parlare per la prima volta su una
rivista di “legittimità” costituisca una sorta di ammissione di questa necessità17 e come
ora non sia più la sfera economica su cui ci si deve concentrare maggiormente, ma il
governo deve essere in grado di offrire altri servizi per i cittadini (Xi Jinping nel suo
discorso in occasione dell’apertura del XIX Congresso nel 2017 ha parlato a tal proposito di
contraddizione tra le forze produttive e le aspettative dei cittadini). Questo consenso va
trovato quindi oltre la performance economica (“performance dilemma”).
Sono state individuate nel PCC alcune tendenze (soprattutto da studiosi occidentali) che
segnano la sua evoluzione da partito rivoluzionario a partito di governo:
- Istituzionalizzazione (Fewsmith): di questo punto abbiamo già parlato la volta
scorsa; ricordiamo solamente che il PCC è riuscito nel 2002 per la prima volta
nell’impresa di effettuare il passaggio di dirigenza pacificamente e che comunque
Fewsmith in seguito al nuovo ricambio generazionale (e l’inizio del mandato di Xi
Jinping) aveva iniziato ad avere dubbi sulla continuità di tale processo sotto
questa nuova dirigenza. Lettura (ri)segnalata per la sua importanza: Zhengxu Wang
and Anastas Vangeli , “The Rules and Norms of Leadership Succession in China:
From Deng Xiaoping to Xi Jinping and Beyond” in The China Journal, 76, 2016: è
importante per poter capire quali sono le regole (alcune molto formali, altre meno)
che sono state poste da Deng Xiaoping, come sono cambiate e quali ulteriori
modifiche Xi Jinping sta apportando. Su questo ultimo aspetto, il 26/10 è partito il V
Plenum e sono iniziate ad uscire alcune informazioni in merito: si pensa che in
questa fase si possa aver iniziato a discutere in merito all’organizzazione e se
il PCC continuerà a seguire alcune regole così come sono state ideate o se
queste verranno messe in discussione, anche relativamente al processo di
successione. Quello del Plenum è un momento molto importante nella vita del PCC,
perché è qui che si delineano di anno in anno i passi che poi lo stato dovrà seguire a
marzo, nella Assemblea Generale del Popolo (Quánguó Rénmín Dàibiǎo Dàhuì, 全
国人民代表大会) e che si tradurranno in strategie politiche che influiranno
ovviamente anche sulla vita della popolazione (Lettura consigliata: Benjamin Kang
Lim, “Xi and the paramount power of being chairman” in The Strait Times, 2020: sulla
questione del sistema di successione, quello di Deng sembrerebbe essere
considerato obsoleto e Xi Jinping potrebbe crearne uno nuovo, più in sintonia
con i tempi. Addirittura, si ipotizza che la figura di Presidente del PCC18 possa
essere reinserito nel XX Congresso del 2022. Cambiamenti di una tale portata, se
venissero realizzati come Kang Lim ipotizza, dovrebbero comportare anche il
reinserimento di tre posizioni di vicepresidenza e una eventuale diminuzione del
numero dei membri dello Standing Committee of the Central Political Bureau of
the Chinese Communist Party ( o “Politburo Standing Committee” (PSC), Zhōngguó
gòngchǎndǎng zhōngyāng zhèngzhì jú chángwù wěiyuánhuì 中国共产党中央政治
17
Vedi nota 14.
18
La carica era stata abolita negli anni 80, sempre a
causa della condotta di Mao nei decenni precedenti
avendo quella carica (ancora oggi nel linguaggio comune viene definito “Presidente Mao”(Máo zhǔxí, 毛
主席) e
sostituita con quella di Segretario di Partito, che era stata reintegrata. Ecco perché se questa ipotesi si
avverasse, costituirebbe un momento storico non indifferente.
12
局常务委员会) dagli attuali sette a cinque19. A questo punto, resta comunque
poco chiaro se il ruolo di Segretario verrà eliminato e sostituito da quello del
Presidente oppure se verranno tenuti entrambi, anche se è poco verosimile che la
stessa persona possa ricoprire entrambi i ruoli. Ciò che è certo è che questo
comporterà una nuova fase di assestamento del potere nella mani di Xi e di un
ristretto gruppo di leader al vertice. Tali cambiamenti sono posti da una serie di
imperativi, quali la rivalità crescente con gli Stati Uniti e la necessità di dover
accomodare le “fazioni avverse”, oltre ad altri problemi persistenti come il
problema ambientale, le disparità economiche o la necessità di una
ristrutturazione economica, dati i danni che ha subito il paese a causa della
pandemia del COVID-19, l’invecchiamento della maggioranza della popolazione
e la corruzione);
- Inclusione: aspetto molto importante con cui il Partito è cresciuto, dato che fonda le
sue radici nel pensiero leninista-marxista e per questo è l’espressione di quelle classi
che hanno portato avanti la rivoluzione (contadini e operai), contro la borghesia.
Nel momento in cui si è avviata la Riforma, essa ha portato a un cambiamento
sociale profondo che ha portato alla nascita di nuovi ceti (in particolare i piccoli
imprenditori che si sono arricchiti e che sono cresciuti), che hanno contribuito e
ancora oggi contribuiscono in maniera non indifferente alla crescita del paese. Il PCC
ha dovuto quindi “allargare i suoi orizzonti”, non considerando solo le classi
rivoluzionarie, ma anche tutti quelli che avevano interesse ad entrare nel
Partito e che questo aveva interesse ad includere nei propri progetti. Questo è
stato ovviamente un processo lungo e non facilissimo, e con fatica una parte del
PCC è riuscita a far accettare alle altre correnti interne l’adesione di individui che di
fatto appartenevano a quella che fine a qualche decennio prima era stata la nemesi
per eccellenza del Partito stesso: la classe borghese. Il completamento di questo
processo è stato segnato storicamente nel 2002, durante il passaggio generazionale
della leadership: con l’uscita di Jiang Zemin a favore di Hu Jintao, è stato aggiunto
nello Statuto del Partito come riferimento ideologico accanto al marxismo-leninismo,
il pensiero di Mao e la “Teoria di Deng” lo slogan di Jiang Zemin sulle “Tre
Rappresentanze”, una delle quali è proprio le forze produttive. Sempre nello
stesso anno, per la prima volta nel Comitato Centrale al XVI Congresso sono
presenti dei businessmen, come rappresentanti di una grossa fascia che vuole
lavorare anche dentro le istituzioni e al Partito per essere parte attiva dei processi di
governance.
- Legato sempre al discorso sulla legittimità, la necessità del Partito di rispondere
meglio e di più alle domande che vengono dalla società.
Per quanto riguarda le interpretazioni fatte dagli studiosi occidentali in merito a questo
argomento,vanno segnalati:
- Resilient Authoritarianism ( Andrew Nathan): s i parla anche di un passaggio
nell’evoluzione del Partito da una fase totalitaria, dove esso è controllore su tutto
e tutti a una fase dove il centro è più articolato, ma che rimane comunque
l'autorità. Nella sua lettura, Nathan parla di un autoritarismo resiliente per
19
Il numero di membri del Politburo Standing Committee n on è stabilito dallo Statuto, e pertanto può cambiare
ed è cambiato nel corso del tempo (ad es. durante il segretariato di Hu Jintao erano otto ed erano stati portati a
inque, quindi di nuovo nulla di innovativo, ma comunque altamente
sette, e negli anni ‘50 erano già c
significativo).
13
sottolineare la capacità che ha il PCC di resistere e di continuare ad agire in base
a delle prerogative tutte sue nonostante i cambiamenti storici;
- Autoritarismo frammentario (Lampton, Lieberthal & Oksenberg, Martha): seppur
vero che il Partito resta centrale e che la sua autorità sia indiscutibile, c’è da dire
però che nella sua struttura attuale esso non sia di certo monolitico, ma anzi si
presenta come frammentato: al suo interno esistono interessi diversi, che girano
attorno al centro che ha una visione di insieme propria e agisce in base a
quest’ultima, facendo gli interessi di alcuni rispetto ad altri, di fatto magari favorendo
politiche che si concentrano su problemi che in alcune zone locali possono essere
più prioritari, mentre in altre no (tutto questo avviene quindi spesso con non poche
resistenze da alcune correnti interne)
(Lettura consigliata: Andrew Martha, “Fragmented Authoritarianism 2.0: Political
Pluralization in the Chinese Policy Process”, SOAS, 2009) ;
- Frammentazione integrata (Brødsgaard): ulteriore visione che si ricollega a questo
approccio di metodo che consiste nel vedere il regime come frammentario ma
dall’ordine politico unito, dove si producono delle nuove figure che sono portatori di
interessi diversi in una visione di una Cina molto articolata che non può essere
ristretta in poche categorie interpretative. [Questa parte non la spiegata benissimo, in
realtà mentre ne parlava qualcuno ha attivato il microfono per sbaglio e quando lo ha
spento lei ha cambiato argomento...].
Tre sono altri aspetti del Partito su cui ci soffermeremo: ideologia, organizzazione e
propaganda.
30/10/20
La lezione di oggi sarà divisa in due parti: la prima parte riguarderà uno degli aspetti del
PCC che abbiamo introdotto la volta scorsa, l’ideologia, e una seconda parte che invece
sarà dedicata al V PLENUM.
Dopo la Riforma l'ideologia, che era stato un aspetto preminente nella storia del Partito,
sembrava che fosse non più centrale nella vita di quest’ultimo e per questo è stata anche
trascurata negli studi sul PCC. Tuttavia, si è oggi compreso come questo sia un aspetto
che non è stato assolutamente messo da parte e che quindi non deve essere trascurato
nelle analisi che si fanno. Secondo alcuni studiosi, i continui passaggi di trasformazione
sono fortemente segnati proprio da un cambio ideologico, e questo altro non è che la
manifestazione della capacità di alcuni leader di avere il potere necessario per poter
affermare la propria linea nella cornice ideologica preesistente e di portarla avanti nel corso
del proprio mandato.
Ovviamente la leadership degli anni 80 (nonostante il disastroso periodo precedente) non
poteva semplicemente buttarsi alle spalle tutto il passato ideologico, a cominciare dal
marxismo-leninismo che ne costituisce la base sin dalla nascita, poiché avrebbe
significato negare l’essenza stessa del partito e quindi rinnegarsi. Perciò, si fece in
modo di promuovere un nuovo approccio all’ideologia: per poter veramente andare avanti
bisognava non applicare la ideologia alla realtà, ma si dovevano trarre dalla realtà una
propria visione ideologica, un pensiero che fosse in grado di essere la guida del PCC.
Se da un lato la Riforma ha contribuito a mettere un freno all’uso indiscriminato dell
ideologia, dall’altro ne ha comunque riaffermato in parte l’importanza, soprattutto riguardo
all’uso del linguaggio ideologico che serve per segnare i cambiamenti in campo politico,
14
per segnare i passaggi da una fase all’altra e per comunicare con gli altri membri del Partito
(da qui la difficoltà degli studiosi, che spesso interpretano alcuni “slogan” per semplici
espressioni formali, quando in realtà questi tífǎ 提法 racchiudono le politiche e gli
obiettivi che a seconda del momento la dirigenza si vuole dare e che impiega queste
espressioni anche per aprire un dibattito e farle diventare politiche operative).
L’ideologia quindi diventa più un prodotto di una pratica che un'applicazione dall’alto di
qualcosa di già deciso: Deng parla proprio di 解放思想, “liberare il pensiero”, uscire quindi
dalla strettoia di un’ideologia che non poteva essere uno strumento di crescita. Quindi, un
tratto che caratterizza il periodo di “Riforma e apertura” è il pragmatismo. Secondo lo
studioso Zheng Yongnian tutta la politica denghista sarebbe impregnata da questo aspetto,
i Deng Xiaoping:
fino a costituire l’ “ideational identity” d
“The term ‘ideational identity’ refers to an ideational mark associated with a particular political leader. It
comes into being to replace personal cult. For the top leader, ideational identity is to test if party cadres and
government officials are loyal to the leader, since when a given ideational is established, the top leader has
a chance to mobilize the Party machinery.”
“Il termine ‘ideational identity’ si riferisce ad un'impostazione teorica associata ad un particolare leader
politico. Esso nasce in sostituzione del culto personale. Per il leader al vertice, l’ideational identity serve per
testare la lealtà che i quadri di partito e i funzionari di governo provano verso di lui, poiché nel momento in
cui viene stabilita una linea ideologica, il leader ha la possibilità di mobilitare la macchina del Partito.”20
Entrando più nello specifico, vediamo adesso quali sono tutte le 提法 (che altro non sono
che le ideational identity) che sono state accettate e che si sono affermate nel tempo, fino ad
essere ascritte all’interno dello Statuto del Partito21:
- Il marxismo-leninismo e il “Mao Zedong Pensiero” (mǎliè zhǔyì Máozédōng
sīxiǎng, 马列主义毛泽东思想): il pensiero di Mao è stato inserito già nel 1945,
quando era ancora in carica, anche se fu poi rimosso e fu reinserito definitivamente
dopo la fine del periodo della Rivoluzione Culturale (unico altro esempio è il pensiero
di Xi). Esso costituisce la concretizzazione del pensiero marxista-leninista (che
sta alla base del Partito in quanto di matrice comunista) al caso cinese;
- “La pratica come il solo criterio di verità” (shíjiàn shì jiǎnyàn zhēnlǐ de wéiyī
biāozhǔn, 实践是检验真理的唯一标准): questa formulazione racchiude la teoria di
Deng Xiaoping, che porta ad un cambiamento nell'utilizzo dell’ideologia dove la
realtà, la pratica diventano lo strumento ideologico che il Partito acquisita e ha
fatto suo per poter andare avanti verso la riforma e la crescita economica.
(Parentesi su altri personaggi di stampo riformista che tra gli ultimi anni 80 e gli anni
90 hanno fornito nuove formulazioni: per dare un nuovo veste ideologica ai grandi
mutamenti che hanno seguito l’inizio della Riforma (es. apertura del mercato), alla
20
Corsivo e traduzione sono miei.
21
Ovviamente non si tratta di processi automatici, ma di una lunga serie di tentativi, dove si lancia un 提法, se ne
studia l’eventuale successo o meno e poi, se la formulazione viene ampiamente accettata si discute se inserirlo
nello Statuto, in genere alla fine del mandato (ciò dipenderà anche da un eventuale significato storico di questo o
quel pensiero nato dalla formulazione).
15
fine degli anni ‘80 Zhao Ziyang 赵紫阳22 ha proposto la teoria che è stata poi
chiamata “la prima fase del socialismo”; tuttavia, la teoria non è mai stata
accettata per via delle conseguenze che ha subito dopo i fatti di Tian’anmen. La
formulazione trova poi una sua espressione nel 1992 quando Deng compie il suo
famoso viaggio nel sud per riproporre la ripartenza (egli coniò anche l’espressione 解
放思想). Sempre negli anni ‘90, Jiang Zemin si sposta di nuovo su una linea più
riformista (dopo un periodo dove la corrente più conservatrice ha avuto maggiore
influenza) ed elabora l’idea di “economia di mercato socialista”23);
- Teoria de “Le Tre Rappresentanze” (sān gè dàibiǎo, 三个代表): elaborate da
Jiang Zemin, sono entrate nello statuto dopo la fine del suo mandato.
Questo motto non è stato ideato immediatamente così com’è oggi: la prima fase di
costruzione di una propria ideational identity è stata tra il 1996 e il 1997, quando egli
ha iniziato ad usare il 提法 “讲政治” (jiǎng zhèngzhì), “parlare di politica”; tuttavia,
questa formulazione raccolse scarso successo. Fu soltanto nel anni 2000 che egli
venne a capo dell’espressione “三个代表”.
Quali sono queste tre rappresentanze? L e direzioni e le richieste di sviluppo delle
forze produttive avanzate (non solo chi produce materialmente, quindi gli operai e i
contadini, ma anche gli imprenditori, che vengono inclusi proprio in questo
periodo storico perché diventati parte importante del paese), gli orientamenti di
una cultura avanzata (scopo voluto fin dalla caduta dell’impero è proprio quello di
avere una Cina sempre più moderna, così da farla tornare in primo piano sullo
scenario internazionale) e gli interessi fondamentali della maggior parte del
popolo cinese (legato alla storia e all’ideologia di base del PCC). La necessità di
dover includere anche il nascente e sempre più prospero ceto degli imprenditori si
traduce poi nel 2002 con l’elezione all’interno del Congresso Nazionale (un organo
molto importante e molto in alto del PCC) di personaggi che fanno parte di questo
ceto, di fatto permettendo ai businessmen di fare carriera politica all’interno del
Partito, per fare e difendere i propri interessi (Lettura segnalata: Cheng Li, “The rise
of middle class in the Middle Kingdom”, capitolo I del libro “China’s Emerging Middle
Class: Beyond Economic Transformation”, Brookings Institution Press (New York),
2010: “[...] Al XVI Congresso la leadership invoca un allargamento nella dimensione
del gruppo middle income ( z hōngděng shōurù jiēcéng, 中等收入阶层 o
zhōngděng shōurù qúntǐ, 中等收入群体). Questo cambiamento rifletta una nuova
linea di pensiero della leadership politica, che ritiene la classe media un vantaggio e
un alleato politico, piuttosto che una minaccia alla supremazia del PCC. Secondo
questo ragionamento, il vero pericolo per il Partito non sta nella classe media, ma
piuttosto nella prospettiva di una battaglia estrema tra ricchi e poveri, un
22
Zhao Ziyang fu primo ministro dal 1980 al 1987 e segretario generale dal 1987 al 1989. Fu un riformista che
contribuì a riforme che introdussero l'economia di mercato in Cina, nonché oppositore di burocrazia e corruzione,
diffuse nell'apparato statale del paese all'epoca. Zhao è tuttavia ben più conosciuto a livello internazionale per
essere stato l'unico oppositore tra le alte sfere politiche cinesi alla strage di piazza Tienanmen del 1989. Ciò gli
costò la purga da parte del regime cinese, che lo confinò agli arresti domiciliari fino alla sua morte, avvenuta
all'età di 85 anni nel 2005.
23
Sebbene l’espressione sia stata comunque accettata, essa non appartiene all’ideologia delle “Tre
Rappresentanze”, né è stata inserita nel Preambolo dello Statuto del PCC, anche se viene usato per definire il
tipo di economia cinese. Questo era un esempio per dire che i leader cercano tutti di teorizzare anche più di una
formulazione, alla ricerca di quella che poi eventualmente sarà meglio e più ampiamente accettata. Pertanto, i
due 提 法 non vanno confusi.
16
possibile scenario se non si provvede ad espandere un gruppo socio-economico
che faccia da intermediario tra i due estremi”);
- “Prospettiva scientifica dello sviluppo”(kēxué fāzhǎn guān 科学发展观): questa
espressione è stata elaborata da Hu Jintao e anche in questo caso inserita nello
Statuto dopo la fine del suo mandato.
La grande enfasi sullo sviluppo economico e il boom degli anni ‘90 hanno permesso
quel raffinato processo di ideazione di tutte le premesse che hanno fatto sì che la
Cina diventasse il paese che è oggi. Questo però non ha portato anche degli aspetti
negativi, come ad esempio la forte sperequazione (tra pochi ricchi e molti poveri,
tra città costiere e luoghi interni o tra città e campagna) o lo sfruttamento e
l’inquinamento ambientali. Ciò ha comportato la necessità di “aggiustare il tiro”:
anche Hu Jintao, come Jiang Zemin si trova a dover “sperimentare” diversi motti e
formulazioni, con fine di trovare una ideational identity che possa racchiudere tale
necessità. Nel 2004, al IV Plenum del XVI Congresso, Hu Jintao usa per la prima
volta il concetto di “società armoniosa” (héxié shèhuì, 和谐社会24) per esprimere
la volontà di dover reindirizzare il processo di sviluppo e “porre l’uomo al centro”25.
C’è quindi da parte di questa leadership una maggiore attenzione alle
disuguaglianze e a uno sviluppo più equilibrato. Ovviamente, questo non
rappresenta andare contro la teoria precedente di Jiang Zemin, ma anzi in un certo
senso riprende una delle tre rappresentanze, quella sulla vasta maggioranza della
popolazione , ponendola però centro: la Cina deve occuparsi dei problemi di tutti,
e non deve curare unicamente gli interessi di coloro che “fanno i soldi”.
L’espressione che poi diventa l’ideational identity, il 提法 di Hu Jintao è “科学发展
观”, che racchiude l’idea di uno sviluppo scientifico e sostenibile, basato
sull’innovazione e l’uso efficiente delle risorse, la riforma del sistema
amministrativo e il tentativo di rendere il governo più trasparente;
- “Il pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una
Nuova Era” (Xí Jìnpíng xīn shídài zhōngguó tèsè shèhuì zhǔyì sīxiǎng, 习
近平新时
代中国特色社会主义思想): a differenza delle teorie precedenti, l’introduzione del 提
法 di Xi Jinping è avvenuta al passaggio dal suo primo mandato al suo secondo
mandato; inoltre, nei casi precedenti non è presente nella formulazione il nome di
colui che le ha ideate (l’unico caso, per entrambi gli aspetti è Mao).
A cosa si ricollega questa “Nuova Era”? Secondo la costruzione ideologica che sta
facendo Xi, la Nuova Era corrisponde a quel momento in cui si vedrà la piena
realizzazione del “Sogno cinese”26 (Zhōngguó mèng, 中国梦), che consiste nel
perseguimento della rinascita nazionale (Liang Qichao 梁啟超 parla di “rinascita
del popolo cinese”(z hōnghuá mínzú fùxīng, 中华名族复兴), trasformare la Cina in
una grande potenza e restituirle lo status di centro culturale (e non solo) per
24
La parola “armoniosa” in questa espressione è di origine classica, e richiama ad una specifica corrente
filosofica cinese. Tuttavia, Hu Jintao non è l’unico ad usare riferimenti alla Cina classica: anche Jiang Zemin lo
aveva fatto parlando di “società moderatamente prospera” ( jiànchéng xiǎokāng shèhuì, 建成小康社会),
espressione che è stata ripresa da Xi Jinping e rappresenta un obiettivo per uno dei “Due centenari” (quello del
2021).
25
Altra celebre frase è , “以人为本,综合发展” (yǐrénwéiběn, zònghé fāzhǎn), letteralmente “sviluppo globale
orientato sulle persone”.
26
Anche questo è uno slogan nato agli inizi del 900, ma che ha preso piede solo ora.
17
eccellenza che è stata in passato. Infine, ci sono poi le cosiddette “Quattro
identificazioni” (sì gè rèntóng, 四个认同): con la madrepatria, con
la nazione e il
popolo (o razza) cinesi, con la cultura cinese e con la strada per la realizzazione
del socialismo con caratteristiche cinesi.
Riguardo invece la politica estera, uno dei 提法 ascrivibile a Xi Jinping e che è stata
anche inserita nei documenti ufficiali dell’ONU è “Building a Community of
Shared Future for Mankind”, come segnale molto forte della presenza cinese sul
piano internazionale e di come lo stesso linguaggio politico cinese entri a far parte
anche del nostro linguaggio. C’è poi The Belt and Road Initiative. In generale, si
percepisce sempre di più la volontà della Cina di voler essere un modello da poter
seguire in futuro.
In questa cornice ideologica rientrano anche “I Due Centenari” (liǎng gè yībǎi nián
mùbiāo, 两个一百年目标), una formula che rientra nel progetto di realizzazione del
“Sogno cinese”. Secondo Xi Jinping, per realizzare il “Sogno cinese” bisognerà aver
costruito una “società moderatamente prospera” per il 2021 (centenario della
fondazione del Partito Comunista Cinese) e un Paese “prospero, forte,
democratico, culturalmente avanzato, armonioso e bello” (jiànchéng fùqiáng,
mínzhǔ, wénmíng, héxié de shèhuì zhǔyì xiàndàihuà guójiā, 建成富强,民主,文明
,和谐的社会主义现代化国家) entro il 2049 (centenario della fondazione della
Repubblica Popolare Cinese) e la strategia dei “Quattro Onnicomprensivi” (sì
gè quánmiàn zhànlüè bùjú 四 个全面战略布局), ossia “costruire una società
uánmiàn jiànchéng xiǎokāng shèhuì, 全面建成小康
moderatamente prospera” (q
社会), “approfondire le riforme” (quánmiàn shēnhuà gǎigé, 全面深化改革),
面推
“guidare la nazione in accordo con la legge” (quánmiàn tuījìn yīfǎ zhìguó, 全
进依法治国) e “applicare integralmente la disciplina e la legge nella gestione
面从严治党).
uánmiàn cóng yán zhì dǎng, 全
del Partito Comunista Cinese” (q
27
Le info sul 公 报 si trovano qui: http://www.xinhuanet.com/politics/2020-10/29/c_1126674147.htm e
https://www.globaltimes.cn/content/1205131.shtml (in inglese).
Altri link utili segnalati:
https://supchina.com/2020/08/25/xi-says-china-must-develop-domestic-market-and-tech-to-withstand-external-sh
ocks/ e https://chinamediaproject.org/2020/10/28/the-politics-of-planning/
28
Un commento generale sul Plenum in inglese si trova qui (abbiamo anche visto il video):
https://sinocism.com/p/the-fifth-plenum?token=eyJ1c2VyX2lkIjozMzMwMSwicG9zdF9pZCI6MTU4ODU3MDAsIl8
18
05/11/20
iOiIzM21WMSIsImlhdCI6MTYwNDA1NDQwNiwiZXhwIjoxNjA0MDU4MDA2LCJpc3MiOiJwdWItMiIsInN1YiI6InBv
c3QtcmVhY3Rpb24ifQ.PQ7-TrTCXpUGU7_M5xeKc3jvlM-JSD84pFCnkq62uLs .
29
Parliamo di quello attuale, visto che in quasi 100 è stato spesso (e potrebbe essere ancora) modificato.
19
Schema riassuntivo della struttura del PCC. Un altro schema in cinese con i nomi e le foto dei membri si trova qui:
http://politics.people.com.cn/n1/2017/1025/c1001-29608841.html?fbclid=IwAR1oJxrFGd4b5ehrGznkB69ag25GlemlEJTmPgUd
FVVOU3L-1PElCkIB9VI .
20
regole. L’ultimo avvicendamento generazionale si è avuto al XIX Congresso (2017)
ha segnato con l’ingresso di 15 nuovi membri all’interno del Politburo secondo i
principi fino a quel momento vigente (anche se l’età media dei membri del Congresso
era di 62 anni, di poco superiore a quello precedente). Un altro punto di differenza è
la sempre maggiore presenza di civili rispetto alla rappresentanza militare, che
è diminuita negli anni e la tendenza degli ultimi anni ad avere sempre più
laureati, anche se nell’ultimo Congresso ne erano presenti in numero minore rispetto
a quelli precedenti.
Se le regole di successione non sembrano essere cambiate, il fatto che a quanto
pare non sarebbe entrato nessuno che possa, stando ai pronostici, sostituire
Xi Jinping nel suo ruolo di Segretario di Partito porta alcuni studiosi a pensare ad un
mutamento per quanto riguarda le regole di successione per questa carica, e a
rafforzare l’idea c’è anche il fatto che nel 2018 egli abbia fatto abolire il vincolo
costituzionale del doppio mandato per il ruolo di Presidente della Repubblica,
l’altro suo ruolo che ricopre all’interno dello Stato30.
- Leadership core (lǐngdǎo héxīn, 领导核心) : l’assegnazione del titolo di core
心) nel 2017 è un altro segno di questi processi formali, che nascono dal
(héxīn, 核
bisogno di dover adattare il sistema ai processi storico-politici per i quali al momento
sembrerebbe indispensabile che Xi Jinping rimanga nella sua posizione di ago della
bilancia tra le correnti interne del PCC (che sembrano comunque appoggiarlo in
grandissima parte) e che mantenga il proprio potere decisionale, dato che un
eventuale sostituto risulterebbe troppo giovane ed inesperto, oltre che manchevole
del “fascino” che ha Xi Jinping.
06/11/20
21
importanti). Per cui, quando Jiang viene chiamato da Shanghai ha ricoprire il ruolo
di Segretario, dopo che era stato deposto Zhao Ziyang per essersi schierato a favore
degli studenti dopo la tragedia di Tian’anmen, quest’ultimo doveva fare i conti con il
fatto che sia Deng che molti altri membri anziani del Partito sono ancora presenti
(membri che Deng aveva messo da parte perché aveva come obiettivo la Riforma,
ma non poteva escluderli totalmente: anzi, Deng aveva creato con loro una sorta di
Commissione degli anziani, attraverso la quale egli poteva consultarsi con questi
ultimi per tutte le decisioni vitali, anche quella che decise le sorti degli eventi di
Tian’anmen, di fatto scavalcando le regole fondamentali riguardo l’organizzazione del
Partito) e soprattutto con il fatto che, nonostante fosse stato scelto da Deng, doveva
costruirsi una propria autorevolezza per poter essere apprezzato e appoggiato
nel PCC. Tuttavia, Jiang non riesce da solo a costruirsi un proprio suolo di rilevanza:
a questo punto, interviene di nuovo Deng, che fa un discorso nel quale sebbene
sottolinei come quella al momento sia una leadership collettiva e che sicuramente
non possono (e non devono) più ripresentarsi sullo scenario politico figure come
quella di Mao, non si può ignorare il fatto che anche il un collettivo è necessario che
ci sia qualcuno che “si prenda la responsabilità”. Costui ovviamente è Jiang Zemin,
“e proprio per questo noi lo chiamiamo “领导核心” (lǐngdǎo héxīn, il nucleo della
leadership) ”.
Con il passaggio da Jiang Zemin a Hu Jintao, a causa probabilmente anche di un
clima interno al PCC diverso (nel frattempo Deng Xiaoping era già venuto a
mancare), sebbene il primo sia ormai indubbiamente identificato come il nucleo della
dirigenza, non sembra sentirsi in grado o non sembra voler passare
l’appellativo anche al secondo: di riflesso, la leadership sotto il segretariato di Hu
Jintao è ancora oggi percepita come la “leadership dell’incapacità”, poiché non
sarebbe stata in grado di portare avanti tutta una serie di riforme che erano sempre
più sentite da una fetta sempre maggiore di membri del Partito. Queste e molte altre
riforme sono state possibili con l’ascesa di Xi Jinping, che è stato unanimemente
riconosciuto dagli altri membri come il nucleo: da appellativo dato da Deng a
Jiang per rafforzarne/costruirne il prestigio è divenuto elemento essenziale che
deve possedere la leadership affinché questa abbia una “maggior presa” (cosa
che non era accaduta con Hu Jintao)32;
- Leadership collettiva: su questo punto abbiamo già detto;
- Fazioni: mentre nel corso delle precedenti dirigenze era possibile individuare diverse
fazioni o correnti, e in base a queste gli studiosi hanno fatto varie letture e
interpretazioni sul Partito, con Xi Jinping individuare le diverse fazioni sembra quasi
impossibile. Sebbene certi autori facciano ancora uso del “sistema delle fazioni” per
poter fare analisi sul caso politico cinese (es. Cheng Li), altri autori invece lo
ritengono obsoleto o comunque poco efficiente (Lettura consigliata: Alice MIller, “The
Trouble with Factions, China Leadership Monitor (n.46), 2015: questo articolo è
importante, perché fa un excursus storico su tutte le fazioni che si sono avvicendate
nel Partito negli anni). Quello di Cheng Li resta comunque uno studio fondamentale
perché per arrivare alla costruzione delle varie correnti che sarebbero presenti in
32
L’importanza che ha assunto l’assegnazione o meno del titolo di “nucleo” ha avuto importanti conseguenze
anche nel linguaggio politico: se fino al XIV-XV Congresso si parlava di “l eadership collettiva con il compagno
Jiang Zemin come nucleo” , a partire dal XVI-XVII Congresso si parla invece di “ leadership collettiva con il
compagno Hu Jintao come Segretario Generale” ; poi, nel 2016 Xi Jinping (un anno prima del XIX Congresso)
inizia ad essere designato come nucleo della leadership.
22
questa dirigenza si affida moltissimo su un’analisi biografica di tutte le personalità di
spicco del PCC, della loro crescita personale, dell’avanzamento di carriera e di tutti i
network sociali e politici in cui sono calati;
- “Intra-party democracy”: sempre Cheng Li ha sostenuto per un periodo la
possibilità anche di fare carriera o meno all'interno del Partito sarebbe frutto di un
calcolo che tiene conto delle varie correnti: quindi, la scelta di alcune personalità
per entrare a far parte degli organi più alti rispetti ad alti sarebbe il frutto della
necessità di mantenere sempre un bilanciamento tra le varie correnti presenti,
ad esempio, nel Politburo. Per fare un esempio pratico: sappiamo che Xi Jinping è
il primo segretario a non essere stato indicato direttamente da Deng Xiaoping;
quando si è dovuto scegliere il successore di Hu Jintao, due erano le personalità che
secondo gli esperti erano “gettonabili” per prendere il suo posto ed entrambi sono
entrati nel Politburo nel 2007 (prima della fine del mandato di Hu): Li Keqiang 李克
强33 e Xi Jinping. Entrambi questi due personaggi appartengono a due correnti
diverse e si diceva che lo stesso Hu Jintao avrebbe espresso una preferenza verso
Li Keqiang, mentre Xi era il candidato dell’altra fazione più ampia che faceva
riferimento a Jiang Zemin. Forse perché lo stesso Hu Jintao e la sua fazione non
sono riusciti ad esprimersi con forza per far accettare Li Keqiang, Xi Jinping viene
scelto come nuovo Segretario di Partito nel 2012.
La lettura che è stata fatta di questo e altri avvenimenti simili è che le scelte vengono
prese e partono dall’alto, ma si lascia comunque la possibilità che i successori
vengano indicati tramite voto, in una sorte di “processo democratico” interno al
Partito.
Altra cosa da ricordare: quando nel 2007 Li Keqiang e Xi Jinping entrano nel
Politburo è anche la prima volta che i partecipanti del Comitato Centrale
raccomandano i membri del Politburo. Questo procedimento, che è stato anche
reso pubblico, è stato chiamato 民族推荐 (mínzú tuījiàn), espressione di origine
imperiale che veniva usata per indicare i funzionari. Di questo evento, non abbiamo
una trascrizione precisa di ciò che è stato detto nella riunione plenaria, ma sappiamo
che circa 400 dei membri hanno scelto da una lista di 200 candidati fatta dal
Politburo c oloro che si sarebbero dovuti eleggere. Ovviamente, dopo una fase
iniziale dove si è discusso nel PCC della possibilità di sperimentare questo tipo di
procedure, con l’ultima leadership questo discorso è del tutto caduto nel vuoto, e anzi
durante il XIX Congresso il “Quotidiano del Popolo” ha scritto in un articolo che nel
2007 e nel 2012, cioè quando si era sperimentato il 民族推荐 si erano manifestati
dei malfunzionamenti, con addirittura l’insorgere di campagna “acquista voti”. Per
questi motivi, al XIX Congresso si era scelto di procedere diversamente: c’era ancora
la possibilità di indicare tra un’ampia scelta (Chā'é xuǎnjǔ, 差 额选举), ma tramite
interviste vis à vis (lo stesso Xi Jinping avrebbe intervistato 57 tra leader r egionali e
militari, ministeriali, e che in totale avrebbero condotto 258 interviste; stessa cosa
per il Comitato Militare).
Vediamo ora quali sono i principali organi34:
- Comitato (commissione) centrale di indagine disciplinare 中央记录检查委员会:
è stata (re)istituita da Deng con la Riforma perché serviva a ricordare ai membri del
33
Li Keqiang (n. 1955) è dal 2013 il Primo Ministro del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese.
34
uccursali locali.
Questi sono gli organi centrali, a cui poi fanno capo varie s
23
PCC che farne parte comporta delle responsabilità e soprattutto comporta il dover
seguire delle regole precise;
- Dipartimento Centrale dell’Organizzazione 中央组织部: altro organo
importantissimo, che di fatto decide la nomenklatura35, decide chi deve andare
dove (un po’ come se fosse l’ufficio delle risorse umane di un’impresa);
- Comitato (commissione) Centrale Politico Giuridico 中央政法委员会: governa
su tutti gli aspetti legati alla funzione legislativa e giudiziaria, oltre che dell’ordine
pubblico (tra i membri c’è anche il Ministro dell’Interno, che attualmente è Zhao
Kezhi 赵 克志);
- Dipartimento Centrale per la Propaganda 中央宣传部: è l’organo tramite il quale il
Partito comunica all’interno (ma anche all’esterno) del paese e da sempre il suo
scopo è quello di convincere della giustezza delle proprie politiche attraverso il
controllo di tutti i mezzi di comunicazione
- Scuola di Partito 中央党校 ha lo scopo di formare i quadri di Partito, e anche per
seguire dei corsi di aggiornamento.
12/11/20
“[Ci sono] Due sistemi paralleli di governance, che partono dal centro 中央 e passano per le province fino
alle contee (xiàn, 县
) e ai “comuni”36 (xiāng, 乡): dǎngwù xìtǒng, zhèngwù xìtǒng 党务系统 政务系统. La
relazione tra il partito e lo stato (il governo) è l’aspetto più importante del sistema politico cinese ed è la
chiave per una [piena] comprensione della politica cinese.”37
35
Dal Garzanti: nell’Unione Sovietica, lista segreta di cariche o di posti di lavoro che non potevano essere
assegnati senza autorizzazione da parte del partito comunista | nel gergo giornalistico occidentale, la classe
dirigente di un apparato burocratico. (Etimologia: ← voce russa; propr. ‘nomenclatura’).
36
Il termine 乡 crea spesso difficoltà nella resa in italiano e la traduzione “township” in inglese non la semplifica.
Ho optato per “comune”, ma bisogna ricordare che tale unità amministrativa per quanto sia la più piccola in Cina
non coincide perfettamente con quella italiana (per “comune” si può intendere anche una zona urbana con una
densità di popolazione di 1 milione di abitanti).
37
Corsivo e traduzione sono miei.
24
coincidano perfettamente, e ciò è probabilmente rafforzato anche dal fatto che quando si
parla di Cina ci si riferisce al suo regime come “stato-partito” (o in inglese “party-state”) . In
realtà, questa lettura è altamente superficiale e scorretta, poiché questo tipo di impostazione
impedisce di vedere e comprendere la storia, le differenze e i mutamenti interni sia del
PCC e dello Stato di per sé che della relazione che lega entrambi. Non si può quindi dire
che il Partito governi di per sé, ma che esso lo faccia attraverso lo Stato.
Il Partito si assicura il controllo dello stato tramite anzitutto l’esistenza del Dipartimento
Centrale dell’Organizzazione, che abbiamo detto essere una sorta di “ufficio delle risorse
umane” e stabilisce quali sono i ruoli più importanti e chi siano i più idonei a ricoprirli,
tramite vari strumenti:
- Nomenklatura38 (dǎng guān gànbù, 党 官干部39): si tratta del nucleo dirigenziale di
tutto l’apparato amministrativo ma anche produttivo, poiché con questo termine
ci si riferisce alle circa 2600 posizioni apicali di organismi e imprese statali.
Parliamo quindi ad esempio di ministri, viceministri, governatori e
vicegovernatori di province, segretari di partito e vicesegretario per l’apparato
amministrativo e dei CEO per quanto riguarda le grandi imprese statali. L’incarico per
ognuna di queste posizioni viene deciso unicamente dal Dipartimento Centrale
dell’Organizzazione e va da sé che proprio per la funzione che è affidata a questo
organismo partitico, coloro che vengono scelti per ricoprire tali incarichi sono membri
stessi del PCC (anche se ci sono stati pochi casi in cui anche chi non era membro è
riuscito a ricoprire alcune di queste cariche, come ad esempio l’ex Ministro della
Scienza e della Tecnologia Wan Gang 万 钢40, che era membro di uno degli otto
partiti minori frutto del Fronte Unito e che sono rimasti dopo il 1949), sebbene non
sia una regola scritta, né tantomeno c’è scritto da qualche parte che debba essere il
Partito a dover decidere su queste questioni (Lettura consigliata sulla questione dei
limiti d’età: Chien-wen Kou and Wen-Hsuan Tsai, “ ‘Sprinting with Small Steps’
Towards Promotion: Solutions for the Age Dilemma in the CCP Cadre Appointment
System”, The China Journal, no. 71, 2014). All’interno di questo sistema, oltre a
scegliere i candidati migliori per i ruoli che abbiamo elencato prima, c’è una “lista
speciale” dedicata alla formazione dell’élite d ell’élite, per scegliere coloro che
ricopriranno i ruoli al vertice;
- Sistema Biānzhì 编 制: spesso confuso con la nomenklatura, si potrebbe tradurre
l’espressione come “pianta organica”, che meglio ci aiuta a comprenderne la
funzione: questo sistema serve a determinare quante persone stanno a quale livello,
stabilendo la gerarchia delle posizioni all’interno di organi amministrativi dello
stato (guǎnlǐjīguān, 管 理机关), delle imprese statali (guóyíng qǐyè, 国营企业) e
delle istituzioni (shìyèdānwèi, 事业单位) e le diverse funzioni per ogni livello.
Differenza tra Bianzhi e nomenklatura: il Bianzhi è una mappa, che rappresenta le
funzioni e il numero di unità per quelle funzioni (anche quelle più in basso, come
gli uscieri di un ministero), mentre la nomenklatura stabilisce solo le posizioni al
vertice. Esempio: il Dipartimento Centrale dell’Organizzazione stabilisce che Ruan
Chenfa 阮 成发 sia il governatore della provincia dello Yunnan e che Chen Hao
陈豪 sia il segretario di partito di tale provincia (= nomenklatura); il governatore
e il segretario di partito dello Yunnan devono scegliere il segretario di partito di X
contea che dovrà poi formare il dipartimento locale dell’organizzazione che indicherà
chi dovrà occupare il ruolo di direttore di Y ospedale in X contea (= sistema
Bianzhi) .
Ovviamente, individuati questi meccanismi attraverso cui il PCC controlla tutto
38
Vedi nota 35.
39
L’espressione comprende la parola “partito” ( 党), il termine classico per “funzionario” ( 官) e la parola “quadro”
(干部), cioè un dirigente di medio livello.
40
Attualmente è Presidente del P artito della Cina per l’interesse pubblico, o Z hi Gong Party ( 中 国致公党)
25
l’apparato burocratico e amministrativo dal centro fino alle zone periferiche, bisogna
tenere conto che comunque il Partito compie ogni singola scelta tramite regole
precise: ad es. per i quadri dirigenti ai livelli inferiori a quelli di ministro e
viceministro, la regola è che devono essere trasferiti da un luogo ad un altro
dopo la fine del secondo termine, per evitare legami che possono portare a
corruzione e favoritismi. I trasferimenti possono avvenire o occupando un posto più
alto o occupando lo stesso tipo di posizione, ma senza responsabilità di
leadership. Lo scopo è quello di far sì che nel corso della propria carriera ci si
dimostri capaci di poter affrontare situazioni tra le più disparate e di aver lavorato in
luoghi e ricoperto cariche anche molto diversi tra loro. Un’altra regola dice che
coloro che si trovano in posizione “mediane” devono tornare per un periodo ai
livelli più bassi, ricoprendo cariche dirigenziali lontani dal centro (in cinese si
dice che essi debbano prendere la posizione di dì yībǎshǒu 第 一把手), e lo stesso
accade anche al contrario;
- Central Leading Small Group 中 央领导小组:fino a qualche decennio fa,di questi
gruppi se ne parlava pochissimo, e poco si comprendeva della loro natura, né delle
loro meccaniche interne. È da Hu Jintao in poi che si incomincia a coglierne non solo
l’importanza, ma anche a comprenderne meglio il funzionamento, dato che sono
state oggetto di studio anche da parte di studiosi cinesi, che hanno scritto anche dei
libri (Lettura consigliata: Christopher K. Johnson, Scott Kennedy, Mingda Qiu, “Xi’s
Signature Governance Innovation: The Rise of Leading Small Groups”, CSIS, 2017).
Quello dei leading small group è un meccanismo informale, sono del tutto assenti
dallo Statuto del PCC. Sono composti da personale ad altissimo livello, sia che
facciano parte del Partito sia che siano parte del governo, e sono guidati il più delle
volte da membri dello Standing Committee. Ogni gruppo ha una tematica; alcuni
sono “a tematica permanente”, che indipendentemente dai processi di
rinnovamento del Congresso o di cambio di Segretario, restano sempre operativi
(politica estera, la questione di Taiwan, economia, scienza e tecnologia) e su
ognuno di questi oltre ai membri dello Standing Committee e del Politburo ci sono
anche ministri e alti funzionari esperti in tali settori, che discutono delle questioni
di cui si occupano mettendo insieme una guida tecnica da affiancare ad una
politica (alla stregua del comitato scientifico che è stato istituito in Italia e che si
affianca al governo nella gestione dell’emergenza sanitaria). Ci sono poi gruppi che
vengono istituiti ad hoc su determinate tematiche: un esempio è il caso del gruppo
creato per le Olimpiadi di Pechino del 2008, un evento dalla forte importanza
simbolica essendo la prima volta che un accadimento di tale portata veniva ospitato
dalla Cina, o dei gruppi di emergenza che vengono istituiti in caso di terremoto o
altre catastrofi naturali. Non solo gli organismi al vertice del Partito, ma anche il
Consiglio di Stato può istituire questi leading group, che assumono quindi natura
governativa.
Con l’ascesa di Xi Jinping c’è stato non solo l’istituzione di nuovi small leading
group, ma egli stesso si è messo a capo di molte di queste41. Questa, come
moltissime altre azioni e decisione prese, hanno rafforzato l’idea di un chiaro
accentramento del potere nella figura di Xi, della sua volontà di essere sempre al
corrente di tutto e di avere sempre l’ultima parola.
41
Anche a capo ad esempio del zhōngyāng cáijīnggōngzuò lǐngdǎoxiǎozǔ 中央财经工作领导小组,il leading
group dedicato all'economia, che generalmente è sempre stato diretto dal numero 2 o 3 dello Standing
Committee, e quindi il ruolo sarebbe spettato in questo periodo al numero 2 Li Keqiang.
26
Dallo studio del CSIS: distribuzione dei leading small group tra PCC e Stato in base alle tematiche.
A marzo del 2018, alcuni di questi leading group sono diventati delle commissioni
(wěiyuánhuì, 委员会), come quello che una volta era il central leading group s ugli
affari esteri, assumendo una posizione più autorevole e ufficiale (negli anni, alcuni
di queste commissioni sono state utilizzate anche per lavorare sulla propaganda:
un esempio lampante è “Commissione per la costruzione della civiltà spirituale”,
instaurata negli anni ‘90).
13/11/20
(Prima di iniziare, abbiamo fatto una lettura di alcune tabelle presenti nello studio riguardanti i leading
group che abbiamo analizzato nella lezione precedente, soffermandoci su quelle presiedute da Xi Jinping,
sulla ricostruzione storica di alcune etc. Le tabelle sono scaricabili al link segnalato nella frase “Central
Leading Small Group 中 央领导小组 ” (letteralmente mezz’ora solo per sta roba)
Continuiamo il nostro discorso sui meccanismi tramite i quali il PCC controlla lo Stato:
- Dǎngzǔ 党 组: traducibile con “gruppi di partito”, si tratta di gruppi che vengono
nominati dall’esterno (≠ cellule di partito) delle istituzioni non partitiche, organi
amministrativi e imprese statali, affinché il Partito possa avere sempre ben chiara
la situazione interna a queste e per assicurare che le direttive di quest’ultimo
siano implementate nell’intero apparato burocratico cinese, soprattutto per
quanto riguarda i processi di decision making. Cellule e dangzu p ossono convivere
in una stessa organizzazione non partitica, ma le dangzu non vengono nominate
dai membri delle cellule, che afferiscono comunque al PCC.
In genere è composto da quattro o cinque membri, (che appartengono a livelli
abbastanza elevati del Partito) che hanno il compito di supervisionare tutte le
attività più importanti dell’organizzazione di cui il dangzu fa parte.
Questo tipo di strumento di controllo è totalmente unico al caso cinese: non ve ne
27
sono esempi simili nella storia degli altri partiti comunisti. Sono stati istituiti per
la prima volta nel 1945, anche se ci sono pochissimi accenni al dangzu come
meccanismo formale nello Statuto del PCC, e fino a poco tempo fa non era mai
stato realmente formalizzato o regolamentato con i modelli “intra-partito” che
esistevano per altri organismi partitici. Addirittura, i dangzu e rano scomparsi
durante la Rivoluzione Culturale, periodo in cui tutte le istituzioni (statali e
partitiche, ufficiali e non) erano scomparse, per poi essere ricostituite (con qualche
modifica) con il periodo della Riforma, anche se comunque negli anni ‘80, nella
prospettiva di una separazione tra Stato e Partito che era stata auspicata da Zhao
Ziyang (al XIII Congresso egli in un rapporto affermò proprio, e per la prima volta
nella storia, che il Partito Comunista Cinese e lo Stato si dovessero separare), si
propendeva per una definitiva abolizione dei dangzu. Tuttavia, dopo il 1989, con la
caduta di Zhao Ziyang e la salita di Jiang Zemin questa possibilità cade nel
dimenticatoio, e i dangzu continuano ad esistere. Lettura consigliata: “中共中央政
治局常务委员会召开会议 习近平主持会议” (“Lo Standing Committee del Politburo
ha tenuto una riunione presieduta da Xi Jinping”42), Xinhuanet, 2015: articolo che
annuncia una riunione del Politburo (cosa che non avviene spessissimo) in data 16
gennaio 2015. Qui viene a galla come con Xi Jinping si sia iniziato ad insistere
sull’importanza che devono assumere i dangzu, e addirittura ci si auspica che ne
vengano costituiti degli altri anche all’interno delle istituzioni più alte del governo
(Quánguó réndà chángwěi huì 全国人大常委会,guówùyuàn 国 务院、quánguó
zhèngxié 全 国政协、zuìgāo rénmín fǎyuàn 最 高人民法院、zuìgāo rénmín
jiǎncháyuàn 最 高人民检察院) per poter attuare quella che viene chiamata 统
43
一领
导(tǒngyī lǐngdǎo, “governance unificata”). Nell’articolo si fa inoltre riferimento alla
necessità di dover impostare delle regole chiare sul funzionamento dei dangzu,
nel più ampio discorso del Piano Quinquennale sul tema dei rapporti tra Partito e
organizzazioni non partitiche e di una più trasparente regolamentarizzazione:
ciò ha portato alla costituzione di un primo regolamento provvisorio nel 2015 che
poi è stato emendato fino alla versione definitiva del 2019. Cosa descrive questo
regolamento? E sso principalmente delinea quali sono le responsabilità del
dangzu e dei membri che lo compongono; più nello specifico, secondo tale
regolamento, il fine ultimo dei membri dangzu è quello di appunto supervisionare gli
organismi non di partito all’interno dei quali vengono istituiti;
- Xìtǒng 系统44: questo termine è traducibile come “sistema” e si tratta proprio di
sistemi burocratici aggregati funzionalmente secondo i macro-obiettivi
perseguiti: al vertice vengono indicate delle persone che lavorano in diversi
istituzioni (ai livelli più alti) su uno stesso settore tematico al fine di costituire un
network che possa lavorare trasversalmente su più organizzazioni. Brødsgaard in
merito ai suoi studi sulla macchina burocratica del Partito (ma anche dello Stato),
sostiene che la burocrazia “è divisa in vari sistemi (xìtǒng) di autorità secondo
diverse funzioni”.
19/11/20
Abbiamo parlato dei principali organismi presenti all’interno del Partito, soffermandoci
42
Traduzione e corsivo sono miei.
43
Rispettivamente: Comitato Permanente del Congresso Nazionale del Popolo, Consiglio di Stato,
Conferenza Politica Consultiva del Popolo Cinese, C orte Suprema del Popolo della RPC e Procura
Popolare Suprema della RPC .
44
Per questo argomento, concentrarsi su Teresa Wright, “Party and State in Post-Mao China”.
28
soprattutto sul Dipartimento Centrale dell’Organizzazione e sui meccanismi formali e
informali tramite i quali il PCC riesce ad avere sempre maggior controllo politico sulle azioni
di governo. Adesso, passiamo a determinare come il Partito affermi il proprio controllo
all’interno del sistema giuridico (Lettura consigliata: Kwai Hang Ng, Xin He, “Embedded
Courts: Judicial Decision-Making in China”, Cambridge University Press, 2017).
In un sistema che rifiuta apertamente la separazione tra il potere del Partito e potere dello
Stato, che valore ha la legge? E che tipo di sistema legale potrà essere istituito? Nel libro
“Afterlives of Chinese Communism: Political Concepts from Mao to Xi”45 , la parola
chiave è “Socialist Law” (s hèhuìzhǔyì fǎ, 社 会主义法), con la quale si intende la
concezione di “legge” affermatasi in Cina a partire dagli anni ‘50 e che coincide con quella
che vigeva in Unione Sovietica, è cioè come strumento per governare (valore normativo)
e di controllare le relazioni sociali con l’idea di fare avanzare la causa dell’instaurazione
del comunismo (fine ultimo ancora oggi perseguito dal Partito Comunista Cinese). Con la
legge quindi si impongono delle regole di comportamento, (col fine di premiare le classi
d’avanguardia e tenere a bada i nemici di classe), sulla base di relazioni di dominio (in
particolare del dominio della classe proletaria su quella borghese).
Tra gli anni ‘50 e ‘60, tutto il sistema è stato poi smantellato a causa della Rivoluzione
Culturale e sempre più la legge è stata considerata arbitrio di chi in quel momento
storico gestiva il potere, inaugurando un periodo detto del “governo dell’uomo” (rénzhì,
人制). Successivamente nel periodo della Riforma, data l’enfasi posta sulla
istituzionalizzazione, si cercò di creare un sistema di leggi positive su cui basare le regole
di comportamento (fǎzhì, 法制,“governo della legge” ) e che dovessero evitare di ricadere
nei meccanismi del passato, dove tutto era basato sulla volontà di chi aveva l’autorità per
poterlo fare senza che nessuno potesse opporsi, anche perché solo così si sarebbero potute
dare determinate certezze sul piano internazionale per favorire il processo di apertura. Negli
anni ‘90 viene introdotta l’espressione yīfǎ zhìguó 依法治国46,per meglio sottolineare il
cambio di sistema avutosi con Deng Xiaoping. L’espressione yifazhiguo, che viene usata
con maggiore enfasi con Jiang Zemin, perde la sua centralità nel linguaggio politico
sotto Hu Jintao, per essere ripresa con molta enfasi recentemente con Xi Jinping.
Tuttavia, con Xi l’espressione assume una diversa caratteristica: viene inserita in uno dei
“Quattro Onnicomprensivi” 四 个全面, uno degli elementi del “Pensiero di Xi Jinping sul
socialismo con caratteristiche cinesi per una Nuova Era”, de facto parte integrante del suo
piano ideologico. La scelta di combinare la yifazhiguo alla leadership del PCC serve a
sottolineare che quest’ultima è “responsabile” della yifazhiguo, c he impiega la legge come
ulteriore strumento per arrivare ad un rafforzamento della disciplina nel Partito.
Chi però, in ultima analisi, deve assicurarsi che la yifazhiguo venga applicata correttamente
e che quindi i funzionari e gli altri membri del PCC si comportino in maniera corretta? Il
Partito stesso: di fatto, il Partito diventa controllato e controllore, con il rischio che questo
“autogoverno” dato dalla legge come strumento per assicurare la moralità nelle proprie
azioni sia non sempre oggettivamente corretto. Il risultato di questa nuova concezione di
legge è che stanno avvenendo delle trasformazioni molto concrete che vedono anche
nascita di nuove istituzioni e la messa in opera di nuove azioni che rendano possibile
questa idea che yifazhiguo e la leadership siano fortemente connesse: una delle strategie
che più in generale si sta adottando consiste nel propendere per un’unione organica tra
legge dello Stato e legge del Partito. Ad esempio, nel 2018 è stata annunciata l’intenzione
di incorporare quello che si chiama “nucleo dei valori socialisti” nella legislazione, ossia
di verificare e applicare la legge statale sulla base dei valori socialisti imposti dal
Partito; più concretamente, nel marzo dello stesso anno è stata istituita la Commissione
Nazionale di Supervisione (guójiā jiǎnchá wěiyuánhuì, 国家检查委员会), (al posto del
Ministero della Supervisione, che controllava i funzionari pubblici (jiānchá bù, 监察部) al
45
pp. 251-256.
46
Letteralmente “rule of law”, “governare a
ttraverso la legge”
29
fianco della Commissione Centrale di Indagine Disciplinare (che ricordiamo ha la
funzione di controllare i funzionari di Partito). Rispetto al Ministero, la nuova Commissione
di fatto si occupa di tutti e due i tipi di funzionario, di fatto risultando come un’ulteriore
estensione del controllo del PCC sui suoi membri rispetto all’apparato statale.
Al di là della questione puramente disciplinare, l’organismo centrale interno di cui si serve il
Partito per controllare il sistema giuridico è il Comitato (commissione) centrale politico
giuridico 中 央政法委员会.Nato nel 1980, è una di quelle commissioni gestite da almeno
un membro del Politburo (attualmente a dirigerlo è l’ex Ministro della Pubblica
Sicurezza Guo Shengkun 郭 声琨47; il suo predecessore durante la dirigenza di Hu Jintao
(2007-2012) è stato Zhou Yongkang 周 永康, importante perché è la figura dal profilo più
alto che le azioni anti-corruzione di Xi Jinping hanno colpito) e le sue funzioni sono
legate a tutto ciò che concerne la pubblica sicurezza e il sistema giuridico. Questo
comitato ha molte funzioni, ed è molto legato al lavoro della giustizia: quando ci sono dei
casi molto importanti dal punto di vista politico, è questo l’organo che dà delle
indicazioni precise sul loro svolgimento (e sulla sentenza): un esempio è il “caso Liu
Xiaobo 刘 晓波” nel 200948 . Questa commissione ha preso le iniziative anche quando ci
sono state negli anni ‘80-’90 le campagne yándǎ 严 打49, che erano delle campagne
“contro qualcosa o qualcuno”di stampo politico o educativo, dedicate a tematiche
specifiche (es. contro la delinquenza comune, problema molto sentito nei primi anni della
Riforma), che spesso hanno avuto risvolti molto cruenti (in quegli anni i tribunali
provinciali, oltre a emettere sentenze potevano eseguire anche condanne a morte,
nonostante secondo la legge questo potesse essere fatto solo dalla Corte Suprema a
Pechino. I tribunali poterono così compiere molti atrocità, per conformarsi al sistema delle
“quote per il raggiungimento degli obiettivi”, che comportava appunto l’aver raggiunto
determinate quote, per poter considerare quella zona come funzionale e le politiche adottate
come vincenti50). Poi, nella metà degli anni 2000, grazie anche a molta dell'attenzione che è
stata data su tali tematiche dall’Unione Europea, che con la Cina attua ogni 6 mesi i
colloqui sui diritti umani, a cui partecipano alti funzionari cinesi e europei per porre
maggior enfasi sulla questione (anche se oggi comunque la Cina è sempre più restia,
giustificandosi parlando di un “tono da paternale” che assumerebbe l’UE di cui non ha
bisogno, cosa che tra gli analisti occidentali fa crescere sempre più dubbi sull’utilità stessa di
tali colloqui), unito alle disastrose conseguenze in ambito giudiziario e non solo venutesi
a creare, si è reintrodotto il principio per cui la pena di morte possa essere emessa
solo da Pechino.
La Commissione non si occupa solo dei casi più sensibili, ma esercita il proprio controllo
anche nel sistema giuridico locale, attraverso le sezioni locali dei comitati politici legali
che hanno l’ultima parola sull’operato dei giudici che, diversamente dai sistemi liberali
dove sono autonomi, separati dal potere esecutivo e legislativo, in Cina sono equiparati a
funzionari di stato (oltre ad essere spesso anche membri del PCC) e in quanto tali sono
soggetti ai meccanismi di supervisione diretti ai funzionari per fare carriera ed essere
valutati anche secondo le famose “quote” da raggiungere. Un altro punto grave da
sottolineare è che i tribunali sono finanziati con fondi provenienti dai governi locali, il
che comporta il forte peso che il volere dei governanti locali e i loro giochi politici hanno,
47
In realtà, quasi tutti coloro che sono stati messi a capo di questa commissione sono stati anche Ministri della
Pubblica Sicurezza.
48
Liu Xiaobo (1955-2017) è stato un attivista, critico letterario, scrittore e docente cinese impegnato per molti
anni nella difesa dei diritti umani nel suo Paese. A causa delle sue idee, l'8 dicembre 2008 Liu Xiaobo è stato
arrestato. Inizialmente è stato detenuto in un luogo segreto. L'arresto è stato formalizzato solo il 23 giugno 2009
con l'accusa di “incitamento alla sovversione del potere dello stato”. Dopo un anno di detenzione, il 23 dicembre
2009 si è svolto il processo e il 25 è stato condannato a 11 anni di prigione e a due anni di interdizione dai
pubblici uffici. Il 18 gennaio 2010 gli è stato assegnato il Premio Nobel per la pace.
49
Letteralmente “colpire duro”.
50
A mio parere è un po’ come lo stesso principio che ha portato al disastro del Grande Balzo in Avanti e le altre
politiche economiche durante l’era maoista.
30
cosa che spesso può portare ad azioni contro gli interessi nazionali proposti dal centro
(ma, anche più semplicemente, crea casi di corruzione e abusi).
Nel tempo, questo sistema ha comunque subito degli aggiustamenti, che sembravano
muoversi verso una maggiore formalizzazione dello stesso, al fine di ridurre gli abusi:
- Anzitutto, a capo del Comitato Centrale non vi è più un membro del Comitato
Permanente del Politburo ( Standing Committee), cosa che da alcuni è stata vista
come un calo di interesse nella gestione di questo organismo da parte del
vertice;
- A seguire, un elemento di progresso è il fatto di aver abolito le quote
irraggiungibili per i giudici, che avevano creato molti problemi in passato (Lettura
consigliata: Josh Chin, “China’s Communist Party Sounds Death Knell for Arrest,
Conviction Quotas”, The Wall Street Journal, 2015) ;
- Ancora, come sintomo di un maggiore attenzione all'uso della legge in maniera più
consona alla sua vera natura è il fatto che a capo dei locali comitati politico legale
non vi è più il capo della polizia locale, segno che l’attenzione dalla materia
dell’ordine pubblico si è spostata su materie più strettamente giuridiche;
- Infine, per evitare il problema di un localismo troppo forte che costituisce una
possibile fonte di ingiustizie, sono stati istituiti delle corti d’appello circoscrizionali
(dìyī xúnhuí fǎtíng, 第 一巡回法庭), che stanno al di sopra di più province,
assicurando la possibilità di rivolgersi non ad un tribunale della stessa provincia in cui
sono stato giudicato la prima volta (con il rischio di ricevere un’altra sentenza
ingiusta, dato che i tribunali sono comunque tutti finanziati dai governi locali), ma
presso una corte di appello che si presume sia slegata dagli interessi legali, dato
che supera i confini provinciali ed è a cavallo tra più di una di queste (primo
caso a Shenzhen)51.
20/11/20
51
Nelle slide c’era un articolo del 2015 pubblicato dal South China Morning Post, ma a quanto pare non c’è più
online, quindi anche se segnalato non l’ho inserito. Ho messo invece il link alla pagina di Wikipedia.
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legge non fornirebbe sufficienti garanzie sulle persone indagate: per esempio, si può essere
detenuti fino a 6 mesi senza poter vedere un avvocato (anche se questo è ancora da
verificare).
Tornando alla Commissione in sé, è stato detto che questa sia de facto più un organo
politico che amministrativo come lo era il Ministero, anche se è nato in sostituzione dello
stesso: a rafforzare questa idea c’è il fatto che, sulla base di un emendamento della
Costituzione, la Commissione rappresenta il quarto ramo del Governo, un’estensione di
quest’ultimo che però ha un potere a sé.
Un’altra novità frutto del XIX Congresso è stata l’abolizione della 双 规52 (shuāngguī, dual
designation) e la sua sostituzione con la 留 置 (liúzhì) 53
. Secondo il sistema della
shanggui, la Commissione disciplinare poteva, sulla base di una serie di regole tutte interne
al Partito, di detenere per lunghi periodi dalla durata indeterminata quei membri del
PCC che erano stati accusati sulla base di inchieste, dopo essere stati prelevati senza
preavviso da qualunque posto si trovassero in quel momento e condotti in posti
chiusi, sconosciuti e super isolati per essere interrogati (anche mediante tortura, che in
alcuni casi poteva portare alla morte). Questo sistema è stato al centro di un forte dibattito
in Cina, soprattutto per l’utilizzo delle pratiche di tortura come forma di interrogatorio e lo
scandalo di alcune morti che sono state scoperte e collegate alla shanggui; la liuzhi è invece
un’altra forma di custodia domiciliare non soggetta al codice di procedura penale, di
fatto avendo anch’essa una sua extragiudizialità (si tratta comunque di cambi recenti e
ancora in fase sperimentale, per cui più che di analisi si può parlare di ipotesi, se non
speculazioni.
[La prof ha detto di concentrarsi molto bene anche sul “Dipartimento del Fronte Unito”, un
altro aspetto che non ha trattato in queste lezioni ma che considera molto importante in
quanto è un topic che è ritornato centrale ed ha assunto nuovi aspetti con Xi Jinping.
Bisogna cercarlo su “Afterlives of Chinese Communism: Political Concepts from Mao to Xi” ]
Possiamo ora passare alla propaganda (che i cinesi preferiscono tradurre come publicity) :
l’organismo centrale del PCC che se ne occupa è il Dipartimento centrale per la
propaganda 中 央宣传部.Questo organismo ha come obiettivi principali quello di
assicurare la legittimità del Partito, (dimostrare che esso è l’unico ente valido in grado
di portare avanti e salvaguardare gli interessi della maggior parte (o comunque, quella
di suo interesse) della popolazione), giustificare il proprio dominio e ottenere un più
effettivo controllo Naturalmente, diverse forme di propaganda si sono alternate nel tempo:
in epoca maoista esisteva la propaganda tout court, un vero e proprio monopolio che ha
raggiunto i suoi estremi nel periodo di massima estremizzazione, che coincide con la
Rivoluzione Culturale e che poi è continuata per un breve periodo anche dopo la morte di
Mao con la Banda dei Quattro54. Dopo la Riforma, data anche la necessità di dover lasciare
più spazio per dare maggiore attenzione alla pluralità, ma soprattutto per un nuovo e
migliore investimento economico sulla macchina propagandistica, questa è mutata nelle sue
forme (anche se mai nella sostanza): se pensiamo ai mass media, ci rendiamo subito conto
che, se prima degli anni ‘80 questi erano completamente sotto il controllo del Partito, con
l’Apertura questi hanno subito delle trasformazioni che puntavano verso il mercato, vista
la possibilità di gestire un mondo che a suo modo produce ricchezza (= pubblicità come
52
Sito segnalato: “Human Rights Journal” edito da Dui Hua, un’associazione non governativa e no-profit
americana abbastanza accreditata presso il Governo cinese fondata negli anni ‘90 da John Kamm. Il Journal ha
lo scopo di raccogliere quante più possibili sugli attuali prigionieri politici.
53
Letteralmente dovrebbe essere “ritenzione”, inteso come lo stato d’arresto. (Sito segnalato: China Digital
Times)
54
La Banda dei Quattro (sì rén bāng, 四
人帮) fu un gruppo di quattro politici della Repubblica Popolare Cinese (la
vedova di Mao Jiang Qing, Zhang Chunqiao, Yao Wenyuan e Wang Hongwen) che furono arrestati nel 1976,
dopo la morte di Mao Zedong, ed in seguito processati e condannati. Prima dell'arresto non esisteva il termine
Banda dei Quattro, che fu coniato per l'occasione.
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modo per acquisire ricchezza da reinvestire nella stessa macchina pubblicitaria, nei
giornali, nella televisione). Detto questo, il Partito nonostante le concessioni non ha mai
inteso perdere del tutto il controllo dei mass media, m a solo di attrezzarsi meglio
(magari appoggiandosi anche alla stampa privata) in vista delle nuove contingenze: in
questo senso, anche la stampa di regime ha dovuto modernizzarsi, senza però mai
superare certi limiti.
Quali sono gli organi (del Governo) deputati alla propaganda, c
ontrollati da questo
dipartimento (di Partito)?
- Ministero della Cultura (wénhuà bù, 文 化部)
- Xinhua News Agency (x īnhuá wǎng, 新 华网), l’unica che è autorizzata a parlare
su determinati argomenti e con un certo linguaggio: quando ciò accade, gli altri
giornali ricevono, dalle sezioni locali del dipartimento di propaganda, come
indicazione di pubblicare solo il testo che è stato pubblicato da Xinhua;
- State Administration of Press, Publications, Radio, Film and Television 国家新
闻出版广播电影电视总局 (guójiā xīnwén chūbǎn guǎngbò diànyǐng diànshì zǒngjú,
detta anche SAPPRFT), si tratta di due agenzie (State Administration of Radio, Film,
and Television ( SARFT) e la Stat Press and Publication Gap) che sono state
unificate nel 2013;
- State Council Information Office 国务院新闻办公社 (guówùyuàn xīnwén bàngōng
shè, detta anche SCIO), ossia “l’Ufficio Stampa” del Consiglio di Stato che produce i
cosiddetti white paper sia sulla politica domestica sia su quella internazionale,
per far conoscere le idee su determinati argomenti dei policy maker cinesi al
mondo.
Infine, negli ultimi anni sono state istituite tantissime stazioni radiofoniche e televisive
all’estero preposte a trasmettere l’idea che la Cina debba raccontare la sua storia a
parole proprie (molto usato è lo slogan “raccontare la propria storia”), senza
l'interferenza di versioni estranee. Anche se è un processo iniziato da prima, questa
tendenza è divenuta più forte sotto Xi Jinping, e l'idea di sapersi rappresentare è diventata
sicuramente una delle politiche principale di questo Segretario.
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