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lincoerenza nel processo di policy making degli attori provocano effetti non
previsti che producono deviazioni non previste. La realt in cui intervengono e
agiscono gli attori politici d luogo a un sistema il pi delle volte
indeterminato e casuale rispetto alle intenzioni dei decisori: una politica
pubblica consta anche di effetti imprevisti e quindi non sono fenomeni che si
autodefiniscono, bens categorie analitiche, i cui contenuti sono identificati
dallanalista pi che dallo stesso policy maker (Heclo, 1972, p. 85). La
politica pubblica non pi un fenomeno oggettivo ma un metodo di raccolta
di interventi isolati che solo insieme e attraverso la lente dellanalista,
spogliata di premesse ideologiche, acquistano un significato comune. Di
conseguenza il centro dellattenzione dei policy studies rappresentato dalla
visione dinsieme di un problema collettivo: suggerendo come il termine
policy sia molto inclusivo, potendo comprendere una vasta tipologia di
interventi, Mayntz (1983, p.128) ne propone un elenco non esaustivo
composto da:
Emanazione di norme regolative
Allocazione risorse finanziarie e di incentivi
Offerta di beni e servizi
Procedure predeterminate per situazioni critiche
Politiche simboliche
Ulteriore punto di disaccordo allinterno dei policy studies la divisione
macroscopica che avviene tra gli studi che preferiscono concentrarsi sul
momento descrittivo e coloro che scelgono di coinvolgere il proprio lavoro
nella programmazione e valutazione delle politiche pubbliche. In merito a
questa divisione, Regonini(2001) compie una precisa analisi del continuum
prescrittivo/descrittivo che caratterizza le finalit della ricerca e dellessenza
stessa del ruolo dellanalista di politiche pubbliche.
Per quanto riguarda le finalit prescrittive gli studiosi e gli analisti delle policy
da sempre si sono posti lobiettivo di dare risposte e suggerimenti al fine di
migliorare le politiche pubbliche. Ne sono espressione i diversi think tanks,
come quelli creati da Roosevelt o Reagan. Secondo Dye(1987) la volont di
approfondire gli aspetti tecnici di una politica pubblica nascono da diverse
levaluation
research
limplementation
research,
discipline
criterio
di
scelta
di
esse
verr
preso
casualmente,
attraverso
fosse sempre professata come una stateless society. Lowi diventa promotore di
un ritorno alla teoria dello stato attraverso la sua classificazione e ci avviene
attraverso la relazione che viene stabilita tra il ruolo coercitivo dello Stato e la
determinazione delle arene di policy. La centralit del monopolio statale della
violenza legittima sottrae le istituzioni pubbliche a quelle accuse di astrattezza
da sempre costanti nel panorama politologico americano. Inoltre il suo schema
si rende anche pi interessante per i propositi di professionalizzazione e di
partecipazione alla vita politica degli scienziati politici: porre come criterio di
distinzione la coercizione statale, consente di applicare questo schema a tutte
le politiche che uno stato compie.
Calise sottolinea come sia importante conoscere anche la biografia di Lowi per
capire quali sono le radici culturali del suo pensiero. Lautore napoletano, nella
sua introduzione al libro, sottolinea come il contesto culturale fatto di
segregazione razziale sia stato fondamentale nel dare una forte impronta
morale al lavoro di Lowi. Questa passione civile si rifletter in tutto il suo
lavoro, caratterizzato da obiettivit analitica e urgenza prescrittiva. Gli
scienziati politici, da Lowi in poi, hanno dovuto fare i conti con il potere
coercitivo dello Stato e con la necessit di porre questo potere sotto un
controllo democratico. Questinfluenza esercitata da Lowi va ben oltre il
mondo accademico riversandosi anche sulle attivit del governo nazionale.
The End of Liberalism(1969) sar infatti la base di molti attori politici degli
anni 70, molti dei quali studenti stessi di Lowi. In questo fondamentale libro,
Lowi compie una disamina storica dellevoluzione legislativa del governo
americano durante il XX secolo. Il progressivo decentramento del potere
coercitivo e le varie deleghe effettuate dal New Deal in poi verso nuovi
soggetti, quali agenzie e burocrazie indipendenti, ha progressivamente eroso
quel principio di responsabilit alla base della legittimit delle istituzioni
democratiche. Secondo la prospettiva lowiana, bisogna guardare con
ammirazione lo Stato americano del XIX secolo, caratterizzato da partiti forti,
importanti mobilitazioni elettorali, poca partecipazione dei gruppi di interesse
neostatista lantinomia tra le tesi del suo ispiratore e gli studi propriamente
figli di questa scuola. Lapproccio della scuola di Cornell saluta il ritorno dello
stato come un evento positivo, esaltando lindipendenza e lautonomia dello
Stato che pu agire in contrasto con le domande della societ civile. Lowi
invece ritiene questo ritorno dello Stato come un pericolo, abbracciando la
tradizione anti-statalista americana e criticando leuropeizzazione della
politica americana. Paura principale di Lowi che questo processo di
ingigantimento dello Stato e dei suoi tentacoli, rappresentati dalle agenzie
indipendenti, possa provocare un cortocircuito politico negli U.S.A.: i partiti
americani diventano meno stabili poich assumono le caratteristiche di quelli
europei e gli obiettivi programmatici vengono trasformati in rispondenza dei
cicli elettorali. In conclusione di questo capitolo introduttivo possiamo
utilizzare le parole di Calise che descrivono il lavoro di Lowi come: lo sforzo
pi significativo per tenere insieme, entro un medesimo quadro interpretativo,
teoria del diritto e analisi della politiche pubbliche. Lo sforzo in questione
costruito attraverso una rigorosa elaborazione concettuale unita con
unapprofondita ricerca storica, il tutto sostenuto da una tecnica compositiva
contemporaneamente evocativa e scientificamente impeccabile. Ginsberg e
Sanders(1990) sottolineano questa capacit di attirare sia il pubblico
accademico che il ricercatore medio americano ritenendo che larma principale
del politologo americano sia il fatto che: Lowi scrive come se la scienza
politica conti, come se gli scienziati politici abbiano il dovere di preoccuparsi
dello stato di salute della democrazia ed essere ritenuti responsabili dei loro
contributi
2. Le arene del potere
2.1. Origine del modello
Il modello delle arene del potere di Lowi uno spartiacque allinterno della
scienza politica mondiale e il dibattito avvenuto intorno ad esso, diviso tra
ritenuta una stateless society. Laggancio compiuto dallautore tra le arene del
potere a radici statuali permette di unire lintento normativo a un chiaro
intento di utilizzazione empirica. Il modello di Lowi aspira a fornire, non solo
al politologo ma anche alluomo delle istituzioni, un modello capace
sistematicamente di spiegare e addirittura predire le conseguenze di
determinate scelte autoritative. Questi risultati e tale ampiezza di sviluppo
sono stati raggiunti da Lowi nel corso di diverse decadi durante le quali il
modello stato arricchito, sviluppato, criticato dallo stesso autore, attraverso
uno stile sempre chiaro e diretto verso il nocciolo del problema.
Lo sviluppo delle arene del potere si sviluppa su diversi piani. Sul piano
normativo necessario segnalare le svolte del 1972, in cui Lowi raggiunge
una completa concettualizzazione della sua classificazione, e il 1985, anno in
cui il politologo americano riflette e modifica la concezione di coercizione
determinando un cambiamento importante nella terminologia ma soprattutto
nelle conseguenze del modello. Lanalisi storico-comparativa, oggetto del
successivo capitolo, invece prosegue per lintero percorso accademico di
Lowi, il quale utilizzer spesso precise spiegazioni storiche che andranno a
sostegno della sua tesi incappando talvolta, inconsapevolmente, in
partigianerie da lui precedentemente attribuite alle diverse scuole di pensiero.
periodi storici ma che possegga una valenza diacronica e non ancorata al solo
esempio statunitense.
dal New Deal che la riflessione di Lowi prende corpo. Infatti il politologo
americano sostiene il fatto che Roosevelt sia stato un presidente dai diversi
volti e che ogni teoria del potere descriva una di queste. Nel caso dellarena
regolatoria Lowi si spinge in una fortissima critica delloperato del governo
statunitense negli anni 30 e 40 del XX secolo, adducendo ad esso i problemi
della vita politica che ancora oggi si fanno sentire. I provvedimenti adottati da
Roosevelt durante i primi 100 giorni mostrano come il governo abbia agito da
mediatore nello scontro tra la associazioni di categoria, preferendo delegare
ampie porzioni di sovranit ad agenzie amministrative sottratte a qualsiasi
controllo di responsiveness pur di togliere il Congresso dallimpasse di
racimolare il necessario consenso per il continuo della legislazione. forse in
questa attivit di delegazione uno dei segreti della pi lunga presidenza nella
storia degli Stati Uniti: Roosevelt infatti riusc, attraverso la delegazione ad
agenzie amministrative sterne facilmente manipolabili, il fedele sostegno del
mondo del business. Successivamente a queste riflessioni storiche di natura
particolare Lowi ritiene di poter confermare lesistenza dei sistemi politici da
lui ideati attraverso lanalisi di diversi periodi storici che prescindano quindi
dalle caratteristiche del presidente o di qualsiasi altro attore istituzionale.
Innanzitutto lunit primaria allinterno di questi sei studi di caso
rappresentata totalmente dalle associazioni di categoria. Questo dominio da
parte degli interessi organizzati, durante gli anni presi in considerazione da
Lowi, sono attribuibili alla due fattori: il potere enorme ottenuto dalle
associazioni di imprenditori e lavoratori di settori economici e lindebolimento
delle macchine partitiche, fenomeni che si sviluppano contestualmente
allinizio del XX secolo. Infatti lesplosione dei gruppi di interesse forn alla
politica unalternativa ai partiti che progressivamente persero il loro potere sui
propri membri al Congresso, determinando unulteriore spinta a spostare
lepicentro decisionale dalle commissioni allistituzione parlamentare.
politologo americano mostra come il ruolo del presidente sia stato sempre
centrale nelle discussioni di questarena. Lo spostamento verso lesecutivo del
centro decisionale determina che attore adibito allimplementazione siano
agenzie centralizzate e verticali, attraverso un complesso sistema di livelli
poco manipolabile dal basso, in tendenza con lapplicazione allambiente
politico della coercizione in questione. Il Congresso e le sue commissioni sono
senza potere poich la loro naturale tendenza alla negoziazione e alla
contrattazione non permette di risolvere i conflitti come invece pu fare un
presidente o comunque un capo del governo. In questo caso i leader delle
associazioni, il Parlamento e lopinione pubblica fanno appello al vertice
dellesecutivo come unico attore capace di risolvere i conflitti che paralizzano
il paese e questo, come sottolinea Lowi, avviene a prescindere dalle
caratteristiche personali del capo del governo. Anche nei casi di presidenza
debole con un forte dominio dellattivit parlamentare o partitica non si
sottraggono alla legge ferrea del dominio dellesecutivo nellarena
redistributiva. Ma a differenza del periodo rooseveltiano, larena redistributiva
pu essere il luogo ideale di dialogo tra il vertice esecutivo e lautorit
parlamentare: come mostrano i dati, lattivit parlamentare in questo tipo di
politiche pubbliche si rivela fervente anche se, a differenza dellarena
regolatoria, i provvedimenti a sfavore del proponente calano drasticamente,
attestandosi intorno a una percentuale del 24%. Questi dati relativi alle 7
politiche redistributive prese in considerazione da Lowi sono utili per una
generale considerazione dei meccanismi che avvengono in questarena e
soprattutto completano quel manuale a disposizione dello scienziato politico e
delluomo istituzionale che il lavoro di Lowi.
Infatti la scelta di policy di questo tipo hanno diversi risvolti. Innanzitutto
devono rappresentare la scelta obbligata in momenti storici difficili, dove la
pressione sociale si fa fortissima e lunico metodo di risoluzione di questi
conflitti laffrontare direttamente il problema, portarlo nel centro del cuore
politico evitando quindi politiche di ripiego come possono essere quelle
Come gi accennato nel primo capitolo di questo lavoro, Lowi non ha mai
veramente sviluppato le implicazioni della tipologia in modo tale da generare
un set integrato di ipotesi da utilizzare sul campo; ci dovuto soprattutto alla
noncuranza, da alcuni attribuita come volontaria, nel rendere chiare le
definizioni essenziali alla base dello schema. Infatti, nonostante i termini che
descrivono le quattro tipologie di arene siano entrate nel linguaggio comune
della disciplina, sono spesso usate in una maniera scorretta e diversa dalle
intenzioni dellautore. Anche la mancanza di una trattazione unitaria ha un
ruolo fondamentale nello sviluppo di queste conseguenze. Questa negligenza
infatti ha portato alcuni autori ad usare in maniera impropria le definizione del
modello, estrapolandole dal contesto originario per piegare il significato a
proprio piacimento. Le prime critiche del mondo accademico non tardarono ad
arrivare e i primi furono Wilson, Kellow e Kjellberg, che puntarono il dito
proprio sulla difficolt empirica dello schema. Wilson(1974), in particolare,
accusa la tipologia lowiana di non occuparsi delle conseguenze sociali ed
economiche che ogni tipo di policy comporta, distinguendo le quattro arene
solo in base alla relazione che intercorre tra potere statale e cittadini. Il
modello di Lowi, sotto questo punto di vista, effettivamente carente: la
predicibilit del modello si ferma al momento dellimplementazione,
trascurando il momento decisivo della valutazione, strumento fondamentale
per luomo istituzionale e lo scienziato politico delle scelte effettuate in
passato per analizzare loperato politico e ottenere informazioni utili per scelte
future. Lowi ammette limportanza dei grandi cambiamenti sociali ed
economici ma riconosce che il suo modello non risponde correttamente
quando ad essere minacciati sono valori di base e le identit culturali di
gruppo. Il modello quindi presenta notevoli vantaggi per quanto riguarda
analisi di livello micro, ma non offre una teoria che venga utile durante periodi
storici di cambiamenti sistematici.
Ulteriore problema suggerito da Nicholson(2002) lapplicazione dello
schema in sistemi politici diversi da quello americano. Lapplicazione
Lo schema qui sopra illustrato illustra come i costi e i benefici di una politica
pubblica si distribuiscano diversamente a seconda della politica pubblica e che
ci comporta diverse conseguenze rispetto alla struttura del potere. Una
situazione di interest group politics, ad esempio determiner una lotta serrata
tra gruppi di interesse altamente specializzati. Il quadrante delle client politics
2 Gormley(1983; 1985), Kellow (1988), Francis(1993) a cui rimandiamo ai
lavori originali oppure alla trattazione sotto la voce CLASSIFICAZIONE nel
Dizionario di politiche pubbliche di G.Capano e M.Giuliani (1996)
Lowi comincia la descrizione dei diversi sistemi politici e delle diverse scelte
di policy effettuate nel corso dei secoli dal governo americano partendo dagli
politici allinterno degli Stati Uniti: da una parte il governo federale, fatto da
Commissioni, organi amministrativi e singole decisioni prese
dallamministrazione jacksoniana e dallaltra parte i singoli Stati, costretti a
misure coercitive intorno a questioni scottanti, intrappolando nelle barriere
statali le lotte ideologiche partitiche.
La strutturazione dellarena distributiva qui sopra analizzata rappresenta il
paradigma di questo tipo di policy. Ma ladozione continuata di unerogazione
puntuale e indiscriminata di fondi pubblici ora sarebbe impossibile per diverse
ragioni. Innanzitutto lattivit nascosta delle commissioni diverrebbe
estremamente difficile, essendo lattivit politica sotto locchio dei media e
difficilmente occultabile. Inoltre la semplice strutturazione partitica dellepoca
permise contrattazioni pi semplici e meno conflittuali. In aggiunta il crocevia
del bilancio federale attivo del 1806 oggi stato sostituito dal sogno del
pareggio di bilancio e del generale contenimento del disavanzo statale,
soprattutto in ambito europeo, il che implica non solo limpossibilit fisica di
attribuire fondi in maniera casuale ma soprattutto limpossibilit morale di
creare ampie politiche senza chiare attribuzioni di valore alle azioni dei
cittadini, soprattutto in economie complesse come quelle contemporanee.
3.1.3. Le politiche regolatorie
Il New Deal il punto finale dellanalisi storica delle arene negli Stati Uniti.
Questo perch Lowi riconosce in Roosevelt e nelle sue politiche lutilizzo di
tutte le quattro arene del potere. Come gi stato detto precedentemente,
Roosevelt ha mostrato diverse facce dello Stato generando difficolt negli
analisti a catalogarlo in compartimenti stagni. Lowi invece con le sue arene
riesce a mostrare la natura multiforme delle funzioni che uno Stato pu
assumere.
Ci che colpisce maggiormente della rivoluzione Rooseveltiana che essa si
sia svolta in pochissimo tempo. Infatti le diverse nature del Presidente si
mostrarono gi nel primo anno se non nei primi mesi. Innanzitutto bisogna
sottolineare che lattenzione del New Deal per le politiche costituenti fosse
riguardanti policy di altre arene che mai come questa volta sono perseguiti con
tale convinzione. Naturalmente non dobbiamo limitare lattivit del governo
Renzi a policy provenienti solo dallarena costituente: altre riforme e leggi
sono state portate avanti in questa legislatura ma il premier come se si
sentisse in catene, come se limpianto istituzionale intorno a lui volesse
fermare la voglia di rinnovamento da lui tanto proclamata. Certamente non
sono solo queste le intenzioni che Renzi e il suo partito vogliono perseguire e i
diversi ostacoli sulla via ne sono la dimostrazione. Ma i costi politici delle tre
riforme sopracitate sono cos alti che inutile concentrarsi su eventuali
motivazioni nascoste e bisogna concordare con le parole di Calise (2015) il
quale afferma che le riforme, nel bene e nel male, sono la puntata pi alta
rischiosa e clamorosa- di Renzi sul tavolo del proprio governo.
Inoltre lintento dellanalisi delloperato del governo renziano non sar il
posizionamento del governo in una determinata arena di policy, ma piuttosto
sar il tentativo di previsione degli effetti che le scelte effettuate produrranno
sullintero sistema politico.
3.3.1. Italicum: sogni di governabilit
Iter Parlamentare
Innanzitutto tra le tre riforme di cui si parlato nel paragrafo precedente, la
legge elettorale stata la prima ad entrare nelle aule parlamentari. Infatti, dopo
aver ricevuto il 24 Gennaio il parere positivo della Commissione Affari
Costituzionali e il superamento delle 4 pregiudiziali di costituzionalit del 31
Gennaio, l11 Febbraio del 2014 il testo arriva alla Camera per essere
sottoposto alle centinaia di emendamenti presentati in commissione. Il
governo Renzi, causa la risicata maggioranza creata con lalleanza con NCD e
il patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi, si trova costretto tra due fuochi:
lapprovazione immediata per andare subito alle urne (Berlusconi) e la
blindatura dellItalicum allapprovazione della riforma costituzionale del
delle elezioni regionali del 2015. Cos mostra il suo animo di schiacciasassi:
impone la sua linea allinterno della direzione del PD isolando i dissidenti
come Civati e Speranza e minacciando di imporre la fiducia nella votazione
alla Camera. Questi sono solo alcuni dei costi politici che Renzi ha dovuto
pagare per poter andare avanti nelle riforme, alla ricerca di quel grande
progetto istituzionale che gli permetterebbe di ottenere maggiore stabilit
governativa.
Dopo la sostituzione dei dissidenti del PD allinterno della Commissione
Affari Costituzionali e il lasciapassare di questa per lesame dellItalicum in
aula, il 28 Aprile il testo della riforma arriva in aula e, dopo aver superato le
pregiudiziali proposte dalle opposizioni, viene blindato con il voto di fiducia.
Questa mossa da parte di Renzi scatena le ire generali che tacciano il governo
di derive autoritarie rimandando la memoria alla cosiddetta legge truffa del
1953. Inoltre le votazioni che seguiranno nei giorni immediatamente
successivi saranno disertate dalle opposizioni, permettendo cos alla
maggioranza di rendere agevolmente legge lItalicum il 4 Maggio.
Cos lItalicum
La nuova legge elettorale, di cui abbiamo appena affrontato liter
parlamentare, fa parte di quel progetto riformatorio pi ampio del governo di
Renzi di voler assicurare una stabilit governativa maggiore e la possibilit da
parte della sola Camera dei Deputati di poter legiferare pi velocemente e con
una maggioranza stabile e nutrita, senza sottostare al ricatto di opposizioni o
piccoli partiti. Ma quanti di questi obiettivi sono stati raggiunti dalla legge
elettorale e quali sono i meccanismi predisposti dallItalicum per soddisfare le
esigenze dellattuale compagine governativa? Il mondo accademico, pi che
sulle altre riforme, si schierato tra sostenitori e critici; entrambe le fazioni
hanno portato e portano con veemenza le proprie argomentazioni a favore
della propria posizione, alcune volte cadendo nella partigianeria e nelle
aggiungendo una simulazione di voto dove per le sue tesi non appaiono
nutrite da un reale intento di imparzialit.
Ma ci che differenzia lItalicum dalla precedente legge elettorale
listituzione del doppio turno. Infatti mentre il premio di maggioranza veniva
precedentemente assegnato al partito con il pi alto numero di voti sul
territorio nazionale, con lItalicum questo avviene solo se la lista ha raggiunto
il 40%. In caso contrario, i due partiti che hanno conseguito pi voti accedono
ad un secondo turno nel quale il vincente si aggiudicher il 54% dei seggi
della Camera dei deputati, ossia 340 seggi. Sul ballottaggio i toni si fanno pi
morbidi. Infatti lo stesso G.Pasquino (2015) ad ammettere che il sistema a
doppio turno, in generale, riconsegna nelle mani degli elettori la possibilit di
determinare da s la lista vincitrice. Ma a deludere ancora il politologo
limpossibilit di apparentamenti tra il primo e secondo turno, facendo cos
dellItalicum uneccezione al negativo tra le diverse leggi elettorali europee.
Altre accuse derivano dallarbitrariet della soglia stabilit al primo turno.
Infatti il 40% non altro che il risultato delle contrattazioni avvenute nel Patto
del Nazareno, senza alcuna ratio dorigine costituzionale a sostenerla.
Limpossibilit di presentarsi al primo turno con coalizioni di liste o partiti e
lesclusione di apparentamenti al ballottaggio sono regole disposte per evitare
che coalizioni di stampo solo elettorale si potessero distruggere appena il voto
sia stato tradotto in seggi. Per quanto possa sembrare un nobile motivo, agli
occhi della maggior parte della comunit accademica questo meccanismo
appare inutile e immaturo. Inutile poich i partiti potrebbero presentarsi in
ununica lista, dotata del necessario statuto al primo turno, per poi sciogliersi
una volta ottenuto il premio di maggioranza. A questo naturalmente una legge
elettorale non pu e non deve porre rimedio, ricordandosi il divieto di mandato
imperativo e quindi la possibilit da parte die parlamentari di poter costituire
nuovi gruppi parlamentari una volta eletti nellorgano legislativo. Ci che
suggeriscono Fasano e Natale (2015) la possibilit di integrazione della
legge elettorale con regolamenti che impediscano la dissoluzione post-
maggioranza dei votanti allultima elezione della Camera dei Deputati. Questo
strumento viene dopo una stagione di referendum abrogativi falliti per il non
raggiungimento del quorum, effettivamente troppo alto soprattutto in un
momento storico in cui laffluenza elettorale sta calando vertiginosamente.
diverse analisi, sia sul lavoro di Lowi che sullapplicazione delle tipologie
delle politiche pubbliche.
bene ricordare che questo lavoro si era prefissato di analizzare
dettagliatamente il modello delle arene del potere di Lowi, nel tentativo di
scovare un filo conduttore che il politologo americano non ha mostrato, a
causa di una mancata sistematizzazione. Questo obiettivo stato perseguito
attraverso diversi strumenti. Innanzitutto sono stati utilizzati i materiali
originali del modello lowiano: i diversi articoli sparsi negli anni sono stati
analizzati sia in lingua originale che attraverso il contributo di Calise (1999),
La scienza delle politiche. A questo lavoro di raccolta ed analisi dellimpianto
normativo stato aggiunto il dibattito che ha seguito il modello che ha
arricchito lanalisi dellautore di questa tesi. Infatti, a seguito del confronto
effettuato tra le tesi di Lowi e le critiche, positive o meno, del mondo
accademico, seguita unanalisi dettagliata dei concetti del modello delle
arene, nello sforzo di esaminare ogni sfaccettatura. Il primo capitolo, dopo una
breve introduzione sulla rivoluzione lowiana allinterno del mondo
accademico, e il secondo capitolo occupano un posto fondamentale in questa
tesi: la valorizzazione di un modello che tenta di prevedere le modificazioni
istituzionali relative alle diverse scelte di policy che ogni sistema politico
compie. Attraverso questa lunga analisi si perviene alla conclusione che le tesi
Lowi sono corrette: le trasformazioni subite nel corso dellarco costituzionale
americano non sono dovute alla lotte per il potere come la maggior parte del
mondo accademico insiste nel proclamare, ma piuttosto sono il risultato delle
scelte che i diversi Presidenti e Congressi hanno perseguito nelle diverse arene
di politica pubblica. A seguito di questo lavoro di analisi del lavoro di Lowi,
lautore di questa tesi ha utilizzato il modello lowiano nel tentativo di
prevedere le modificazioni che un sistema, diverso da quello descritto da
Lowi, subir a causa delle scelte importanti fatte in una singola arena di
policy. Infatti le riforme costituzionali promosse dal Governo Renzi sono il
contenuto principale del terzo capitolo. Questo tentativo di ricerca empirica
stato portato avanti attraverso una serie di passaggi ben individuabili ma che
doveroso ricordare. Innanzitutto stata effettuata una ricerca dei testi originali
delle scelte di policy costituenti analizzate. Attraverso strumenti normativi si
tentato di effettuare unanalisi di stampo ingegneristico-costituzionale. Infatti
il combinato disposto della riforma del Senato e dellItalicum non poteva
essere letto separatamente: le riforme vanno insieme, sia come dichiarato dagli
stessi promotori e sia da unattenta indagine dei testi.
A seguito dellesplorazione legislativa dei testi, stata effettuata unanalisi,
impiantata sulla massima imparzialit possibile, sullimpatto che queste policy
avranno sullimpianto costituzionale e quindi sul sistema politics dellarena
costituente. Ma come analizzato nei precedenti capitoli, le scelte in
questarena non si limitano a modificare solo il proprio impianto istituzionale
ed cos che stato necessario effettuare delle previsioni sugli effetti che la
riforma del Senato e lItalicum produrranno nellarena distributiva,
redistributiva e regolativa. I risultati ottenuti sono ritenuti dallautore
soddisfacenti: infatti, tranne che in rari casi in cui lautore non ha potuto
evitare, i casi di recentismo e parzialit sono assenti. Le analisi empiriche
effettuate non sono state fatte per cause partigiane, ma piuttosto per indagare
la validit delle tesi di Lowi. Se infatti nella rilettura tra qualche anno delle
predizioni fatte in questo lavoro si riconosceranno effettivamente le
modificazioni descritte, allora sar una minima prova che le tesi lowiane non
erano cos sbagliate come diversi critici hanno detto in passato.
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