Teorema di incompletezza di Gödel e metalinguisticità
L’8 Agosto 1900 al Congresso Internazionale dei Matematici svoltosi a
Parigi, David Hilbert presentò una lista di 23 problemi aperti: il secondo era dimostrare la coerenza dell’aritmetica. Il programma di Hilbert, che prese il nome di “formalismo”, mirava a «risolvere i problemi della matematica dovuti all’emergere dei paradossi nella teoria cantoriana degli insiemi». L’intento di Hilbert era quello di «spogliare» i segni logici di ogni significato, dunque formalizzare l’aritmetica avrebbe comportato separare la sintassi dalla semantica. Da un sistema formale così ottenuto, cioè un sistema di segni, si sarebbero potuti ottenere solo assiomi e teoremi intesi come formule dimostrabili senza contraddizioni, provando così la consistenza del sistema. Un sistema si dice «sintatticamente coerente se per nessuna formula α del linguaggio formale su cui è impiantato si dà il caso che ⊢α e ⊢¬α», cioè non consente di dimostrare contraddizioni. Se ciò accade un sistema è detto incoerente e ciò ne implica l’inconsistenza. Gödel dapprima annunciò il proprio teorema in un convegno a Königsberg nel 1930 e successivamente dimostrò in un articolo del 1931 i due teoremi che prendono il nome di Primo e Secondo teorema di incompletezza. Con Teorema di incompletezza si fa riferimento alla congiunzione logica dei due. Il primo teorema afferma che un sistema (assiomatico-deduttivo) formale S in grado di esprimere l’aritmetica elementare, se è coerente, non è completo, poiché ammette proposizioni del tipo γ che dicono di sé stessa di essere indimostrabile. Un sistema si dice completo se da esso è possibile derivare tutte le proposizioni vere, dunque se γ è dimostrabile nel sistema S, allora è incoerente, poiché se un sistema è coerente non dovrebbe essere possibile derivare alcuna contraddizione. Se invece γ è indimostrabile, proprio come dice di essere, è un enunciato vero, allora il sistema S poiché è coerente contiene una proposizione indimostrabile; inoltre non può derivare la sua negazione, ¬ γ, che sarà falsa. Ma la negazione di γ ci direbbe che γ è dimostrabile, dunque il sistema S se è coerente non è completo, dovendo essere possibile dimostrare tutte e solo le proposizioni vere. Il secondo teorema può essere considerato un corollario del primo. Introducendo una «affermazione di coerenza», Coer , è possibile mostrare tramite il modus ponens che Coer → γ , che dice di sé di essere indimostrabile, ma per il primo teorema γ non può essere dimostrabile in un sistema S coerente. Dunque se S è coerente allora «non è in grado di dimostrare l’asserzione Coer del linguaggio formale su cui è impiantato». Nonostante Gödel, tramite la cosiddetta gödelizzazione, riesce a dimostrare che ogni proposizione può essere espressa aritmeticamente, una proposizione che parla di sé stessa ricorda molto il “paradosso del mentitore” e si pone dunque il problema dell’autoriferimento. Questo problema si riconduce a quello dei concetti semantici, come quello di verità. Come mostrato da Tarski, il predicato di verità, se definito nello stesso linguaggio, può generare paradossi. Dunque è qui che bisogna distinguere tra linguaggio-oggetto e metalinguaggio, infatti per superare il problema dei paradossi bisognerebbe esprimere i concetti semantici in un metalinguaggio L1 separato dal linguaggio L. Però questo porta a un regresso all’infinto poiché servirebbe un metalinguaggio Ln per esprimere i concetti semantici di L. Di conseguenza Tarski conclude che ciò non è applicabile al linguaggio ordinario, ma funziona solo per i linguaggi formalizzati della logica. Infatti, come riporta Berto a proposito delle conseguenze tratte dal lavoro di Tarski: «non sembra che il nostro linguaggio ordinario sia strutturato secondo la gerarchia dei metalinguaggi, né sembra che ci possano essere concetti inesprimibili in esso: qualsiasi contenuto esprimibile linguisticamente sembra essere esprimibile nel linguaggio naturale».
Bibliografia
Berto F., La logica da zero a Gödel, Laterza, 2007
Berto F., Tutti pazzi per Gödel, Laterza, 2008
Tarski A., The concept of truth in formalized lenguages, In A. Tarski (ed.),
Logic, Semantics, Metamathematics. Oxford University Press. pp. 152--278 (1936)