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1.

Teoria Matematica

2. Logica matematica

3. Insiemistica

4. Prodotto cartesiano

5. Relazione

6. Classi di equivalenza

7. Numeri naturali

8. Numeri pari e numeri dispari

9. Numeri primi

10. Numeri relativi

11. Numeri razionali

12. Numeri decimali

13. Numeri reali

14. Massimo Comun Divisore ( MCD )

15. Minimo Comune Multiplo ( mcm )

16. Coordinate cartesiane

17. Notazione scientifica di un numero

18. Ordine di grandezza.

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Teoria matematica.

Una teoria esprime, per mezzo di un linguaggio preciso, concetti e proprietà riferite ad un determinato oggetto;
ogni termine ogni proposizione di una teoria ha un significato univoco.

Una teoria è composta da concetti assunti come acquisiti e che quindi non hanno bisogno di essere definiti e
vengono detti “primitivi” , ad esempio in geometria il punto, il piano ecc.

Da questi concetti o elementi primitivi attraverso una serie di definizioni possono essere generati altri concetti o altri
termini, oppure delle proposizioni chiamate anche postulati o assiomi che sono delle verità “assunte” a priori che
quindi non hanno bisogno di dimostrazioni.

Quando parliamo di teoria matematica dobbiamo distinguere due concetti :

- Le congetture : che si basano su deduzioni logiche senza avere una diretta osservazione del fenomeno in
esame.
- Le ipotesi : che sono concetti che si basano sulla diretta osservazione del fenomeno in esame.

Se studiamo un sistema assiomatico abbiamo a che fare con du concetti fondamentali:

- I concetti non definiti e assunti a priori come concetti base, concetti acquisiti e quindi “primitivi”.
- Gli assiomi che sono enunciati non dimostrati che vengono considerati veri a priori.

Tenendo presente questi due concetti si ottiene il fondamento di quello che viene chiamato sistema deduttivo,
punto di partenza per la definizione di altri concetti deduttivi e di teoremi.

Esempio.

Concetto primitivo : non ha bisogno di essere definito; punto, linea, piano.

Definizione: attraverso la definizione sulla base dei primitivi genero altri concetti;

- Segmento : retta delimitata da due punti.

Assioma: enunciato che coinvolge i termini primitivi e attraverso le definizioni definisce altre proprietà; l’assioma non
ha bisogno di dimostrazione; per un punto passano infinite rette.

Logica matematica.

Alla base dello studio della logica matematica ci sono le proposizioni, che sono delle affermazioni che possono essere
o vere o false; i concetti di vero o falso vengono assunti come concetti primitivi e quindi acquisiti.

Le proposizioni rispondono ai seguenti principi base:

- Principio di identità; una proposizione non può essere contemporaneamente vera o falsa.
- Principio del terzo escluso; ogni proposizione o è vera o è falsa non esiste una terza possibilità.

Per indicare le proposizioni i usano in generale lettere dell’alfabeto minuscole : p, q, r, s ecc.

Da quanto detto è facile dedurre che una affermazione è una proposizione se posta in termini oggettivi e non
qualitativi.

Esempio.

a. Roma è la capitale d’Italia.

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b. 25 è un numero pari.
c. Londra è bella.
 a, b, c sono tre affermazioni
 a e b sono proposizioni, c è solo una affermazione.
 a e una proposizione vera
 b è una proposizione falsa.

Le proposizioni e i suoi valori possono essere messi in forma tabellare.

p : Roma è la capitale d’Italia = Vero p := v


q : 25 è un numero pari = Falso q := F

queste proposizioni sono dette elementari o atomiche poiché non possono essere scomposte in proposizioni più
semplici ; dalle proposizioni elementari attraverso operazioni logiche è possibile generare altre proposizioni che in
genere sono proposizioni composte.

Connettivi logici.

I connettivi logici sono delle operazioni logiche che mi permettono di generare delle proposizioni composte a partire
dalle proposizioni semplici, i connettivi logici fondamentali sono:

“non” , “e” , “o”

 il connettivo logico “non” in inglese “not” può essere indicato anche con il simbolo “- “ sopra la
proposizione, questo connettivo associa l’operazione di negazione alla proposizione , quindi se la nostra
proposizione è p ed è vera l’operazione “not p” ci dice che è falsa; se la proposizione p è falsa l’operazione
“not p” ci dice che è vera, il tutto può essere rappresentata in forma tabellare, queste tabelle vengono
chiamate tabelle di verità.
Il connettivo logico “not” opera su una sola proposizione atomica.

Riprendendo le proposizioni precedenti :


p : Roma è la capitale d’Italia = Vero not p : Roma non è la capitale d’Italia = Falso
q : 25 è un numero pari = Falso not q : 25 non è un numero pari = Vero

 il connettivo logico “e” nella forma inglese prende la forma “and” o in quella latina “et” si indica con il
simbolo “˄” , l’operazione associata è quella della congiunzione.
La congiunzione lega due proposizioni atomiche, quindi date le due proposizioni p e q la proposizione
composta è “p˄q”, questa proposizione composta è vera solo se le due proposizioni atomiche sono
entrambe vere.

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Il connettivo and è anche detto prodotto logico; considerando le seguenti proposizioni semplici:
p : un quadrato ha 4 lati = Vero
q : un quadrato ha quattro angoli = Vero
p ˄ q : un quadrato ha 4 lati e quattro angoli. = Vero

 connettivo logico “o” o nella forma inglese “or” o ancora nella forma latina “vel” ha come simbolo logico “˅”
; l’operazione logica associata è la disgiunzione o somma logica, anche ilo connettivo “or” opera su due
proposizioni atomiche e ne fornisce una composta.
La proposizione composta “ p ˅ q” , di due proposizioni atomiche p e q è vera solo se almeno una delle due
proposizioni atomiche è vera.
P : 10 è un numero pari = Vero
q : 10 è divisibile per 5 = Vero
p ˅ q : 10 è un numero pari o 10 è divisibile per 5 = Vero.

Espressioni logiche.

Applicando i connettici logici alle proposizioni atomiche otteniamo delle espressioni logiche.

Tautologia.( T )

Una tautologia è una espressione logica che risulta vera per qualsiasi valore della variabile che la compone; è
evidente che una tautologia ha uno scarso contenuto informativo.

Contraddizione.( C )

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Una contraddizione è una espressione logica che è sempre falsa per qualunque valore della variabile; anche in
questo caso il contenuto informativo è molto scarso.

Proprietà delle operazioni logiche.

Date p, q, r, proposizioni atomiche valgono le seguenti proprietà:

1. commutativa:
p ˄q = q ˄ p
p˅q=q˅p
2. associativa:
p˄(q˄r)=(p˄q)˄r
p˅(q˅r)=(p˅q)˅r
3. idempotenza:
p˄p=p
p˅p=p
4. distributiva:
p˄(q˅r)=(p˄q)˅(p˄r)
p˅(q˄r)=(p˅q)˄(p˅r)
5. assorbimento:
p˄(p˅q)=p
p˅(p˄q)=p
6. leggi di De Morgan:
( p ˄q ) = p ˅ q
( p ˅q ) = p ˄ q
7. proprietà con tautologia a contraddizione:
p˄T=p p˅T=T
p˄C=C p˅C=p
p˄ p=C p˅ p=T

Proposizione aperte ( predicate )

Una proposizione di dice aperta se è composta da una o più variabili a cui non è assegnato un valore specifico, nel
momento in cui a tali variabili viene assegnato un valore specifico la proposizione aperta diventa una proposizione
nel senso classico della definizione.

Una proposizione aperta può essere indicata con p(x) o q(x,y) ; l’insieme dei valori che è possibile assegnare alle
variabili è detto dominio della proposizione aperta, mentre l’insieme dei valori che rendono la proposizione vera è
detto insieme di verità.

Quindi le proposizioni aperte o predicati non hanno un valore intrinseco di verità ma dipende dal valore attribuito
alla variabile.

Quantificatore.

Altro modo per ottenere una proposizione da una proposizione aperta è quella di usare i quantificatori, ne vengono
definiti di due tipi:

- quantificatore esistenziale indicato con il simbolo : ∃ che risponde alla domanda “…esiste almeno un …” esso
può anche assumere la forma : ∃! che risponde alla domanda “ esiste ed è unico “.

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- quantificatore universale indicato con il simbolo : ∀ che risponde alla domanda “ … tutti …” o “ …per ogni…”

Esempio.

La proposizione : “ ∃ x ∈ D | p(x) “ si legge “ esiste almeno un elemento x che appartiene all’insieme D tale che
vale la proprietà p(x) “.

La proposizione : “ ∀ x ∈ D | p(x) “ si legge “ per ogni elemento x che appartiene a D tale che vale la proprietà p(x)
“.

Esempio.

Data la proposizione : p(x) = nel luogo x piove.

- ∀ x | p(x) = piove in ogni luogo.


- ∃ x | p(x) = esiste almeno un luogo dove piove.

Implicazione logica.

Date due proposizioni aperte I(x) e T(x) con x ∈ D , se ogni valore di x che rende vera I(x) rende vera anche T(x)
allora si dice che I(x) implica logicamente T(x) e si scrive :

I(x) ⟹ T(x)

1. I(x) viene in generale chiamata ipotesi, mentre T(x) tesi.


2. La scrittura I(x) ⟹ T(x) si può anche leggere “… se I(x) allora T(x) …”
3. I(x) si dice condizione sufficiente per T(x) ; T(x) si dice condizione necessaria per I(x).

Consideriamo due proposizioni p e q così definite :

p : Giovanni è abruzzese
q: Giovanni è italiano

p⟹q Giovanni è abruzzese ⟹ Giovanni è italiano

Giovanni è abruzzese : implica : che Giovanni è italiano

Se Giovanni è abruzzese allora Giovanni è anche italiano, la condizione di essere abruzzese è una condizione
sufficiente per essere italiano; la condizione di essere italiano è necessaria per essere abruzzese.

Consideriamo ora queste due proposizioni:

p : Giovanni è abruzzese
q : Giovanni non è italiano

se la proposizione p è vera ma q è falsa allora anche p ⟹ q è falsa ; viene a mancare la condizione necessaria.
( Giovanni non può essere abruzzese se non è italiano )

p : Giovanni non è abruzzese


q : Giovanni è italiano

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in questo caso la proposizione p è falsa ma la q è vera l’implicazione risulta vera poiché Giovanni può essere italiano
senza essere abruzzese ( condizione necessaria ).

L’ultima condizione è quella che porta a negare le due proposizioni :

p : Giovanni non è abruzzese


q: Giovanni non è italiano

in questo caso implicazione è vera avendo negato le due proposizioni.


Ricapitoliamo e riportiamo i risultati in una tabella.

Esempio.

P : fido è un cane
q : fido è un mammifero

p⟹q se fido è un cane : allora : fido è un mammifero

p è condizione sufficiente per q ; l’essere un cane è una condizione sufficiente per essere un mammifero.

q è condizione necessaria per p ; deve essere un mammifero per essere un cane.

Equivalenza logica.

Date due proporzioni aperte A(x) e B(x) se per ogni x ϵ D assumono lo stesso valore di verità si dice che A(x) è
equivalente a B(x) e si scrive:

A(x) ⟺ B(x)

1. A(x) ⟺ B(x) si legge anche “…A(x) se e solo se B(x) …”


2. Si dice che A(x) è condizione necessaria e sufficiente per B(x) e che B(x) è condizione necessaria e sufficiente
per A(x).
3. Dire che A(x) ⟺ B(x) equivale a dire che A(x) ⟹ B(x) e che B(x) ⟹ A(x)

Consideriamo due proposizioni p e q tali che :

p : Giovanni è abruzzese

q : Giovanni è italiano

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abbiamo visto che se le due proposizioni sono vere anche l’implicazione è vera; se ora consideriamo q ⟹ p se q è
vero sappiamo che Giovanni è italiano ma non sappiamo niente di p; non è detto che Giovanni pur essendo italiano
sia anche abruzzese, quindi non possiamo dire che q ⟹ p sia vera.

Consideriamo queste due proposizioni:

p : è un triangolo con tre lati uguali


q : è un triangolo con tre angoli uguali

è facile osservare che in questo esempio abbiamo che p ⟺ q una equivalenza logica o coimplicazione logica.
Quando una implicazione logica è verificata si dice anche che è un teorema; un teorema è una proposizione che
partendo da delle condizioni iniziali giunge attraverso una dimostrazione a delle conclusioni che rendono vera la
proposizione. ( o falsa ).

Nel teorema si identifica:

- p : la proposizione dalla quale si parte e che prende il nome di ipotesi.


- q : la condizione alla quale si vuole arrivare a dimostrare e prende il nome di tesi.

La dimostrazione è un ragionamento logico che permette di giungere alla tesi partendo dalle ipotesi iniziali.

Attraverso l’implicazione logica è possibile dimostrare dei teoremi, questo metodo è detto metodo diretto, altro
metodo è quello detto indiretto che consiste nel negare la tesi e attraverso il ragionamento logico arrivare ad una
contraddizione che ci porta ad accettare la tesi.

Metodo diretto : I(x) ⟹ T(x)

Metodo indiretto : I (x) ⟹ T (x)

Introduzione agli insiemi.

Definiamo un insieme come concetto primitivo acquisito associandolo a quello di collezione o aggregato di
oggetti.

Il concetto di insieme viene detto primitivo o di base poiché non è possibile scomporlo in concetti più
semplici in questo caso esso può solo essere descritto.

Identifichiamo gli insiemi con lettere maiuscole dell’alfabeto, A, B, C,…Z mentre gli elementi che
appartengono o non appartengono all’insieme saranno indicati con lettere minuscole, a, b, c,…x, ecc.

Gli insiemi di cui ci occuperemo saranno principalmente degli insiemi numerici e delle loro proprietà,
vediamo ora le notazioni particolari usate per alcuni insiemi numerici proponendoci di definirne le
proprietà in seguito :

N = insieme dei numeri naturali

Z = insieme dei numeri interi relativi

Q = insieme dei numeri razionali


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I = insieme dei numeri irrazionali
R = insieme dei numeri reali

Definiamo ora un insieme base U non vuoto che prenderemo come riferimento, questo insieme viene
chiamato insieme universo o insieme ambiente, gli elementi di U sono tutti gli insiemi su cui lavoreremo.

Dalla definizione sopra possiamo dedurre che gli elementi di U sono degli insiemi, e tutti gli elementi di
tutti gli insiemi appartengono anche ad U.

questo mette in evidenza il fatto che nel contesto di un discorso è bene precisare se l’insieme su cui si
lavora è visto come elemento di un ulteriore insieme o come insieme che contiene altri elementi, questo
per evitare antinomie che porterebbe a paradossi logici.

Ritornando al concetto di insieme riportiamo la descrizione che ne da il matematico Cantor :

Un inseme è una collezione di oggetti determinati e distinti della nostra percezione o del nostro pensiero
concepiti come un tutto unico, tali oggetti si dicono elementi dell’insieme.

Da questa descrizione possiamo subito dedurre che preso un insieme possiamo parlare di elementi
dell’insieme e stabilire se un elemento appartiene o non appartiene a tale insieme, cioè possiamo scrivere :

x  A per indicare che l’elemento x appartiene all’insieme A ,

x  A per indicare che l’elemento x non appartiene all’insieme A.

Un particolare insieme è l’insieme vuoto indicato con  oppure con { } , tale insieme è privo di elementi ,
in particolare qualsiasi insieme contiene come elemento l’insieme vuoto, infatti prendiamo un qualsiasi
insieme A contenente degli elementi e togliamo da esso tutti gli elementi in questo modo l’insieme A
coinciderà con l’insieme vuoto.

Non potendo dare una definizione di insieme possiamo descrivere l’insieme attraverso i suoi elementi in
questo modo possiamo avere due forme diverse per descriverlo del tutto equivalenti :

 Elencando gli elementi dell’insieme.


 Definendo una proprietà di cui godono gli elementi.

Il primo metodo è consigliabile se gli elementi sono in numero finito e non molto numerosi ad esempio
l’insieme delle vocali nell’alfabeto italiano può essere descritto dal seguente insieme che chiamiamo V :

V={a,e,i,o,u}

Da sottolineare il fatto che l’ordine con cui vengono elencati gli elementi di un insieme non è importante
per cui l’insieme V può essere descritto anche in questi modi:

V={a,i,e,o,u} ={e,a,o,i,u} ={u,o,i,e,a}

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Gli elementi di un insieme vengono racchiusi tra parentesi graffe. L’uso di tale notazione è limitato però ad
insiemi con pochi elementi, nella maggioranza dei casi gli elementi dell’insieme vengono identificati
attraverso una proprietà caratteristica che li definisce.

A = { x  U | p ( x ) } oppure possiamo anche scrivere in maniera più concisa { x : p ( x ) }

Che si legge, l’insieme A è formato dagli elementi x tali che godono della proprietà p ( x ).

Per rappresentare gli insiemi oltre alla rappresentazione tabulare vista in precedenza, possiamo utilizzare
una rappresentazione grafica attraverso la notazione di Eulero-Venn ,che consiste nel rappresentare un
insieme ed i suoi elementi attraverso dei punti interni ad una superficie chiusa senza nodi mentre l’insieme
universo U viene rappresentato attraverso un rettangolo, vediamo attraverso tale notazione alcuni semplici
esempi.

Nella figura abbiamo rappresentato l’insieme universo U e due insiemi A e B , sono rappresentati anche
due elementi x e y ; x non appartiene a nessuno dei due insiemi ( ma appartiene all’insieme universo ) ,
mentre y appartiene all’insieme B.

Vediamo alcune definizioni degli insiemi numerici visti in precedenza :

N = insieme dei numeri naturali = { 0 , 1 , 2 , 3, ….. }

Z = insieme degli interi relativi = { 0 , -1 , 1 , -2 , +2 …}

Q = insieme dei numeri razionali = { p / q , p e q  Z , q  0 }

Consideriamo i seguenti insiemi :

A={0,1,2,3}

B = { -1 , 1 }

C = { 0 , 2 , 4 , 6 , 8 , …. }

Si nota subito che i primi due insiemi sono completamenti descritti mentre l’ultimo possiamo intuire che
rappresenta l’insieme dei numeri pari, intuirlo poiché non è possibile descriverlo in modo completo.

Possiamo pensare di descrivere questi insiemi ricorrendo ad altri insiemi ad esempio a quelli numerici
appena visti cercando di definirne le proprietà, possiamo quindi riscriverli in questo modo :

A = { x  N | x < 4 } che si legge che A è l’insieme degli x appartenenti ai numeri naturali e tali che gli x
siano minori di 4.
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B = { y  Z | y 2 = 1 } , B è l’insieme degli elementi che appartengono agli interi relativi tale che deve
valere la relazione y 2 = 1

C = { x  N | x è pari } , C è l’insieme degli elementi dei numeri naturali pari.

In questo modo abbiamo espresso i nostri insiemi di partenza come un sottoinsieme di altri insiemi,
( abbiamo anticipato il concetto di sottoinsieme che definiremo a breve ).

I quantificatori.

Per semplicità di scrittura in matematica si usano due simboli particolari che prendono il nome di
quantificatori:

  detto quantificatore universale che si legge “qualunque sia”


  detto quantificatore esistenziale che si legge “esiste almeno uno” ( una variante è ! che si
legge
“esiste ed è unico” )

Insiemi uguali

Due insiemi sono uguali quando sono lo stesso insieme, questo vuol dire che gli elementi sono uguali, in
questo caso possiamo scrivere che A = B  x  A x  B.

Ricordiamo che non ha importanza l’ordine con cui vengono scritti gli elementi di un insieme ( se non
diversamente specificato ) per cui A = { a, b, c } e B = { c, a , b } sono uguali A = B , un insieme non cambia
per l’eventuale ripetizione di un elemento A = { a, b, c, a } e B = { c, a , b }  A = B.

Proprietà di uguaglianza fra elementi uguali ed insiemi uguali.

 Riflessiva : x=x A=A


 Simmetrica : ( x = y )  ( y = x ) (A=B)(B=A)
 Transitiva: (x=yey=z)(x=z) (A=BeB=C)(A=C)

Insiemi finiti ed Infiniti.

Un insieme finito è un insieme costituito da un numero finito di elementi; nell’insieme infinito gli elementi
non possono essere elencati in un tempo finito.

A = { x | x є N e x < 1000 } insieme finito.

B = { y | y є N } insieme infinito

Insiemi particolari.

L’insieme formato da un solo elemento si chiama insieme unitario. A={a}

Un insieme privo di elementi è un insieme vuoto A = { } oppure A = 

Osservazione:
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scrivere A =  è diverso dallo scrivere A = {  } infatti quest’ultimo è un insieme unitario.

Cardinalità di un insieme finito.

La cardinalità di un insieme finito indica il numero di elementi che sono contenuti nell’insieme, per indicare
ad esempio la cardinalità dell’insieme A usiamo le seguenti notazioni:

#A , | A | , car(A)

Esempio.

A = { a, e, i, o, u } #A = 5

Sottoinsiemi.

Dato un insieme I diciamo che l’insieme E è un sottoinsieme di I ( o che E è incluso in I ) , e scriviamo E  I ,


se per ogni elemento x appartenente ad E , x appartiene anche ad I.

E  I  per ogni x  E , x  I

Può succedere però che vi siano elementi di I che non appartengano ad E in questo caso si parla di insieme
proprio e

si scrive E  I. e si dice anche che si ha una inclusione in senso stretto.

Osserviamo che se dico che E  I affermo che  x  E  x  I , ma non dico niente sull’insieme I, se
analizzo l’insieme I e scopro che  x  I  x  E allora dalla definizione posso scrivere I  E e che quindi i
due insiemi sono uguali; se invece analizzando I scopro che esiste almeno un x  I che non appartiene ad E
allora dico che l’insieme E è un sottoinsieme proprio di I e scrivo E  I.

Ricordiamo che due insiemi A e B si dice che sono uguali se contengono gli stessi elementi, inoltre se A 
B e B  A allora A = B .

 Ogni insieme è sottoinsieme di se stesso E  E


 L’insieme vuoto è sottoinsieme di qualunque insieme.

Esempio:

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consideriamo i primi sei elementi dei naturali No = { 1, 2, 3, 4, 5, 6 } , indichiamo ora con D l’insieme dei
numeri dispari contenuti in No , D = { 1, 3, 5 } e con P quelli pari P = { 2, 4 , 6 }; è immediato che D  No e P
 No sono due inclusioni in senso stretto.

Infatti, ad esempio per D, ogni x  D è tale che x  No ma vi sono elementi y  No che non sono elementi
di D, stesso ragionamento può essere fatto per il sottoinsieme P.

Proprietà dell’inclusione.

 Riflessiva: A  A la proprietà è evidente  x  A

 Antisimmetrica: A  B e B  A  A = B infatti  x abbiamo : A


=B
 Transitiva: (B  A e A  C )  B  C infatti  b B dato che B  A allora b A ma visto che A 
C
allora b  C.

Sottoinsieme proprio e sottoinsieme improprio.

Un sottoinsieme proprio è definito dalla relazione : A  B ( A e sottoinsieme proprio di B )

Un sottoinsieme improprio è definito dalla relazione : A  B

A = { 3, 4 }

B = { 1, 2, 3, 4, 5 }

A è un sottoinsieme proprio di B

A = { 1, 2, 3 }

B = { 2, 1, 3 }

A è un sottoinsieme improprio di B

Operazione fra insiemi.

A partire da uno o più sottoinsiemi di U è possibile generare nuovi insiemi attraverso operazioni
insiemistiche, le più comuni sono:

- complementazione

- intersezione

- unione

- differenza

- differenza simmetrica

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- insieme potenza o insieme delle parti

Insieme complementare.

Se due insiemi sono tali che B  A , si dice insieme complementare di B rispetto ad A quell’insieme
costituito dagli elementi che appartengono ad A e non a B, e si scrive CA B = { x  U | x A e x B }

In figura in grigio è rappresentato l’insieme complementare.

Esempio:

A = { 1, 2, 3, 4, 5 } e B = { 1, 2, 3 } l’insieme C A B = { 4, 5 }

Se A è un sottoinsieme di U si definisce come complementare di A rispetto a U l’insieme formato da tutti


gli elementi che non appartengono ad A :

C U ( A ) = { x  U | x  A } oppure C U ( A ) = { x  U | x non vale p ( x ) }

queste proprietà sono immediate :

 CU=
 CC(A)=A
 C=U

Da C  = U  C ( C  ) = C U   = C U

Ad esempio se U = N ed A indica l’insieme dei numeri pari, il complementare di A rispetto a U sarà l’insieme
dei numeri dispari.

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Intersezione.

Dati due sottoinsiemi A e B di U si definisce intersezione di A e B l’insieme formato da tutti gli elementi x
che appartengono sia ad A che a B.

A  B = { x  U | x  A e x  B } in simboli si può scrivere  x : x  A  B

Se i due insiemi sono disgiunti A  B = 

Se A  B, si ha che A  B = A

Esempio:

Dati i due insiemi A = { 1, 2, 3, 4 } e B = { 3, 4, 5, 6 } , A  B = { 3, 4 }

Proprietà dell’intersezione.

 A  A = A in tal caso si dice che ogni insieme rispetto all’operazione di intersezione è idempotente e
la relazione precedente si dice di idempotenza.
 Commutativa: A  B = B  A deriva direttamente dalla definizione di intersezione e dal fatto che in
un insieme non ha importanza l’ordine degli elementi.
 Associativa: ( A  B )  C = A  ( B  C ) per dimostrarla basta verificare che entrambi i membri
hanno gli stessi elementi ; se x  ( A  B )  C per definizione x  ( A  B ) e x  C e se x  ( A 
B ) sempre per definizione x  A e x  B , ma se x B e x  C segue che x  ( B  C ) e se x  A e x
 ( B  C ) allora x  A  ( B  C ).
Viceversa in modo analogo si dimostra A  ( B  C ) .

Osservazione:

 A= ( ricordiamo che ogni insieme ha come sottoinsieme l’insieme vuoto )


 AU=U ( ricordando che A è sottoinsieme dell’insieme universo e che quindi A  U )

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Unione.

Dati due sottoinsiemi A e B di U si definisce unione di A e B l’insieme formato da tutti gli elementi che
appartengono ad A o a B oppure ad entrambi presi una sola volta.

A  B = { x  U | x  A oppure x  B }

Esempio:

dati gli insiemi A = { 1, 2, 3, 4 } e B = { 3, 4, 5, 6 } l’insieme A  B = { 1, 2, 3, 4, 5, 6 }.

Notiamo subito che se B  A allora A  B = A

Esempio:

A = { 1, 2, 3, 4 } e B = { 2, 3 } per cui B  A allora A  B = A = { 1, 2, 3, 4 }

Proprietà dell’unione.

 A  A = A , si dice in tale caso che l’unione è idempotente rispetto all’unione.


 Commutativa: A  B = B  A deriva direttamente dalla definizione di unione e dal fatto che in un
insieme l’ordine degli elementi non ha importanza.
 Associativa: ( A  B )  C = A  ( B  C ) basta verificare che i due membri dell’uguaglianza abbiano
gli stessi elementi.
Supponiamo i tre insiemi A,B,C disgiunti se x  ( A  B )  C abbiamo due possibilità o x  ( A  B )
o x  C, se x  ( A  B ) , si ha x  A e per la definizione di unione x  A  ( B  C ) , oppure x  B e
quindi x  ( B  C ) e sempre per la definizione di unione sarà x  A  ( B  C ).

Se invece era x  C e quindi x  ( B  C ) e sempre per la definizione di unione sarà x  A  ( B  C )

Viceversa supposto x  A  ( B  C ) si dimostra in modo analogo che x  ( A  B )  C.

Osservazione:

 A=A
 AU=U

Differenza di due insiemi.

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Dati due insiemi A e B sottoinsiemi di U ; la differenza tra un sottoinsieme A e un sottoinsieme B è l’insieme
degli elementi che appartengono ad A ma non appartengono a B.

A\B={xU|xA e xB}

Esempio:

Dati A = { 1, 2, 3, 4 } e B = { 3, 4, 5, 6, 7 } allora A \ B = { 1, 2 } mentre se faccio B\A = { 5, 6, 7 }.

Dall’esempio appena visto di deduce che l’operazione di differenza non è commutativa A \ B ≠ B \ A .

Si può vedere facilmenta che la differenza è anche data da A \ B = A  C B

per verificarlo in modo intuitivo disegnamo i due insiemi A e B poi tratteggiamo le linee che coprono l’area
in corrispondenza dello spazio che mi rappresenta C B a questo punto tratteggiamo delle linee con
diversa inclinazione che corripondono a A  C B , lo spazio che contiene i due tipi di linee che si incrociano
rappresenta l’insieme cercato e come si può vedere in figura i due insiemi trovati con metodi diversi
coincidono.

In modo rigoroso, considerando due insiemi A, B abbiamo che se x  A  C B allora x  A e x  C B , cioè x


A e x B ma questa è la definizione di differenza allora x  A\B.

Viceversa se x  A\B allora x A e x B cioè x A e x  C B ma questa è la definizione di intersezione quindi


x  A  C B.

Differenza simmetrica.

Dati due insiemi A e B sottoinsiemi di U ; la differenza simmetrica tra un sottoinsieme A e un sottoinsieme B


è l’insieme degli elementi che appartengono ad A ma non appartengono a B o appartengono a B ma non
appartengono ad A. in formule abbiamo che :

AB={xU| (xA) e (xB)o(xB) e(xA)}

Possiamo notare che : ( x  A ) e ( x  B ) = A \ B e ( x  B ) e ( x  A ) = B \ A , la particella di


congiunzione è quella che rappresenta l’unione tra insiemi quindi posso anche scrivere la differenza
simmetrica come :

A  B = ( A \ B )  ( B \ A)

17
Esempio:

se A = { a, b, c, d } e B = { b, d, e, f } abbiamo che A  B = { a, c, e, f }.

Insieme delle parti.

Dato un insieme A prende il nome di insieme delle parti o insieme potenza di A e indicato con P ( A )
l’insieme che ha come elementi tutti i sottoinsiemi che possono essere formati con gli elementi di A.

P(A)={B:BA}

Se ad esempio l’insieme A = { a , b , c } l’insieme delle parti sarà :

P(A)={0,a,b,c,(ab),(ac),(bc),(abc)}

Se l’insieme A contiene n elementi l’insieme delle parti conterrà 2 n elementi.

Proprietà generali degli insiemi.

 Booleana ACA= ACA=U


 Commutativa AB=BA AB=BA
 Associativa (AB)C =A(BC )(A  B)  C = A  ( B  C )
 Distributiva ( A  B )  C =( A  C )  ( B  C )
( A  B )  C =( A  C )  ( B  C )

 De Morgan C(AB)=CACB C(AB)=CACB

Da notare inoltre che la condizione A  B equivale alla condizione A  B = A oppure alla condizione A  B =
B.

 A= A=A
infatti : C (   A ) = C   C   C A = C   U  C A = U  U= U

C ( A)=CA CCA=CA UCA=CA  CA=CA

 UA=A UA=U

18
Partizione di un insieme.

Dato un insieme A e i suoi sottoinsiemi A1, A2, …An si dice che si ha una partizione di A se:

 Nessuno dei sottoinsiemi è vuoto. ( A1 ≠ , A2 ≠ , …, An ≠ )


 Due qualsiasi dei suoi sottoinsiemi sono disgiunti.

 L’unione dei sottoinsiemi è uguale all’insieme A. ( ).

Prodotto cartesiano.

Dati due insiemi A e B l’insieme prodotto cartesiano è formato da tutte le coppie ordinate ( a i , bi ) con ai 
A e bi  B e si indica con A x B, se uno dei due insiemi è vuoto il prodotto cartesiano è l’insieme vuoto.

C=AxB={(x,y)|xA,yB}

Essendo formato da coppie ordinate il prodotto cartesiano non è commutativo :

AxBBxA

Esempio :

A = { a, b } ; B = { 1, 2, 3 }  A x B = { ( a, 1 ) ; ( a, 2 ) ; ( a, 3 ) ; ( b, 1 ) ; ( b, 2 ) ; ( b, 3 ) }

Rappresentazione classica.

Possiamo rappresentare il prodotto cartesiano anche nella forma detta a piano cartesiano.

19
In questo caso gli elementi del prodotto cartesiano sono individuati dai nodi di incrocio delle rette che
formano la griglia.

Se m è il numero di elementi di A e n è il numero di elementi di B il prodotto cartesiano A x B sarà formato


da m x n elementi.

In modo equivalente se l’insieme A ha car(m) e l’insieme B ha car(n) l’insieme prodotto cartesiano avrà car(
m x n) se uno dei due insiemi ha cardinalità infinita anche l’insieme prodotto cartesiano avrà cardinalità
infinita.

Se il prodotto cartesiano viene fatto sullo stesso insieme A, tale cioè da avere A x B con B = A da cui il
prodotto cartesiano è A x A definito da :

A2 = A x A = { ( x , y ) | x  A , y  A }

Proprietà del prodotto cartesiano.

 Non è commutativo: A x B ≠ B x A
 Non è associativo: (A x B ) x C ≠ A x ( B x C ) infatti gli elementi di ( A x B ) x C sono della forma ( ( a, b
) , c ) mentre quelli A x ( B x C ) sono della forma ( a, ( b,c ) ).
 E’ distributivo rispetto all’unione a destra e a sinistra:
Ax(BC)=(AxB)(AxC)

(BC)xA=(BxA)(CxA)

Dimostriamo la prima, analogamente si dimostra la seconda; se a A , b B e c  C allora b,c  ( B


 C ) si sa che le coppie dell’insieme A x ( B  C ) sono le coppie ( a, b ) e/oppure le coppie ( a, c ) e
queste sono proprio le coppie dell’insieme ( A x B )  ( A x C ) e quindi i due membri sono uguali
avendo elementi uguali.

Viceversa in modo analogo si procede dal secondo membro per trovare il primo membro.

 E’ distributivo rispetto all’intersezione a destra e a sinistra:


Ax(BC)=(AxB)(AxC)

(BC)xA=(BxA)(CxA)

 E’ distributivo rispetto alla differenza di due insiemi a destra e sinistra:


Ax(B\C)=(AxB)\(AxC)
20
(B\C)xA=(BxA)\(CxA)

Relazione ( definizione )

Dati due insiemi non vuoti A e B ed una proposizione che riferita ad essa abbia un significato
inequivocabile, se per ogni coppia ordinata (a, b ) con a є A e b є B sussiste una ed una sola di queste
condizioni:

- a è associato a b attraverso la proposizione.


- a non è associato a b attraverso la proposizione.
È possibile allora dire che esiste una relazione tra A e B e possiamo scrivere :

R di A in B

Esempio.

Prendiamo i seguenti insiemi:

A = { 1, 2, 3}

B = { 4, 9 }

Costruiamo il prodotto cartesiano che avrà #| A x B| = 3 x 2 = 6 elementi.

A x B = { (1,4) (1,9 ) (2,4 ) (2,9 ) ( 3,4) ( 3, 9) }

Possiamo definire la relazione

R di A in B attraverso la proposizione p : “ … è il quadrato di… “

Attraverso le coppie ( 2,4) e ( 3, 9)

Le altre coppie non intervengono nella relazione.

Osservazione.

- Abbiamo fatto un prodotto cartesiano


- Abbiamo ottenuto due insiemi : uno con coppie che verificano la relazione, l’altro con
coppie che non verifica la proposizione.

La relazione prende anche il nome di corrispondenza di A in B ; l’insieme A viene chiamato dominio della
relazione , l’insieme B codominio della relazione.

Grafico di una relazione.

Dati due insiemi A e B ed una relazione R fra di essi l’insieme G ( R ) formato dalle coppie ( a, b ) con a є A e
b є B tali che gli elementi di A sono associati a B attraverso R è un sottoinsieme del prodotto cartesiano di
A e B e si chiama grafico di R.

G(R)={(a,b)|aєA,bєB eaRb}⊂AxB

21
Nelle relazioni il grafico di R può coincidere con il prodotto cartesiano G ( R ) = A x B oppure il grafico della
relazione non contiene elementi in questo caso coincide con l’insieme vuoto.

Esempio.

A = { 4, 7, 9 }

B = { 1, 2, 3 }

R := “ … è multiplo di …”

a R b = { ( 4, 2 ) ( 7, 1 ) ( 9, 3 ) } ⊂ A x B = G ( R )

R : = “ … è il cubo di …”

a R b = { } = A x B = G ( R ) è l’insieme vuoto.

Relazione inversa.

Dati gli insiemi A e B e la relazione R tra gli insiemi tale che a є A e b є B con ( a R b ) formanti le coppie ( a,
b ) , la relazione inversa R-1 sempre con a є A e b є B viene definita da ( b R-1 a ) formanti le coppie ( b, a).

Esempio.

A = { 4, 7, 9 }

B = { 1, 2, 3}

R := “…è quadrato di…”

a R b = { ( 4 , 2) ( 9, 3 ) }

la relazione inversa:

R-1 := “…è radice di…”

b R-1 a = { ( 2, 4 ) ( 3, 9 ) }

Relazioni binarie.

Nel linguaggio comune parliamo di relazione tra due oggetti, persone, fatti ecc, quando tra gli elementi
esiste un qualche tipo di legame; una relazione quindi presuppone l’esistenza di almeno due elementi e la
definizione che intercorre tra essi. ( il legame viene detto predicato ).

Parliamo di relazione binaria perché si riferiscono a coppie di elementi.

Definiamo come relazione tra gli elementi di due insiemi A e B ( i due insiemi possono anche coincidere )
quando è possibile associare elementi dell’insieme A con elementi dell’insieme B attraverso una qualche
tipo di legame, il tipo di legame è espresso il più delle volte da una proprietà o da una legge che indichiamo
con R ( x, y ) con x  A e y  B, applicando tale relazione si può quindi verificare una sola di queste
possibilità:

22
 R ( x, y )  vera ( la relazione e’ verificata ) e si scrive anche x R y
 R ( x, y )  falsa ( la relazione non è verificata )

la relazione si può identificare con le coppie ordinate ( x, y ) che soddisfano la relazione R ( x, y ) cioè è
vera, possiamo quindi dire che R  A x B una relazione è un sottoinsieme del prodotto cartesiano.

Esempio :

Dati i due insiemi A = { 3, 4, 5, 6 } e B = { 2, 3, 4 } la relazione R sia definita nel seguente modo :

x R y o R ( x, y )  x è multiplo di y

possiamo rappresentare gli elementi dell’insieme relazione R  A x B , cioè gli elementi che verificano tale
relazione :

R = { ( 3, 3 ) ; ( 4, 2 ) ; ( 4, 4 ) ; ( 6, 2 ) ; ( 6, 3 ) }

Come si vede questo è un sottoinsieme del prodotto cartesiano.

A x B = {(3,2 );(3, 3);(3, 4); (4,2 );(4, 3);(4, 4); (5,2 );(5, 3);(5, 4); (6,2 );(6, 3);(6, 4) }

Nella definizione di relazione abbiamo detto che i due insiemi possono anche coincidere, se entrambi gli
argomenti della relazione appartengono ad uno stesso insieme si parla di relazione in un insieme.

Se ad esempio la relazione è definita negli insiemi A e B con B = A avremo R  A x A = A 2

Esempio:

Dato l’insieme A = { 0, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8 } la relazione R  A x A definita nel seguente modo :

R = { ( x, y ) | y è il doppio di x ; y = 2*x }

Gli elementi della relazione saranno le coppie :

R = { ( 0, 0 ) ; ( 2, 4 ) ; ( 3, 6 ) ; ( 4, 8 ) }

Nell’area grigia sono racchiusi i punti che appartengono alla relazione.

Nel caso in cui i due insiemi coincidano vi sarà un particolare sottoinsieme indicato con D e detto diagonale
i cui elementi sono definiti da :

D={(x,y):xA,yB; y=x}
23
Ad esempio se A = { 1, 2 , 3 } e R = A x A = A 2 .

A2={(11),(12),(13),(21),(22),(23),(31),(32),(33)}

D={(11),(22),(33)}

Composizione di relazioni.

Dati tre insiemi A, B, C se R è la relazione di A in B e T è la relazione di B in C possiamo definire la relazione


di A in C che indichiamo con ( T o R ) e chiamiamo relazione composta.

Quindi se a є A, b є B, c є C scriviamo:

(aRb),(bTc), a (ToR)c

Esempio.

A = { 12, 5 }

B = { 6, 0 }

C = { 2, 1 }

R := “…è il doppio di …” ( 12 , 6 )

T := “…è il triplo di…” ( 6 , 2)

( T o R ) := “…è il triplo del doppio…” ( 12 , 2 )

Osservazioni.

- La relazione R è un sottoinsieme del prodotto cartesiano A x B


- La relazione T è un sottoinsieme del prodotto cartesiano B x C
- La relazione ( T o R ) è un sottoinsieme del prodotto cartesiano A x C

Data la relazione R di A in B , se B = A abbiamo una relazione di A in A ; a R a o relazione di A in se stessa.

Esempio.

A = { 1, 2, 3, 6, 8 }

24
a R a con R := “… è il tiplo di …”

A x A = { ( 3, 1 ) ( 6, 2 ) }

Proprietà riflessiva.

Una relazione definita in un insieme A si dice riflessiva se ogni elemento x  A è in relazione con se stesso.

 x  A  R ( x, x )

Proprietà antiriflessiva.

Una relazione definita in un insieme A si dice antiriflessiva se ogni elemento x  A non è in relazione con
se stesso.

 x  A  R ( x, x ) non è verificata.

Proprietà simmetrica.

Una relazione definita in un insieme A si dice simmetrica quando presi due elementi x, y  A se vale R ( x,
y ) vale anche R ( y, x ).

 x, y  A  R ( x, y )  R ( y, x )

Proprietà antisimmetrica.

Una relazione definita in un insieme A si dice antisimmetrica quando presi due elementi x, y  A tali che x
 y se vale R ( x, y ) non vale R ( y, x ).

 x, y  A e x  y  R ( x, y ) non vale R ( y, x )

Proprietà transitiva.

Una relazione definita in u insieme A si dice transitiva se presi comunque tre elementi x, y, z e tali che R ( x,
y ) e R ( y, z ) allora vale R ( x, z ).

 x, y, z  A  R ( x, y ) e R ( y, z ) allora R ( x, z )

Relazione d’ordine.

I° DEFINIZIONE

Una relazione definita in un insieme non vuoto A si dice di ordine se gode delle proprietà :

 Antisimmetrica  x, y  A e x  y  R ( x, y ) non vale R ( y, x )


25
 Transitiva  x, y, z  A  R ( x, y ) e R ( y, z ) allora R ( x, z )

II° DEFINIZIONE.

Una relazione definita in un insieme non vuoto A si dice di ordine stretto se gode delle proprietà :

 Antiriflessiva  x  A  R ( x, x ) non è verificata


 Antisimmetrica  x, y  A e x  y  R ( x, y ) non vale R ( y, x )
 Transitiva  x, y, z  A  R ( x, y ) e R ( y, z ) allora R ( x, z )

Si parla infine di ordine totale se  x, y  A è R (x, y ) o R ( y, x )

Ordine parziale in caso contrario.

Relazione di equivalenza.

Una relazione definita in un insieme A si dice di equivalenza se gode delle seguenti proprietà :

 Riflessiva  x  A  R ( x, x )
 Simmetrica  x, y  A  R ( x, y )  R ( y, x )
 Transitiva  x, y, z  A  R ( x, y ) e R ( y, z ) allora R ( x, z )

Classi di equivalenza.

Per introdurre il concetto partiamo da un esempio e consideriamo l’insieme A i cui elementi sono gli
studenti di una classe, gli studenti hanno tutti o 13 anni o 14 o 15 e non vi sono studenti che hanno una età
diversa da 13, 14 o 15 anni.

Consideriamo ora le coppie ( x, y )  A per cui vale la relazione R “x e y hanno la stessa età “ , la relazione R
è di equivalenza infatti gode delle proprietà :

 riflessiva
 simmetrica
 transitiva

e quindi due studenti della stessa età sono equivalenti.

Se indichiamo con a uno studente che ha 13 anni, sappiamo che a  A e consideriamo il sottoinsieme di A
formato da tutti gli studenti che hanno 13 anni di età, esso si chiama classe di equivalenza ed è individuato
dall’elemento a rispetto alla relazione R prima definita e si indica con [a].

Quindi il simbolo [a] definisce il sottoinsieme di A costituito da tutti gli studenti che hanno 13 anni di età, in
modo analogo possiamo dire che con [b] definiamo il sottoinsieme di A definito da tutti gli studenti che
hanno 14 anni di età e con [c] la classe di quelli che hanno 15 anni di età.

26
Le tre classi [a] , [b] , [c] per il modo con cui sonno state definite e per le ipotesi iniziali godono delle
seguenti proprietà:

 nessuna classe è vuota


 le classi sono disgiunte
 l’unione delle classi fornisce tutti gli elementi di A
queste tre classi per la definizione vista in precedenza formano una partizione di A.

Definizione.
Si dice classe di equivalenza dell’elemento a  A, rispetto ad una relazione di equivalenza R, il sottoinsieme
di A costituito da tutti gli elementi di A che sono equivalenti all’elemento a.

Una classe di equivalenza [a] non è mai vuota, poiché per la proprietà riflessiva deve contenere almeno a, e
per le proprietà transitiva e simmetrica tutti gli elementi di [a] risultano equivalenti fra loro, quindi è per
questo motivo che [a] viene chiamato rappresentante della classe.

Esempio:
La relazione R è definita nell'insieme A={2, 3, 4, 5, 6, 8} nel seguente modo
R={(x,y)| x+y è pari}
La relazione è l'insieme formato dalle seguenti coppie:
R={(2,2), (2,4), (2,6), (2,8), (3,3), (3,5), (4,2), (4,4), (4,6), (4,8), (5,3), (5,5), (6,2), (6,4), (6,6), (6,8), (8,2),
(8,4), (8,6), (8,8)}
E' riflessiva, simmetrica, transitiva come si può facilmente verificare.
E' quindi una relazione di equivalenza.
Le classi di equivalenza sono:
C1={2,4,6,8} (i numeri pari dell'insieme A)
C2={3,5} (i numeri dispari dell'insieme A)

Teorema.1
Condizione necessaria e sufficiente affinchè due classi coincidano, è che i loro rappresentanti siano
equivalenti.
Condizione sufficiente: [a] = [b]  a ~ b

Dall’ipotesi se le due classi coincidono tutti gli elementi di [a] sono anche elementi di [b] quindi x A e x 
B per la definizione di classe di equivalenza x ~ a e x ~ b per la proprietà di simmetria a ~ x e x ~ b per la
proprietà transitiva a ~ b.

Condizione necessaria: a ~ b  [a] = [b]

Dall’ipotesi per la proprietà transitiva, se x ~ a si ha x ~ b e quindi se a e b individuano la stessa classe deve


essere [a] = [b].
Teorema.2
Ogni elemento a  A appartiene ad una e una sola classe di equivalenza.

Teorema.3
L’intersezione di due classi di equivalenza distinte è l’insieme vuoto.
[a] ≠ [b]  [a] ∩ [b] = 

Insieme quoziente.

27
Consideriamo ora tutte le classi di equivalenza di A rispetto ad R, come elementi di un nuovo insieme P,
detto insieme quoziente di A rispetto alla relazione di equivalenza R.

Definizione.
Si chiama insieme quoziente di un insieme A, non vuoto, ne unitario, rispetto ad una relazione R, l’insieme
che ha per elementi le classi di equivalenza di A rispetto ad R.

L’insieme quoziente si indica con il simbolo oppure A|R e considerando l’esempio degli studenti si
scrive:

P= = { [a] , [b] , [c] }

Il procedimento di passaggio da un insieme A al suo insieme quoziente attraverso R si chiama principio di


contrazione con ciò si vuole ricordare che l’insieme A subisce una contrazione quando si riduce all’insieme
quoziente P.
Ad esempio se [a] = { a1 , a2 } , [b] = { b1 , b2 , b3} , [c] = { c1, c2, c3, c4 } dove :
a1 ~ a2
b1 ~ b2 ~ b3
c1 ~ c2 ~ c3 ~ c4
possiamo avere la seguente rappresentazione grafica:

Numeri naturali N.

L’insieme dei numeri naturali è definito da :

N = { 0, 1, 2, 3, …. }

No = { 1, 2, 3, …. }

L’insieme dei naturali è un insieme ordinato, ha un minimo che è lo 0 ma non ha massimo, possiamo
rappresentare i numeri naturali su una retta orientata una volta fissata una origine ed una unità di misura.

28
In questo insieme possiamo introdurre due operazioni :

- la somma
- il prodotto
queste operazioni vengono dette interne poiché presi due qualsiasi numeri naturali ed applicando le
operazioni di somma o prodotto il risultato è ancora un numero naturale.

Le due operazioni godono delle seguenti proprietà :

- associativa
a+(b+c)=(a+b)+c

a*(b*c)=(a*b)*c

- commutativa
a+b=b+a

a*b=b*a

- distributiva
a*(b+c)=a*b+a*c

- esiste in N un elemento, lo zero tale che per ogni a  N


a+0=a

- esiste in N un elemento , l’ 1 tale che per ogni a  N


a*1=a

consideriamo ora due elementi di N , a e b vogliamo verificare se esiste in N un elemento x sempre


appartenente ad N tale che :

a+x=b

in generale la risposta è negativa, questo non vuol dire che non esistono alcuni elementi che soddisfano
l’equazione ma che non vale per tutti gli elementi, cioè non è generale.

Esempio :

a=5 b = 3 in N non esiste nessun elemento tale che 5 + x = 3 , se invece abbiamo

a=3 b = 5 in N esiste l’elemento x = 2 tale che 3 + x = 5  3 + 2 = 5.

Nei casi in cui tale equazione è verificata possiamo utilizzarla come definizione della proprietà di
ordinamento dei numeri naturali, possiamo introdurre la seguente definizione.

Def. Di Relazione d’ordine.

Se esiste x appartenente ad N tale che a + x = b ( con a e b assegnati in N ) allora diciamo che

a ≤ b e la chiamiamo relazione d’ordine.

29
Esempio :

3 ≤ 5 è vero, infatti a = 3 b=5  3+x=5 x=2

3 ≤ 3 è vero, infatti a = 3 b=3  3+x=3 x=0

8 ≤ 5 è falso, infatti a = 8 b=5  8+x=5 x non esiste

intuitivamente possiamo dire che questa relazione ci permette di ordinare i numeri naturali.

Dati due numeri assegnati n e m ( numeri naturali ) , se esiste q sempre appartenente ai numeri naturali
tale che :

n=q*m

se vale la relazione si dice che n è un multiplo di m oppure che m è un divisore di n.

Assegnato un numero naturale, vediamo di studiare l’insieme dei suoi multipli, se q = 0 si vede subito che
m = n e l’insieme dei multipli è l’insieme vuoto.

Se invece q varia nell’insieme dei naturali, potendo scrivere :

q = { 1, 2, 3, … } ( ho escluso lo zero in quanto abbiamo visto che genera l’insieme vuoto ).

n = q * m = { m, 2m, 3m, ......}

consideriamo ora p  N e vediamo come possiamo metterlo in relazione con l’insieme dei multipli di n ; se
p appartiene all’insieme dei multipli allora posso scrivere :

p=q*m

se invece non appartiene a tale insieme posso sempre scrivere che :

q*m≤p<(q+1)*m

cioè è sempre compreso fra due multipli dell’insieme.

Esempio :

p = 14 m = 3 , costruiamo l’insieme dei multipli { 3, 6, 9, 12, 15, 18, …. }, posso trovare un multiplo inferiore
di p cioè n = 12 e un multiplo superiore di p cioè n = 15 , e quindi vale la relazione :

q*m≤p<(q+1)*m 12 ≤ p < 15

definiamo ora la quantità r così definita : r = p – q * m che gode delle seguenti proprietà :

r < m e r ≥ 0 per cui posso scrivere : p = qm + r che non è altro che la divisione euclidea.

Vediamo ora come siamo arrivati a tale relazione; partendo da :

q*m≤p<(q+1)*m

togliendo q * m abbiamo :

30
0 ≤ p – q * m < m da cui otteniamo : 0 ≤ r < m

Riprendendo l’esempio visto in precedenza con p = 14 e m = 3 in cui 12 ≤ p < 15 abbiamo che r = p – qm =


2 e quindi p = q * m + r = 12 + 2 = 14.

Un numero naturale può ammettere divisori, nei suoi divisori è sempre compresa la cifra 1 e il numero
stesso, se l’insieme dei divisori di un numero naturale è composto solo da questi due elementi allora si dice
che tale numero è un numero primo.( escluso lo 0 e il numero 1 ).

Ogni numero naturale n є N ammette successivo n+1 є N

Numeri pari e numeri dispari.

Un numero naturale è pari se è divisibile per 2 o per meglio dire se è multiplo di 2 , un numero pari viene
indicato con 2n con n є N , un numero naturale è dispari se non è divisibile per 2 , un numero dispari viene
indicato con 2n+1 con n є N; se m è un numero pari che indico con 2n ogni numero pari è il doppio di un
numero naturale, visto che n є N.

Se il numero dispari è 2n+1 cioè m + 1 il successivo di un numero pari è un numero dispari..

La somma di due numeri pari o di sue numeri dispari è un numero pari:

m = 2r

n = 2s

m + n = 2r + 2 s = 2 ( r+s )

quindi m+n è un numero pari essendo il doppio di un numero natural r+s

m = 2r+1

n = 2s +1

m+n = 2r +1 + 2s +1 = 2( r+s+1 )

quindi m+n è un numero pari essendo il doppio di un numero naturale.

Numeri primi.

Un numero primo è un numero naturale maggiore di 1 che ha come divisori solo il numero 1 e se stesso.

L’insieme dei numeri primi è infinito.

Ogni numero naturale maggiore di 1 può essere scritto come prodotto di numeri primi e tale
scomposizione è unica.

Numeri relativi Z.

Abbiamo visto che nell’insieme dei numeri naturali l’equazione a + x = b non è in generale soddisfatta,
nasce quindi la necessità ad estendere il campo degli insiemi numerici agli interi relativi definita da :

31
Z = { …. – 3 , -2, -1, 0, +1, 2, 3, ….}

All’interno degli interi relativi possiamo identificare altri sottoinsiemi:

z+ = insieme degli interi positivi = { 1, 2, 3, … }

z- = insieme degli interi negativi = { …, -3, -2, -1 }

zo = insieme degli interi privati dello zero.

Valore assoluto.

Dato un numero a є Z il valore assoluto di a o modulo di a indicato con |a| è definito :

|a| = [−aa sesea>0


a< 0

In pratica indica un valore senza segno.

Confronto fra numeri relativi.

Dati due numeri relativi a e b є Z si dicono:

- concordi : se hanno lo stesso segno : +a, +b -a, -b


- discordi: se hanno segno diverso : +a, -b -a, +b
- uguali : se hanno stesso modulo e stesso segno : +a, +a -b, -b
- opposti : se hanno stesso modulo ma segno diverso : -a, +a +b, -b
- il maggiore fra due numeri relativi positivi è quello di modulo maggiore.
- Il minore fra due numeri relativi negativi è quello di modulo minore.

Rappresentazione dei relativi.

E’ possibile rappresentare gli interi relativi su una retta; fissata una unità di misura, una direzione positiva
( in generale verso dx ) un’origine in cui si posiziona il valore zero; la direzione negativa sarà quella opposta
a quella positiva.

Anche in questo insieme possiamo definire due operazioni :

- la somma
- il prodotto
Le due operazioni godono delle seguenti proprietà :

- associativa
32
a+(b+c)=(a+b)+c

a*(b*c)=(a*b)*c

- commutativa
a+b=b+a

a*b=b*a

- distributiva
a*(b+c)=a*b+a*c

- esiste in Z un elemento, lo zero tale che per ogni a ε Z


a+0=a

- esiste in Z un elemento , l’ 1 tale che per ogni a ε Z


a*1=a

Nell’insieme dei numeri relativi l’equazione a + x = b è sempre soddisfatta.

Dato un numero a  Z è possibile associargli il numero b  Z tale che :

a + b = 0 per cui b = - a e viene chiamato opposto di a.

l’introduzione dell’opposto ci da la possibilità di definire l’operazione opposta alla somma cioè la


sottrazione .

Dati a e b definiti in Z l’operazione di sottrazione, indicata con a – b è definita da :

a – b = a + ( - b ) quindi dall’equazione a + x = b otteniamo ( - a ) + ( a ) + x = b + ( - a )  x = b – a

che mi fornisce la soluzione dell’equazione.

Supponiamo ora di avere a e b definiti in Z voglio trovare x sempre definito in Z tale che :

a*x=b

in generale questa equazione non ha soluzioni in Z , anche se in alcuni casi è soddisfatta.

Numeri razionali Q.

Dalla necessità di risolvere l’insieme delle equazioni del tipo a * x = b nasce la necessità di estendere
l’insieme degli interi relativi e di introdurre l’insieme dei numeri razionali definiti nel seguente modo :

Q={ :p,q εZeq≠0}

Vediamo di formalizzare alcune notazioni ; presi i seguenti valori in Q :

33
, , …. Questi valori sono tutti validi in Q ma in realtà mi rappresentano la stessa quantità cioè

, è buona norma portare il numero razionale in cui sia il numeratore che il denominato siano primi fra
loro.

Dati due numeri razionali e , si dicono equivalenti se p*s = q * r questo vuol dire che ad esempio i

numeri – e sono equivalenti infatti :

( -3 ) * ( -10 ) = 3 * 10

si pone allora di stabilire che il segno viene sempre assegnato al numeratore anche se esso compare al
denominatore.

In conclusione dato un numero razionale p/q si prenderà tale numero sempre ridotto ai minimi termini
cioè con p e q primi fra loro, inoltre si prenderà sempre q > 0 e il segno verrà assegnato a p, secondo
queste convenzioni possiamo definire l’insieme dei numeri razionali in questo modo:

Q={ : p , q ε Z ; q > 0 e p , q primi fra loro. }

Confronto fra razionali.

Dati due numeri razionali e per confrontarli dobbiamo ridurli allo stesso denominatore :

≤ ( ps + qr ) / qs ps/qs ; qr/qs quindi ps ≤ rq

abbiamo riportato il tutto al confronta fra numeri relativi.

Esempio :

verifichiamo se la relazione seguente è vera : < , riducendo tutto allo stesso denominatore
otteniamo :

< adesso è possibile confrontare i numeratori:

( n+1) n < ( ( n+1 )2 sviluppando e semplificando si ottiene 1 > 0 che ci porta ad una relazione
matematicamente corretta e quindi la relazione è vera.

Operazioni sui razionali

Somma algebrica.
34
a c
Dati due numeri razionali e con b e d diversi da zero, la loro somma è ancora un razionale; per
b d
effettuare la somma si calcola il mcm ( bd ) e poi si sommano i termini.

a c ad ± cb
± =
b d db

Prodotto

a c
Dati due numeri razionali e con b e d diversi da zero il prodotto è quel numero razionale che si
b d
ottiene moltiplicando fra loro i denominatori ed i numeratori.

a c ac
( ) *( ) =
b d bd

Divisione fra razionali.

a c
Dati due numeri razionali e con b e d diversi da zero la divisione è quel numero razionale che si
b d
ottiene prendendo il primo razionale e moltiplicandolo per l’inverso del secondo.

a c a d ad
( ) : ( ) = ( ) *( ) =
b d b c bc

Proprietà dei razionali.( per la somma )

1. Commutativa.

a c c a
+ = +
b d d b

2. Associativa

a c e a c e
+ ( + )=( + ) +
b d f b d f
3. Esistenza dell’elemento neutro.

In Q esiste ed è unico l’elemento neutro rispetto alla somma e lo indichiamo con 0 tale che :
a a a
+0= 0+ =
b b b

4. Esistenza dell’opposto

a
Per ogni numero razionale esiste ed è unico un numero razionale identificato come
b
a
opposto ed indicato con ( - ) tale che:
b

35
a a
+(- )=0
b b

Proprietà dei razionali ( per il prodotto.)

1. Commutativa.

a c c a
* = *
b d d b

2. Associativa

a c e a c e
* ( * )=( * ) *
b d f b d f

3. Esistenza dell’elemento neutro.

In Q esiste ed è unico l’elemento neutro rispetto al prodotto e lo indichiamo con 1 tale che :
a a a
*1= 1* =
b b b

4. Esistenza dell’inverso

a
Per ogni numero razionale esiste ed è unico un numero razionale identificato come
b
b
inverso ed indicato con ( ) tale che:
a
a b
*( )=1
b a

5. Proprietà distributiva.

a c e a c a e
* ( + )=( * ) +( * )
b d f b d b f

6. Legge di annullamento del prodotto.

a c
* = 0 allora a=0 V c=0
b d

Ordinamento dei numeri razionali.


36
Per ordinare i numeri razionali, quindi per poterli confrontare è necessario

- Ridurli allo stesso denominatore


- Confrontare fra loro i numeratori.

Densità.

Nei numeri naturali ed in quelli degli interi relativi è possibile identifica in modo univoco un antecedente ed
un susseguente di un determinato numero, e fra questi non visono altri numeri che appartengono
all’insieme considerato.

Questo non avviene per i numeri razionali infatti presi due qualsiasi numeri razionali posso sempre
trovarne uno che risulta maggiore dell’antecedente e minore del successivo, cioè che sta nel mezzo.

Dati :

a c a c
a c + a + c
e posso trovare b d tale che < b d <
b d b d
2 2

Questa proprietà si indica dicendo che l’insieme dei razionali è un insieme denso.

Numeri decimali.

Ogni numero razionale può essere rappresentato da un numero decimale che può essere:

1. Numero decimale finito


2. Numero decimale periodico semplice ( le cifre della parte decimale si ripetono in modo periodico)
3. Numero decimale illimitato periodico misto. ( ci sono delle cifre decimali miste prima della parte
periodica. ) in questo caso quelle che si ripetono si chiamano periodo, quelle che non si ripetono
antiperiodo.

Esempio.

1,2 : = numero decimale limitato.

1,373737… := numero decimale periodico semplice.

1 := parte intera.

37 : = periodo

22,52131313…. := numero decimale periodico misto.

22 := parte intera

53 := antiperiodo

37
13 := periodo

Dato il numero razionale a/b per sapere a quale dei tre tipi appartiene bisogna seguire la seguente
procedura:

- Si riduce il numero ai minimi termini


- Si scompone in fattori primi il denominatore
- Si analizzano i fattori primi:
a. Se sono presenti solo i fattori 2 o 5 il numero decimale è limitato.
b. Se non sono presenti i fattori 2 o 5 il numero decimale è periodico semplice.
c. Se sono presenti i fattori 2 o 5 e altri fattori il numero è decimale periodico misto.

Esempio:

7/2 = 3,5

17/9 = 17/(32) = 1,888888….

13/6 = 13/(2 * 3) = 2,166666….

Trasformazione di un numero decimale in frazione.

Per trasformare un numero decimale in frazione o come si suol dire trovare la frazione generatrice del
numero decimale dobbiamo analizzare i tre casi; partiamo dal numero decimale limitato.

Numero decimale limitato.

- Scriviamo al numeratore il numero decimale senza la virgola


- Al denominatore la cifra 1 seguito da tanti zeri quante sono le cifre dopo la virgola.
- A questo punto si semplifica ( se possibile ) la frazione così ottenuta.

Esempio.

2,318 = 2318/1000 = 1159/500

Numero decimale periodico semplice e periodico misto.

- Si scrive al numeratore la differenza fra il numero decimale preso senza la virgola e il numero
formato da tutte le cifre che precedono il periodo ( comprese quelle che compongono la parte
intera )
- Al denominatore si scrive un numero composto da tanti 9 quante sono le cifre del periodo e da
tanti zeri quante sono le cifre dell’antiperiodo.
- Se possibile si semplifica la frazione.

Esempio.

1,88888… = 1,8 = (18-1)/9 = 17/9

38
2,166666… = 2,16 = (216 – 21 )/90 = 195/90 = 13/6

Osservazione

Diciamo che 1,999999 = 2 oppure che 0,9999999 = 1 proviamo a trovare le frazioni generatrici.

1,99999 = 1,9 = (19-1)/9 = 18/9 = 2

0,99999 = 0,9 = ( 9 – 0 ) / 9 = 1

E’ possibile utilizzare un metodo diversi per trovare la frazione generatrice , questo metodo lo illustriamo
attraverso degli esempi.

X = 1,9999999

10 x = 19,99999

10 x – x = 19,999… - 1,999… = 18,000…

10 x – x = 18

X=2

X = 2,1666666

10 x = 21,666

100 x = 216,666

100 x – 10 x = 216,666… - 21,666… = 195, 000

100x – 10 x = 195

X = 195/90 = 13/6

Ad ogni numero razionale possiamo associare un punto della retta, la retta contiene già i numeri naturali e
quelli degli interi relativi; vedremo in seguito che però non tutti punti della retta possono essere individuati
da numeri razionali.

I numeri reali R

Per ragioni di completezza introduciamo in modo intuitivo l’insieme dei numeri reali riservandoci di darne
una più rigorosa definizione nel modulo di analisi.

Nell’insieme dei numeri razionali abbiamo definito le quattro operazioni base, somma, prodotto
sottrazione e quoziente ed abbiamo definito le loro proprietà risolvendo in questo modo il problema delle
operazioni algebriche, ma questo non basta poiché se cerchiamo di risolvere problemi geometrici ci
accorgiamo che questo insieme non risolve tutti i nostri problemi.

39
Analizziamo alcune di queste problematiche geometriche; in particolare prendiamo una retta r , fissiamo
un punto di origine che indichiamo con O e un punto U alla destra di O, e definiamo come OU il segmento
unitario.

ci domandiamo se sia possibile trovare un numero naturale o razionale che abbia quel segmento come
unità di misura.

Per rispondere alla domanda facciamo una piccola digressione e vediamo come sia possibile associare
l’insieme dei naturali ad una retta r.

Consideriamo la retta r vista in precedenza, abbiamo definito OU come segmento unitario per cui OU=1 .

Disegniamo ora la circonferenza di centro U e raggio OU , la circonferenza incontra la retta r nel punto U’ è
immediato verificare che OU’ = 2 se ora disegniamo un'altra circonferenza centrata in U’ essa incontrerà la
retta r in un punto U’’ e che OU’’ = 3 , iterando possiamo associare ad ogni punto l’insieme dei numeri
naturali.

è intuitivo come ottenere anche gli interi relativi estendendo la costruzione alla sinistra del punto origine O
e prendendo per convenzione tali valori col segno negativo.

Per ottenere la rappresentazione dei numeri razionali partiamo da un esempio, vogliamo rappresentare
sulla retta il valore 2 / 3 ;prendiamo una retta r e definiamo un punto O come origine e un punto U alla
destra di O e definiamo OU come segmento unitario ( OU = 1 ) , costruiamo ora una circonferenza centrata
in U e di raggio OU = 1, essa incontrerà la retta r nel punto U’ tale che OU’ = 2.

Tracciamo ora la retta s passante per O e non parallela ad r, prendiamo un punto A su s e tracciamo una
circonferenza di raggio OA , che incontrerà s nel punto B, tracciamo ora una circonferenza centrata in B di
raggio OA che incontrerà s in C.

40
i segmenti OA , AB e BC sono uguali , tiriamo una retta passante per i punti C e U’ e le parallele a questa
retta passanti per B e per A tali parallele incontreranno la retta r nei punti M e N dalla geometria euclidea
sappiamo che per costruzione i segmenti OM , MN e NU’ sono uguali ; ora il segmento OU’ è stato diviso in
3 parti quindi il segmento ON = 2/3 di OU’.

Utilizzando questo metodo posso costruire qualsiasi numero razionale sulla retta r.

Poniamoci ora il problema inverso, dato una retta r fissiamo un punto origine O , alla destra di O
prendiamo un punto U e imponiamo OU come segmento unitario.

Prendiamo ora un punto P sulla retta r , il punto P alla destra di U , ci domandiamo se è possibile
esprimere la lunghezza del segmento OP attraverso un numero razionale, in generale la risposta è negativa
questo vuol dire che il fatto di poter associare un numero razionale ad un qualsiasi segmento OP
identificabile sulla retta r è un fatto eccezionale.

Proviamo a fare la seguente costruzione geometrica ; prendiamo due rette r e s perpendicolari fra loro e
che si incontrano in un punto O detto origine, prendiamo un punto U su r e U’ su s tale che i segmenti
OU=OU’=1 costruiamo il quadrato con le rette parallele ad s e ad r in modo che si incontrino nel punto Q,
vogliamo ora trovare la misura di OQ. e associargli un numero razionale.

applicando il teorema di Pitagora possiamo scrivere : OU2 + UQ2 = OQ2 ricordando che OU=UQ=1
l’equazione diventa OQ2 = OU2 + UQ2 = 2 .

La misura di OQ non può essere espressa da un numero razionale cioè quello che indichiamo √ 2

Dimostrazione.

Per dimostrare l’asserzione immaginiamo per assurdo che il nostro segmento sia esprimibile da un numero
razionale, quindi che si possa scrivere √ 2 = p/q con p e q numeri primi fra loro e che la frazione sia ridotta
ai minimi termini.

p2 / q2 = 2  p2 = 2 * q2 se p2 è pari anche p è pari.

Un numero pari può essere scritto evidenziandone il numero 2 allora posso scrivere p = 2 * h sostituendo :

4 * h 2 = 2 * q 2  2 * h 2 = q2

ma questo mi porta a dire che q2 è pari e quindi anche q è pari ma allora se p è pari e q è pari allora la
frazione p/q non è ridotta ai minimi termini, siamo quindi caduti in una contraddizione e l’ipotesi è quindi
falsa cioè √ 2 non è esprimibile attraverso un numero razionale.
41
Nasce quindi la necessità di estendere l’insieme dei numeri razionali introducendo l’insieme dei numeri
reali R che contiene quei numeri detti irrazionali che non sono esprimibile attraverso la forma p / q.
( numero di Nepero, √ 2 , π ecc. )

L’insieme dei numeri reali comprende come sottoinsiemi i numeri interi, gli interi relativi i numeri razionali,
e i numeri irrazionali.

Quindi non possiamo esprimere il nostro segmento OQ attraverso un numero razionale, possiamo però
trovare dei segmenti inferiori e superiori che racchiudono il nostro segmento e che possono essere
espressi attraverso numeri razionali, possiamo cioè approssimare il valore di √ 2. E quindi del nostro
segmento.

1 < OQ < 2

1.4 < OQ < 1.5

……….

1.414 < OQ < 1.415

prendendo valori sempre più vicini al nostro punto OQ possiamo iterare il procedimento ed esprimere il
valore di OQ = √ 2 con una approssimazione buona quanto vogliamo.

Con questa procedura possiamo dire che ogni punto della retta, che chiamiamo retta reale, individua un
numero reale e che ad ogni numero reale corrisponde un punto sulla retta.

Operazioni in campo reale.

Somma e prodotto.

Dati due numeri reale a e b possiamo associare il numero c sempre appartenente ai numeri reali tali che :

 ( a + b ) = c operazione detta somma


 a*b=c operazione detta prodotto
sottrazione e divisione.

Dati due numeri reali a e b con b diverso da zero possiamo associare il numero reale c tale che :

 ( a ) + ( -b ) = a –b = c operazione di sottrazione
 ( a ) : ( b ) = (a ) * ( 1/b) = c operazione di divisione

Proprietà della somma.

1. Commutativa
a+b=b+a
42
2. Associativa
a+(b+c)=(a+b)+c
3. Esistenza dell’elemento neutro rispetto alla somma.
Esiste ed è unico il numero reale 0 tale che preso un qualsiasi numero reale si ha :
a+0=0+a=a
4. Esistenza dell’opposto.
Esiste ed è unico il numero reale -a detto opposto di a tale che:
a + ( -a ) = 0

Proprietà del prodotto.

1. commutativa.
a* b = b * a
2. Associativa
a*(b*c)=(a*b)*c
3. Esistenza dell’elemento neutro.
Esiste ed è unico il numero reale indicato con 1 tale che per ogni numero reale a si ha:
a*1=1*a=a
4. Proprietà dell’inverso
Per ogni numero reale a con a diverso da zero esiste il numero reale 1/a tale che :
( a ) * (1/a) = 1
5. Proprietà dell’annullamento.
Da un numero reale a è sempre verificato che :
a*0=0*a=0
6. Annullamento del prodotto.
Dati due numeri reali a e b tali che :
a*b=0 allora a = 0 V b = 0

Proprietà distributiva

Dati a, b, c numeri reali possiamo scrivere che:

a*(b+c)=(a*b)+(b*c)

Relazione di ordine in R.

Premesso che nel campo dei numeri reali è possibile definire la relazione di :

¿ , ≥ ,<, ≤

Come definite nell’insieme dei numeri naturali N ; dati a, b, c possiamo dire che a è minore o uguale di b
se e solo se esiste c appartenenti ai numeri reali positivi escluso lo zero se vale la relazione:

a+c=b

Continuità dei numeri reali.

43
Come per i razionali non è possibile per i numeri reali definire un antecedente ed un susseguente, poiché
presi due qualsiasi numeri reali a e b posso sempre trovare un numero reale c tale che:

a<c<b con a < b

Approssimazione dei numeri reali.

Ogni numero reale può essere approssimato per eccesso o per difetto con un numero razionale; le
operazioni possono essere eseguite in modo esatto, si possono ottenere valori approssimati per le somme
e per i prodotti fra numeri reali utilizzando le successioni che per difetto o per eccesso approssimano i
valori dati.

Esempio.

Sappiamo che il numero irrazionale √ 2 può essere approssimato attraverso due successioni:
1< √2 < 2
12 < 2 < 2 2

Successione che approssima per difetto

1.12 = 1.21 < 2

1.22 = 1.44 < 2

…..

1.42 = 1.96 < 2

Successione che approssima per eccesso

1.92 = 3.96 >2

1.82 = 3.24 >2

……

1.52 = 2.25 > 2

Come si vede le due successioni tendo allo stesso valore.

Esempio.

Altro numero razionale e il numero di Nepero “e” che può essere espresso attraverso una serie
matematica:

1
e=1+∑
n =1 n!

Aumentando i termini della serie possiamo approssimare sempre meglio il nostro numero.

44
Massimo Comun Divisore. ( MCD )

Definizione.

Chiamasi MCD di due o più numeri diversi da zero il più grande dei divisori comuni ai numeri dati.

Assegnati due numeri si prendono i divisori di entrambi e fra questi si prende il massimo divisore comune,
tale numero viene chiamato MCD.

Esempio :

24 = costruisco l’insieme dei divisori = { 1, 2, 3, 4, 6, 8, 12, 24 }

16 = costruisco l’insieme dei divisori = { 1, 2, 4, 8, 16 }

il divisore comune massimo è 8 , quindi MCD ( 24 , 16 ) = 8

posso usare anche il metodo della scomposizione in fattori primi, ad esempio riprendendo l’esempio
precedente:

24 : 2 = 12 16 : 2 = 8

12 : 2 = 6 8:2=4

6:2=3 4:2=2

3:3=1 2:2=1

Da cui : 24 = 23 * 3 16 = 24 .

Il fattore comune più piccolo è 23 = 8 quindi MCD ( 24,16 ) = 8

Regola.

Il MCD di due o più numeri diversi da zero, si ottiene scomponendoli in fattori primi e moltiplicando fra
loro i fattori comuni, ciascuno preso una volta sola, con il più piccolo esponente.

Il MCD serve principalmente per ridurre una frazione ai minimi termini; se infatti abbiamo ad esempio la
frazione:

24 24 12 x 2 2
MCD ( 24, 36 ) = 12 = =
36 36 12 x 3 3

Per calcolare il MCD di tre o più numeri si seguono i seguenti passi.

 Scomponiamo in fattori primi i numeri di cui vogliamo trovare il MCD


 Moltiplichiamo fra loro i fattori primi comuni a tutti i numeri, prendendo quelli che hanno
esponente più piccolo.

Minimo Comune Multiplo ( m.c.m )

45
Definizione.

Chiamasi mcm di due o più numeri diversi da zero il più piccolo dei multipli comuni ai numeri dati.

Dati due numeri costruisco l’insieme dei multipli di ciascun numero sfruttando la formula n = q * m con q
che varia in N , il minimo dei multipli in comune è il m.c.m. ( escluso lo zero ).

Esempio :

4 = costruisco l’insieme dei multipli ( m = 4 ) = { 4, 8, 12, 16,…..}

3 = costruisco l’insieme dei multipli ( m = 3 ) = { 3, 6, 9, 12, ….}

possiamo vedere che il minimo numero in comune è 12 , quindi m.c.m. = 12

Dati due numeri p e q si dice che sono primi fra loro se non hanno divisori comuni tranne che il numero 1
questo vuol anche dire che il M.C.D. = 1.

Sfruttando la regola della scomposizione in fattori primi, scomposti i numeri devo prendere i fattori comuni
e non comuni presi una sola volta con il massimo esponente e moltiplicarli fra loro.

Ad esempio riprendendo l’esempio precedente:

24 = 23 * 3

16 = 24 .

mcm ( 24,16 ) = 24 * 3 = 48

Il mcm serve per calcola il, denominatore comune di una somma o di una differenza di frazioni.

Per calcolare il mcm di più numeri seguiamo i seguenti passi.

 Scomponiamo tutti numeri in fattori primi


 Moltiplichiamo fra loro i fattori primi comuni e non comuni presi una sola volta con l’esponente
maggiore.

Coordinate cartesiane.

Attraverso la proprietà di completezza posso introdurre il concetto di coordinate cartesiane, presa la retta
r, fissato il punto origine O , definito il segmento unitario OU , il punto O divide la retta in due parti, quella
che contiene U e quella che non la contiene.

La semiretta che contiene il punto U la chiamo semiretta positiva , l’altra semiretta negativa.

Preso un punto P sulla semiretta positiva la proprietà di completezza ci assicura che esiste un numero x ≥ 0
tale che OP = x , questo numero lo chiamiamo ascissa di X , se prendo un punto Q sulla semiretta negativa

46
posso trovare un valore x > 0 tale che OQ = x ( stiamo parlando di misura di segmenti quindi x > 0 ) ma
siccome si trova sulla semiretta negativa lo indico con OQ = - x.

In conclusione in questo modo ad ogni punto della mia retta sono in grado di associare un numero reale
che definiamo positiva se il punto appartiene alla semiretta positiva, negativo se il punto appartiene alla
semiretta negativa.
Inversamente dato il numero reale x ε R è immediato associargli un punto sulla retta r ; al punto x = 0 gli
viene associata l’origine , se x > 0 la semiretta positiva , se x < 0 la semiretta negativa.

Intervalli.

Nell’insieme dei numeri reali si definiscono dei sottoinsiemi detti intervalli che possiamo definire e
rappresentare in questo modo ; dati due numeri reali a e b possiamo avere :
- Intervallo chiuso : [ a , b ] = { x ε R : a ≤ x ≤ b } ; insieme degli x compresi tra a e b estremi inclusi.

- Intervallo aperto : ( a , b ) = { x ε R : a < x < b } ; insieme degli x compresi tra a e b estremi esclusi.

- Intervallo aperto a sinistra : ( a , b ] = { x ε R : a < x ≤ b } ; insieme degli x compresi tra a e b estremo


b incluso.

- Intervallo aperto a destra : [ a , b ) = { x ε R : a ≤ x < b } : insieme degli x compresi tra a e b estremo a


incluso.

Semirette.

Nel definire il concetto di semiretta reale dobbiamo introdurre il simbolo di infinito ( ∞ ) che per ora
prendiamo come semplice notazione non potendolo ancora definire matematicamente, possiamo quindi
definire i seguenti sottoinsiemi :

( -∞ , a ] = { x ε R : x ≤ a } ; è l’insieme dei valori di x minori di a compresi l’estremo.

( -∞ , a ) = { x ε R : x < a } ; è l’insieme dei valori di x minori di a estremo escluso.

[ a , + ∞ ) = { x ε R : x ≥ a } ; è l’insieme degli x maggiori di a estremo incluso.

( a , + ∞ ) = { x ε R : x > a } ; è l’insieme degli x maggiori di a estremo escluso.


47
Distanza sulla retta reale.

Dati due punti A e B sulla retta reale e i valori associati a e b ε R chiamiamo la lunghezza del segmento AB
distanza e la definiamo analiticamente dalla seguente relazione :

AB = d(AB) = b – a

La definizione non precisa se b > a o a > b e siccome la distanza o misura del segmento è per sua natura
espresso da un valore positivo utilizziamo una definizione espressa attraverso il valore assoluto.

D ( AB ) = | b – a |

Ricordando che per valore assoluto intendiamo :

| b – a | = 0 se a= b
|b–a|=b–a se b > a
|b–a|=a–b se a > b

che esprime sempre un valore positivo.

Punto medio di un segmento.

Prendiamo due punti A e B sulla retta r e i suoi valori associati a , b ε R , il punto medio del segmento AB
indicato con M è dato dalla relazione :

M=(b+a)/2

infatti se consideriamo la distanza tra A e B abbiamo che d ( AB ) = | b – a | = b – a , M essendo il punto


medio avrà una distanza da A o da B pari a ( b – a ) / 2 , ora la posizione di M rispetto ad O origine è :
OM = OA + AM = a + ( b- a ) / 2 = ( b + a ) / 2.

Notazione scientifica di un numero.

La notazione scientifica di un numero permette di scrivere in forma compatta, questa notazione è molto utile per
quanto concerne numeri troppo grandi o troppo piccoli.

Diciamo che un numero è scritto in notazione scientifica se la sua parte intera è espressa da una sola cifra compresa
tra 1 e 9 e da una parte espressa da una potenza del 10 con esponente negativo o positivo.

Esempio.

Numero Notazione scientifica

48
83 8.3 * 10

765.34 7.6534 * 102

0.0423 4.23 * 10-2.

Esempio

N = 706 000 000

N = 7.06 * 108 .

N = 0.000 0015

N = 1.5 * 10-6 .

Ordine di Grandezza.(ODG)

Si dice ordine di grandezza di un numero decimale la potenza di dieci più vicina a quel numero; per determinare
l’ordine di grandezza bisogna scrivere il numero in notazione scientifica nella forma x * 10 n , se x < 5 l’orine di
grandezza è 10n , altrimenti se x ≥ 5 allora l’orine di grandezza è 10n+1 .

Numero notazione scientifica ODG

0.0035 3.5 * 10-3 . 1/1000 x<5

518.15 5.1815 * 102 . 103 . x≥5

0.08 8 * 10-2 . 10-1 . x≥5

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