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Teoria Matematica
2. Logica matematica
3. Insiemistica
4. Prodotto cartesiano
5. Relazione
6. Classi di equivalenza
7. Numeri naturali
9. Numeri primi
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Teoria matematica.
Una teoria esprime, per mezzo di un linguaggio preciso, concetti e proprietà riferite ad un determinato oggetto;
ogni termine ogni proposizione di una teoria ha un significato univoco.
Una teoria è composta da concetti assunti come acquisiti e che quindi non hanno bisogno di essere definiti e
vengono detti “primitivi” , ad esempio in geometria il punto, il piano ecc.
Da questi concetti o elementi primitivi attraverso una serie di definizioni possono essere generati altri concetti o altri
termini, oppure delle proposizioni chiamate anche postulati o assiomi che sono delle verità “assunte” a priori che
quindi non hanno bisogno di dimostrazioni.
- Le congetture : che si basano su deduzioni logiche senza avere una diretta osservazione del fenomeno in
esame.
- Le ipotesi : che sono concetti che si basano sulla diretta osservazione del fenomeno in esame.
- I concetti non definiti e assunti a priori come concetti base, concetti acquisiti e quindi “primitivi”.
- Gli assiomi che sono enunciati non dimostrati che vengono considerati veri a priori.
Tenendo presente questi due concetti si ottiene il fondamento di quello che viene chiamato sistema deduttivo,
punto di partenza per la definizione di altri concetti deduttivi e di teoremi.
Esempio.
Definizione: attraverso la definizione sulla base dei primitivi genero altri concetti;
Assioma: enunciato che coinvolge i termini primitivi e attraverso le definizioni definisce altre proprietà; l’assioma non
ha bisogno di dimostrazione; per un punto passano infinite rette.
Logica matematica.
Alla base dello studio della logica matematica ci sono le proposizioni, che sono delle affermazioni che possono essere
o vere o false; i concetti di vero o falso vengono assunti come concetti primitivi e quindi acquisiti.
- Principio di identità; una proposizione non può essere contemporaneamente vera o falsa.
- Principio del terzo escluso; ogni proposizione o è vera o è falsa non esiste una terza possibilità.
Da quanto detto è facile dedurre che una affermazione è una proposizione se posta in termini oggettivi e non
qualitativi.
Esempio.
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b. 25 è un numero pari.
c. Londra è bella.
a, b, c sono tre affermazioni
a e b sono proposizioni, c è solo una affermazione.
a e una proposizione vera
b è una proposizione falsa.
queste proposizioni sono dette elementari o atomiche poiché non possono essere scomposte in proposizioni più
semplici ; dalle proposizioni elementari attraverso operazioni logiche è possibile generare altre proposizioni che in
genere sono proposizioni composte.
Connettivi logici.
I connettivi logici sono delle operazioni logiche che mi permettono di generare delle proposizioni composte a partire
dalle proposizioni semplici, i connettivi logici fondamentali sono:
il connettivo logico “non” in inglese “not” può essere indicato anche con il simbolo “- “ sopra la
proposizione, questo connettivo associa l’operazione di negazione alla proposizione , quindi se la nostra
proposizione è p ed è vera l’operazione “not p” ci dice che è falsa; se la proposizione p è falsa l’operazione
“not p” ci dice che è vera, il tutto può essere rappresentata in forma tabellare, queste tabelle vengono
chiamate tabelle di verità.
Il connettivo logico “not” opera su una sola proposizione atomica.
il connettivo logico “e” nella forma inglese prende la forma “and” o in quella latina “et” si indica con il
simbolo “˄” , l’operazione associata è quella della congiunzione.
La congiunzione lega due proposizioni atomiche, quindi date le due proposizioni p e q la proposizione
composta è “p˄q”, questa proposizione composta è vera solo se le due proposizioni atomiche sono
entrambe vere.
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Il connettivo and è anche detto prodotto logico; considerando le seguenti proposizioni semplici:
p : un quadrato ha 4 lati = Vero
q : un quadrato ha quattro angoli = Vero
p ˄ q : un quadrato ha 4 lati e quattro angoli. = Vero
connettivo logico “o” o nella forma inglese “or” o ancora nella forma latina “vel” ha come simbolo logico “˅”
; l’operazione logica associata è la disgiunzione o somma logica, anche ilo connettivo “or” opera su due
proposizioni atomiche e ne fornisce una composta.
La proposizione composta “ p ˅ q” , di due proposizioni atomiche p e q è vera solo se almeno una delle due
proposizioni atomiche è vera.
P : 10 è un numero pari = Vero
q : 10 è divisibile per 5 = Vero
p ˅ q : 10 è un numero pari o 10 è divisibile per 5 = Vero.
Espressioni logiche.
Applicando i connettici logici alle proposizioni atomiche otteniamo delle espressioni logiche.
Tautologia.( T )
Una tautologia è una espressione logica che risulta vera per qualsiasi valore della variabile che la compone; è
evidente che una tautologia ha uno scarso contenuto informativo.
Contraddizione.( C )
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Una contraddizione è una espressione logica che è sempre falsa per qualunque valore della variabile; anche in
questo caso il contenuto informativo è molto scarso.
1. commutativa:
p ˄q = q ˄ p
p˅q=q˅p
2. associativa:
p˄(q˄r)=(p˄q)˄r
p˅(q˅r)=(p˅q)˅r
3. idempotenza:
p˄p=p
p˅p=p
4. distributiva:
p˄(q˅r)=(p˄q)˅(p˄r)
p˅(q˄r)=(p˅q)˄(p˅r)
5. assorbimento:
p˄(p˅q)=p
p˅(p˄q)=p
6. leggi di De Morgan:
( p ˄q ) = p ˅ q
( p ˅q ) = p ˄ q
7. proprietà con tautologia a contraddizione:
p˄T=p p˅T=T
p˄C=C p˅C=p
p˄ p=C p˅ p=T
Una proposizione di dice aperta se è composta da una o più variabili a cui non è assegnato un valore specifico, nel
momento in cui a tali variabili viene assegnato un valore specifico la proposizione aperta diventa una proposizione
nel senso classico della definizione.
Una proposizione aperta può essere indicata con p(x) o q(x,y) ; l’insieme dei valori che è possibile assegnare alle
variabili è detto dominio della proposizione aperta, mentre l’insieme dei valori che rendono la proposizione vera è
detto insieme di verità.
Quindi le proposizioni aperte o predicati non hanno un valore intrinseco di verità ma dipende dal valore attribuito
alla variabile.
Quantificatore.
Altro modo per ottenere una proposizione da una proposizione aperta è quella di usare i quantificatori, ne vengono
definiti di due tipi:
- quantificatore esistenziale indicato con il simbolo : ∃ che risponde alla domanda “…esiste almeno un …” esso
può anche assumere la forma : ∃! che risponde alla domanda “ esiste ed è unico “.
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- quantificatore universale indicato con il simbolo : ∀ che risponde alla domanda “ … tutti …” o “ …per ogni…”
Esempio.
La proposizione : “ ∃ x ∈ D | p(x) “ si legge “ esiste almeno un elemento x che appartiene all’insieme D tale che
vale la proprietà p(x) “.
La proposizione : “ ∀ x ∈ D | p(x) “ si legge “ per ogni elemento x che appartiene a D tale che vale la proprietà p(x)
“.
Esempio.
Implicazione logica.
Date due proposizioni aperte I(x) e T(x) con x ∈ D , se ogni valore di x che rende vera I(x) rende vera anche T(x)
allora si dice che I(x) implica logicamente T(x) e si scrive :
I(x) ⟹ T(x)
p : Giovanni è abruzzese
q: Giovanni è italiano
Se Giovanni è abruzzese allora Giovanni è anche italiano, la condizione di essere abruzzese è una condizione
sufficiente per essere italiano; la condizione di essere italiano è necessaria per essere abruzzese.
p : Giovanni è abruzzese
q : Giovanni non è italiano
se la proposizione p è vera ma q è falsa allora anche p ⟹ q è falsa ; viene a mancare la condizione necessaria.
( Giovanni non può essere abruzzese se non è italiano )
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in questo caso la proposizione p è falsa ma la q è vera l’implicazione risulta vera poiché Giovanni può essere italiano
senza essere abruzzese ( condizione necessaria ).
Esempio.
P : fido è un cane
q : fido è un mammifero
p è condizione sufficiente per q ; l’essere un cane è una condizione sufficiente per essere un mammifero.
Equivalenza logica.
Date due proporzioni aperte A(x) e B(x) se per ogni x ϵ D assumono lo stesso valore di verità si dice che A(x) è
equivalente a B(x) e si scrive:
A(x) ⟺ B(x)
p : Giovanni è abruzzese
q : Giovanni è italiano
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abbiamo visto che se le due proposizioni sono vere anche l’implicazione è vera; se ora consideriamo q ⟹ p se q è
vero sappiamo che Giovanni è italiano ma non sappiamo niente di p; non è detto che Giovanni pur essendo italiano
sia anche abruzzese, quindi non possiamo dire che q ⟹ p sia vera.
è facile osservare che in questo esempio abbiamo che p ⟺ q una equivalenza logica o coimplicazione logica.
Quando una implicazione logica è verificata si dice anche che è un teorema; un teorema è una proposizione che
partendo da delle condizioni iniziali giunge attraverso una dimostrazione a delle conclusioni che rendono vera la
proposizione. ( o falsa ).
La dimostrazione è un ragionamento logico che permette di giungere alla tesi partendo dalle ipotesi iniziali.
Attraverso l’implicazione logica è possibile dimostrare dei teoremi, questo metodo è detto metodo diretto, altro
metodo è quello detto indiretto che consiste nel negare la tesi e attraverso il ragionamento logico arrivare ad una
contraddizione che ci porta ad accettare la tesi.
Definiamo un insieme come concetto primitivo acquisito associandolo a quello di collezione o aggregato di
oggetti.
Il concetto di insieme viene detto primitivo o di base poiché non è possibile scomporlo in concetti più
semplici in questo caso esso può solo essere descritto.
Identifichiamo gli insiemi con lettere maiuscole dell’alfabeto, A, B, C,…Z mentre gli elementi che
appartengono o non appartengono all’insieme saranno indicati con lettere minuscole, a, b, c,…x, ecc.
Gli insiemi di cui ci occuperemo saranno principalmente degli insiemi numerici e delle loro proprietà,
vediamo ora le notazioni particolari usate per alcuni insiemi numerici proponendoci di definirne le
proprietà in seguito :
Definiamo ora un insieme base U non vuoto che prenderemo come riferimento, questo insieme viene
chiamato insieme universo o insieme ambiente, gli elementi di U sono tutti gli insiemi su cui lavoreremo.
Dalla definizione sopra possiamo dedurre che gli elementi di U sono degli insiemi, e tutti gli elementi di
tutti gli insiemi appartengono anche ad U.
questo mette in evidenza il fatto che nel contesto di un discorso è bene precisare se l’insieme su cui si
lavora è visto come elemento di un ulteriore insieme o come insieme che contiene altri elementi, questo
per evitare antinomie che porterebbe a paradossi logici.
Un inseme è una collezione di oggetti determinati e distinti della nostra percezione o del nostro pensiero
concepiti come un tutto unico, tali oggetti si dicono elementi dell’insieme.
Da questa descrizione possiamo subito dedurre che preso un insieme possiamo parlare di elementi
dell’insieme e stabilire se un elemento appartiene o non appartiene a tale insieme, cioè possiamo scrivere :
Un particolare insieme è l’insieme vuoto indicato con oppure con { } , tale insieme è privo di elementi ,
in particolare qualsiasi insieme contiene come elemento l’insieme vuoto, infatti prendiamo un qualsiasi
insieme A contenente degli elementi e togliamo da esso tutti gli elementi in questo modo l’insieme A
coinciderà con l’insieme vuoto.
Non potendo dare una definizione di insieme possiamo descrivere l’insieme attraverso i suoi elementi in
questo modo possiamo avere due forme diverse per descriverlo del tutto equivalenti :
Il primo metodo è consigliabile se gli elementi sono in numero finito e non molto numerosi ad esempio
l’insieme delle vocali nell’alfabeto italiano può essere descritto dal seguente insieme che chiamiamo V :
V={a,e,i,o,u}
Da sottolineare il fatto che l’ordine con cui vengono elencati gli elementi di un insieme non è importante
per cui l’insieme V può essere descritto anche in questi modi:
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Gli elementi di un insieme vengono racchiusi tra parentesi graffe. L’uso di tale notazione è limitato però ad
insiemi con pochi elementi, nella maggioranza dei casi gli elementi dell’insieme vengono identificati
attraverso una proprietà caratteristica che li definisce.
Che si legge, l’insieme A è formato dagli elementi x tali che godono della proprietà p ( x ).
Per rappresentare gli insiemi oltre alla rappresentazione tabulare vista in precedenza, possiamo utilizzare
una rappresentazione grafica attraverso la notazione di Eulero-Venn ,che consiste nel rappresentare un
insieme ed i suoi elementi attraverso dei punti interni ad una superficie chiusa senza nodi mentre l’insieme
universo U viene rappresentato attraverso un rettangolo, vediamo attraverso tale notazione alcuni semplici
esempi.
Nella figura abbiamo rappresentato l’insieme universo U e due insiemi A e B , sono rappresentati anche
due elementi x e y ; x non appartiene a nessuno dei due insiemi ( ma appartiene all’insieme universo ) ,
mentre y appartiene all’insieme B.
A={0,1,2,3}
B = { -1 , 1 }
C = { 0 , 2 , 4 , 6 , 8 , …. }
Si nota subito che i primi due insiemi sono completamenti descritti mentre l’ultimo possiamo intuire che
rappresenta l’insieme dei numeri pari, intuirlo poiché non è possibile descriverlo in modo completo.
Possiamo pensare di descrivere questi insiemi ricorrendo ad altri insiemi ad esempio a quelli numerici
appena visti cercando di definirne le proprietà, possiamo quindi riscriverli in questo modo :
A = { x N | x < 4 } che si legge che A è l’insieme degli x appartenenti ai numeri naturali e tali che gli x
siano minori di 4.
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B = { y Z | y 2 = 1 } , B è l’insieme degli elementi che appartengono agli interi relativi tale che deve
valere la relazione y 2 = 1
In questo modo abbiamo espresso i nostri insiemi di partenza come un sottoinsieme di altri insiemi,
( abbiamo anticipato il concetto di sottoinsieme che definiremo a breve ).
I quantificatori.
Per semplicità di scrittura in matematica si usano due simboli particolari che prendono il nome di
quantificatori:
Insiemi uguali
Due insiemi sono uguali quando sono lo stesso insieme, questo vuol dire che gli elementi sono uguali, in
questo caso possiamo scrivere che A = B x A x B.
Ricordiamo che non ha importanza l’ordine con cui vengono scritti gli elementi di un insieme ( se non
diversamente specificato ) per cui A = { a, b, c } e B = { c, a , b } sono uguali A = B , un insieme non cambia
per l’eventuale ripetizione di un elemento A = { a, b, c, a } e B = { c, a , b } A = B.
Un insieme finito è un insieme costituito da un numero finito di elementi; nell’insieme infinito gli elementi
non possono essere elencati in un tempo finito.
B = { y | y є N } insieme infinito
Insiemi particolari.
Osservazione:
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scrivere A = è diverso dallo scrivere A = { } infatti quest’ultimo è un insieme unitario.
La cardinalità di un insieme finito indica il numero di elementi che sono contenuti nell’insieme, per indicare
ad esempio la cardinalità dell’insieme A usiamo le seguenti notazioni:
#A , | A | , car(A)
Esempio.
A = { a, e, i, o, u } #A = 5
Sottoinsiemi.
E I per ogni x E , x I
Può succedere però che vi siano elementi di I che non appartengano ad E in questo caso si parla di insieme
proprio e
Osserviamo che se dico che E I affermo che x E x I , ma non dico niente sull’insieme I, se
analizzo l’insieme I e scopro che x I x E allora dalla definizione posso scrivere I E e che quindi i
due insiemi sono uguali; se invece analizzando I scopro che esiste almeno un x I che non appartiene ad E
allora dico che l’insieme E è un sottoinsieme proprio di I e scrivo E I.
Ricordiamo che due insiemi A e B si dice che sono uguali se contengono gli stessi elementi, inoltre se A
B e B A allora A = B .
Esempio:
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consideriamo i primi sei elementi dei naturali No = { 1, 2, 3, 4, 5, 6 } , indichiamo ora con D l’insieme dei
numeri dispari contenuti in No , D = { 1, 3, 5 } e con P quelli pari P = { 2, 4 , 6 }; è immediato che D No e P
No sono due inclusioni in senso stretto.
Infatti, ad esempio per D, ogni x D è tale che x No ma vi sono elementi y No che non sono elementi
di D, stesso ragionamento può essere fatto per il sottoinsieme P.
Proprietà dell’inclusione.
A = { 3, 4 }
B = { 1, 2, 3, 4, 5 }
A è un sottoinsieme proprio di B
A = { 1, 2, 3 }
B = { 2, 1, 3 }
A è un sottoinsieme improprio di B
A partire da uno o più sottoinsiemi di U è possibile generare nuovi insiemi attraverso operazioni
insiemistiche, le più comuni sono:
- complementazione
- intersezione
- unione
- differenza
- differenza simmetrica
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- insieme potenza o insieme delle parti
Insieme complementare.
Se due insiemi sono tali che B A , si dice insieme complementare di B rispetto ad A quell’insieme
costituito dagli elementi che appartengono ad A e non a B, e si scrive CA B = { x U | x A e x B }
Esempio:
A = { 1, 2, 3, 4, 5 } e B = { 1, 2, 3 } l’insieme C A B = { 4, 5 }
CU=
CC(A)=A
C=U
Da C = U C ( C ) = C U = C U
Ad esempio se U = N ed A indica l’insieme dei numeri pari, il complementare di A rispetto a U sarà l’insieme
dei numeri dispari.
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Intersezione.
Dati due sottoinsiemi A e B di U si definisce intersezione di A e B l’insieme formato da tutti gli elementi x
che appartengono sia ad A che a B.
Se A B, si ha che A B = A
Esempio:
Proprietà dell’intersezione.
A A = A in tal caso si dice che ogni insieme rispetto all’operazione di intersezione è idempotente e
la relazione precedente si dice di idempotenza.
Commutativa: A B = B A deriva direttamente dalla definizione di intersezione e dal fatto che in
un insieme non ha importanza l’ordine degli elementi.
Associativa: ( A B ) C = A ( B C ) per dimostrarla basta verificare che entrambi i membri
hanno gli stessi elementi ; se x ( A B ) C per definizione x ( A B ) e x C e se x ( A
B ) sempre per definizione x A e x B , ma se x B e x C segue che x ( B C ) e se x A e x
( B C ) allora x A ( B C ).
Viceversa in modo analogo si dimostra A ( B C ) .
Osservazione:
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Unione.
Dati due sottoinsiemi A e B di U si definisce unione di A e B l’insieme formato da tutti gli elementi che
appartengono ad A o a B oppure ad entrambi presi una sola volta.
A B = { x U | x A oppure x B }
Esempio:
Esempio:
Proprietà dell’unione.
Osservazione:
A=A
AU=U
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Dati due insiemi A e B sottoinsiemi di U ; la differenza tra un sottoinsieme A e un sottoinsieme B è l’insieme
degli elementi che appartengono ad A ma non appartengono a B.
A\B={xU|xA e xB}
Esempio:
per verificarlo in modo intuitivo disegnamo i due insiemi A e B poi tratteggiamo le linee che coprono l’area
in corrispondenza dello spazio che mi rappresenta C B a questo punto tratteggiamo delle linee con
diversa inclinazione che corripondono a A C B , lo spazio che contiene i due tipi di linee che si incrociano
rappresenta l’insieme cercato e come si può vedere in figura i due insiemi trovati con metodi diversi
coincidono.
Differenza simmetrica.
A B = ( A \ B ) ( B \ A)
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Esempio:
se A = { a, b, c, d } e B = { b, d, e, f } abbiamo che A B = { a, c, e, f }.
Dato un insieme A prende il nome di insieme delle parti o insieme potenza di A e indicato con P ( A )
l’insieme che ha come elementi tutti i sottoinsiemi che possono essere formati con gli elementi di A.
P(A)={B:BA}
P(A)={0,a,b,c,(ab),(ac),(bc),(abc)}
Da notare inoltre che la condizione A B equivale alla condizione A B = A oppure alla condizione A B =
B.
A= A=A
infatti : C ( A ) = C C C A = C U C A = U U= U
UA=A UA=U
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Partizione di un insieme.
Dato un insieme A e i suoi sottoinsiemi A1, A2, …An si dice che si ha una partizione di A se:
Prodotto cartesiano.
Dati due insiemi A e B l’insieme prodotto cartesiano è formato da tutte le coppie ordinate ( a i , bi ) con ai
A e bi B e si indica con A x B, se uno dei due insiemi è vuoto il prodotto cartesiano è l’insieme vuoto.
C=AxB={(x,y)|xA,yB}
AxBBxA
Esempio :
A = { a, b } ; B = { 1, 2, 3 } A x B = { ( a, 1 ) ; ( a, 2 ) ; ( a, 3 ) ; ( b, 1 ) ; ( b, 2 ) ; ( b, 3 ) }
Rappresentazione classica.
Possiamo rappresentare il prodotto cartesiano anche nella forma detta a piano cartesiano.
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In questo caso gli elementi del prodotto cartesiano sono individuati dai nodi di incrocio delle rette che
formano la griglia.
In modo equivalente se l’insieme A ha car(m) e l’insieme B ha car(n) l’insieme prodotto cartesiano avrà car(
m x n) se uno dei due insiemi ha cardinalità infinita anche l’insieme prodotto cartesiano avrà cardinalità
infinita.
Se il prodotto cartesiano viene fatto sullo stesso insieme A, tale cioè da avere A x B con B = A da cui il
prodotto cartesiano è A x A definito da :
A2 = A x A = { ( x , y ) | x A , y A }
Non è commutativo: A x B ≠ B x A
Non è associativo: (A x B ) x C ≠ A x ( B x C ) infatti gli elementi di ( A x B ) x C sono della forma ( ( a, b
) , c ) mentre quelli A x ( B x C ) sono della forma ( a, ( b,c ) ).
E’ distributivo rispetto all’unione a destra e a sinistra:
Ax(BC)=(AxB)(AxC)
(BC)xA=(BxA)(CxA)
Viceversa in modo analogo si procede dal secondo membro per trovare il primo membro.
(BC)xA=(BxA)(CxA)
Relazione ( definizione )
Dati due insiemi non vuoti A e B ed una proposizione che riferita ad essa abbia un significato
inequivocabile, se per ogni coppia ordinata (a, b ) con a є A e b є B sussiste una ed una sola di queste
condizioni:
R di A in B
Esempio.
A = { 1, 2, 3}
B = { 4, 9 }
Osservazione.
La relazione prende anche il nome di corrispondenza di A in B ; l’insieme A viene chiamato dominio della
relazione , l’insieme B codominio della relazione.
Dati due insiemi A e B ed una relazione R fra di essi l’insieme G ( R ) formato dalle coppie ( a, b ) con a є A e
b є B tali che gli elementi di A sono associati a B attraverso R è un sottoinsieme del prodotto cartesiano di
A e B e si chiama grafico di R.
G(R)={(a,b)|aєA,bєB eaRb}⊂AxB
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Nelle relazioni il grafico di R può coincidere con il prodotto cartesiano G ( R ) = A x B oppure il grafico della
relazione non contiene elementi in questo caso coincide con l’insieme vuoto.
Esempio.
A = { 4, 7, 9 }
B = { 1, 2, 3 }
R := “ … è multiplo di …”
a R b = { ( 4, 2 ) ( 7, 1 ) ( 9, 3 ) } ⊂ A x B = G ( R )
R : = “ … è il cubo di …”
a R b = { } = A x B = G ( R ) è l’insieme vuoto.
Relazione inversa.
Dati gli insiemi A e B e la relazione R tra gli insiemi tale che a є A e b є B con ( a R b ) formanti le coppie ( a,
b ) , la relazione inversa R-1 sempre con a є A e b є B viene definita da ( b R-1 a ) formanti le coppie ( b, a).
Esempio.
A = { 4, 7, 9 }
B = { 1, 2, 3}
a R b = { ( 4 , 2) ( 9, 3 ) }
la relazione inversa:
b R-1 a = { ( 2, 4 ) ( 3, 9 ) }
Relazioni binarie.
Nel linguaggio comune parliamo di relazione tra due oggetti, persone, fatti ecc, quando tra gli elementi
esiste un qualche tipo di legame; una relazione quindi presuppone l’esistenza di almeno due elementi e la
definizione che intercorre tra essi. ( il legame viene detto predicato ).
Definiamo come relazione tra gli elementi di due insiemi A e B ( i due insiemi possono anche coincidere )
quando è possibile associare elementi dell’insieme A con elementi dell’insieme B attraverso una qualche
tipo di legame, il tipo di legame è espresso il più delle volte da una proprietà o da una legge che indichiamo
con R ( x, y ) con x A e y B, applicando tale relazione si può quindi verificare una sola di queste
possibilità:
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R ( x, y ) vera ( la relazione e’ verificata ) e si scrive anche x R y
R ( x, y ) falsa ( la relazione non è verificata )
la relazione si può identificare con le coppie ordinate ( x, y ) che soddisfano la relazione R ( x, y ) cioè è
vera, possiamo quindi dire che R A x B una relazione è un sottoinsieme del prodotto cartesiano.
Esempio :
x R y o R ( x, y ) x è multiplo di y
possiamo rappresentare gli elementi dell’insieme relazione R A x B , cioè gli elementi che verificano tale
relazione :
R = { ( 3, 3 ) ; ( 4, 2 ) ; ( 4, 4 ) ; ( 6, 2 ) ; ( 6, 3 ) }
A x B = {(3,2 );(3, 3);(3, 4); (4,2 );(4, 3);(4, 4); (5,2 );(5, 3);(5, 4); (6,2 );(6, 3);(6, 4) }
Nella definizione di relazione abbiamo detto che i due insiemi possono anche coincidere, se entrambi gli
argomenti della relazione appartengono ad uno stesso insieme si parla di relazione in un insieme.
Esempio:
R = { ( x, y ) | y è il doppio di x ; y = 2*x }
R = { ( 0, 0 ) ; ( 2, 4 ) ; ( 3, 6 ) ; ( 4, 8 ) }
Nel caso in cui i due insiemi coincidano vi sarà un particolare sottoinsieme indicato con D e detto diagonale
i cui elementi sono definiti da :
D={(x,y):xA,yB; y=x}
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Ad esempio se A = { 1, 2 , 3 } e R = A x A = A 2 .
A2={(11),(12),(13),(21),(22),(23),(31),(32),(33)}
D={(11),(22),(33)}
Composizione di relazioni.
Quindi se a є A, b є B, c є C scriviamo:
(aRb),(bTc), a (ToR)c
Esempio.
A = { 12, 5 }
B = { 6, 0 }
C = { 2, 1 }
R := “…è il doppio di …” ( 12 , 6 )
Osservazioni.
Esempio.
A = { 1, 2, 3, 6, 8 }
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a R a con R := “… è il tiplo di …”
A x A = { ( 3, 1 ) ( 6, 2 ) }
Proprietà riflessiva.
Una relazione definita in un insieme A si dice riflessiva se ogni elemento x A è in relazione con se stesso.
x A R ( x, x )
Proprietà antiriflessiva.
Una relazione definita in un insieme A si dice antiriflessiva se ogni elemento x A non è in relazione con
se stesso.
x A R ( x, x ) non è verificata.
Proprietà simmetrica.
Una relazione definita in un insieme A si dice simmetrica quando presi due elementi x, y A se vale R ( x,
y ) vale anche R ( y, x ).
x, y A R ( x, y ) R ( y, x )
Proprietà antisimmetrica.
Una relazione definita in un insieme A si dice antisimmetrica quando presi due elementi x, y A tali che x
y se vale R ( x, y ) non vale R ( y, x ).
x, y A e x y R ( x, y ) non vale R ( y, x )
Proprietà transitiva.
Una relazione definita in u insieme A si dice transitiva se presi comunque tre elementi x, y, z e tali che R ( x,
y ) e R ( y, z ) allora vale R ( x, z ).
x, y, z A R ( x, y ) e R ( y, z ) allora R ( x, z )
Relazione d’ordine.
I° DEFINIZIONE
Una relazione definita in un insieme non vuoto A si dice di ordine se gode delle proprietà :
II° DEFINIZIONE.
Una relazione definita in un insieme non vuoto A si dice di ordine stretto se gode delle proprietà :
Relazione di equivalenza.
Una relazione definita in un insieme A si dice di equivalenza se gode delle seguenti proprietà :
Riflessiva x A R ( x, x )
Simmetrica x, y A R ( x, y ) R ( y, x )
Transitiva x, y, z A R ( x, y ) e R ( y, z ) allora R ( x, z )
Classi di equivalenza.
Per introdurre il concetto partiamo da un esempio e consideriamo l’insieme A i cui elementi sono gli
studenti di una classe, gli studenti hanno tutti o 13 anni o 14 o 15 e non vi sono studenti che hanno una età
diversa da 13, 14 o 15 anni.
Consideriamo ora le coppie ( x, y ) A per cui vale la relazione R “x e y hanno la stessa età “ , la relazione R
è di equivalenza infatti gode delle proprietà :
riflessiva
simmetrica
transitiva
Se indichiamo con a uno studente che ha 13 anni, sappiamo che a A e consideriamo il sottoinsieme di A
formato da tutti gli studenti che hanno 13 anni di età, esso si chiama classe di equivalenza ed è individuato
dall’elemento a rispetto alla relazione R prima definita e si indica con [a].
Quindi il simbolo [a] definisce il sottoinsieme di A costituito da tutti gli studenti che hanno 13 anni di età, in
modo analogo possiamo dire che con [b] definiamo il sottoinsieme di A definito da tutti gli studenti che
hanno 14 anni di età e con [c] la classe di quelli che hanno 15 anni di età.
26
Le tre classi [a] , [b] , [c] per il modo con cui sonno state definite e per le ipotesi iniziali godono delle
seguenti proprietà:
Definizione.
Si dice classe di equivalenza dell’elemento a A, rispetto ad una relazione di equivalenza R, il sottoinsieme
di A costituito da tutti gli elementi di A che sono equivalenti all’elemento a.
Una classe di equivalenza [a] non è mai vuota, poiché per la proprietà riflessiva deve contenere almeno a, e
per le proprietà transitiva e simmetrica tutti gli elementi di [a] risultano equivalenti fra loro, quindi è per
questo motivo che [a] viene chiamato rappresentante della classe.
Esempio:
La relazione R è definita nell'insieme A={2, 3, 4, 5, 6, 8} nel seguente modo
R={(x,y)| x+y è pari}
La relazione è l'insieme formato dalle seguenti coppie:
R={(2,2), (2,4), (2,6), (2,8), (3,3), (3,5), (4,2), (4,4), (4,6), (4,8), (5,3), (5,5), (6,2), (6,4), (6,6), (6,8), (8,2),
(8,4), (8,6), (8,8)}
E' riflessiva, simmetrica, transitiva come si può facilmente verificare.
E' quindi una relazione di equivalenza.
Le classi di equivalenza sono:
C1={2,4,6,8} (i numeri pari dell'insieme A)
C2={3,5} (i numeri dispari dell'insieme A)
Teorema.1
Condizione necessaria e sufficiente affinchè due classi coincidano, è che i loro rappresentanti siano
equivalenti.
Condizione sufficiente: [a] = [b] a ~ b
Dall’ipotesi se le due classi coincidono tutti gli elementi di [a] sono anche elementi di [b] quindi x A e x
B per la definizione di classe di equivalenza x ~ a e x ~ b per la proprietà di simmetria a ~ x e x ~ b per la
proprietà transitiva a ~ b.
Teorema.3
L’intersezione di due classi di equivalenza distinte è l’insieme vuoto.
[a] ≠ [b] [a] ∩ [b] =
Insieme quoziente.
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Consideriamo ora tutte le classi di equivalenza di A rispetto ad R, come elementi di un nuovo insieme P,
detto insieme quoziente di A rispetto alla relazione di equivalenza R.
Definizione.
Si chiama insieme quoziente di un insieme A, non vuoto, ne unitario, rispetto ad una relazione R, l’insieme
che ha per elementi le classi di equivalenza di A rispetto ad R.
L’insieme quoziente si indica con il simbolo oppure A|R e considerando l’esempio degli studenti si
scrive:
Numeri naturali N.
N = { 0, 1, 2, 3, …. }
No = { 1, 2, 3, …. }
L’insieme dei naturali è un insieme ordinato, ha un minimo che è lo 0 ma non ha massimo, possiamo
rappresentare i numeri naturali su una retta orientata una volta fissata una origine ed una unità di misura.
28
In questo insieme possiamo introdurre due operazioni :
- la somma
- il prodotto
queste operazioni vengono dette interne poiché presi due qualsiasi numeri naturali ed applicando le
operazioni di somma o prodotto il risultato è ancora un numero naturale.
- associativa
a+(b+c)=(a+b)+c
a*(b*c)=(a*b)*c
- commutativa
a+b=b+a
a*b=b*a
- distributiva
a*(b+c)=a*b+a*c
a+x=b
in generale la risposta è negativa, questo non vuol dire che non esistono alcuni elementi che soddisfano
l’equazione ma che non vale per tutti gli elementi, cioè non è generale.
Esempio :
Nei casi in cui tale equazione è verificata possiamo utilizzarla come definizione della proprietà di
ordinamento dei numeri naturali, possiamo introdurre la seguente definizione.
29
Esempio :
intuitivamente possiamo dire che questa relazione ci permette di ordinare i numeri naturali.
Dati due numeri assegnati n e m ( numeri naturali ) , se esiste q sempre appartenente ai numeri naturali
tale che :
n=q*m
Assegnato un numero naturale, vediamo di studiare l’insieme dei suoi multipli, se q = 0 si vede subito che
m = n e l’insieme dei multipli è l’insieme vuoto.
consideriamo ora p N e vediamo come possiamo metterlo in relazione con l’insieme dei multipli di n ; se
p appartiene all’insieme dei multipli allora posso scrivere :
p=q*m
q*m≤p<(q+1)*m
Esempio :
p = 14 m = 3 , costruiamo l’insieme dei multipli { 3, 6, 9, 12, 15, 18, …. }, posso trovare un multiplo inferiore
di p cioè n = 12 e un multiplo superiore di p cioè n = 15 , e quindi vale la relazione :
q*m≤p<(q+1)*m 12 ≤ p < 15
definiamo ora la quantità r così definita : r = p – q * m che gode delle seguenti proprietà :
r < m e r ≥ 0 per cui posso scrivere : p = qm + r che non è altro che la divisione euclidea.
q*m≤p<(q+1)*m
togliendo q * m abbiamo :
30
0 ≤ p – q * m < m da cui otteniamo : 0 ≤ r < m
Un numero naturale può ammettere divisori, nei suoi divisori è sempre compresa la cifra 1 e il numero
stesso, se l’insieme dei divisori di un numero naturale è composto solo da questi due elementi allora si dice
che tale numero è un numero primo.( escluso lo 0 e il numero 1 ).
Un numero naturale è pari se è divisibile per 2 o per meglio dire se è multiplo di 2 , un numero pari viene
indicato con 2n con n є N , un numero naturale è dispari se non è divisibile per 2 , un numero dispari viene
indicato con 2n+1 con n є N; se m è un numero pari che indico con 2n ogni numero pari è il doppio di un
numero naturale, visto che n є N.
m = 2r
n = 2s
m + n = 2r + 2 s = 2 ( r+s )
m = 2r+1
n = 2s +1
m+n = 2r +1 + 2s +1 = 2( r+s+1 )
Numeri primi.
Un numero primo è un numero naturale maggiore di 1 che ha come divisori solo il numero 1 e se stesso.
Ogni numero naturale maggiore di 1 può essere scritto come prodotto di numeri primi e tale
scomposizione è unica.
Numeri relativi Z.
Abbiamo visto che nell’insieme dei numeri naturali l’equazione a + x = b non è in generale soddisfatta,
nasce quindi la necessità ad estendere il campo degli insiemi numerici agli interi relativi definita da :
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Z = { …. – 3 , -2, -1, 0, +1, 2, 3, ….}
Valore assoluto.
E’ possibile rappresentare gli interi relativi su una retta; fissata una unità di misura, una direzione positiva
( in generale verso dx ) un’origine in cui si posiziona il valore zero; la direzione negativa sarà quella opposta
a quella positiva.
- la somma
- il prodotto
Le due operazioni godono delle seguenti proprietà :
- associativa
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a+(b+c)=(a+b)+c
a*(b*c)=(a*b)*c
- commutativa
a+b=b+a
a*b=b*a
- distributiva
a*(b+c)=a*b+a*c
Supponiamo ora di avere a e b definiti in Z voglio trovare x sempre definito in Z tale che :
a*x=b
Numeri razionali Q.
Dalla necessità di risolvere l’insieme delle equazioni del tipo a * x = b nasce la necessità di estendere
l’insieme degli interi relativi e di introdurre l’insieme dei numeri razionali definiti nel seguente modo :
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, , …. Questi valori sono tutti validi in Q ma in realtà mi rappresentano la stessa quantità cioè
, è buona norma portare il numero razionale in cui sia il numeratore che il denominato siano primi fra
loro.
Dati due numeri razionali e , si dicono equivalenti se p*s = q * r questo vuol dire che ad esempio i
( -3 ) * ( -10 ) = 3 * 10
si pone allora di stabilire che il segno viene sempre assegnato al numeratore anche se esso compare al
denominatore.
In conclusione dato un numero razionale p/q si prenderà tale numero sempre ridotto ai minimi termini
cioè con p e q primi fra loro, inoltre si prenderà sempre q > 0 e il segno verrà assegnato a p, secondo
queste convenzioni possiamo definire l’insieme dei numeri razionali in questo modo:
Dati due numeri razionali e per confrontarli dobbiamo ridurli allo stesso denominatore :
Esempio :
verifichiamo se la relazione seguente è vera : < , riducendo tutto allo stesso denominatore
otteniamo :
( n+1) n < ( ( n+1 )2 sviluppando e semplificando si ottiene 1 > 0 che ci porta ad una relazione
matematicamente corretta e quindi la relazione è vera.
Somma algebrica.
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a c
Dati due numeri razionali e con b e d diversi da zero, la loro somma è ancora un razionale; per
b d
effettuare la somma si calcola il mcm ( bd ) e poi si sommano i termini.
a c ad ± cb
± =
b d db
Prodotto
a c
Dati due numeri razionali e con b e d diversi da zero il prodotto è quel numero razionale che si
b d
ottiene moltiplicando fra loro i denominatori ed i numeratori.
a c ac
( ) *( ) =
b d bd
a c
Dati due numeri razionali e con b e d diversi da zero la divisione è quel numero razionale che si
b d
ottiene prendendo il primo razionale e moltiplicandolo per l’inverso del secondo.
a c a d ad
( ) : ( ) = ( ) *( ) =
b d b c bc
1. Commutativa.
a c c a
+ = +
b d d b
2. Associativa
a c e a c e
+ ( + )=( + ) +
b d f b d f
3. Esistenza dell’elemento neutro.
In Q esiste ed è unico l’elemento neutro rispetto alla somma e lo indichiamo con 0 tale che :
a a a
+0= 0+ =
b b b
4. Esistenza dell’opposto
a
Per ogni numero razionale esiste ed è unico un numero razionale identificato come
b
a
opposto ed indicato con ( - ) tale che:
b
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a a
+(- )=0
b b
1. Commutativa.
a c c a
* = *
b d d b
2. Associativa
a c e a c e
* ( * )=( * ) *
b d f b d f
In Q esiste ed è unico l’elemento neutro rispetto al prodotto e lo indichiamo con 1 tale che :
a a a
*1= 1* =
b b b
4. Esistenza dell’inverso
a
Per ogni numero razionale esiste ed è unico un numero razionale identificato come
b
b
inverso ed indicato con ( ) tale che:
a
a b
*( )=1
b a
5. Proprietà distributiva.
a c e a c a e
* ( + )=( * ) +( * )
b d f b d b f
a c
* = 0 allora a=0 V c=0
b d
Densità.
Nei numeri naturali ed in quelli degli interi relativi è possibile identifica in modo univoco un antecedente ed
un susseguente di un determinato numero, e fra questi non visono altri numeri che appartengono
all’insieme considerato.
Questo non avviene per i numeri razionali infatti presi due qualsiasi numeri razionali posso sempre
trovarne uno che risulta maggiore dell’antecedente e minore del successivo, cioè che sta nel mezzo.
Dati :
a c a c
a c + a + c
e posso trovare b d tale che < b d <
b d b d
2 2
Questa proprietà si indica dicendo che l’insieme dei razionali è un insieme denso.
Numeri decimali.
Ogni numero razionale può essere rappresentato da un numero decimale che può essere:
Esempio.
1 := parte intera.
37 : = periodo
22 := parte intera
53 := antiperiodo
37
13 := periodo
Dato il numero razionale a/b per sapere a quale dei tre tipi appartiene bisogna seguire la seguente
procedura:
Esempio:
7/2 = 3,5
Per trasformare un numero decimale in frazione o come si suol dire trovare la frazione generatrice del
numero decimale dobbiamo analizzare i tre casi; partiamo dal numero decimale limitato.
Esempio.
- Si scrive al numeratore la differenza fra il numero decimale preso senza la virgola e il numero
formato da tutte le cifre che precedono il periodo ( comprese quelle che compongono la parte
intera )
- Al denominatore si scrive un numero composto da tanti 9 quante sono le cifre del periodo e da
tanti zeri quante sono le cifre dell’antiperiodo.
- Se possibile si semplifica la frazione.
Esempio.
38
2,166666… = 2,16 = (216 – 21 )/90 = 195/90 = 13/6
Osservazione
Diciamo che 1,999999 = 2 oppure che 0,9999999 = 1 proviamo a trovare le frazioni generatrici.
0,99999 = 0,9 = ( 9 – 0 ) / 9 = 1
E’ possibile utilizzare un metodo diversi per trovare la frazione generatrice , questo metodo lo illustriamo
attraverso degli esempi.
X = 1,9999999
10 x = 19,99999
10 x – x = 18
X=2
X = 2,1666666
10 x = 21,666
100 x = 216,666
100x – 10 x = 195
X = 195/90 = 13/6
Ad ogni numero razionale possiamo associare un punto della retta, la retta contiene già i numeri naturali e
quelli degli interi relativi; vedremo in seguito che però non tutti punti della retta possono essere individuati
da numeri razionali.
I numeri reali R
Per ragioni di completezza introduciamo in modo intuitivo l’insieme dei numeri reali riservandoci di darne
una più rigorosa definizione nel modulo di analisi.
Nell’insieme dei numeri razionali abbiamo definito le quattro operazioni base, somma, prodotto
sottrazione e quoziente ed abbiamo definito le loro proprietà risolvendo in questo modo il problema delle
operazioni algebriche, ma questo non basta poiché se cerchiamo di risolvere problemi geometrici ci
accorgiamo che questo insieme non risolve tutti i nostri problemi.
39
Analizziamo alcune di queste problematiche geometriche; in particolare prendiamo una retta r , fissiamo
un punto di origine che indichiamo con O e un punto U alla destra di O, e definiamo come OU il segmento
unitario.
ci domandiamo se sia possibile trovare un numero naturale o razionale che abbia quel segmento come
unità di misura.
Per rispondere alla domanda facciamo una piccola digressione e vediamo come sia possibile associare
l’insieme dei naturali ad una retta r.
Consideriamo la retta r vista in precedenza, abbiamo definito OU come segmento unitario per cui OU=1 .
Disegniamo ora la circonferenza di centro U e raggio OU , la circonferenza incontra la retta r nel punto U’ è
immediato verificare che OU’ = 2 se ora disegniamo un'altra circonferenza centrata in U’ essa incontrerà la
retta r in un punto U’’ e che OU’’ = 3 , iterando possiamo associare ad ogni punto l’insieme dei numeri
naturali.
è intuitivo come ottenere anche gli interi relativi estendendo la costruzione alla sinistra del punto origine O
e prendendo per convenzione tali valori col segno negativo.
Per ottenere la rappresentazione dei numeri razionali partiamo da un esempio, vogliamo rappresentare
sulla retta il valore 2 / 3 ;prendiamo una retta r e definiamo un punto O come origine e un punto U alla
destra di O e definiamo OU come segmento unitario ( OU = 1 ) , costruiamo ora una circonferenza centrata
in U e di raggio OU = 1, essa incontrerà la retta r nel punto U’ tale che OU’ = 2.
Tracciamo ora la retta s passante per O e non parallela ad r, prendiamo un punto A su s e tracciamo una
circonferenza di raggio OA , che incontrerà s nel punto B, tracciamo ora una circonferenza centrata in B di
raggio OA che incontrerà s in C.
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i segmenti OA , AB e BC sono uguali , tiriamo una retta passante per i punti C e U’ e le parallele a questa
retta passanti per B e per A tali parallele incontreranno la retta r nei punti M e N dalla geometria euclidea
sappiamo che per costruzione i segmenti OM , MN e NU’ sono uguali ; ora il segmento OU’ è stato diviso in
3 parti quindi il segmento ON = 2/3 di OU’.
Utilizzando questo metodo posso costruire qualsiasi numero razionale sulla retta r.
Poniamoci ora il problema inverso, dato una retta r fissiamo un punto origine O , alla destra di O
prendiamo un punto U e imponiamo OU come segmento unitario.
Prendiamo ora un punto P sulla retta r , il punto P alla destra di U , ci domandiamo se è possibile
esprimere la lunghezza del segmento OP attraverso un numero razionale, in generale la risposta è negativa
questo vuol dire che il fatto di poter associare un numero razionale ad un qualsiasi segmento OP
identificabile sulla retta r è un fatto eccezionale.
Proviamo a fare la seguente costruzione geometrica ; prendiamo due rette r e s perpendicolari fra loro e
che si incontrano in un punto O detto origine, prendiamo un punto U su r e U’ su s tale che i segmenti
OU=OU’=1 costruiamo il quadrato con le rette parallele ad s e ad r in modo che si incontrino nel punto Q,
vogliamo ora trovare la misura di OQ. e associargli un numero razionale.
applicando il teorema di Pitagora possiamo scrivere : OU2 + UQ2 = OQ2 ricordando che OU=UQ=1
l’equazione diventa OQ2 = OU2 + UQ2 = 2 .
La misura di OQ non può essere espressa da un numero razionale cioè quello che indichiamo √ 2
Dimostrazione.
Per dimostrare l’asserzione immaginiamo per assurdo che il nostro segmento sia esprimibile da un numero
razionale, quindi che si possa scrivere √ 2 = p/q con p e q numeri primi fra loro e che la frazione sia ridotta
ai minimi termini.
Un numero pari può essere scritto evidenziandone il numero 2 allora posso scrivere p = 2 * h sostituendo :
4 * h 2 = 2 * q 2 2 * h 2 = q2
ma questo mi porta a dire che q2 è pari e quindi anche q è pari ma allora se p è pari e q è pari allora la
frazione p/q non è ridotta ai minimi termini, siamo quindi caduti in una contraddizione e l’ipotesi è quindi
falsa cioè √ 2 non è esprimibile attraverso un numero razionale.
41
Nasce quindi la necessità di estendere l’insieme dei numeri razionali introducendo l’insieme dei numeri
reali R che contiene quei numeri detti irrazionali che non sono esprimibile attraverso la forma p / q.
( numero di Nepero, √ 2 , π ecc. )
L’insieme dei numeri reali comprende come sottoinsiemi i numeri interi, gli interi relativi i numeri razionali,
e i numeri irrazionali.
Quindi non possiamo esprimere il nostro segmento OQ attraverso un numero razionale, possiamo però
trovare dei segmenti inferiori e superiori che racchiudono il nostro segmento e che possono essere
espressi attraverso numeri razionali, possiamo cioè approssimare il valore di √ 2. E quindi del nostro
segmento.
1 < OQ < 2
……….
prendendo valori sempre più vicini al nostro punto OQ possiamo iterare il procedimento ed esprimere il
valore di OQ = √ 2 con una approssimazione buona quanto vogliamo.
Con questa procedura possiamo dire che ogni punto della retta, che chiamiamo retta reale, individua un
numero reale e che ad ogni numero reale corrisponde un punto sulla retta.
Somma e prodotto.
Dati due numeri reale a e b possiamo associare il numero c sempre appartenente ai numeri reali tali che :
Dati due numeri reali a e b con b diverso da zero possiamo associare il numero reale c tale che :
( a ) + ( -b ) = a –b = c operazione di sottrazione
( a ) : ( b ) = (a ) * ( 1/b) = c operazione di divisione
1. Commutativa
a+b=b+a
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2. Associativa
a+(b+c)=(a+b)+c
3. Esistenza dell’elemento neutro rispetto alla somma.
Esiste ed è unico il numero reale 0 tale che preso un qualsiasi numero reale si ha :
a+0=0+a=a
4. Esistenza dell’opposto.
Esiste ed è unico il numero reale -a detto opposto di a tale che:
a + ( -a ) = 0
1. commutativa.
a* b = b * a
2. Associativa
a*(b*c)=(a*b)*c
3. Esistenza dell’elemento neutro.
Esiste ed è unico il numero reale indicato con 1 tale che per ogni numero reale a si ha:
a*1=1*a=a
4. Proprietà dell’inverso
Per ogni numero reale a con a diverso da zero esiste il numero reale 1/a tale che :
( a ) * (1/a) = 1
5. Proprietà dell’annullamento.
Da un numero reale a è sempre verificato che :
a*0=0*a=0
6. Annullamento del prodotto.
Dati due numeri reali a e b tali che :
a*b=0 allora a = 0 V b = 0
Proprietà distributiva
a*(b+c)=(a*b)+(b*c)
Relazione di ordine in R.
Premesso che nel campo dei numeri reali è possibile definire la relazione di :
¿ , ≥ ,<, ≤
Come definite nell’insieme dei numeri naturali N ; dati a, b, c possiamo dire che a è minore o uguale di b
se e solo se esiste c appartenenti ai numeri reali positivi escluso lo zero se vale la relazione:
a+c=b
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Come per i razionali non è possibile per i numeri reali definire un antecedente ed un susseguente, poiché
presi due qualsiasi numeri reali a e b posso sempre trovare un numero reale c tale che:
Ogni numero reale può essere approssimato per eccesso o per difetto con un numero razionale; le
operazioni possono essere eseguite in modo esatto, si possono ottenere valori approssimati per le somme
e per i prodotti fra numeri reali utilizzando le successioni che per difetto o per eccesso approssimano i
valori dati.
Esempio.
Sappiamo che il numero irrazionale √ 2 può essere approssimato attraverso due successioni:
1< √2 < 2
12 < 2 < 2 2
…..
……
Esempio.
Altro numero razionale e il numero di Nepero “e” che può essere espresso attraverso una serie
matematica:
∞
1
e=1+∑
n =1 n!
Aumentando i termini della serie possiamo approssimare sempre meglio il nostro numero.
44
Massimo Comun Divisore. ( MCD )
Definizione.
Chiamasi MCD di due o più numeri diversi da zero il più grande dei divisori comuni ai numeri dati.
Assegnati due numeri si prendono i divisori di entrambi e fra questi si prende il massimo divisore comune,
tale numero viene chiamato MCD.
Esempio :
posso usare anche il metodo della scomposizione in fattori primi, ad esempio riprendendo l’esempio
precedente:
24 : 2 = 12 16 : 2 = 8
12 : 2 = 6 8:2=4
6:2=3 4:2=2
3:3=1 2:2=1
Da cui : 24 = 23 * 3 16 = 24 .
Regola.
Il MCD di due o più numeri diversi da zero, si ottiene scomponendoli in fattori primi e moltiplicando fra
loro i fattori comuni, ciascuno preso una volta sola, con il più piccolo esponente.
Il MCD serve principalmente per ridurre una frazione ai minimi termini; se infatti abbiamo ad esempio la
frazione:
24 24 12 x 2 2
MCD ( 24, 36 ) = 12 = =
36 36 12 x 3 3
45
Definizione.
Chiamasi mcm di due o più numeri diversi da zero il più piccolo dei multipli comuni ai numeri dati.
Dati due numeri costruisco l’insieme dei multipli di ciascun numero sfruttando la formula n = q * m con q
che varia in N , il minimo dei multipli in comune è il m.c.m. ( escluso lo zero ).
Esempio :
Dati due numeri p e q si dice che sono primi fra loro se non hanno divisori comuni tranne che il numero 1
questo vuol anche dire che il M.C.D. = 1.
Sfruttando la regola della scomposizione in fattori primi, scomposti i numeri devo prendere i fattori comuni
e non comuni presi una sola volta con il massimo esponente e moltiplicarli fra loro.
24 = 23 * 3
16 = 24 .
mcm ( 24,16 ) = 24 * 3 = 48
Il mcm serve per calcola il, denominatore comune di una somma o di una differenza di frazioni.
Coordinate cartesiane.
Attraverso la proprietà di completezza posso introdurre il concetto di coordinate cartesiane, presa la retta
r, fissato il punto origine O , definito il segmento unitario OU , il punto O divide la retta in due parti, quella
che contiene U e quella che non la contiene.
La semiretta che contiene il punto U la chiamo semiretta positiva , l’altra semiretta negativa.
Preso un punto P sulla semiretta positiva la proprietà di completezza ci assicura che esiste un numero x ≥ 0
tale che OP = x , questo numero lo chiamiamo ascissa di X , se prendo un punto Q sulla semiretta negativa
46
posso trovare un valore x > 0 tale che OQ = x ( stiamo parlando di misura di segmenti quindi x > 0 ) ma
siccome si trova sulla semiretta negativa lo indico con OQ = - x.
In conclusione in questo modo ad ogni punto della mia retta sono in grado di associare un numero reale
che definiamo positiva se il punto appartiene alla semiretta positiva, negativo se il punto appartiene alla
semiretta negativa.
Inversamente dato il numero reale x ε R è immediato associargli un punto sulla retta r ; al punto x = 0 gli
viene associata l’origine , se x > 0 la semiretta positiva , se x < 0 la semiretta negativa.
Intervalli.
Nell’insieme dei numeri reali si definiscono dei sottoinsiemi detti intervalli che possiamo definire e
rappresentare in questo modo ; dati due numeri reali a e b possiamo avere :
- Intervallo chiuso : [ a , b ] = { x ε R : a ≤ x ≤ b } ; insieme degli x compresi tra a e b estremi inclusi.
- Intervallo aperto : ( a , b ) = { x ε R : a < x < b } ; insieme degli x compresi tra a e b estremi esclusi.
Semirette.
Nel definire il concetto di semiretta reale dobbiamo introdurre il simbolo di infinito ( ∞ ) che per ora
prendiamo come semplice notazione non potendolo ancora definire matematicamente, possiamo quindi
definire i seguenti sottoinsiemi :
Dati due punti A e B sulla retta reale e i valori associati a e b ε R chiamiamo la lunghezza del segmento AB
distanza e la definiamo analiticamente dalla seguente relazione :
AB = d(AB) = b – a
La definizione non precisa se b > a o a > b e siccome la distanza o misura del segmento è per sua natura
espresso da un valore positivo utilizziamo una definizione espressa attraverso il valore assoluto.
D ( AB ) = | b – a |
| b – a | = 0 se a= b
|b–a|=b–a se b > a
|b–a|=a–b se a > b
Prendiamo due punti A e B sulla retta r e i suoi valori associati a , b ε R , il punto medio del segmento AB
indicato con M è dato dalla relazione :
M=(b+a)/2
La notazione scientifica di un numero permette di scrivere in forma compatta, questa notazione è molto utile per
quanto concerne numeri troppo grandi o troppo piccoli.
Diciamo che un numero è scritto in notazione scientifica se la sua parte intera è espressa da una sola cifra compresa
tra 1 e 9 e da una parte espressa da una potenza del 10 con esponente negativo o positivo.
Esempio.
48
83 8.3 * 10
Esempio
N = 7.06 * 108 .
N = 0.000 0015
N = 1.5 * 10-6 .
Ordine di Grandezza.(ODG)
Si dice ordine di grandezza di un numero decimale la potenza di dieci più vicina a quel numero; per determinare
l’ordine di grandezza bisogna scrivere il numero in notazione scientifica nella forma x * 10 n , se x < 5 l’orine di
grandezza è 10n , altrimenti se x ≥ 5 allora l’orine di grandezza è 10n+1 .
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