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Niccolò Ferrera 2BS

Commento: L’oste della Luna piena e l’oste di Olate

La figura dell’oste di Olate la incontriamo nel capitolo 14, dopo che il vicario era stato portato via dal
cancelliere Ferrer, la gente presente alla sommossa si era allontanata e Renzo aveva imboccato una
stradina in cerca di un luogo dove mangiare e dormire poiché si era fatta sera. Qui, incontra un gruppetto
dei tanti che si erano formati e che parlavano di ciò che era successo, ognuno dicendo la propria. Renzo
volle dire anche lui la sua opinione che fu applaudita ma soprattutto ascoltata da uno “sbirro travestito”
ovvero un poliziotto in borghese che, vedendo in Renzo un possibile sobillatore, si offrì di accompagnarlo
all’osteria per capire meglio chi egli fosse.

Il Manzoni descrive l’oste della Luna piena partendo dal suo aspetto fisico, a differenza di quello di Olate,
del quale ne menziona solamente le caratteristiche comportamentali e morali. Nel primo oste grande
risalto viene dato al suo sguardo: due occhietti chiari e fissi, che lasciano intendere al lettore la sua astuzia e
furbizia. Il suo atteggiamento è quello di un proprietario di locanda che sa bene la gente che la frequenta,
sa che nel suo locale possono entrare sia i ladri o furfanti sia le guardie come il poliziotto, per lui sono
entrambi clienti. Infatti, non appena vede Renzo con il poliziotto, non conoscendolo pensa tra sé:” venendo
con un tal cacciatore, o cane o lepre sarai” facendoci notare che lui classifica le persone non per quello che
sono ma per il mestiere che fanno, dando in un secondo momento addirittura dell’asino a Renzo.

L’ oste della Luna piena è persona silenziosa, di poche parole, che non lascia trasparire alcun pensiero ed
emozione dal suo volto. Risulta un personaggio enigmatico, che pensa agli affari suoi e non vuole essere
disturbato dalle faccende altrui, sembra voglia starsene in disparte ma, in realtà, tiene tutto sotto controllo.
Preferisce lasciare agli altri la prima mossa per poterli così “inquadrare” e capire come comportarsi di
conseguenza. La reazione che ha nel vedere il poliziotto lascia intendere di non essere felice che una figura
in divisa entri nel suo locale perché consapevole che in quel posto si svolgano anche delle azioni non
corrette (i dadi, le banconote, i furfanti) ma anche che non vuole guai e, dunque, l’autore ci fa capire che
l’oste sta più dalla parte dei disonesti ma, che costretto, deve fingere di far rispettare la legge. Ne traspare
una figura ambigua, furba, di poche parole, ma nel complesso non positiva. Anche nei confronti di Renzo, si
nota un atteggiamento fintamente passivo, perché anche se è lui che li accoglie, lascia al garzone il servirli
ed interviene solamente per farsi dare, invano, le credenziali (nome e cognome e paese) per farli sentire al
poliziotto. Finge, quindi, di essere persona che sta alle leggi, quando invece è il primo a non rispettarle.

L’oste di Olate, incontrato nel capitolo sette, non viene descritto dal punto di vista fisico, si presenta in una
posizione di attesa, pronto a ricevere gli ordini, a differenza di quello di Milano che è egli stesso ad andar
incontro a Renzo e al suo noto accompagnatore. Un comportamento quindi più attivo ma forse anche
dovuto al fatto che questi, cioè l’oste di Olate, non ha aiutanti, garzoni nella sua locanda e quindi deve fare
tutto da sé. Risulta una persona servizievole e pronta al dialogo ma non che gli vengano fatte domande
sulle persone che frequentano la sua osteria, a lui interessa come all’altro oste, che le persone si
comportino bene, che consumino e che paghino, questi sono per lui i galantuomini. Anche con lui quindi, ne
traspare una figura finta e ambigua, che dice di non conoscere la gente ma che invece è il primo a dare
informazioni e anche dettagliate.

In conclusione entrambe le figure risultano ambigue, doppie, pensano ad una cosa e ne dicono un’altra.
Non c’è nessun senso di giustizia, nessuna moralità, agiscono solo in termini dei propri interessi. Non
pensano alle conseguenze che può avere il loro comportamento, entrambi non si preoccupano di quello
che può accadere a Renzo, sono vigliacchi e incuranti di ciò che gli sta attorno.

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