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una serie di lezioni nelle quali egli cerca di dar conto del problema del
movimento. Base delle sue ricerche è il trattato, pubblicato a Torino nel 1585,
Diversarum speculationum mathematicarum liber di Giovanni Battista Benedetti, uno
dei fisici sostenitori della teoria dell'«impeto» come causa del «moto violento».
Benché non si sapesse definire la natura di un tale impeto impresso ai corpi,
questa teoria, elaborata per la prima volta nel VI secolo da Giovanni Filopono e
poi sostenuta dai fisici parigini, pur non essendo in grado di risolvere il
problema, si opponeva alla tradizionale spiegazione aristotelica del movimento come
prodotto del mezzo nel quale i corpi stessi si muovono.
A Pisa Galilei non si limitò alle sole occupazioni scientifiche: risalgono infatti
a questo periodo le sue Considerazioni sul Tasso che avrebbero avuto un seguito con
le Postille all'Ariosto. Si tratta di note sparse su fogli e annotazioni a margine
nelle pagine dei suoi volumi della Gerusalemme liberata e dell'Orlando furioso
dove, mentre rimprovera al Tasso «la scarsezza della fantasia e la monotonia lenta
dell'immagine e del verso, ciò che ama nell'Ariosto non è solo lo svariare dei bei
sogni, il mutar rapido delle situazioni, la viva elasticità del ritmo, ma
l'equilibrio armonico di questo, la coerenza dell'immagine l'unità organica – pur
nella varietà – del fantasma poetico.»[36]