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1. L’opera è dedicata a Tommaso Moro, umanista inglese.

Nel saggio Erasmo da Rotterdam, con


tono ironico, affida il ruolo da protagonista alla follia, la quale elogia sé stessa e dimostra come
l’uomo si affidi di più alle passioni che alla ragione.
2. Codesta affermazione è rintracciabile nell’undicesimo passo. Ciò che spinge gli uomini e gli dei a
procreare è la Follia, cos’altro potrebbe spingere una donna a soffrire i travagli del parto o a
sopportare le fatiche di allevare figli?. Qui Erasmo, o meglio, la Follia, ci lascia intendere che per
generare la vita, l’uomo o il dio devono lasciarsi andare a qualche leggerezza, devono permettere a
quest’ultima di impossessarsi di loro.
3. Quanto affermato è rintracciabile nel tredicesimo passo. Seguendo un ordine cronologico,
l’infanzia è quel periodo della vita dell’uomo caratterizzato dalla grazia; essa deriva dalla mancanza
di senno, essa è provvista dalla natura, per alleviare le fatiche dell’allevamento. Analogamente,
l’adolescenza è resa tanto piacevole dalla privazione del senno. Diversamente dalle altre due fasi della
crescita, in età adulta, l’esperienza e l’educazione, prendendo il sopravvento sulla Follia, conferiscono
all’uomo una certa maturità. Solo giunti nella fase della vecchiaia torna in aiuto la Follia, che,
conducendo i vecchi alla ninfa Lete, toglie loro la ragione, permettendogli di sopportare dolori e
sofferenze.
4. L’uomo, come detto precedentemente, si abbandona facilmente alle passioni. Per definizione, gli
stoici affermano che farsi guidare dalla ragione sia sinonimo di saviezza, mentre farsi guidare dalle
passioni (ira e concupiscenza) sia sinonimo di follia. L’uomo saggio dipinto dagli stoici è un’utopia,
una persona priva di passioni e sentimenti. Per natura l’uomo è ottenebrato dalle passioni e finché
esso vivrà secondo la sua natura potrà trovare la felicità. Coloro i quali vivono di istinti, vivono ignari.
5. Rientrano nella cerchia dei folli quelli che confidano nella vendita delle indulgenze, credendo che
con beni materiali possano essere perdonati per i loro peccati. Lo stesso vale per tutte quelle persone
che si accontentano di ricevere la felicità, effimera ed illusoria, un dono che la follia condivide
facilmente per abituare l’uomo alla pigrizia. Nemmeno il filosofo riesce a distinguersi, esso stesso è
seguace della follia, poiché crede fermamente di aver compreso tutto, è perfino convinto di poter
predire il futuro. Quello però più folle è il teologo, che passa una vita intera convinto di salvare
l’umanità, tra libri e retorica.

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