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Introduzione

L’epoca di costruzione dello stock edilizio italiano e il basso tasso di crescita di


nuovi edifici altamente performanti dal punto di vista energetico porta in primo
piano il cruciale tema della riqualificazione del patrimonio esistente. Nel settore
dell’edilizia residenziale pubblica tale questione assume ancora più rilevanza,
dato che nel corso degli anni è spesso mancata una costante manutenzione degli
stabili. Alla crescente richiesta di alloggi sociali si risponde spesso con edifici
obsoleti, non in grado di garantire condizioni adeguate di comfort e con elevati
costi di mantenimento per gli inquilini, dovuti soprattutto agli alti consumi
energetici. Il caso studio analizzato nel presente lavoro di tesi è un condominio
sito a Napoli, in zona climatica C, unità immobiliari con destinazione d'uso
residenziale. E’ stato studiato il potenziale miglioramento energetico del
complesso, valutando diverse ipotesi per la riduzione dei consumi dovuti alla
climatizzazione invernale/estiva; infine è stato analizzato un ponte termico
gravante sull'involucro. Sono state avanzate delle proposte di intervento dapprima
sul solo involucro edilizio, per poi passare alla sostituzione delle caldaie e degli
split.
Il sottoscritto ha utilizzato lo strumento software Edilclima per calcolare i carichi
termici delle strutture in esame partendo dai dati forniti dall'Ing.re Davide Maria
Laudiero in merito allo stato di fatto della struttura; e lo strumento software
Comsol per l'analisi del ponte termico. A partire da tali carichi, sono stati
progettati gli interventi di riqualificazione energetica, dal lato involucro. In
particolare, è stata progettata l’applicazione del cappotto termico e la sostituzione
degli infissi, per ridurre al minimo le dispersioni termiche dell’intero edificio. Per
tale soluzione, è stato valutato il fabbisogno di energia primaria che ne
risulterebbe ed è stato fatto un confronto con quello dello stato di fatto. È stata
infine modellato il ponte termico in esame, per capire se vi fosse all'interno
generazione di vapore d'acqua interstiziale, muffa e condensa.

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Capitolo Primo – Inquadramento Normativo
1.1. Politiche per l’energia ed il clima dell’Europa: la Vision al 2030 e al 2050
1.1.1. Vision dell’Europa al 2030
Sempre più spesso oggi si fa riferimento al concetto di sviluppo sostenibile, uno
sviluppo che risponda alle esigenze del presente senza compromettere la
possibilità per le generazioni future di soddisfare le proprie, come definito dalla
Commissione Indipendente sull’Ambiente e lo Sviluppo già nel 1987. Non così
spesso, tuttavia, la parola sostenibilità viene declinata in tutte le sue dimensioni:
ambientale, sociale ed economica. Nel trattare il settore dell’edilizia residenziale
pubblica, invece, non si può prescindere dall’affrontare l’idea di sviluppo
sostenibile in tutte le sue forme. Il settore residenziale è responsabile di circa il
40% del consumo globale di energia in Europa. Ridurre i consumi e migliorare
l’efficienza negli usi energetici di questo settore, quindi, risulta essere un
passaggio obbligato per rispettare quegli obiettivi che l’Europa impone in campo
ambientale. A tal proposito il quadro per le politiche dell'energia e del clima
all'orizzonte 2030 è stato presentato dalla Commissione il 22 gennaio 2014. Si
tratta di una comunicazione che definisce un quadro per le politiche dell'energia e
del clima dell'UE per il periodo dal 2020 al 2030. Il quadro è inteso ad avviare
discussioni su come proseguire queste politiche al termine dell'attuale quadro per
il 2020.Il quadro all'orizzonte 2030 si prefigge come obiettivo di aiutare l'UE ad
affrontare diverse questioni, ad esempio:
• il passo successivo da compiere in vista dell'obiettivo di ridurre le
emissioni di gas a effetto serra dell'80-95% rispetto ai livelli del 1990
entro il 2050;
• gli elevati prezzi dell'energia e la vulnerabilità dell'economia dell'UE ai
futuri aumenti di prezzo, specialmente per petrolio e gas;
• la dipendenza dell'UE dalle importazioni di energia, spesso da regioni
politicamente instabili;
• la necessità di sostituire e aggiornare le infrastrutture energetiche e fornire
un quadro normativo stabile per i potenziali investitori;

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• la necessità, per l'UE, di concordare un obiettivo di riduzione dei gas a
effetto serra per il 2030 nel quadro del suo contributo agli imminenti
negoziati per un nuovo accordo globale sui cambiamenti climatici.
Il quadro all'orizzonte 2030 propone nuovi obiettivi e misure per rendere
l'economia e il sistema energetico dell'UE più competitivi, sicuri e sostenibili.
Comprende obiettivi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e di
aumento dell'utilizzo delle energie rinnovabili e propone un nuovo sistema di
governance e indicatori di rendimento. In particolare, propone le seguenti azioni:
• l'impegno a continuare a ridurre le emissioni di gas a effetto serra,
fissando un obiettivo di riduzione del 40% entro il 2030 rispetto ai livelli
del 1990;
• un obiettivo per le energie rinnovabili di almeno il 27% del consumo
energetico, lasciando la flessibilità agli Stati membri di definire obiettivi
nazionali;
• una maggiore efficienza energetica attraverso possibili modifiche della
direttiva sull'efficienza energetica;
• la riforma del sistema di scambio di quote di emissione dell'UE nell'ottica
di includere una riserva stabilizzatrice del mercato;
• indicatori chiave su prezzi dell'energia, diversificazione
dell'approvvigionamento energetico, interconnessioni tra gli Stati membri
e sviluppi tecnologici - per misurare i progressi compiuti in vista di un
sistema energetico più competitivo, sicuro e sostenibile;
• un nuovo quadro di governance per la rendicontazione da parte degli Stati
membri, sulla base di piani nazionali coordinati e valutati a livello
dell'UE.
Tra i benefici attesi dall’obiettivo di efficienza energetica fissato per il 2030 ci
sono gli effetti positivi sull’ambiente, costi accettabili delle bollette per i
consumatori, diminuzione delle importazioni di gas. Il pacchetto clima prevede,
oltre all’obiettivo sull’efficienza energetica, anche un target di riduzione delle
emissioni nocive del 40% entro il 2030, così come una quota del 27% di fonti
rinnovabili nel consumo di energia (dall’attuale target del 20% entro il 2020). L’
obiettivo proposto della Ue non dovrebbe rappresentare un problema per il nostro
Paese, il cui livello di efficienza energetica è inaspettatamente buono. Nella
classifica mondiale dell’efficienza energetica stilata dall’American Council for

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Energy Efficiency Economy per il rapporto “International Energy Efficiency
Score Card”, l’Italia conquista il secondo posto, dietro alla Germania e prima
dell’Unione Europea nel suo complesso, seguita da Cina e Francia.
Il report ha esaminato le 16 maggiori economie del mondo, che rappresentano il
71% circa della domanda di energia elettrica globale e l’81% del Pil del pianeta,
assegnando dei punteggi per quattro categorie: generale, edifici, industrie e
trasporti. L’Italia si è classificata al primo posto tra i 16 paesi, in quanto a
efficienza energetica nei trasporti, e ha ottenuto un buono voto in quanto a
politiche a favore dell’efficienza energetica. Stando ai dati del dossier, tutti i Paesi
in gara hanno dei punti deboli su cui focalizzare i futuri interventi per ottenere
significativi miglioramenti nei propri livelli di efficienza energetica. Per quanto
riguarda l’Italia il consumo maggiore è determinato dagli edifici commerciali.

1.1.2. Vision dell’Europa al 2050


La Commissione europea sta studiando il modo più conveniente per rendere
l’economia europea più rispettosa del clima ed efficiente dal punto di vista del
consumo energetico entro il 2050.
La tabella di marcia verso un'economia a basse emissioni di carbonio prevede che:
• entro il 2050 l'UE riduca le emissioni dell'80% rispetto ai livelli del 1990;
• le tappe per raggiungere questo risultato sono una riduzione delle
emissioni del 40% entro il 2030 e del 60% entro il 2040;
• tutti i settori diano il loro contributo;
• la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio sia fattibile
ed economicamente abbordabile.
La tabella di marcia prevede che, entro il 2050, l'UE tagli le sue emissioni dell'80%
rispetto ai livelli del 1990 unicamente attraverso riduzioni interne (cioè senza
ricorrere a crediti internazionali). Ciò è in linea con l’impegno dei leader dell’UE
a ridurre le emissioni dell’80-95% entro il 2050, nel contesto delle analoghe
riduzioni che dovrebbero essere adottate dai paesi industrializzati nel loro insieme.
Per raggiungere questo obiettivo, l’UE deve compiere ulteriori progressi verso una
società a basse emissioni di carbonio. Le tecnologie pulite svolgono un ruolo
importante. Tutti i settori devono contribuire alla transizione verso un’economia
a basse emissioni di carbonio in funzione delle rispettive potenzialità economiche
e tecnologiche.

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Occorreranno interventi in tutti i principali settori che producono emissioni in
Europa (produzione di energia, industria, trasporti, edilizia e agricoltura), ma la
quota di riduzione che ci si può aspettare varia da un settore all'altro.

Figura 1 - Possibile riduzione dell’80% delle emissioni di gas a effetto serra nell’UE
(100% = 1990)

Il settore energetico presenta il maggior potenziale di riduzione delle emissioni.


Può eliminare quasi totalmente le emissioni di CO2 entro il 2050. L'energia
elettrica potrebbe parzialmente sostituire i combustibili fossili nei trasporti e per
il riscaldamento. L'energia elettrica proverrà da fonti rinnovabili, eoliche, solari,
idriche e dalla biomassa o da altre fonti a basse emissioni, come le centrali nucleari
o quelle a combustibili fossili dotate di tecnologie per la cattura e lo stoccaggio
del carbonio. Ciò richiederà anche consistenti investimenti in reti intelligenti.
Maggiori informazioni sulla tabella di marcia per l'energia per il 2050. Le
emissioni provocate dai trasporti potrebbero essere ridotte di oltre il 60% rispetto
ai livelli del 1990 entro il 2050. A breve termine, la maggior parte dei progressi
potrebbe venire dai motori a benzina e diesel, che potrebbero consumare ancora
meno carburante. A breve e a lungo termine, i veicoli ibridi ed elettrici ricaricabili
consentiranno maggiori riduzioni delle emissioni.
I biocombustibili saranno sempre più utilizzati nel settore dell’aviazione e del
trasporto merci su strada, dal momento che non tutti i veicoli commerciali pesanti
funzioneranno ad energia elettrica in futuro. Le emissioni provenienti dalle

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abitazioni domestiche e dagli uffici possono essere eliminate quasi del tutto
riducendole del 90% circa entro il 2050. L’efficienza energetica migliorerà
drasticamente grazie a:
• la tecnologia dell'edilizia passiva per i nuovi edifici;
• la ristrutturazione di vecchi edifici per migliorarne l'efficienza energetica.
La sostituzione dei combustibili fossili con energia elettrica e da fonti rinnovabili
per il riscaldamento, la refrigerazione e la cottura di cibi. Gli investimenti possono
essere recuperati nel tempo grazie a un minor costo delle bollette energetiche. Le
industrie che fanno un uso intensivo dell'energia potrebbero ridurre le emissioni
di oltre l'80% entro il 2050. Le tecnologie impiegate diventeranno più pulite ed
efficienti in termini energetici. Fino al 2030 e poco dopo tale data, le emissioni di
CO2 subirebbero una flessione graduale per effetto della progressiva diminuzione
dell'intensità energetica. Dopo il 2035 la tecnologia per la cattura e lo stoccaggio
del carbonio verrà applicata alle emissioni delle industrie che non sono in grado
di ridurle in altri modi (ad es. acciaierie e cementifici). Ciò consentirebbe di
realizzare riduzioni molto più significative entro il 2050. Si prevede già che le
emissioni di sostanze diverse dalla CO2 prodotte da industrie inserite nel sistema
di scambio di quote di emissione dell'UE scenderanno a livelli molto bassi. Dato
l’aumento a livello mondiale della domanda di derrate alimentari, la quota
dell’agricoltura nel totale delle emissioni dell’UE aumenterà di circa un terzo
entro il 2050, ma sono possibili riduzioni. L'agricoltura dovrà ridurre le emissioni
provenienti da fertilizzanti, concimi e bestiame e può contribuire allo stoccaggio
di CO2 nei terreni e nelle foreste. A sua volta, il passaggio a un'alimentazione più
sana con più verdure e meno carne può ridurre le emissioni. La tabella di marcia
giunge alla conclusione secondo cui la transizione a una società a basse emissioni
di carbonio è fattibile e a prezzi accessibili, ma richiede innovazione e
investimenti. Questa transizione:
• stimolerà l'economia europea grazie allo sviluppo di tecnologie pulite ed
energia a emissioni di carbonio basse o nulle, incentivando la crescita e
l'occupazione;
• aiuterà l'Europa a ridurre l'uso di risorse fondamentali come l'energia, le
materie prime, la terra e l'acqua;
• renderà l'UE meno dipendente da costose importazioni di petrolio e gas;

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• apporterà benefici alla salute, ad esempio grazie a un minor inquinamento
atmosferico.
Per effettuare la transizione l'UE dovrebbe investire altri 270 miliardi di euro (o,
in media, l'1,5% del PIL all'anno) nei prossimi quattro decenni.

1.1.3. Obblighi per gli Edifici


L’efficienza energetica degli edifici pubblici rappresenta un obiettivo strategico a
livello europeo poiché nonostante rappresentino solo una piccola quota
dell’edificato europeo è conferito loro un ruolo di esemplarità. Non a caso
l’Unione Europea nelle diverse direttive in materia energetica ha sempre emanato
requisiti più restrittivi per gli edifici pubblici. Tali requisiti sono elencati di
seguito:
• Direttiva 2002/91/UE
La Direttiva europea 2002/91/UE, fonte di tutta la recente legislazione in materia
di rendimento energetico nell’edilizia, sottolinea che “l’energia impiegata nel
settore residenziale e terziario, composto per la maggior parte di edifici,
rappresenta oltre il 40% del consumo finale di energia della Comunità”. La
direttiva introduce i sistemi di certificazione di edifici nuovi e già esistenti, con
l’obbligo di esposizione negli edifici pubblici degli attestati di rendimento
energetico e di altre informazioni importanti;

• Direttiva 2006/32/UE
Nella seguente direttiva viene sottolineato che “Il settore pubblico dovrebbe dare
il buon esempio per quanto riguarda gli investimenti, la manutenzione ed altre
spese riguardanti attrezzature che consumano energia, i servizi energetici nonché
altre misure di miglioramento dell’efficienza energetica.”

• Direttiva 2010/31/UE
In base a tale direttiva entro la fine del 2020 per tutti gli edifici, ma già dalla fine
del 2018 per quelli pubblici o ad uso pubblico, ogni nuova costruzione in Europa
dovrà essere “a energia quasi zero”, mentre un processo di trasformazione verso

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l’energia quasi zero dovrà essere avviato anche per il patrimonio edilizio esistente.
Gli edifici a energia quasi zero, definiti dalla citata direttiva, sono edifici ad alte
prestazioni, con un bassissimo fabbisogno energetico coperto in parte o
completamente con le fonti rinnovabili. In particolar modo tale direttiva pone
l’attenzione sugli edifici pubblici obbligandoli a redigere un certificato di
prestazione energetica da esporre in luogo ben visibile al pubblico.

• Direttiva 2012/27/UE
La direttiva 2012/27/UE all’art 5 evidenzia il ruolo esemplare degli enti pubblici
obbligando ciascun Stato membro a garantire che dal 1° Gennaio 2014, il 3% della
superficie coperta utile totale degli edifici riscaldati e/o raffreddati di proprietà del
governo e da esso occupati, sia ristrutturata ogni anno; la quota del 3% è calcolata
sulla superficie coperta totale degli edifici superiore a 500 metri quadrati; tale
soglia è portata a 250 metri quadrati a partire dal 9 luglio 2015.

1.2. Quadro Normativo UNI_TS 11300, le specifiche tecniche di riferimento per


il calcolo delle prestazioni energetiche e la certificazione energetica degli
edifici
La prestazione energetica di un edificio esprime la quantità di energia necessaria
per soddisfare il fabbisogno energetico connesso ad un uso standard dell’edificio
e comprende l’energia utilizzata per il riscaldamento dell’ambiente, il
riscaldamento dell’acqua calda sanitaria, il raffrescamento, la ventilazione ed
eventualmente l’illuminazione artificiale e il trasporto di persone o cose.
Il pacchetto di specifiche tecniche UNI TS 11300 nasce con l’obiettivo di definire
una metodologia di calcolo univoca per la determinazione delle prestazioni
energetiche degli edifici.
Le UNI TS 11300 consentono di valutare sia gli edifici nuovi che quelli esistenti,
in relazione a condizioni standard convenzionali di riferimento (design rating o
asset rating) o in condizioni adattate all’utilizzo specifico (tailored rating).
Le UNI TS 11300 pubblicate si suddividono in 4 parti:
• UNI TS 11300-1:2014 “Determinazione del fabbisogno di energia
termica dell’edificio per la climatizzazione estiva ed invernale”;
• UNI TS 11300-2:2014 “Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 2:
Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per

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la climatizzazione invernale, per la produzione di acqua calda sanitaria,
per la ventilazione e per l’illuminazione in edifici non residenziali”;
• UNI TS 11300-3:2010 “Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 3:
Determinazione del fabbisogno di energia primaria e dei rendimenti per
la climatizzazione estiva”;
• UNI TS 11300-4:2012 “Prestazioni energetiche degli edifici – Parte 4:
Utilizzo di energie rinnovabili e di altri metodi di generazione per la
climatizzazione invernale e per la produzione di acqua calda sanitaria.

Inoltre, sono presenti altre 2 parti, attualmente in attesa della fase di inchiesta
pubblica:

• UNI TS 11300-5 “Calcolo dell’energia primaria e della quota di energia


da fonti rinnovabili”;
• UNI TS 11300-6 “Determinazione del fabbisogno di energia per
ascensori, scale mobili e marciapiedi mobili”.

1.3. Quadro Normativo UNI_EN_ISO 13788:2003 – Verifica Termoigrometrica


Introduzione
La trasmissione del vapore all'interno delle strutture edilizie è un processo molto
complesso e la conoscenza dei suoi meccanismi, delle proprietà dei materiali,
delle condizioni iniziali e al contorno è spesso insufficiente, inadeguata e ancora
in via di sviluppo. Perciò la presente norma propone metodi di calcolo
semplificati, basati sull’esperienza e sulle conoscenze comunemente accettate. La
standardizzazione di questi metodi di calcolo non esclude l’uso di metodi più
avanzati. I metodi di calcolo utilizzati forniscono in genere risultati cautelativi e
quindi, se una struttura non risulta idonea secondo questi in base ad un criterio di
progettazione specificato, possono essere utilizzati metodi più accurati che ne
dimostrino l’idoneità. La presente norma riguarda l'umidità superficiale critica e
la condensazione interstiziale, e non considera anche le altre eventuali concause
all'insorgere dell’umidità come acqua contenuta nel terreno, acqua meteorica,
umidità di costruzione, trasporto di vapore nelle intercapedini e cavità, che
possono essere considerati nella progettazione di un componente edilizio.

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Scopo e campo di applicazione
La presente norma fornisce procedure di calcolo per determinare:
a) la temperatura superficiale interna di componenti o elementi edilizi al di
sotto della quale è probabile la crescita di muffe, in funzione della
temperatura e dell’umidità relativa interne; il metodo può essere anche
utilizzato per la previsione del rischio di altri problemi di condensazione
superficiale;
b) la valutazione del rischio di condensazione interstiziale dovuta alla
diffusione del vapore acqueo. Il metodo usato assume che l’umidità di
costruzione si sia asciugata e non tiene conto di alcuni importanti fenomeni
fisici, quali:
o la dipendenza della conduttività termica dal contenuto di umidità;
o lo scambio di calore latente;
o la variazione delle proprietà dei materiali in funzione del contenuto
di umidità;
o la risalita capillare e il trasporto di acqua liquida all’interno dei
materiali;
o il moto dell’aria attraverso fessure o intercapedini;
o la capacità igroscopica dei materiali.
Di conseguenza il metodo può essere applicato solo a strutture nelle quali questi
effetti sono trascurabili.

1.4. Quadro Normativo BS_EN 15026:2007 – Prestazioni Termoigrometriche dei


componenti edilizi da costruzione – Valutazione del trasferimento di umidità
da simulazione numerica
Introduzione
Questo standard definisce l'applicazione pratica del software di simulazione
igrotermica utilizzato per prevedere il trasferimento di calore e umidità transitorio
unidimensionale in componenti dell'involucro edilizio multistrato soggetti a
condizioni climatiche non stabili su entrambi i lati. Contrariamente alla
valutazione dello stato stazionario della condensazione interstiziale con il metodo
Glaser (come descritto nella EN ISO 13788), la simulazione igrotermica
transitoria fornisce informazioni più dettagliate e accurate sul rischio di problemi
di umidità all'interno dei componenti dell'edificio e sulla progettazione del

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trattamento correttivo. Sebbene il metodo Glaser consideri solo la conduzione
stazionaria del calore e della diffusione del vapore, i modelli transitori trattati in
questo standard tengono conto dell'accumulo di calore e umidità, degli effetti del
calore latente e del trasporto liquido e convettivo in condizioni iniziali e al
contorno realistiche.
I seguenti esempi di fenomeni di calore e umidità transitori e unidimensionali nei
componenti dell'edificio possono essere simulati dai modelli coperti da questa
norma:
o essiccazione dell'umidità iniziale della costruzione;
o accumulo di umidità per condensazione interstiziale per diffusione
invernale; penetrazione dell'umidità dovuta all'esposizione alla pioggia
battente;
o condensa estiva per migrazione di umidità dall'esterno verso l'interno;
condensazione superficiale esterna dovuta al raffreddamento per scambio
di radiazioni a onde lunghe;
o perdite di calore legate all'umidità per trasmissione ed evaporazione
dell'umidità.
Di seguito sono riepilogati i fattori rilevanti per la simulazione dei componenti di
un edificio igrotermico. Lo standard inizia con la descrizione del modello fisico
su cui si basano gli strumenti di simulazione igrotermica. Quindi vengono trattati
i parametri di input necessari e il loro approvvigionamento. Viene fornito un caso
di riferimento con una soluzione analitica per la valutazione degli strumenti di
simulazione numerica. La valutazione, l'interpretazione e la documentazione
dell'output costituiscono l'ultima parte.

Ingressi
• Assemblaggio, orientamento e inclinazione dei componenti edilizi
• Parametri e funzioni del materiale termoigrometrico
• Condizioni al contorno, trasferimento superficiale per clima interno ed
esterno
• Condizione iniziale, periodo di calcolo, parametri di controllo numerico
Uscite
• Distribuzioni di temperatura e flussi termici e variazioni temporali

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• Contenuto d'acqua, distribuzione dell'umidità relativa e del flusso di
umidità e variazioni temporali
Post-elaborazione
• Consumo di energia, economia ed ecologia
• Crescita biologica, marciume e corrosione
• Danni e degrado legati all'umidità.
Gli strumenti di post-elaborazione non fanno parte di questo standard. Per quanto
possibile vengono forniti riferimenti a pubblicazioni che si occupano di questi
strumenti.

Ambito
Questa norma specifica le equazioni da utilizzare in un metodo di simulazione per
il calcolo del trasferimento non stazionario di calore e umidità attraverso le
strutture edilizie. Fornisce inoltre un esempio di riferimento destinato a essere
utilizzato per convalidare un metodo di simulazione che dichiara la conformità a
questa norma, insieme alle tolleranze consentite. Le equazioni in questa norma
tengono conto dei seguenti fenomeni di immagazzinamento e trasporto
unidimensionale:
• accumulo di calore in materiali da costruzione asciutti e acqua assorbita;
• trasporto di calore per conduzione termica dipendente dall'umidità;
• trasferimento di calore latente per diffusione del vapore;
• accumulo di umidità mediante assorbimento di vapore e forze capillari;
• trasporto dell'umidità per diffusione del vapore;
• trasporto dell'umidità mediante trasporto di liquidi (diffusione
superficiale e flusso capillare).
Le equazioni descritte in questa norma tengono conto delle seguenti variabili
climatiche:
• temperatura interna ed esterna;
• umidità interna ed esterna;
• radiazione solare e a onde lunghe;
• precipitazioni (normali e pioggia battente);
• velocità e direzione del vento.
Le equazioni igrotermiche descritte nella presente norma non devono essere
applicate nei casi in cui:

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• la convezione avviene attraverso fori e fessure;
• gli effetti bidimensionali svolgono un ruolo importante (es. umidità di
risalita, condizioni attorno ai ponti termici, effetto delle forze
gravitazionali);
• sono presenti forze idrauliche, osmotiche, elettroforetiche;
• le temperature medie giornaliere nel componente superano i 50 °C.

1.5. Quadro Normativo UNI_EN_ISO 14683:2001 – Ponti termici


Introduzione
I ponti termici nelle costruzioni edilizie producono una modifica del flusso
termico e una modifica delle temperature superficiali rispetto a strutture prive di
ponti termici. Il calcolo dei flussi termici e delle temperature superficiali può
essere effettuato con precisione utilizzando metodi numerici di calcolo dettagliati,
in accordo con la EN ISO 10211-1 (flusso termico tridimensionale) o con il prEN
ISO 10211-2 (flusso termico bidimensionale). Tuttavia, per ponti termici lineari,
possono essere usati metodi semplificati che consentono di ottenere una stima
adeguata della trasmittanza termica lineica. L'effetto della ripetizione di ponti
termici in una parete altrimenti uniforme, come giunti che penetrano nello strato
isolante termico o giunti in malta tra blocchi di muratura leggera, dovrebbero
essere inclusi nel calcolo della trasmittanza termica del particolare elemento
edilizio in accordo con la EN ISO 6946 "Building components and building
elements - Thermal resistance and thermal transmittance - Calculation method
[Componenti ed elementi per edilizia - Resistenza termica e trasmittanza termica
- Metodo di calcolo]" (ISO 6946:1996). Anche se non considerato nella presente
norma, si dovrebbe tenere presente che i ponti termici possono anche dare origine
a basse temperature superficiali; associate al rischio di condensazione superficiale
o crescita di muffe.

Scopo e campo di applicazione


La presente norma specifica dei metodi semplificati per determinare i flussi
termici attraverso ponti termici lineari localizzati in corrispondenza delle
giunzioni tra elementi di edifici. Essa non si applica a ponti termici associati ai
telai di porte e finestre o a facciate continue. La presente norma specifica i requisiti

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in riferimento agli atlanti di ponti termici e ai metodi di calcolo manuale e fornisce
un numero limitato di valori tabulati di progetto della trasmittanza termica lineica

Capitolo Secondo – Possibili interventi di Riqualificazione


Energetica
2.1. Diagnosi Energetica
Con diagnosi energetica si intendono tutte le indagini che vengono effettuate su
un immobile per valutare dove e come l'energia viene consumata. L'analisi,
chiamata anche audit energetico, valuta con precisione la quantità e la qualità
dell'energia utilizzata per diverse finalità come riscaldamento, raffrescamento,
illuminazione ed utilizzo di elettrodomestici. La diagnosi energetica del sistema
edificio-impianto può essere definita secondo quanto riportato dal D.Lgs. n.
115/2008, Articolo 2, come:
“Procedura sistematica volta a fornire una adeguata conoscenza del profilo di
consumo energetico di un edificio o gruppo di edifici, di una attività e/o impianto
industriale o di servizi pubblici o privati, ad individuare e quantificare le
opportunità di risparmio energetico sotto il profilo costi – benefici e riferire in
merito ai risultati”.
L’audit energetico la prima fase di una riqualificazione o ristrutturazione
energetica perché senza una conoscenza attenta delle caratteristiche del fabbricato
non è possibile proporre soluzioni efficaci di miglioramento.
E' molto importante la competenza del tecnico che deve effettuare la diagnosi,
poiché, da lui dipende la corretta ristrutturazione energetica e la valutazione del
più probabile ritorno economico degli interventi. In generale quando si
intraprende una valutazione energetica dello stato di un immobile andrebbero
valutati anche altri aspetti quali il degrado della struttura, delle murature e delle
finiture, lo stato di manutenzione degli impianti, la documentazione
amministrativa, etc. L'insieme di queste indagini viene chiamata "Due diligence
immobiliare".

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2.1.1. Due diligence immobiliari
La Due Diligence immobiliare è l’indagine completa su un immobile o su un
patrimonio immobiliare. Raggruppa tutte le notizie che è bene che il compratore
conosca prima di procedere con l’acquisto. Contribuisce inoltre a velocizzare i
tempi di compravendita, raccogliendo in anticipo tutte le informazioni utili alla
transazione.
La Due Diligence immobiliare conferisce il giusto valore all’immobile/patrimonio
immobiliare, ne fa un’analisi completa dal punto di vista edile, urbanistico,
ambientale, ne evidenzia la conformità urbanistica e catastale, toglie ogni dubbio
sull’esistenza o meno di vincoli, di ipoteche o di servitù e chiarisce a chi vada
attribuita la proprietà. L’attività di Due Diligence immobiliare avviene
raccogliendo tutti i possibili dati relativi all’immobile ed incrociandoli tra loro. Si
parte dallo studio della documentazione, si procede Capitolo Possibili interventi
di riqualificazione energetica di edifici esistenti richiedendone le integrazioni
mancanti, se necessario, ed effettuando sopralluoghi tecnici per la verifica della
corrispondenza tra materiale scritto e realtà oggettiva dei fatti. Anche in questo
caso, se sul posto dovessero essere appurate incongruenze o mancanze, si dovrà
procedere integrando o correggendo ciò che non va. Pur essendo una sola,
trattandosi di dati provenienti da diversi campi, per praticità, una Due Diligence
può essere divisa in base agli argomenti esaminati:

Due Diligence Catastale


La Due Diligence catastale serve a controllare la regolarità catastale degli
immobili attraverso le visure, le planimetrie catastali e la rappresentazione grafica.
Andrà verificato il corretto inserimento in mappa del fabbricato, la rispondenza
tra quanto rappresentato in planimetria e lo stato reale, la rispondenza tra quanto
riportato in visura con la documentazione relativa alla titolarità più altre
informazioni basilari come l’indirizzo esatto, il numero di piano, l’interno.

Due Diligence Amministrativa


La Due Diligence amministrativa consiste nell’accertamento della titolarità
dell’immobile, nel controllo dell’eventuale esistenza di pesi o gravami e nella
verifica di quelli che possono essere i contratti d’uso e godimento. L’ufficio
preposto al rilascio degli atti di provenienza è la Conservatoria dei Registri degli

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atti, mentre la verifica del regolare censimento, di eventuali iscrizioni di ipoteche
o della presenza di vincoli e servitù potrà essere fatta presso il Catasto Terreni e
Catasto Fabbricati. Per appurare la sussistenza di contratti di locazione o d’uso
degli spazi va fatta richiesta presso l’Ufficio del Registro.

Due Diligence Strutturale


Per effettuare una corretta Due Diligence strutturale occorre confrontare la
documentazione presente in materia di sicurezza con l’ispezione visiva del sito.
Occorrerà appurare quelle che sono le reali condizioni strutturali dell’immobile,
la sua capacità statica e il grado di sicurezza in cui si trova la struttura.

Due Diligence Impiantistica


Per una corretta Due Diligence impiantistica serve comprendere che ci sia una
conformità di legge degli impianti che si trovano negli immobili. Va analizzato
l’impianto elettrico, l’impianto di condizionamento e tutti gli altri impianti
meccanici. All’analisi della documentazione progettuale dovrà corrispondere
sempre un’analisi visiva in loco.

Due Diligence Urbanistica/Edilizia


La fase della Due Diligence urbanistica/edilizia consiste nella verifica della
conformità degli immobili alla vigente normativa urbanistico/edilizia. Andrà
analizzato il certificato di destinazione urbanistica, appurata una reale conformità
rispetto agli strumenti urbanistici. Bisognerà constatare che non ci siano vincoli
territoriali (ambientali, monumentali, infrastrutturali o paesaggistici). Ciò che è
importante è che ci sia un corretto uso dell’immobile e che se ci sono stati
interventi edilizi nel corso degli anni (autorizzazioni, permessi di costruire, DIA,
condoni, sanatorie, certificati abitabilità/agibilità, concessioni …), questi siano
stati effettuati a norma.

Due Diligence Sicurezza


La Due Diligence relativa alla sicurezza consta nella verifica dei documenti
relativi all’attuazione delle norme di sicurezza. Occorrerà controllare che sia stato
rilasciato il certificato di prevenzione incendi, che siano stati predisposti piani di
emergenza e che esistano le condizioni di sicurezza antisismiche. Alla

21
documentazione farà seguito un sopralluogo che attesti la corrispondenza tra i
certificati e la loro attuazione.
Due Diligence Ambientale
Va appurato che nell’ambiente circostante l’immobile, o nell’immobile stesso,
non si trovino fonti di inquinamento o materiali pericolosi.

2.1.2. Carichi termici invernali


La maggior parte delle attività umane si svolge in ambienti confinati: è necessario
pertanto che le condizioni di temperatura e umidità in tali spazi siano tali da
garantire il benessere termoigrometrico. A tal fine è necessario, fissati l’attività
svolta e l’abbigliamento, controllare grandezze quali temperatura, umidità e
velocità dell’aria, temperatura delle superfici che delimitano l’ambiente, poiché
questi parametri, a seconda del valore che assumono, determinano una condizione
di comfort o disagio termico.
Per schematizzare il problema del riscaldamento degli ambienti confinati durante
la stagione invernale si consideri la seguente figura:

Fissate le condizioni di temperatura interne ed esterne poiché la temperatura


interna Ti, durante il periodo invernale, viene mantenuta al di sopra di quella
esterna Te vi sarà una potenza termica che andrà dall’interno verso l’esterno,
attraverso ciascuno dei componenti edilizi di confine a contatto con l’esterno, con
il terreno ed eventualmente con ambienti confinanti non riscaldati.
L’entità di tale potenza termica dispersa dipenderà ovviamente dalle
caratteristiche dei materiali che costituiscono le pareti perimetrali e quindi dal
progetto dell’elemento di confine. A parità di temperature interna ed esterna e
quindi di differenza di temperatura, nonché di superficie di scambio, le dispersioni

22
termiche dipenderanno dalla trasmittanza unitaria K del componente edilizio
considerato.
Si supponga di partire da una condizione iniziale nella quale, in assenza di
qualsiasi fonte di calore presente all’interno dell’edificio, la temperatura interna
risulti Ti = 20°C, e quella esterna Te = 8°C.
Poiché l’aria atmosferica può essere considerata un sistema di capacità termica
infinita, la sua temperatura rimarrà costante qualunque sia lo scambio termico con
l’edificio. Al contrario la temperatura dell’aria interna, per effetto delle dispersioni
termiche, andrà diminuendo nel tempo e, se non s’interviene immettendo con
continuità la potenza termica che si disperde verso l’esterno, tale raffreddamento
continuerà fin quando la temperatura dell’aria interna non avrà raggiunto il valore
di quella esterna.
Nella seguente figura è indicato un sistema che fornisce all’ambiente la potenza
termica Q pari alla somma delle dispersioni dell’ambiente verso l’esterno:

Le dispersioni avvengono attraverso tutte le superfici di controllo di un vano: esse


sono rappresentate dalle pareti, dai solai di copertura, da quelli di calpestio, ecc.
Per il calcolo del carico termico invernale è necessario introdurre le seguenti due
ipotesi fondamentali:
1. Regime stazionario: un sistema termodinamico si classifica “stazionario” se lo
stato del sistema non varia nel tempo: si decide di considerare come costanti nel
tempo delle grandezze che in realtà non lo sono, come i parametri climatici.
2. Condizione più sfavorevole: Nella determinazione del carico termico invernale
è necessario considerare la condizione più sfavorevole, nel senso più gravosa
(termicamente parlando) per l’impianto di riscaldamento.

23
Attualmente la normativa italiana di riferimento per la determinazione del carico
termico invernale è la UNI/TS 11300, dove si distinguono: -Carichi termici per
trasmissione ∅T,i : Rappresentano la quota di potenza termica (calore scambiato
nell’unità di tempo) che viene persa dal fluido aria all’interno della zona attraverso
le strutture edilizie. Lo scambio termico si innesca per differenza di temperatura
ed entrano in gioco fenomeni combinati di conduzione, convezione e
irraggiamento.
∅T,i = (H T,ie + H T,iue + H T,ig + H T,ij ) (ϑint,i - ϑe )
Dove:
H T,ie = coefficiente di dispersione termica per trasmissione dallo spazio riscaldato
(i) verso l’esterno (e) attraverso l’involucro dell’edificio, in Watt per Kelvin
(W/K);
H T,iue = coefficiente di dispersione termica per trasmissione dallo spazio
riscaldato (i) verso l’esterno (e) attraverso lo spazio non riscaldato (u), in Watt per
Kelvin (W/K);
H T,ig = coefficiente di dispersione termica per trasmissione verso il terreno, in
condizioni di regime permanente, dallo spazio riscaldato (i) verso il terreno (g), in
Watt per Kelvin (W/K);
H T,ij = coefficiente di dispersione termica per trasmissione dallo spazio riscaldato
(i) a uno spazio adiacente (j) riscaldato ad una temperatura significativamente
diversa, per esempio uno spazio riscaldato adiacente all’interno della porzione
entità di edificio o uno spazio riscaldato di una porzione entità di edificio
adiacente, in Watt per Kelvin (W/K);
ϑint,i = temperatura interna di progetto dello spazio riscaldato (i) in gradi centigradi
(°C);
ϑe = temperatura esterna di progetto in gradi centigradi (°C).
-Carici termici per ventilazione ∅V,i: Rappresentano la quota di potenza termica
che viene persa dall’aria dello spazio riscaldato per la presenza di fenomeni di
infiltrazione dell’aria esterna nell’ambiente (ventilazione naturale, dovuta alla non
ermeticità delle chiusure finestrate e all’apertura manuale dei serramenti oppure
ventilazione meccanica, dovuta ad un apposito impianto di estrazione-
immissione).

24
2.1.3. Carichi termici estivi
Il calcolo delle rientrate di calore estive, rispetto a quello delle dispersioni invernali,
richiede una più difficile valutazione vista la molteplicità dei fattori da considerare per
la stima dei carichi ambiente. In particolare, mentre per il calcolo delle dispersioni
invernali si fa riferimento a condizioni stazionarie (si assume cioè che la temperatura
dell’aria esterna rimanga costante nel corso della giornata e pari al valore di progetto)
nel caso delle rientrate estive tale discorso viene a mancare a seguito dell’estrema
variabilità dei flussi termici legati alla radiazione solare. Il calcolo delle rientrate per
irraggiamento attraverso i componenti finestrati può essere effettuato attraverso
l’applicazione di una relazione del tipo:

Q = (Rad. Sol. Mens.) x (Sup. Vetrata) x (FCR1) x (FCR2) x (FCR3)


Dove FCR1, FCR2, FCR3 sono tre fattori correttivi dipendenti dalla tipologia di telaio, di
vetro e al numero di funzionamento dell’impianto. Inoltre si considera la trasmissione
di calore attraverso i vetri mediante la formula

Q = K*S* ΔT
E i contributi delle superfici opache: Q = K*S*ΔTequiv
dove ΔTequiv è una differenza di temperatura equivalente che porta in conto l’apporto
solare variabile ciclicamente durante la giornata, l’escursione termica giornaliera
dell’aria esterna e le caratteristiche inerziali delle strutture di delimitazione del volume
condizionato riferite al peso per m2 di superficie (inerzia termica superficiale).Tale
inerzia del componente permette di valutare qual è il suo comportamento in seguito
all’incidenza della radiazione solare, in particolare nel trattenere il calore accumulatasi
durante la giornata e rilasciarlo nelle ore successive. Ciò permette quindi di abbattere e
sfasare la radiazione solare diminuendone sensibilmente l’impatto sul locale da
climatizzare. Tutti questi fattori sono quindi teneuti implicitamente conto nelle tabelle
di riferimento per il ΔTequiv. Infine si considerano i carichi termici dovuti alla presenza
di persone, di apparecchiature presenti e di illuminazione che sono valori fissi da
normativa. Infine si procede con il calcolo delle infiltrazioni d’aria calcolate come
contributo sensibile e latente:

QL = ρ * V * 0.60 * ΔX [kcal/h]; QS = ρ * V * 0.24 * ΔT [kcal/h];


dove:
ρ = densità dell’aria alla temperatura considerata (p = 1 atm) [kg/m3];

25
0.60 = calore latente di vaporizzazione dell’acqua [kcal/g];
0.24 = calore specifico dell’aria [kcal/kg°C];
ΔT = differenza di temperatura tra aria esterna ed aria ambiente;
ΔX = differenza di umidità specifica tra aria esterna ed aria ambiente [gH2O/kgaria
secca];
V = portata volumetrica aria [m3/h].
Per concludere, basterà sommare i valori così ottenuti per ottenere il carico termico
estivo.

2.1.4. Certificazione energetica e diagnosi


Dal quadro normativo descritto emerge come la diagnosi energetica sia lo
strumento necessario alla certificazione energetica per individuare gli interventi
più significativi e più convenienti dal punto di vista tecnico-economico per il
miglioramento della prestazione energetica del sistema edificio-impianto. La
Certificazione energetica è il complesso delle operazioni svolte dai soggetti
certificatori per il rilascio dell’attestato di prestazione energetica (APE) e delle
raccomandazioni per il miglioramento della prestazione energetica dell’edificio.
Per prestazione energetica di un edificio si intende la quantità annua di energia
primaria necessaria per soddisfare, con un uso standard dell’immobile, i vari
bisogni energetici dell’edificio, la climatizzazione invernale e estiva, la
preparazione dell’acqua calda per usi igienici sanitari, la ventilazione e, per il
settore terziario e l'illuminazione.
La Diagnosi energetica fornisce una fotografia del reale comportamento e del
relativo consumo energetico del sistema edificio-impianto e, ai fini della
Certificazione energetica, viene utilizzata per individuare le modifiche più efficaci
ed economiche dal punto di vista della prestazione energetica.
Un riassunto di quanto detto di sopra è riportato nella seguente figura.

26
Figura 2 - Relazione tra diagnosi energetica e certificazione energetica

2.1.5. Obiettivo della diagnosi energetica


La finalità di una diagnosi energetica è quella di individuare le modalità con cui
ridurre il fabbisogno energetico e valutare sotto il profilo costi-benefici i possibili
interventi, che vanno dalle azioni di retrofit, a modelli di esercizio/gestione
ottimizzati delle risorse energetiche. Nel momento in cui viene “fotografato”
energeticamente l’edificio, la diagnosi si pone l’obiettivo di capire in che modo è
utilizzata l’energia, individuare eventuali cause di sprechi e quali interventi
possono essere posti in essere, al fine di valutare non solo la fattibilità tecnica, ma
anche e soprattutto quella economica delle azioni proposte.
Gli obbiettivi principali pertanto sono:
o Definire il bilancio energetico del sistema edificio-impianto e individuare
i possibili recuperi delle energie disperse;
o Valutare le condizioni di comfort e di sicurezza necessarie; • Individuare
appropriate tecnologie energy-saving (incremento dell‘efficienza
energetica), e valutarne le opportunità tecnico-economiche;
o Ottimizzare le modalità di gestione del sistema edificio-impianto (contratti
di fornitura di energia, modalità di conduzione, ecc.) ai fini di una
riduzione dei costi di gestione;
o Ridurre i costi per gli approvvigionamenti energetici;
o Migliorare la sostenibilità ambientale nella scelta e nell'utilizzo delle fonti
energetiche;

27
2.2. La Riqualificazione Energetica
In riferimento agli edifici (casa singole o appartamenti, negozi, uffici, ecc.) risulta
di particolare interesse l'efficienza energetica, sia sul nuovo sia sull'esistente.
Come rende noto l'ENEA, quasi il 40% del consumo energetico totale (e il 36%
delle emissioni di gas serra) deriva appunto da queste strutture.
La riqualificazione energetica ricopre, pertanto, un ruolo di fondamentale
importanza, non solo per il raggiungimento degli obiettivi fissati da parte
dell’Unione Europea per il 2020 (come accennato nel capitolo precedente), ma
anche per ottenere un costo nelle bollette addirittura ridotto dell’85%.

Figura 3 - livelli classi prestazione energetica

La classe energetica degli immobili si valuta su una scala di 10 livelli, in base alla
prestazione energetica (dalla migliore alla peggiore): A4, A3, A2, A1, B, C, D, E, F,
G.(fig.3). La prestazione energetica si applica a tutte le categorie di edifici di cui
all’articolo 3, del Decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, ossia:
E.1 Edifici adibiti a residenza e assimilabili: E.1 (1) abitazioni adibite a residenza con
carattere continuativo, quali abitazioni civili e rurali, collegi, conventi, case di pena,
caserme; E.1 (2) abitazioni adibite a residenza con occupazione saltuaria, quali case per
vacanze, fine settimana e simili; E.1 (3) edifici adibiti ad albergo, pensione ed attività
similari; E.2 Edifici adibiti a uffici e assimilabili: pubblici o privati, indipendenti o contigui
a costruzioni adibite anche ad attività industriali o artigianali, purché siano da tali
costruzioni scorporabili agli effetti dell’isolamento termico; E.3 Edifici adibiti a ospedali,
cliniche o case di cura e assimilabili ivi compresi quelli adibiti a ricovero o cura di minori
o anziani nonché le strutture protette per l’assistenza ed il recupero dei tossico-
dipendenti e di altri soggetti affidati a servizi sociali pubblici; E.4 Edifici adibiti ad attività
ricreative o di culto e assimilabili: E.4 (1) quali cinema e teatri, sale di riunioni per

28
congressi; E.4 (2) quali mostre, musei e biblioteche, luoghi di culto; E.4 (3) quali bar,
ristoranti, sale da ballo; E.5 Edifici adibiti ad attività commerciali e assimilabili: quali
negozi, magazzini di vendita all’ingrosso o al minuto, supermercati, esposizioni; E.6
Edifici adibiti ad attività sportive: Figura 3 - livelli classi prestazione energetica 34 E.6 (1)
piscine, saune e assimilabili; E.6 (2) palestre e assimilabili; E.6 (3) servizi di supporto alle
attività sportive; E.7 Edifici adibiti ad attività scolastiche a tutti i livelli e assimilabili; E.8
Edifici adibiti ad attività industriali ed artigianali e assimilabili.
Nello specifico, la dispersione di calore è uno dei principali problemi degli edifici costruiti
senza rispettare i principi di efficienza energetica. Per vedere la differenza tra il livello di
dispersione di calore di un edificio di classe A e uno di classe inferiore, è di notevole
interesse guardare questa termofoto dove le zone di colore giallo, arancione e rosso
denotano le dispersioni di calore, a differenza di quelle di colore blu che, invece,
denotano l’assenza di dispersione verso l’esterno (fig.4).

Figura 4 - termofoto di edificio di classe A (alla sinistra) e edificio di classe inferiore (alla
destra)

2.3. I possibili interventi


A tale scopo, è possibile individuare degli interventi che permettano questa
riqualificazione energetica, come ad esempio si può intervenire sul miglioramento
dell’isolamento termico predisponendo un cosiddetto cappotto termico, sostituire
gli infissi con dei nuovi con un coefficiente di trasmittanza(U) basso (definito
secondo una tabella presente nel dm. del 26 Giugno 2015) , ed Infine si può
intervenire sostituendo tipologie di terminali di climatizzazione a minor consumo
e installando pannelli solari.

29
2.3.1. Il cappotto termico
Uno degli strumenti più efficaci per fare efficienza energetica in edilizia è il
cappotto termico: migliora il comfort abitativo, assicura riqualificazione
energetica e risparmi in bolletta, beneficia delle detrazioni fiscali. Quali materiali
scegliere per l’isolamento termico? Cappotto esterno, interno o raddoppio del
cappotto? A tal proposito vediamo nel seguito le caratteristiche i costi e gli
svantaggi.
I moderni sistemi a cappotto adeguatamente realizzati, assicurano una durabilità
e un’affidabilità garantita nel tempo per almeno 25 anni e lasciano inoltre libertà
assoluta ai progettisti nelle scelte di rivestimento.
E' bene ricordare che è molto importante la corretta posa in opera che svolge un
ruolo fondamentale per garantire la funzionalità del sistema a cappotto e la sua
durata nel tempo. Tutti i componenti coinvolti devono essere correttamente posati:
adesivo, pannello isolante, prodotto rasante, rete di rinforzo, ancoraggio, intonaco,
eventuale finitura protettiva.

Figura 5 – Stratigrafia cappotto

Con cappotto termico s’intende il sistema di isolamento termico, detto anche


cappotto esterno che si differenzia dal cappotto interno dopo esaminato. A livello
europeo l’associazione europea EAE ha definito e certificato un sistema isolante
a cappotto denominato ETICS, acronimo di External Thermal Insulation
Composite System, ovvero sistema composito di isolamento termico esterno. Il
cappotto, infatti, non è un blocco unico, ma è composto da più parti quali: collante,
materiale isolante termico sotto forma di pannello, tasselli per ancoraggio,
intonaco di fondo, strato di rinforzo o armatura, intonaco di finitura e accessori.
L’ETICS è definibile come un kit certificato costituito da componenti

30
prefabbricati applicati alla facciata direttamente sul posto. Per essere certi che il
sistema a cappotto sia pienamente rispondente ai dettami CE deve riportare l’icona
della marcatura e rispondere al benestare tecnico europeo, sotto forma di linea
guida ETAG 004 (European Technical Approval Guideline). La struttura è frutto
di un lavoro a livello europeo coordinato, per il settore delle costruzioni, da
EOTA, European Organization for Technical Approval, che ha ricevuto dalla
Commissione UE il compito di stabilire linee guida per approvare a livello tecnico
ed europeo i Sistemi ETICS. Per l’Italia ha contribuito il Consorzio CORTEXA -
il consorzio italiano per la cultura del Sistema a Cappotto di qualità, che unisce
sotto lo stesso marchio le più grandi aziende del settore - che ha pubblicato in
italiano il manuale per la posa del sistema. In Italia l'UNI ha pubblicato due norme
dedicate ai sistemi di isolamento a cappotto: la UNI/TR 11715:2018 richiede l’uso
di materiali certificati per la progettazione e posa in opera dei sistemi di
isolamento termico a cappotto, la UNI 11716:2018 certifica invece le competenze
dei posatori.
Pannelli isolanti per esterno: i benefici Il rivestimento esterno assicura diversi
benefici: come specificato dall’Associazione europea aiuta a proteggere il clima e
l'ambiente. Il primo e più importante beneficio è il risparmio energetico, quello
conseguente – e altrettanto importante – è rappresentato dalle emissioni evitate di
CO2 conseguenti al taglio dei consumi. Ma il risparmio è possibile non solo in
termini di riscaldamento, ma anche in ridotte spese per il raffrescamento: la stessa
Cortexa segnala che proprio riguardo ai consumi estivi, contare su un elevato
livello d’isolamento termico permette di ridurre fino al 50% la quantità di frigorie
richieste nel periodo estivo, dimezzando così il consumo elettrico dei
condizionatori per il raffrescamento. Il cappotto migliora il comfort termico, ma
è anche una potente leva occupazionale. Pensiamo infatti ai posti di lavoro
generati per ristrutturare e riqualificare i milioni di edifici in Italia e in tutta
Europa, promuovendo l’uso di manovalanza locale. Contare su una maggiore
efficienza energetica significa ridurre l’apporto di materia prima – spesso da
fossili – proveniente da Paesi non UE. Ciò significa garantire indirettamente
maggiore sicurezza negli approvigionamenti, contando anche su una più
significativa indipendenza, se ciò si aggiunge a una maggiore produzione da fonti
rinnovabili. Un altro beneficio decisivo è anche quello di prevenire o ridurre
quanto più possibile la povertà energetica. Come segnala EAE, più di 124 milioni

31
di persone in Unione Europea vivono in condizioni di indigenza a livello
energetico. Se realizzato a regola d’arte, il sistema a cappotto offre uno strumento
importante per gli architetti anche in funzione estetica.
Cappotto interno È l’alternativa praticata, accanto a quella dell’insufflaggio nelle
pareti di cellulosa o sughero, per migliorare il grado di isolamento termico. Il
cappotto termico interno viene realizzato in un caso specifico: quando non è
possibile intervenire esternamente, per vincoli architettonici o condominiali. Si
tratta di una scelta adatta anche nel caso in cui si vogliano isolare singole unità
immobiliari indipendentemente dagli interventi realizzabili sull’intero
condominio. L’isolamento interno assicura diversi vantaggi tra cui la rapidità
degli interventi e il miglioramento delle condizioni termoigrometriche degli
ambienti, grazie all’innalzamento delle temperature superficiali, e l'eliminazione
dei fenomeni di condensa superficiale. Può essere costituito da pannelli isolanti in
polistirene, ricoperto da cartongesso, contando anche su una eventuale struttura
metallica a supporto delle parti. Per una opzione naturale si può optare per il
sughero o per la canapa, per una più “avveniristica” si può scegliere l’aerogel, che
ha il pregio di garantire ottime prestazioni a fronte di spessori limitati. La
soluzione interna di solito costa meno ed è più rapida da posare. Lo svantaggio è
che sulla parete si dovrà fare attenzione nel caso di riparazioni o altri lavori
successivi tenendo presente anche che in generale diminuisce il volume degli
ambienti interni. Particolare attenzione in questo caso è la valutazione della
verifica termoigrometrica.
Si ricorda che posizionare un elemento isolante comporta avere in corrispondenza
di questo un abbattimento ripido delle temperature, e quindi delle pressioni di
saturazione. Dato che la pressione di saturazione deve essere più elevata della
pressione parziale di vapore d’acqua in ogni strato del componente murario
posizionare l’isolante più esterno possibile permette di avere la minima variazione
di temperatura tra lo strato più interno del locale e l’intradosso dell’isolante stesso
permettendo quindi un maggior soddisfacimento della verifica termo igrometrica
tale per cui deve verificarsi:
pv < pvs(Tsuperficiale )
Quando ciò non è possibile, ovvero è necessario inserire l’isolante internamente,
nella maggioranza dei casi sarà necessario inserire una barriera al vapore nella

32
faccia interna dell’isolante in modo da abbattere le pressioni parziali di vapore
d’acqua ed evitare gli sgradevoli effetti di condensa (macchie e muffa).

Figura 6 - cappotto interno

Generalmente l’isolamento esterno può, però, risultare molto costoso per diversi
motivi: ad esempio, se l’edificio è alto, ci saranno delle difficoltà nell’istallazione
dei pannelli, pertanto questa operazione potrà richiedere tempi decisamente
lunghi.

Figura 7- cappotto esterno

2.3.1.1. Panelli isolanti per il capotto termico


L’isolamento può essere definito da diverse tipologie di materiali a seconda delle
esigenze. Di norma, vengono utilizzati due tipi di materiali: quelli sintetici e quelli
naturali.

33
Tra i materiali sintetici vi sono il polistirene, espanso o estruso (ESP e XPS), e il
PVC. I suddetti hanno un costo notevolmente inferiore rispetto a quelli naturali ed
hanno ottime caratteristiche isolanti. Mentre, invece, i materiali naturali sono, di
fatto, pannelli di origine naturale, come quelli in fibra di legno o vetro, sughero e
lana di roccia. Questi materiali non solo sono ottimi isolanti termici, ma anche
acustici. Tuttavia, come descritto precedentemente, il loro costo è decisamente
elevato a causa della richiesta di lavorazione che richiede un tempo decisamente
più lungo.

2.3.1.2. Metodi di istallazione


L’isolamento a cappotto (fig.7) è una pratica all’apparenza semplice, ma può
richiedere molto tempo a seconda delle superfici da coprire. Questa operazione
consiste nell’applicare i pannelli isolanti con colla e tasselli alle pareti. I pannelli
devono essere posizionati leggermente distanti fra di loro, come per le mattonelle,
per poi essere uniti dalla schiuma espansa. Infine, a seguito di queste operazioni,
si proseguirà alla rasatura e al rivestimento.

Figura 8- installazione cappotto termico

Costi Molti sono i fattori che concorrono a stabilire il prezzo di un rivestimento a


cappotto termico. Il primo aspetto da considerare è legato alle caratteristiche e allo
spessore del materiale utilizzato che a sua volta dipende dalla zona climatica in
cui sorge l’edificio. In generale, i materiali sintetici sono quelli più economici con

34
un costo che oscilla intorno ai 20 euro al metro quadro, seguiti a ruota dai materiali
naturali di origine minerale, la cui media si aggira sui 30 – 40 euro al metro
quadro. Per i materiali naturali i costi salgono da 40 a 80 euro al metro quadro. A
questi prezzi vanno aggiunti quelli della manodopera locale, che varia dai 25 ai
50 euro al metro quadro e di nolo del ponteggio, pari a 8 – 10 euro al metro quadro
circa. Per isolare la facciata è preferibile fare affidamento sul cappotto termico
corazzato, in grado di riqualificare l’edificio a livello termoacustico, fornendo
protezione dalle fissurazioni anche in caso di grandine grazie alla fibra di carbonio
o al rivestimento al quarzo che portano il costo intorno ai 30 – 40 euro al metro
quadro. Ricordiamo, poi, che fino alla fine dell’anno per il cappotto termico sarà
possibile usufruire dell’Ecobonus ossia della detrazione Irpef o Ires al 65%. Per
le abitazioni e fino al 75% per gli alberghi e i condomini. La detrazione può essere
richiesta soltanto su immobili ed edifici già esistenti, con prova dell’esistenza
dell’edificio, di qualsiasi categoria catastale.

2.3.2. Infissi
La scelta di serramenti opportuni è un’operazione di fondamentale importanza
nella progettazione termica degli edifici, sia in caso di realizzazione di nuovi
edifici che in quello di riqualificazione energetica. Attraverso le finestre
avvengono durante tutto l’arco dell’intera giornata importanti scambi energetici,
che consistono in apporti e dispersioni in grado di influenzare il bilancio
energetico dei fabbricati. La progettazione termotecnica dell’edificio implica la
scelta dei serramenti esterni con l’obiettivo, a seconda dell’ubicazione del
fabbricato, dell’esposizione e della latitudine, di ridurre i consumi globali
derivanti dall’esercizio durante tutto il periodo dell’anno. Scegliere la tipologia di
infissi da installare comporta l’individuazione del giusto compromesso tra alcuni
fattori quali:
o isolamento termico
o isolamento acustico
o sicurezza
o estetica
o durata

La funzione dei serramenti


35
I serramenti svolgono un ruolo fondamentale per quanto riguarda il comfort degli
ambienti interni; essi infatti devono soddisfare una serie di requisiti legati a varie
esigenze, quali: illuminazione: i vetri dei serramenti permettono alla luce di
entrare nei nostri ambienti per consentirci di sfruttarla secondo le nostre esigenze;
è compito del progettista definire la giusta superficie vetrata in funzione della
dimensione del vano e della sua destinazione d’uso, al fine di garantire il corretto
rapporto aeroilluminante luce/superficie del vano tenuta alle intemperie: il
serramento deve proteggere gli interni da intemperie, vento, pioggia e neve; la
protezione dagli agenti atmosferici è la funzione fondamentale per contenere i
costi di riscaldamento e condizionamento e per proteggere l’ambiente interno da
impurità e sostanze inquinanti, rendendolo così pulito, vivibile e sano.
Isolamento termico: devono fornire buone prestazioni energetiche al fine di
garantire comfort termico all’interno dell’unità immobiliare, contenendo i costi
per il riscaldamento e il condizionamento.
Ventilazione: ogni locale occupato da persone deve essere costantemente areato;
la finestra ha lo scopo di assicurare i giusti ricambi d’aria per il benessere di chi
occupa i locali.
Estetica: gli infissi devono soddisfare anche esigenze estetiche, per garantire il
decoro e la bellezza dei locali interni; esiste una vasta gamma di colori e finiture
in grado di coprire qualsiasi richiesta.

Materiali
Esistono in commercio svariate tipologie di serramenti. I principali materiali
utilizzati per i telai sono i seguenti:
o legno
o alluminio
o PVC
o acciaio
o materiali misti
Ciascuna tipologia offre caratteristiche differenti. Di seguito si analizzano in
dettaglio i materiali, con particolare attenzione a vantaggi e svantaggi di ciascuno
di essi.

36
Legno
Il legno è il materiale tradizionalmente più usato per la produzione di serramenti.
Esso è caratterizzato da un basso coefficiente di trasmittanza termica, da un
aspetto gradevole, dall’attitudine ad essere lavorato e dal soddisfacente
comportamento in esercizio del serramento.

Figura 9 – Infissi in legno

Le proprietà naturali del materiale sono:


o durabilità naturale
o adeguata massa volumetrica
o stabilità dimensionale in fase di esercizio
o resistenza meccanica e rigidezza
o durezza superficiale.
I profili di legno sono gli elementi caratterizzanti le parti strutturali di un infisso
e, per garantire una durata nel tempo del serramento, è necessario un corretto
dimensionamento dello spessore, della larghezza media e della loro lunghezza.
Sempre più spesso si usano i legni lamellari, che garantiscono buona stabilità
all’infisso, ottenuti per incollaggio di sottili elementi uniti tra loro in modo da
sfalsare i nodi per controbilanciare la tendenza all’imbarcamento di ciascun
elemento. L’infisso in legno deve essere opportunamente protetto dagli agenti
esterni (umidità e radiazioni ultraviolette) mediante l’uso di vernici; recentemente
si stanno diffondendo materiali protettivi provenienti dalle nano-tecnologie. Gli
infissi, realizzati con cura e precisione, conservano un’ottima tenuta nel tempo e

37
resistenza meccanica, tuttavia richiedono operazioni di manutenzione, come ad
esempio il trattamento con particolari vernici o impregnanti, da effettuare
mediamente ogni 5 anni. Di seguito si riporta una tabella di riepilogo con le
caratteristiche principali, i vantaggi e i limiti dei serramenti con telaio in legno.

Alluminio
L’allumino utilizzato per la fabbricazione dei profili dei serramenti è costituito da
leghe di silicio e magnesio, con basse percentuali di rame. Infatti, legare

38
l’alluminio con un altro materiale significa migliorarne le caratteristiche fisiche,
di finitura e di lavorazione.

Figura 10 – Infissi in alluminio

I serramenti in alluminio possono presentarsi al naturale, ossia con l’aspetto e il


colore che derivano dal processo di ossidazione anodica, oppure possono essere
colorati per elettrocolorazione o verniciati con resine sintetiche.
L’alluminio ha numerose proprietà qual:
o resistenza
o leggerezza
o buone proprietà meccaniche
o buona tenuta agli agenti atmosferici.
Quest’ultima proprietà fa si che i serramenti in alluminio abbiano una buona
durabilità nel tempo; tuttavia l’alluminio è un buon conduttore di calore, proprietà
che non è molto utile alla realizzazione di serramenti. Per ridurre i valori di
trasmittanza dei profili si realizza il cosiddetto “taglio termico”. I profilati a taglio
termico si basano sul principio dell’interruzione della continuità del metallo
attraverso l’inserimento di un opportuno materiale a bassa conducibilità termica
in corrispondenza di una camera interna al profilato. Il sistema più diffuso consiste
nell’iniettare una schiuma poliuretanica all’interno del profilato estruso e
provvedere alla successiva asportazione meccanica di strisce dell’estruso.
Relativamente alla tenuta agli agenti atmosferici la produzione attuale si avvale di
infissi a “giunto aperto”. Infatti, la guarnizione esterna utilizzata nei serramenti
normali non è sufficiente ad evitare infiltrazioni di aria ed acqua all’interno del

39
serramento quando, ad esempio, in presenza di elevata pressione esterna il profilo
dell’anta tende ad inflettersi determinando il distacco della guarnizione dal
controtelaio. Nel caso di infissi “a giunto aperto” l’acqua, eventualmente penetrata
all’interno, viene drenata attraverso fori di scarico grazie ad un fenomeno di
equilibrio della pressione interna al profilato con quella esterna, che rende noto
questo tipo di giunto anche con il nome di “giunto a compensazione di pressione”.
La ricerca degli ultimi anni agisce sull’assottigliamento dei setti, per ridurre la
conduttività, su una compartizione più evoluta della camera del telaio per
minimizzare le dispersioni termiche e sull’aumento dello spessore del taglio
termico.

40
PVC
Il PVC, polivinilcloruro, è stato introdotto nel marcato negli anni ’50 e si è
fortemente sviluppato grazie ai costi particolarmente contenuti e alle
caratteristiche di isolamento, stabilità agli urti, resistenza agli agenti atmosferici.

Figura 11 – Infissi in PVC

Il PVC si presenta sottoforma di polvere composta per il 57% da sale e il 43% da


petrolio che, miscelata con vari additivi, viene trasformata in prodotto finito. In
base al tipo e alla percentuale di tali sostanze aggiunte, si ottengono differenti
formulazioni di PVC, dai materiali flessibili (simili alla gomma) ai materiali
rigidi. I profili sono ottenuti attraverso un processo di estrusione a caldo. La
produzione è molto vasta e consente di avere profili di diverse dimensioni,
complanari all’esterno, a gradino ecc. La camera centrale è spesso rinforzata con
un profilo di acciaio zincato. Nei serramenti in PVC l’evoluzione è consistita
soprattutto nell’aumentare il numero di camere in modo da massimizzare la
stabilità finale del profilo.

41
Acciaio
In questa tipologia di serramenti l’acciaio è impiegato sotto forma di profilati o
estrusi speciali per telai e di lamiere di vario spessore per i tamponamenti. I
profilati di acciaio sono adatti a ricoprire luci elevate: sono indeformabili e, se
muniti di opportune guarnizioni, assicurano una buona tenuta all’aria.

Figura 12 – Infissi in acciaio-taglio termico

Il maggiore inconveniente è dato dall’ossidazione del metallo, per cui necessitano di


opportuni trattamenti di protezione superficiale (protezione galvanica, cataforesi e
zincatura). Anche per i serramenti in acciaio “a risparmio energetico”, come per quelli
in alluminio, la produzione punta su profili a taglio termico.

42
Trasmittanza e caratteristiche termiche
Conduttività termica λ
La conduttività termica rappresenta la capacità di un materiale di condurre il
calore. In particolare, la conduttività termica è il rapporto fra il flusso di calore
(cioè la quantità di calore trasferita nell’unità di tempo attraverso l’unità di
superficie) e il gradiente di temperatura che provoca il passaggio del calore nel
caso della conduzione termica (ovvero quando i contributi al trasferimento di
calore per convezione e per irraggiamento termico siano trascurabili). Essa
dipende solo dalla natura del materiale, non dalla sua forma. La conduttività
termica viene misurata come quantità di calore, espressa in Watt per ora, che
attraversa uno strato di spessore pari a 1 metro con un’area di 1 m², quando la
differenza di temperatura agli estremi del materiale è di un grado. Questa
grandezza viene generalmente rappresentata con la lettera greca λ.
Quanto più il valore di λ è basso, tanto migliore è il potere isolante del materiale.
I materiali isolanti tipici hanno all’incirca valori di λ= 0,01 ÷ 0,06 W/m K. Nel
grafico successivo si può osservare il contributo dei singoli effetti al trasferimento
di calore totale attraverso un materiale isolante.

Figura 13-Andamento della conduttività termica in funzione della denistà

Alle basse densità prevale il contributo radiativo e quello convettivo, mentre con
l’aumentare della densità tali contributi diminuiscono e aumenta quello conduttivo
della fase solida. Ecco i valori tipici della conduttività per alcuni materiali.

43
Resistenza termica
La resistenza termica rappresenta la capacità di un materiale di opporsi al flusso
di calore che tende ad attraversarlo. Nel caso di strati omogenei la resistenza
termica R è determinata dal rapporto tra spessore dello strato e conducibilità
termica λ del materiale di cui è composto lo strato stesso. Quindi, R si determina
mediante la formula:

R = d/λ (espressa in m² K/W)

dove:
o λ = conducibilità termica
o d = spessore del materiale (in metri)
La resistenza termica è direttamente proporzionale allo spessore e inversamente
proporzionale alla conducibilità termica.

Resistenze termiche superficiali


La resistenza termica superficiale può essere interna o esterna. La resistenza
termica interna Rsi è un valore caratteristico relativo allo scambio termico

44
dall’aria della stanza alla superficie interna dell’elemento edilizio, mentre Rse è il
valore caratteristico relativo allo scambio termico dalla superficie esterna
dell’elemento edilizio all’aria esterna. Le resistenze termiche superficiali
dipendono dalla direzione del flusso di calore (ascendente, orizzontale o
discendente). Maggiore è la resistenza termica superficiale, minore è la quantità
di calore scambiata fra l’elemento edilizio e l’aria.

Conduttanza termica unitaria


La conduttanza termica rappresenta il flusso di calore scambiato unicamente per
via conduttiva all’interno del solido in esame. I valori di conduttanza dei materiali
sono riportati nelle apposite norme di riferimento (UNI 10355) oppure sono
ricavabili dai certificati di prova forniti direttamente dai produttori.

Adduttanza unitaria superficiale


L’adduttanza unitaria superficiale indica il coefficiente di scambio termico per
irraggiamento e convezione tra l’ambiente interno e la superficie del componente
edilizio hi (espressa in W/m2 K) e tra la superficie del componente edilizio e
l’ambiente esterno he (espressa in W/m2 K).

Trasmittanza termica dei serramenti


La trasmittanza termica di un serramento rappresenta la media pesata tra la
trasmittanza termica del telaio e di quella della vetrata, più un contributo
aggiuntivo, la trasmittanza termica lineare Ψg, dovuto all’interazione tra i due
componenti e alla presenza del distanziatore, applicato lungo il perimetro visibile
dalla vetrata. Le variabili che influenzano il calcolo della trasmittanza termica
sono quindi:
o la tipologia di vetro
o la tipologia di telaio
o la tipologia di un eventuale distanziatore
Per il calcolo si procede combinando in parallelo la trasmittanza degli elementi
che costituiscono la chiusura, pesandoli rispetto all’area e aggiungendo a questo
contributo l’effetto del ponte termico determinato dall’interfaccia vetro-telaio e
localizzato in corrispondenza del distanziatore. L’effetto del distanziatore viene
contabilizzato in presenza di vetri doppi o tripli. La trasmittanza delle chiusure

45
trasparenti Uw viene calcolata secondo quanto riportato nella UNI EN ISO 10077-
1: 2007 ed in particolare:

Uw=(Ag Ug +At Ut +lg Ψg) / Aw

dove:
o Uw è la trasmittanza termica del serramento – espressa in W/(m²K)
o Aw è l’area del serramento o dimensione del vano finestra considerata
esternamente – espressa in m²
o Ag è l’area del vetro – espressa in m²
o Ug è la trasmittanza termica del vetro – espressa in W/(m²K)
o At è l’area del serramento (telaio) – espressa in m²
o Ut è la trasmittanza termica del telaio – espressa in W/(m²K)
o lg è il perimetro del vetro – espresso in m
o Ψgg è la trasmittanza termica lineare del distanziatore – espressa in
W/(mK)
La trasmittanza lineare Ψg tiene conto della conduzione termica aggiuntiva dovuta
all’interazione tra il telaio, la vetrata ed il distanziatore. Tale termine, che
costituisce un fattore di perdita energetica, è condizionato principalmente dalla
conduttività del materiale del distanziatore, ma anche dal materiale del telaio e
dalla tipologia della vetrata utilizzata.

46
Vetri e caratteristiche termiche
I serramenti possono essere composti da varie tipologie di vetri:
I vetri singoli e sottili sono ormai, oltre che sconsigliati, quasi spariti dalla
produzione di serramenti e soppiantati dal vetro camera.

Figura 14-Vetro singolo

Il vetro camera è generalmente formato da due o tre lastre di vetro separate da


opportune intercapedini, solitamente riempite d’aria o altri gas.

Figura 15-Vetro camera

Le lastre possono essere formate da vetro monolitico o da vetro stratificato,


costituito da due lastre incollate con una speciale pellicola detta PVB, che ne
aumenta la resistenza. La struttura dei vetri viene solitamente indicata con 3
numeri, come ad esempio “4-9-4“, che sta ad indicare che il vetro interno ha
spessore 4 mm, l’intercapedine è di 9 mm e il vetro esterno è spesso 4 mm. Al
variare degli spessori e dei materiali utilizzati variano le prestazioni energetiche
della vetrata. La presenza dell’intercapedine è un fattore fondamentale per

47
migliorare il flusso termico tra interno ed esterno: essa, infatti, impedisce al calore
di fuoriuscire durante l’inverno e, viceversa, di entrare in estate.
Nell’intercapedine, al posto dell’aria è possibile inserire gas nobili (più pesanti
dell’aria) come argon e kripton. Questi rallentano ancora di più il flusso di calore
da una lastra all’altra. Nell’illustrazione successiva è riportato il valore della
resistenza termica dell’intercapedine al variare dello spessore e del gas di
riempimento usato. Si nota come i risultati migliori si ottengono con il gas
Kripton.

Figura 16-Resistenza termica intercapedini con gas

Vetro basso emissivo (Low-E)


La ricerca e lo sviluppo tecnologico in campo vetrario hanno permesso di
raggiungere elevatissimi livelli di isolamento termico per il vetro camera,
abbassandone notevolmente la trasmittanza termica. Questo è stato possibile, oltre
alla sostituzione dell’aria con gas nobili, operando sulle componenti radiative
della vetrata isolante mediante particolari vetri dotati di depositi selettivi. La
riduzione della componente radiativa del vetro camera si ottiene modificando le
caratteristiche spettro fotoniche dei vetri, tramite il deposito molecolare di ossidi
e metalli particolarmente selettivi in grado di riflettere la radiazione puramente
termica. In pratica, con l’uso dei vetri a “bassa emissività” si riesce a riflettere
verso l’interno parte del calore emesso come radiazione termica dai corpi
contenuti nei locali abitati, riducendo notevolmente la dispersione termica. Il
calore viene riflesso dalla lastra trattata analogamente a quanto accade con uno
specchio che riflette la radiazione puramente luminosa. Il vetro basso emissivo
altro non è che un vetro isolante, costituito da due o più lastre distanziate da uno

48
o più profili distanziatori. Un vetro isolante differisce da un vetro semplice, perché
dotato di un particolare trattamento, grazie a cui si riescono a contenere le
dispersioni. Il vetro di partenza è sempre un vetro float, cui però si aggiungono 4
diversi tipi di strati:

o strato di adesione
o strato d’argento
o strato selettivo
o strato di riempimento

Questo trattamento del vetro non interferisce minimamente sull’entrata della


radiazione solare; si riesce quindi a favorire anche gli apporti energetici esterni
importanti nei mesi invernali. Nella figura successiva viene rappresentato il
principio di funzionamento dei vetri basso emissivi, con l’indicazione dei flussi
energetici.
Nel caso di vetro doppio il trattamento si applica solo su una delle due facce
interne del vetro. Non ci sono differenze sostanziali nell’inserire il trattamento in
faccia due o tre, ma si è soliti inserirlo in faccia 3 nel caso di doppio vetro, e facce
2 e 5 nel caso di triplo.

Figura 17-Applicazione trattamento vetro basso emissivo

49
Vetri a controllo solare
Il vetro a controllo solare è un prodotto ad elevato contenuto tecnologico che
consente il passaggio della luce solare attraverso una finestra, operando
contemporaneamente la riflessione all’esterno di gran parte del calore solare.

Figura 18-Vetro a controllo solare

In particolare, la componente radiativa solare ad onda corta viene schermata dal


vetro a controllo solare riducendo il flusso termico in ingresso. Ciò è possibile
grazie ad un particolare strato, denominato coating, di metalli trasparenti di
spessore microscopico applicati su una superficie del vetro che è in grado di
riflettere il calore verso l’esterno, che consente di avere delle prestazioni di
riflessione e/o assorbimento molto più elevate rispetto a quelle dei vetri
tradizionali, non catalizzati.
Un altro vantaggio offerto dai vetri a controllo solare è la riduzione riflesso
abbagliante causato dalla luce solare diretta. Il vetro a controllo solare è indicato
in situazioni dove un eccessivo apporto di calore solare può costituire un problema
in varie applicazioni come ad esempio verande di ampie dimensioni, passerelle
pedonali vetrate, facciate di edifici.

50
2.3.2.1. Coefficiente di trasmittanza U
Per trasmittanza termica U si intende il flusso di calore medio che passa, per metro
quadrato di superficie, attraverso una struttura che delimita due ambienti a
temperatura diversa (per esempio un ambiente riscaldato dall’esterno, o da un
ambiente non riscaldato) la cui unità di misura è il W/m2K. Gli infissi predisposti
per il caso studio che analizzeremo in seguito, godono di un coefficiente di
trasmittanza alquanto basso (più è basso, meno il flusso di calore attraverserà la
superficie) e sono limitati dalla tabella presente nel dm. Del 26 giugno 2015
(fig.17):

Tabella 3 – tabella coefficienti di trasmittanza secondo dm. 26 giugno 2015

51
2.4. Verifica Termoigrometrica
La verifica termo igrometrica delle tipologie edilizie ha lo scopo di determinare
l’eventuale presenza di vapore d’acqua condensato in un generico punto della
struttura esaminata. La formazione di condensa può, infatti, provocare:
o formazione macchie d’umidità e/o muffa con conseguente distacco
dell’intonaco,
o peggioramento delle proprietà meccaniche e termofisiche dei materiali.
Nello studio dell’aria umida, si è visto che l’aria atmosferica è costituita da una
miscela di aria secca e vapore d’acqua. Se si sottrae calore ad una miscela d’aria
umida può accadere che la pressione parziale del vapore d’acqua pv, eguagli la
pressione di saturazione pvs alla temperatura che la miscela assume in seguito al
raffreddamento.
In tal caso parte del vapore effettua un passaggio di fase trasformandosi in liquido:
avviene cosi il fenomeno della condensa.

2.4.1. Relazione costitutiva della diffusione del vapore in un mezzo poroso


Per diffusione di vapore si intende un trasferimento di massa di vapore in un
mezzo o tra più mezzi in contatto fisico, a causa di una non uniforme distribuzione
della concentrazione.
Osservazioni in condizioni di regime stazionario e geometria monodimensionale
su pareti piane hanno portato alla formulazione della legge costitutiva della
diffusione del vapore in un mezzo isotropo [3-La verifica termoigrometrica]

ψ = −π ∇ p (1)

La relazione ribadisce che il flusso di vapore, definito come la massa di vapore


che fluisce nell’unità di tempo per area unitaria di superficie isobarica nella
direzione delle pressioni del vapore decrescente, è direttamente proporzionale al
gradiente di pressione mediante una grandezza π, definita come permeabilità al
vapore del mezzo.
Dalla relazione inoltre, si deduce che a parità di gradiente di pressione, il flusso di
vapore è tanto maggiore quanto più grande è la permeabilità del mezzo.

52
Per quanto sopra esposto è evidente l’analogia tra il fenomeno della diffusione del
vapore con il maccanismo di scambio termico per conduzione, e la legge di
Fourier.

2.4.2. Equazione differenziale della diffusione del vapore


Le componenti del vettore flusso di vapore individuate dalla relazione (1), in
coordinate cartesiane risultano:

ψ = −π ; ψ = −π ; ψ = −π (2)

Riferendosi al volume di controllo infinitesimo si può pervenire alla formulazione


dell’equazione differenziale del flusso di vapore.

Figura 19 – Volume di controllo [appunti]

Ne consegue che il vettore flusso di vapore ψ è dato dalla somma delle sue componenti
ψ , ψ eψ .
Il prodotto di ψ per l’area di superficie dy dz, che ha come normale l’asse x, è pari alla
portata massica di vapore entrante in dx dy dz lungo x; analogamente (ψ + dx) dy dz
rappresenta la portata massica uscente da dx dy dz lungo x. Sommando i sei contributi
relativi agli assi x, y e z, la portata massica netta entrante è pari a:

(ψ − ψ )dzdy + ψ − ψ dxdz + (ψ − ψ )dxdy = − + + dxdydz (3)

53
avendo espresso la ψ in serie di Taylor arrestata ai primi due termini. In regime
stazionario l’equazione di bilancio sarà quindi:

+ + =0 (4)

Sostituendo nell’equazione (4) le (2), nell’ipotesi che la permeabilità del mezzo


sia omogenea lungo le tre direzioni si ottiene:

∇ p =0 (5)

Nell’ipotesi che la geometria del sistema consente di trascurare gli effetti di bordo,
le superfici isobare sono tutte dei piani paralleli alle facce estreme della parete e
il vettore flusso di massa è orientato in ogni sezione normalmente alla parete. Ne
consegue che il campo di pressione è monodimensionale e l’equazione (5) si
semplifica nella:

=0 (6)

con le condizioni al contorno:

p (0) = p ; p (L) = p (7)

dalla (6) si ottiene:

p (x) = c x + c (8)

e dalla (7):

( )
c =p ;c = (9)

sostituendo le (9) nelle (8) si determina che il campo di pressione del vapore è
descritto dalla relazione lineare:

54
p (x) = p − (p −p ) (10)

Ne consegue dividendo la (10) rispetto a x:

=− (11)

Dalla (2), nelle ipotesi assunte di flusso monodimensionale è stazionario:

ψ = (p −p ) (12)

da cui:
m = (p −p ) (13)

Indicando con Rv la resistenza diffusiva al vapore e con Kv la permeanza al vapore


come:

K = ;R = (14)

La (13) può essere espressa nella forma:

m = K (p −p )= (p −p ) (15)

Qualora la struttura sia composta da più elementi piani in serie o in parallelo si ha:


m =∑ − serie− ; m = ∑ K ∆p − parallelo − (16)
,

avendo indicato con Δpv la differenza di pressione di vapore totale pv1 - pv2.
Per quanto detto, affinché non si abbia condensa all’interno o sulle superfici limiti
di una parete deve sempre verificarsi in ogni punto la condizione:

p < p (T) (17)

55
È quindi necessario, per poter verificare tale condizione, conoscere l’andamento
della pressione di saturazione del vapore nei vari strati che compongono la parete
piana. Ricordando che in condizioni di saturazione la pressione è funzione della
sola temperatura, è possibile ricavare l’andamento di tali pressioni una volta noto
l’andamento delle temperature in parete.
La risoluzione del problema multidimensionale di trasmissione del calore per
conduzione in regime stazionario si ottiene risolvendo l’equazione generalizzata
di Fourier con le opportune condizioni al contorno:

+ + =0 (18)

La complessità della risoluzione in forma chiusa impone di ricorrere all’impiego


del calcolatore.
In questi casi, il flusso termico va calcolato per ciascuna tipologia di ponte
termico, col metodo FEM.
Da questo punto di vista è stato ricavato il cosiddetto coefficiente di trasmissione
lineica psi ψ [W/mK], che differisce da quello visto in precedenza che riguardava
il flusso di massa.
Per le strutture che contengono i ponti termici, il procedimento di calcolo della
potenza termica dispersa si effettua sommando al valore ottenuto nel caso di
monodimensionalità un termine aggiuntivo; definito attraverso la seguente
equazione:

Q̇ = ψ L (t − t ) [W] (19)

o ψ è la trasmittanza termica lineica;

o L (m) è l’estensione lineare del ponte termico (indicata anche come lk);
o (ti-te) è la differenza di temperatura tra ambiente interno ed esterno.
La norma UNI EN ISO 10211[4] prevede il calcolo di psi, basato sugli strumenti
della modellazione numerica, del coefficiente di accoppiamento termico L2D; una
volta calcolato, è possibile utilizzare la seguente relazione per calcolare il
coefficiente psi:

56
ψ=L −∑ Ul (20)

dove U (W/m2K) è la trasmittanza della parete.

2.5. Ponti Termici


I ponti termici sono zone di una struttura in cui il flusso termico non è
monodimensionale (giunti murari di vario tipo, travi in ferro, pilastri in
calcestruzzo armato, ecc.) e le dispersioni termiche devono essere calcolate con
opportune relazioni di calcolo.

Figura 20 - Ponte Termico [foto]

I ponti termici devono essere eliminati, rendendoli “più curati”, evitando così
fenomeni di condensa, sia superficiale che interstiziale, creazione di muffa ed
anche fenomeni dissipativi.
In un edificio, molteplici sono i ponti termici che si possono avere, come riportato
nella seguente figura:

57
Figura 21 - Tipologie di ponti termici [1-edilclima]

La loro resistenza termica è notevolmente modificata dal tipo di:

o Forma: dove la disomogeneità deriva dalla disposizione geometrica di


strutture uguali (angolo tra pareti, giunto a T);

Figura 22 – Ponte termico di forma [2-UNI EN ISO 14683_2001]

o Struttura: dove si ha invece l’accostamento di strutture diverse


(inserimento nelle strutture murarie di travi in ferro);

Figura 23 – Ponte termico di struttura [2-UNI EN ISO 14683_2001]

58
o Ibrido o misto: cioè formati dall’unione dei due casi particolari.

Figura 24 – Ponte termico Ibrido o misto [2-UNI EN ISO 14683_2001]

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