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CONDIZIONI AI LIMITI
Letizia SCUDERI
A.A. 2021/2022
u(0) = 0
u(L) = 0
Esempio
Il problema 00
u (x) + u(x) = 0,
a≤x ≤b
u(a) = α
u(b) = β
u(a) = α u(b) = β
u 0 (a) = α u 0 (b) = β
con p(x), q(x), r (x) ∈ C 0 ([a, b]), q(x) > 0 e condizioni ai limiti di
Dirichlet, ammette una e una sola soluzione in virtù del precedente
teorema (a0 = 1, a1 = 0, b0 = 1, b1 = 0, |a0 | + |a1 | = 1, |b0 | + |b1 | = 1,
|a0 | + |b0 | = 2).
con p(x), q(x), r (x) ∈ C 0 ([a, b]), q(x) > 0 e condizioni ai limiti di
Neumann, ammette una e una sola soluzione. Tale risultato non discende
però dal teorema precedente (perché |a0 | + |b0 | = 0), le cui condizioni
sono sufficienti ma in generale non necessarie. Per esempio, anche il
problema, nel quale |a0 | + |b0 | = 0,
00
u (x) = u(x), 0 ≤ x ≤ 1
u 0 (0) = 0
0
u (1) = 1
u 0 (a) + γu(a) = 0
u 0 (b) + δu(b) = 0
u(x1 ) − u(x−1 )
u 0 (a) = + O(h2 )
2h
u(xN+1 ) − u(xN−1 )
u 0 (b) = + O(h2 )
2h
Occorre pertanto introdurre i due nodi esterni “fittizi” x−1 e xN+1 e
collocare l’equazione differenziale anche su x0 e su xN .
Osservazione
La scelta del passo h costante non è sempre efficiente, soprattutto quando
il comportamento della soluzione u(x) non è uniforme su tutto l’intervallo
[a, b]. In questo caso conviene utilizzare formule di derivazione a passo
non costante.
−u 00 (x) = f (x), 0 ≤ x ≤ 1
Ah u = b
dove
2 −1 u1 f (x1 )
−1 2 −1 u2
f (x2 )
1 .. .. ..
..
..
Ah = 2 , u= , b=
. . . . .
h
−1 2 −1 uN−2 f (xN−2 )
−1 2 uN−1 f (xN−1 )
Pertanto, per f (x) = 1 la soluzione è u(x) = 1/2 x(1 − x). In questo caso
particolare, l’errore di discretizzazione dello schema delle differenze finite è
nullo, cioè il problema può essere risolto esattamente con un metodo alle
differenze finite, perché la formula di derivazione utilizzata dal metodo, nel
caso di funzioni polinomiali u(x) di grado 2, è esatta, ovvero comporta
errore nullo.
Ponendo
h
cn := − 1 + p(xn )
2
dn := (2 + h2 q(xn ))
h
en := − 1 − p(xn )
2
gn := r (xn )
il sistema sopra si riscrive nella seguente forma matriciale:
h h
|dn | > |cn | + |en | ⇔ 2 + h2 q(xn ) > 1 + p(x
n ) + 1 − p(x
n) = 2
2
2
Il sistema lineare ammette pertanto una e una sola soluzione.
u0 = α
uN = β
u0 = α
uN = β
0.9
0.8
p/d=-10
0.7 p/d=0
0.6
p/d=1
p/d=10
0.5
p/d=100
0.4
0.3
0.2
0.1
0
0 0.2 0.4 0.6 0.8 1
|p|(b − a)
Peglo =
2d
Questo termine rappresenta una misura di quanto il termine convettivo o
di trasporto pu 0 domini quello diffusivo −du 00 e diremo a trasporto
dominante un problema in cui Peglo >> 1.
u0 = α
uN = β
Definendo
ph
Peloc :=
2d
il numero di Péclet locale e ponendo
c := − (1 + Peloc )
s := 2
e := − (1 − Peloc )
Il sistema lineare in tal caso ammette certamente una e una sola soluzione.
Si può dimostrare che lo schema è stabile se Peloc ≤ 1.
Per mostrare quanto affermato riportiamo il seguente esempio.
ph 2d
Peloc < 1 ⇒ <1 ⇒ h<
2d p
p
Per esempio, per d = 1000, deve essere h < 2.0e − 03.
u(xi ) − u(xi−1 )
u 0 (xi ) = + O(h) se p ≥ 0
h
u(xi+1 ) − u(xi )
u 0 (xi ) = + O(h) se p ≤ 0
h
In questo modo, si perde in accuratezza (la formula comporta un errore
maggiore in quanto lineare, e non quadratico, rispetto a h), ma si
guadagna in stabilità. Infatti, il corrispondente schema delle differenze
finite risulta stabile per qualunque valore di Peloc .
u0 = α
uN = β