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N. 3/2015

Sommario
GLI EDITORIALI

Il saluto del Presidente . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5


di Carla Cappiello

L’Editoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
di Francesco Marinuzzi

GLI ARTICOLI

Introduzione alla virtualizzazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8


M. D’Ettorre

INSPIRE: una descrizione operativa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18


C. Iannucci

Gli strumenti della finanza immobiliare SGR, fondi immobiliari


e SIIQ come opportunità di sviluppo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36
C. Pancheri

BIOFUEL Stato dell’Arte e Prospettive . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44


E. N. D’Addario

GLI APPROFONDIMENTI

Scienza, tecnica e applicazioni dei moderni satelliti artificiali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58


C. Di Leo

Ruoli e responsabilità nell’ambito dei contratti di noleggio attrezzature:


il diverso regime di tutela nei casi di nolo a freddo e di nolo a caldo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70
L. C. Chiarenza, M. Cerri

Smart and traditional technologies in comparison: a multi-criteria model for evaluation


of energetic and economic efficiency of buildings . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 80
D. Morea, D. Campisi, S. Gitto, E. Farinelli, M. D’Alessandris

DALL’EVENTO

La valutazione del rischio vibrazione ed i suoi aspetti applicativi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 94


L. C. Chiarenza

L’AREA WEB DEL QUADERNO E DELLA RIVISTA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .128


Studio ABDR - Nuovo auditorium (Firenze) Copyright © Moreno Maggi 컄
Quaderno
Direttore responsabile
Stefano Giovenali

Direttore editoriale
Francesco Marinuzzi

Comitato di redazione

Sezione A
Carla Cappiello Manuel Casalboni
Filippo Cascone Lucia Coticoni
Alessandro Caffarelli Giuseppe Carluccio
Carlo Fascinelli Francesco Fulvi
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Lorenzo Quaresima Tullio Russo

Sezione B
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Amministrazione e redazione
Piazza della Repubblica, 59 - 00185 Roma
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Direzione artistica e Progetto grafico


Tiziana Primavera

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Finito di stampare: dicembre 2015

Il Quaderno IOROMA è un allegato alla rivista IOROMA

La Direzione rende noto che i contenuti, i pareri e le opinioni espresse negli articoli pubblicati rappresentano l’esclusivo pensiero
degli autori, senza per questo aderire ad esse.
La Direzione declina ogni qualsiasi responsabilità derivante dalle affermazioni o dai contenuti forniti dagli autori, presenti nei suddetti
articoli.
Il saluto del Presidente
Dott. Ing. Carla Cappiello

L’ingegneria del futuro

Negli ultimi dieci anni stiamo assistendo a dei forti cambiamenti, che vanno dalla crisi economica
alla modifica degli equilibri politici mondiali all’estrema globalizzazione. Questi elementi influenzano
anche il mondo del lavoro e naturalmente i professionisti. Quindi è d’obbligo chiedersi cosa diven-
terà l’ingegneria in un prossimo futuro.
Sicuramente, come riportato da una ricerca del Centro Studi CNI di qualche tempo fa, vi sarà più
spazio per l’ingegneria che oggi chiamiamo del terzo settore, quella “digital”. Infatti, l’espansione
dell’intelligenza artificiale, porterà grandi sviluppi in ambiti quali la domotica, la medicina, la messa
in sicurezza del territorio e lo sviluppo delle smart city, le “città intelligenti”. Questo significa che
gli ingegneri dovranno aprirsi ad ambiti disciplinari diversi, confrontandosi con altre professionalità.
A mio avviso, si dovranno sempre più sviluppare sinergie e collaborazioni, che si tradurranno in
un cambiamento dell’assetto economico “classico” dello studio o dell’azienda ingegneristica. Si
creeranno degli studi associati con altri professionisti. Molto probabilmente si assisterà a un calo
del ruolo dell’ingegneria civile, poiché, soprattutto in occidente, diminuiranno gli investimenti, pub-
blici e privati, per le costruzioni. Al contrario, nei Paesi arabi o in alcune zone dell’Africa, l’edilizia,
come sta già avvenendo, sarà incentivata. Certamente, nel settore edile il mercato, tuttavia, si
orienterà decisamente verso la costruzione di edifici di qualità (Classe A e Classe B), compen-
sando in tal modo i minori volumi dati dalla recessione del mercato immobiliare. All’interno dei
nuovi progetti del settore delle costruzioni, la Classe A delle abitazioni e il comfort degli utenti ri-
sulteranno sempre di più abbinati, allo scopo di facilitare la vendibilità. Il cambiamento del modo
di progettare nel campo dell’ingegneria civile sarà quindi orientato da un lato alla sostenibilità am-
bientale e all’efficienza energetica, e dall’altro all’esigenza di comfort e buona architettura.
In una società che tende all’invecchiamento come quella europea, l’ingegnere dovrà porgere mag-
giore attenzione al mondo della sanità e del sociale, sia per ciò che concerne l’ingegneria gestio-
nale sia lo sviluppo di nuove tecnologie. Si delineeranno nuovi profili nei settori della sicurezza
ambientale e della green economy (risparmio energetico, energie rinnovabili etc).
Sebbene ad oggi l’investimento nella sicurezza di un software per un oggetto collegato alla rete è
inferiore all’investimento che fa una grande azienda per scrivere il sistema operativo di uno
smartphone, nel futuro ci dovrà essere maggiore sicurezza informatica, soprattutto per arginare il
cyber crime. Reti e dati, a causa della grande quantità di informazioni, anche di carattere perso-
nale, che trasmettono, dovranno essere resi più sicuri. Il settore della sicurezza informatica è ca-
ratterizzata da componenti economiche e tecnologiche che rappresentano fattori importanti per
la competitività europea. Il superamento della frammentazione del mercato attraverso la progres-
siva creazione di un unico e reale ambito di sicurezza informatica europea consentirebbe di pro-
muovere l’innovazione e limitare la duplicazione dei programmi e delle attività di ricerca.
A livello di contratti, cosa a cui già si sta assistendo, i posti “fissi” diminuiranno ancor di più. Ci
sarà, o dovrebbe esserci, un mercato molto più mobile dell’attuale. Saremo tutti più flessibili e
mobili nello spazio extra europeo.
A livello di retribuzione si assisterà a dei profondi cambiamenti, collegati a quelli della domanda.
Gli ingegneri del futuro dovranno essere molto preparati e continuamente aggiornati, per essere
sempre appetibili sul mercato del lavoro.

Carla Cappiello
Presidente Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma
L’Editoriale
Ing. Francesco Marinuzzi Ph.D.

Il Social Engineering, la fiducia e il disvalore del digitale

La sicurezza è come una catena la cui forza è data dall’anello più debole. La progressiva e
sempre più pervasiva digitalizzazione ha portato efficienza, aumentato la produttività ma sta
mettendo sempre più in luce le debolezze strutturali degli anelli legati all’organizzazione, al
comportamento e ai fattori umani.
L’Ingegneria sociale o Social Engineering infatti, da non confondere con l’ingegneria per il
sociale, verte proprio sullo studio dei comportamenti e sulla gestione del fattore umano, al
fine di carpire informazioni di valore digitali senza utilizzare particolari e sofisticate tecniche
informatiche.
Tre nomi e tre terremoti di tre mondi “sacri” fondati sul bene prezioso della Fiducia: Snowden
e il mondo delle relazioni internazionali, Falciani e il mondo dei segreti bancari svizzeri, Vati-
leaks e il mondo del vaticano e delle opere religiose.
In tutti questi casi una o più persone interne abusando del proprio ruolo, spesso marginale e
comunque non apicale, hanno violato segreti ed informazioni riservatissime, intaccando un
capitale reputazionale formatosi, spesso, in centinaia di anni di storia. In un caso perfino l’u-
tilizzo di un semplice “PC in rete” per stendere la relazione finale si è tramutato in un imper-
donabile errore, in termini di riservatezza della stessa.
Come siamo arrivati a tutto ciò? E perché non si è fatta adeguata prevenzione e tutela di que-
sto capitale reputazionale vitale e fondante la nuova sharing economy?
A proprio avviso, soprattutto nei livelli decisionali, non c’è ancora la percezione che il digitale
è disvalore se a priori non vengono prima gestiti adeguatamente tutti gli aspetti di sicurezza
sui sistemi e sulle persone.
I primi, ad esempio, con logiche di ridondanza, di tracciamento e di allerta, i secondi con
specifico aggiornamento sulla gestione del fattore umano e con l’assegnazione dei ruoli api-
cali e di responsabilità a soggetti non solo competenti, ma con una loro etica professionale.
Tutti i colleghi. con particolare riguardo a quelli abilitati al settore della ingegneria dell’infor-
mazione, in linea con quanto previsto dal DPR 328/2001 e la circolare 194/CNI del 2013 con
un adeguato aggiornamento professionale, possono essere i candidati ideali. Soggetti tutti
potenziali attori di azioni ed imprese innovative e non semplici storyteller delle stesse.
Finché comunque non si capirà quanto esposto, il valore del digitale e dei processi di digita-
lizzazione rischierà di crollare al suo solo crescere, facendo apparire anche gli investimenti e
le infrastrutture  ICT più ricercate ed affascinanti, sempre più… fragili castelli di sabbia.

Francesco Marinuzzi
Direttore Editoriale

컅 Studio ABDR Museo dei bronzi di Riace (Reggio Calabria) Copyright © Moreno Maggi
Quaderno

a cura di
Ing. M. D’Ettorre
INTRODUZIONE ALLA
commissione VIRTUALIZZAZIONE
Informatica

visto da:
Ing. G. D’Agnese
Ing. P. Reale Per introdurci nell’affascinante mondo della virtualizzazione, è interessante ripercorrere alcuni
passaggi fondamentali che l’informatica ha avuto a partire dalla fine del secolo scorso. In partico-
lare il fatto che il Personal Computer (Pc), nelle sue diverse forme, iniziò a diffondersi all’interno
della società dando luogo a quel fenomeno noto come “informatica distribuita”, che permise a
chiunque, con un modesto investimento, di entrare nel mondo dell’informatica. Il successo com-
merciale del Pc suscitò subito nelle case costruttrici un interesse sempre maggiore ad aumentar-
ne le sue capacità elaborative, generando in questo modo una accesa competizione tra i produt-
tori di hardware, per realizzare componenti con prestazioni sempre migliori e conquistare nuove
quote di mercato. Tale corsa riguardò principalmente la produzione dei chip di silicio destinati a
svolgere sia le funzioni di unità di processo (cPU) sia le funzioni di memoria RAM. Si produsse co-

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sì un imponente sforzo di ricerca e sviluppo l’industria del software dal canto suo non è
per perfezionare i sistemi di produzione e risol- stata a guardare e si è sviluppata realizzando
vere i problemi che davano luogo a difettosità programmi che fossero sempre più semplici da
che danneggiavano irrimediabilmente i compo- utilizzare, sacrificando in pratica una parte del-
nenti. In particolare, fu necessario installare le la velocità di elaborazione messa a disposizio-
parti più critiche delle catene produttive nelle ne dalle nuove generazioni di Pc, per adattare
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cosiddette camere pulite, dotate di sistemi di la macchina al mondo umano piuttosto che vi-
condizionamento, filtraggio e ricircolo dell’aria, ceversa. Per esempio dai primi sistemi operati-
dove si entra solo indossando sofisticate tute vi nei quali i comandi erano delle stringhe di te-
antipolvere, perché anche un singolo granello sto che avevano una sintassi ben precisa da
di polvere, che può capitare nel processo di in- imparare a memoria si è passati alle attuali in-
cisione del chip, può creare una interruzione terfacce interattive a colori, nelle quali con
nel circuito. Il risultato di tutto questo fu una semplici ed intuitivi movimenti del mouse tipo
crescita anno dopo anno del numero di transi- “punta e clicca o trascina e rilascia un elemen-
stor che fu possibile integrare nei chip. Gordon to”, è possibile impartire comandi analoghi a
Moore, cofondatore di Intel, che nel 1971 rea- quelli testuali di un tempo. le applicazioni han-
lizzò la prima cPU (il 4004) in un unico chip, in no acquisito menù sensibili al contesto e la
un articolo del 1965 su una rivista specializza- possibilità di rendere gli elementi visualizzati
ta, formulò una legge empirica secondo la qua- sempre più simili al vero. la maggiore sempli-
le il numero di componenti che potevano esse- cità di uso ha contribuito ad una ancora mag-
re integrati in un unico chip, portando così un giore diffusione del Pc, che con le applicazioni
vantaggio economico, sarebbe raddoppiato di “Office automation“ come gli elaboratori di
approssimativamente ogni due anni. corretta- testi (Word) e fogli di calcolo (Excel), è entrato
mente, nel suo articolo Moore pose in luce la di diritto in tutti gli uffici come strumento di la-
dinamica economica del processo di fabbrica- voro.
zione dei chip, cioè che integrare più compo- le reti di trasmissione dati subirono anche es-
nenti per chip porta un vantaggio competitivo se un processo di perfezionamento, proprio a
finché gli scarti dovuti al processo di fabbrica- causa del desiderio di condividere le informa-
zione rimangono al minimo; se si hanno troppi zioni tra tutti i milioni di possessori di Pc. Furo-
scarti non c’è più la convenienza economica no creati dei programmi che, mediante dei pro-
ad aumentare il numero di componenti integra- tocolli prestabiliti, consentivano di accedere re-
ti, e quindi occorre modificare il processo pro- motamente ad altri computer, per ottenere dei Figura 1:
duttivo. servizi di carattere informatico. Primo fra tutti la Transistor integerato
Tale crescita di componenti e quindi delle pre- posta elettronica, poi l’accesso alle banche da- per microprocessore
stazioni è ancora in atto, anche se non è più ti e alle bacheche elettroniche o BBS, che era- 1971-1972
solo un miglioramento tecnologico ma si usano no le antesignane dei social network attuali, vs regola di Moore.
architetture per il processo delle informazioni di
tipo innovativo e tecnologie multicore (ogni co-
re costituisce una unità di processo indipen-
dente e sono tutti integrati su un unico chip).
come esempio di questa evoluzione conside-
riamo la famiglia di processori x86 che è la più
longeva e quindi la più rappresentativa. Il pro-
cessore 8086 che è stato il capostipite, nato
nel 1978, aveva 29.000 transistor, un processo
produttivo con risoluzione di 3 µm, nella versio-
ne più evoluta raggiungeva una velocità di 0,75
MIPS e poteva indirizzare 1 MByte di memoria.
Il processore Pentium, del 1993, con una archi-
tettura molto più complessa (denominata super
scalare), ma volutamente mantenuta compati-
bile con le versioni precedenti, per garantire la
portabilità del software, possedeva 3,1 milioni
di transistor ad 800 nm, raggiungeva una velo-
cità di 100 MIPS e poteva indirizzare una me-
moria di 4 GByte. nel 2012 sono stati presenta-
ti i primi processori con oltre 2 miliardi di transi-
stor a 22 nm e funzionanti a quasi 4 GHz (figu-
ra 1).

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perché consentivano lo scambio di file e forme client può essere un programma che gira sul
di messaggistica. nel 1993 il cERn rese dispo- Pc, oppure su smartphone, oppure su sistemi
nibile pubblicamente una tecnologia, inventata simili a quelli che erano i terminali di accesso
da Tim Berners lee, per semplificare l’accesso al mainframe (Thin client).
alla vasta mole di documenti scientifici archi- Il server ha invece il compito di elaborare i ser-
10 viati nei propri computer. Era possibile prende- vizi richiesti dai client e quindi deve essere un
re un file di testo e renderlo interattivo, aggiun- sistema con risorse computazionali adeguate
gendo dei collegamenti (link) ad altri file nei ai servizi richiesti, anche tenendo conto del fat-
punti di interesse. I file venivano richiamati au- to che deve far fronte a numerosi client con-
tomaticamente se si attivava il collegamento temporaneamente generando le risposte in un
stesso. Un file di testo così modificato si defini- tempo accettabile. Il server non necessita di in-
sce un “ipertesto” e la sua consultazione può terfacce grafiche particolari, solo del minimo
avvenire in maniera non convenzionale, pas- necessario per effettuare la sua gestione ed
sando ad altri testi, suoni, immagini, filmati, una volta attivato non richiede la presenza di
ecc. nacque così il “World Wide Web“ con la personale. Ogni sito Internet ha dietro di se
sua capacità di “navigare” in rete attraverso i uno o più server in funzione del numero di ser-
link ipertestuali. considerando la grande diffu- vizi disponibili nel sito, della loro complessità e
sione che aveva il Pc e l’attrattiva per il nuovo anche in funzione del numero di accessi con-
servizio, che si configurava come un ambiente temporanei da parte dei client che si intende
multimediale globale, facilmente accessibile e gestire, perché le richieste dei client possono
utilizzabile anche da non specialisti, gli svilup- essere smistate all’interno del sito su server di-
patori subito crearono dei programmi per Pc versi in funzione del carico presente su ognuno
(web browser) che consentivano di navigare di essi. Oltre alle applicazioni per i siti Internet,
nel “web“ e quindi si ebbe una crescita espo- altre applicazioni di interesse aziendale sono
nenziale sia delle persone collegate in rete sia state realizzate secondo il modello client-ser-
dei “siti” ai quali accedere per navigare. le ap- ver, soprattutto quelle che trattano grandi
plicazioni appena descritte aderiscono al mo- quantità di dati e vengono utilizzate da molte
dello client-server, in cui un computer denomi- persone contemporaneamente, come per
nato “client“ invia richieste di servizio (es. aper- esempio la gestione del personale, la contabi-
tura di una pagina web, visualizzazione delle e- lità aziendale, il ciclo attivo e passivo, la gestio-
mail ricevute, ecc.) ad un computer server che ne del magazzino, ecc. Si ottiene in tal modo
le elabora e invia i risultati al client che li visua- una grande economia di scala, poiché si con-
lizza. Il client ha il compito di interagire con l’u- centra la capacità elaborativa e la memoria di
Figura 2: tente, quindi è principalmente una interfaccia massa su pochi sistemi server dimensionati
Configurazione tipica grafica evoluta per immettere le informazioni e adeguatamente, mentre i client sono tipica-
di un Data Center visualizzare i risultati, che possono essere te- mente dei programmi che girano sui Pc delle
aziendale stuali piuttosto che grafiche, immagini o altro. Il postazioni del personale che comunque devo-
no esistere. In un sistema client-server inoltre è
facile mantenere i dati allineati ed aggiornati
per tutto il personale perché la fonte è unica.
Anche le procedure di salvataggio dei dati so-
no semplificate perché basta considerare solo
dati conservati nei server (figura 2).
I server devono essere attivi h24 per 365gg,
ogni mancanza di funzionamento genera dis-
servizi verso gli utenti che possono produrre
anche dei danni economici consistenti (si pensi
alle aziende di e-commerce in Internet, che
con il sito bloccato non possono ricevere le ri-
chieste di acquisto da parte degli internauti).
Per garantire un funzionamento senza interru-
zioni, i server necessitano di alimentazione
elettrica di qualità ed in continuità assoluta, di
raffreddamento dell’aria per dissipare il calore
generato e di una rete di trasmissione dati alta-
mente affidabile (una interruzione del collega-
mento in rete del server genera la stessa inter-
ruzione di funzionamento). I centri di Elabora-
zione Dati o Data Center sono progettati e rea-
lizzati per soddisfare questi requisiti. Per mas-

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simizzare l’affidabilità, oltre ad utilizzare com- progettazione di Data Center esiste una vasta
ponenti di alto livello qualitativo si tende a ri- letteratura tecnica (un bellissimo articolo è sta-
dondare gli apparati o gli impianti considerati to pubblicato sul numero 4/2014 di questa
critici. In tal modo l’apparato o l’impianto ridon- stessa rivista).
dato può sopperire all’apparato che si è gua- Oltre ai guasti hardware e malfunzionamenti
stato e quindi il funzionamento complessivo degli impianti per cui si cerca di sopperire con
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non ne risente. la ridondanza è diventata or- la ridondanza, ci sono i problemi legati al
mai un elemento fondamentale di progetto, a software che spesso sono più problematici e
partire dai server stessi, dove troviamo ridon- subdoli dei guasti hardware, si considerino per
dati gli alimentatori, le ventole per la circolazio- esempio: errori di sviluppo dei programmi, in-
ne dell’aria, gli hard disk di storage per memo- compatibilità tra programmi che funzionano
rizzare i programmi ed i dati, che sono gestiti contemporaneamente sullo stesso server, at-
dal software in modo che i dati vengono scritti tacchi informatici. Altri problemi sono legati ad
su più hard disk contemporaneamente (cosid- errori di gestione, come per esempio apportare
dette configurazioni RAID), in modo tale che se modifiche non verificate alla configurazione dei
uno si guasta ci sono gli altri che conservano i server, mancare di aggiornare i programmi co-
dati. Anche tutta l’infrastruttura di rete lAn vie- me indicato dai produttori, ecc. In questi casi si
ne ridondata a partire dalle schede di trasmis- tende a dedicare un server per ogni servizio, in
sione dati (Network Interface Card – nIc) e tut- modo che in caso di problemi legati al softwa-
to il cablaggio di rete; a questo scopo vengono re, questi rimangono confinati al server ed al
utilizzati sistemi noti come “NIC Teaming” o suo servizio associato senza compromettere al-
“Link aggregation” secondo lo standard IEEE tri servizi. Questa soluzione è valida anche per
802.1aq, con i quali più nIc su un unico server contenere gli effetti degli errori di gestione, poi-
vengono aggregate a formare un unico colle- ché un errore effettuato su un server non si ri-
gamento logico, per avere ridondanza in caso percuote sugli altri.
di guasto di una di esse e per aumentare la ve- Purtroppo però la conseguenza di utilizzare
locità di trasmissione dati, visto che la velocità server dedicati è che poi ognuno di essi risulta
del collegamento logico è la velocità aggrega- ampiamente sottoutilizzato. Si consideri infatti
ta dei collegamenti fisici. che i server attuali sono il frutto di cinquant’an-
Per i Data Center sono state definite quattro ni di crescita continua delle prestazioni (legge
classi di affidabilità (Tier 1-4) che dipendono di Moore). I server di tipo x86 per esempio, che
sostanzialmente dalle ridondanze che si consi- grazie alla diffusione di Windows e la nascita di
derano (Tabella 1). Linux come sistema operativo open source so-
Ovviamente la scelta della classe di Tier da no diventati standard de facto nelle applicazio-
realizzare richiede un’analisi preventiva dei co- ni client-server, sono utilizzati tipicamente al
sti e benefici associati ad ognuna di esse. A 10-15% della capacità complessiva. conside-
questo scopo si consideri che nell’ambito della rando questa situazione, i produttori di softwa-

Tabella 1 - Caratteristiche essenziali dei livelli di TIER


Classificazione TIER I TIER II TIER III TIER IV
livello di 99,671% 99,749% 99,982% 99,995%
affidabilità

Periodo di non 28,8 anno 22 ore anno 1,6 ore anno 2,4 min anno
funzionamento
(downtime)

Alimentazione 1 linea di 1 linea di 2 dorsali 2 dorsali


alimentazione. alimentazione. indipendenti di indipendenti di
alimentazione, una alimentazione
attiva e una in entrambe attive
stand-by

Ridondanza nessuna Ridondanza n+1 Ridondanza n+1 Ridondanza 2n


componenti ridondanza (un elemento in (un elemento in (elementi su
alimentazione più) più su una linea) entrambe le linee)
climatizzazione

Possibilità di no no Si Si
manutenzione
concorrente
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re hanno visto la possibilità di introdurre, con ri- sostanzialmente in due modi: in “full virtualiza-
sultati positivi, la tecnologia della virtualizzazio- tion” o in “paravirtualization”. nel primo caso
ne nel mondo x86. Questa tecnologia consente l’hypervisor virtualizza completamente la cPU,
di eseguire più sistemi operativi, indipendenti sostituendo in tempo reale le istruzioni che non
12 tra loro, su un unico computer fisico, allocando possono essere virtualizzate con nuove se-
ad ogni sistema operativo una porzione delle quenze mirate ad ottenere lo stesso effetto sen-
risorse fisiche disponibili (cPU, memoria, hard za intervenire sull’esecuzione di tutte le altre
disk, nIc). Per ottenere questo risultato è ne- istruzioni sicure. In questo modo il guest OS
cessario utilizzare una tipologia di programmi, non è in grado di distinguere la differenza con
indicati in letteratura come “hypervisor“ (chia- una macchina fisica, né possono farlo le appli-
mati anche Virtual Machine Monitor o VMM), cazioni che girano sopra di esso o altri compu-
che si occupano di gestire l’accesso alle risor- ter collegati in rete. nel secondo caso invece
se fisiche da parte dei differenti sistemi operati- l’hypervisor virtualizza la cPU per l’esecuzione
vi. l’hypervisor genera degli ambienti software, delle istruzioni sicure, mentre per quelle non
totalmente isolati tra loro, dotati di proprie cPU, virtualizzabili si aspetta delle chiamate dirette
memoria RAM, disco rigido e nIc virtuali, cioè da parte del guest OS. È richiesto quindi, in
non legate al vero hardware del server, entro i questo caso, un guest OS che sia stato adatta-
quali sono eseguiti i sistemi operativi e applica- to per poter funzionare correttamente. Sulle so-
zioni. Gli ambienti software sono chiamati mac- luzioni per la virtualizzazione, è disponibile una
chine virtuali o VM e un sistema operativo in vasta letteratura tecnica a cui rimandiamo per
esecuzione su una VM è chiamato guest OS. Il tutti gli approfondimenti del caso, perché ci in-
computer fisico che ospita le VM è chiamato teressa evidenziare nel seguito i benefici che si
“host” computer. le nIc virtuali sono collegate possono ottenere adottando questa tecnologia.
tra loro attraverso uno “switch” di rete virtuale Prima di tutto grazie alla virtualizzazione è pos-
che si comporta come il suo equivalente fisico, sibile “consolidare” i Data Center e le server
quindi possono scambiare dati tra loro diretta- farm, cioè poter ridurre il numero di server fisi-
mente, senza necessità di accesso alla rete ci, trasformando ognuno di essi in una VM
dati fisica. equivalente; naturalmente alcuni server do-
Essendo del tutto indipendenti ed isolate tra lo- vranno esistere per svolgere le funzioni di “ho-
ro, ogni VM può avere un sistema operativo e st“ delle VM, però il rapporto tra loro può esse-
applicativi diversi. Per esempio possono esser- re molto alto, anche decine di VM per server se
ci Web Server, File Server, Mail Server e DB le varie caratteristiche in gioco (potenza dei
server, complessità delle VM, ecc.) lo consen-
Figura 3: Server come VM su un unico Host (ovviamente
tono.
Configurazione di un se le esigenze prestazionali sono modeste) (fi-
I server “host” in questo modo sono utilizzati al
Host e VM che incorpo- gura 3).
80-90% della capacità complessiva, riducendo
ra un piccolo Data Senza addentrarsi nei dettagli tecnici possiamo
Center Virtualizzato il “gap” di potenza elaborativa non utilizzata e
affermare che la virtualizzazione può avvenire
permettendo di sfruttare al massimo le poten-
zialità delle macchine a disposizione. Sono ri-
dotti anche gli apparati di rete perché, come si
è detto le VM scambiano i dati tra loro attraver-
so dei vSwitch. Ovviamente, con metodi tipo
“NIC teaming”, deve essere garantita una ade-
guata velocità di trasmissione dati in uscita dal
computer host. Questo processo di consolida-
mento può quindi ridurre le esigenze di spazio
e dei consumi di energia elettrica, utilizzata sia
per l’alimentazione dei server sia per il loro raf-
freddamento, in maniera significativa. Da que-
sto punto di vista, per coloro che perseguono
la ricerca della sostenibilità ambientale la vir-
tualizzazione diventa una scelta obbligata, per-
ché attraverso di essa aumenta l’efficienza
energetica dei Data Center che diventano così
sempre più ecocompatibili (figura 4).
Un altro fattore molto importante è che con l’u-
so delle VM può essere abbandonato il model-
lo preesistente di corrispondenza univoca tra
applicazioni e server (“una sola applicazione in

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Figura 4:
Elementi di impatto per
la riduzione dei
requisiti energetici di
un Data Center.
Fonte: Enterprise
Strategy Group (ESG)

un server“), perché ogni applicazione può es- anche eliminare facilmente cancellando i relativi
sere eseguita su una VM totalmente isolata dal- file, come nel caso di una VM che non serve più
le altre, e questa condizione garantisce che oppure è stata compromessa per esempio da
qualunque problema dovuto al software in ese- un virus. Allo stesso modo una VM può essere
cuzione su una VM non ha influenza sulle altre. riattivata rapidamente utilizzando le copie di
Possono essere quindi fatti aggiornamenti sul backup al posto dei file cancellati. Si possono
software che gira all’interno di una VM (guest anche creare delle VM preconfezionate con gli
OS e applicativi), oppure commessi errori di applicativi più usati, pronte da installare.
gestione senza timori di compromettere il fun- nelle figure seguenti sono riportati dei grafici
zionamento di applicazioni attive su altre VM. che dimostrano come sia recepita la validità
la tecnologia della virtualizzazione genera poi della virtualizzazione dagli addetti ai lavori del
un incremento della flessibilità operativa che mondo IcT (Figure 5 e 6).
non ha eguali, si pensi per esempio a quando è la contropartita di questa flessibilità è la ne-
necessario creare nuovi servizi di tipo client- cessità di dover configurare e gestire l‘hypervi-
server, con pochi click del mouse si possono sor, un compito non banale, che comunque si
creare le VM necessarie, si possono poi instal- va sempre più semplificando con l’evoluzione
lare i guest OS sulle VM ed i programmi appli- del software spinta dalla grande richiesta di
cativi, configurare le impostazioni della rete e mercato. A questo punto viene però da chie-
poi il gioco è fatto. l’acquisto dei server fisici di- dersi cosa succede se si guasta il server host
venta un evento eccezionale, riservato a quan-
do il server host ha raggiunto il limite delle VM
che può ospitare con le prestazioni richieste,
oppure nei casi particolari che richiedono co-
munque dei server fisici. le VM a livello del
server fisico sono incapsulate in un insieme di
file memorizzati sullo storage interno, quindi so-
no semplici anche le operazioni di salvataggio Figura 5:
delle informazioni (backup), infatti basta fare Impatto della
una copia dei file delle VM per salvare contem- Virtualizzazione sui
poraneamente anche i guest OS, gli applicativi Data Center.
Fonte: HP
e i dati che ci sono sopra, ma le VM si possono

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Figura 6:
Opportunità di
utilizzare la
virtualizzazione.

14 Fonte:
Enterprise Strategy
Group (ESG)

fisico che ospita le VM. Ovviamente non acca- contiene numerosi server host collegati in rete,
de quello che sembra inevitabile, e cioè che ognuno dei quali ha in esecuzione su di se un
vanno fuori linea tutti i servizi client-server che certo numero di VM. I file che incapsulano le
hanno le relative VM attive sull’host che si è VM sono memorizzati su uno storage condiviso
guastato. Infatti è stato messo a punto un siste- tra tutti gli host (questo è possibile per esempio
ma di salvaguardia, di cui parleremo ora, che tramite la tecnologia della Storage Area
consente di mantenere le VM attive in caso di Network o SAN), e una VM può essere attivata
guasti hardware. Innanzitutto ricordiamo che da uno qualunque degli host che accedono al-
costruttivamente un Data Center virtualizzato lo storage condiviso. Supponendo che un host

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Host 3 in fault → migrazione
delle sue VM sugli Host
più scarichi
15

Figura 7:
Guasto di un Host

si guasti, le VM che erano attive su di esso do in modo che gli Host si scambino tra loro
vengono migrate sugli altri Host che hanno ri- continuamente le informazioni relative alle VM
sorse disponibili, notificando ai nuovi Host i file che ognuno di essi ha in carico e indicazioni
sullo storage condiviso da considerare. nelle del corretto funzionamento (heartbeat) tramite
due figure seguenti sono esemplificate le situa- una rete di interconnessione dedicata.
zioni prima e dopo il guasto. Questo processo può essere avviato anche
Il processo che consente alle VM di rimanere manualmente in caso sia necessario il fermo di
attive modificando in tempo reale l’Host che le un Host per maintenance o upgrade hardware
ha in esecuzione è stato automatizzato facen- (Figure 7 e 8).

Figura 8:
Sistemi migrati su altri
Host

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Host 3 in sovraccarico →
16 migrazione di una VM per
riportare l’equiliberio

Figura 9:
Host in sovraccarico

Figura 10:
Migrazione di una
VM e riduzione
della richiesta di
risorse fisiche

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la migrazione di una VM da un Host all’altro può grade dell’hardware o approvvigionamento di
essere eseguita anche per bilanciare meglio il server appartenenti a nuove generazioni.
carico tra tutti gli Host, come è esemplificato nel- Il processo di provisioning è stato anche auto-
le figure di pagina 16, dove si riscontra che su matizzato stabilendo delle soglie di risorse di-
un Host la richiesta di risorse fisiche da parte sponibili al di sopra delle quali si attivano degli
delle VM è eccessiva e le performance delle VM alert che è necessario aggiungere nuove risor-
17
su questo Host sono degradate. Di conseguen- se fisiche (ad esempio richiesta di nuovo spa-
za una di esse viene migrata su un altro Host più zio storage se quello disponibile si sta esau-
scarico. Gli hypervisor attuali consentono di ef- rendo).
fettuare queste migrazioni in modo automatico e In conclusione possiamo affermare che la tec-
senza interruzione del servizio da parte delle VM nologia della virtualizzazione per i sistemi x86
che vengono migrate (Figura 9 e 10). introdotta a partire dal 1998 è ormai una tecno-
Un ultimo aspetto che consideriamo è la prero- logia matura per essere utilizzata anche negli
gativa offerta dalla virtualizzazione, di semplifi- ambienti IcT più complessi e che richiedono
care la pianificazione delle nuove esigenze di alte prestazioni, quali per esempio quelli che
capacità elaborativa (capacity planning). Infatti svolgono servizi direttamente a contatto con gli
in un Data Center virtualizzato si possono ap- utenti (e-commerce, home banking, e-govern-
provvigionare (provisioning) dei server Host ment) i benefici che si possono ottenere in ter-
tutti uguali tra loro e poi tramite le VM si posso- mini di consolidamento delle risorse hardware,
no creare gli ambienti virtualizzati, che hanno di risparmio energetico e di flessibilità operati-
le risorse fisiche richieste dai sistemi operativi va consentono di avere un rapido ritorno del-
e programmi applicativi. Ogni VM, infatti, crea l’investimento necessario. Inoltre l’uso delle VM
un ambiente fisico che non è legato al vero consente di avere una affidabilità superiore ri-
hardware del server Host ed è configurabile a spetto ai sistemi convenzionali basati solo sulla
piacere. ridondanza dell’hardware, proprio per la capa-
le VM possono rimanere inalterate con i loro cità di poter migrare automaticamente le VM
guest OS e applicativi anche nel caso di up- da un server all’altro.

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INSPIRE: UNA DESCRIZIONE OPERATIVA
Introduzione e il disegno della cartografia e per la formazio-
a cura di ne dei catasti; dall’altra parte, sono nate nuove
La geomatica è definibile come un insieme di
Ing. C. Iannucci applicazioni di largo impiego, come i satelliti
tecnologie di rilevamento e trattamento infor-
commissione matico dei dati relativi alla Terra e all’ambiente. per l’osservazione della Terra, i sistemi di posi-
Geomatica Questo termine, nato alla fine degli anni ottan- zionamento, gli strumenti di navigazione stra-
ta, descrive il dominio interdisciplinare genera- dale. In questo contesto, si usa il termine di da-
visto da to dall’incontro dei tradizionali scopi e mezzi to spaziale o di dato georeferenziato per desi-
Ing. M. G. Crespi della geodesia alle diverse scale con le capa- gnare quegli elementi di informazione cui è as-
Ing. R. Giannini cità di archiviazione, elaborazione e rappresen- sociabile un riferimento di posizione geografi-
tazione dei dati rese disponibili dalle tecnolo- ca, sia staticamente (ad sempio, l’ubicazione
gie dell’informazione e della comunicazione di un edificio) sia dinamicamente (ad esempio,
(ICT). Come conseguenza di questo incontro, la traiettoria di un veicolo) (Gomarasca, 2009).
da una parte sono stati rivoluzionati i preesi- La varietà (inevitabile) di dati e di applicazioni
stenti metodi di lavoro, ad esempio per il rilievo ha generato una varietà (non necessaria) di so-

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siglio del 14 marzo 2007, che ha istituito InSpI-
Re (INfrastructure for SPatial InfoRmation in
Europe). La direttiva InSpIRe e la sua trasposi-
zione nel sistema normativo italiano (tramite il
decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 32, “at-
tuazione della direttiva 2007/2/Ce, che istitui-
19
sce un’infrastruttura per l’informazione territo-
riale nella Comunità europea – InSpIRe”) costi-
tuiscono la fonte di un nuovo quadro operativo,
cui afferiscono norme giuridiche e tecniche
che hanno impatto sulla pratica professionale
degli esperti di geomatica, in termini sia di of-
ferta che di domanda di servizi e di prodotti.
proprio nella pratica professionale è esperienza
comune l’esistenza di due fenomeni apparente-
mente contrastanti: l’adesione spesso acritica
alle nuove norme da una parte e il rifiuto delle
opportunità che queste stesse norme offrono. Si
sono visti capitolati tecnici prescriventi il rispet-
to di prescrizioni InSpIRe anche dove tali pre-
scrizioni erano non previste o non ancora co-
genti; dall’altra, i requisiti per il progetto e la ma-
nutenzione di sistemi GIS continuano spesso a
prescindere dalla compatibilità con le norme
InSpIRe attuali o prevedibili, forse nell’illusione
di poter rimandare tale compatibilità ad un futu-
ro indeterminato. di fatto, entrambi i fenomeni
appaiono essere sostanzialmente accomunati
dalla stessa causa: una mancanza di una ade-
guata informazione specifica.
va detto che la relativa complessità dell’argo-
mento e l’inevitabile tendenza degli “addetti ai
lavori” ad una comunicazione autoreferenziale
non hanno condotto finora ad una generalizza-
ta presa d’atto dell’evoluzione sostanziale che
una IdT (o SdI: Spatial Data Infrastructure) im-
pone al mondo della geomatica, con riferimen-
to all’interoperabilità e all’armonizzazione del-
l’informazione. Ciò costituisce un problema non
piccolo, specialmente in un momento in cui pa-
radossalmente la geomatica affronta una im-
luzioni, principalmente in termini di strumenti di portante crisi evolutiva: i dati georeferenziati
elaborazione e di formati dell’informazione, che sono praticamente ubiqui in tutti i campi del-
ostacola la condivisione dei dati georeferenzia- l’ICT, ma gli strumenti applicativi (in particolare,
ti. Ciò ha condotto, similmente a quanto è av- le tradizionali piattaforme GIS) hanno raggiunto
venuto per tutti i campi della tecnologia, all’evi- una usabilità tale da spesso non necessitare
denziarsi della necessità di ampie iniziative di delle competenze specialistiche dei geomatici.
standardizzazione, che sono state promosse In qualche modo, la geomatica sembra poter
principalmente ad opera dell’Open Geospatial essere vittima del proprio successo.
Consortium (OGC) e del comitato tecnico TC In conseguenza, appare utile dare una visione
21 dell’ International Organization for Standar- di insieme di InSpIRe, che da un lato sia suffi-
dization (ISO). cientemente completa, ma dall’altro lato non ri-
nel tempo, al tradizionale concetto di sistema chieda necessariamente competenze speciali-
informativo geografico (GIS - Geographical stiche pregresse. Ciò dovrebbe contribuire a
Information System) si è affiancato fino a risul- far sì che le opportunità siano correttamente
tare prevalente il concetto di Infrastruttura di colte non solo dagli specialisti del settore, ma
Dati Territoriali (IdT). a questo proposito, va ri- anche da tutte le altre parti interessate: profes-
levata in particolare l’adozione della direttiva sionisti, imprese, pubblica amministrazione, cit-
2007/2/Ce del parlamento europeo e del Con- tadini.

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I sistemi informativi geografici te telematica risulta conveniente spostare una
I sistemi GIS sono nati dall’evoluzione degli parte della logica applicativa sul sistema client,
strumenti di automazione del disegno della car- per non appesantire l’elaborazione con i tempi
tografia. Questa evoluzione si è basata sulla richiesti dalla trasmissione bidirezionale di
possibilità di disporre di strutture di dati alfanu- grandi volumi di dati. d’altra parte, per elabora-
20 zioni di limitata entità oppure per reti di ade-
merici associate ai segni grafici della cartogra-
fia in formato digitale. La capacità di inserire, guata capacità (come ormai Internet, almeno
aggiornare, interrogare e cancellare tali dati al- nelle sue versioni business), il sistema client
fanumerici ha evidenziato le potenzialità di uti- ospita solo un browser, ottenendo così il massi-
lizzo della rappresentazione cartografica come mo della flessibilità: le evoluzioni funzionali del-
interfaccia di colloquio con i contenuti informa- la logica applicativa sono rese disponibili ai
tivi delle strutture dati così create. client modificando solo il software residente sul
Queste strutture dati sono evolute nel tempo fi- server applicativo.
no a permettere l’archiviazione congiunta dei
dati alfanumerici e degli elementi grafici, utiliz- Dal GIS alle SDI
zando principalmente strumenti software come a fine degli anni novanta Burroughs e Mcdon-
i dBMS (Data Base Management System) in nell (1998) rilevavano già un proliferare di defi-
tecnologia relazionale con estensioni spaziali. nizioni di un GIS, che di volta in volta ne mette-
Conseguentemente, si sono evoluti anche i lin- vano in evidenza i diversi aspetti (funzionali,
guaggi di gestione ed interrogazione (in parti- operativi, organizzativi, ecc.). a volte in passa-
colare: SQL - Structured Query Language), fino to (ad es. in arnaud et al., 1993) con il termine
a consentire query di tipo topologico (ad esem- GIS ci si è riferiti sbrigativamente (ma non cor-
pio: “estrarre la lista di tutti gli edifici costruiti rettamente) solo al software e all’hardware,
dopo il 1966 che si trovano a non più di 200 cioè agli strumenti che automatizzano il tratta-
metri dalla riva di un dato fiume e che ricadono mento dei dati e a cui in senso stretto si appli-
in una zona protetta…”). ca il temine di “sistema informatico”.
per la realizzazione di un GIS, esistono molte nel presente contesto, i sistemi GIS, breve-
soluzioni software, sia proprietarie (cioè a fron- mente descritti più sopra, sono a tutti gli effetti
te del pagamento di una licenza d’uso) sia libe- considerati nella loro essenza di sistemi infor-
re. In questo secondo caso si parla di FOSS – mativi. Come noto un sistema informativo è for-
Free & Open Source Software; la relativa licen- mato dalle seguenti componenti:
za è gratuita e permette di utilizzare, copiare, • persone (tecnici, gestori, utenti…);
studiare, cambiare e migliorare il software il cui • norme (leggi, accordi, finalità, usi, strutture
codice sorgente è sempre accessibile. operative, piani strategici…);
al fine di salvaguardare la massima flessibilità • Hardware (processori, memorie, reti, dispo-
realizzativa, l’approccio più generale separa il sitivi di input e output…);
software applicativo (ad esempio, gli strumenti • Software (interfacce utente, funzioni appli-
di interrogazione dati e di produzione di carto- cative, strumenti di base e di ambiente…).
grafie) dal software per la gestione della base In realtà, un sistema informativo (che quindi in-
dati (i dBMS con estensioni spaziali, citati più clude il sistema informatico) ha capacità di ero-
sopra). Conseguentemente, si potranno avere gare servizi agli utenti finali solo se le varie
soluzioni in cui entrambi o solo uno dei softwa- componenti sono bilanciate e armonizzate tra
re è proprietario oppure FOSS. di loro: ciò vale in particolare per quelle com-
dal punto di vista architetturale, il modello più ponenti, come le persone e le norme, il cui
adottato è quello basato su tre livelli distinti: operare non è totalmente riconducibile a logi-
client, logica applicativa, base dati. per motivi che esprimibili tramite algoritmi. Si pensi all’uti-
di efficienza e di sicurezza, la base dati è se- lizzo (ormai molto esteso) dell’informatica nella
parata dalla logica applicativa e spesso è resi- progettazione urbanistica: per quanto pervasivi
dente su server differenti; la logica applicativa, e potenti siano gli strumenti informatici adottati,
a sua volta, può risiedere su server dedicati ma le ipotesi di intervento e le decisioni di piano
di solito viene attivata tramite interfacce acces- sono generati dalla professionalità delle perso-
sibili dai sistemi a disposizione dell’utente fina- ne, non certo dal solo sistema informatico.
le (sistemi client). Il server della base dati, il da ciò deriva la necessità di progettare la strut-
server della logica applicativa e il sistema tura di un GIS (principalmente in termini di dati
client sono connessi da una rete telematica, di archiviati e funzioni disponibili) in accordo con
tipo locale o geografico (dove, parlando di reti l’organizzazione in cui il GIS stesso deve esse-
telematiche, il termine “geografico” si usa per re fruito. a parità di servizi offerti, si privilegia
denotare reti di grande estensione ma non ha un determinato sistema operativo oppure si
attinenza all’informazione georeferenziata). sceglie un software FOSS tenendo conto di co-
In funzione della capacità di trasporto della re- sa è consentito dal contesto normativo e dalla

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cultura professionale del gestore del sistema e siano in grado di colloquiare, in particolare
dell’utenza dei servizi. Ciò ha permesso certa- quando queste organizzazioni appartengono a
mente di creare sistemi efficienti, anche di strutture di tipo federativo (che, come gli USa o
grandi dimensioni; tuttavia, ha portato anche l’Ue, delegano molto alle componenti della fe-
verso l’isolamento di questi sistemi nei confini derazione). 21
della rispettiva organizzazione: identici feno- Questo comporta la necessità di concordare la
meni territoriali (ad esempio, la presenza di forma e il significato dei dati, in modo tale da
aree naturali da proteggere) vengono descritti permetterne l’uso congiunto da parte di sistemi
in termini diversi a seconda dei confini (ammi- diversi. Ciò si esprime sinteticamente facendo
nistrativi, organizzativi, ecc.) entro cui ricado- ricorso ai concetti di armonizzazione e di inte-
no. roperabilità dei dati.
poiché gran parte dei fenomeni oggetto dei In teoria, si potrebbe pensare di operare un pe-
GIS sono per loro natura indipendenti da tali sante e costoso intervento di unificazione di
confini, la loro gestione richiede molto spesso tutti i sistemi informativi chiamati a collaborare.
l’utilizzo congiunto di dati raccolti e archiviati Questo intervento può essere rivolto ad imporre
da entità diverse sia per ambito territoriale sia la stessa soluzione realizzativa a tutte le orga-
per competenza disciplinare. da qui nasce la nizzazioni coinvolte, oppure a creare un ulterio-
necessità che GIS di organizzazioni diverse re sistema informativo, alimentato da tutti i si-

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stemi preesistenti. Interventi di questo tipo han- vizi meteo, gli organi cartografici). In questa
no avuto ragione di esistere nel caso di conte- modalità, differenti sistemi informativi uniforma-
sti organizzativi molto centralizzati e gerarchici no le reciproche interfacce, pur mantenendo
(ad es. il sistema del Ministero dell’Istruzione (nei modi e nei tempi ritenuti convenienti) la
22 oppure il sistema della Ragioneria di Stato). propria specificità interna. Questa modalità
Laddove le organizzazioni siano legate da vin- permette di far cooperare organizzazioni di di-
coli non tanto gerarchici, ma piuttosto di tipo verse origini e tradizioni (cui spesso ci si riferi-
federativo (si pensi ai sistemi di amministrazio- sce mediante il termine inglese di legacy) sulla
ni centrali che interfacciano correntemente gli base di soluzioni operative condivisibili, senza
omologhi sistemi delle singole Regioni), tale ti- disperdere gli investimenti precedenti, in parti-
po di intervento risulta fortemente problemati- colare per ciò che riguarda il software e
co: questa affermazione può essere conferma- l’hardware.
ta anche ricordando le difficoltà della iniziale ai fini di questa cooperazione, la disponibilità
realizzazione del SIna (il sistema informativo di una rete universale come Internet permette
del Ministero dell’ambiente) alla fine degli anni la connessione telematica di sistemi diversi sul-
ottanta, prima che (realizzando il SInanet) se la base di protocolli software di larghissima ac-
ne modificasse radicalmente la struttura, sulla cettazione come la suite TCp/Ip; molte altre so-
base anche del successo del modello architet- luzioni (che qui non possono essere adeguata-
turale basato su rete che il sistema eIOneT mente descritte) sono disponibili in termini di
dell’European Environment Agency (eea) ave- software di base e di ambiente. poiché
va adottato a livello dell’intera Ue. l’hardware e il software non pongono limiti in
nasce quindi una modalità diversa di vedere i principio insuperabili, a questo punto occorre
dati (quelli georeferenziati, ma non solo quelli), agire principalmente sul componente “norme”
particolarmente adatta per quei contesti, che (ma anche sul componente “persone”) per su-
vedono molte organizzazioni produrre ed utiliz- perare le barriere che impediscono l’uso con-
zare l’informazione dello stesso dominio disci- giunto del patrimonio informativo posseduto nei
plinare: questo è appunto il caso dell’ambiente, tanti GIS “mono-organizzazione”.
dove operano organizzazioni le cui competen- Si è sviluppato così il concetto di SdI (Spatial
ze sono delimitate da confini amministrativi (es. Data Infrastructure) o IdT (Infrastruttura di dati
le Regioni) oppure sono delegate gerarchica- Territoriali); come riferimento temporale viene
mente (es. le province rispetto alle Regioni) op- usualmente indicato l’anno 1994, quando negli
pure afferiscono a domini trasversali (es. i ser- Stati Uniti la National Spatial Data Infrastructure

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è stata oggetto dell’executive Order 12906 del- discovery, evaluation, and application for
la presidenza Clinton (nSdI, 1994). In europa, users and providers within all levels of gov-
dal 2002 è stata promossa l’iniziativa InSpIRe ernment, the commercial sector, the non-
(annoni et al. 2004), che ha generato poi l’o- profit sector, academia, and by citizens in
monima direttiva nel 2007. Come è ovvio, il general… An SDI must be more than a sin-
concetto di SdI si è sviluppato nella realtà at- gle data set or database; an SDI hosts geo-
23
traverso una molteplicità di esperienze e di ap- graphic data and attributes, sufficient do-
procci, cui corrispondono definizioni differenti cumentation (metadata), a means to disco-
anche se riconducibili allo stesso comune ver, visualize, and evaluate the data (cata-
obiettivo. logues and Web mapping), and some
dessers (2012) riporta una trentina di varie de- method to provide access to the geograph-
finizioni per la SdI, che ruotano intorno ai com- ic data. Beyond this are additional services
ponenti di base e agli obiettivi di servizio. può or software to support applications of the
essere di interesse confrontare la definizione data. To make an SDI functional, it must al-
della nSdI come espressa dall’executive Order so include the organisational agreements
(nSdI, 1994): needed to coordinate and administer it on a
“National Spatial Data Infrastructure (NSDI) local, regional, national, and or trans-na-
means the technology, policies, standards tional scale”.
and human resources necessary to acqui-
re, process, store, distribute, and improve L’armonizzazione e l’interoperabilità dei dati
utilization of geospatial data” per contestualizzare la rilevanza di InSpIRe, è
con quella di InSpIRe (come riportato nel testo bene ritornare sulla finalità di uso congiunto del
della direttiva): patrimonio informativo posseduto nei tanti GIS
“infrastruttura per l’informazione territoriale: esistenti. Si è visto più sopra che questo uso
i metadati, i set di dati territoriali e i servizi congiunto è sempre più necessario e che, per
relativi ai dati territoriali; i servizi e le tecno- altro, i GIS preesistenti sono orientati al servizio
logie di rete; gli accordi in materia di condi- ognuno della propria organizzazione (per
visione, accesso e utilizzo dei dati e i mec- quanto vasta questa possa essere). Il proble-
canismi, i processi e le procedure di coor- ma di base è la molteplicità di enti che custodi-
dinamento e di monitoraggio stabilite, at- scono dati territoriali, da cui conseguono la di-
tuate o rese disponibili conformemente alla versità di strutturazione di questi dati e, inevita-
presente direttiva”. bilmente, gli ostacoli al reperimento, all’acces-
È facile rilevare come la prima definizione sot- so e all’uso congiunto dei dati stessi. È pertan-
tolinei lo scopo (il miglioramento dell’utilizzo to emersa la necessità di assicurare l’evoluzio-
dell’informazione spaziale) mentre la seconda ne dal GIS alla SdI (Salvemini, 2004).
definizione evidenzi i componenti ritenuti ne- Lo sviluppo di una SdI (come quella di InSpI-
cessari. va comunque notato che la definizione Re) si appoggia sui concetti correlati di intero-
esplicitata da InSpIRe segua nel testo della di- perabilità e di armonizzazione dei dati. per pro-
rettiva una estesa lista di premesse, che chiari- cedere a inquadrare correttamente questi due
scono lo scopo perseguito e i risultati attesi; concetti, si può partire da un dato di fatto: il
inoltre, l’articolo 1 della direttiva sottolinea il ca- 20% circa dei cittadini europei vivono entro 50
rattere federativo della SdI europea dichiaran- Km da un confine di stato; l’analisi e la gestio-
do specificamente che: ne di fenomeni ambientali in queste aree richie-
“INSPIRE si fonda sulle infrastrutture per l’infor- de necessariamente l’uso di dati prodotti sui
mazione territoriale create e gestite dagli Stati due lati del confine. Se prendiamo in conside-
membri”. razione anche i confini delle regioni di tipo fe-
L’organizzazione Global Spatial Data Infra- derale (con elevati livelli di autonomia organiz-
structure (www.gsdi.org) ha redatto un utile zativa, come in austria, Belgio, Germania, Italia
manuale che costituisce il riferimento per chi si e Spagna), l’uso congiunto di dati transfronta-
interessa di SdI: il cosiddetto Cookbook (ne- lieri interessa la maggior parte del territorio del-
bert, 2004). In questo manuale viene fornita l’Unione europea.
una definizione sufficientemente articolata, in nella concreta articolazione dell’Unione euro-
grado di cogliere tutti gli aspetti della tematica: pea (che tra i suoi 28 Stati membri raccoglie
“ The term “Spatial Data Infrastructure” tradizioni tecniche e amministrative ben diver-
(SDI) is often used to denote the relevant se tra loro) è inevitabile che i dati (e non solo
base collection of technologies, policies quelli geoferenziati) siano prodotti con moltepli-
and institutional arrangements that facilitate ci metodi e strumenti, malgrado gli intensi pro-
the availability of and access to spatial da- cessi di produzione di standard sia ex lege sia
ta. The SDI provides a basis for spatial data de facto che da sempre accompagnano lo svi-

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luppo tecnico-economico. Ciò comporta spes- l’armonizzazione è spesso citata in forma su-
so l’insorgere di un rilevante problema: se si bordinata all’interoperabilità; le stesse regole
vogliono utilizzare insiemi di dati (data set, nel tecniche di attuazione (le implementing rules)
linguaggio di InSpIRe) provenienti da fonti di- vengono rivolte ad assicurare l’interoperabilità
verse, può risultare che questi data set debba- e poi l’armonizzazione, ma solo se quest’ultima
24 no essere sottoposti a rielaborazioni anche so- è fattibile (cfr. l’art. 7).
stanziali o addirittura possano risultare incom- al contrario, dell’interoperabilità è data una de-
patibili tra di loro. finizione estesa all’art. 3 (7):
La condizione ideale sarebbe quella in cui i “possibilità per i set di dati territoriali di es-
processi e gli oggetti del mondo reale fossero sere combinati, e per i servizi di interagire,
descritti omogeneamente in ogni settore con- senza interventi manuali ripetitivi, in modo
cettuale, nel tempo e nello spazio: è ovvio che che il risultato sia coerente e che il valore
in tal caso questo problema non si porrebbe. aggiunto dei set di dati e dei servizi ad essi
Quando ci si riferisce all’armonizzazione dei relativi sia potenziato”.
data set, si evidenziano due aspetti distinti ma Questa definizione sottolinea che l’interopera-
complementari: bilità si applica non solo ai data set ma anche
• i data set sono generati sulla base di sche- alle componenti software che elaborano questi
mi dati (o di ontologie, dove disponibili) che data set e alle interazioni tra computer: ad
riuniscono entità, relazioni ed attributi in esempio, il software che implementa un model-
modo tale da esplicitare il contenuto infor- lo idrologico potrà approvvigionarsi dei dati ne-
mativo derivabile dai singoli dati; cessari (portate idriche, topografia del territo-
• i data set sono caratterizzati da metadati, rio, serie storiche meteo, popolazione residen-
cioè da ulteriori dati che descrivono l’origi- te, uso del suolo ecc.) interrogando i server
ne, il significato, i metodi di produzione, le delle strutture amministrative ciascuna delle
condizioni di utilizzo del data set nel suo in- quali produce un determinato data set e poi at-
sieme e dei suoi componenti ai vari livelli di tivare una serie concatenata di elaborazioni,
struttura. chiedendo servizi ai vari server disponibili in
Se le diverse organizzazioni concordassero rete.
norme sull’utilizzo sia di schemi dati identici o L’interoperabilità quindi include l’armonizzazio-
consistenti (a seconda che si tratti dello stesso ne, ma non la presuppone; al contrario, è com-
tema o di temi affini) sia di metadati identici pito dell’interoperabilità farsi carico dei proble-
(come tipologia e come valore), l’armonizzazio- mi posti dall’assenza o dall’insufficienza dell’ar-
ne dei data set sarebbe assicurata nativamen- monizzazione.
te. Queste norme sono appunto l’obiettivo di Resta da vedere come possa essere assicura-
una SdI come InSpIRe in europa. ta l’interoperabilità. Questa è una vasta area di-
evidentemente, l’armonizzazione completa dei sciplinare, che costituisce da un quarto di se-
data set è un ideale punto di arrivo verso cui colo un fertile campo di indagine per la ricerca
convergere, non il punto di partenza di una informatica, in particolare con riferimento ai
SdI. nella realtà operativa vanno presi in consi- grandi data base eterogenei (Sheth e Larson
derazione due fatti: 1990, Hull 1997, atzeni et al. 2007).
• l’uso congiunto di data set di diversa fonte per il colloquio tra applicazioni software, sono
è una necessità di oggi, la cui soluzione disponibili soluzioni consolidate, che realizzano
non può essere rimandata al futuro (nean- l’interoperabilità tramite webservices appog-
che nell’ipotesi che tale futuro possa essere giandosi a protocolli come SOap (Curbera et
ragionevolmente prevedibile); al. 2002) oppure ad architetture come ReST
• esiste una mole enorme di data set (di valo- (adamczyk et al. 2011). Trascurando in questa
re certamente elevatissimo) che sono stati sede gli elementi di forza e di debolezza delle
raccolti in passato e che non possono es- diverse soluzioni, il punto su cui fissare qui l’at-
sere dispersi (neanche nel caso di raggiun- tenzione è costituito dalla possibilità di attivare
gimento della piena armonizzazione). il colloquio tra applicazioni tramite interfacce
È quindi necessario non limitarsi al solo con- standard, che da una parte possono agevol-
cetto di armonizzazione e introdurre il concetto mente essere rese note in rete e dall’altra pos-
correlato di interoperabilità. sono mascherare quanto voluto del funziona-
di fatto, nel testo della direttiva InSpIRe non mento interno del software che eroga il servizio
viene inclusa una definizione esplicita del con- richiesto: ciò si traduce in una modalità debole
cetto dell’armonizzazione; pur essendone rile- (o meglio lasca) di interazione tra applicazioni,
vata l’importanza (cfr. il punto 14 delle premes- che garantisce una grande flessibilità operati-
se), essa viene vista come il risultato di un pro- va.
cesso da attivare e sostenere nel tempo. Inoltre per l’interoperabilità dei dati, il problema pre-

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senta aspetti forse più ardui. due computer in mazione dei dati verso lo schema condiviso.
generale possono interagire, senza interventi per i nuovi data set, ovviamente sarà opportuno
umani, solo in quanto possano conoscere co- prevederne la produzione direttamente in accor-
me i rispettivi dati sono memorizzati e quale sia do con gli schemi condivisi, evitando quindi l’o-
la loro semantica; devono cioè condividere gli nere di trasformazione. Sul lungo termine, quin-
schemi applicativi e i metadati. passando da di, gli n sistemi appaiono convergere sugli stes-
25
due a n computer, la complessità cresce come si k schemi applicativi; conseguentemente, i lo-
n2, se si pretende di condividere schemi e me- ro data set tendono ad essere armonizzati. va
tadati tra le n-1 possibili coppie di computer comunque considerato che questo sarà un pro-
(che dovrebbero inoltre essere note a priori): cesso inevitabilmente lungo: oltre al tempo ne-
poiché ciò è solitamente irrealistico, è necessa- cessario per la fisiologica sostituzione dei data
rio trovare un diverso approccio. set preesistenti con i nuovi data set armonizzati,
Questo diverso approccio si basa sull’indivi- gli stessi schemi dati condivisi sono sempre
duazione e sulla condivisione di k schemi dati soggetti ad evoluzioni e ad integrazioni, che per
(per le varie aree tematiche) pienamente docu- quanto necessarie avranno anche l’effetto di
mentati e accettabili da tutte le parti potenzial- riallargare il divario tra schemi armonizzati e
mente coinvolte. Ogni sistema si dovrà comun- schemi attualmente impiegati. Conseguente-
que far carico di realizzare il mapping, cioè la mente, le tecniche e gli strumenti che assicura-
corrispondenza (che sarà visibile dagli altri si- no l’interoperabilità dei dati saranno comunque
stemi) tra questi k schemi condivisi e lo sche- sempre necessari, sia pure parzialmente.
ma realmente in uso nella propria base dati
(che resta mascherato e pertanto non deve es- I fondamenti di INSPIRE
sere conosciuto all’esterno). Realizzare questo dopo aver esaminato le principali motivazioni
mapping è un’operazione di complessità non per l’avvio del processo di realizzazione di una
banale (proporzionale a k), ma è comunque SdI e le principali problematiche tecniche che
fattibile (se ogni schema dati condiviso è ade- vanno affrontate nel corso di questo processo,
guatamente generalizzato) e soprattutto non ha è opportuno delineare gli aspetti normativi pro-
impatto sugli altri sistemi (che potranno quindi pri di InSpIRe.
senza vincoli modificare la propria partecipa- InSpIRe (cui è dedicato il sito europeo
zione al processo di interoperabilità). http://inspire.ec.europa.eu/) si fonda sulla omo-
Si passa in questo modo (che si può realizzare nima direttiva del 2007, costituita da 35 punti
con varie soluzioni tecniche) dall’armonizzazio- di premessa, da 26 articoli e da 3 allegati tec-
ne di tutti gli schemi interni delle singole basi nici; gli allegati elencano 34 categorie temati-
dati all’armonizzazione delle interfacce esterne, che di dati territoriali (spatial data themes) a di-
senza quindi andare a modificare i dati del pas- versa priorità.
sato (i c.d. dati legacy) e quindi senza vanifica- La direttiva si basa sui seguenti principi
re gli investimenti pregressi (spesso ingenti). (espressi al punto 6 della premesse nel testo
Tuttavia, resta da sostenere il costo di trasfor- della direttiva):

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26

“Le infrastrutture per l’informazione territo- di dati territoriali) in formato elettronico di cui la
riale degli Stati membri dovrebbero essere pubblica amministrazione (in senso ampio) di-
finalizzate a garantire che i dati territoriali spone per le sue finalità, nonché un insieme di
siano archiviati, resi disponibili e conservati servizi su rete applicabili a questi data set. Lo
al livello più idoneo; scopo della direttiva è la creazione di una SdI
devono consentire di combinare in maniera europea basata sulle SdI degli Stati membri: è
coerente dati territoriali provenienti da fonti esplicitamente descritta una infrastruttura fede-
diverse all’interno della Comunità e di con- rativa, che si concretizza in un geoportale eu-
dividerli tra vari utilizzatori e applicazioni; ropeo (ora disponibile a ) che opera da colle-
devono permettere di condividere i dati ter- gamento tra i geoportali degli Stati membri.
ritoriali raccolti ad un determinato livello È prevista, in cooperazione con analoghe iniziati-
dell’amministrazione pubblica con altre am- ve europee e internazionali (ad es. ISO e OGC),
ministrazioni pubbliche; la redazione di specifiche norme tecniche che ri-
devono rendere disponibili i dati territoriali a guardano principalmente le seguenti aree:
condizioni che non ne limitino indebitamen- • metadati (metadata);
te l’uso più ampio; • dati (data specification);
devono infine far sì che sia possibile ricer- • servizi di rete (network services);
care facilmente i dati territoriali disponibili, • condivisione di dati e servizi (data and ser-
valutarne agevolmente l’idoneità allo scopo vice sharing).
e ottenere informazioni sulle loro condizioni Mentre è escluso che dalla direttiva sorgano
di utilizzo.” nuovi obblighi di raccolta di dati (la materia è
Sempre nella premessa, il punto 1 afferma: regolata da varie altre direttive), l’art. 7 (3) pre-
“Le informazioni, comprese quelle territoria- vede un’applicazione delle norme tecniche dif-
li, sono necessarie anche per la formulazio- ferenziata per i nuovi data set (cui si applicano
ne e l’attuazione di questa e di altre politi- tutte le norme tecniche) e per i data set preesi-
che comunitarie, che devono integrare di- stenti (di cui si devono rendere disponibili i me-
sposizioni di protezione dell’ambiente”; tadati e di cui si deve comunque assicurare l’in-
mentre il punto 4 ribadisce: teroperabilità tramite il servizio di conversione).
“L’Infrastruttura per l’informazione territoria- La direttiva deve essere recepita nelle singole
le nella Comunità europea, INSPIRE, do- legislazioni nazionali (l’Italia l’ha fatto nel 2010,
vrebbe assistere la definizione delle politi- come più sopra ricordato). La Commissione ha
che in relazione alle politiche e alle attività la possibilità di modificare il contenuto degli
che possono avere un impatto diretto o in- annessi e di emanare misure di esecuzione
diretto sull’ambiente”. (implementing rules) esecutive tramite atti che
Insieme, i due punti definiscono il contesto del- non necessitano di ulteriore recepimento e che
la direttiva; poiché le informazioni territoriali so- quindi sono immediatamente applicabili all’in-
no pervasive, la direttiva ha impatto ben al di là terno degli Stati membri dell’Ue: ciò garantisce
del solo ambiente. uno snello processo di aggiornamento delle
L’oggetto della direttiva sono i data set (insiemi norme tecniche.

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INSPIRE in Italia affidato al Ministero dell’ambiente e della Tutela
Come ogni altro Stato membro, l’Italia deve del Territorio e del Mare (MaTTM) la competen-
realizzare una sua SdI, coordinando quelle di za degli adempimenti relativi ad InSpIRe; il
livello sub-nazionale. Questa SdI costituisce un MaTTM (che assume quindi la veste di National
nodo dell’infrastruttura europea e rende dispo- Contact Point) è assistito operativamente dall’I- 27
nibili dati territoriali, metadati e servizi di rete stituto Superiore per la protezione e la Ricerca
(le cui definizioni sono fornite dall’art. 3 della ambientale (ISpRa). va notato che questo de-
direttiva): creto legislativo, nel recepire la direttiva InSpI-
• dati territoriali: sono quelli afferenti ai data Re, si è preoccupato di creare una cornice di
themes elencati nei tre annessi, in posses- raccordo con quanto già disponibile in Italia.
so della pubblica amministrazione (ma an- In particolare, il punto I dell’art. 2 fornisce la
che dei privati) e disponibili in formato elet- seguente definizione di autorità pubblica il cui
tronico; patrimonio informativo è interessato da InSpI-
• metadati: sono le “informazioni che descri- Re:
vono i set di dati territoriali e i servizi relativi “autorità pubblica:
ai dati Territoriali e che consentono di ricer- 1. qualsiasi amministrazione pubblica, a livel-
care, repertoriare e utilizzare tali dati e ser- lo statale, regionale o locale, le aziende au-
vizi”; tonome e speciali, gli enti pubblici ed i con-
• servizi di rete: sono servizi accessibili in re- cessionari di pubblici servizi, gli organi
te in quanto “indispensabili per condividere consultivi pubblici;
i dati territoriali tra i vari livelli di amministra- 2. qualsiasi persona fisica o giuridica che
zione pubblica della Comunità” e necessari eserciti funzioni amministrative pubbliche,
per “ricercare, convertire, consultare e sca- ivi compresi compiti, attività o servizi speci-
ricare i dati territoriali e per richiamare ser- fici aventi attinenza con l’ambiente;
vizi di dati territoriali e di commercio elettro- 3. qualsiasi persona fisica o giuridica che ab-
nico” (punto 17 della premessa). bia responsabilità o funzioni pubbliche o
Il decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 32, ha presti servizi pubblici aventi attinenza con

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l’ambiente sotto il controllo degli organi o La produzione di dati ambientali e territoriali è
delle persone di cui ai numeri 1) o 2).” generalmente cura del livello amministrativo
L’art. 3 definisce la SdI italiana in termini di “In- regionale. Rilevare cosa avviene a questo li-
frastruttura nazionale per l’informazione territo- vello fornisce indicazioni affidabili sullo stato
riale e del monitoraggio ambientale … costitui- concreto di avanzamento del processo di
28 ta da: adesione alla direttiva; in particolare, l’indivi-
a. i metadati, i set di dati territoriali e i servizi duazione e la pubblicizzazione dei metadati
relativi ai dati territoriali e del monitoraggio sono oggetto di monitoraggio annuale (Rotun-
ambientale; do, 2013).
b. i servizi di rete di cui all’articolo 7;
c. le tecnologie necessarie alla realizzazione L’applicazione delle norme INSPIRE
dei servizi di rete; Le attività di applicazione delle norme InSpIRe
d. l’elenco ufficiale delle autorità pubbliche re- possono essere viste sostanzialmente in rela-
sponsabili della disponibilità dei set di dati zione a metadati, dati e servizi di rete. Queste
territoriali di cui all’articolo 1, comma 3, e attività si basano su:
dei servizi ad essi relativi; • le Implementing Rules e le Technical Gui-
e. l’indice dei cataloghi pubblici dell’informa- delines proposte da InSpIRe;
zione ambientale; • le norme italiane applicabili, principalmente
f. gli accordi in materia di condivisione, ac- definite a cura di agId (l’agenzia per l’Italia
cesso e utilizzo dei dati; digitale della presidenza del Consiglio);
g. i meccanismi, i processi e le procedure di • gli standard internazionali (in particolare:
coordinamento e monitoraggio stabilite, at- ISO e OGC) referenziati dalle normative di
tuate o rese disponibili conformemente al cui ai due punti precedenti.
presente decreto.” InSpIRe rende disponibili due punti di accesso
Queste definizioni sono sostanzialmente analo- a livello europeo:
ghe a quelle della direttiva InSpIRe (più sopra • il geoportale per dati e servizi;
riportate) ma introducono un maggiore livello di • il sito http://inspire.ec.europa.eu/index.cfm
dettaglio; si noti come vengano esplicitati due per norme, implementing rules e altro.
componenti: Inoltre, il Registry
• la tipizzazione degli attori/destinatari della (http: //inspire.ec.europa.eu/registry/) rende di-
normativa; sponibili elementi (come liste di codici, insiemi
• l’indice dei cataloghi dell’informazione am- di definizioni standard, valori ammessi per i
bientale previsti dal decreto legislativo 19 metadati) che sono gestiti centralmente e cui si
agosto 2005, n. 195 (attuazione della diret- deve far riferimento, in particolare per lo svilup-
tiva 2003/4/Ce sull’accesso del pubblico po di applicazioni software. Il contesto concet-
all’informazione ambientale). tuale del modello di interoperabilità di InSpIRe
Inoltre, anche in riferimento al Codice dell’am- è esposto da Tóth et al. (2013).
ministrazione digitale (Cad) di cui al decreto
legislativo n. 82 del 2005 e successivi aggior- ■ Metadati
namenti, si stabilisce che: L’art. 5 della direttiva prescrive:
• il catalogo nazionale dei metadati relativi ai “I metadati contengono informazioni sui se-
set di dati territoriali corrisponde al Reperto- guenti aspetti:
rio nazionale dei dati territoriali (RndT); a) conformità dei set di dati territoriali alle di-
• i set di dati territoriali di interesse generale sposizioni di esecuzione di cui all’articolo 7,
documentati da RndT includono i set di da- paragrafo 1;
ti territoriali e i servizi corrispondenti alle ca- b) condizioni applicabili all’accesso a e all’uti-
tegorie tematiche elencate agli allegati I, II lizzo dei set di dati territoriali e dei servizi
e III (in termini tecnici, il profilo italiano dei ad essi relativi e, se del caso, corrispon-
metadati include il profilo InSpIRe); denti canoni;
• i servizi di rete sono erogati nell’ambito del c) qualità e validità dei set di dati territoriali;
Sistema pubblico di Connettività e Coope- d) autorità pubbliche responsabili della crea-
razione (SpC); zione, gestione, manutenzione e distribu-
• l’interoperabilità di dati e servizi si realizza zione dei set di dati territoriali e dei servizi
nel contesto della rete SInanet; ad essi relativi;
• il Geoportale nazionale (ridenominazione e) limitazioni dell’accesso del pubblico e motivi
del preesistente portale cartografico nazio- di tali limitazioni, a norma dell’articolo 13.”
nale) costituisce il punto di accesso nazio- Ogni ente deve attribuire ai suoi data set (sin-
nale InSpIRe ai servizi di rete (tramite golarmente o riuniti in collezioni) e ai servizi di
RndT), ai cataloghi delle autorità pubbliche rete di sua competenza i metadati che ne con-
e alla rete SInanet.

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sentono l’individuazione, la valutazione e l’im- nello specifico, per un set di dati è vero che i
piego da parte di altri enti. metadati richiesti da RndT includono i metada-
Sul sito InSpIRe (http://inspire.ec.europa.eu/in- ti di discovery di InSpIRe (come più sopra ri-
dex.cfm/pageid/101/list/2) sono disponibili: cordato, il profilo RndT include il profilo InSpI-
• le Implementing Rules (obbligatorie), che Re); questo però potrebbe non essere ancora
sono state pubblicate come allegato al “Re- vero quando si dovesse tener conto degli altri
29
golamento (Ce) n. 1205/2008 della Com- metadati richiesti da InSpIRe (cui presumibil-
missione del 3 dicembre 2008 recante at- mente potrebbero aggiungersene altri in futu-
tuazione della direttiva 2007/2/Ce del parla- ro). Ciò aggiunge un ulteriore livello di com-
mento europeo e del Consiglio per quanto plessità alla metadatazione, già di per sé one-
riguarda i metadati”; rosa (soprattutto quando venga effettuata in
• le Technical Guidelines (informative), che tempi successivi alla produzione dei dati o alla
fanno riferimento agli standard en ISO creazione dei servizi), dovendosi comunque
19115 and en ISO 19119. assicurare il rispetto di entrambe le norme In-
va notato che le Implementing Rules (pubbli- SpIRe e RndT.
cate nel 2008) espongono i metadati necessari Il risultato finale della metadatazione è sostan-
all’individuazione (discovery) dei dati e dei ser- zialmente un file in formato XML che viene pub-
vizi; le Technical Guidelines (aggiornate nel blicato su di un sito corredato di funzionalità di
2013) includono anche i metadati richiesti dalle catalogazione e di ricerca. Il geoportale InSpI-
Implementing Rules on the Interoperability of Re rende disponibile una interfaccia grafica
Spatial Datasets and Services per il supporto (http://inspire-geoportal.ec.europa.eu/editor/),
all’interoperabilità (evaluation and use) nonché che supporta l’attribuzione dei metadati, non-
altri metadati che sono risultati necessari per ché uno strumento di validazione (rispetto alla
singoli temi degli allegati di InSpIRe (come in- normativa InSpIRe) dei metadati già eventual-
dicato dalle Data Specifications Technical Gui- mente attribuiti (http://inspire-geoportal.ec.eu-
delines). Con questa differenza di date (2013 ropa.eu/validator2/).
rispetto a 2008) dei due documenti, i riferimenti anche i maggiori produttori di software GIS
di letteratura ai metadati InSpIRe prendono proprietario (a partire da eSRI e da Inter-
generalmente in considerazione i soli metadati graph) nonché molte soluzioni open source
di discovery; questa limitazione, anche se pre- (ad es. Geonetwork http://geonetwork-open-
vedibilmente verrà superata nel prossimo futu- source.org/ oppure Geoportal Server, prodotto
ro, è tuttavia fonte potenziale di incongruenze e da eSRI ma rilasciato come open source
va quindi tenuta presente. http://www.esriitalia.it/prodotti.html/394.html)

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hanno realizzato strumenti simili a quelli del mi nazionali, al fine di assicurarne l’intero-
geoportale InSpIRe. per l’Italia, RndT offre perabilità;
agli enti della pubblica amministrazione varie b) la relazione tra oggetti territoriali;
modalità di gestione e di pubblicazione dei c) gli attributi chiave e i corrispondenti tesauri
metadati: multilingue comunemente necessari per le
30 • una interfaccia con accesso controllato alle politiche che possono avere ripercussioni
funzionalità; dirette o indirette sull’ambiente;
• un approccio più leggero, basato su di un d) informazioni sulla dimensione temporale
foglio di calcolo (sviluppato dal progetto dei dati;
europeo GeoSmartCities); e) aggiornamenti dei dati.”
• un accesso tramite plug-in specifici di pro- di fatto, si tratta di utilizzare (il più possibile) un
dotti come Geonetwork o eSRI Geoportal approccio bottom up: si prendono le Data Spe-
Server. cifications (che forniscono gli schemi dei sin-
per approfondimenti sia concettuali che opera- goli temi InSpIRe) disponibili a
tivi sui metadati, in particolare per le interdipen- http://inspire.ec.europa.eu/index.cfm/pageid/2/l
denze tra gli standard ISO, OGC e InSpIRe, si ist/2 e si passa a progettare lo schema concet-
può far riferimento a Litwin e Rossa (2011). tuale della intera base dati come composizione
di questi schemi tematici (eventualmente
■ Dati estendendoli, facendo ricorso alle proprietà di
In relazione ai dati, da una parte la direttiva In- ereditarietà e di generalizzazione delle classi).
SpIRe esplicitamente non impone nulla: non per le basi dati preesistenti, un aspetto molto
chiede di raccogliere nuovi dati, non chiede di importante è la trasformazione degli schemi at-
modificare le attuali basi di dati (basta trasfor- tuali negli schemi di InSpIRe. esistono stru-
marle quando necessario). d’altra parte, come menti (ad es. HaLe http://www.esdi-commu-
vedremo più avanti, l’impatto sulla progettazio- nity.eu/projects/hale) che supportano questa
ne delle nuove basi dati e sulla manutenzione trasformazione (similmente a quanto un tool
delle basi dati preesistenti è forte. Ide supporta lo sviluppo del software), ma non
L’art. 8 della direttiva prescrive il contenuto del- ci sono scorciatoie: si tratta di rifare l’analisi
le Implementing Rules: concettuale di ogni base dati esistente per in-
“ Le disposizioni di esecuzione riguardano i dividuare le corrispondenze (campo per cam-
seguenti aspetti dei dati territoriali: po, tabella per tabella…) tra sorgente e target.
a) una struttura comune per una identificazio- Queste corrispondenze in principio possono
ne univoca degli oggetti territoriali, in cui si essere tutte di tipo 0..*: ogni campo (sorgente
possono mappare gli identificatori dei siste- o target) può corrispondere a nessuno, ad uno

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o a più campi (target o sorgente). Gli schemi sformazioni dei dati esistenti le date del 23 no-
InSpIRe dichiarano quali elementi sono obbli- vembre 2017 per i temi dell’allegato I e del 21
gatori, opzionali o anche voidable (questa qua- ottobre 2020 per i temi degli altri due allegati.
lificazione denota un dato che è richiesto da da un lato certamente ciò tiene conto dell’one-
InSpIRe ma che, se non presente nella base rosità delle trasformazioni; dall’altro lato proba-
dati attuale, può essere tralasciato). bilmente si è fatto affidamento sulla durata del
31
In questa situazione, solo l’impiego di adegua- normale ciclo di vita dei dati, per ipotizzare che
te competenze professionali (sia legate al do- a queste date l’ammontare dei dati pregressi
minio di conoscenza in esame sia afferenti alla ancora “attivi” possa essere di limitata esten-
progettazione informatica) può condurre verso sione.
una soluzione soddisfacente (riprendendo la
similitudine con gli Ide, è ciò che accade per ■ Servizi di rete
lo sviluppo del software: sono richieste capa- È opportuno ricordare che InSpIRe globalmen-
cità applicative, al di là della disponibilità del te fa riferimento a tutti i possibili servizi relativi a
tool di supporto). dati; a questi possibili servizi, se disponibili su
d’altra parte, è lecito domandarsi se la “con- rete, devono applicarsi i metadati opportuni.
cessione” di InSpIRe di lasciare immutate le nell’art. 11 della direttiva, invece, si fa riferi-
basi dati esistenti non sia in qualche modo af- mento ad un set di cinque servizi di rete che
fetta da un certo grado di ipocrisia: di fatto, al- devono essere istituiti dagli Stati membri (su
meno per i casi più rilevanti, dopo aver consu- cui ricade anche l’onere di gestire la rete ne-
mato risorse ingenti per ri-analizzare la base cessaria):
dati e individuarne la conversione verso InSpI- a) servizi di ricerca che consentano di cercare
Re, ridisegnarla in pieno accordo con InSpIRe i set di dati territoriali e i servizi ad essi rela-
e riempirla travasandovi i vecchi contenuti può tivi in base al contenuto dei metadati corri-
essere solo una scelta di buon senso ingegne- spondenti e di visualizzare il contenuto dei
ristico, in termini di salvaguardia dell’investi- metadati;
mento e di compatibilità con il futuro. Ciò evita b) servizi di consultazione che consentano di
di doversi far carico della realizzazione del eseguire almeno le seguenti operazioni: vi-
software richiesto dallo specifico servizio di sualizzazione, navigazione, variazione della
conversione (richiesto dall’art. 11 della diretti- scala di visualizzazione (zoom in e zoom
va, come più avanti indicato). out), variazione della porzione di territorio
di fatto, la direttiva impone come scadenze inquadrata (pan), sovrapposizione dei set
temporali per il completamento di queste tra- di dati territoriali consultabili e visualizzazio-
roma
ne delle informazioni contenute nelle legen- (più sopra riportate), i web services di InSpIRe
de e qualsivoglia contenuto pertinente dei (che sostanzialmente si basano sugli standard
metadati; OWS dell’OGC) devono integrarsi con il siste-
c) servizi per lo scaricamento (download) dei ma pubblico di connettività e cooperazione
dati che permettano di scaricare copie di (SpC) e con la rete SInanet. Ciò comporta un
32 set di dati territoriali o di una parte di essi e, necessario lavoro di dettaglio per l’armonizza-
ove fattibile, di accedervi direttamente; zione tra i diversi insiemi di standard, che inevi-
d) servizi di conversione che consentano di tabilmente tendono ad evolvere indipendente-
trasformare i set di dati territoriali, onde mente (dell’amico et al. 2009).
conseguire l’interoperabilità;
e) servizi che consentano di richiamare servizi Conclusioni
sui dati territoriali.” Come emerge dagli elementi sopra delineati,
Come sempre, Implementing Rules e Technical InSpIRe si inserisce in un filone di ricerca e di
Guidelines sono disponibili sul sito InSpIRe. La applicazione ben consolidato, ciò che ne ga-
scelta architetturale è quella dell’architettura rantisce la fattibilità tecnica. La Commissione
orientata ai servizi; i web services si basano sul europea, tramite in particolare l’eea e il Joint
protocollo SOap. Tuttavia, altre scelte sono tec- Research Centre (JRC), ha fornito un rilevante
nicamente possibili (come accennato più so- sostegno normativo e promozionale a questa
pra): ci si può aspettare che queste scelte ven- iniziativa, che risponde ad esigenze chiare di
gano incluse nelle Technical Guidelines in un semplificazione e di efficacia dell’utilizzo e del
prossimo futuro. riutilizzo di dati prodotti da fonti diverse. È atti-
Su questa tematica, tutti i produttori di software vo un forum di discussione sui vari aspetti di
geografico (sia proprietario che FOSS) si sono InSpIRe (http://inspire-forum.jrc.ec.europa.eu/).
attivati, fornendo strumenti operativi di livello La rivista IJSdIR tiene traccia degli sviluppi
adeguato. all’utente è demandato il compito di tecnici, mentre l’annuale Conferenza InSpIRe
sfruttare correttamente le funzionalità offerte da (nel 2014 tenutasi in danimarca, ad aalborg)
questi strumenti, direttamente o tramite compo- consente il confronto e la condivisione di espe-
nenti software sviluppate ad hoc. rienze in corso.
Tuttavia, in accordo con le prescrizioni del Cad Il processo di formazione delle regole tecniche

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33

tuttavia non è stato indenne da approssimazio- ni casi si sono evidenziati disallineamenti tra
ni e ridondanze, per altro forse inevitabili. ad le prescrizioni delle Implementing rules e
esempio, si sarebbero potuti adottare diretta- quelle delle norme nazionali; questa proble-
mente gli standard ISO e OGC, per poi ade- matica, per altro, è inevitabile nel transitorio e
guarli sulla base delle esperienze applicative; troverà soluzione nel normale processo di
invece si è dedicato un lungo intervallo di tem- manutenzione della normativa.
po per adattare questi standard ad un punto di per il futuro, può essere utile sottolineare quan-
vista “europeo” prima dell’applicazione con- to segue:
creta, quando poi l’applicazione stessa co- • la direttiva InSpIRe crea una SdI con riferi-
munque ha messo e continua a mettere in evi- mento alle politiche dell’ambiente, di cui
denza le parti da modificare. va per altro rico- per altro una descrizione piuttosto ampia;
nosciuto che questo approccio ha consentito conseguentemente, le norme InSpIRe in
di coinvolgere progressivamente un gran nu- quanto tali hanno impatto ben al di là del
mero di stakeholder, evitando imposizioni re- solo contesto ambientale; si pensi ai data
pentine e quindi facilitando l’accettazione themes dell’allegato I, che sostanzialmente
dell’approccio InSpIRe nella pratica professio- sono di interesse di tutti i domini applicativi
nale. (dai trasporti alle smart cities) che si basa-
Innestandosi su di un insieme di esperienze no anche su dati georeferenziati;
piuttosto vasto (in particolare derivanti dal • di fatto, programmi europei come ISa
programma europeo IdaBC http://ec.euro- (http://ec.europa.eu/isa/) hanno già posto le
pa.eu/idabc/, ormai concluso), l’applicazione basi per creare SdI non settoriali ma estese
di InSpIRe in Italia deve tener conto (di volta all’intero spettro di interessi dei cittadini e
in volta, in termini di vincoli o di opportunità) delle imprese; per il nuovo programma ISa
di realizzazioni e normative pregresse, di cui (http://ec.europa.eu/isa/isa2/index_en.htm)
si è dato cenno più sopra. Queste esperienze sono allocate risorse rilevanti che possono
pregresse hanno permesso di disporre fin essere utilizzate allo scopo;
dall’inizio di competenze tecniche adeguate • tuttavia, le opportunità di iniziative come
sia nel campo pubblico sia in quello privato. InSpIRe possono essere colte solo in pre-
Tuttavia, proprio in quanto pregresse, in alcu- senza di un adeguato contesto culturale e

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professionale; il modo universitario sta strazione. va tuttavia rilevato come la dispo-
dando il suo contributo, anche se l’essen- nibilità generalizzata di dati interoperabili
za multidisciplinare di una SdI si coniuga (diffusi nelle modalità open e linked, in accor-
non facilmente con la necessaria schema- do con le direttive del Cad) apre ulteriori
tizzazione dei settori scientifico-discipli- scenari per la progettazione di nuovi servizi
34 nari dell’insegnamento superiore; per as- ai cittadini e alle imprese e per l’innovazione
sicurare la necessaria diffusione delle co- dei servizi già esistenti, nella prospettiva di
noscenze operative nella concreta pratica generare valore aggiunto mediante l’opera
professionale, il ruolo degli Ordini è certa- intellettuale di professionisti delle varie spe-
mente rilevante; in ogni caso, è possibile cializzazioni.
far riferimento ad iniziative di formazione di fatto, si assiste al superamento del concetto
(come il progetto LInKvIT http://www.link- di geoferenziazione del dato e al prevalere del
vit.eu/it/) che nascono con il supporto dei concetto di geolocalizzazione (che punta pro-
programmi europei nonché alle attività prio ai servizi derivabili dall’integrazione se-
delle associazioni scientifiche federate in mantica delle diverse componenti dell’informa-
aSITa (http://www.asita.it/it/). zione geografica). azioni europee come eULF
InSpIRe è rivolto direttamente ad aumentare (European Union Location Framework,
l’efficienza delle azioni di pianificazione e di http://ec.europa.eu/isa/actions/02-interoperabi-
gestione del territorio e, in generale, a miglio- lity-architecture/2-13action_en.htm) sono rivolte
rare il funzionamento dalla pubblica ammini- a concretizzare questo approccio.

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ORdIne deGLI InGeGneRI deLLa pROvInCIa dI ROMa


Quaderno

GLI STRUMENTI DELLA


FINANZA IMMOBILIARE
SGR, FONDI IMMOBILIARI E
SIIQ COME OPPORTUNITÀ DI
SVILUPPO
Introduzione
a cura di La finanza immobiliare può essere descritta co-
Ing. C. Pancheri me uno strumento tecnico, o un sistema di
prassi e di regole atte a trasformare un oggetto
commissione solido - l’immobile - in un oggetto liquido - la fi-
Finanza immobiliare nanza. Ogni costruzione, ogni realizzazione im-
mobiliare, ogni sviluppo immobiliare per partire
visto da: e per arrivare a conclusione ha bisogno di un
Ing. M. Cima progetto tecnico complesso collegato ad una
provvista finanziaria che sia in grado perlome-
no di coprire i costi. Nel nostro campo non può
essere disgiunta la finanza dall’immobile, né vi-
ceversa. Lo scoppio della gravissima crisi
mondiale che ancora stiamo soffrendo è avve-
nuto nel 2007 con lo scandalo dei mutui sub-
prime, in cui la finanza scambiava e rivendeva
carta senza verifiche della qualità, tipologia e
dimensione del sottostante immobile, né della
capacità di supportare l’indebitamento da par-
te del compratore del singolo immobile.
Allo stesso tempo si vedono in giro centinaia di
cantieri fermi, perché l’immobile in sé non ga-
rantisce la provvista finanziaria se l’operazione
non è coperta da garanzie di utilizzazioni sicu-
re e costanti nel tempo, tali da consentire una
adeguata redditività all’intervento.
Non può essere disgiunta pertanto la finanza
dall’immobiliare, perché in tal caso si rischia
moltissimo in due direzioni: o blocco dei can-
tieri, o default finanziario dell’operazione. I due
versanti devono essere strettamente intercon-
nessi e mantenuti in costante controllo: se l’o-
perazione comporta dei rischi o si aumentano i valutazione degli immobili il veicolo per difende-
ricavi, o si diminuiscono i costi, oppure, in con- re il valore reale della proprietà dal pericolo di
temporanea, si effettuano le due “dolorose” svalutazione derivante dalle tensioni inflattive.
operazioni. Gli interventi di valorizzazione sugli assets
immobiliari consentono, in prospettiva, di fa-
Obiettivi e strumenti della Finanza cilitare la diffusione di strumenti finanziari or-
Immobiliare dinari (es. credito fondiario, leasing immobi-
Obiettivo della finanza immobiliare è la creazio- liare, ecc.) la cui redditività è garantita dai
ne di valore attraverso una più attenta gestione flussi di cassa generati attraverso i canoni di
del patrimonio immobiliare, modificando in par- locazione e i guadagni in conto capitale deri-
te l’approccio tradizionale che vedeva nella ri- vanti dalla rivalutazione dei beni nel tempo.

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roma

di qui la crescente spinta alla finanziarizzazio- Le SGR


ne che coinvolge il comparto immobiliare pub- SGR è l’acronimo di Società di Gestione del Ri-
blico e privato e l’evoluzione verso strumenti sparmio, società autorizzata alla gestione col-
di finanza strutturata aventi come effetto col- lettiva di prodotti finanziari (fondi comuni) dal
laterale assets immobiliari. Tra i principali stru- Testo Unico della Finanza.
menti di finanza immobiliare, si possono La Sgr provvede alla raccolta delle risorse fi-
menzionare: nanziarie presso il pubblico dei risparmiatori/in-
• SGR vestitori e, mediante la creazione di fondi im-
mobiliari, investe i capitali raccolti in beni reali
• Fondi Immobiliari o in partecipazioni in società immobiliari, nel ri-
• SIIQ spetto dei vincoli di legge. Le Sgr in Italia so-

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roma
Le società di gestione del risparmio autorizzate
in Italia sono iscritte in un apposito albo tenuto
dalla Banca d’Italia. Una società può svolgere
il ruolo di Sgr unicamente se:
• sia costituita in forma di società per azioni;
38 • abbia sede legale e direzione generale in
Italia;
• sia presieduta da un consiglio di ammini-
strazione composto da amministratori dotati
di specifici requisiti di professionalità, ono-
rabilità ed indipendenza;
• sia soggetta al controllo di un collegio sin-
dacale e abbia una società di revisione che
ne certifichi i bilanci;
• sia dotata di una struttura organizzativa
coerente con l’oggetto aziendale e con la
strategia di impresa;
• sia dotata di un capitale sociale di almeno €
1 mln.
L’organigramma di seguito riportato (fig. 1)
rappresenta la struttura organizzativa minimale
per una Sgr che intendesse gestire un fondo
immobiliare.

no nate prima per la gestione di fondi mobiliari I fondi immobiliari


(capitali finanziari) e hanno raccolto centinaia Il fondo immobiliare è un prodotto di gestione
di miliardi di euro, che gestiscono attraverso at- collettiva del risparmio, ossia una tipologia di
tività di investimento in azioni, obbligazioni, fondo comune di investimento che investe nel
buoni del tesoro, ecc. generando un reddito real estate.
per gli investitori dei fondi o quotisti dei fondi È costituito in forma di “fondo comune chiuso”
stessi. e si caratterizza per lo specifico oggetto dell’in-
Negli anni ‘90, con la partenza dei fondi immo- vestimento costituito, in misura non inferiore ai
biliari le Sgr dedicate all’immobiliare hanno 2/3 del valore complessivo del fondo, da:
raccolto risorse finanziarie per investire nell’ac- • beni immobili;
quisto di immobili. • diritti reali immobiliari;

Figura 1

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39

Figura 2:
L’approccio degli
investitori

• partecipazioni in società immobiliari e altri I fondi immobiliari sono quindi strumenti di in-
assets immobiliari quali fondi immobiliari, vestimento che hanno lo scopo principale di
SIIQ, ecc. trasformare investimenti diretti in immobili in at-
Tale “soglia” minima di investimento può ridursi al tività finanziarie (Figura 2).
51% del patrimonio del fondo se almeno il 20%
del medesimo è investito in strumenti finanziari ■ I fondi immobiliari in Italia
rappresentativi di operazioni di cartolarizzazione
aventi ad oggetto beni immobili, diritti reali immo- I fondi chiusi immobiliari sono stati introdotti
biliari o crediti garantiti da ipoteca immobiliare. nel nostro ordinamento nel 1994.
Con il termine “forma chiusa” (fig. 2) si intende gli iniziali limiti della relativa normativa hanno,
che: di fatto, frenato lo sviluppo di questo strumento
• il patrimonio iniziale ed il numero di quote
sono predefiniti;
• le quote possono essere sottoscritte soltan-
to durante la fase di offerta;
• i rimborsi, normalmente, avvengono alla
scadenza del fondo (e/o con scadenze pre-
definite);
• in Italia non sono consentiti i fondi aperti,
nel senso che i sottoscrittori possono entra-
re e uscire in ogni momento e con qualsiasi
quota.
L’attività di gestione, come per tutti i fondi co-
muni di investimento, è affidata ad un interme-
diario finanziario (Società di gestione del ri-
sparmio) che assume verso i sottoscrittori le re-
sponsabilità del mandatario.
La Sgr, al momento in cui decide di istituire un
fondo immobiliare, ne deve deliberare il regola-
mento.
Il regolamento del Fondo disciplina le caratte-
ristiche ed il funzionamento del fondo, i principi
generali del fondo stesso indicano i soggetti
coinvolti nella gestione e le relative disposizioni
in merito alla ripartizione dei compiti.

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roma
che, solamente a partire dagli anni 2000, ha SIIQ
conosciuto una rapida espansione, anche gra- Le Società di Investimento in Immobili Quo-
zie ad un contesto economico particolarmente tate (SIIQ), introdotte in Italia nel 2006, sono SI-
favorevole. Lo sviluppo dei fondi immobiliari in CAF (Società di Investimento a Capitale Fisso)
Italia è strettamente connesso a: che, in via generale, godono di un trattamento fi-
40 • l’introduzione delle agevolazioni fiscali; scale agevolato qualora rispettino, in via esem-
• l’interesse degli investitori professionali, de- plificativa e in aggiunta alle altre di seguito men-
gli enti pubblici e previdenziali principal- zionate, le seguenti tre principali condizioni:
mente ad operazioni di spin-off dei relativi • le azioni devono essere quotate in un mer-
patrimoni immobiliari. cato regolamentato;
Attualmente il mercato dei fondi immobiliari ita- • devono investire almeno l’80% dell’attivo in
liani è pari a circa al 3% dell’industria italiana immobili da destinare a locazione;
del risparmio gestito (fig. 3). Alla data del 31 • l’80% dei proventi complessivi deve deriva-
dicembre 2013 i fondi immobiliari istituiti in Ita- re dalla locazione di immobili.
lia erano 380 con un totale NAv (Net Asset Va-
lue) pari a 41 miliardi di euro (fig. 3). Finalità dell’introduzione di un regime spe-
Secondo quanto riportato da Assogestioni, ciale SIIQ
principale associazione di categoria, dei 203 Promuovere lo sviluppo del mercato immobilia-
fondi censiti, alla data del 31 dicembre 2013, il re – in particolare l’attività di locazione degli im-
90% risultavano riservati e solamente il 10% mobili - accrescendone la trasparenza, renden-
fondi retail. dolo competitivo rispetto agli altri paesi euro-
Osservando la tipologia di quotisti dei Fondi e pei, anche in un’ottica di attrazione degli inve-
la modalità di costituzione del portafoglio im- stimenti stranieri sul territorio nazionale.
mobiliare si distinguono le seguenti tipologie: Con l’istituzione di tale regime il legislatore ha
• 15 fondi retail costituiti in modo ordinario voluto completare l’offerta di strumenti di inve-
(3.024 milioni di euro di patrimonio); stimento riferiti all’attività immobiliare offrendo
• 6 fondi retail costituiti mediante apporto un’alternativa ai Fondi di investimento immobi-
(1.400 milioni di euro di patrimonio); liari chiusi.
• 31 fondi riservati costituiti in modo ordinario
(3.154 milioni di euro di patrimonio); Requisiti ed obblighi per l’accesso e la per-
• 151 fondi riservati costituiti mediante appor- manenza al regime speciale
to (18.020 milioni di euro di patrimonio). Possono scegliere il regime speciale le società
i cui titoli di partecipazione sono negoziati in
mercati regolamentati degli Stati membri dell’U-
Figura 3 nione europea e degli Stati aderenti all’Accor-
do sullo spazio economico europeo.
È necessario, inoltre, che nessuno dei soci
possieda, direttamente o indirettamente:
• più del 60% (51% fino all’entrata in vigore
delle modifiche introdotte con il dl
133/2014) dei diritti di voto nell’assem-
blea ordinaria;
• più del 60% (51% fino all’entrata in vigore
delle modifiche introdotte con il dl
133/2014) dei diritti di partecipazione agli
utili;
• almeno il 25% (35% fino all’entrata in vigo-
re delle modifiche introdotte con il dl
133/2014) delle azioni deve essere detenu-
to da soci che non possiedono, al momento
dell’opzione, direttamente o indirettamente,
più del 2% dei diritti di voto nell’assemblea
ordinaria e più del 2% dei diritti di parteci-
pazione agli utili.
Il requisito partecipativo del 25% non si applica
in ogni caso per le società il cui capitale sia già
quotato. Se il requisito del 60% venisse supe-
rato a seguito di operazioni societarie straordi-
narie o sul mercato dei capitali, il regime spe-

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roma
ciale è sospeso sino al ripristino dello stesso mai decollate, a tutt’oggi ne sono state costitui-
(dl 133/2014). te solo 2 (Beni Stabili e IGD) contro le oltre 40
L’attività di locazione immobiliare si consi- in Francia.
dera svolta in via prevalente quando gli im- Con il decreto Sblocca Italia il governo incenti-
mobili posseduti a titolo di proprietà o di al- va l’utilizzo di tale strumento prevedendo modi-
tro diritto reale ad essa destinati rappresen- fiche al regime delle SIIQ per superare le rigi-
41
tano almeno l’80% dell’attivo patrimoniale e dità normative che ne hanno frenato lo svilup-
se, in ciascun esercizio, i ricavi da essa prove- po. Oltre alle novità introdotte già menzionate
nienti rappresentano almeno l’80% dei compo- precedentemente, si è proceduto a uniformare
nenti positivi del conto economico. la normativa fiscale a quella dei fondi immobi-
Aderendo al regime speciale la società assume liari rendendo così neutra l’opzione tra i due
la qualifica di “Società di investimento immobi- strumenti.
liare non quotata” (SIINQ) e ha l’obbligo di redi-
gere il bilancio di esercizio in conformità ai Confronto tra SIIQ / Fondi immobiliari
principi contabili internazionali. Le SIIQ rappresentano il completamento del-
Introdotte in Italia nel 2007 le SIIQ non sono l’offerta al pubblico di strumenti di investimento

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roma
nel settore immobiliare. rispetto ai Fondi immo- • possibilità per gli investitori di associarsi ad
biliari, le SIIQ garantiscono: imprenditori che investono e gestiscono pro-
• maggiore liquidità e liquidabilità dell’investi- prie risorse, ma in un contesto di trasparenza.
mento (azioni SIIQ quotate); È importante sottolineare come il fondo immo-
• Orizzonte temporale non limitato da sca- biliare sia estremamente diverso da una SIIQ,
42 denze prefissate (i Fondi hanno scadenze in quanto rappresenta uno strumento per la ge-
predeterminate); stione del risparmio: questo si riflette anche in
• management interno dedicato (nei fondi i un modello di governance notevolmente diffe-
quotisti delegano alla Sgr la gestione del rente, con un ruolo passivo dell’investitore che
Fondo); delega l’attività di gestione alla Sgr.

Studio Nemesi - Padiglione Italia expo (Milano) Copyright © Moreno Maggi 컄

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BIOFUEL
STATO DELL’ARTE
E PROSPETTIVE
Introduzione
a cura di
Ing. E.N. D’Addario Secondo l’inventario annuale delle emissioni di
commissione gas serra, nel 2012 in Italia sono state emesse
Valutazioni Ambientali
386.667.000 t di CO2 equivalente, dato questo
che esclude il contributo dovuto all’uso dei ter-
visto da reni e ai relativi cambiamenti di destinazione,
Ing. M. Di Prete nonché ai ricicli dovuti alla forestazione per ef-
Ing. M. Pasca fetto della fotosintesi (ISPRA 2014). Sempre nel
2012, la CO2 emessa dal settore trasporti am-
montava a 106.100.000 t, di cui 98.157.000 dai
trasporti su strada, 2.167.000 dall’aviazione ci-
vile (esclusi i contributi dovuti al metano e al
protossido d’azoto), 4.944.000 t dalla naviga-
zione e sole 52.400 t dai trasporti ferroviari. Da
notare che quest’ultimo dato si riferisce ai soli
consumi di gasolio, visto che le emissioni do-
vute ai consumi elettrici sono attribuite al siste-
ma elettrico nazionale (ISPRA 2014).
Questi dati mostrano che nella nostra nazione
le emissioni di CO2 dai trasporti stradali am-
montano al 25,4% del totale, dato questo molto
simile a quello delle altre economie occidentali.
Da queste poche informazioni si comprende
come il settore trasporti sia chiamato a dare
grandi contributi alla riduzione delle emissioni
gassose in tutti gli scenari energetici proposti
per contenere il riscaldamento del pianeta. Ad (13%). I biofuel saranno usati in larga parte
esempio, il “BLU Map Scenario” proposto dalla (63%) per i trasporti su strada (27% per il tra-
IEA (IEA 2012) prevede che per contenere il ri- sporto dei passeggeri e 26% per il trasporto
scaldamento globale entro i 2°C al 2050, le delle merci), ma anche nell’aviazione civile
emissioni complessive di carbonio devono es- (26%) e nei trasporti marini (11%).
sere ridotte a 14 Gt rispetto alle 57 Gt previste Le visioni prospettiche sopra richiamate indica-
dalle cosiddette proiezioni BAU (Business As no chiaramente come i biofuel siano destinati
Usual). ad avere un ruolo futuro sempre più importan-
Il contributo alla riduzione delle emissioni ri- te. In quest’ottica, nel presente lavoro si cerca
spetto al 2009 che questo scenario prevede di fotografare lo stato attuale, al fine di rendere
per il settore trasporti è pari al 23% del totale possibile l’individuazione dei principali gap
(l’industria, la power generation e il residenzia- tecnologici, economici ed ambientali ancora da
le sono chiamati a contribuire rispettivamente colmare per soddisfare le grandi esigenze pro-
per il 16%, 32% e 14%). Per raggiungere que- duttive previste per il futuro (figura 1).
sto target, i biofuels sono chiamati ad assicura-
re una produzione di 32 EJ sul fabbisogno di Spinta ambientale e normativa
116 EJ previsto su scala globale al 2050 per il Come noto, i biofuel fino a pochi anni prima
settore trasporti, come risulta dalla Figura 1 della seconda guerra mondiale, erano conside-
(IEA 2011, IEA 2013 a). Per quella data i con- rati una buona fonte energetica per i motori a
sumi di biofuel risulteranno pertanto pari al combustione interna (Rudolf Diesel sperimentò
27% del fabbisogno totale dei trasporti, seguiti il suo primo motore con olio di arachidi). Con
dall’olio Diesel (23%) e dalla benzina e dall’e- l’avvento dell’era del petrolio e con la conse-
lettricità che contribuiranno in egual misura guente economicità dei fuel fossili, il loro inte-

ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI ROMA


roma

45

resse è andato rapidamente a scemare. Esso è stanno registrando un notevole impulso, princi-
ripreso intorno agli anni ’70, quando la produ- palmente per la spinta ambientale, che si tra-
zione di etanolo mediante fermentazione dello duce in provvedimenti legali sempre più pres-
zucchero di canna è cominciata a risultare con- santi, e per l’innalzamento, sia pur discontinuo,
veniente in Brasile. Negli ultimi anni i biofuel dei prezzi del petrolio. Questo avviene princi-

Figura 1:
Fabbisogni di energia
per il settore trasporti
al 2050 previsti dal
modello “BLU Map
Scenario” di IEA
(IEA 2011, IEA 2013 a)

ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI ROMA


roma
palmente nei paesi tradizionalmente ricchi di 5,75% entro il 2010. Il 6 Aprile del 2009, con
biomasse facilmente convertibili in biofuel, co- l’adozione del cosiddetto pacchetto clima (Cli-
me il Brasile e gli USA che dispongono rispetti- mate Change Package, CCP), noto anche co-
vamente di canna da zucchero, mais e soia. me pacchetto “20/20/20”, il target di utilizzo dei
Per questi motivi l’uso dei biofuel, in miscela biofuel, da raggiungere entro il 2020, è stato in-
46 nalzato al 10% del totale per il trasporto su
con benzine o con gasolio, è ormai imposto
per legge in numerosi paesi. Per esempio, l’e- strada. Solo pochi mesi fa, precisamente il 28
tanolo al 20-25% (percentuale destinata a sali- Aprile 2015, il Parlamento Europeo, nel tentati-
re) è imposto in Brasile, al 10% in Bolivia, Cina vo di limitare l’uso di biofuel ottenuti da bio-
(9 province), Colombia, Jamaica, Kenia e Nige- masse alimentari, ha abbassato al 7% il target
ria e in misura minore in molti altri stati (IEA di utilizzo di questa categoria di biofuel, cosid-
2011). Il biodiesel al 20% in gasolio è imposto detti di prima generazione. Lo stesso provvedi-
in Costa Rica, al 10% in Colombia, al 5% in mento tende a favorire la produzione di biofuel
Malesia, Cile e Brasile e in più piccola percen- avanzati, ottenuti cioè da scarti agricoli, agroin-
tuale in moltissime altre nazioni (vedi dustriali e alimentari quali paglia, potature, ra-
IEA,2011). maglie, oli esausti da cucina, etc. (vedi para-
Negli Stati Uniti gli impieghi vengono stabiliti in grafo 3), introducendo un obiettivo di utilizzo
termini di quantitativi totali da consumare ogni dello 0,5%, sebbene non vincolante per ogni
anno e vengono fissati all’inizio di ciascun anno stato membro. Per questi biofuel inoltre, il con-
dall’EPA (Environmental Protection Agency). tributo alla riduzione delle emissioni rispetto ai
Questi quantitativi, chiamati RFS (Renewable fuel fossili che deve essere assicurato per otte-
Fuels Standards), negli ultimi anni sono pro- nere la certificazione ambientale, viene rad-
gressivamente aumentati passando, per l’eta- doppiato rispetto a quello risultante dall’intera
nolo, dai 12, 6 miliardi di galloni del 2011 ai cir- filiera produttiva (EU 2015).
ca 14 miliardi di galloni del 2013, quando i Fin dal 2003, le modalità per il raggiungimento
consumi imposti di biodiesel sono risultati pari dei target di impiego dei biofuel sono state però
a 1,28 miliardi di galloni (Meyer S., Johanson lasciate alla discrezione di ciascuno Stato
R., 2013). Da notare che negli USA l’etanolo è Membro, ognuno dei quali è tenuto a stabilire il
impiegato al 10% nelle benzine. proprio piano d’azione per tutte le energie rin-
In Europa i target per i consumi di biofuel sono novabili da comunicare alla Comunità Europea.
stati introdotti sin dal 2003 con la Direttiva n. 30 Questa discrezionalità ha comportato che il
che stabiliva un uso dei biofuel nel settore tra- raggiungimento di target fissati dalla UE non
sporti pari al 2% del totale entro il 2005 e del sono stati raggiunti nei tempi previsti. Nella EU
27 infatti, nel 2005 e nel 2007 sono stati rag-
giunti obiettivi di impiego dei biofuel rispettiva-
mente pari all’1,06% e al 2,6% del consumo to-
tale dei trasporti. A fine del 2010 il target previ-
sto del 5,75% non è stato raggiunto da ventidue
stati membri, mentre altri lo hanno superato (Eu-
rObserv’ER 2013). Di conseguenza il consumo
complessivo di biofuel previsto per il 2010, pari
a 14 milioni di tonnellate di petrolio equivalente,
è stato raggiunto l’anno successivo.
Per il 2020 non dovrebbero però esserci ritardi,
almeno per i biofuel di prima generazione, vista
la grande disponibilità di impianti e di iniziative
imprenditoriali ormai diffuse sul territorio euro-
peo. La discrezionalità lasciata ai singoli stati
membri per dar loro modo di portare in conto le
diverse realtà locali in termini di risorse, strate-
gie industriali, condizioni economiche, etc. fa sì
che i diversi piani strategici nazionali sulle rin-
novabili si differenzino notevolmente, sia come
target finali che come cinetiche per il loro rag-
giungimento. Per il 2020 ad esempio, la Finlan-
dia prevede di raggiungere un target del 20%
(doppio di quello previsto dalla UE), la Svezia
del 13,8%, la Spagna del 13,6%, la Francia del
10,5%, Cipro del 4,9%, Estonia del 2,7%, etc.

ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI ROMA


roma
come riportato L.W.M. Beurskens, et al. 2011, ottenuti dall’idrolisi enzimatica delle frazioni
cui si rimanda per approfondimenti. Il nostro cellulosiche ed emicellulosiche contenute nelle
paese, che nel 2005 aveva raggiunto un con- biomasse lignocellulosiche (legno dalla rotazio-
sumo di biofuel pari al solo 0,85% e al 2012 del ne dei boschi, canne, scarti agricoli come pa-
4,2%, al 2020 si pone l’obiettivo del 10,14%, di glia, potature, etc.) e, iii) la gassificazione dei 47
poco superiore a quello richiesto dalla UE. lignocellulosici e la successiva liquefazione del
syngas mediante processo Fischer e Tropsch
Principali biofuel e tecnologie produttive (FT) (cosiddetto processo BtL, Biomass to Li-
Come accennato al precedente paragrafo, da quids).
un punto di vista del tutto generale, i biofuel Alla terza categoria appartengono quei biofuel
possono essere suddivisi in due grandi cate- le cui tecnologie di produzione sono ancora in
gorie: i biofuel convenzionali e quelli avanzati. fase pilota o di ricerca, come ad esempio: i) la
Nella prima categoria si includono quei biofuel, conversione in alcool (metanolo, etanolo, etc.)
comunemente chiamati di prima generazione, del gas di sintesi, ii) la conversione degli zuc-
le cui tecnologie produttive sono ben definite e cheri in idrocarburi per fermentazione (lieviti
usate su scala industriale. Queste tecnologie oleaginosi), iii) la conversione in idrocarburi de-
consentono essenzialmente di produrre etanolo gli alcoli ottenuti da materiali lignocellulosici,
da biomasse zuccherine ed amidacee median- sia mediante idrolisi enzimatica di questi mate-
te fermentazione alcoolica, biodiesel da oli ve- riali e successiva fermentazione degli zuccheri,
getali tramite la reazione di trans-esterificazio- che per loro gassificazione e successiva con-
ne con metanolo, in ambiente basico. versione del gas di sintesi, iv) la conversione
A questi scopi normalmente si utilizzano derra- delle frazioni lipidiche delle microalghe in ga-
te alimentari quali zucchero da canna o da bie- solio e, v) la produzione di butanolo mediante
tola, cereali come mais e grano, oli vegetali da la fermentazione acetonbutilica. Uno schema
colza, soia e palma, grassi animali di scarto e riassuntivo dei procedimenti sopra elencati è
oli da cucina esausti. presentato in figura 2.
I biofuel avanzati possono essere a loro volta Nella figura 2, oltre ai biofuel liquidi sono inclu-
suddivisi in biofuel di seconda e terza genera- si anche i biofuel gassosi come: i) il biogas ot-
zione. Quelli di seconda generazione sono pro- tenuto per digestione anaerobica (principal-
dotti mediante tecnologie che si trovano in fasi mente da acque reflue agroindustriali e bio-
commerciali non ampiamente diffuse, o in fase masse di scarto), ii) il metano (Bio-SG, Bio
dimostrativa, come ad esempio: i) l’idrogena- Synthetic Gas) ottenuto dalla gassificazione al
zione degli oli vegetali (HVO, Hydrotreated Ve- alta temperatura (1.200°C) delle biomasse con
getable Oil), ii) la fermentazione degli zuccheri formazione di syngas (miscele di CO e idroge-

Figura 2:
Tecnologie di
produzione dei biofuel
e livello di sviluppo
(IEA 2011)

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no) e sua successiva conversione in metano I dati relativi ai consumi dei biofuel nel 2012
da immettere nelle comuni pipe-line e, iii) idro- nell’Unione Europea sono mostrati in figura 4.
geno dal reforming del biogas. Da questa figura si può notare che in Europa
nel 2012 sono stati consumati quasi 14,5 milio-
Produzioni e consumi ni di tonnellate di biofuel costituiti prevalente-
48 mente da biodiesel. Il principale consumatore
Come mostrato in figura 3, le produzioni mon-
diali complessive dei biofuel nel 2013 hanno di biofuel è risultato la Germania, seguita da
raggiunto i 120 milioni di metri cubi con un Francia, Spagna e Italia. Nel nostro paese si è
contributo del 3,5% alla domanda annua totale registrato un consumo di 1.362.400 t di biodie-
dei carburanti per autotrazione (IEA 2013 b). sel pari a circa il 90% dei biofuel totali (per gli
Questi volumi appartengono quasi esclusiva- approfondimenti sulle società impegnate nel
mente alla categoria dei biofuel di prima gene- campo della produzione di biodiesel nel nostro
razione. L’etanolo rappresenta il maggiore bio- paese si rimanda al sito web di ASSOCOSTIE-
RI, l’organizzazione che le rappresenta). I bio-
fuel per dimensioni di mercato ed è prodotto
fuel di seconda generazione vengono consu-
principalmente negli Stati Uniti (da mais) e in
mati (e prodotti) quasi esclusivamente in Sve-
Brasile (da canna). Il biodiesel, i cui volumi
zia (società Etech e SEKAB) mediante idrolisi
commercializzati sono notevolmente più bassi
enzimatica e successiva fermentazione di li-
dell’etanolo, è prodotto principalmente in Euro- gnocellulosici (potature e alberi di pino).
pa (da colza), negli USA e in Argentina (da Da notare che non tutti i biofuel consumati in
soia) e in alcuni paesi asiatici (Indonesia e Ma- Europa vengono prodotti nella UE, ma circa il
lesia, da palma). In questi ultimi anni, al tradi- 20% sia in termini di biodiesel che di etanolo,
zionale biodiesel ottenuto per trans-esterifica- vengono importati. Il biodiesel è importato prin-
zione degli oli vegetali si sta affiancando quello cipalmente da Argentina e Indonesia e l’etano-
ottenuto per idrogenazione di questi oli (HVO, lo dal Brasile (Smith M.E., et al. 2012).
noto anche come green diesel). Questo grazie Una visione generale delle principali vie di
alle iniziative di NesteOy e UOP-Eni (Tecnolo- commercio dei biofuel a livello mondiale può
gia Ecofining) che detengono il know-how tec- essere desunta dalla figura 5, dalla quale si
nologico (figura 3). può notare che il Brasile è il principale espor-
Ultimamente sta anche prendendo piede la tatore di bioetanolo, mentre il biodiesel è
produzione di etanolo da lignocellulosici sia esportato principalmente da Argentina (da
mediante idrolisi enzimatica della cellulosa e olio di soia), Malesia e Indonesia (da olio di
della emicellulosa con produzione di zuccheri palma). Gli USA sono allo stesso tempo im-
e loro fermentazione ad etanolo, che mediante portatori ed esportatori di biodiesel (da soia).
gassificazione dell’intera biomassa lignocellu- Nella figura 5, per completezza, sono indicate
losica e conversione del gas di sintesi (miscela anche le vie di commercio del legno pelletato
di CO e idrogeno) in idrocarburi liquidi (proces- normalmente usato per riscaldamento dome-
so BtL) o in alcool (metanolo o etanolo). stico (figure 4 e 5).

Figura 3:
Andamento della
produzione globale dei
biofuel (IEA 2013 b)

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49

Figura 4:
Consumi di biofuel in
Europa, anno 2012,
valori in milioni di
tonnellate di petrolio
equivalente
(EurObser’ER 2013)

Figura 5:
Principali vie di
commercio dei biofuel
di prima generazione,
degli oli vegetali e del
legno in pellets
(IEA 2011)

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■ Gli elementi distintivi dell’Italia
Il nostro paese nel settore delle nuove tecnolo-
gie per la produzione dei biofuel occupa
senz’altro una posizione di rilievo. Come sopra
50 accennato, nel settore del biodiesel è da se-
gnalare infatti l’attivismo di Eni, che dopo aver
sviluppato la tecnologia Ecofining in collabora-
zione con UOP, ha sfruttato il know how per la
conversione della sua raffineria di petrolio di
Porto Marghera in un impianto per la produzio-
ne di green diesel da oli vegetali. L’impianto
prevede due fasi costruttive. La prima, che è
stata già completata, ha una capacità di
300.000 t/anno di green diesel, la seconda pre-
vede invece una capacità produttiva di ulteriori
200.000 t/anno. L’integrazione dei nuovi im-
pianti con quelli esistenti (principalmente con
quelli che forniscono l’idrogeno necessario al
processo di idrogenazione degli oli) ha con-
sentito ad Eni una notevole riduzione dei costi
di investimento, fatto questo che rende partico-
larmente vantaggiosa l’iniziativa imprenditoriale to un accordo con il governo italiano per la co-
(Gobbi A., Mondini G., 2013). Eni è inoltre atti- struzione di tre impianti simili a quello di Cre-
va ormai da anni nel campo della ricerca per la scentino nel sud Italia e precisamente in Pu-
produzione di biodiesel da microalghe ed ha glia, a Termini Imerese e nel Sulcis. In questo
effettuato sperimentazioni in campo presso la modo, il governo italiano sta cercando di dare
raffineria di Gela (Gobbi A., Mondini G., 2013). impulso al suo impegno in favore dei biofuel
Nel campo della ricerca sulle microalghe è avanzati che aveva già espresso con il Decreto
senz’altro da considerare punto di riferimento del Ministero dello Sviluppo Economico del 10
internazionale il dipartimento di agraria dell’U- ottobre del 2014, in cui stabilisce un target di
niversità di Firenze diretto dal prof. Mario Tredi- utilizzo di questi carburanti dello 0,6% a partire
ci. dal 2018 e dell’1% a partire dal 2022. Secondo
Altra iniziativa di indubbio prestigio per l’indu- questi dati i fabbisogni di biofuel avanzati nella
stria italiana è quella portata avanti da Beta Re- nostra nazione saranno pari a 180.000 t di pe-
nevables, del gruppo Mossi&Ghisolfi, che ha trolio equivalente a partire dal 2018 e a
realizzato a Crescentino (Vercelli) un impianto 300.000 t di petrolio equivalente dal 2022.
per la produzione di etanolo di seconda gene-
razione. Anche questo impianto si basa su tec- Costi
nologie proprietarie del gruppo Mossi&Ghisolfi In linea del tutto generale, occorre tener pre-
(tecnologia Proesa). Questa tecnologia preve- sente che la voce di costo principale per i bio-
de l’idrolisi enzimatica di materiali lignocellulo- fuel di prima generazione è costituita quasi
sici (paglia di cereali, canne selvatiche, etc.) sempre dalle materie prime che normalmente
con produzione di zuccheri che vengono suc- incidono per il 60-70% sul costo di produzione.
cessivamente fermentati ad etanolo. L’impian- Per i biofuel avanzati sono invece i costi di pro-
to, inaugurato a fine 2013, ha una capacità cesso ad incidere più pesantemente. Questo
produttiva di 75.000 m3 di etanolo per anno perché le biomasse lignocellulosiche di scarto
(Biofuels profile, 2013). A maggio del 2014 la presentano un costo inferiore, ma le tecnologie
società Biochemtex del gruppo M&G, ha firma- di conversione risultano più complesse.
In prospettiva però, sono proprio i biofuel avan-
zati a presentare più ampi margini di riduzione
dei costi, poiché offrono più ampie prospettive
di ottimizzazione tecnologica.
Comunque, ad oggi i costi di produzione dei
biofuel risultano più alti di quelli di origine fossi-
le. Infatti, anche il bioetanolo da canna da zuc-
chero che presenta i minori costi di produzio-
ne, proprio per i bassi costi della materia pri-
ma, risulta circa il 20-30%più costoso rispetto
alla benzina (vedi figura 6).

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Il biodiesel da oli vegetali presenta invece costi non comporta particolari problemi di valutazio-
almeno doppi rispetto a quelli fossili, proprio ne, il secondo si rivela molto difficoltoso. Esso
per la più alta incidenza degli oli vegetali che a include infatti categorie di impatto legate non
fine 2013 presentavano prezzi di mercato di solo all’ambiente (emissioni di gas serra, qua-
poco superiori a 800 $/t per l’olio di palma e in- lità dell’aria e dei suoli, consumi e qualità del-
torno a 900 $/t per l’olio di colza. l’acqua, etc.), ma anche ad aspetti economici
51
La sostanziale stabilità prevista nel lungo termi- (sicurezza energetica, autosufficienza energeti-
ne per i prezzi degli oli vegetali e degli zucche- ca, bilancio tra l’import e l’export dei singoli
ri, nonché il livello di sviluppo delle tecnologie stati, etc.) e sociali (posti di lavoro, utilizzo dei
da considerare ormai mature, non lasciano pre- suoli, sicurezza alimentare, etc.).
vedere sostanziali margini di riduzione dei costi Tralasciando questi ultimi che vanno al di là de-
dei biofuel di prima generazione, come sopra gli scopi di questo lavoro, in merito agli impatti
citato. Viceversa, ampi margini di miglioramen- ambientali è da rilevare che essi normalmente
to sono previsti per i biofuel di seconda gene- vengono calcolati tramite l’analisi del ciclo di
razione che dovrebbero raggiungere la parità vita (Life Cycle Analysis, LCA). Questa meto-
con quelli di origine fossile tra il 2030 e il 2040, dologia è codificata da norme precise (ISO
in dipendenza dai possibili incrementi dei prez- 14040 del 2006) che prevedono fasi ben distin-
zi del petrolio e dalle riduzioni dei costi dei pro- te quali: la definizione degli ambiti di lavoro e
cessi di trasformazione (vedi figura 6). Al 2050 degli obiettivi, il calcolo degli inventari emissivi
tuttavia, secondo i dati di figura 6 quasi tutti i e la loro analisi, la stima degli impatti sull’am-
biofuel dovrebbero presentare costi inferiori a biente e l’interpretazione dei risultati secondo
quelli di origine fossile o di poco superiori, una procedura generalmente ricorsiva.
mentre il biodiesel dovrebbe risultare notevol- Gli studi accurati portano alla valutazione di
mente più costoso sia dei fuel fossili che di tutti categorie di impatto globali (effetto serra, ridu-
gli altri biofuel. zione dello strato di ozono, consumo delle ri-
sorse non rinnovabili, formazione di smog foto-
Sostenibilità e certificazione ambientale chimico, cambiamenti d’uso dei terreni), regio-
Le prerogative dei biofuel sono ascrivibili ai mi- nali (acidificazione dell’aria, eutrofizzazione
nori consumi di risorse fossili e ai vantaggi in delle acque, contaminazione dei suoli e delle
termini di sostenibilità. Mentre il primo aspetto falde, etc.) e locali (emissioni di sostanze tossi-

Figura 6:
Costi di produzione
dei principali biofuel.
Previsioni “BLU Map
Scenario” di IEA,
USD/Lge: $/litro di
benzina equivalente
(base 33,5 MJ/litro)
(IEA 2011)

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fuel per assicurare le esigenze di energia elet-
trica e calore.
Le normative vigenti stabiliscono valori ben
precisi che le riduzioni delle emissioni di bio-
fuel da immettere sul mercato devono garantire
52 rispetto ai carburanti di origine fossile (35% fi-
no al 1° gennaio 2017, 50% fino al 1° gennaio
2018, 60% dopo questa data). A livello comuni-
tario le normative di riferimento restano le Diret-
tive sull’uso delle risorse rinnovabili (2009/28
del 23 aprile 2009), sulla qualità dei fuel
(2009/30 del 23 aprile 2009) e successive co-
municazioni della Commissione Europea. Que-
ste Direttive, progressivamente recepite dai di-
versi Stati Membri (in Italia il recepimento defi-
che, inquinamento elettromagnetico, rumori, nitivo per i biofuel è avvenuto con il Decreto del
etc.). Ministero dell’Ambiente del 23 gennaio 2012),
Nel caso dei biofuel l’attenzione è normalmente stabiliscono che le emissioni di gas serra si
centrata solo sulle principali categorie di impat- calcolano adottando la metodologia dell’analisi
to globale: effetto serra, consumo di risorse del ciclo di vita. Si sommano cioè le emissioni
non rinnovabili e cambiamenti di uso dei terre- di tutte le fasi che portano alla produzione della
ni. Solo alcuni studi includono categorie di im- partita di biocarburante e si detraggono even-
patto a livello regionale e locale, come riportato tuali vantaggi che possono derivare da opera-
ad esempio per il caso della produzione di bio- zioni insite nell’utilizzo della biomassa o dall’a-
diesel da microalghe (D’Addario E. N., 2012). dozione di particolari soluzioni tecnologiche,
Da un punto di vista generale è tuttavia da no- i.e. surplus di energia elettrica, cattura e se-
tare che i risultati degli studi riportati in lettera- questro della CO2 e migliore gestione agricola
tura sono molto disomogenei, principalmente in modo da favorire l’accumulo del carbonio
per le diverse assunzioni sulle quali essi si ba- nel suolo (migliore gestione dei fertilizzanti, uti-
sano. Se ci si riferisce ad esempio all’effetto lizzo di ammendanti come il compost, etc.).
serra, la figura 7 mostra che in alcuni casi (bu- Nell’inventario emissivo si includono, oltre alla
tanolo, biodiesel da alghe, etanolo da grano e CO2, il metano e il protossido di azoto che, co-
da mais) i previsti vantaggi ambientali possono me noto, hanno un effetto serra decisamente
addirittura trasformarsi in svantaggi. Questo più alto (rispettivamente 23 e 296 volte mag-
generalmente avviene quando i sottoprodotti giore su base ponderale). Nel calcolo non si in-
non sono sfruttati, o vengono sfruttati solo par- cludono le emissioni dovute all’utilizzo del bio-
zialmente nei processi di produzione dei bio- carburante (combustione veicolare) in quanto

Figura 7:
Riduzione delle
emissioni di gas serra
per i principali biofuel,
emissioni dalla
produzione all’utilizzo
dei biofuel (Well To
Wheel) (IEA 2011)

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questa quota di carbonio è riassorbita dai pro- quello di valori reali, qualora questi siano di-
cessi della fotosintesi clorofilliana che hanno sponibili solo per alcune fasi. Per il biodiesel
luogo durante le coltivazioni che originano le da olio di colza, tipico biofuel europeo, le emis-
biomasse. Quando la partita di biocarburante è sioni standard di CO2 per le fasi di coltivazione,
prodotta utilizzando come materie prime non lavorazione trasporto e distribuzione risultano
biomasse coltivate ma rifiuti, residui e sottopro- rispettivamente pari a 30, 16 e 1 gCO2eq/MJ
53
dotti dell’agricoltura, dell’acquacoltura della (valore complessivo 47 gCO2eq/MJ). Tenendo
pesca e della silvicoltura, si trascurano le emis- conto che dalla combustione dei carburanti
sioni relative alla loro coltivazione e si includo- fossili si assume che vengano emessi 83,8
no solo quelle dovute al loro trasporto. gCO2eq/MJ, il saving in termini di CO2 equiva-
Le procedure di calcolo devono essere appro- lente risulta pari a quasi il 45%.
vate da appositi istituti che ne verificano la ri- Ovviamente il calcolo è molto più complesso di
spondenza ai criteri UE ed effettuano la verifica quanto sinteticamente sopra riportato e le mag-
di veridicità delle informazioni fornite dagli ope- giori difficoltà riguardano la stima delle emis-
ratori economici delle singole fasi che costitui- sioni di N2O in fase di coltivazione, la modifica
scono la filiera di produzione dei biocarburanti degli stock di carbonio dei terreni e le emissio-
(certificazione). Questi istituti possono essere ni dovute ai cambiamenti diretti e indiretti di de-
scelti dagli operatori economici, ma devono es- stinazione d’uso dei suoli. I cambiamenti diretti
sere accreditati presso un organismo di accre- di uso dei terreni portano in conto le modifiche
ditamento (in Italia ACCREDIA) che ne accerta- degli stock di carbonio nel suolo che hanno
no la validità dei requisiti necessari a svolgere luogo quando le coltivazioni esistenti vengono
le attività di certificazione di prodotto secondo sostituite dalle coltivazioni dedicate alla produ-
specifiche norme (UNI CEI EN 45011:1999). zione di biofuel. I cambiamenti indiretti tengono
Qualora gli operatori economici non procedano conto delle emissioni che derivano dalla ne-
per proprio conto al calcolo delle emissioni, cessità di mettere in coltivazione altri terreni al-
possono adottare i valori standard proposti dal- lo scopo di mantenere costante la produzione
la legge. Nel nostro paese si può far riferimento di risorse alimentari che verrebbero a diminuire
all’allegato 2 del D M 23 gennaio 2012. Questi a causa dell’uso di biomasse alimentari per la
riguardano sia i biocarburanti già presenti sul produzione dei biofuel (Inidrect Land Use
mercato che quelli di futura generazione non Change, ILUC). Questo è uno degli aspetti più
ancora in commercio. Essi vengono proposti difficili da modellare e a tutt’ora non esistono
per le singole fasi della filiera (forma disaggre- modelli condivisi per la stima delle relative
gata) in modo da poter integrare il loro uso con emissioni. In ogni modo la Comunità Europea

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nell’intento di limitare questi impatti, a fine lente in Italia, dati 2012). La loro ampia diffu-
dell’anno scorso ha deciso di limitare l’impiego sione è tuttavia ostacolata dai costi, che per-
di biofuel di prima generazione portando la loro mangono sensibilmente più alti dei fuel fossili
percentuale di impiego al 2020 dal 10 al 7%, (il bioetanolo da canna in Brasile, caso più fa-
54 come detto al precedete paragrafo 2. Parimenti vorevole, presenta un costo superiore del 15-
è stato previsto un impiego dei bioufel avanzati 20% rispetto a quello della benzina). Attual-
dello 0,5%, sebbene non vincolante per cia- mente essi vengono quindi impiegati per mo-
scun stato membro. Per questi biofuel è inoltre tivazioni sociali (sostenimento dell’occupazio-
previsto il raddoppio su base energetica del ne, autoproduzione energetica) e/o per spinte
saving della CO2. ambientali.
La riduzione dei costi e l’utilizzo di risorse non
Considerazioni conclusive alimentari rimangono i principali vincoli da ri-
Quanto riportato nel presente lavoro indica muovere per l’uso economico e sostenibile dei
che i biofuel sono chiamati a dare grandi con- biofuel. Per questi motivi, i biofuel avanzati, che
tributi al futuro trasporto stradale ed aereo. Al utilizzano rifiuti o biomasse non alimentari e
momento essi sono già largamente impiegati presentano ampi spazi per il miglioramento
nel trasporto su strada con consumi mondiali delle tecnologie produttive e per la riduzione
che superano abbondantemente i centoventi dei costi di produzione, presentano le maggiori
milioni di metri cubi per anno (14,4 milioni di potenzialità di utilizzo su scala massiva ed ap-
tonnellate di petrolio equivalente nella UE 27 paiono i candidati migliori sui quali incentrare
e 1,36 milioni di tonnellate di petrolio equiva- le prossime attività.

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– EU, 2015. Press release consilium europa 2015/04/28. Luglio 2013
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2011, National Informative Report 2013. Rapporto 177- nal Renewable Energy Action Plans of the European
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Economics., 4 Oct. 2013 M. De Falco, G. Iaquaniello, G. Centi. Springer

Arch. Mario Cucinella Cascina Merlata (Milano) Copyright © Moreno Maggi 컄

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Arch. Mario Cucinella Cascina Merlata (Milano)
Copyright © Moreno Maggi
Gli approfondimenti

SCIENZA, TECNICA E APPLICAZIONI


DEI MODERNI SATELLITI ARTIFICIALI
a cura di Ing. Carlo Di Leo

Moto dei satelliti


nel numero 1/2015 della rivista “IO roma” (rivista dell’Ordine degli Ingegneri della provincia di roma, trimestrale
n.5 anno II) è stato pubblicato un articolo intitolato “L’accesso allo spazio ed i moderni razzi vettori”, da me stilato,
in cui parlando del fattore strategico dei moderni lanciatori in campo aerospaziale si faceva cenno alla possibilità
che un razzo vettore ponesse in orbita un satellite. In questo articolo si parlerà proprio della possibilità in cui il cari-
co pagante di un lanciatore sia un satellite artificiale.
In generale, vi è da dire che attualmente, i mezzi per realizzare l’esplorazione spaziale sono (a parte i telescopi ed i
radiotelescopi) i satelliti, le sonde e le stazioni spaziali. Spesso la distinzione tra satelliti e sonde in base alla loro
struttura ed al loro impiego è difficile. In generale si può affermare che i satelliti hanno un impiego di carattere più
applicativo ed operano nelle vicinanze della Terra (si pensi ai satelliti per telecomunicazioni o ai satelliti meteorologi-
ci), mentre le sonde sono destinate ad esplorazioni scientifiche sulle grandi distanze. più propriamente oggi si chia-
mano sonde i veicoli che esplorano il Sistema Solare ed esploreranno in futuro lo spazio profondo a distanze sem-
pre più grandi. Le stazioni spaziali, invece sono veicoli di grosse dimensioni, adatte ad ospitare per periodi più o
meno lunghi gli astronauti e sono realizzate in modo da consentire molteplici attività lavorative, di ricerca e speri-
mentazione, nonché attività extraveicolari (cioè “passeggiate” nello spazio).
I satelliti artificiali, di forma, peso e dimensioni assai variabili, sono destinati a molteplici attività operative e non di
rado alcuni di essi possono svolgere più funzioni. allo scopo vengono dotati di apparecchi e strumenti atti a svolge-
re i compiti per cui vengono immessi in orbita, oltre alla “dotazione base” costituita dalle sorgenti di energia per l’ali-

OrDIne DegLI IngegnerI DeLLa prOvInCIa DI rOma


mentazione degli apparati di bordo. Le orbite artificiale su un’orbita circolare attorno alla Ter-
che percorrono e la vita operativa sono diverse ra. La prima persona a concepire la possibilità
per ciascuna missione, in base al programma di realizzare un satellite artificiale fu il celebre
prestabilito e alle scelte di progetto di ciascun scienziato Isaac newton, che scrisse nel suo
satellite. “De Mundi Systemate liber”, pubblicato postu- 59
In generale, col termine “satellite artificiale”, si mo nel 1728, quanto di seguito riportato:
indica qualunque oggetto orbitante, attorno ad “Immaginiamo ora dei corpi che vengano get-
un corpo celeste (nella fattispecie la Terra) ge- tati in direzione orizzontale da regioni ancora
neralmente privo di equipaggio, che sia stato più alte: alte per esempio, cinque, dieci, cento,
lanciato dall’uomo per scopi scientifici e/o tec- mille e più miglia, o altrettanti semidiametri del-
nologici. Oggi, i satelliti artificiali hanno assunto la Terra: allora in rapporto alla diversa velocità
un ruolo di primo piano nella nostra vita, for- dei corpi e alla forza di gravità esercitata nelle
nendoci numerosissimi servizi tra cui Tv, radio, singole zone verranno descritti archi concentri-
Internet, previsioni meteorologiche, navigatori ci alla Terra, o variamente eccentrici rispetto
satellitari, osservazioni astronomiche, telerile- ad essa. In queste traiettorie i corpi continue-
vamento e tante altre applicazioni indispensa- ranno a percorrere i cieli a somiglianza dei pia-
bili per la nostra vita di tutti i giorni. neti.”
Uno dei principali motivi del successo dei sa- In fig.1 possiamo vedere il disegno di newton
telliti artificiali, è legato alla scarsissima manu- relativo ad un satellite artificiale.
tenzione di cui hanno bisogno quando si trova- affinché il satellite si muova su un’orbita circo-
no nello spazio, sia dal punto di vista della stru- lare, su di esso deve agire una forza centripeta
mentazione di bordo e dell’alimentazione elet- che lo costringa a muoversi di moto circolare.
trica dei loro apparati, sia per il loro orienta- Tale forza centripeta agente sul satellite è forni-
mento rispetto alle stazioni riceventi a terra. So- ta dalla forza gravitazionale esercitata dalla
no costruiti per operare al massimo per pochi Terra. Supponiamo che il satellite sia in orbita
anni, prima che siano abbandonati nello spazio alla distanza h sopra la superficie del nostro
perché gli alti costi delle eventuali riparazioni in pianeta come è indicato in fig.2.
orbita (peraltro difficili da apportare) e delle
modifiche alla strumentazione di bordo ne limi- Figura 1:
tano il tempo di utilizzo. vi sono tuttavia, dei ca- Disegno di Newton.
si emblematici di satelliti perfettamente riparati
in orbita, come il celebre satellite Smm modula-
re “Solmax” adibito allo studio del Sole, che
sembrava definitivamente fuori uso e che inve-
ce fu riparato e rimesso in attività nello spazio
dagli astronauti dello Space Shuttle.
Un satellite artificiale è costituito da due parti
principali: il carico utile e la piattaforma. Il cari-
co utile costituisce lo specifico equipaggiamen-
to in grado di assolvere un determinato compi-
to. per esempio, un satellite per la ricerca astro-
nomica sarà munito di un carico utile rappre-
sentato da un telescopio sensibile ad un parti-
colare intervallo di radiazioni elettromagnetiche.
La piattaforma rappresenta l’insieme dei dispo-
sitivi indispensabili per effettuare le operazioni Figura 2:
più comuni come ad esempio inviare e ricevere Moto di un satellite.
dati, alimentare elettricamente la strumentazio-
ne di bordo, correggere l’orbita, proteggere gli
apparati dalla radiazione solare ecc.
Consideriamo per cominciare il moto di un sa-
tellite attorno al corpo parentale. potrebbe trat-
tarsi del moto della Terra attorno al Sole, il moto
di un pianeta qualsiasi intorno al Sole, il moto
della Luna attorno alla Terra, il moto di una
qualsiasi altra luna intorno al suo pianeta, o il
moto di un satellite artificiale attorno alla Terra,
alla Luna o ad un altro pianeta e così via. Co-
minciamo con l’analizzare il moto di un satellite

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La prima cosa da notare è che ms, la massa
del satellite si elide nell’equazione (2) e quindi,
la velocità del satellite è del tutto indipendente
dalla sua massa. L’equazione (3) rappresenta
60 la velocità che un satellite deve avere per rima-
nere su un’orbita circolare alla distanza r dal
centro della Terra. poiché il satellite è alla quo-
ta h sopra la superficie terrestre, il raggio orbi-
tale r è:
(4)

L’equazione (3) dice anche che la velocità di-


pende soltanto dal raggio dell’orbita, r. per va-
lori grandi di r, la velocità v necessaria sarà
relativamente piccola, mentre per valori picco-
li di r la velocità deve essere molto maggiore.
Se la velocità effettiva di un satellite alla di-
stanza r è minore del valore di v dato dall’e-
quazione (3), allora il satellite si avvicinerà alla
Terra. Se si avvicinerà troppo alla superficie
terrestre la resistenza dell’aria lo rallenterà ul-
teriormente e finirà per fargli descrivere una
poiché la forza centripeta è fornita dalla forza traiettoria a spirale verso la Terra. L’aumento
gravitazionale si ha che: della resistenza dell’aria ne determinerà allora
la combustione e la distruzione. Se la velocità
(1) effettiva alla distanza r è maggiore di quella
data dall’equazione (3) allora il satellite si al-
ossia, lontanerà nello spazio e finirà per muoversi su
(2) un’orbita ellittica, parabolica o iperbolica, a
seconda del valore della velocità v. Come si fa
ad immettere un satellite in un’orbita circola-
dove, ms è la massa del satellite, mT la massa re? Un satellite è collocato in orbita da un raz-
della Terra, v la velocità del satellite r la distan- zo. Il razzo viene lanciato dalla Terra lungo la
za tra il centro della Terra e l’orbita del satellite, verticale ascendente e, giunto ad una quota
e g la costante di gravitazione universale. ri- prestabilita si inclina all’ingiù, in modo da av-
solvendo l’equazione (2) rispetto alla velocità v vicinarsi tangenzialmente all’orbita circolare
del satellite sull’orbita circolare si ottiene: desiderata. I motori vengono quindi spenti ed
i razzo procede senza propulsione su una
(3) traiettoria balistica fino all’intercetta orbitale I
riportata in fig.3.
Ora sia  ␯a la velocità del razzo sulla traiettoria
ascendente nell’intercetta. La velocità che il sa-
tellite deve avere per muoversi sull’orbita circo-
lare alla quota h è  ␯ ed il suo modulo è dato
Figura 3: dall’equazione (3). pertanto, il razzo deve subi-
Collocazione di un re una variazione di velocità 욼 ␯ per uguagliare
satellite su un’orbita la sua velocità ascendente alla velocità neces-
circolare saria per l’orbita circolare, per cui si dovrà ave-
re che:

(5)

Questa variazione di velocità è prodotta, evi-


dentemente, dalla spinta impressa dai motori
del razzo. per quanto tempo questi motori
devono essere mantenuti accesi per ottenere
questa variazione necessaria del modulo
della velocità, 욼␯? Come prima approssima-

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zione prendiamo la seconda legge di new- ve conoscere non soltanto il modulo 욼v della
ton nella forma: variazione di velocità 욼␯ , ma anche la sua di-
rezione orientata. È necessario un sistema di
controllo dell’assetto per determinare la direzio-
ne orientata appropriata di . È importante nota- 61
e, risolvendo questa equazione rispetto a ⌬t, si re anche che l’uso dell’equazione (6) è soltanto
ottiene quanto segue: un’approssimazione in quanto mentre il veicolo
spaziale brucia il suo propellente la sua massa
(6) varia con continuità. Questo esempio mette in
evidenza un difetto della seconda legge di
newton nella forma F=ma, poiché questa for-
Dove F rappresenta la spinta del motore a raz- ma della legge presuppone che la massa m in
zo, 욼v è la variazione necessaria del modulo questione sia costante. va notato altresì a que-
della velocità, determinata mediante l’equazio- sto riguardo che le orbite di tutti i pianeti intor-
ne (5) ed m la massa del veicolo spaziale a no al Sole sono ellittiche anche se (con l’esclu-
questo istante. perciò l’equazione (6) indica sione del solo plutone che è stato tuttavia de-
l’intervallo di tempo in cui si devono tenere ac- classato al rango di “pianeta nano”) la loro ellit-
cesi i motori. al termine di questo intervallo di ticità è molto piccola per cui si può dire con
tempo i motori vengono spenti, ed il veicolo buona approssimazione che le orbite degli otto
spaziale possiede la velocità orbitale necessa- pianeti del Sistema Solare sono orbite circolari.
ria per rimanere sulla sua orbita circolare. per questa approssimazione si può usare l’e-
Questa, ovviamente, è una versione molto sem- quazione (3) con il cambiamento appropriato
plificata dell’inserimento in orbita, perché si de- dei pedici, per calcolare la velocità approssi-

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mativa di ciascuno dei pianeti. a questo propo- valere il raggio orbitale di un satellite geosta-
sito è bene ricordare che determinazioni speri- zionario affinché esso rimanga al di sopra dello
mentali molto precise sulle orbite dei pianeti fu- stesso punto della superficie terrestre? La velo-
rono compiute dall’astronomo danese Tycho cità necessaria per l’orbita circolare è data
Brahe (1546-1609). giovanni Keplero (1561- dall’equazione (3) che qui di seguito riscrivia-
62 1630) analizzò i dati raccolti da Brahe ed mo:
espresse il risultato in quelle che oggi sono no- (3 ripetuta)
te come le tre leggi di Keplero sul moto dei pia-
neti che possono essere enunciate nel seguen-
te modo:
• Il pianeta nel suo moto intorno al Sole de- ma questa velocità deve essere uguale alla ve-
scrive un’ellisse nella quale il Sole occupa locità media del satellite riferita a 1 d, cioè si
uno dei due fuochi; deve avere:
• La velocità del pianeta nel suo moto di rivo- (7)
luzione varia in modo tale che il raggio vet-
tore congiungente il Sole con il pianeta
spazzi aree uguali in tempi uguali; dove ␶ è il periodo di rivoluzione del satellite,
• Il cubo del semiasse maggiore dell’orbita uguale a 1d. Dal momento che la Terra compie
ellittica è direttamente proporzionale al qua- una rotazione attorno al proprio asse in 1d ed il
drato dell’intervallo di tempo che il pianeta satellite compie una rivoluzione intorno alla Ter-
impiega per compiere una rivoluzione intor- ra sempre in 1d, il satellite in a’ rimarrà sempre
no al Sole. al di sopra dello stesso punto a della Terra, co-
me mostrato in fig.4a (immagine posta a sini-
Il satellite geostazionario stra).
Un esempio molto interessante del moto dei Il satellite è in a’ che è posto sulla verticale
satelliti è il satellite geostazionario, ideato dal- passante per il punto a sulla superficie terre-
l’ingegner arthur Clarke noto anche al grande stre. mentre la Terra ruota attorno al proprio as-
pubblico per aver scritto il celebre romanzo di se, a’ rimane sempre sulla verticale passante
fantascienza “The Sentinel” dal quale il regista per a. Uguagliando l’equazione (7) all’equazio-
Stanley Kubrick trasse il popolarissimo film ne (3) per la velocità del satellite si ottiene
“2001: odissea nello spazio”. Un satellite geo- quanto segue:
stazionario è un satellite il cui moto orbitale è (8)
sincronizzato con la rotazione terrestre. Di con-
seguenza, mentre la Terra ruota, il satellite ri-
mane stazionario al di sopra dello stesso punto Ora, elevando al quadrato ambedue i membri
dell’equatore. Il satellite geostazionario, ovvia- dell’equazione (8) si ottiene quanto segue:
mente, è molto utile per le telecomunicazioni
mondiali, le osservazioni meteorologiche e le
applicazioni militari. a questo punto è d’obbli-
go porsi la seguente domanda: quanto deve

Figura 4:
Il satellite
geostazionario.

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ossia:

risolvendo rispetto ad r si ottiene, finalmente, il


raggio orbitale richiesto che è dato da:
(9)

Sostituendo nell’ultima equazione ora ricavata i


valori numerici relativi alla Terra si ha quanto
segue:

e, svolgendo i calcoli con l’aiuto di una calcola-


trice tascabile, si ha che:
r = 4,22 • 107 m = 4,22 • 104 km
costituendo, quest’ultimo, la misura del raggio
orbitale, misurato a partire dal centro della Ter-
ra per un satellite geostazionario. Un satellite a
questa quota, rimarrà sempre sulla verticale di se maggiore dell’ellisse ed è indicato in fig.5.
un particolare punto della superficie della Ter- Supponiamo che si tratti dell’orbita ellittica cir-
ra. Si può creare un sistema di telecomunica- cumterrestre di un satellite. La Terra occupa
zioni via satellite, collocando più satelliti geo- uno dei due fuochi dell’ellisse, contrassegnato
stazionari al di sopra di differenti punti della su- con T nella fig.5, ed r è la distanza tra il centro
perficie terrestre. per esempio, supponiamo della Terra ed il satellite S ad un istante arbitra-
che siano stati posti in orbita quattro satelliti rio. La prima cosa da osservare riguardo al mo-
geostazionari come è indicato in fig.4 b (quella to dell’orbita ellittica è che la velocità v non è
cioè posta a destra). Supponiamo che si voglia una costante come nel caso del moto su un’or-
comunicare via radio o televisione tra i punti a bita circolare: la velocità varia con la posizione
e B posti agli antipodi. In tal caso la comunica- r sull’orbita come si può dedurre dall’equazio-
zione verrebbe prima dal punto a al satellite ne (10) Quando il satellite si trova alla distanza
geostazionario 1 che ritrasmetterebbe la comu- minima dalla Terra r = rp, si dice che il satellite
nicazione al satellite geostazionario 2. Quest’ul- è sul perigeo. Dall’equazione (10) si vede che,
timo trasmetterebbe la comunicazione al satel- poiché questo è il valore minimo di r sull’orbita
lite geostazionario 3 che la trasmetterebbe infi- ad esso corrisponde la velocità massima del
ne al punto B sulla faccia opposta della Terra. satellite. Quindi il satellite si muove alla sua ve-
poiché questi satelliti geostazionari sembrano locità massima quando è più vicino alla Terra.
librarsi al di sopra di un punto della Terra, si Quando il satellite è nella sua posizione più
può avere la comunicazione continua con ogni
punto della superficie terrestre.
Figura 5:
Moto di un satellite in orbita ellittica Un’orbita ellittica
Come la velocità di un satellite su un’orbita cir-
colare è determinata dall’equazione (3) così si
può determinare la velocità di un satellite su
un’orbita ellittica. La deduzione matematica è
un po’ più complicata e non verrà qui presenta-
ta, ma il risultato è molto semplice. La velocità
di un satellite su un’orbita ellittica è data da:

(10)

dove a è un parametro dell’orbita detto semias-

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lontana dalla Terra, r = ra, si dice che è al suo pS). Il satellite, denominato appunto Sputnik 1
apogeo. poiché questo è il valore massimo di r (che in lingua russa significa “satellite” o “com-
sull’orbita, esso è il valore massimo di r nell’e- pagno di viaggio”) e di cui possiamo vedere
quazione (10). poiché r compare nel denomi- una foto in fig. 6, era costruito in alluminio luci-
natore dell’equazione (10) il valore massimo di do per essere maggiormente visibile dall’orbi-
64 r corrisponde al valore minimo di v. Quindi il sa- ta, grazie alla riflessione della luce solare.
tellite si muove alla velocità minima quando è esso aveva la configurazione di una sfera di 58
più lontano dalla Terra. perciò il moto orbitale centimetri di diametro dalla quale fuoriuscivano
non è uniforme: la velocità aumenta quando il quattro antenne a stilo di 2,90 metri di lunghez-
satellite si avvicina alla Terra e diminuisce za e del peso totale di 83,6 chilogrammi. Il raz-
quando il satellite si allontana dalla Terra stes- zo lo spinse su un’orbita ellittica con apogeo di
sa. Il semiasse maggiore dell’ellisse si può 947 chilometri e perigeo di 228, con un’inclina-
esprimere in funzione delle distanze al perigeo zione sull’equatore di 65,1 gradi. Il suo periodo
e all’apogeo osservando dalla fig.5 che: orbitale era di 96,17 minuti. a bordo di esso
2a = ra + rp erano stati posti due trasmettitori che utilizza-
vano due frequenze, una di 20.005 e l’altra
ossia, 40,002 mHz che trasmettevano segnali con
una forma d’onda tipica degli impulsi telegrafi-
(11) ci. La batterie di bordo con una potenza di 1
Watt, gli permisero di funzionare per tre setti-
mane durante le quali, le variazioni dei segnali
nel caso particolare in cui l’ellisse degenera in trasmessi consentirono di studiare le caratteri-
una circonferenza si ha ra = rp = r, il raggio di- stiche della ionosfera terrestre e la propagazio-
viene quello dell’orbita circolare per cui si ha ne delle onde elettromagnetiche. Il 4 gennaio
che: 1958, dopo 1440 orbite e 92 minuti trascorsi
nello spazio, il satellite rientrò nell’atmosfera di-
sintegrandosi.
Il 3 novembre 1957, un mese dopo il primo
venne lanciato lo Sputnik 2, che come vedremo
L’equazione (10) per la velocità diventa quindi: tra breve poteva essere considerato il primo
satellite scientifico della storia (il suo predeces-
(12) sore lo Sputnik 1 più che un satellite scientifico
vero e proprio era stato un satellite dimostrati-
vo). Questa volta il veicolo era a forma conica,
ma l’equazione (12) altro non è che l’equazione con un’altezza di 3,96 metri ed un diametro alla
per la velocità di un satellite su un’orbita circo- base di 2,13 metri. Il suo peso totale era di 508
lare. Quindi l’orbita ellittica è l’orbita più gene- chilogrammi. Il satellite era suddiviso in tre par-
rale, di cui l’orbita circolare è un caso particola- ti: una parte superiore ove era posta la stru-
re (la circonferenza è infatti un’ellisse con i due mentazione scientifica, una intermedia, dalla
semiassi uguali tra loro). forma sferica, dove erano alloggiati i trasmetti-
tori radio e l’ultima, quella inferiore, dove era
posta una cabina, atta ad ospitare il primo es-
Qualche cenno in più sui satelliti e note sere vivente destinato ad entrare in orbita: la
conclusive cagnetta Laika che possiamo vedere in fig.7
L’inaugurazione dell’anno geofisico internazio- prima del lancio.
nale dal 1° luglio 1957 al 31 dicembre 1958 of- La cabina era pressurizzata ed aveva uno spa-
frì l’occasione alla comunità scientifica interna- zio sufficiente per far stare la cagnetta in piedi
zionale di proporre ai paesi tecnologicamente o sdraiata con le zampe distese; nel contempo
avanzati il lancio del primo satellite artificiale vi era la presenza di un’imbracatura dotata di
della storia. Così gli Stati Uniti e l’Unione Sovie- una catena che non le permetteva di compiere
tica si impegnarono in questa direzione ma fu altri movimenti. nella cabina erano altresì con-
l’UrSS a cogliere tutti di sorpresa. Il 4 ottobre tenuti i sistemi di supporto vitale: il ventilatore,
1957 alle 7 e 28 fu lanciato il primo satellite arti- l’unità di assorbimento dell’anidride carbonica,
ficiale. Il lancio venne effettuato con successo il generatore di ossigeno, il regolatore di umi-
dalla base missilistica di Baykonur-Tyuratam, in dità ed infine un dispositivo automatico per l’a-
Kazakistan, mediante un razzo vettore a, deri- limentazione dell’animale (il cibo era fornito sot-
vato dal primo missile balistico intercontinenta- to forma di gelatina). Inoltre la bestiola indossa-
le sovietico SS-6 modificato per usi civili nella va una tuta entro la quale erano posizionati de-
versione Sputnik 8K71pS (numero seriale m1- gli elettrodi che avevano la funzione di monito-
roma
rare le sue funzioni vitali (pressione sanguigna,
ritmo cardiaco e ritmo respiratorio). all’interno
della cabina vi era anche una telecamera per
tenere sotto controllo visivo i comportamenti
della cagnetta. Quest’ultima purtroppo (come
del resto era nelle previsioni) perì nello spazio 65
e la sua presenza a bordo fece passare in se-
condo piano la restante parte scientifica del
volo. La strumentazione in dotazione al satellite
era pensata per uno studio dei raggi ultraviolet- Figura 6:
ti, dei raggi X emessi dal Sole e dei raggi co- Lo Sputnik 1.
smici. Il satellite concluse la sua missione, bru-
ciando in atmosfera il 14 aprile 1958.
Finalmente il 31 gennaio 1958 alle ore 22,48
venne lanciato da Cape Canaveral il minuscolo
explorer 1, primo satellite americano della sto- Figura 7:
ria e secondo satellite scientifico in assoluto (il La cagnetta Laika.
primo satellite scientifico, come già detto era
stato lo Sputnik 2), di cui possiamo vedere uno
spaccato in fig.8.
Il razzo vettore, uno Jupiter C, venne ideato
dall’ingegner Wernher von Braun, assemblan-
do un vettore redstone a propellente liquido
con alcuni Sergeant a propellente solido, che a
quell’epoca venivano adottati dall’esercito. Il
satellite e l’ultimo stadio del razzo erano stati
progettati per restare uniti anche dopo l’immis-
sione in orbita che aveva un apogeo di 1.890
chilometri ed un perigeo di 268,8 chilometri.
L’inclinazione era di 33,3 gradi ed il periodo or-
bitale di 114,9 minuti. Il piccolo satellite aveva
la configurazione di un cilindro (si riveda la Figura 8:
fig.7) con quattro antenne che fuoriuscivano Spaccato dell’Explorer 1
dalla superficie laterale, una lunghezza di 2,03
metri (compreso l’ultimo stadio), un diametro di
15,2 centimetri ed un peso di 14 chilogrammi.
La strumentazione scientifica a bordo era costi-
tuita da due rilevatori di impatti di micrometeo-
riti, ritenuti all’epoca il maggior pericolo per la
navigazione spaziale, due trasmettitori che
operavano alle frequenze di 108 e 108,03 mHz Legenda
ed un contatore geiger-müller per la rilevazio- 1- Carenatura conica anteriore;
ne di sorgenti radioattive. Fu quest’ultimo che 2- Sensore della temperatura della carenatura;
consentì al professor James van allen, uno dei 3- Trasmettitore a bassa potenza
principali progettisti della strumentazione del 10mW/108,00mHz;
satellite, di compiere la più stupefacente sco- 4- Sensore di temperatura esterno;
perta dell’anno geofisico 1957-58. egli infatti fu 5- antenna a fessure;
6- Strumento per la misura dei raggi cosmici
la prima persona al mondo a rendersi conto del e dei micrometeoriti (realizzato da van allen);
fatto che al di sopra degli 800 chilometri di 7- microfono ultrasonico per la rivelazione dei
quota vi era “una immensa popolazione di par- micrometeoriti;
ticelle cariche di energia intrappolate durevol- 8- Trasmettitore ad alta potenza
mente nel campo magnetico della Terra”. Que- 60mW/108,03mHz;
sta popolazione di particelle prende il nome di 9- Sensore di temperatura interno;
“Fasce di van allen” e tutta la regione di spazio 10- antenna a fessure;
in cui si trovano si chiama “magnetosfera”. Si 11- Involucro esterno del motore razzo Sergeant
trattò della prima importante scoperta scientifi- ridotto, che rimase attaccato al carico
scientifico;
ca fatta dallo spazio ed è tutt’oggi considerata 12- Sensori di micrometeoriti ad erosione;
una delle più importanti per capire i rapporti 13- antenna flessibile di 55,9 centimetri;
Terra-Sole. Infatti le fasce di van allen blocca- 14- Sensore di temperatura esterno.
no gli elettroni ed i protoni ad alta energia co-

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stituenti il vento solare che riescono a penetra-


re nella magnetosfera. L’explorer 1 trasmise
dati fino al 1970.
I primi Sputnik sovietici e gli explorer e i van-
guard americani (in fig. 9 è mostrato il van-
guard 1 ribattezzato successivamente “grape-
fruit” cioè “pompelmo” a causa sua forma sferi-
ca) non erano che i primi vagiti dell’allora neo-
nata era spaziale.
Oggi sono stati lanciati nello spazio circa 7.000
Figura 9:
Vanguard 1

Figura 10:
Confronto
dimensionale
tra due satelliti

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satelliti che sono rimasti per tempi più o meno to delle dimensioni di altri satelliti, rimpiccioli-
lunghi in orbita intorno al nostro pianeta. essi mento favorito dallo sviluppo della microelettro-
possono essere suddivisi in satelliti per teleco- nica e delle nanotecnologie. Così oggi, accan-
municazioni, satelliti scientifici, satelliti per la to ai satelliti di medie dimensioni che si conti-
navigazione (grazie ai quali possiamo usare i nuano ancora a costruire, si costruiscono satel-
navigatori satellitari), satelliti meteorologici, liti “giganti” e satelliti “in miniatura”, i cosiddetti
oceanografici, per il telerilevamento e lo studio CubeSat di cui possiamo vedere un esempio
delle risorse terrestri, satelliti militari, mini, mi- osservando la fig.11.
cro, nano e picosatelliti ed altri tipi ancora. Tra i satelliti più moderni che hanno destato
Quando si parla di satelliti in miniatura non si maggior interesse tra gli studiosi vi è senz’altro
può fare a meno di ricordare che contrariamen- il satellite gOCe riportato in fig.12.
te a quanto veniva fatto fino ad una trentina di Oggi, proprio grazie alle ricerche condotte con
anni or sono (epoca in cui i satelliti avevano tut- l’ausilio di questo satellite, siamo venuti a sape-
ti una dimensione “media” oscillante più o me- re che la Terra non ha una configurazione per-
no tra quella di un televisore e quella di una la- fettamente sferica come a tutti era invece stato
vastoviglie) oggi l’evoluzione dei satelliti ha vi- insegnato fin dalle scuole elementari, ma asso-
sto un progressivo aumento delle dimensioni (e miglia piuttosto ad un “patatoide” (né più né
delle relative dotazioni di bordo) che hanno meno come phobos, noto satellite marte). a
consentito, grazie anche alla grande potenza questo sorprendente risultato si è giunti proprio
dei moderni lanciatori, di costruire satelliti più grazie al lavoro dell’europeo gOCe dell’eSa
grandi di un vagone ferroviario e, osservando creato per misurare la potenza della gravità nei
la fig.10 nella quale un modello a grandezza vari e più sperduti angoli del nostro pianeta.
naturale di un Syncom del 1960 è paragonato Dallo studio sono emersi nuovi dati come quel-
ad un satellite per telecomunicazioni Intelsat vI lo secondo cui l’Oceano Indiano è circa 100
del 1990 ci si può facilmente rendere conto di metri più basso della zona pacifica oceanica
questa disparità. compresa tra l‘australia e la nuova Zelanda. Il
ma accanto all’aumento delle dimensioni di al- fenomeno si spiega col fatto che il continente
cuni satelliti vi è stato anche un rimpicciolimen- indiano, assai più pesante, svolge un’azione

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Figura 11:
Esempio di CubeSat.

Figura 12:
Integrazione del
satellite GOCE.

gravitazionale più massiccia rispetto alle altre In conclusione è bene dire che oltre al recente
aree del globo. sviluppo di piccoli medi e grandi satelliti, in
Da questa ricerca si spera sia possibile anche gran parte geostazionari, sono stati anche svi-
comprendere con maggiore efficacia i movi- luppati satelliti per orbite non geostazionarie
menti delle correnti oceaniche, ed in fig.13, come quelli per servizi di comunicazione mobi-
che conclude l’articolo, possiamo vedere due le ed ulteriori sviluppi tecnologici sono ancora
immagini della distribuzione irregolare della in fase di attuazione.
massa terrestre, così come è stata vista da
gOCe.

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Figura 13:
La Terra ripresa da
GOCE

Bibliografia • mennella C, missili e satelliti, prime teppe dell’a-


stronautica, Sansoni Firenze, 1958;
In letteratura scientifica vi sono numerose opere, • petrantoni massimo, manfredi vinassa de regny,
anche in lingua italiana che, parlando di astronauti- Sat Secret, Sandit, novembre 2008.
ca, trattano pure i satelliti artificiali. Tuttavia i testi Sempre in tema di opere monografiche (anche se in
dedicati solo ed esclusivamente ai satelliti, sono so- questo caso non si tratta di un libro, bensì di un arti-
stanzialmente molto pochi e tra essi ricordiamo: colo) vi è da segnalare:
• aavv, I satelliti artificiali, a cura di William H. • Latorre emanuele maria, I satelliti artificiali, rivi-
pickering, Istituto geografico De agostini, nova- sta aeronautica, n.6, anno 2005, pp.70-75.
ra,1977; Infine tra gli innumerevoli testi generali su temi di
• Bernardini angelo, Sistemi di comunicazione sa- astronautica, ricordiamo:
tellitare, edizioni Ingegneria 2000, roma, 2008; • Caprara giovanni, era Spaziale, mondadori, mila-
• Broglio Luigi, Dinamica generale dei Satelliti, atti no, 2007;
del centro ricerche aerospaziali, roma, giugno • Caprara giovanni, Il libro dei voli spaziali, vallar-
1963; di, 1984;
• Broglio Luigi, aspetti Scientifici e tecnici del satel- • gatland Kenneth ed altri, L’esplorazione dello
lite San marco, atti del Centro ricerche aerospa- Spazio, De agostini, novara, 1983.
ziali, roma, giugno 1967;
• Broglio Luigi, Un compendio dei risultati del satel- Si ricorda comunque al lettore che oltre ai testi che
lite San marco III, atti del Centro ricerche aero- trattano in generale problemi di astronautica, nume-
spaziali, roma, agosto 1977. rose informazioni sui satelliti si possono anche repe-
• Di Leo Carlo, Dallo Sputnik ai giorni nostri, Istituto rire dalle bibliografie riportate al termine di ciascuno
Bibliografico napoleone, roma, 2011; dei testi sopracitati.

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Gli approfondimenti

RUOLI E RESPONSABILITÀ NELL’AMBITO


DEI CONTRATTI DI NOLEGGIO ATTREZZATURE:
IL DIVERSO REGIME DI TUTELA NEI CASI DI
NOLO A FREDDO E DI NOLO A CALDO
a cura di Ing. Luigi Carlo Chiarenza, Ing. Massimo Cerri

Il dispositivo dell’art. 40 Codice penale recita “..[omissis].. non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di
impedire, equivale a cagionarlo”. La norma si pone l’obiettivo di chiarire la struttura del reato, individuando il fatto ti-
pico, dalla dottrina tradizionale considerato l’elemento oggettivo del reato, suddividendolo in tre elementi: condotta
(azione od omissione), evento inteso in senso naturalistico (ove necessario per la consumazione del reato) e nesso
di causalità che lega l’evento alla condotta. Quando dalla mancata realizzazione di un’azione che poteva essere le-
gittimamente pretesa dal soggetto-garante deriva un evento penalmente rilevante, si parla di reato omissivo impro-
prio, anche detto reato commissivo mediante omissione. Tale condotta acquisisce rilevanza causale solo in riferi-
mento a quei soggetti che rivestono una posizione di garanzia, ovvero hanno l’obbligo di evitare il verificarsi del fat-
to giuridico, in virtù della particolare relazione che li lega al bene giuridico. Quindi solo qualora l’agente abbia un
obbligo giuridico di impedire l’evento, si ha una corrispondenza tra il non impedire e il cagionare l’evento. Tali obbli-
ghi giuridici possono trovare la loro fonte in leggi, regolamenti, ordini d’autorità o da un contratto, che fanno sorgere
in capo ai soggetti delle posizioni di garanzia; individuare quest’ultime diventa fondamentale per definire gli obblighi
giuridici di cui saranno chiamati a rispondere, tra cui il debito di garanzia in merito alla tutela antinfortunistica.
In quest’ottica diventa interessate analizzare ruoli e responsabilità nell’ambito dei contratti di noleggio attrezzature.

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La fattispecie del “nolo” è una figura contrat- 1. quello del noleggiatore che garantisce sulla
tuale atipica diffusa nella prassi commerciale, sicurezza del mezzo e dovrà:
avente ad oggetto il noleggio ovvero la con- a. offrire sul mercato macchinari ed attrez-
cessione in uso di un macchinario e l’eventuale zatura a norma adeguatamente control-
prestazione lavorativa di un operatore. In man- lata e verificata (art. 23 del d.Lgs.
canza di una esplicita definizione legislativa, l’i- 81/08);
71
stituto in esame viene inquadrato, dalla giuri- b. operare con contratti di noleggio com-
sprudenza della Corte di Cassazione, nell’am- pleti e trasparenti e fornire al Cliente la
bito della disciplina civilistica del contratto di documentazione tecnica che attesti che
locazione (artt. 1571 c.c. e ss.), e distinto nelle le attrezzature siano conformi ai requisiti
due tipologie del “nolo a freddo” e del “nolo a di sicurezza di cui all’allegato v (art. 72
caldo” (interpello del Ministero del Lavoro e del d.Lgs. 81/08 e s.m.i.);
delle politiche sociali del 2/01/2012). c. acquisire e conservare, per tutta la du-
La prima fattispecie, nolo a freddo, contempla rata del contratto, una dichiarazione del
quale oggetto del contratto esclusivamente la datore di lavoro che riporti l’indicazione
locazione del macchinario; invece la seconda, del lavoratore o dei lavoratori incaricati
nolo a caldo, risulta caratterizzata dallo svolgi- del loro uso, i quali devono essere for-
mento dell’attività lavorativa da parte di un di- mati in base all’art. 73 del d.Lgs. 81/08
pendente del locatore, addetto all’utilizzo del e s.m.i.;
macchinario, attività che si presenta comunque 2. quello del datore di lavoro utilizzatore, che
accessoria rispetto alla prestazione principale dichiara i soggetti, adeguatamente formati,
costituita dalla messa a disposizione del bene che utilizzeranno il mezzo e che dovrà:
(Sentenza Cassazione Penale n. 20478 del a. curare in modo adeguato la formazione
20.05.2007). del proprio personale in relazione all’uti-
nel nostro ordinamento positivo non esiste la fi- lizzo di tutti i macchinari utilizzati (artt.
gura del noleggio come contratto tipico, se non 72 e 73 del d.Lgs. 81/08);
con riferimento al diritto della navigazione, lad- b. fornire al noleggiatore la documentazio-
dove all’art. 348 viene disciplinato il noleggio di ne richiesta dalla normativa in modo
una nave da parte di un armatore (Cassazione completo ed aggiornato.
Penale, Sez. 4, 5 giugno 2009, n. 23604). Men- Considerando l’obbligo generale del datore di
tre la figura contrattuale del “noleggio” è previ- lavoro di formare i lavoratori utilizzatori di at-
sta dall’art. 1571 del codice civile come:”col[la] trezzature, in particolar modo se si tratta di at-
quale una parte si obbliga a far godere all’altra trezzature particolari, risulta evidente l’impor-
una cosa mobile o immobile per un dato tempo tanza di questi obblighi alla luce del fatto che
verso un determinato corrispettivo.” spesso si tratta di attrezzature complesse che
La giurisprudenza ha posto in essere diverse richiedono una formazione particolare e della
valutazioni, a seconda dei casi e dell’oggetto circostanza che i noleggiatori, per tutelarsi nel
del contratto. Sostanzialmente, nella gran parte caso di noleggio senza operatore, chiederanno
dei casi con tali contratti di “noleggio” instaure- ai datori di lavoro evidenza dell’avvenuta for-
remo un rapporto giuridico incentrato sulla fi- mazione dei lavoratori ai sensi dell’accordo
gura contrattuale prevista dall’art. 1571 del co- Conferenza Stato regioni del 22/02/2012.
dice civile, ”con la quale una parte si obbliga a Ben diverso è il caso del nolo a caldo, nel qual
far godere all’altra una cosa mobile o immobile caso normalmente l’operatore è dedito esclusi-
per un dato tempo verso un determinato corri- vamente a far funzionare la macchina “nolata”
spettivo.” ed è così anche nel caso di “noleg- rimanendo l’attività gestita dall’impresa che ha
gio di macchina con operatore”, nel qual caso richiesto il nolo. In tale fattispecie non si può ri-
solo apparentemente si versa nello schema tenere attività in appalto o subappalto. Sola-
dell’appalto art. 1655 codice civile, secondo il mente nel caso nel caso in cui si abbia eroga-
quale ”...una parte assume, con organizzazio- zione di un servizio con propria organizzazione
ne dei mezzi necessari e con gestione a pro- e gestione autonoma, assumendosi il rischio
prio rischio, il compimento di un’opera o di un d’impresa e senza diretti interventi dispositivi e
servizio verso un corrispettivo in danaro. di controllo si parlerà di appalto o subappalto
Il Testo Unico per la Sicurezza (d. Lgs. 81/08 e (ed eveindente non di nolo a calso). a tale ri-
s.m.i.) ha introdotto un nuovo sistema di obbli- guardo si riportano vari pareri e sentenze:
ghi reciproci, nel caso di noleggio o concessio- • TrIBUnaLe nOvara (13 MarZO 2007):
ne in uso di attrezzature, tra noleggiatori e da- “In tema di distinzione tra appalto e sommi-
tori di lavoro che prendono a noleggio attrezza- nistrazione di manodopera, ricorre la prima
ture di lavoro (cd. Nolo a freddo). Questi sono i fattispecie qualora l’appaltatore-sommini-
doveri sostanziali dei soggetti interessati nel stratore non si sia limitato a fornire il proprio
caso di nolo a freddo: personale qualificato, mettendolo a disposi-

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72

zione del committente\utilizzatore, ma abbia l’autonomia organizzativa, il meccanismo


erogato il servizio con propria organizzazio- del “reverse charge” non deve essere ap-
ne e gestione autonoma, assumendosi il ri- plicato”;
schio d’impresa e senza diretti interventi di- • CaSSaZIOne penaLe (n. 20478 del
spositivi e di controllo del committente; 20.05.2007: “ ... solo noleggio del proprio
• parere deLLa prOvInCIa dI verOna: mezzo guidato da un proprio dipendente
“nolo a caldo è un contratto di locazione a trattasi, secondo la qualificazione eseguita
cui si aggiunge una prestazione d’opera: dalla giurisprudenza di questa Corte, del
insomma l’impresa che noleggi le macchi- c.d. Nolo a caldo che secondo la giurispru-
ne mette a disposizione anche il personale denza di questa Corte (vedi per tutte Cass.
in grado di usarle, farle funzionare corretta- Sent. 39913 del 2005) è costituito dalla
mente”; concessione in uso di macchinari e la forni-
• anCe: “Ha sempre sostenuto l’esclusione tura di personale specializzato per l’uso
di tali contratti dall’ambito operativo dell’in- dello stesso. È quindi un contratto innomi-
versione contabile, in considerazione del nato caratterizzato da una prestazione prin-
fatto che il contratto di “nolo a caldo” si cipale, avente ad oggetto la locazione o il
configura come una prestazione di servizi, c.d. noleggio di un macchinario e da una
diversa dal contratto di appalto. Se il mac- accessoria rappresentata dall’attività del
chinario con il personale agisce sotto le di- soggetto addetto. Tale contratto, qualora i
rettive del direttore di cantiere dell’appalta- lavori non superino una determinata per-
tore siamo in presenza di un nolo a caldo centuale, non comporta neppure la viola-
viceversa, se abbiamo il noleggio, il perso- zione del divieto di subappalto di cui alla
nale ed anche l’obbligo di ottenere un certo Legge 13.09.1982, n. 646, art. 21”.
risultato, siamo in presenza di sub appal- ricordiamo anche il già citato interpello posto
to”; dal “Consiglio nazionale dell’Ordine dei Con-
• agenZIa deLLe enTraTe (cfr. sulenti del Lavoro” alla direzione generale per
r.M.205/e2007): “se il prestatore è chiama- l’attività Ispettiva del Ministero del Lavoro e
to ad eseguire il servizio in qualità di “mero delle politiche sociali (Interpello 02/2012), in
esecutore” materiale delle direttive del merito alla corretta interpretazione dell’art. 35,
committente, venendo a mancare uno degli comma 28, del d.L. n. 223/2006 (conv. da L. n.
elementi tipici del contratto d’appalto, ossia 248/2006), concernente la responsabilità soli-

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dale dell’appaltatore e degli eventuali subap- La disposizione prevede altresì, al comma 11,
paltatori per il versamento delle ritenute fiscali in relazione alle altre categorie di subcontratti –
e dei contributi previdenziali ed assicurativi dei aventi ad oggetto attività ovunque espletate
dipendenti impiegati nell’esecuzione dei lavori. che richiedono l’impiego di manodopera, quali
ricevendo come risposta:” [omissi] - La giuri- forniture con posa in opera e noli a caldo –
sprudenza ha, inoltre, evidenziato quali siano l’applicazione della medesima disciplina auto-
73
gli elementi utili ai fini della qualificazione della rizzatoria del subappalto se ricorrano determi-
fattispecie concreta in termini di nolo a caldo, nati presupposti, ossia il contratto sia di impor-
nonché la differenza esistente, a prescindere to superiore al 2% del valore delle prestazioni
dal nomen iuris attribuito dalle parti al rapporto affidate o a 100.000 euro e l’incidenza del co-
negoziale, tra quest’ultima e gli schemi contrat- sto della manodopera e del personale sia su-
tuali dell’appalto e del subappalto (artt. 1655 periore al 50% dell’importo del contratto da af-
c.c. e ss.). fidare”.
Nello specifico, l’appaltatore e l’eventuale su- da quanto sopra emerge che la disciplina in
bappaltatore si obbligano nei confronti del materia di responsabilità solidale è evidente-
committente al compimento di un’opera ovvero mente legata alla figura dell’appalto e non a
alla prestazione di un servizio, organizzando i quella del nolo a caldo (ferme restando forme
mezzi di produzione e l’attività lavorativa per il patologiche di utilizzo di tale ultimo strumento
raggiungimento di un risultato produttivo auto- contrattuale), sebbene non possa sottacersi un
nomo. importante indirizzo giurisprudenziale volto a
Diversamente, nel nolo il locatore mette a di- interpretare il complessivo quadro normativo
sposizione solo il macchinario ed, eventual- nel senso di una estensione quanto più ampia
mente, l’addetto al suo utilizzo, senza alcuna possibile del regime solidaristico in ragione di
ingerenza nella attività produttiva e nell’orga- una maggior tutela per i lavoratori interessati.
nizzazione aziendale del noleggiatore. Più in particolare si ricordano le argomentazio-
La distinzione operata dalla giurisprudenza, ni sostenute dalla Corte di Cassazione con la
sia pure ai fini della corretta applicazione delle sentenza n. 6208/2008 che non ha escluso la
tutele prevenzionistiche di cui al D.Lgs. n. possibilità di applicare la solidarietà nei rap-
81/2008, trova conferma nelle disposizioni nor- porti tra un consorzio e imprese consorziate
mative contenute nel D.Lgs. n. 163/2006, con- assegnatarie dei lavori sia pur in assenza di un
cernenti la disciplina regolatoria in materia di vero e proprio contratto di subappalto. Nello
contratti pubblici. specifico la Suprema Corte, nel richiamare
L’art. 118 del D.Lgs. citato contempla, infatti, l’art. 141, comma 4, D.P.R. n. 554/1999, in virtù
uno specifico regime autorizzatorio per i con- del quale l’affidamento dei lavori da parte del
tratti di subappalto in senso stretto, intesi quali consorzio alle proprie consorziate non costitui-
contratti derivati in virtù dei quali l’appaltatore sce subappalto, ha affermato che l’intenzione
affida a terzi l’esecuzione, in tutto od in parte, del Legislatore, secondo un’interpretazione in
del servizio assunto. chiave sistematica, non è stata quella di esclu-

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dere le speciali e necessarie tutele previste a espletate che richiedono l’impiego di manodo-
favore dei lavoratori contemplate dalla discipli- pera, quali le forniture con posa in opera e i noli
na civilistica dell’appalto ovvero del subappal- a caldo, se singolarmente di importo superiore
to (cfr. art. 1676 c.c.). Da ciò sembrerebbe al 2 per cento dell’importo dei lavori affidati o
evincersi che, in tali ipotesi, sia comunque di importo superiore a 100.000 ECU e qualora
74 possibile applicare garanzie di carattere so- l’incidenza del costo della manodopera e del
stanziale a tutela della persona che lavora, personale sia superiore al 50 per cento dell’im-
prevalendo queste ultime sui profili afferenti al- porto del contratto da affidare”.
la qualificazione giuridica di tipo formale in me- A questa disposizione si è ricollegato l’art.141,
rito alla natura del negozio di affidamento dei comma 5, del D.P.R. 21 dicembre 1999 n. 554,
lavori. per precisare che “le attività ovunque espletate
Sullo stesso tenore si segnala anche una suc- ai sensi dell’articolo 18, comma 12, della legge
cessiva sentenza di merito secondo cui “la fat- 19 marzo 1990, n. 55, sono quelle poste in es-
tispecie del nolo a caldo e dell’appalto dei ser- sere nel cantiere cui si riferisce l’appalto”.
vizi possono essere assimilate, sussistendo la Il testo del suddetto comma 12 si è tuttavia
stessa ratio di tutela del lavoratore dipendente prestato alla seguente duplice interpretazione,
dell’impresa effettivamente operante” (Trib. Bo- per quanto concerne l’estensione dell’ambito
logna, 22 novembre 2009). applicativo:
ed è la stessa ex A.V.C.P. che nella DETERMI- 1) qualsiasi sub-affidamento di valore conte-
NAZIONE n. 6/2003 del 27 febbraio 2003 nuto entro le soglie (percentuali o in valore
“Sub-affidamenti non qualificabili come subap- assoluto) indicate dalla legge n. 55/90 e s.
palti, ai sensi dell’art.18, comma 12, della leg- m. non va considerato subappalto e non è
ge 19 marzo 1990, n. 55 - Facoltà di controllo quindi sottoposto al regime di autorizzazio-
esercitabili dalla stazione appaltante” cita: ne;
“ [omissis] prima di esaminare la portata delle 2) i soli sub-affidamenti relativi a prestazioni
variazioni introdotte dalla legge n.166/02, ap- non qualificabili come lavori sono sottratti
pare opportuno richiamare il contenuto del- alla disciplina che regola il subappalto, pur-
l’art.18, comma 12, della legge n. 55/90 e s. ché di incidenza inferiore alle predette so-
m., laddove si chiarisce che “ai fini del presen- glie.
te articolo è considerato subappalto qualsiasi Nella prima delle due interpretazioni – che è ri-
contratto avente ad oggetto attività ovunque sultata in questi anni ampiamente condivisa

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dalle stazioni appaltanti e dalle imprese appal-
tatrici – tutti i sub-contratti per i quali non sussi-
steva la concorrenza delle condizioni anzidette
erano svincolati dalla disciplina autorizzatoria
del subappalto, descritta nell’art.18, commi 3,
4, 6, 7, 8 e 9 della legge n. 55/90 e s. m., risul-
tando unicamente necessario l’obbligo di co-
municazione alla stazione appaltante, ai sensi
dell’ultimo periodo del comma 12 del predetto
articolo.
Riferendosi invece alla seconda interpretazio-
ne, va richiamato qui quanto già affermato da
questa Autorità nella determinazione n.
12/2001, laddove si specificava che mentre i
denza non superiore al 2 % dell’importo dei la-
commi da uno ad undici ed i commi tredici e
vori affidati o – in valore assoluto – a 100.000
quattordici dell’art.18 della legge n. 55/90 e s.
euro, oppure, qualora di incidenza superiore a
m. “contengono le disposizioni da applicarsi
tali soglie, il peso della mano d’opera sia non
per il subappalto delle prestazioni che sono
superiore al 50% dell’importo totale del con-
qualificate come lavori”, il comma dodici “ope- tratto.
ra una definizione legale del subappalto”, Prescindendo dal congetturare eventuali anti-
estendendo le garanzie previste per i lavori a tesi contenute nel testo di legge o dall’invocare
quei “sub-contratti relativi a prestazioni che l’implicita abrogazione di una norma prece-
non sono lavori ma prevedono l’impiego di ma- dente, resa incompatibile per effetto di quella
no d’opera, come quelli di fornitura con posa in sopravvenuta, deve invece trarsi dalle consi-
opera e di nolo a caldo”, nel caso in cui tali derazioni esposte un convincimento rafforzato
sub-contratti avessero assunto un’incidenza circa la validità di quanto ritenuto nella citata
percentuale superiore a quella precisata nella determinazione n. 12/2001, che è stato poi ul-
norma ed un costo della mano d’opera, esple- teriormente ribadito al punto N) della recente
tata in cantiere, superiore al 50% dell’importo determinazione n. 27/2002, recante “Prime in-
del sub-contratto. dicazioni sulla applicazione della legge 1 ago-
Come appare evidente, fra le due interpretazio- sto 2002 n.166”.
ni possibili della norma in questione vi era spa- In quest’ultima pronuncia – rispondendo ad un
zio per una divergenza sostanziale, concer- quesito circa il rapporto fra i commi 9 e 12 del-
nente l’estensione (o meno) della disciplina au- la legge n. 55/90 e s. m., per effetto della di-
torizzatoria al singolo subappalto di lavori, se sposizione inserita dall’art.7, comma 3, della
di importo complessivo non superiore alle so- legge n. 166/02 – è stato ribadito che il comma
glie percentuali indicate dalla legge. 12 riguarda i cosiddetti contratti similari (cioè
A fronte di questo possibile duplice quadro in- quei sub-affidamenti relativi a prestazioni che
terpretativo, con l’entrata in vigore della legge non sono lavori ma prevedono l’impiego di ma-
n. 166/02 – pubblicata sul supplemento ordina- no d’opera, come nel caso della fornitura con
rio alla G.U. n.181 del 3 agosto 2002 – è inter- posa in opera e dei noli a caldo), in relazione
venuta una significativa innovazione nella sud- ai quali vengono stabilite le soglie economiche
detta materia, stante il tenore dell’art.7, comma per considerarli equiparati ai subappalti di la-
3, che introduce una variazione all’art.18, com- vori ed assoggettarli – conseguentemente – al-
ma 9 della legge n. 55/90 e s. m., sotto forma la medesima disciplina.
di aggiunta del seguente periodo: “Per i su- Si è affermato perciò che “la nuova disciplina
bappalti o cottimi di importo inferiore al 2 per riguarda esclusivamente il subappalto o i cotti-
cento dell’importo dei lavori affidati o di impor- mi relativi alle prestazioni da qualificarsi come
to inferiore a 100.00 euro, i termini per il rila- lavori e, quindi, nessuna variazione è stata ap-
scio dell’autorizzazione da parte della stazione portata alle disposizioni in materia dei cosid-
appaltante”. Va inoltre aggiunto che tale varia- detti contratti similari”.
zione non è stata accompagnata da alcuna In definitiva, per effetto dell’innovazione intro-
modifica del successivo comma 12 del mede- dotta dal legislatore, l’unica interpretazione lo-
simo art.18, il quale sottrae alla definizione gica della norma in questione porta a ritenere –
stessa di subappalto (e quindi al regime di au- oltre ogni ragionevole dubbio – che devono es-
torizzazione) “qualsiasi contratto avente ad og- sere soggetti al regime di autorizzazione tutti i
getto attività ovunque espletate che richiedono subappalti di lavori, senza alcun discrimine in
l’impiego di manodopera, quali le forniture con ordine all’entità percentuale dell’importo o della
posa in opera e i noli a caldo”, purché di inci- manodopera, se non inteso come circoscritto

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all’abbreviazione dei tempi connessi agli principi generali che regolamentano la materia,
adempimenti di competenza della stazione ap- esistendo altresì specifici obblighi di legge in
paltante. capo ai soggetti preposti alla conduzione
Viceversa, stando all’interpretazione alternativa dell’appalto, tali da configurare indirettamente
secondo cui – al di sotto di certi limiti economi- dei limiti anche nel ricorso ai sub-contratti (ine-
ci – l’esecuzione di qualsivoglia subappalto renti le forniture con posa in opera ed i noli a
viene sottratto alla preventiva autorizzazione, caldo) non classificabili come subappalti.
risulterebbero ancora più fondate quelle per- [omissis] In particolare, qualora ci si avvalesse
plessità, frequentemente espresse in autorevoli più volte di un identico nolo a caldo nell’ambito
commenti, circa il concreto rischio di elusione dello stesso appalto e tale circostanza non fos-
della norma, ottenuto attraverso il ricorso ad ar- se giustificata da fatti oggettivamente verifica-
tificiosi frazionamenti. bili (quali ad esempio la necessità di eseguire
In base alle suddette considerazioni l’ultimo la relativa lavorazione in fasi temporali netta-
periodo del punto N) della determinazione n. mente distinte – come da previsioni del crono-
27/2002 va interpretato nel senso che incidono programma allegato al contratto – o l’intervenu-
sul 30% dell’importo della categoria prevalente ta approvazione di una perizia di variante che
subappaltabile i lavori ancorché di importo in- reintroduce, in un momento diverso e non pre-
feriore al 2% del contratto o a 100.000 euro vedibile all’atto della consegna dei lavori, le
nonché i sub-affidamenti definiti contratti simi- condizioni per l’ulteriore ricorso ad un nolo a
lari, cioè quelli di fornitura e posa in opera e caldo di cui l’appaltatore si sia già avvalso in
quelli di nolo a caldo di importo superiore al precedenza), risulterebbe pienamente legitti-
2% o – in valore assoluto – a 100.000 euro, e mo, se non addirittura doveroso, che l’ammini-
per i quali il costo della mano d’opera, espleta- strazione appaltante, attraverso i propri organi,
ta in cantiere, sia superiore al 50% dell’importo richiedesse all’aggiudicatario di fornire ade-
del sub-affidamento. guate motivazioni, accompagnate – se del ca-
[omissis] Infatti, l’insussistenza dell’obbligo di so – dalla produzione degli opportuni atti a cor-
autorizzazione preventiva non può ovviamente redo o dalla redazione di nuovi elaborati a mo-
intendersi come assenza di qualsiasi regola e difica ed integrazione di quelli esistenti in pre-
quindi di potestà di controllo da parte degli or- cedenza.
gani dell’amministrazione, poiché – pur man- [omissis] Non è infatti ipotizzabile la fattispecie
cando specifiche indicazioni normative – deve di un ufficio di direzione dei lavori impossibilita-
comunque essere assicurato il rispetto dei to ad esercitare i numerosi controlli che la leg-
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ge gli assegna in ordine alla corretta esecuzio- glie, il costo delle mano d’opera espletata
ne – quantitativa e qualitativa – dei lavori, al ri- in cantiere sia inferiore al 50% dell’importo
spetto dei tempi preventivati, all’aggiornamen- del subcontratto), pur in assenza di un ob-
to del cronoprogramma generale e particola- bligo di autorizzazione, deve comunque es-
reggiato, alla regolarità della documentazione sere assicurato il rispetto dei principi gene-
che testimonia il rispetto degli obblighi nei con- rali che regolamentano la materia. Pertanto,
77
fronti dei lavoratori presenti in cantiere. va riconosciuto ai soggetti preposti alla con-
Analogamente a quanto argomentato per la di- duzione dell’appalto (responsabile unico del
rezione dei lavori, non è pensabile la figura di procedimento, direttore dei lavori, coordina-
un coordinatore per la sicurezza in fase di ese- tore per la sicurezza in fase di esecuzione) il
cuzione che sia di fatto limitato nell’esercizio diritto-dovere di esercitare appieno il ruolo
del delicato ruolo disegnato dal D.Lgs. 14 ago- attribuito in forza di legge, con ciò potendo
sto 1996 n.494 e s.m., a causa della presenza configurare – indirettamente – delle limita-
di operatori diversi – per numero e per qualifi- zioni nel ricorso agli anzidetti sub-affida-
ca – da quelli previsti nel piano di sicurezza e menti.”
coordinamento, il quale ultimo potrebbe a sua L’indirizzo interpretativo comune dato dalle ci-
volta risentire, in misura variabile, dei muta- tate sentenze e pareri, ribadisce come la con-
menti generati per effetto di scelte totalmente dizione di “appalto” non sia applicabile ai con-
‘autonome’ compiute dall’aggiudicatario. tratti di noleggio con operatore ed in tutte quelle
Dalle considerazioni svolte segue che: ipotesi in cui non è possibile rinvenire uno degli
1) omissis elementi tipici del contratto d’appalto e cioè
2) omissis l’autonomia organizzativa, ovvero in tutti quei
3) omissis casi in cui il prestatore risulti essere “mero ese-
4) per tutti i sub-affidamenti che non sono cutore” materiale delle direttive senza alcuna
qualificabili subappalti ai sensi dell’art.18, obbligazione di risultato.
comma 12, della legge 19 marzo 1990, n. Risulta quindi rilevante, ai fini che qui interes-
55 e s. m. (cioè per i contratti similari, aven- sano, la distinzione tra ‘nolo a caldo’ e contrat-
ti ad oggetto prestazioni di fornitura con to di appalto (artt. 1655 c.c. e seguenti), dove
posa in opera e noli a caldo, qualora non in tale ultimo caso l’appaltatore si impegna con
superino le soglie del 2% del contratto o a il committente a compiere un’opera ed a tale fi-
100.000 euro o, qualora superiore a tali so- ne deve organizzare i suoi mezzi di produzione

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ed il lavoro; nel nolo, invece, il locatore mette art. 5) “Nell’ipotesi di prestatori di lavoro nel-
solo a disposizione il macchinario ed, even- l’ambito di un contratto di somministrazione di
tualmente, l’addetto al suo utilizzo, senza alcu- lavoro di cui agli articoli 20, e seguenti, del de-
na ingerenza nella attività produttiva e della creto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, e
sua organizzazione” successive modificazioni, fermo restando
78 In pratica l’impresa che “noleggia” non è pre- quanto specificamente previsto dal comma 5
sente in cantiere con la propria organizzazione dell’articolo 23 del citato decreto legislativo n.
aziendale in quanto essa non è presente con la 276 del 2003, tutti gli obblighi di prevenzione e
sua normale attività, ma ha semplicemente “no- protezione di cui al presente decreto sono a
leggiato” la macchina all’impresa che sta effet- carico dell’utilizzatore”.
tuando i lavori, alla quale aggiunge il lavorato- art. 6) “Nell’ipotesi di distacco del lavoratore di
re, con la sola funzione di operatore del mezzo cui all’articolo 30 del decreto legislativo 10 set-
noleggiato. tembre 2003, n. 276, e successive modificazio-
Qualora, invece, oggetto del contratto fosse ni, tutti gli obblighi di prevenzione e protezione
non il mero noleggio, bensì la realizzazione di sono a carico del distaccatario, fatto salvo l’ob-
lavori in funzione di un effettivo contratto di ap- bligo a carico del distaccante di informare e
palto/subappalto, caratterizzato da un’obbliga- formare il lavoratore sui rischi tipici general-
zione di risultato, dall’assenza del vincolo di mente connessi allo svolgimento delle mansio-
subordinazione, dall’organizzazione in proprio ni per le quali egli viene distaccato....”
con assunzione dei relativi rischi d’impresa, Tale è stato anche l’orientamento della Suprema
senza diretti interventi dispositivi e di controllo Corte, che nella sentenza del 19 dICeMBre
del Committente (quali ad esempio: lavori di 2002, n. 18098, relativa ai requisisti tipici del-
sbancamento, sistemazione di terreni, demoli- l’appalto, ha considerato: “.. deriva la conferma
zione di edifici e simili), la normativa sulla pre- dell’orientamento della giurisprudenza della
venzione infortuni pone a carico dei due im- Corte secondo cui non è lecito l’appalto il cui
prenditori coinvolti nel lavoro, “obblighi di coo- oggetto consista nel mettere a disposizione del
perazione e di coordinamento” delle loro attività committente una prestazione lavorativa, la-
al fine di organizzare ed attuare le misure di sciando all’appaltatore - datore di lavoro i soli
prevenzione infortuni, anche attraverso un’ope- compiti di gestione amministrativa del rapporto
ra di informazione dei lavoratori dei rischi a cui (retribuzione, assegnazione delle ferie, assicu-
sono esposti. razione della continuità della prestazione me-
I “noli a caldo” in cantieri temporanei e mobili diante le opportune sostituzioni), ma senza una
ricadono nel campo di applicazione del Titolo reale organizzazione della prestazione stessa
Iv capo I del d.lgs 81/08 e s.m.i.; sono i casi in finalizzata ad un risultato produttivo autonomo“.
cui il “locatore”, cioè il datore di lavoro dell’o- Si consideri anche la sentenza del giudice del
peratore, ha poteri e competenze per organiz- Lavoro del Tribunale di Trento del 26 gennaio
zare il lavoro del suo dipendente; mentre il 2010, che cita: “..L’illecita interposizione nelle
Cliente/Committente dovrà inserire sia il mezzo prestazioni di lavoro è rinvenibile anche nel ca-
che l’operatore nella sua organizzazione azien- so in cui l’appalto abbia ad oggetto la mera
dale, curando che il primo sia conforme ai re- messa a disposizione di una prestazione lavo-
quisiti di legge e che il secondo sia stato for- rativa, lasciandosi all’appaltatore i soli compiti
mato e addestrato all’uso del medesimo. di gestione amministrativa del rapporto (retri-
dette considerazione confermano che: buzione, assegnazione delle ferie, distribuzio-
• la prestazione principale dell’impresa che ne dei turni di lavoro), ma senza una reale or-
“nola” è quella della messa a disposizione ganizzazione della prestazione stessa finalizza-
del bene; ta ad un risultato produttivo autonomo…”
• la stessa impresa non ingerisce nella atti- In pratica l’impresa che “nola” non è chiamata
vità produttiva e nella organizzazione di chi ad operare in cantiere attraverso la propria or-
svolge effettivamente l’opera; ganizzazione aziendale, e quindi non sarà
• l’attività produttiva è svolta esclusivamente chiamata a chiarire tale organizzazione nel
dall’impresa che ha “nolato” sia la macchi- proprio pOS (piano Operativo di Sicurezza),
na che l’operatore; poiché la stessa non è presente con la sua nor-
• l’operatore del mezzo “nolato” agisce in po- male attività avendo semplicemente “nolato” la
sizione subordinata rispetto al proprietario macchina all’impresa che sta effettuando i la-
Committente e alla direzione dell’impresa vori. Quest’ultima (l’impresa che ha preso a no-
che ha noleggiato il macchinario. lo) è l’unica che risponde dell’obbligazione di
In conclusione, dalla lettura coordinata di quan- risultato e quindi essa integra il lavoratore qua-
to sopra argomentato, la fattispecie del nolo a le operatore del mezzo nolato. L’evidenza della
caldo si potrebbe configurare nell’istituto del valutazione dei rischi e delle misure di preven-
distacco richiamato d.Lgs 81/08 e s.m.i.: zione e protezione della fase di lavoro dell’at-

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roma
trezzatura troverà spazio nel pOS dell’impresa ranzia in relazione ai rischi specifici connessi
esecutrice. all’ambiente di lavoro nel quale essi sono chia-
Come peraltro deducibile dalle conclusioni de- mati ad operare, non esercitando alcuna atti-
rivate dalla sentenza della Suprema Corte del vità produttiva. Quindi, emerge come il “nolo a
giugno 2009, n. 23604 per cui in tema di pre- caldo“ non si possa assimilare al contratto di
venzione degli infortuni sul lavoro, il soggetto ti- appalto/subappalto e che in caso di infortunio,
79
tolare dell’impresa che noleggia macchinari l’azienda che ha dato in noleggio le proprie
(eventualmente mettendo a disposizione anche macchine con un operatore (nolo a caldo) è re-
un soggetto addetto al loro utilizzo) non ha l’ob- sponsabile solo dei danni connessi al funziona-
bligo di cooperare all’attuazione delle misure di mento della macchina e non risponde degli
prevenzione e protezione che l’appaltatore di infortuni o incidenti connessi alla cattiva “orga-
lavori deve adottare in favore dei lavoratori alle nizzazione” dell’impresa esecutrice che ha pre-
sue dipendenze, e pertanto non assume, nei so a nolo la macchina e che possono coinvol-
confronti di questi ultimi, una posizione di ga- gere anche l’operatore della macchina stessa.

ripubblicazione con lista completa degli autori

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Gli approfondimenti

SMART AND TRADITIONAL TECHNOLOGIES


IN COMPARISON: A MULTI-CRITERIA MODEL
FOR EVALUATION OF ENERGETIC
AND ECONOMIC EFFICIENCY OF BUILDINGS
a cura di
Prof. Ing. Donato Morea, Prof. Ing. Domenico Campisi, Dott. Ing. Simone Gitto,
Dott. Ing. Elisa Farinelli, Dott. Ing. Milena D’Alessandris

• Prof. Ing. Donato Morea, Professore a contratto di Economia Applicata all’Ingegneria, Dipartimento di Ingegneria Industriale,
Università degli Studi di Roma Tor Vergata
Presidente della Commissione Project Financing, Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma
• Prof. Ing. Domenico Campisi, Professore ordinario di Ingegneria Economico-Gestionale, Dipartimento di Ingegneria Industriale,
Università degli Studi di Roma Tor Vergata
• Dott. Ing. Simone Gitto, Ricercatore a contratto di Ingegneria Economico-Gestionale, Dipartimento di Ingegneria Industriale,
Università degli Studi di Roma Tor Vergata
• Dott. Ing. Elisa Farinelli, Dottoranda di ricerca in Ingegneria dell’Impresa, Dipartimento di Ingegneria dell’Impresa, Università degli
Studi di Roma Tor Vergata
Componente della Commissione Project Financing, Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma
• Dott. Ing. Milena D’Alessandris, Ingegnere Gestionale, Dipartimento di Ingegneria Industriale, Università degli Studi di Roma Tor
Vergata

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roma
Introduction
More than 190 nations have agreed on the
need to limit fossil-fuel emissions to mitigate
anthropogenic climate change as formalized in
the 1992 Framework Convention on Climate
Change (United nations - Framework Conven-
tion on Climate Change, 2014). A substantial
share of final energy consumption by Italy and
the European Community is taken by the con-
struction industry. On the average, 40% of en-
ergy consumption can be attributed to build-
ings that show great inefficiency due to the loss
of heat because of poor thermal insulation and,
above all, the presence of an inefficient heating
system (European Commission, 2003).
On the Italian territory approximately 13,6 mil-
ion buildings were identified, of which more
than 87% were intended for residential use and
the remaining for non-residential use (hotels,
offices, hospitals, churches, schools, etc.)
(Fouilloux et al., 2015). Of the residential build-
ings, in 2013, over 60% were built before regu-
lation 376 of 1976, which is the first regulation
on energy saving, and of these 25% register ogy heat generators which respect the environ-
annual consumption at a minimum of 160 kilo- ment and reduce the consumption of com-
watt-hour (kWh) for m2 to over 220 kWh per m2 bustibles and electricity (Mourshed and Qud-
(lannutti and Corsetti, 2012). dus, 2009). The market for heat generators of-
Renewable thermal energy sources represent a fers a wide range of products for the heating
fundamental element of the Italian strategy to and distribution of hot sanitary water. The prin-
reach the objectives of ’20-20-20’, thanks to cipal technologies for the production of thermal
their cost efficiency and their widespread ease energy from renewable sources applicable in
of installation. The objective of our Country is in the residential sector were analyzed and com-
effect to develop the production of heat by pared in order to highlight which factors are
means of renewable sources (Stankeviciute necessary in choosing the the most suitable
and Criqui, 2008). technology for satisfying the needs of the user
To stimulate the use of small size renewable (Campisi et al., 2015). However, every decision
thermal energy systems, the Italian Govern-
ment has presented a ministerial decree which
directly subsidizes the installation of dedicated
systems, the so called “Conto Termico” or
“Conto Termale” (Ministerial Decree 28 Decem-
ber 2012). By 2020, the “Conto Termale” alone
will allow reaching the PAn (so called “Piano di
Azione nazionale”) target for thermal energy
renewables at an equivalent of 17% of final
gross consumption, or rather about 10 milion of
tonne of oil equivalent (MTOE), with an overall
commitment to the program of approximately
900 million euro/year, in operation and with
coverage on natural gas rates (maximum in-
crease estimated equal to 2,2% on the cost of
a cubic metro of gas) (Klessmann et al., 2011).
The present work analyses the possible im-
provements in order to guarantee appreciable
energy savings and the reduction of CO2 emis-
sions in single family dwellings. Energy saving
in the construction industry could be pursued
with the integration of active solar panel sys-
tems (solar thermal energy and photovoltaic
system), or by means of adopting high technol-

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roma

82

with more than one attribute consists of four consumption of dwellings and other buildings.
basic elements, i.e. alternatives, criteria, the Every building shows different characteristics;
state of nature (defined below), and outcomes therefore, there is a solution for each building
or consequences. Alternatives are a set of pos- that allows for improvement in thermal comfort
sible options among which the decision maker and reduces energy consumption. Interven-
can choose, while criteria are the attributes tions for energy renovation regard: system,
against which alternatives are compared (Tri- structural, and management characteristics
antaphyllou, 2000). In order to compare solu- (Hartungi and Jiang, 2012). In this case, the
tions offered by the market, a comparative actions directed to reduce the quantity of ener-
model was developed, one which was not limit- gy consumed, and as a consequence the
ed only to the technical characteristics of the emission of pollutants and climate altering gas-
possible alternatives, but which also consid- es, regard the shell of the building a/o the sub-
ered factors that were economic, legislative, stitution of old boilers with high efficiency sys-
and last, but not least in importance, the partic- tems. Acting on the reduction of heat dispersal
ular needs of those who use the building. by means of thermally insulating non-transpar-
A decision making method falls within the cate- ent structures (external walls, attics, base-
gory of Multi Criteria Decision Making Methods ments) and transparent structures (doors and
(MCDMs) if it considers more than one criterion windows) corresponds to obtaining immediate
in the process of choosing an alternative energy and economic savings (Stazi et al.,
(Brugha, 2004; lootsma, 1999). These meth- 2013).
ods have found many applications within the One method for evaluating and promoting sus-
operational research methods especially in Eu- tainable practices in buildings is the applica-
rope. They have been used to help with deci- tion of such rating systems as leadership in
sion making in many fields such as agriculture, Energy and Environmental Design (lEED),
energy, environment and water management, Green Globes, GBTool, and the German Sus-
and transportation (Figueira et al., 2005). tainable Building Council rating system (DGnB
- German Sustainable Building Council, 2014;
Background Fowler and Rauch, 2006). Most rating systems
Energy renovation of buildings is possible focus more on the economic and environmental
thanks to innovative technologies and material dimensions of sustainability, often slighting so-
available today. Together with careful manage- cial sustainability considerations (lehtonen,
ment of solar energy systems, they allow for a 2004).
reduction of up to 40-50% on current energy Some studies have investigated methods to

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reach a more sustainable design through phase of planning and renovation of a resi-
strategic changes in user behavior (lilley, dential building;
2009). In addition, the way decisions are made 3) implementation of the methodology in a real
in a group (consensus vs single leader deci- situation: the methodology presented was
sion making) and its influence on design selec- applied to a real case: a residential building
tion tasks have also been studied (Yang, 2010). in Southern Italy; the typology of the chosen
83
One effective method for enhancing the sus- building represents approximately 38% of
tainability of civil infrastructure projects is the the total number of dwellings present on the
application of decision analysis tools during the national territory (Istat, 2010).
planning and design phases of the building cy-
cle (nikou and Klotz, 2014). ■ Determination of thermal energy requirements
The energy diagnosis was carried out in accor-
Metodology dance with the technical specifications of
This work proposes to acquire data and infor- UnI/TS 11300, the Italian reference for the de-
mation to utilize in the evaluation of the benefits termination of the energy performance of build-
of applying the MCDM model for the purpose ings. Particularly, reference is made to UnI/TS
of selecting the most sustainable decisions and 11300-1 for the determination of thermal ener-
to involve the stakeholder more efficaciously in gy requirements of the building for winter cli-
the process. mate control and UnI/TS 11300-2 for the deter-
The work is structured in 3 principle phases: mination of primary energy requirements and
1) determination of the thermal energy needs for the efficiency of winter climate control and
of the building under study: in order to cal- the production of hot water. The energy evalu-
culate the quantity of primary energy re- ation carried out is of the tailored rating type,
quired to cover the energy needs of the adapted to the user and based on the reading
building, the annual consumption of heating of real consumption (Papadopoulou et al.,
and the production of hot sanitary water are 2013). To correctly identify the operation to car-
examined; ry out, it was necessary to gather information,
2) construction of a comparison model for the such as: identification of the dimensions and
choice of technology: a model of compari- location of the building under examination; use
son based on multi criteria comparative of the building indoor and outdoor climate of
analysis was developed with the intention to the building type of heating system, capacity
propose a framework of reference for the installed and physical characteristics data (for
application of the Multi Criteria Decision example if the area is served by the natural gas
Making Method (MCDM) to decisions in the company).

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The cost of energy consumption maintained for
heating and the production of hot sanitary wa-
ter was extrapolated from invoices a/o bills.
Knowing the primary energy requirements for
climate control of the building, the quantity of
84 CO2 emitted by the existing system is estab-
lished.
The benefit that is derived from the adoption of
energy-efficiency measures is not only ex-
pressed in the reduction of energy consump-
tion and the lack of carbon dioxide emission,
but it can be also assessed in economic terms
(Stephan et al., 2013).

■ MCDM model
In the context of building energy renewal, a
multidimensional decision-making profile is
present (Pohekar and Ramachandran, 2004).
Multi Criteria Decision Making (MCDM) - a well
known decision making process - is based on
the progression of using methods and proce-
dures of multiple conflicting criteria into man- teria. A compilation of modern decision-making
agement planning processes, whereas, Deci- techniques, Multiple Attribute Decision Making
sion Support Systems (DSS) are considered (MADM): Methods and Applications focuses on
powerful tools for decision-making (Hsieh et al., the fuzzy set approach to MADM (Gwo-Hshi-
2004). ung and Jih-Jeng, 2011).
MCDM is widely used in conjunction with Deci- The approach of MADM is that to utilize the
sion-support systems (DSS) by a large number noted information (factual elements) together
of decision makers in variety of fields, such as with judgement expressed by the decision
financial analysis, flood risk management, maker (value elements) to determine a decision
housing evaluation, disaster management and by compromise (best compromise solution), or
Customer relationship management (Umm-e- rather the coherent alternative with the struc-
Habiba and Asghar, 2009). ture of preference. The problem can be formu-
Decision makers are often faced with several lated as follows:
conflicting alternatives. How do they evaluate max F(x) = [f1(x), ..., fk(x)]T
trade-offs when there are more than three crite- s.t. x € X c Rn
ria? To help people make optimal decisions,
scholars in the discipline of multiple criteria de- with:
cision making (MCDM) continue to develop x = vector of decision variables;
new methods for structuring preferences and fj (.) = jth objective;
determining the correct relative weights for cri- X = set of alternatives eligible.

The assignment of weights to the relative as-


sessment criteria serves to establish an order
of importance relative to the latter. From a
strictly technical point of view, the weights rep-
resent the Marginal Rate di Substitution among
the various criteria. The MADM methods assign
the weights to each criteria utilizing the infor-
mation on the importance of the different attrib-
utes in terms of importance (Munda, 2004).
The decision maker provides a weight to every
attribute, to indicate the importance of the at-
tributes themselves. The mechanism for the
definition of the parameters of ranking consists
in the combination of standardized weights and
indicators in respect to every alternative to then
carry out a comparison between the alterna-
tives on the basis of obtained values (li, 2010).

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useful for the system represents the effi-
ciency of a heat generator; zero-max stan-
dardization is used and the value is equal
to 1 if the technology demonstrates a high
level of efficiency and equal to 0 when this
conversion ability is low;
- incentives and detractions (a value of 0 is
assigned if no subsidies are provided for
the technology under examination, a value
of 1 if there are economical incentives for
the technology);
- renewable sources: this factor is consid-
ered when the comparative analysis in-
cludes technologies powered both by com-
bustible fossil fuels and by renewable ener-
gy sources; in this case as well, attribute
evaluation is used;
- flexibility: by flexibility we mean the possi-
bility to integrate the heating system with
other production systems or the ability to
expand it to satisfy new thermal require-
■ Development of a model for the comparison
ments; the evaluation system is discrete
of heating solutions and is of 3 values:
In the establishment of standardization meth- * 0 if the system is not suitable for future
ods necessary for the assignment of points, it expansion;
is done in a way to associate to every criteria a * 0,5 if the system can be expanded over
scale of evaluation with codomain (0,1), with time but demonstrates a limited capacity;
the aim of evening out the weight that the * 1 if the dimensions of the system can be
points have in the establishment of the overall modified;
evaluation of the diverse technologies, bringing - supply: by supply we mean the ease with
to a single evaluation system all of the criteria, which the source materials are found; the
both qualitative and quantitative. values assigned are:
The alternative that the system proposes as a * 1 if the difficulty to supply is zero;
solution will be the alternative which obtained
* 5 if the difficulty to supply is average;
the maximum score.
* 7 if the difficulty to supply is high;
When a private individual decides to carry out
* 9 if supply is not possible.
energy rehabilitation of a building, the main
the method of standardization is of type zero-
critical factors that influence the decision-mak-
min, with codomain (0,1), in which the minimum
ing process are:
- capital cost [for this criteria a zero-min stan-
dardization is used, with codomain (0,1), in
which the maximumum value equal to 1 is
assigned to the alternative which shows the
lower cost];
- volume (zero-min standardization is used ,
in other words the parameter assumes a
value equal to 0 in the case of maximum
encumbrance and equal to 1 in the case of
minimum encumbrance);
- annual operation [the application field is
(0,1) and assumes a value equal to 1 when
the number of hours of operation are maxi-
mum ,otherwise 0];
- useful life (zero-min standardization is used,
in which a point score equal to 1 is as-
signed to the technology with the greater
useful life);
- efficiency: the ability to convert the energy
of the combustibile employed into energy

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value 0 is attributed to the alternative which the multi-criteria analysis to a simple costs/ben-
demonstrates a combustible supply of zero; efits analysis (Brugha, 2004).
- cleanliness of the equipment (the maximum For the values to be inserted as input in the
value is assigned to the alternative that comparative model a discrete evaluation sys-
does not require further measures, other tem was chosen, mainly utilizing a standardiza-
86 than regular maintenance and a value tion of zero-max type for quantitative and ana-
equal to 0 when the daily cleanliness is lytical factors with codomain corresponding to
constant and accurate); the interval (0,1), while for the qualitative fac-
- supply of the generator (for this criteria, an tors discrete and attributional functions were
evaluation scale is adopted with the attrib- adopted with the aim of obtaining a point scale
utes of: with the same codomain.
* 1 if it is automatic; Once a value of importance is attributed to
* 0,5 if it is semi-automatic; each factor, the points relative to each single
* 0 if it is manual); criteria are assigned to every solution. The sum
- carbon dioxdide emission [a continuous of the points that a technology registers in re-
and standardized point scale by means of spect to the different factors could be seen as
zero-min is proposed, with codomain (0,1), an indication of the overall strength of the solu-
in which the alternative with the lowest car- tion in respect to the structure of input drivers
bon dioxide emission is highlighted]. (Damart et al., 2007).
With the aim of assigning suitable rigor and ob-
jectivity to the model, it is necessary to assign Case study: residential building
a scale of values with which to express judge- The property taken as reference for the typolo-
ment on the importance attributed to critical gy “residential” is located in the province of
factors. An importance of null can be assigned lecce, in Southern Italy. The place in which the
to the critical factor and choose not to consider property is located comes under climatic zone
the influence of such a factor in the identifica- C, characterized by a number of degree days
tion of the solution, maintaining however the equal to 1,153. The established period of heat-
control of its bearing on different alternatives. In ing is from the 15th of november to the 31st of
the same way, assigning the maximum critical March for a maximum of 10 hours per day.
value of the evaluation scale one chooses to From this climatic information the maximum
maintain this as a determining criteria for the number of total hours of operation of the heat-
choice, but not discriminate for this. Such dual- ing system (hmax) is calculated:
ity is important in that the assignment of maxi-
mum points to driver costs should not reduce hmax = (15+31+31+28+31)*10 = 1,360 hours
roma
Table 1 - Residential building: input data
Year of building 2014 Heating requirement (KWh/year) 10,000
Climate zone C Electricity requirement (KWh/year) 4,000
Energy requirement for hot water production 87
Heating period 15.11-31.03 2,000
(KWh/year)
Degrees day (°C) 1,153 Efficiency emission (%) 97
Total area (m2) 189 Efficiency distribution (%) 99
Floor area to heat (m )2 159 Total working annual hours heating 1,360
Net volume heated (m3) 447 Regulation efficiency (%) 92

The dwelling is newly constructed and is system must produce just as much primary en-
equipped with an independent heating system ergy Q.
of collector type (8 way) with radiant floor pan- The quantity of primary energy (Q) is given in
els. The dwelling is extended on one floor and the relation:
is subdivided into 11 rooms, of which 5 com-
prise the daytime area and the remaining 6 the Q = (Quseful / ␩global)
night-time area. The overall useful heating sur- with ␩global as the global output of the system.
face area (Su) is equal to 159 m2, which in vol- Output efficiency (␩e): a floor system with insu-
ume is 447 m3. lated panels shows an output efficiency equal
The useful thermal energy needs are equal to to 0.97.
the sum of thermal energy needed for heating Distribution efficiency (␩d): an independent col-
the building and for hot sanitary water. lector system shows an d equal to 0.99.
The ideal annual energy requirements for heat-
ing (Qh) was calculated as follows: Regulation efficiency (␩r): an on-off apartment
Qh = (Qt + Qv - Qs - Qi)= regulator only for room temperature shows an
8,773+1,273+0+0=10,045 kWh/year efficiency ␩r equal to 0.92.
≈10,000 kWh/year The input data is summarized in the following
table 1.
The formula takes into consideration thermal
exchange by transmission (Qt), thermal ex- ■ Analysis of alternatives
change by ventilation (Qv), internal thermal ex- • Heating system with an Liquid Petroleum
change (Qi) and solar thermal exchange (Qs). Gas (LPG) condensing boiler
The thermal energy needs of Qh, equivalent to The use of a condensing boiler powered by
10,000 kWh/year, is the useful energy needed lPG together with radiant heat panels, guaran-
to guarantee a temperature of 20°C in the tees the best energy savings currently avail-
dwelling, the net of renewable energy contribu- able. The condensing boiler differs from tradi-
tion or other means of generation. tional ones because they have a special ex-
The specific annual thermal energy need of the changer that captures the heat of the exhaust
house is 62,89 kWh/m2. fumes in order to take advantage of the latent
The thermal energy required to produce hot heat trapped in the water vapour. The recovery
water for sanitary use (Qhsw) is: of latent heat allows the condensing boiler to
function at a lower operating temperature and
Qhsw =47.9*Su-0,2356*Su=47.9*1590,2356 therefore adopt the radiant floor as a terminal
*159=2,307 kWh/year≈2,000 kWh/year of the climate control system.
The volume of hot water required is convention- According to the calculation methodology of
ally referred to at an output temperature of norm UnI/TS 11300, the production output ( p)
40°C and at an input temperature of 15°C. is 0.95. The global output of the system is
The required useful thermal energy needs for equal to:
heating the building and the production of hot ␩global = (␩p *␩e *␩d *␩r)= 0.95*0.99*0.97*0.92
sanitary water (Quseful) is equal to: = 0.84
The annual quantity of primary energy con-
Quseful = (Qh + Qhsw) = 10,000 kWh/year + sumed or that which is required for winter cli-
2,000 kWh/year = 12,000 kWh/year mate control and hot sanitary water is equal to
To guarantee the quantity Quseful energy, the the relation of the useful thermal energy need
for the global efficiency of the system.

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88

Q = (Quseful /␩global) = 12,000/0.84 The annual quantity of primary energy is equal


= 14,286 kWh/year to:

The price of liquefied Petroleum Gas is 0.92 Q = (Quseful /␩global) = 12,000/0.77


€/litre. = 15,584 kWh/year
The boiler powered by natural gas or condens- The price of gas oil for heating is 1.60 € per
ing lPG is not supported, at this time, by any litre.
subsidies or tax deductables. The conventional gas oil boiler does not benefit
The operational cost (amortization costs, main- from any incentives a/o tax deductions.
tenance costs, annual heating costs, etc.) are The operating expenses are equal to 2,931 €/
equal to 2,430 €/year. year.
The equivalent amount of CO2 emitted by com- The quantity of equivalent CO2 emitted by the
bustible fossil fuels for the production of 14,286 combustible fossil fuel for the production of
kWh/year is: 15,584 kWh/year is:
CO2 (emissions) = (FemLPG * Q) = (0.31 * 14,286) CO2 (emissions) = (FemDIESEL FUEL * Q) = (0.30 *
= 4,428 kg CO2/year 15,584) = 4,675 kg CO2/year
• Heating system using pellets
• Heating system with a gas oil boiler (non The pellet boiler is a heat generator fueled by
condensing) biomass which provides indoor home heating
This technology is by now obsolete but is taken as well as producing hot sanitary water.
into consideration as regards locations where The pellet is an ecological combustible be-
the building is not yet serviced by distribution cause it is made from wood sawdust, whose
of natural gas. combustion is in balance with the environment.
According to the calculation methodology of Biomasses are part of renewable energy sources
norm UnI/TS 11300, the efficiency of a non as the CO2 emitted for the production of energy
condensing gas oil boiler is estimated at an does not represent an increase in carbon dioxide
output equal to 0.87. present in the environment, but the same that
The global efficiency of the system is equal to: plants have first absorbed in development and
returned into the atmosphere at their death by
␩global = (␩p*␩e*␩d*␩r) = 0.87*0.99*0.97*0.92 =
means of normal biodegrading processes of or-
0.77

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ganic substances. The use of biomasses there- distribution, which require much lower tempera-
fore accelerates the return of CO2 into the atmos- tures in respect to old radiators.
phere rendering it newly available to plants. The combination of heat pump and floor sys-
Substantially, these emissions are part of the nor- tems not only guarantees greater residential
mal carbon cycle and are in balance between well-being and lower heating costs, but also al-
CO2 emitted e absorbed. lows the cooling of the dwelling during the hot-
89
According to the calculation methodology of ter months.
norm UnI/TS 11300, the estimated efficiency of However, the heat pump shows some limita-
the biomass boiler is equal to 0.86. tions regarding the generation of hot water for
The global efficiency of the system is equal to: the water and sanitary system. The tempera-
ture of the hot water produced by the current
␩global = (␩p*␩e*␩d*␩r) = 0.86*0.99*0.97*0.92 = technology is quite low. For this reason it is
0.76 necessary to adopt an added system which
The annual quantity of primary energy is equal supplies sanitary water at a higher temperature
to: (60/70°C). Therefore a traditional electric water
heater at a cost of 150 € is proposed.
Q = (Quseful /␩global) = 12,000/0.76 = 15,789 The efficiency of the heat pump has an output
kWh/year efficiency (COP) equal to 3.11%. The global ef-
The price of certified pellets in 15 Kg bags is ficiency of the system is equal to:
0.33 €/Kg.
␩global = (␩p*␩e*␩d*␩r) = 3.11*0.99*0.97*0.92 = 2.75
The operating costs are equal to 1,645 €/anno.
The annual quantity of primary energy is:
• Heating system with a heat pump
Q = [(Qh /␩global ) + Qhsw] = (10,000 /2.75) +
The type of heat pump proposed is the air-wa-
ter pump, which draws heat from outdoor air 2,000 = 5,636 kWh/year
and transfers it to the interior of the environ- The cost of electric energy is assumed to be
ment to be heated. This new technology is par- 0.25 €/kWh.
ticularly indicated for heating systems with floor The operating costs are 1,980 €/year.

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90

The equivalent quantity of CO2 emitted for the The output efficiency (COP) is equal to 3.11%.
production of 5,636 kWh/year is: The global output of the system is equal to:
CO2 (emissions) = (FemELETT. * Q) = (0.4464 * 5,636) ␩global = (␩p*␩e*␩d*␩r) = (3.11*0.99*0.97*0.92) =
= 2,516 kg CO2/year 2.75
• Heating system with heat pump and solar
thermal energy The annual amount of primary energy is:
The low temperature of sanitary water is a criti- Q = [(Qh /␩global ) -Qsol.+Qhsw] = (10,000 /2.75) -
cal and undesirable factor for the user, a prob-
1,455 + 600 = 2,781 kWh/year
lem which can be overcome by installing a so-
lar thermal panel system. The expense paid by the private individual for
The combination of solar thermal energy with the installation of solar thermal energy collec-
the air-water heat pump creates a complete tors is subsidized by the so called “Conto Ener-
thermal energy system and is almost complete- gia Termico” (CET): the Ministerial Decree of 28
ly powered by renewable energy. This solution, December 2012, called “Conto Energia Termi-
furthermore, guarantees coverage of energy co”, is a support program for small size inter-
needs for both environment heating and for the ventions for the production of thermal energy
production of hot sanitary water, without need- by renewable sources and for the improvement
ing to install other auxiliary sources of heat. of energy efficiency. The incentive is substan-
With the aim of carrying out the estimated cost tially a contribution to expenses incurred for the
evaluation for each solution the following hy- realization of the intervention and is given in
potheses were made: annual installments for a variable duration (from
* the solar energy system uses collectors ex- 2 to 5 years) in function of the work carried out
posed southward and inclined 60°; (Gestore Servizi Energetici - GSE, 2015).
* estimate of the capture surface: 1 m2 of The operating costs are 1,583 €/year.
panel every 10 m2 of dwelling. The utilization of solar energy does not involve
In our case, the dwelling has a useful heatable carbon dioxide emissions and the heat pump
surface equal to 159 m2, therefore it calls for an further contributes to reducing them. Therefore
installation of 8 panels of 2 m2. the quantity of equivalent CO2 emitted by elec-
The quota of coverage of the solar thermal en- tricity for the produzione di 5,636 kWh/anno is:
ergy system for heating is 40%.
The quota of coverage of the solar thermal ener- CO2 (emissions) = (FemELETT. * Q) = (0.4464 *
gy system for hot sanitary water is equal to 70%. 2,781) = 1,241 kg CO2/year

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• Heating system with a heat pump and pho- * producibility, average/year, of electrical en-
tovoltaic system ergy from the system is 4,000 kWh/year;
The proposed alternative is an electrical sys- * quota of auto-consumption of the energy
tem in which a photovoltaic system of 3 kilo- produced by the photovoltaic (excluding
watt-peak (kWp) augments the heat pump. The the quota for hot water and heating) equal
excess energy produced by the photovoltaic
91
to 50%;
system is used by the heat pump to guarantee * value of the energy sold to “Gestore Servizi
the heating of the dwelling. The hot sanitary Energetici” (GSE), exchanged on the spot,
water is instead guaranteed by the installation equal to 0.04 €/kWh (Gestore Servizi Ener-
of the electric water heater. getici - GSE, 2015).
In special cases, the photovoltaic system of 3
kWp can produce on average 4,000 kWh per For the heat pump output efficiency (COP)is
year. Pertaining to the region of Puglia, a pro- determined equal to 3.11%. The global output
duction equal to 1,350 kWh is estimated. efficiency of the system is equal to:
The photovoltaic system in question is connect-
ed to the network. This means that a part of the ␩global = (␩p*␩e*␩d*␩r) = (3.11*0.99*0.97*0.92) = 2.75
electrical energy produced is utilized immedi- The annual amount of primary energy is equal
ately and directly to satisfy the consumption of to:
the dwelling in which they are installed, while
the remaining energy is emitted to the national Q =[(Qh /␩global ) - Qsol. + Qhsw] = (10,000/2.75) -
electric network. The selling price of the energy 1,013 + 1,200 = 3,823kWh/year
emitted to the network is not equal though to
the cost of the energy. The operating costs are equal to 1,841 €/ year.
With the aim of carrying out the evaluation of The amount of equivalent CO2 emitted by elec-
estimated annual cost for every solution the fol- tricity for the production of 3,824 kWh/year is:
lowing hypotheses were made:
* basic electrical need, excluding possible CO2 (emissions) = (FemELETT. * Q) = (0.4464 *
consumption for heating, equal to 4000 3,824) = 1,707 kg CO2/year
kWh/year;
* quota of coverage by the photovoltaic sys-
tem for heating equal to 25%; ■ MCDM: evaluation of the alternatives
* quota of coverage by the photovoltaic sys- The heating system most suitable for the user’s
tem for hot water equal to 40%; needs was identified by adapting the multi-cri-
* peak power of 3 kW and 12 photovoltaic teria comparative model which is summarized
system modules; in the following table 2.

Table 2 - MCDM: evaluation of the alternatives


Alternative
HEATING HEATING HEAT PUMP + HEAT PUMP +
CRITERIA LPG HEATING
GAS OIL PELLET
HEAT PUMP
SOLAR HEATING PHOTOVOLTAIC
Investiment cost 5 0,70 3,50 0,69 3,45 0,60 3,00 0,57 2,85 0,00 0,00 0,16 0,80
operating costs 3 0,19 0,57 0,00 0,00 0,54 1,62 0,42 1,26 0,67 2,01 0,57 1,71
renewable energy 1 0,00 0,00 0,00 0,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00 1,00
production 3 0,31 0,93 0,28 0,84 0,28 0,84 1,00 3,00 0,70 2,10 0,60 1,80
efficiency
subsidy 1 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1,00 1,00 0,52 0,52
temperature 2 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1,00 2,00 1,00 2,00 1,00 2,00
reduction
help hot sanitary 4 1,00 4,00 1,00 4,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1,00 4,00 0,00 0,00
water
volume 3 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1,00 3,00 1,00 3,00 1,00 3,00
working life 0 0,80 0,00 0,80 0,00 0,80 0,00 1,00 0,00 1,00 0,00 1,00 0,00
provision 3 1,00 3,00 1,00 3,00 0,50 1,50 1,00 3,00 1,00 3,00 1,00 3,00
cleaning equipment 3 1,00 3,00 1,00 3,00 0,00 0,00 1,00 3,00 1,00 3,00 1,00 3,00
power source 2 0,50 1,00 0,50 1,00 0,50 1,00 1,00 2,00 1,00 2,00 1,00 2,00
co2 emission 2 0,05 0,10 0,00 0,00 1,00 2,00 0,46 0,92 0,73 1,46 0,63 1,26
tot. 5,55 16,10 5,27 15,29 5,22 10,96 9,45 22,03 11,10 24,57 9,48 20,09
tot. 16,10 15,29 10,96 22,03 24,57 20,09

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The solution considered to be the best, and and a return time of about 4 years. With this in-
therefore that characterized by a highest point tervention a reduction of approximately 80% in
analysis, was that of the heat pump and solar combustibles consumption is expected, with
energy system, followed by that of the simple consequent annual savings of 2,111,90 €. Fur-
heat pump and the combination of the heat thermore the dwelling becomes almost energet-
92 pump and the photovoltaic system. The choice ically self-sufficient, which minimizes depend-
that results as the least economical is that of ence on traditional energy sources.
the Pellet, surely because of the difficulty relat-
ed to the supply and modest efficiency. 5. Conclusions
The model proposes, therefore, as the optimum Multi Criteria Decision Analysis methods have
solution, the heating system with the heat pump become increasingly popular in decision-mak-
combined with the solar thermal energy system. ing for sustainable energy because of the mul-
The installation of solar thermal panels com- ti-dimensionality of the sustainability goal and
bined with the heat pump represents the great- the complexity of socio-economic and biophys-
est economic investment among those consid- ical systems. This article reviewed the corre-
ered, but guarantees significant annual savings sponding methods in different stages of multi-

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roma
criteria decision-making for sustainable energy, energy needs with the production of energy
i.e., criteria selection, criteria weighting, evalu- derived from renewable sources. Between the
ation, and final aggregation. The criteria of en- quantity di carbon dioxide per metro squared
ergy supply systems are summarized from (kg CO2/m2) produced in the pre-intervention
technical, economic, environmental and social situation and that of post- intervention of the
aspects (Wang et al., 2009; European Commis- case study, a reduction of 73,44 % is obtained.
93
sion, 2003). The study provides the public decision maker
From the study it was revealed that the use of with an analysis typology that is structured and
combinations of diverse renewable energy complex, regarding the decision making
sources of high efficiency for the production of process that involves the planning and renova-
hot sanitary water a/o the integration of the ex- tion of single family residential buildings, direct-
isting heating system helps the user to reduce ed towards energy efficiency and the reduction
energy expenses and to improve living com- of the consumption of combustible fossil fuels,
fort in the home, and the State to meet the all thanks to a multi-criteria methodology that
binding objectives established by the Euro- correlates different typologies of renewable re-
pean Union and to greater cover the national sources integrated among themselves.

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Dall’Evento
Dott. Ing. Francesco Fulvi

In poco meno di due anni l’Ordine è cambiato molto, gli obblighi normativi e
l’orientamento della professione tecnica hanno reso necessari degli sforzi e
improvvisamente visibili delle opportunità: basta pensare all’aggiornamento
continuo della competenza professionale. Roma da questo punto di vista ha
fatto della necessità una virtù: la necessità è stata quella di affrontare
l’esigenza formativa di una “popolazione” di ingegneri pari a quella di un
piccolo comune italiano, la virtù è stata quella di saper guardarsi allo
specchio e cominciare a sfruttare l’immenso potenziale di competenze ed
esperienza che compone il nostro Ordine professionale.
Non a caso, infatti, molte delle opportunità formative nascono
dall’interazione di professionisti impegnati a vario titolo nel “tessuto tecnico”
di una realtà complessa come quella di Roma, che spesso si trovano e
hanno l’opportunità di confrontarsi in queste stanze. L’Ordine degli Ingegneri
della Provincia di Roma in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria
dell’Università degli Studi Roma Tre, lo scorso maggio ha proposto ai propri
iscritti un seminario tecnico gratuito sul tema dei “Criteri e strumenti per
l’individuazione e l’analisi dei rischi”, riguardante le tecniche qualitative e
quantitative per la stima del rischio ed il documento di valutazione dei rischi.
Nell’ambito del seminario sono state affrontate le tematiche legate ai criteri e
agli strumenti utili alla valutazione dei rischi per i lavoratori, con riferimento
alle problematiche del rumore e delle vibrazioni, nonché del microclima.
Questa opportunità è nata dal reciproco scambio ed impegno che due
eccellenze, quali l’Università e l’Ordine, hanno saputo mettere a frutto.
I risultati che trovano spazio e visibilità su questo Quaderno sono merito di
tanti, in questa occasione è d’obbligo un ringraziamento particolare all’Ing.
Luigi Chiarenza, per i contenuti esposti e qui di seguito riportati, e all’Ing.
Massimo Cerri per la preziosa attività di coordinamento.

Francesco Fulvi
Consigliere
La valutazione del rischio vibrazione
ed i suoi aspetti applicativi
Ing. Luigi Carlo Chiarenza

Ordine degli ingegneri della Provincia di Roma


data 23 maggio 2015
VIBRAZIONI

ELEMENTI CARATTERIZZANTI LE VIBRAZIONI


VIBRAZIONI

CLASSIFICAZIONI IN AMBITO OCCUPAZIONALE

Seminario “La valutazione del rischio Vibrazione ed i suoi aspetti applicativi”


Ing. Luigi Carlo Chiarenza

CLASSIFICAZIONI DELLE VIBRAZIONI IN BASE ALLE FREQUENZE


(SEC. WISNER)
Dall’Evento
DIMENSIONE DEL FENOMENO

MODELLO DEL CORPO UMANO


Dall’Evento Ing. Luigi Carlo Chiarenza

VIBRAZIONI
PATOLOGIE DA VIBRAZIONI

VIBRAZIONI TRASMESSE AL CORPO INTERO (WBV)


Seminario “La valutazione del rischio Vibrazione ed i suoi aspetti applicativi”
VIBRAZIONI TRASMESSE AL CORPO INTERO

VIBRAZIONI TRASMESSE AL CORPO INTERO (WBV)


Dall’Evento Ing. Luigi Carlo Chiarenza

SEGMENTAL VIBRATION
VIBRAZIONI TRASMESSE AL CORPO INTERO (WBV)

Seminario “La valutazione del rischio Vibrazione ed i suoi aspetti applicativi”


VIBRAZIONI TRASMESSE AL SISTEMA MANO-BRACCIO
Dall’Evento Ing. Luigi Carlo Chiarenza
SISTEMA MANO-BRACCIA PATOLOGIE OSTEO-ARTICOLARI

SISTEMA MANO-BRACCIA PATOLOGIE MUSCOLO-SCHELETRICHE


Seminario “La valutazione del rischio Vibrazione ed i suoi aspetti applicativi”
LESIONI VASCOLARI
Dall’Evento Ing. Luigi Carlo Chiarenza

NORMATIVA

NORMATIVA PRECEDENTE
PATOLOGIE DA VIBRAZIONI

Seminario “La valutazione del rischio Vibrazione ed i suoi aspetti applicativi”


NORMATIVA PRECEDENTE

D.LGS 81/2008
Dall’Evento Ing. Luigi Carlo Chiarenza

Seminario “La valutazione del rischio Vibrazione ed i suoi aspetti applicativi”


LE ISO

OBIETTIVI DELLA SORVEGLIANZA SANITARI


NEI LAVORATORI ESPOSTI A VIBRAZIONI
Dall’Evento Ing. Luigi Carlo Chiarenza

GIUDIZIO DI IDONEITÀ LAVORATIVA

Seminario “La valutazione del rischio Vibrazione ed i suoi aspetti applicativi”


VALUTAZIONE DEL RISCHIO

“GIUSTIFICAZIONE ART. 181 COMMA 3


Dall’Evento Ing. Luigi Carlo Chiarenza

VALUTAZIONE DEL RISCHIO

Seminario “La valutazione del rischio Vibrazione ed i suoi aspetti applicativi”


VALUTAZIONE DEL RISCHIO
Dall’Evento Ing. Luigi Carlo Chiarenza

Seminario “La valutazione del rischio Vibrazione ed i suoi aspetti applicativi”


ACCELEROMETRO
Dall’Evento Ing. Luigi Carlo Chiarenza
ACCELEROMETRI TRIASSIALI

VIBROMETRI E ACCELEROMETRI

Seminario “La valutazione del rischio Vibrazione ed i suoi aspetti applicativi”


ESEMPIO DI MISURAZIONE WBV

ESEMPIO DI MISURAZIONE HAV

LE MISURE DI VIBRAZIONI ED I RELATIVI SENSORI


Dall’Evento Ing. Luigi Carlo Chiarenza

Seminario “La valutazione del rischio Vibrazione ed i suoi aspetti applicativi”


Dall’Evento Ing. Luigi Carlo Chiarenza

ESEMPI
ESEMPI DI CALCOLO DI A (8)

Seminario “La valutazione del rischio Vibrazione ed i suoi aspetti applicativi”


LE VIBRAZIONI TRASMESSE AL CORPO INTERO (W.B.V.)

LE VIBRAZIONI TRASMESSE AL CORPO INTERO (W.B.V.)


VALUTAZIONE DELL’ESPOSIZIONE
Dall’Evento Ing. Luigi Carlo Chiarenza

Seminario “La valutazione del rischio Vibrazione ed i suoi aspetti applicativi”


PREVENZIONE

DPI
Dall’Evento Ing. Luigi Carlo Chiarenza
GUANTI ANTIVIBRANTI

Seminario “La valutazione del rischio Vibrazione ed i suoi aspetti applicativi”


PRESTAZIONI DEI GUANTI ANTIVIBRAZIONI

EFFICACIA DEI GUANTI ANTIVIBRANTI SECONDO UNI 10819


Dall’Evento Ing. Luigi Carlo Chiarenza
SOLUZIONI TECNOLOGICHE

Seminario “La valutazione del rischio Vibrazione ed i suoi aspetti applicativi”


SOLUZIONI TECNOLOGICHE

Arch. R. Piano - Auditorium (Roma) Copyright © Moreno Maggi 컄


ORDINE DEGLI INGEGNERI DELLA PROVINCIA DI ROMA
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