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L’EVOLUZIONE DIGITALE
NEL SETTORE DELLE COSTRUZIONI
ISBN 978-88-9385-348-4 UNA TRASFORMAZIONE TECNOLOGICA, POLITICA E SOCIALE
Euro 24,00
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L’EVOLUZIONE DIGITALE
NEL SETTORE DELLE COSTRUZIONI
UNA TRASFORMAZIONE TECNOLOGICA, POLITICA E SOCIALE
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Contributo degli autori: Conceptualization, V.V.; Methodology, V.V.; Validation, V.V.; Inve-
stigation, V.V.; Resources, V.V. and D.M.; Data curation, V.V.; Writing CAP.1 —original draft
preparation, V.V.; Writing CAP.2 —original draft preparation, V.V.; Writing CAP.3 —original
draft preparation, D.M.; Writing CAP.4 —original draft preparation, V.V.; Writing—review
and editing, V.V.; Supervision, V.V.
Le opinioni espresse dagli autori sono strettamente personali e non riflettono necessaria-
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e contrattuali sulla condivisione dei dati dovrebbe essere la chiave per regolare il
flusso di qualsiasi dato industriale, non personale, per uso professionale, in linea
con le norme di diritto privato e la libertà contrattuale.
Va sottolineato che, le soluzioni commerciali proposte dalle diverse imprese richie-
dono non solo eccellenti competenze digitali e una conoscenza approfondita del
settore, ma anche una relazione fiduciaria con gli altri attori, frutto di collaborazio-
ni pluriennali. Per questo, eventuali regole basate sull’obbligo di condivisione dati
senza equo compenso rischiano di non tenere in conto le implicazioni derivanti dal
trasferimento non consensuale dei dati verso potenziali concorrenti e l’impatto che
tale obbligo potrebbe avere sul mercato. Nel concreto, tale scelta rischia di gene-
rare pratiche anticoncorrenziali che potrebbero danneggiare la competitività delle
imprese, nonché di ostacolare gli investimenti nell’innovazione e nello sviluppo.
Il lavoro di Davide Meinero e Valentina Villa cerca di delineare il quadro in cui si
colloca il settore, alla luce delle novità che lo stravolgeranno a breve. Saranno le
tecnologie a guidare la trasformazione digitale o le politiche comunitarie e nazio-
nali? È un cambiamento top-down o bottom-up? A queste domande il volume cerca
di rispondere con un linguaggio preciso e una visione globale e completa rispetto
alla situazione attuale del comparto delle costruzioni.
Il volume è estremamente interessante e utile per la sua capacità di analisi del
presente ma anche e soprattutto per guardare al futuro delle costruzioni con una
visione sistemica e strategica. Un futuro che può portare cambiamenti importanti
se tutti gli attori sapranno cogliere le potenzialità e i valori sottesi di questa nuova
‘era digitale’. In altre parole, come ci ricorda il titolo del volume, il futuro dipende
dalla capacità di integrare gli aspetti tecnologici, politici e sociali. Una grande sfida
per tutti noi.
Riccardo Viaggi
Segretario Generale CECE
2 Legge di Moore in Enciclopedia della Scienza e della Tecnica (2008) di Bruno Riccò -
Treccani.
2000 2003 2006 2009 2012 2015 2018 2021 2024 2027 2030
to più compiutamente nel capitolo 3. In uno di questi studi3, i dati sono stati con-
siderati come l’elemento fondante dell’attuale rivoluzione digitale. La data economy
viene infatti definita come “il valore economico e finanziario creato dall’archiviazione,
dal recupero e dall’analisi - tramite software sofisticati e altri strumenti - di grandi volumi
di dati aziendali e organizzativi altamente dettagliati, a velocità molto elevate”.4
Nella comunicazione Costruire un’economia europea dei dati5 sono stati individuati
alcuni elementi importanti: l’importanza del libero flusso di dati per cogliere le
nuove opportunità legate alla gestione informativa, la necessità di disporre di mec-
canismi di governance per favorire l’emergere di soluzioni innovative e la richiesta
di soluzioni tecniche sempre più specializzate per garantire l’accesso e il facile tra-
sferimento dei dati tra i diversi attori del mercato. Inoltre, vi sono tutte le questioni
relative alla responsabilità e alla “portabilità dei dati non personali, l’interoperabilità
dei servizi per consentire lo scambio di dati e la definizione di appropriati standard tecnici
per l’implementazione della portabilità”6 elementi importanti per una data economy ben
funzionante.
È ormai opinione diffusa che i dati abbiano il potere di trasformare tutti i settori
dell’economia e di migliorare le nostre condizioni di vita e di lavoro. A questo pro-
posito, i dati personali e non personali possono essere una fonte di informazioni
importante per l’innovazione di nuovi prodotti e servizi. Tuttavia, una percentuale
significativa rimane inutilizzata. Diversi studi infatti, tendono a confermare che la
percentuale di dati inutilizzata nelle organizzazioni varia dal 60% (Forrester)7 al
97% (Gartner)8. Se rimangono stoccati e inutilizzati in grandi database il cui accesso
è limitato, non è possibile generare valore aggiunto a beneficio delle aziende e della
società nel suo complesso. Il nostro mondo sta cambiando rapidamente e la compe-
titività futura dipenderà non solo dall’avere a disposizione grandi quantità di dati
nei propri archivi, ma piuttosto dalla capacità di liberare questo immenso potenzia-
le attraverso una maggiore partecipazione bottom-up nella generazione di valore,
(leggasi, accesso e condivisione) così da aumentare livello di ricchezza dell’intero
ecosistema interessato. Un altro grande tema è legato alla proprietà dei dati.
In un recente articolo, Daron Acemoglu, economista al Massachusetts Institute of
Technology, descrive uno scenario che va al cuore della questione: “Il problema oggi
non è solo che le Big Tech sono cresciute fino a raggiungere dimensioni gargantuesche [...]
È che tutti gli altri attori del mercato hanno poca scelta se non quella di rendere i propri pro-
dotti e servizi interoperabili - e quindi dipendenti e subordinati - alle principali piattafor-
me”. Nello stesso articolo sottolinea che “alcune delle più grandi aziende tecnologiche
statunitensi e cinesi rappresentano addirittura i due terzi della spesa globale per lo sviluppo
dell’Intelligenza Artificiale”, per dimostrare che la mancata diversificazione degli in-
vestimenti in ricerca e sviluppo ha un peso enorme “se si considera la potenziale mole
di tecnologie e piattaforme alternative che potrebbero essere altrimenti disponibili”.9
6 Ibidem, pagina 15
7 https://www.forrester.com/blogs/hadoop-is-datas-darling-for-a-reason/
8 https://www.digitalsignagetoday.com/blogs/unused-data-is-a-virtual-goldmi-
ne/#:~:text=Gartner%20also%20reports%20that%20nearly,utilize%20this%20informa-
tion%20is%20massive.
9 Daron Acemoglu, Antitrust Alone Won’t Fix the Innovation Problem, Project Syndicate,
30 ottobre 2020, https://www.project-syndicate.org/commentary/google-antitrust-big-te-
ch-hurdle-to-innovation- by-daron-acemoglu-2020-10?barrier=accesspaylog
10 Per valori si intendono quelli sanciti dai trattati dell’UE e dalla Carta dei diritti fonda-
mentali dell’uomo.
11 COM(2014)14 final, Per un rinascimento industriale europeo, pagina 3.
12 Sigla dell’Unione europea (UE) composta da 27 paesi (Belgio, Bulgaria, Repubblica ceca,
Danimarca, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Cipro, Let-
tonia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Malta, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Portogallo,
Romania, Slovenia, Slovacchia, Finlandia, Svezia), al 1º febbraio 2020. (Il Regno Unito ha
lasciato l’UE il 31/1/2020).
13 Eurostat, Commercio internazionale di beni, https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-
explained/index.php/International_trade_in_goods
14 Per ulteriori informazioni, si consiglia di visitare il sito web: https://ec.europa.eu/trade/
policy/eu- position-in-world-trade/
rapida crescita e che passerà da 33 zettabyte nel 2018 a 175 zettabyte nel 202515 a
causa della massiccia diffusione e adozione delle tecnologie digitali in ogni aspetto
della nostra vita. Se in passato i dati erano confinati nei laboratori delle comunità di
ricerca, oggi non è più così. Al contrario, sono sempre più sparsi in tutta la società,
soprattutto a causa dell’aumento massiccio delle tecnologie IoT (Internet of Things)
e dei dispositivi intelligenti (ad esempio i telefoni cellulari). Secondo alcune stime, il
numero di sensori connessi a Internet dovrebbe aumentare drasticamente fino a 150
miliardi nei prossimi anni, mentre il tempo di raddoppio (ovvero il tempo necessario
per raddoppiare tutta la quantità di dati prodotti nella storia dell’umanità fino a un
certo punto) dovrebbe ridursi a 12 ore entro il 2025 rispetto ai valori del 2017, dove
era calcolato in un anno. I dati sono considerati “la linfa vitale dello sviluppo economico
[...] e la base per molti nuovi prodotti e servizi”16. Il loro uso strutturato porterà benefici
sostanziali all’economia e alla società nel suo complesso. Ci sono due caratteristiche
che rendono i dati un bene non comparabile con nessuno di quelli trattati finora in
economia. Innanzitutto, possono essere replicati a costo quasi zero e, seconda pecu-
liarità, il loro utilizzo da parte di una persona non impedisce l’uso simultaneo da
parte di un’altra persona o organizzazione. Per queste ragioni si dice che i dati sono
un bene economico non rivale, il che significa che possono essere utilizzati da molti
individui (o organizzazioni) contemporaneamente e per un numero infinito di vol-
te17. Pertanto, al fine di generare vantaggi economici e sociali “I dati dovrebbero essere
messi a disposizione di tutti, pubblici o privati, dalle piccole medie imprese (PMI) o dalle
start-up alle grandi aziende”.18
Riprendendo l’aspetto più rilevante della data economy in primo luogo è necessa-
rio affrontare il tema delle dimensioni. Come indicato nel Final Study Report: the
European Data Market Monitoring Tool “il valore dell’economia dei dati dell’UE-27 era
di quasi 325 miliardi di euro nel 2019, pari al 2,6% del PIL. La stessa stima si prevede che
aumenterà a oltre 550 miliardi di euro entro il 2025, e sarà pari al 4% del PIL complessivo
dell’UE”.19 Come illustrato in apertura al capitolo, il volume di dati prodotto nel
mondo è in rapida crescita, sollevando così nuove sfide per la loro archiviazione,
cura, manutenzione e gestione. Secondo uno studio pubblicato sull’International
Journal of Scientific Research in Computer Science, nel 2025 il numero totale di dispo-
sitivi connessi nel mondo raggiungerà circa 75 miliardi rispetto ai 30 miliardi del
202020, determinando così un aumento della produzione negli anni a venire.
Altro elemento caratterizzante è la loro natura. I dati sono spesso considerati il
nuovo petrolio dell’era digitale, nel senso che “[...] proprio come il petrolio è la base
di molte attività industriali, i dati sono ora diventati l’input di molti servizi e industrie
17 Charles I. Jones e Christopher Tonetti, Nonrivalry and the Economics of Data, American
Economic Review 2020, 110(9): 2819-2858 (https://christophertonetti.com/files/papers/Jone-
sTonetti_DataNonrivalry.pdf)
18 COM/2020/66 final, Una strategia europea per i dati, pagina 2.
19 Building a data economy - https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/news/buil-
ding-data-economy-brochure. Le stime tengono già conto della flessione economica causata
dalla crisi COVID-19, ma potrebbe esistere ancora un certo margine di errore.
20 T. Alam, A Reliable Communication Framework and Its Use in Internet of Things (IoT),
International Journal of Scientific Research in Computer Science, Engineering and Informa-
tion Technology, maggio 2018.
21 S. Kumar, Sree, et al. L’economia dei dati: Implications from Singapore, Routledge, 2018,
pagina 7
22 JRC Digital Economy Working Paper 2018-09, The impact of data access regimes on
artificial intelligence and machine learning, Bertin Martens, pagina 11.
23 Ibidem, pagina 9.
24 Ibidem.
25 Considerata la complessità della questione, non dovrebbe sorprendere che l’argomento
coinvolga una varietà di campi diversi dell’economia e della teoria giuridica, dalla concor-
renza ai diritti di proprietà intellettuale.
26 S. Kumar, Sree, et al. The Data Economy: Implications from Singapore. Routledge, 2018,
pagina 8.
27 Ibidem.
28 Ibidem, pagina 15.
tre anche i servizi un tempo altamente professionali [...] vengono invasi dall’Intelligenza
Artificiale (IA), che può setacciare masse di big data per identificare modelli importanti,
precedenti e tendenze immediate. Il cambiamento è essenzialmente verso una nuova classe
di lavori ad alta intensità di conoscenza, che richiede competenze creative e quantitative”.29
A sua volta, questo significa anche che i giganti della tecnologia potrebbero ero-
dere sempre più la quota di mercato tradizionalmente occupata da altri settori,
grazie alla loro maggiore capacità di discretizzare e automatizzare i processi e di
offrire nuove soluzioni basate sulla data science. A questo proposito, potremmo
aspettarci la graduale ascesa di nuovi business “ibridi” in grado di mettere insie-
me le competenze delle industrie ad alta intensità di capitale (ad esempio, set-
tore automobilistico, beni strumentali, macchinari per l’edilizia) e le conoscenze
informatiche,30 per affrontare le sfide e soddisfare le esigenze del mercato nella
nuova società digitalizzata. Come abbiamo visto all’inizio della discussione, la
velocità del cambiamento è impressionante e i governi potrebbero arrivare in
ritardo o non riuscire a cogliere il quadro generale e a comprendere appieno
le dimensioni e l’impatto degli attuali processi rivoluzionari legati all’adozione
delle tecnologie digitali.
Un aspetto che sta emergendo in questo contesto è la tendenza alla platformisation
che è direttamente collegata al fenomeno della digitalizzazione e che è anche og-
getto di alcuni significativi progetti finanziati dall’UE. Poiché manca ancora una
definizione comunemente riconosciuta di platformisation, si adotta un approccio
neutrale definendola come “l’introduzione e l’adozione di piattaforme digitali a livello
industriale e il conseguente impatto delle stesse sui modelli di business”. Non limitiamo
quindi l’interpretazione alla dimensione aziendale sapendo bene che, a causa della
natura ecosistemica delle piattaforme, esse si estendono ben oltre i confini delle
singole organizzazioni, trovandosi al centro di complesse reti di relazioni tra vari
stakeholder.
Insieme all’uso di piattaforme, molte sono le tematiche che aprono nuovi orizzonti.
Ad esempio, la data economy che, generalmente, non viene trattata come argomento
in sé, ma come parte di una discussione più ampia su altri aspetti direttamente
collegati, come i Big Data, la sharing economy, la privacy e la gestione dei dati
personali, l’etica dei social media, solo per citarne alcuni. Modificando la ricerca
per parole chiave, per indagare la tendenza alla platformization, emergono aspet-
ti rilevanti come la co-evoluzione dell’architettura delle piattaforme, dei servizi e
della governance,31 l’importanza delle piattaforme come luoghi di mercato32, i nuo-
vi modelli di business legati all’adozione delle piattaforme digitali con un focus
su alcuni settori specifici,33 il potenziale di tali piattaforme per affrontare le sfide
sociali,34 e l’interazione delle piattaforme digitali con altre tecnologie digitali di-
rompenti come la blockchain,35 per citarne solo alcuni. Tutti questi aspetti sono
molto importanti per una migliore comprensione della digitalizzazione e verranno
approfonditi nel dettaglio nel prossimo capitolo. Pertanto, possiamo dire che nella
discussione più ampia sull’economia dei dati, l’elemento piattaforma rappresenta
un fattore abilitante altamente rappresentativo. Per il momento però, ciò che conta
davvero, è stabilire innanzitutto un quadro chiaro per definire le caratteristiche es-
senziali dell’economia dei dati (e delle piattaforme), in particolare ciò che la rende
unica rispetto ad altri tipi di economia (ad esempio, l’economia digitale). Questo
quadro è di fondamentale importanza per comprendere i fondamenti della digita-
lizzazione, nelle sue linee più trasversali, indipendentemente dal settore.
31 Marin Jovanovic, David Sjödin, Vinit Parida, Co-evoluzione dell’architettura della piat-
taforma, dei servizi della piattaforma e della governance della piattaforma: Expanding the
platform value of industrial digital platforms, Technovation, 2021
32 D. Mourtzis, J. Angelopoulos, N. Panopoulos, A survey of digital B2B platforms and
marketplaces for purchasing industrial product service systems: A conceptual framework,
Procedia CIRP, Volume 97
33 Néstor Duch-Brown, Fiammetta Rossetti, Digital platforms across the European regio-
nal energy markets, Energy Policy, Volume 144, 2020.
34 Shantanu Mullick, Néomie Raassens, Hans Haans, Edwin J. Nijssen, Ridurre gli sprechi
alimentari attraverso le piattaforme digitali: A quantification of cross-side network effects,
Industrial Marketing Management, 2020
35 Aneesh Zutshi, Antonio Grilo, Tahereh Nodehi, The Value Proposition of Blockchain Te-
chnologies and its impact on Digital Platforms, Computers & Industrial Engineering, 2021.
36 Kumar, Sree, et al. The Data Economy: Implications from Singapore. Routledge, 2018,
pagina 8.
37 Questo tema è stato ampiamente discusso in una serie di dibattiti trasmessi da France
Culture, come Concurrence: l’Europe passe à l’offensive? , Régulation des Gafa: l’Europe
a-t-elle les moyens de ses ambitions?, Numérique: comment l’Europe peut-elle réguler les
GAFAM? Che ha visto la partecipazione di numerosi studiosi ed esperti di spicco.
38 Ufficialmente regolamento (UE) n. 2016/679, è un regolamento dell’Unione europea in
materia di trattamento dei dati personali e di privacy. Con questo regolamento, la Commis-
sione Europea si propone come obiettivo quello di rafforzare la protezione dei dati persona-
li di cittadini dell’Unione europea (UE) e dei residenti nell’UE, sia all’interno che all’esterno
dei confini dell’UE, restituendo ai cittadini il controllo dei propri dati personali, semplifi-
per altri Paesi, come spiegato nel capitolo 3. Allo stesso tempo, c’è ancora molto da
decidere nell’area dei dati non personali, che chiaramente aumenteranno in modo
esponenziale vista l’adozione delle tecnologie digitali, anche nel settore delle co-
struzioni.
In questo senso, la strategia dell’UE assegna ai governi e alle amministrazioni pub-
bliche, nel loro ruolo di principali utenti e fornitori di dati, un ruolo importante nel
“dare l’esempio”, in modo da incentivare una condivisione dei dati protetta, sicura
ed equa tra le parti, soprattutto per il raggiungimento di risultati a favore del bene
comune. Dal punto di vista dell’impatto, le competenze e la cultura organizzativa
ne saranno profondamente influenzate. Da un lato, la crescente necessità di di-
sporre di dipendenti con un elevato livello di competenza in materia di algoritmi,
codifica e scienza dei dati richiederà maggiori competenze scientifiche e ingegne-
ristiche ad alta intensità di conoscenza. Queste competenze saranno richieste non
solo in aree tecniche, ma anche per “inquadrare le decisioni agendo come consulente
sui tipi di analisi da fare e comunicandole in modo comprensibile ad altri nella gerarchia
aziendale a un certo livello ed essere in grado di comprendere il business e le sue richieste in
modo che i risultati possano essere adattati ai requisiti della strategia, della finanza e delle
operazioni a un altro livello”.39 D’altra parte, anche la cultura organizzativa ne sarà
profondamente influenzata. Nuovi metodi come una maggiore delega, strutture
organizzative piatte basate sulla cooperazione orizzontale tra diversi gruppi mul-
tidisciplinari, una maggiore cultura dell’assunzione di rischi e un approccio all’a-
zione più orientato ai risultati, più tipici degli ambiti legati a Ricerca e Innovazione
(R&I), sono ora sempre più considerati come caratteristiche essenziali per la nuova
economia dei dati (come illustrato nel capitolo 4).
In conclusione, la nuova economia dei dati è caratterizzata dall’adozione di piat-
taforme digitali per la gestione e lo scambio dei dati. In questo contesto, la piatta-
cando il contesto normativo che riguarda gli affari internazionali, unificando e rendendo
omogenea la normativa privacy dentro l’UE. Il testo affronta anche il tema dell’esportazione
di dati personali al di fuori dell’UE e obbliga tutti i titolari del trattamento dei dati (anche
con sede legale fuori dall’UE) che trattano dati di residenti nell’UE ad osservare e adempie-
re agli obblighi previsti.
39 Kumar, Sree, et al. The Data Economy: Implications from Singapore. Routledge, 2018,
pagina 24
forma è intesa come un ecosistema digitale che connette, oggetti e aziende, attra-
verso uno scambio continuo e costante di dati. La platformization crea relazioni di
supporto tra aziende, partner, professionisti e clienti, supporta la condivisione dei
dati e la creazione di nuovi prodotti e servizi e di nuove soluzioni innovative grazie
ad analisi avanzate e all’elaborazione dei dati in grado di dare un senso alla com-
plessità, unisce le competenze e favorisce la partecipazione dei clienti ai progetti,
aumentando i profitti e generando effetti di rete.
In questo senso, l’interconnessione elevata e senza soluzione di continuità tra le
parti può potenzialmente sfumare i confini delle organizzazioni, aprendo così la
strada all’adozione di modelli di business nuovi e inclusivi che favoriranno la cre-
azione di un maggiore valore condiviso.
60
Settore manifatturiero
Settore delle costruzioni
Produttività in % dell’UE-28
40
20
Figura 4 – Andamento della produttività nel settore manifatturiero e nel settore delle
costruzioni. (Fonte: Analisi del CCR basata su dati OCSE)
49 addetti) e le grandi (50 addetti e oltre) hanno quote contenute (4% e 0,3%. La
dimensione media si attesta quindi sui 2,7 addetti ad impresa, molto ridotta se
confrontata ai 10 addetti per l’industria in senso stretto e ai 3,4 per i servizi. Il set-
tore delle costruzioni risulta inoltre caratterizzato da una elevata quota di imprese
con volumi d’affari molto ridotti. Quasi il 90% del tessuto produttivo, ovvero oltre
440mila realtà, ha un fatturato inferiore ai 500mila euro.
Tra la crisi del 2008 e il 2019, sono scomparse dal mercato ben 143mila imprese
di costruzioni (7.600 solo tra il 2017 e 2018), pari ad una flessione percentuale del
22,6%, di cui, la maggior ricadenti nella classe 10-49 addetti o con un numero di
addetti compreso tra i 2 e i 9. Questo ha portato a un profondo cambiamento della
realtà produttiva, dove le realtà singole, hanno acquisito una maggior quota di
mercato, passando dal 54,5% del 2008 al 63,1% del 201842.
Nonostante la numerosità dei lavori e il volume d’affari del settore edile, in aumen-
to in questi ultimi anni, non si rileva una miglioria in termini di livello di produt-
tività, che è rimasto stagnante rispetto ad altri settori, come quello manifatturiero.
Questi risultati sono anche dovuti al livello di digitalizzazione molto basso rag-
giunto: solo il 7,7% delle imprese, infatti, ha un indice di intensità digitale alto o
molto alto43 mentre il 70% delle imprese edili dedica meno dell’1% dei propri ricavi
agli investimenti in innovazione, in particolare alla digitalizzazione.44
Allo stesso tempo, il settore delle costruzioni ha uno dei maggiori effetti di tra-
scinamento economico: secondo McKinsey45 ogni dollaro di PIL delle costruzioni
rappresenta un beneficio aggiuntivo di 2,86 dollari per l’economia. Pertanto, anche
un lieve cambiamento nel settore può potenzialmente generare un enorme impatto
sull’economia generale. A questo proposito, la trasformazione digitale rappresen-
ta un fattore potenzialmente dirompente per aumentare la produttività e favorire
la crescita economica. Alcuni studiosi ritengono che il settore delle costruzioni, a
causa delle sue dimensioni e della sua struttura, nonché della sua produzione e del
suo contributo all’occupazione nel Paese e alla qualità della vita ha il potenziale
per produrre un sostanziale “effetto moltiplicatore”, di conseguenza il settore delle
costruzioni può essere considerato un regolatore economico (Figura 5).46
Ma non è solo la spinta digitale che chiede un aggiornamento complessivo. Come
identificato nel World Economic Forum del 2016 l’aumento dell’urbanizzazione e
le sfide al cambiamento climatico vedono il settore delle costruzioni come player
centrale. Per rispondere a quest’ultimo punto, oltre all’introduzione di nuovi ma-
teriali, nuovi standard di efficientamento energetico e nuovi approcci progettua-
li, un contributo significativo viene dall’adozione di tecnologie atte a monitorare
e gestire gli edifici tramite algoritmi di intelligenza artificiale (IA). L’adozione di
strumenti di Building Management System (BMS), gli edifici SMART, i sistemi IoT
€203,5 Mrd ingressi intermedi totali + €57,3 Mrd salari + €71,7 Mrd €333,7 Mrd
affitti + €1,3 Mrd tasse = uscite vendute
Figura 5 – Collegamenti tra il settore delle costruzioni e gli altri settori produttivi
(Fonte: KPMG 2021)
per la raccolta dei dati in tempo reale possono creare sistemi di controllo adatti-
vi, dove l’edificio risponde in modo opportuno all’ambiente, gestendo l’energia in
modo ottimale.
L’industria delle costruzioni può potenzialmente beneficiare della rivoluzione di-
gitale a vantaggio di alcune tematiche attualissime per il settore, quali l’efficienza
energetica e l’uso intelligente delle risorse. Il 28 luglio 2022 abbiamo già esaurito la
biocapacità del nostro pianeta. Il Global Footprint Network misura l’impronta eco-
logica e calcola ogni anno l’Overshoot Day, dichiarando che “gli esseri umani utiliz-
zano tante risorse ecologiche quanto se vivessero su 1,75 Terre”. L’impatto che ha l’edili-
zia su queste tematiche è decisivo e un’inversione delle tendenze attuali in merito
a utilizzo e spreco di risorse avrà delle conseguenze immediatamente riscontrabili
per la società. L’Unione Europea produce più di 2,5 tonnellate di rifiuti ogni anno
e la percentuale più alta proviene dal settore delle costruzioni. Riprendendo alcuni
numeri dai report inglesi: “il settore rappresenta circa il 50% di tutti i materiali estratti”
ed “è responsabile di oltre il 35% della produzione totale di rifiuti dell’UE”. Inoltre, “la
fabbricazione di prodotti da costruzione, così come la costruzione e la ristrutturazione di
edifici, si stimano siano responsabili circa del 5-12% delle emissioni totali di gas serra a
livello nazionale”.47
In questi ultimi anni si sta cercando di adottare un nuovo modello di economia che
passi da un modello lineare a uno circolare per affrontare le sfide di oggi. La Ellen
MacArthur Foundation ha definito l’economia circolare (CE) come “affrontare le
sfide globali come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, i rifiuti e l’inquina-
mento. Si basa su tre principi, guidati dal design: eliminare i rifiuti e l’inquinamento, far
circolare prodotti e materiali (al loro massimo valore) e rigenerare la natura.”48 Esistono
diversi modi per adottare la CE, ma l’idea alla base è quella di creare un processo
di produzione che permetta di utilizzare i materiali esistenti il più a lungo possi-
bile. Il LifeCycle Assessment (LCA) di un prodotto permette, infatti, di valutare in
modo analitico e sistematico l’impronta ambientale lungo il suo intero ciclo di vita.
L’uso di strumenti digitali per la valutazione dinamica degli scenari di interven-
to, è di grandissimo supporto per la fase decisionale ma la trasformazione digita-
47 https://ec.europa.eu/growth/industry/sustainability/built- environment_en
48 https://www.europarl.europa.eu/news/en/headlines/society/20180328STO00751/eu-wa-
ste-management-infographic-with-facts-and-figures [02.11.2022]
le nel settore delle costruzioni è un fenomeno ancora recente, e come tale è stato
esplorato solo parzialmente. Se nella fase di progettazione è consolidato l’uso di
strumenti digitali per il disegno, la gestione dei budget e delle risorse, nella fase di
costruzione tutto ciò è ancora molto lontano. Gli indirizzi europei sulla valutazione
dell’LCA portano invece ad avere sempre più strumenti di controllo in ogni fase,
compresa la gestione, manutenzione, ristrutturazione e dismissione. Solo l’uso di
piattaforme tecnologiche strutturate può permettere di modellare, simulare e valu-
tare più scenari avendo la possibilità di visualizzare gli effetti di ogni scelta tecnica
nel futuro. La valutazione dell’impatto ambientale sul ciclo di vita è uno dei fattori
dirimenti che spiegano quanto può essere utile e urgente attivare la trasformazione
digitale del settore.
Anche sul fronte della sicurezza ci sono dei dati significativi: secondo EURO-
STAT42 nel 2018 il settore delle costruzioni ha rappresentato un quinto (20,5%) di
tutti gli infortuni mortali sul lavoro nell’UE-27 e l’11,6 degli infortuni non mortali.
A questo proposito, l’adozione di soluzioni digitali innovative può modificare ra-
dicalmente questi traguardi in positivo, contribuendo così a migliorare le condi-
zioni ambientali e sociali, nonché l’immagine complessiva del settore, che tende
ancora a essere visto come sporco e pericoloso, il che a sua volta lo rende meno
attraente per le giovani generazioni e le donne. In questo senso, le tecnologie digi-
tali applicate dovrebbero apportare un notevole miglioramento per ciascuno dei
punti sopra citati.
Un’altra sfida per il settore è data dall’aumento dell’urbanizzazione e dall’aumento
costante della popolazione mondiale. Le persone in tutto il mondo tendono a mi-
grare dai villaggi e dalle campagne alle città e alle aree urbane; le Nazioni Unite
stimano che il 66% della popolazione mondiale vivrà in aree urbane entro il 2050.
Più di 8 miliardi di persone popolano il pianeta, “dall’inizio del tempo sulla Terra
all’inizio del XX secolo, la popolazione del pianeta è cresciuta da zero a 1,6 miliardi. Poi,
grazie a molti fattori, la popolazione è aumentata fino a 6,1 miliardi in soli 100 anni, il che
equivale a quadruplicare il numero di esseri umani in un periodo relativamente breve”, il
che crea una sovrappopolazione che necessita di maggiori risorse e aumenta i gas
serra.49 È essenziale raggiungere soluzioni sostenibili dal punto di vista ambienta-
49 Mayer, Melissa. “What Are Environmental Problems Due to Population Growth?” scien-
cing.com, https://sciencing.com/environmental-problems-due-population-growth-8337820.
zioni soffre di alcune criticità croniche. Prima fra tutti l’estrema frammentazione:
il ciclo di vita delle costruzioni è suddiviso in tante fasi, associate a tanti specia-
listi che operano in svariate discipline. L’implementazione della trasformazione
digitale deve quindi tener conto del coordinamento e della successione di diversi
stakeholder, considerando peraltro la conflittualità che spesso emerge. Il secondo
punto è dato dalla costruzione intesa come prototipo. Sembra ormai ridondante
questo concetto ma l’unicità non è data solo dalle tecnologie scelte e dalle geome-
trie e forme del progetto ma quanto più dalla conformazione dei team, dalle perso-
ne coinvolte, dalle strutture di governance e di leadership presenti, che cambiano ad
ogni nuovo progetto. Questa veloce successione di figure professionali, che hanno
anche obiettivi e scopi diversi, in relazione al loro ruolo nel processo, porta ad
avere tempistiche limitate di partecipazione dei singoli, pertanto i processi di as-
sestamento, comunicazione e collaborazione non trovano lo spazio necessario per
diventare davvero efficaci. Nel settore delle costruzioni è anche particolarmente
difficile adottare degli standard condivisi: nei casi di grandi committenze o grandi
aziende, che hanno creato negli anni una filiera consolidata e forte, difficilmente si
seguono processi standardizzati, quanto, piuttosto, si preferiscono sistemi perso-
nalizzati sui processi interni.
Questi fattori sono l’ostacolo principale che ci troviamo a fronteggiare per lo svi-
luppo di soluzioni digitali applicabili a più realtà o più progetti. Finché i singoli
team, o addirittura le singole unità aziendali, svilupperanno le proprie soluzioni
digitali, senza coordinarsi con gli altri, con il solo fine di velocizzare delle proce-
dure ripetitive con un piccolo impatto sul processo complessivo, la trasformazione
digitale rimane una meta lontana e inarrivabile. A queste criticità si aggiungono
dei limiti culturali: in generale chi si occupa di edilizia non ha un’apertura verso
aspetti innovativi legati al computer e al digitale, anzi, al contrario più frequente-
mente si ritrovano resistenze dovute ad aspetti tradizionali radicati. Sia a livello
dirigenziale che sia per tutti gli operatori, serve tempo per assorbire con la giusta
calma la nuova mentalità di condivisione, la logica di gestione informativa di tutti
gli aspetti del progetto e della costruzione e per far fronte a questo nuovo mondo
in continua evoluzione.
Al settore si richiede di rivolgere lo sguardo verso il mondo dell’informatica, finora
relegato ad aspetti marginali e secondari. Per questo serve capire quali figure pro-
fessionali assorbire in azienda per trovare i talenti giusti che riescano a guidare la
51 Digitalising the construction sector - Unleashing the potential of data with a value chain
approach, CECE, gennaio 2019, pagina 11
Progettazione e Aumento
pianificazione dell’efficienza
intelligente e della produttività
Impatto
Metodi di
Efficienza
fabbricazione
energetica
innovativi
52 Per un quadro più dettagliato del rapporto tra le tecnologie e i compiti citati nell’imma-
gine, si rimanda alla tabella della ricerca del CECE a pagina 12.
settore è tutt’altro che facile53, la maggior parte dei protagonisti del settore ten-
de a concordare sul fatto che potrebbe portare cambiamenti positivi significativi.
Secondo il Boston Consulting Group, entro 10 anni la digitalizzazione su larga sca-
la potrebbe aiutare il settore a risparmiare circa il 12-20%, pari a una cifra compresa
tra 1.000 e 1.700 miliardi di dollari all’anno a livello globale.54
In particolare, può contribuire a migliorare i livelli di produttività e ad incremen-
tare le prestazioni, portando così a una maggiore qualità offerta e a margini econo-
mici e competitività più elevati. Infatti, le tecnologie digitali possono generare gua-
dagni in termini di riduzione dei costi, miglioramento della qualità e nuovi servizi.
Inoltre, l’adozione di nuove tecnologie può diventare un elemento di attrazione di
nuova forza lavoro, oltre a contribuire a una maggiore sostenibilità ambientale e
alla sicurezza dei lavoratori (ad esempio, attraverso l’automazione di compiti più
pericolosi).
Tra i principali fattori che spingono alla digitalizzazione del settore c’è sicuramente
la necessità di ridurre i costi e aumentare la produttività. È opinione comune che
esista una grande differenza tra grandi, piccoli e medi operatori: i primi sono più
consapevoli dei vantaggi delle tecnologie digitali e hanno i mezzi (sia in termini
di risorse finanziarie che umane) per sostenere i costi della trasformazione digita-
le e spingere per una maggiore integrazione delle tecnologie digitali nei processi
aziendali.55 Ciò è particolarmente importante negli ecosistemi edilizi complessi
che richiedono un maggiore livello di integrazione tra tutti gli attori. I potenziali
risultati in termini di maggiore efficienza delle risorse portano inesorabilmente a
margini potenzialmente più elevati. Inoltre, l’uso delle tecnologie digitali consente
di offrire prodotti e servizi altamente personalizzati con un maggiore valore ag-
giunto, aumentando così la fidelizzazione dei clienti. Le grandi aziende possono
innescare un effetto trickle-down e promuovere una maggiore digitalizzazione del
settore, perché sono consapevoli che i benefici di alcune tecnologie (ad esempio il
53 Gli intervistati sono scettici nel fornire numeri precisi perché ritengono difficile isolare
il fattore digitale puro da altri elementi dell’ecosistema in cui le aziende operano, come lo
sviluppo del mercato, il fattore competenze, le istituzioni, ecc.
54 6 modi in cui l’industria delle costruzioni può costruire per il futuro, Boston Consulting
Group, World Economic Forum, 2018.
55 ECSO, Digitalisation in the construction sector, Analytical Report, aprile 2021.
BIM) possono essere colti appieno solo se tutte le aziende della catena del valore
lo diventano parzialmente o completamente digitalizzate. In questo senso, sono
interessati a offrire ai piccoli operatori assistenza e formazione personalizzate per
accelerare il processo.
Mentre i grandi operatori hanno un ruolo di guida importante da svolgere, i pic-
coli operatori e in particolare le start-up meritano un’attenzione. In particolare, “le
start-up del settore edile colmano una lacuna perseguendo le opportunità associate alle in-
novazioni radicali e traducendole in un modo che abbia senso dal punto di vista finanziario
e tecnico nel settore delle costruzioni. Queste start-up forniscono soluzioni mirate intorno
a una singola tecnologia, risolvendo problemi specifici ma applicabili al settore, soprattutto
per quanto riguarda la modellazione informativa, la produzione additiva e i droni”.56 Que-
sto a sua volta può spiegare l’aumento del Venture Capital (VC) nel settore, che è
passato “da 43 milioni di euro nel 2012 a 1.199 milioni di euro nel 2018 (con un aumento
record del 177% tra il 2017 e il 2018)”57. Tuttavia, “questi investimenti sono in gran parte
concentrati negli Stati Uniti e in Cina, con le start-up digitali europee che rappresentano
solo il 4% dei finanziamenti globali di VC nelle start-up digitali dell’edilizia nel 2017 [in
particolare] Francia, Regno Unito, Germania e Svezia attraggono la maggior parte di questi
investimenti”.58 In quest’ottica, le grandi aziende decidono di creare “start-up paral-
lele” in modo da accelerare i processi di innovazione, adattando le loro soluzioni
nuove e innovative all’azienda madre. Ciò è particolarmente importante in un pe-
riodo in cui i margini di profitto del settore delle costruzioni sono relativamente
bassi, il che limita la loro capacità di investire in modo sostanziale nelle tecnologie
digitali59.
Nel suo libro New Oil: Using Innovative Business Models to Turn Data Into Profit,
Arent Van’t Spijker descrive il fenomeno delle start-up parallele come una start-up
creata da un’azienda per sviluppare prodotti in diversi mercati. Questa start-up
è gestita e opera in modo indipendente, ma in modo da garantire che “l’interesse
comune tra la società madre e la start-up sia gestito per ottenere il massimo beneficio”. La
start-up parallela può sfruttare risorse chiave (dati) appartenenti all’azienda madre
e ha dimostrato di “sfruttare modelli di business innovativi di aziende esistenti”.60
Come illustrato in precedenza, già avvicinare il trend di produttività del settore
delle costruzioni a quello del settore manifatturiero, rappresenterebbe un miglio-
ramento significativo. Affinché ciò avvenga, come indicato nella relazione politica
del Joint Research Center “La digitalizzazione dell’intero processo è centrale per il futuro
delle costruzioni: dall’investimento iniziale e dal bando di gara alla fase di progettazione e
pianificazione, alla fase di costruzione (acquisti e catena di fornitura, gestione del cantie-
re) e, dopo il completamento, alla fase OM&R (gestione di asset, proprietà e strutture)”61.
A questo proposito, vale la pena aggiungere che la digitalizzazione non si limita
all’integrazione digitale dei processi e delle attività, ma anche degli attori dell’in-
tera catena del valore, che a sua volta sarà completamente rivoluzionata negli anni
a venire (si veda il cap. 4).Va da sé che un gran numero di ostacoli limita ancora
una transizione rapida e senza intoppi verso un modello digitale: dall’alto costo
della transizione digitale rispetto alla mancanza di ritorni rapidi e misurabili, alla
mancanza di abilità e competenze adeguate nelle organizzazioni, dalla resistenza
culturale e procedurale al cambiamento all’assenza di standard comunemente ri-
conosciuti e alla scarsa interoperabilità.
Prima di procedere con i vari approfondimenti, è opportuno evidenziare le diffe-
renze tra informatizzazione, digitalizzazione e trasformazione digitale. C’è spesso
molta confusione e quasi sempre vengono utilizzati in modo intercambiabile, ma
hanno significati profondamente diversi.
Informatizzazione (Digitization): è il processo che vede il passaggio tra formato
analogico a quello digitale. A differenze della trasformazione digitale ci si concen-
tra esclusivamente sulle singole informazioni, senza modificare il processo, che
diventa semplicemente automatizzato. L’informatizzazione ha contribuito e con-
tribuisce ad aumentare la produttività, l’efficienza e la velocità di molti lavori, ridu-
cendone i costi. L’esempio più semplice è il passaggio dalla progettazione cartacea
60 Digitalising the construction sector - Unleashing the potential of data with a value chain
approach, CECE, gennaio 2019, pagina 20.
61 Digital Transformation in Transport, Construction, Energy, Government and Public Ad-
ministration, JRC Policy Report, gennaio 2019, pagina 17
Trasformazione
Informatizzazione Digitalizzazione
Digitale
Processo di Uso di tecnologie Processo di uso delle
trasferimento delle digitali a supporto tecnologie digitali
informazioni e dei di cambiamenti e delle capacità di
dati, da supporto di processo, per la cambiamento per la
analogico a quello creazione di nuove creazione un nuovo
digitale opportunità modello di business
digitale
applicabili a più realtà o più progetti. Il movimento verso il digitale sta portando le
aziende di tutto il mondo a confrontarsi su questi aspetti. La differenza sostanziale
è data dall’approccio e dal metodo con il quale si affronta il problema. È sempre
più evidente a tutti che l’introduzione di sistemi informativi aumenta la produttività
dell’ingegneria e delle costruzioni in generale. È meno evidente, forse, come questa
introduzione di strumenti tecnologici all’avanguardia possa essere utile ed efficace
se prima non si è compreso fino in fondo come, questi strumenti, possono migliorare
le operazioni e i processi aziendali. Questo approccio, denominato “tech-first” ha un
effetto controproducente in tempi abbastanza brevi. Il sistema aziendale stesso lo ri-
fiuta e lo respinge, a fronte di una autoconservazione dei metodi di lavoro conosciu-
ti. Non tutte le tecnologie, infatti, portano benefici e miglioramenti. Oltre a tecnologie
trasformative con il BIM, la storia della tecnologia è costellata di soluzioni senza pro-
blemi, sovraccarichi di costi, tendenze a promettere troppo senza raggiungere nulla.
Questi fattori evidenziano l’importanza di avere nei gruppi di professionisti persone
con competenze digitali e, soprattutto, di avere una strategia di change management
che porti al raggiungimento dello scopo: la Trasformazione digitale.
Nella Figura 8, che riprende i dati dello studio Digital Tranformation in Architecture
condotto nel 2018 da Microsoft in collaborazione con RIBA (Royal Institute of Briti-
sh Architects), si evidenziano i limiti e le sfide della digitalizzazione nel settore del-
le costruzioni. In primis emerge la mancanza di una formazione culturale specifica
nei confronti della digitalizzazione. Siamo di fronte a processi decisionali lenti, ad
una mancanza di visione e ad una incapacità profonda di cambiare direzione. An-
cora una volta è richiesta una leadership con competenze digitali, che ha il compito
di guidare verso una cultura della trasformazione digitale per il settore. Si avverte
però un cambio di tendenza. Dallo stesso studio emerge come l’innesto di un cam-
bio di rotta porta inevitabilmente ad una cultura che si autosostiene e alimenta la
trasformazione. Il 40% ha dichiarato che sta cambiando la cultura organizzativa,
il 49% ha assegnato delle responsabilità formali per le tecnologie digitali, il 38%
ha creato dei team dedicati alla sperimentazione di tecnologie digitali e il 34% ha
nominato specialisti digitali.
Le aziende del settore possono aumentare la probabilità che le tecnologie digitali
facciano la differenza identificando prima i cambiamenti operativi che migliore-
ranno le prestazioni e definendo, successivamente, le modalità e gli strumenti di-
gitali che consentiranno tali cambiamenti operativi. Questo approccio, incentrato
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la
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viene sia dalle politiche internazionali e nazionali, sia dagli stessi dipendenti che
stanno introducendo nuove tecnologie e nuove modalità di lavoro all’interno delle
organizzazioni. La rivoluzione digitale quindi incoraggia l’innovazione, sia dall’al-
to che dal basso.
Finora la ricerca sull’edilizia digitale si è concentrata principalmente sugli aspetti
ingegneristici e tecnologici, mentre è sempre più necessario colmare importanti
lacune sull’importanza dei dati e dell’IA per la generazione di soluzioni innovati-
ve e sostanziali con un significativo valore aggiunto. Infatti, un numero crescente
di studi tende a confermare che la digitalizzazione non può essere limitata solo a
considerazioni tecnologiche, ma che la cultura aziendale, l’organizzazione e, di
conseguenza, le pratiche di gestione, come abbiamo visto, giocano un ruolo fonda-
mentale nel garantire il successo della trasformazione digitale. Per quanto riguarda
l’aspetto politico, le dimensioni e la rilevanza del settore lo rendono particolarmen-
te importante per i responsabili politici.
Quello che analizzeremo nei prossimi capitoli è sintetizzato nella Figura 9 e si arti-
cola in un percorso strutturato che segue la sequenza tecnologia, politica e aspetti
Politiche
europee Aspetti
socio-economici
Valori EU
Tecnologie
digitali
tura, per valutare lo stato dell’arte degli studi sulle costruzioni digitali. Con il fine
di individuare dei cluster utili per un’analisi oggettiva delle tendenze nel campo
della digitalizzazione del settore delle costruzioni è stata impostata una ricerca sul
principale database internazionale Scopus, database prodotto da Elsevier Co., il
quale costituisce uno dei più grandi database di abstract e indicizzazione esistenti1.
Gli articoli sono stati individuati tramite la ricerca avanzata. Al fine di includere
gli articolati correlati all’argomento le parole usate per la ricerca sono state “digital
construction” e “digital transformation” legate dall’operatore OR. Inoltre, sono stati
inclusi solo gli articoli scritti in lingua inglese.
La ricerca ha dato come risultato 414 articoli che coprono la linea temporale che
va dal 1967 al 2023. Nello specifico, l’obiettivo di questo lavoro è stato quello di
rivedere la letteratura esistente sul tema dell’edilizia digitale al fine di ampliare la
discussione contenuta nel capitolo precedente. L’analisi è stata di fondamentale
importanza per identificare le tendenze legate al fenomeno della digitalizzazione.
Dopo il pretrattamento è stata lanciata elaborazione dei dati che ha restituito una
serie di cluster, di cui riportiamo i primi 6, più significativi ai fini della nostra di-
scussione.
Big data & Cloud computing: Nel primo cluster emerge in modo decisivo il tema
dei Big Data e del cloud computing (Figura 2).
Information
use Innovation
Humans
Big data
Metadata Science and Cloud
technology Teaching
computing
E-learning Digital
storage Digital
Digital
Technology information
Information Education
systems Digital Students
construction
Decision Management
systems
making
Digital
Information
Museums libraries Data management
mining
Figura 2 - Diagramma a bolle per la visualizzazione delle parole chiave del cluster 1
con i relativi pesi
Big Data e cloud computing: i big data sono una combinazione di dati strutturati,
semi strutturati e non strutturati raccolti dalle organizzazioni che possono essere
estratti per ottenere informazioni e utilizzati in progetti di apprendimento automa-
tico, modellazione predittiva e altre applicazioni di analisi avanzate. I big data si
riferiscono principalmente a insiemi di dati troppo grandi o complessi per essere
gestiti dai tradizionali software di elaborazione dei dati. In edilizia questo tema è
un argomento emergente, ma che avrà moltissime applicazioni, in tutte le fasi di
vita del progetto e dell’edificio, in particolar modo, nella fase di gestione e manu-
tenzione, attualmente la più onerosa dell’intero ciclo di vita. Le potenziali e possi-
bili applicazioni vengono descritte in uno studio condotto da Bilal.2. Principalmen-
te, lo studio evidenzia come questi possono aiutare nell’individuazione delle clash
detection nella fase di progettazione con metodologia BIM, oppure possono essere
sfruttati per effettuare simulazioni dinamiche per ottimizzare l’utilizzo di energia
da parte dell’edificio o ancora, insieme al cloud computing, possono rivelarsi ot-
timo strumento per permette l’archiviazione e l’accesso a modelli BIM attraverso
piattaforme cloud. Il cloud computing, infatti, permette di rendere sempre fruibili
dati salvati su cloud in ogni momento e da qualsiasi luogo. La possibilità che offre
il cloud computing è importante soprattutto se unita al BIM. L’accessibilità costan-
te al modello da qualsiasi luogo e dispositivo rappresenta un grosso vantaggio, sia
per la fase di costruzione dell’edificio che di gestione.
Additive Manufacturing: Nel secondo cluster emerge la tecnologia della stampa
3D applicata al settore dell’edilizia. L’Additive manufacturing è una di quelle di-
scipline nate grazie al digitale, e direttamente collegate alla robotica e all’automa-
zione di alcuni processi (Figura 3).
Le parole chiave evidenziate dalla ricerca sono tutte incardinate sul potenziale del-
la stampa 3D per l’edilizia, detta anche produzione additiva. Si tratta di una tec-
nologia emergente, che trova già dei casi applicativi interessanti, come il progetto
Inorganic
Cement polymers
based
Robotics
Mechanical material
properties Automation Geopolymers
Industrial
Additive research Extrusion
manufacturing
3D printing Rheological
Concrete property
3D concrete
printing Concrete Sustainability
Construction mixtures
technique
Figura 3 - Diagramma a bolle per la visualizzazione delle parole chiave del cluster 2
con i relativi pesi
3 Balaguer, Carlos, and Mohamed Abderrahim, eds. Robotics and automation in con-
struction. BoD–Books on Demand, 2008
4 Ibidem.
Performance Information
3d scanning technology Structural
Manufacture design
Product
Visualization design
Mapping
3D
Digital mine modelling Computer
Planning
aided design
Data
visualization Drones
3D scanning
GIS
Figura 4 - Diagramma a bolle per la visualizzazione delle parole chiave del cluster 3
con i relativi pesi
grandi e, piccole e medie imprese. Ciò dimostra che i costi iniziali non sono una
delle principali barriere alla loro adozione. I droni sono apprezzati per la loro capa-
cità di supportare in modo efficiente e poco costoso la mappatura dei cantieri, pos-
sono catturare viste aeree dell’area e trasformare questi dati in modelli 3D. Questo
sistema è decisamente più veloce ed economico rispetto ai rilievi tradizionali.
Digital Technologies, IA, VR e AR: Questo cluster si concentra sulle tecnologie
digitali emergenti nel settore. In particolare sottolinea il modo in cui l’edilizia sta
abbracciando l’era digitale, modificando i processi di progettazione, costruzione e
di gestione degli asset. Tutte le fasi del ciclo di vita dell’edificio infatti son permeate
da tecnologie che si occupano del monitoraggio a valore aggiunto dei dati prove-
nienti da reti di sensori, della gestione di questi dati in sistemi di archiviazione
sicuri e resilienti basati su modelli semantici, nonché della simulazione e dell’otti-
mizzazione dei sistemi ingegneristici (Figura 5).
Artificial
Machine intelligence Historic
learning preservation
Project
Human resource lifecycle
management
Emerging Productivity
technologies Virtual
Maintenance
reality
Data handling
Built
Semantics environment
Digital
Digitalisation technologies Sustainable
Quality development
Augmented control
reality Design and
Information
analysis construction
Information Architectur
theory
al design
Figura 5 - Diagramma a bolle per la visualizzazione delle parole chiave del cluster 4
con i relativi pesi
Realtà Virtuale: L’espressione realtà virtuale viene spesso utilizzata come termine
ombrello per indicare qualsiasi tipo di tecnologia che, in qualche modo, colleghi
mondo reale e mondo virtuale. La realtà virtuale non è però un sinonimo di realtà
aumentata e mixed reality: indica in realtà un concetto molto preciso, cioè la pos-
sibilità, tramite la tecnologia, di creare una sorta di universo parallelo, completa-
mente digitale. Nella realtà virtuale si realizza da zero un ambiente digitale in cui
l’utente può immergersi dimenticando le leggi della fisica e in cui può interagire
con degli oggetti virtuali utilizzando un’interfaccia aptica. Per avere esperienza
della realtà virtuale, quindi, occorrono specifici visori e, se si desidera un coinvol-
gimento ancora maggiore, appositi guanti, auricolari e, in generale, accessori che
consentono di interagire al meglio con i contenuti virtuali. Le applicazioni della VR
sono molteplici: oltre che nel mondo dei videogame, la realtà virtuale può essere
utile anche in ambito medico, per esempio nella preparazione di interventi chirur-
gici particolarmente complessi, ma anche nel campo dell’architettura e dell’interior
design, offrendo al cliente la possibilità di vivere in anteprima gli spazi anche se
non sono stati ancora ultimati i lavori.
Realtà aumentata: La realtà aumentata è costituita da un insieme di tecnologie che
consentono una vera e propria sovrapposizione tra il mondo offline e l’universo
del digitale, in modo che la percezione del primo risulti, appunto, aumentata. Il
mondo reale è ancora al centro, ma viene arricchito da nuovi stimoli esperibili solo
grazie alle tecnologie digitali. Si tratta di una tecnologia che sovrappone elementi
virtuali (animazioni 3D, filmati, elementi audio) al reale permettendo, quindi, di
“arricchire” e “aumentare” la realtà con informazioni multimediali attraverso l’u-
tilizzo di un dispositivo mobile. La realtà aumentata (in inglese Augmented Reality e
abbreviabile con la sigla AR), può essere fruita attraverso diversi device mobili, ma
anche attraverso PC dotati di fotocamera. Usare la realtà aumentata, quindi, è più
semplice di quanto si creda: se per la VR è necessario avere degli accessori specifici,
nel caso dell’AR sono sufficienti anche solo smartphone o tablet. Le applicazioni
che utilizzano la realtà aumentata, del resto, sono in costante aumento: basta scari-
carle sul proprio dispositivo mobile. Si inquadra un oggetto con la fotocamera del-
lo smartphone e, mediante apposita app, l’oggetto stesso si racconta al potenziale
acquirente o fruitore. Nel caso venisse inquadrata una statua, per esempio, questa
potrebbe raccontare la storia della sua costruzione o spiegare le caratteristiche che
la distinguono.
La realtà virtuale, dunque, è una realtà artificiale che annulla per intero ciò che si
trova nell’ambiente reale, dando la sensazione di trovarsi in un altro luogo. La re-
altà aumentata, invece, sovrappone immagini e testi a ciò che l’utente vede intorno
a sé, senza oscurarlo del tutto. La differenza tra realtà aumentata e realtà virtuale
può essere quindi riassunta in tre punti principali:
• aumentare non è sinonimo di creare: utilizzando l’AR si arricchisce il mondo fi-
sico, ma non si crea ex novo un ambiente completamente digitale, come avviene
invece nel caso della realtà virtuale;
• gli strumenti utilizzati sono diversi: una grande differenza tra realtà aumentata
e realtà virtuale risiede nelle tecnologie necessarie per farne esperienza. Nel
primo caso sono sufficienti i dispositivi mobili, nel secondo occorrono invece
appositi strumenti per consentire all’utente di immergersi totalmente nell’am-
biente digitale che è stato creato;
• il grado di immersività non è lo stesso: un’ultima importante differenza tra re-
altà aumentata e realtà virtuale consiste nel grado di immersività. Se con l’AR
l’utente rimane comunque legato al mondo fisico, con la VR si trova catapultato
in un universo del tutto nuovo. Di conseguenza, la realtà virtuale è sicuramente
più immersiva della realtà aumentata.
Mixed Reality: Accanto alla realtà aumentata e alla realtà virtuale esiste anche
una sorta di via di mezzo, che dà spazio ad altre interessanti possibilità: la mixed
reality. La MR assomiglia all’AR nella misura in cui prevede una commistione tra
mondo fisico ed elementi digitali. In un ambiente di mixed reality, l’utente intera-
gisce con contenuti sia reali che digitali, grazie a sensori di ultima generazione e
alle tecnologie per creare immagini. Chi usa la mixed reality è in grado di compiere
gesti e azioni allo stesso tempo e in maniera integrata sia nel mondo reale sia in
quello digitale, interagendo e manipolando oggetti fisici e virtuali. Utilizzare la
MR significa, quindi, avere un piede nel mondo reale e l’altro in un universo im-
maginario, abbattendo così le barriere che dividono la realtà dall’immaginazione
per offrire un’esperienza unica, che può cambiare il modo non solo di giocare ma
anche di svolgere altre attività, incluse quelle profess.
Digital twin: Il cluster 5 si focalizza sui sistemi più innovativi esistenti per il rile-
vamento in tempo reale, la gestione e la trasmissione sicura e controllata dei dati.
Troviamo infatti la blockchain, i sensori e l’IoT e i Digital Twin. (Figura 6).
Construction
Construction
Office industry
buildings
Figura 6 - Diagramma a bolle per la visualizzazione delle parole chiave del cluster 5
con i relativi pesi
8 Blockchain, su blockchain.com.
9 “Blockchain: cos’è e applicazioni,” We Build Value, Jul. 28, 2021. https://www.webuild-
value. com/it/curiosita-infrastrutture/blockchain-costruzioni.html (accessed Jan. 03, 2023).
parti dell’opera finita ed essere utilizzati per continuare a monitorare gli edifici
una volta completati. I sensori possono fornire in modalità wireless le informazioni
in tempo reale sullo stato di costruzione, sulla posizione dei macchinari in cantie-
re o sui percorsi di approvvigionamento dei materiali, dei consumi o delle emis-
sioni. Durante il processo di manutenzione dell’edificio l’uso dei sensori facilita
il passaggio dalla manutenzione programmata alla manutenzione predittiva, che
consente la riduzione dei costi e dei disservizi per gli utenti finali. In questo conte-
sto i dispositivi di controllo possono ottimizzare l’utilizzo dell’energia regolando
i sistemi di riscaldamento/raffrescamento, sulle esigenze specifiche dell’utenza, in
tempo reale, in base agli usi effettivi degli spazi e agli indici di affollamento. I sen-
sori di movimento possono regolare le luci, implementare i sistemi di sicurezza e
sorveglianza, ecc. Nelle infrastrutture sono utilizzati per monitorarne le condizioni
e consentire un intervento mirato e tempestivo in caso di necessità. I sensori non
raccolgono solo i dati ma li inviano alle reti cloud e ai sistemi di analisi alimentan-
do direttamente i modelli BIM o i DT. Direttamente connesso ai sensori troviamo
infatti il concetto di connessione degli oggetti, chiamato anche IoT. Esso permette
di creare una rete di oggetti, identificati in maniera univoca ad esempio attraverso
la Radio Frequency Technology (RFID) in grado di comunicare autonomamente
tra loro e inviare i dati raccolti in appositi database. Questa tecnologia è alimentata,
inoltre, dalle informazioni raccolte dai dispositivi e a sua volta è legata al cloud
computing, ossia server esterni dotati di capacità di archiviazione e di software
specifici per l’elaborazione dei dati. Utilizzando il cloud computing, l’IoT può rac-
cogliere dati da diversi dispositivi fisici ed esternalizzare l’analisi e l’archiviazione
dei dati. Attualmente l’adozione è molto più bassa in Europa (26%) rispetto che, ad
esempio, agli Stati Uniti (40%).10
Recentemente, nuovi paradigmi e tecnologie sono stati introdotti nel settore delle
costruzioni da quando il termine “Smart Building” è entrato nella rivoluzione di-
gitale degli edifici. In primo luogo, il Digital Twin (DT) che integra sistemi come
l’IA e l’apprendimento automatico (Machine Learning - ML) per collegare dati,
algoritmi e contesto. In realtà, la definizione deriva da El Saddik11 che scrive: “Un
10 Osservatorio Europeo del settore delle costruzioni. La digitalizzazione del settore delle
costruzioni. Commissione Europea. 2021
11 Saddik, A. E., (2018). Digital Twins: The convergence of multimedia technologies in
gemello digitale è una replica digitale di un’entità fisica vivente o non vivente. Creando un
ponte tra il mondo fisico e quello virtuale, i dati vengono trasmessi senza soluzione di con-
tinuità, consentendo all’entità virtuale di esistere contemporaneamente a quella fisica”. Il
DT nel settore AEC si configura come una replica virtuale dell’edificio, che mostra
in tempo reale, attraverso il modello virtuale, ciò che accade nell’ambiente fisico.
Ciò è possibile grazie all’utilizzo di sensori distribuiti nell’ambiente che elaborano
i segnali, attraverso tecniche analitiche e li utilizzano per simulare scenari d’uso
o per simulare reazioni alla situazione reale. Una tecnologia in rapida crescita è il
paradigma dell’Internet delle cose (IoT), che sta aprendo la strada alle Smart City
e agli Smart Building. L’IoT ha permesso di abbattere la barriera di dati tra domini
verticali su cui si basava il sistema ICT (Information and Communication Technology)
tradizionale, consentendo lo scambio di informazioni tra diversi domini applica-
tivi. La definizione di un modello comune di protocolli web-based per lo scambio
di dati permette di trasferire questi dati tra gli oggetti, rendendo interattive le varie
parti di una rete. È qui che nasce il concetto di DT, che si candida a rivoluzionare
il modello di gestione degli edifici attraverso analisi predittive e simulazioni dina-
miche basate su dati in tempo reale. Nel mondo delle costruzioni, i modelli digitali
fanno ormai parte della prassi comune, il BIM ha aperto la strada alla modellazio-
ne virtuale degli edifici e, nelle applicazioni più di frontiera, ha toccato, in parte, il
DT. Tradizionalmente il DT si riferiva solo a una parte del sistema (una turbina, un
motore, ecc.); attualmente, grazie soprattutto allo sviluppo dell’IoT, sono diventati
molto più complessi e sono in grado di connettere sistemi di asset. Questa cre-
scente complessità permette di combinare i dati degli asset con quelli di processo,
aumentando la capacità di risolvere problemi complessi. L’ultima frontiera è quel-
la di associare i dati provenienti dalle persone, dagli utenti, creando i cosiddetti
Smart Building. Ottimizzando i sistemi e connettendo le persone, i proprietari e i
gestori possono utilizzare il DT per controllare il modo in cui gli ambienti vengono
utilizzati, ridurre i costi, migliorare di conseguenza i tassi di occupazione e quindi
aumentare il valore complessivo del bene pubblico. Per massimizzare l’efficacia del
DT, è necessaria una corretta impostazione di database ad alte prestazioni e algo-
ritmi avanzati di ML. Più in generale, sono necessari quattro componenti chiave:
dati, algoritmi, KPI (Key Performance Indicators) e contesto. L’applicazione di tec-
nologie come il BIM, il DT, la VR, la AR, il cloud computing, ecc. sta rivoluzionan-
do il mondo del Real Estate perché permette di cambiare il livello di gestione degli
immobili da un livello di edificio a un livello di stock di edifici. Di conseguenza, la
loro applicazione è preziosa per la gestione del patrimonio immobiliare pubblico,
che si configura come infrastruttura strategica sul territorio. Parliamo di ospedali,
scuole, edifici per uffici e tutti quegli edifici che creano una rete di unità immobilia-
ri che necessitano di una gestione strutturata e ottimizzata.
Secondo la definizione di gemello digitale sviluppata dalla Digital Built Britain:
“Ciò che distingue un gemello digitale da qualsiasi altro modello digitale è la sua
connessione al gemello fisico”. In effetti, il BIM (di cui parleremo nel prossimo clu-
ster) ha già subito un’evoluzione intrinseca alla sua natura originaria.
Seguendo il percorso descritto, con l’evoluzione tecnologica, al modello BIM sono
state progressivamente associate alcune informazioni sulla FM rilevate da senso-
ri, andando a definire il Facility Management Visual Analytics System (FMVAS) che
integrava il Computerized Maintenance Management System (CMMS), una sorta di
precursore del DT. Il processo automatizzato di scambio di informazioni consente
di inserire e inviare dati dal modello BIM, ma lo scambio bidirezionale di dati in
tempo reale richiede ancora sviluppi specifici. C’è un documento12 del 2018 che de-
linea bene i livelli di classificazione dell’implementazione del DT (vedi Figura 7).
Il primo livello è il Modello Digitale, ovvero la rappresentazione digitale dello
spazio fisico che non prevede alcuno scambio automatico di dati tra spazio fisico
e virtuale. Al secondo livello troviamo un sistema intermedio, chiamato Digital
Shadow, che si basa sul Modello Digitale e fornisce un flusso automatico di dati
unidirezionali tra spazio fisico e virtuale. Il Gemello Digitale si trova al terzo livello
e porta tutto molto più in là: una dimensione in cui gli spazi digitali e virtuali sono
collegati biunivocamente. In sostanza, il BIM corrisponde al Modello Digitale. Gli
studi che collegano i modelli BIM ai sensori corrispondono al Digital Shadow; i
dati vengono raccolti e collegati al modello BIM, ma le modifiche apportate ai mo-
delli digitali non portano cambiamenti allo spazio fisico. Se viene rilevata un’emer-
genza, ad esempio, il sistema segnala il problema in anticipo ma non intraprende
azioni correttive da solo, come invece dovrebbe fare un DT.
12 Kritzinger, W., Karner, M., Traar, G., Henjes, J., Sihn, W., (2018). Digital Twin in manu-
facturing: A categorical literature review and classification. IFAC-Pap. 51, 1016–1022.
I primi test di interazione tra modello BIM e dati in tempo reale sono stati ef-
fettuati su modelli energetici di edifici scolastici con l’obiettivo di progettare un
retrofitting degli asset attraverso l’ottimizzazione delle prestazioni e dell’efficien-
za energetica. Si tratta dei cosiddetti Cognitive Buildings, ovvero l’introduzione
di sistemi IoT all’interno degli edifici, con l’obiettivo di migliorare il comfort e
monitorare in modo efficiente i consumi. La metodologia utilizzata si è basata sui
principi dell’economia circolare per l’ambiente costruito, al fine di aumentare il
risparmio energetico riducendo gli sprechi e ottimizzando lo spazio utilizzabile
dell’edificio14. La capacità di collegare sia i dati rilevati che i sensori all’interno
del modello BIM ha permesso di riportare le condizioni reali all’interno dell’am-
biente virtuale e di confrontarle con il modello energetico per affinare l’imposta-
zione e simulare accuratamente il comportamento dell’edificio15.
13 Villa, V., & Chiaia, B. (2021). Digital Twin for Smart School Buildings: State of the Art,
Challenges, and Opportunities. In M. Del Giudice, & A. Osello (Ed.), Handbook of Research
on Developing Smart Cities Based on Digital Twins (pp. 320-340). IGI Global. https://doi.
org/10.4018/978-1-7998-7091-3.ch015
14 Ellen MacArthur Foundation. (2013). Towards the circular economy: Opportunities for the
consumer goods sector. Ellen Mac Arthur Foundation, Sun, McKinsey Center for Business and
Environment.
15 Ciribini, A. L. C., Pasini, D., Tagliabue, L. C., Manfren, M., Daniotti, B., Rinaldi, S., De
Il Digital Twin utilizza molte reti di sensori wireless (WSN) per creare una visione
in tempo reale del bene. Questa visualizzazione dinamica consente analisi in tem-
po reale, processi decisionali più rapidi e un miglioramento dell’efficienza e del
comfort dell’edificio.
Le informazioni disponibili nel modello virtuale possono quindi essere utilizzate
nell’ambiente fisico, così come l’inverso. Dalla letteratura si distinguono quindi: il
Digital Twin Prototype (DTP), la Digital Twin Instance (DTI) e il Digital Twin Ag-
gregate (DTA). Il DTP avviene prima che ci sia un prodotto fisico e comprende tutti
i progetti, le analisi e i processi necessari per realizzare il prodotto reale. Nel settore
delle costruzioni il DTP equivale al modello BIM. Il DTI è l’evoluzione del modello,
ovvero il modello digitale che corrisponde a ogni singola parte del progetto realiz-
zato. Il DTA è l’aggregazione dei vari DTI; in questa fase le informazioni vengono
incrociate e gli algoritmi possono essere elaborati, ad esempio, per la valutazione
delle prestazioni o la manutenzione predittiva.
Angelis, E. (2017). Tracking users’ behaviors through real-time information in BIMs: Wor-
kflow for interconnection in the Brescia Smart Campus Demonstrator in Procedia Engine-
ering, 180, 1484-1494.
16 Ibidem.
17 Jiang, H., (2013). A System Dynamics Model for Manpower and Technology Implemen-
tation Trade-off and Cost Estimation. Electronic Theses and Dissertations 202.
18 Market Research Future. (2017). Global Digital Twin Market is Estimated to Grow at a
Cagr of 37% From 2017 to 2023. Accessed: Jan. 23, 2019. [Online].Available: https://www.
marketresearchfuture.com/reports/digital-twin-market-4504
19 Ibidem.
nelle norme PAS 1192 e nei protocolli Digital Built Britain. Pertanto, a partire dagli
anni ‘90, durante i quali si utilizzavano software di modellazione CAD tridimen-
sionali e le informazioni erano contenute principalmente in documenti cartacei, si
passa al livello 1. Negli anni 2000 le aziende hanno iniziato a utilizzare un Common
Data Environment (CDE) per includere tutte le informazioni relative al modello di-
gitale, anche se la tecnologia non permetteva di condividere i modelli tra loro. Da
quasi un decennio si lavora sul concetto di collaborazione sia per la condivisione di
file e modelli sia per l’implementazione dei file di interscambio Industry Foundation
Class (IFC) e Construction Operations Building Information Exchange (COBie)20.
Attualmente l’obiettivo è quello di raggiungere il livello 3, quando un unico mo-
dello BIM digitale condiviso sarà collegato a un repository centrale basato su cloud
che garantirà la collaborazione tra tutte le parti interessate durante l’intero ciclo di
vita dell’edificio. Da questo punto di vista, il BIM è una piattaforma che fornisce
un database interoperabile di informazioni sugli edifici per migliorarne la pianifi-
cazione, la costruzione e la manutenzione durante il ciclo di vita di una struttura.
In particolare, il modello BIM non è inteso come un database statico che segue la
progettazione e la costruzione dell’edificio. Inoltre, il modello supporta in modo
proattivo il processo di progettazione perché i dati relativi alle specifiche dell’edi-
ficio, alla pianificazione dei tempi, alla stima dei costi e alla gestione della strut-
tura (ad esempio, 4D, 5D e 6D) aiutano a ridurre i costi, riducendo i problemi di
progettazione e costruzione. In uno scenario attuale, il BIM può essere utilizzato
anche per simulare, ad esempio, la gestione delle operazioni di cantiere durante la
costruzione, e può quindi supportare e ottimizzare lo sviluppo del programma di
costruzione. Viene anche utilizzato per la visualizzazione completa del progetto
unendo i modelli di tutte le discipline, per la verifica della coerenza, per la Clash
Detection, per la stima dei tempi e dei costi di costruzione. Da diversi anni sono in
corso sforzi per garantire che il BIM raccolga i dati in ingresso da sensori e dispo-
sitivi IoT in tempo reale. In effetti, la naturale evoluzione di questa metodologia di
modellazione del ciclo di vita è il concetto di DT, già sviluppato e implementato
più estesamente nell’industria manifatturiera e descritto al punto precedente.21
20 Ibidem.
21 Ibidem.
Dopo aver introdotto la moltitudine di tecnologie che possono entrare a far parte,
o lo sono già in alcuni casi, del mondo delle costruzioni è interessante approfon-
dire come una di queste sia il pivot della strategia europea in ambito di tecnologie
digitali.
È giunto, dunque, il momento di introdurre le basi della strategia UE, che verrà
descritta nel dettaglio nel prossimo capitolo. Iniziamo quindi ad analizzare in pro-
fondità l’importanza dei dati e del loro utilizzo, ovvero il processo che va dai dati
all’informazione, dall’informazione alla conoscenza e infine alla cultura. Per chia-
rezza, in questo contesto la cultura può essere definita come “l’insieme delle cognizio-
ni intellettuali acquisite da un individuo attraverso lo studio e l’esperienza e ,in particolare,
attraverso un processo di rielaborazione con pensiero personale e profondo tale da convertire
le nozioni da semplice erudizione a elemento costitutivo della sua personalità morale, della
sua spiritualità e del suo gusto estetico, in sintesi, nella consapevolezza di sé e del proprio
mondo”22. Si tornerà
su questa definizione
Sensori poco più avanti.
Innanzitutto, inizia-
Ragionamento/ mo a definire l’IA. In
elaborazione delle
questo contesto, viene
Percezioni informazioni
adottata la definizione
Ambiente contenuta nel rapporto
Processo decisionale
Azioni dell’High Level Expert
Group on Artificial In-
telligence che defini-
Attuatori sce l’IA come “sistemi
software (e possibilmente
Figura 10 - Rappresentazione schematica di un sistema di anche hardware) proget-
intelligenza artificiale. (Fonte: AI HLEG). tati dall’uomo che, dato
22 Treccani, “http://www.treccani.it/vocabolario/cultura/”https://www.treccani.it/vocabo-
lario/cultura/
un obiettivo complesso, agiscono nella dimensione fisica o digitale percependo il loro am-
biente attraverso l’acquisizione di dati, interpretando i dati strutturati o non strutturati
raccolti, ragionando sulla conoscenza, o elaborando le informazioni, derivate da questi dati
e decidendo la migliore azione (o azioni) da intraprendere per raggiungere l’obiettivo da-
to”23.
zato. L’Annual Review 2018 dell’ESDE25 afferma che tra il 37% e il 69% dei posti
di lavoro nell’UE potrebbero essere parzialmente automatizzati in futuro. L’IA e
l’automazione avranno un impatto su diversi settori, come i trasporti, l’industria
manifatturiera, i servizi ai clienti, la finanza, l’assistenza sanitaria e l’agricoltura.
In particolare, è più probabile che vengano automatizzate le occupazioni in cui
l’organizzazione del lavoro è altamente legata ad una routine e l’interazione socia-
le è limitata, così come i lavori con un livello di istruzione relativamente basso.26
Tuttavia, l’IA e l’automazione offrono anche notevoli opportunità. Ad esempio,
alcuni studi27 dimostrano che entro il 2035 l’IA ha il potenziale di raddoppiare i
tassi di crescita economica annuale delle economie sviluppate. Emergeranno nuovi
Come suggerisce il nome stesso, questo blocco di iniziative mira a costruire l’ec-
cellenza dell’IA nell’UE a diversi livelli, dalla ricerca all’implementazione. Per fare
ciò, l’UE deve innanzitutto affrontare un grosso problema di investimenti: secondo
McKinsey, con i suoi 3,2 miliardi di euro investiti nell’IA, l’UE è ancora indietro
rispetto agli Stati Uniti e all’Asia, dove l’importo investito è rispettivamente di 12,1
e 6,5 miliardi di euro (dati del 201632). Non deve quindi sorprendere che gran parte
degli sforzi nell’ambito del primo pilastro siano destinati ad attrarre e riunire gli
investimenti in aree “in cui l’azione richiesta va al di là di quanto possa fare un singolo
31 Ibidem, pagina 8.
32 McKinsey, 10 imperativi per l’Europa nell’era dell’IA e dell’automazione (2017).
Dati di allenamento
Fornitura di informazioni
Ecosistema IA ad alto
di fiducia rischio
Robustezza e precisione
Controllo umano
Requisiti specifici
(identificazione biometrica remota)
In questo contesto, il rispetto dei valori e delle norme fondamentali dell’UE signifi-
ca che i prodotti o i servizi abilitati all’IA devono essere sicuri e non discriminatori
e che la privacy e i dati personali devono essere adeguatamente protetti. A questo
proposito, gli insiemi di dati utilizzati per addestrare i sistemi di IA devono essere
ampi e sufficientemente rappresentativi. Inoltre, la programmazione degli algo-
ritmi e in alcuni casi i dati utilizzati per addestrare i sistemi ad alto rischio devo-
35 Si riportano solo a titolo di esempio McKinsey e The Economist che hanno analizzato a fon-
do il problema della bassa produttività del settore in una serie di studi e articoli facilmente
accessibili sul web.
L’adozione delle tecnologie digitali nel settore delle costruzioni ha diverse impor-
tanti implicazioni. Come indicato nel rapporto analitico European Construction Sec-
tor Observatory (ECSO)36, le tecnologie possono essere raggruppate in tre categorie:
acquisizione dei dati, automazione dei processi e informazioni e analisi digitali
(vedi Figura 14).
Informazioni
Acquisizione Automazione
e analisi
dei dati dei processi
digitali
Building Information
Sensori Robotica Modeling
Realtà Virtuale /
Realtà Aumentata
Internet delle cose IOT Stampa 3D
Intelligenza artificiale
36 ECSO, Digitalisation in the construction sector, Analytical Report, aprile 2021, pagina
16.
37 Ibidem.
38 Ibidem, pagina 17.
Sensori
Internet delle cose IOT
Scansione 3D Scansione 3D
Robotica
Stampa 3D
Droni
Building Information Modeling
Realtà virtuale aumentata
Intelligenza artificiale
Gemelli digitali
Figura 15 - Tecnologie e loro utilizzo in relazione alle fasi del processo edilizio.
(Fonte: ESCO, 2021)
Ancora una volta, sono proprio i dati ad essere al centro dell’intera discussione. Il
loro aumento massiccio sta portando alla nascita di modelli di business innovativi
e dirompenti nel settore. Infatti, le aziende sono sempre più consapevoli che “l’ac-
cesso a tali dati sarà fondamentale per migliorare i processi di costruzione complessivi”39,
i prodotti e per migliorare il posizionamento sul mercato rispetto ai potenziali con-
correnti. Ma se la raccolta dei dati è importante, “ancora più importante è estrarre
nuove intuizioni e valore dai dati, soprattutto attraverso l’uso di algoritmi di apprendimen-
to automatico e intelligenza artificiale. L’accesso ai dati è diventato un aspetto fondamentale
per promuovere l’Intelligenza Artificiale come nuova fase della trasformazione digitale”.40
Non sorprende che le industrie telematiche e informatiche mostrino un maggiore
interesse per il settore, in quanto offre un potenziale maggiore sia in termini di
39 Digitalising the construction sector - Unleashing the potential of data with a value chain
approach, CECE, gennaio 2019, pag. 11.
40 Digital Transformation in Transport, Construction, Energy, Government and Public Ad-
ministration, JRC Policy Report, gennaio 2019, pag. 39.
dimensioni sia in considerazione del divario che deve ancora essere colmato per
raggiungere la piena maturità, suscitando qualche preoccupazione tra gli operatori
tradizionali.
In particolare, la tendenza alla servitizzazione, o servitization, sta guadagnando
campo. La servitizzazione può essere definita come “il graduale passaggio da proposte
di valore incentrate sul prodotto a proposte di valore complesse di sistemi prodotto-servi-
zio”.41 La combinazione di prodotti e servizi significa fornire soluzioni altamente
personalizzate basate sul risultato che il cliente vuole ottenere: “vendere ‘fori’ piutto-
sto che trapani; il cliente vuole fare un foro; l’uso, le condizioni, le caratteristiche e le presta-
zioni del trapano sono solo un modo per raggiungere questo risultato, ma non è ciò di cui il
cliente vuole preoccuparsi”42. Seguendo questa logica, i clienti “non pagano solo la mac-
china, ma piuttosto la soluzione completa al loro problema”. Essi “acquistano un prodotto
e insieme a questo ricevono servizi come la manutenzione e l’assistenza per raggiungere il
loro obiettivo finale”.43 Vale la pena notare che la servitizzazione è fortemente orien-
tata ai risultati. Come indicato nel rapporto del CECE, adottare un “modello di busi-
ness basato sui risultati significa monetizzare i servizi che possono essere offerti al cliente e
sfruttare il potenziale dell’analisi dei dati per avere successo”. Ad esempio, le società di
noleggio possono sfruttare i dati raccolti dall’utilizzo delle macchine (ad esempio,
posizione, tempo di inattività, efficienza energetica, tipo di ambiente) per “passare a
un modello di pagamento per uso/per risultato per un compito specifico da svolgere in loco,
come lo spostamento di una quantità specifica di terra nel cantiere”.44
Ma perché ciò avvenga, i dati devono essere innanzitutto disponibili e accessibili.
Gli insiemi di dati generati in un segmento specifico del settore delle costruzioni
possono essere molto utili anche per altri settori lungo la catena del valore. Come
dimostrato dal progetto SmartSite, i dati provenienti dagli impianti di miscela-
zione dell’asfalto e dai veicoli che lo trasportano sono particolarmente utili per i
47 In questo contesto vale la pena di ricordare l’esempio dell’allora caso antitrust del 2001
United States v. Microsoft Corporation 253 F.3d 34. Microsoft era accusata di aver mante-
nuto illegalmente la sua posizione di monopolio principalmente a causa delle restrizioni
imposte alle capacità dei produttori di PC e degli utenti di disinstallare Internet Explorer
che danneggiavano i concorrenti, in questo caso Netscape.
Aggiudicazione
Manutenzione
Pianificazione
Progettazione
Demolizione
Costruzione
BIM
Sensori
IoT
Fabbricazione additiva
Rilievi 3D
AR e VR
Intelligenza artificiale
Figura 16 – Fase del processo edilizio in cui si può sfruttare al meglio la tecnologia indica-
ta. (rielaborato da JCR)
48 Manuale per l’introduzione del Building Information Modelling da parte del settore
pubblico europeo, EU BIM Task Group, pagina 4.
49 Digital Transformation in Transport, Construction, Energy, Government and Public Ad-
ministration, JRC Policy Report, gennaio 2019, pagina 112.
Il BIM può essere potenzialmente applicabile a tutte le fasi del ciclo di vita, com-
prese le operazioni e la gestione dei beni costruiti dopo la consegna, ed è quindi
spesso sinonimo di digitalizzazione nelle costruzioni. Inoltre, il BIM può facilitare
la collaborazione tra le parti interessate in tutte le fasi, con conseguente migliore
integrazione e comunicazione, come sottolineato dall’analisi del Boston Consulting
Group. Lo stesso studio afferma che “la digitalizzazione su larga scala nell’edilizia non
residenziale porterà a risparmi annuali sui costi globali compresi tra 0,7 trilioni e 1,2 trilioni
di dollari (dal 13% al 21%) nelle fasi di ingegneria e costruzione e tra 0,3 trilioni e 0,5 tri-
lioni di dollari (dal 10% al 17%) nella fase operativa” (Figura 17). 50
In sintesi, per beneficiare appieno del potenziale della rivoluzione digitale i dati
devono essere innanzitutto condivisi. Una migliore integrazione dei dati tra tutti
gli attori del processo edilizio, dai progettisti ai fornitori, dai produttori di mac-
chinari (Original Equiment Manufacturer - OEM) agli appaltatori, può portare a una
maggiore efficienza, contribuendo così ad aumentare i livelli di produttività. Infat-
ti, gli esempi di successo di trasformazione digitale mostrano un crescente livello
di collaborazione tra le parti del settore edile, prima di tutto, che comporta un
generale maggiore livello di fiducia. Diversi casi di studio dimostrano che stanno
emergendo sempre più nuove forme di collaborazione sia tra gli OEM, le società
di noleggio e gli appaltatori, sia tra le aziende che si occupano di Information Tech-
nology (IT) che forniscono la tecnologia informatica, provocando effetti dirompenti
nell’intera catena del valore. Grazie alle nuove opportunità offerte dalle tecnologie
digitali, i modelli di business stanno rapidamente cambiando e i confini tra i di-
versi attori tendono a sfumare. Infatti, grazie alla tendenza alla digital servitization,
le aziende possono ora inseguire nuove e redditizie opportunità che potrebbero
comportare cambiamenti sostanziali nell’approccio al mercato e nei modelli di
business. Ad esempio, grazie a una migliore conoscenza del comportamento dei
propri clienti, potenziata dalle tecnologie dei dati, gli OEM potrebbero aumentare
i servizi di noleggio, offrendo soluzioni più flessibili e personalizzate. Allo stesso
tempo le società di noleggio potrebbero trovare nuovi flussi di entrate puntando su
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della costruzione
Uso del modello Uso del modello per la
per apparecchiature prefabbricazione e la
automatizzate e autonome produzione additiva
COSTRUZIONE
servizi logistici che sono un’evoluzione diretta e potenziata del loro attuale know-
how (la capacità di sapere dove e quando si trovano le macchine potrebbe essere
resa disponibile sulla base dell’analisi delle esigenze dei clienti).
La condivisione dei dati, tuttavia, è un compito tutt’altro che facile per diversi mo-
tivi. Mentre le grandi aziende non temono la concorrenza degli operatori IT perché
sono sicure che la loro natura ad alta intensità di capitale e il loro know-how le
proteggono da potenziali acquisizioni, altre - soprattutto le medie e piccole impre-
se - sono ancora riluttanti a condividere i dati perché “temono di perdere il loro know-
how a vantaggio di altri operatori e di essere mercificate”51 e percepiscono addirittura i
giganti dell’IT come potenziali concorrenti che potrebbero minacciare la loro stessa
esistenza se i dati non sono adeguatamente protetti. Considerando che le PMI rap-
presentano la stragrande maggioranza degli operatori del settore, questo potrebbe
rappresentare un importante ostacolo a una trasformazione digitale rapida e senza
intoppi. Va aggiunto che le PMI hanno spesso margini molto bassi e non hanno
i mezzi finanziari per investire nell’innovazione informatica specializzata, impe-
dendo una rapida adozione degli strumenti informatici e, di fatto, rallentando la
trasformazione digitale del settore.
Le grandi aziende, invece, fanno già largo uso di strumenti, procedure, progetti e
pianificazioni informatici e sono sempre più interessate a collaborare con le azien-
de informatiche “per integrare componenti di alta qualità nelle macchine e nel cantiere,
migliorando la loro capacità di creare nuovi servizi basati sui dati e avendo accesso a un’am-
pia gamma di dati che possono rivelarsi utili per migliorare la loro capacità operativa. Tali
partnership potrebbero anche portare alla progettazione di nuovi prodotti/servizi che siano
un mix di varie soluzioni”.52
Tuttavia, considerando la complessità e la frammentazione della catena del valore
delle costruzioni, le differenze di maturità digitale tra operatori piccoli, medi e
grandi possono ostacolare l’implementazione di cantieri completamente digitaliz-
zati. Se aggiungiamo che anche il settore IT è caratterizzato da poche piattaforme
che controllano una grande quota di mercato, cresce la preoccupazione per il ri-
51 Ibidem.
52 Digitalising the construction sector - Unleashing the potential of data with a value chain
approach, CECE, gennaio 2019, pag. 21.
schio che possano imporre condizioni non eque ad altri partecipanti al mercato a
causa della loro posizione dominante.53 Inoltre, la crescente presenza di “soluzioni
basate sul cloud, in cui i dati vengono trasferiti e conservati su server remoti spesso situati
al di fuori dell’UE e controllati da entità non comunitarie, ha sollevato preoccupazioni sulla
legittimità e sui vantaggi di queste architetture informatiche, soprattutto considerando la
crescente adozione di tali sistemi informatici”.54
Stanno emergendo nuove forme di modelli di condivisione dei dati, come il cosiddet-
to “modello bancario” in cui l’originatore dei dati (ad esempio, un appaltatore o una
società di noleggio) decide di concedere l’accesso ai propri dati a una terza parte (ad
esempio, un OEM o un’azienda telematica) sulla base di un contratto chiaro che sta-
bilisce quali dati vengono condivisi e per quale scopo. In cambio, il creatore dei dati
riceve una sorta di “interesse” sotto forma di servizi basati sui risultati dell’analisi dei
dati (questo è un chiaro esempio di servitization). Oppure, seguendo l’esempio di altri
settori, i membri della catena del valore possono optare per meccanismi volontari di
condivisione dei dati, come il Codice di condotta sulla condivisione dei dati agricoli
mediante accordo contrattuale concordato da Copa e Cogeca, CEMA, Fertilizers Eu-
rope, CEETTAR, CEJA, ECPA, EFFAB, FEFAC, ESA firmato il 23 aprile, 2018, a Bruxel-
les che contiene “una serie di principi non vincolanti sui diritti e gli obblighi di accesso, (ri)
utilizzo e condivisione dei dati che si riflettono negli accordi contrattuali tra le parti” con linee
guida specifiche su “proprietà dei dati, accesso, controllo e portabilità dei dati, protezione e
trasparenza dei dati, privacy e sicurezza, responsabilità e diritti di proprietà intellettuale”.55
È interessante notare che, come nel caso del modello bancario, anche in questo caso
gli originatori dei dati hanno un ruolo di primo piano e hanno l’ultima parola sulle
modalità di condivisione dei loro dati, con chi e per quali scopi. La Commissione
Europea presta particolare attenzione a questo tema e sta attualmente agendo a di-
versi livelli per accelerare ulteriormente la condivisione dei dati tra le parti, al fine
di stimolare l’economia dei dati nell’UE attraverso un mix di misure normative e
finanziarie. Questo argomento verrà discusso nel prossimo capitolo.
per quello pubblico. L’adozione ampia e capillare di tecnologie digitali come BIM,
IoT, digital twin, ecc. e di piattaforme cloud farà crescere la trasparenza a più livel-
li, consentendo un migliore monitoraggio delle fasi di costruzione a ogni livello e
(potenzialmente) una maggiore fiducia tra le parti coinvolte (imprese del settore
ed amministrazione pubblica). Inoltre, la maggiore trasparenza potrebbe consen-
tire di ridurre potenziali episodi di corruzione che rappresentano un problema
ingombrante per il settore, in quanto pesa sostanzialmente sul costo degli appalti
pubblici.2
Un altro aspetto rilevante per il successo della digitalizzazione è la standardizza-
zione. L’adozione di sistemi proprietari tende a rappresentare una barriera all’in-
gresso, limitando la competitività sul mercato. Per questo motivo sono numero-
se le voci a favore dell’adozione di standard aperti per migliorare la diffusione
delle tecnologie digitali e, in particolare, lo scambio di dati nel settore, evitando
al contempo comportamenti potenzialmente monopolistici. Le analisi legali sulla
standardizzazione condotte dalle organizzazioni mondiali di standardizzazione
vertono su elementi quali l’interoperabilità dei dati, la responsabilità rispetto alla
proprietà ed all’uso dei dati, i diritti di proprietà intellettuale e i diritti e responsa-
bilità più in generale. Nell’ambito di questa ricerca, vale la pena citare i tre esempi
seguenti:
• ISO/TS15143-3: norma relativa allo scambio dati fra macchine movimento ter-
ra e macchine mobili per la costruzione di strade. Questo standard definisce
uno schema di comunicazione per il trasferimento dati, relativi allo status della
macchina, dal server del fornitore di servizi di telematica alle applicazioni del
cliente attraverso internet. Questo permette di condurre analisi sullo status e
sulle prestazioni della macchina, consentendo di gestire una flotta mista.3
• ISO/TC 59/SC13: norma sulla standardizzazione internazionale delle informa-
zioni attraverso l’intero ciclo di vita degli edifici e delle infrastrutture nell’am-
2 Ibid. citando uno studio del 2013 realizzato da PwC ed Ecorys che ha analizzato 192 pro-
getti di appalti pubblici in tutti i Paesi dell’UE. Lo studio stima che i costi aggiuntivi sugli
appalti negli otto paesi UE analizzati si aggiri su 1,3-1,9 milioni di euro.
3 Digitalising the construction sector – Unleashing the potential of data with a value chain
approach, CECE, gennaio 2019, pagina 31.
13 Cosa fanno gli europei al lavoro? Un’analisi basata sulle mansioni: European Jobs Moni-
tor 2016. Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea. Lussemburgo.
14 Come indicato nel documento A Blueprint for Sectoral Cooperation on Skills (Wave II),
“secondo una valutazione dell’iniziativa Build Up Skills (BUS), 3-4 milioni di lavoratori
avranno bisogno di una formazione sull’efficienza energetica. Inoltre, una trasformazione
digitale sarà essenziale per fornire edifici e processi di costruzione più efficienti”.
Questa breve introduzione vuole fornire una rapida panoramica dei tratti rilevanti
della strategia digitale dell’UE e definire il quadro di riferimento per ulteriori ana-
lisi.
In occasione del discorso sullo Stato dell’Unione (SOTEU) tenutosi il 16 settembre
2020 la presidente Von der Leyen annunciò un programma per il digitale europeo:
“Dobbiamo fare dei prossimi dieci anni il decennio digitale europeo. Sono tre, a mio avviso,
i settori sui quali dobbiamo concentrarci. In primo luogo, i dati. [...] Il secondo settore su
cui dobbiamo concentrarci è la tecnologia, in particolare l’intelligenza artificiale. [...] Il
terzo settore è quello delle infrastrutture [...] Vogliamo guidare il cammino - un cammino
europeo - verso l’era digitale, facendo perno sui nostri valori, sulla nostra forza, sulle nostre
ambizioni globali.23
È infatti ampiamente riconosciuto che la digitalizzazione può portare una nuova
ondata di prosperità nell’UE. Secondo Deloitte, “se gli investimenti portassero tutti
gli Stati membri dell’UE l’indice DESI24 a 90 entro il 2027 (la fine del Quadro finanziario
22 Digitalising the construction sector - Unleashing the potential of data with a value chain
approach, CECE, gennaio 2019, pagina 36
23 SOTEU 2020, discorso della Presidente von der Leyen, 16 settembre 2020.
24 L’Indice dell’economia e della società digitali (DESI) è un indice composito che sinte-
tizza gli indicatori rilevanti sulle prestazioni digitali dell’Europa e segue l’evoluzione della
competitività digitale degli Stati membri dell’UE. Link: https://ec.europa.eu/digital-sin-
pluriennale), il PIL pro capite dell’UE segnerebbe un +7,2% alla fine del periodo”.25
Come si legge nella recente COM/2021/118 final, 2030 Digital Compass: the Euro-
pean way for the Digital Decade “in un solo anno, la pandemia COVID-19 ha cambiato
radicalmente il ruolo e la percezione della digitalizzazione nelle nostre società ed economie,
accelerandone il ritmo. [...] La pandemia ha altresì messo in luce le vulnerabilità del nostro
spazio digitale, la dipendenza da tecnologie non europee e l’impatto della disinformazione
sulle nostre società” democratiche.26 Il documento SOTEU indirizzato al Parlamento
europeo cita tutti gli ingredienti della strategia dell’UE sulla digitalizzazione e sot-
tolinea l’importanza di “un piano comune per l’Europa digitale con obiettivi chiaramente
definiti per il 2030, come la connettività, le competenze e i servizi pubblici digitali” per
guidare la via europea verso l’era digitale “basata sui valori [dell’UE]”27 . La stessa
COM afferma che “la via europea verso un’economia e una società digitalizzate si basa
sulla solidarietà, la prosperità e la sostenibilità, ancorate alla responsabilizzazione dei cit-
tadini e delle imprese, garantendo la sicurezza e la resilienza del suo ecosistema digitale e
delle sue catene di approvvigionamento”. Dal SOTEU possiamo dedurre che il concetto
di via europea è legato ad aspetti diversi, come la sovranità tecnologica in aree
tecnologiche chiave, un quadro legislativo migliore con regole di responsabilità
e sicurezza eque e trasparenti per le piattaforme digitali e per i prodotti e servizi
digitali, una spinta all’adozione di standard comuni a livello UE, il miglioramento
dell’alfabetizzazione digitale, una maggiore protezione dei diritti dei consumatori
e dei cittadini, ecc. Tutti elementi che si riflettono nei documenti ufficiali della stra-
tegia dell’UE. Infatti, per far prosperare la digitalizzazione “l’Europa dovrà sfruttare
i suoi punti di forza: un mercato unico aperto e competitivo, norme rigorose ancorate ai
valori europei, un ruolo da protagonista nel commercio internazionale equo e regolamenta-
to, una solida base industriale, cittadini altamente qualificati e una società civile solida“.28
gle-market/en/digital-economy-and-society- index-desi
25 La digitalizzazione, un’opportunità per l’Europa, Deloitte, febbraio 2021
26 COM/2021/118 final, 2030 Digital Compass: the European way for the Digital Decade.
pag. 1.
27 SOTEU 2020, discorso della Presidente von der Leyen, 16 settembre 2020.
28 COM/2021/118 final, 2030 Digital Compass: the European way for the Digital Decade.
pag. 1.
Vale ora la pensa spostare il focus sugli orientamenti politici della Commissione
von der Leyen, presenti nel documento Un’Europa più ambiziosa presentato dalla
Commissione UE nel luglio 2019. Sono sei le tematiche principali:
1. Un Green Deal europeo
2. Un’economia che lavora per le persone
3. Un’Europa pronta per l’era digitale
4. Proteggere il nostro stile di vita europeo
5. Un’Europa più forte nel mondo
6. Un nuovo slancio per la democrazia europea29
Nella sezione Un’Europa pronta per l’era digitale si trova la parte più rilevante delle
iniziative della nuova Commissione. Tuttavia, vale la pena spendere un po’ di tem-
po per spiegare perché iniziative sul digitale compaiono anche nella sezione Un’e-
conomia che lavora per le persone e Un nuovo slancio per la democrazia europea. Il motivo
è che la rivoluzione digitale ha importanti ripercussioni su altri aspetti legati alla
definizione delle politiche dell’UE. Ad esempio, nella sezione Un’economia che lavo-
ra per le persone, vengono citati temi rilevanti come le condizioni dei lavoratori delle
piattaforme, la tassazione equa (soprattutto per le grandi aziende tecnologiche),
mentre nella sezione Un nuovo slancio per la democrazia europea l’attenzione è focaliz-
zata sul ruolo delle piattaforme digitali nella democrazia moderna, e in particolare
sulla diffusione della disinformazione e dell’odio.
Analizzando più a fondo, nella sezione Un’Europa pronta per l’era digitale, ci si im-
batte nelle principali aree affrontate dalla politica dell’UE, in particolare la tecno-
logia, la regolamentazione, le politiche pubbliche, le abilità e le competenze. Non
va trascurato il fatto che la Commissione vuole “mettere in pratica ciò che predica”
e dare l’esempio, avviando un ambizioso piano di trasformazione digitale interna.
Inoltre, vuole spingere per migliorare gli strumenti della diplomazia digitale.30
Iniziamo ora a scavare nei documenti politici sulla strategia digitale dell’UE, e in
particolare sul pacchetto pubblicato nel febbraio 2021 (noto anche come “pacchetto
di febbraio”) che consiste in tre COM31: Shaping’s Europe’s digital future (Plasmare il
futuro digitale dell’Europa), the European Strategy on Data (Strategia europea per i dati)
and the White Paper on Artificial Intelligence (Libro bianco sull’intelligenza artificiale).
Questi documenti presentano informazioni significative sulla natura e sull’impatto
potenziale della strategia dell’UE, identificando il filo rosso che rende la strategia
dell’UE unica nella sua portata e nei suoi obiettivi. Soprattutto permettono di ca-
pire come le istituzioni europee stanno guidando il processo di trasformazione
digitale, e quale sarà l’impatto potenziale sulle imprese.
paper “The Digitalization of Diplomacy”, Ilan Manor, 2018, disponibile qui: https://www.
qeh.ox.ac.uk/sites/www.odid.ox.ac.uk/files/DigDiploROxWP2.pdf.
31 COM sta per comunicazione della commissione al parlamento europeo, al consiglio, al
comitato economico e sociale europeo e il comitato delle regioni. Le COM sono i documenti
in cui vengono illustrate le politiche strategiche della Commissione Europea.
32 COM/2020/102 final, A New Industrial Strategy for Europe.
Le imprese hanno bisogno di un quadro di riferimento che consenta loro di nascere e cresce-
re, di poter condividere e utilizzare i dati, di innovare, competere o cooperare in modo equo.
L’Europa deve poter scegliere e seguire la strada della trasformazione digitale a modo suo. 33
La COM individua, inoltre, tre obiettivi che la Commissione perseguirà “sulla stra-
da di una trasformazione digitale che vada a beneficio delle persone nel rispetto
dei nostri valori”34, come esemplificato nell’infografica di Figura 1.
Tecnologia Società
per le democratica
persone e sostenibile
Economia
digitale
competitiva
Figura 1 – Tre azioni operative suggerite dalla Commissione UE per la transizione digitale
della disinformazione sulle nostre società democratiche”. Inoltre, “è emerso anche un nuo-
vo divario digitale, non solo tra le aree urbane ben collegate e i territori rurali e remoti, ma
anche fra chi può beneficiare appieno di uno spazio digitale ricco, accessibile e sicuro poten-
do contare su una gamma completa di servizi, e chi non può farlo”.35 In effetti, il peso de-
gli attori europei nel mercato globale in settori tecnologici chiave è piuttosto basso,
e lo si evince dal fatto che il 90% dei dati dell’UE sia gestito da società statunitensi,
che meno del 4% delle principali piattaforme online siano europee e i che micro-
chip di produzione europea rappresentino meno del 10% del mercato europeo.36
Per colmare questa lacuna, la Commissione ha individuato gli “ingredienti” più
importanti per una strategia digitale di successo, come (i) investimenti in tecno-
logie e infrastrutture di punta trasversali per quanto riguarda la connettività, (ii)
investimenti nella microelettronica e nella capacità di elaborare grandi quantità di
dati, (iii) adozione di standard riconosciuti e una maggiore interoperabilità nelle
infrastrutture digitali chiave a livello dell’UE. È inoltre necessario impostare un
quadro giuridico specifico in settori come: l’IA, la tutela dei lavoratori delle piatta-
forme digitali, il diritto della concorrenza, l’istituzione di un’unità Cyber security
per affrontare la minaccia di attacchi informatici. Inoltre, è importante rafforzare
gli investimenti nelle competenze digitali per mettere i cittadini dell’UE in grado di
affrontare le sfide della trasformazione digitale. In sostanza, sono principalmente
tre le macroaree al centro della strategia dell’UE: tecnologia e infrastrutture, legi-
slazione, nuove abilità e competenze per l’era digitale.
Anche i documenti strategici pubblicati dalla Commissione Europea delineano una
potenziale via verso l’era digitale. Si riconosce infatti che “la comunicazione digitale,
l’interazione con i social media, il commercio elettronico e le imprese digitali [...] stanno ge-
nerando una quantità sempre maggiore di dati che, se messi in comune e utilizzati, possono
portare a mezzi e livelli di creazione di valore completamente nuovi. È una trasformazio-
ne fondamentale come quella provocata dalla rivoluzione industriale”.37 Questo perché le
tecnologie digitali stanno penetrando sempre più in ogni aspetto della nostra vita
quotidiana al punto che, secondo il parere di alcuni esperti di spicco, i cambiamenti
35 COM/2021/118 final, 2030 Digital Compass: the European way for the Digital Decade,
pagina 2.
36 Ibidem, nota 8.
37 COM/2020/67 final, Plasmare il futuro digitale dell’Europa, 2020, pagina 3.
innescati dalle nuove tecnologie digitali “altereranno il modo in cui viviamo, lavoriamo e
ci relazioniamo gli uni con gli altri”.38
In sintesi, si può affermare che sono principalmente due i pilastri al centro della
rivoluzione digitale: i dati e l’intelligenza artificiale. Non deve quindi sorprendere
che siano l’oggetto delle due COM, una Strategia europea sui dati39 e il Libro bianco
sull’intelligenza artificiale.40 Il modo in cui l’UE gestirà le sfide derivanti dai dati e
dal loro sfruttamento (ad esempio attraverso l’uso dell’IA) sarà fondamentale per
l’economia dell’UE, per prosperare e mantenere la sua competitività negli anni a
venire rispetto ai modelli alternativi esistenti (ad esempio quello della Cina o degli
Stati Uniti).
Per questo l’UE intende creare “uno spazio unico europeo dei dati - un vero e proprio
mercato unico degli stessi, aperto a tutto il mondo - in cui i dati personali e non, compresi
quelli aziendali sensibili, siano al sicuro e le imprese abbiano facile accesso a una quantità
quasi infinita di informazioni industriali di alta qualità [...]. Questo dovrebbe favorire lo
sviluppo di un ecosistema (di aziende, società civile e individui) che crei nuovi prodotti e
servizi basati su dati più accessibili”.41
Questo approccio mostra differenze rilevanti sia rispetto a quanto avviene negli
USA “dove l’organizzazione dello spazio dati è lasciata al settore privato, con notevoli
effetti di concentrazione nelle mani di pochi player o in Cina, dove il governo attraverso
sistemi di sorveglianza e grazie al controllo sulle principali società Big Tech di fatto control-
la enormi quantità di dati senza sufficienti garanzie per gli individui”.42 Al contrario, il
modello dell’UE si vuole distinguere per la presenza di un quadro giuridico solido
e fondato su valori quali privacy, sicurezza e standard etici, così da favorire un
maggiore flusso di dati di alta qualità all’interno dell’UE, anche (e soprattutto) fra
settori diversi. A tal fine, l’UE vuole che siano rispettati i valori e le norme europee
46 COM (2020) 767 final, Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio
sulla governance europea dei dati (Data Governance Act), 2020 pag. 2.
47 SWD(2020) 295 final, Relazione sulla valutazione d’impatto che accompagna la proposta
di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla governance europea dei dati,
pagina 6.
48 https://iapp.org/news/a/proposal-for-an-eu-data-governance-act-a-first-analysis/
49 Come indicato nel documento COM(2020) 767 final, per altruismo dei dati si intende la
messa a disposizione volontaria di dati da parte di individui o aziende per il bene comune.
50 Come indicato nel documento SWD(2020) 295 final, questa iniziativa legislativa raffor-
zerà lo sviluppo degli spazi dati europei.
tare la fiducia tra le parti, aprendo così la strada a nuove opportunità di scambio e
condivisione. Inoltre, occorre preoccuparsi di “garantire la sicurezza degli scambi dati,
favorire la continuità nei controlli degli accessi (cioè il modo in cui gli attributi di sicurezza
dei dati sono gestiti e rispettati) attraverso le catene di valore dei dati sarà una chiave, insi-
stendo sul presupposto di promuovere la condivisione dei dati e di garantire la fiducia tra i
diversi attori degli ecosistemi di dati europei.”51
Un altro aspetto importante riguarda la concentrazione dei dati nelle mani di pochi
grandi operatori – i.e., le grandi multinazionali Big Tech – che, se non affrontata in
modo adeguato, rischia di creare squilibri nel potere contrattuale tra gli operatori
del mercato. È noto che tali attori possono beneficiare di conoscenze uniche, de-
rivanti dalla ricchezza e dalla varietà dei dati in loro possesso e, di conseguenza,
dettare le condizioni per l’accesso e l’utilizzo dei dati a terzi. Questo elemento rap-
presenta già di per sé un vantaggio, nei confronti di potenziali concorrenti in tutti
i settori in cui operano. A questo proposito, la Commissione valuta continuamente
come affrontare questi squilibri di mercato relativi alle piattaforme e ai dati attra-
verso una regolamentazione ex-ante, se opportuno, nel quadro del lavoro condotto
dall’Osservatorio dell’economia delle piattaforme online. Questo è anche l’obietti-
vo del pacchetto di riforme pubblicato dalla Commissione UE il 16 dicembre 2020,
composto dal Digital Services Act (DSA) e dal Digital Markets Act (DMA).
Per spiegarne il contenuto, la Commissione ha utilizzato una metafora paragonan-
do il DSA all’invenzione del semaforo a Cleveland, con l’obiettivo di introdurre
regole che mettano ordine nel caos del traffico online.52 La legge sui servizi digi-
tali prevede tre azioni principali: sicurezza per gli utenti, trasparenza delle piatta-
forme e migliore applicazione. Ciò significa che la normativa vincolante dell’UE
obbligherà gli intermediari online (piattaforme online), e in particolare i grandi
operatori che “hanno natura sistemica”53 e che “sono emersi come spazi quasi pubblici
struttura di sorveglianza.
54 Un’Europa pronta per l’era digitale: La Commissione propone nuove regole per le piat-
taforme digitali, 15 dicembre 2020, https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/
ip_20_2347.
55 Dichiarazione della Vicepresidente esecutiva Vestager sulla proposta della Commissio-
ne sulle nuove regole per le piattaforme digitali, 15 dicembre 2020 (https://ec.europa.eu/
commission/presscorner/detail/en/STATEMENT_20_2450).
56 I due programmi sono spesso presentati con il loro nome inglese, i.e. Digital Europe e
Connecting Europe Facility.
57 COM/2020/66 final, Una strategia europea per i dati, pagina 16.
Elementi
costitutivi dei Sicurezza per i dati Coordinamento delle pratiche
Accesso facile e sicuro Intermediari
singoli data space condivisi su base nazionali, rappresentanza Stati
all’elaborazione dati fidati
per costruire più altruistica membri, definizione delle priorità
velocemente
Gestione dei dati dai singoli Adozione volontaria Spazio per norme
governi della norma specifiche
Industria e Pubblica
Salute Agricoltura Finanza Trasporti Verde Energia Abilità
manifattura amministrazione
Figura 2 – Interazione del quadro orizzontale e dello spazio dati europeo settoriale.
(Fonte: Commissione UE)
superare gli ostacoli giuridici e tecnici alla condivisione dei dati tra le organizzazioni, com-
binando strumenti e infrastrutture necessarie e affrontando le questioni legate alla fiducia,
ad esempio attraverso l’adozione di regole comuni da svilupparsi per lo spazio stesso. Gli
spazi prevedono (i) l’introduzione di strumenti e piattaforme per la condivisione dei dati;
(ii) la creazione di un quadro di governance dei dati; (iii) una migliore disponibilità, qualità
e interoperabilità dei dati”.59
Una parte del progetto punta sui cosiddetti cloud federati, per favorire un più alto
livello di interconnessione tra le capacità di edge computing e cloud con l’obiettivo
di promuovere la crescita e lo sfruttamento degli spazi comuni europei di dati per
applicazioni pubbliche, industriali e scientifiche.60 A tal proposito, l’UE intende fir-
mare dei protocolli d’intesa con gli Stati membri per creare sinergie con analoghe
iniziative a supporto di un cloud federato a livello nazionale (ad esempio Gaia-X61)
ed evitare inutili frammentazioni.
Allo stesso modo, in collaborazione con gli Stati membri, l’UE spinge perché i for-
nitori di servizi cloud che operano nell’UE rispettino le norme esistenti (ad esem-
pio, il GDPR) e vuole creare un libro di (auto) regole comunitarie per i fornitori di
servizi cloud62 e per gli utenti mettendo insieme un quadro coerente delle diverse
norme applicabili. Inoltre, la Commissione prevede il lancio di un marketplace
europeo dei servizi cloud la cui partecipazione sarà legata al rispetto di una se-
rie di requisiti in settori quali la protezione e la portabilità dei dati, la sicurezza,
l’efficienza energetica e pratiche di mercato (ad esempio, condizioni contrattuali
trasparenti ed eque). Oltre a rappresentare un modo per accrescere la fiducia degli
63 COM/2021/118 final, 2030 Digital Compass: the European way for the Digital Decade.
Lo stesso documento presenta alcune cifre che forniscono un quadro più dettagliato della
situazione. Infatti, “Nel 2019 gli specialisti nel settore delle tecnologie dell’informazione e della
comunicazione erano 7,8 milioni, con un tasso di crescita annuo precedente del 4,2 %. Se questa ten-
denza continuerà, l’UE sarà ben al di sotto del fabbisogno previsto di 20 milioni di esperti, ad esempio
per settori chiave quali la cibersicurezza o l’analisi dei dati. Oltre il 70 % delle imprese ritiene che la
carenza di personale con competenze digitali adeguate costituisca un ostacolo agli investimenti”.
privati e per poter beneficiare di una maggiore supervisione e trasparenza sui loro dati
personali”.64
“Gli immobili sono responsabili del 40 % delle nostre emissioni. Devono generare meno
rifiuti e diventare meno dispendiosi e più sostenibili.
Sappiamo anche che il settore edilizio può addirittura smettere di essere una fonte di emis-
sioni di carbonio e trasformarsi in un pozzo di assorbimento grazie all’uso di materiali da
costruzione come il legno e di tecnologie intelligenti, ad esempio l’intelligenza artificiale.
Voglio che NextGenerationEU faccia partire un’ondata di ristrutturazioni in tutta
Europa e renda l’Unione capofila dell’economia circolare.
Ma non è solo un progetto ambientale o economico: dev’essere un progetto culturale euro-
peo. Ogni tassello ha il suo stile, e noi dobbiamo dare al mosaico del cambiamento sistemico
un’impronta distintiva che faccia convergere stile e sostenibilità.
In quest’ottica creeremo un nuovo Bauhaus europeo, uno spazio creativo comune in
cui architetti, artisti, studenti, ingegneri e progettisti lavorino insieme per realizzare questo
obiettivo.” 65
Questo lungo excursus ha lo scopo di inquadrare meglio le iniziative dedicate al
settore delle costruzioni nel più ampio panorama della strategia digitale dell’UE,
con particolare attenzione a quanto discusso sopra. L’UE è al corrente dell’impor-
tanza del settore delle costruzioni per l’economia dell’Unione, come testimoniano
le parole di Ursula von der Leyen già a suo tempo nel SOTEU del 2020. Parlare di
edilizia significa infatti parlare di strade, ferrovie, ponti, gallerie, strutture in cal-
cestruzzo, fondazioni speciali, opere elettriche, approvvigionamento idrico, tratta-
mento delle acque reflue, opere su siti marittimi o fluviali, uffici, ospedali, alberghi,
scuole, edifici industriali, abitazioni singole, condomini, piani di edilizia popolare
e alloggi.196
64 Ibidem.
65 State of the Union 2020, President von der Leyen’s speech, 16 September 2020
Come già illustrato nel capitolo 1, con oltre 3 milioni di imprese e 18 milioni di
lavoratori, il settore delle costruzioni rappresenta circa il 9% del PIL dell’UE66 e il
43,2% della formazione lorda di capitale fisso nell’UE27.67 Secondo lo studio del
2012 “Monitoraggio dell’occupazione settoriale” finanziato dalla Commissione
Europea (DG Occupazione, affari sociali e inclusione), una persona che lavora nel
settore delle costruzioni genera altri due posti di lavoro in altri settori (Figura 3).
Questi numeri risultano particolarmente interessanti agli occhi dei policy-makers
poiché anche un piccolo cambiamento nel settore può portare a risultati impressio-
nanti nel tessuto economico complessivo. Infatti, occuparsi dell’industria delle co-
struzioni significa occuparsi di un’ampia gamma di temi come ad esempio rispar-
mio energetico, sicurezza sul lavoro, tutela dell’ambiente, innovazione tecnologica,
standard, cybersicurezza, partecipazione delle donne al mondo del lavoro, coo-
perazione internazionale, ecc. Di conseguenza, sono diverse le Direzioni Generali
della Commissione Europea che gestiscono politiche e programmi rivolti al settore
delle costruzioni. Allo stesso tempo, a causa della sua natura orizzontale, la digi-
talizzazione - e in particolare la gestione dei dati e il ruolo dell’IA - offre un’ampia
gamma di opportunità sia dal punto di vista economico che sociale. Le tecnologie
digitali sono infatti utili a gestire problemi di natura diversa, dall’efficienza energe-
tica alla sicurezza, dalle questioni ambientali alla mobilità, per citarne solo alcuni.
C’è poi un ultimo punto che vale la pena menzionare. Alcuni studi tendono a con-
siderare il settore delle costruzioni come un sistema complesso e dinamico. In par-
ticolare, in questo settore i progetti e i relativi processi implicano una varietà di
fattori produttivi e relazioni tipiche dei sistemi complessi.68 A questo proposito,
l’uso della data science aprirà probabilmente nuovi e inaspettati orizzonti per l’evo-
luzione del settore negli anni a venire. Come già accennato in precedenza, sarebbe
utile adottare un approccio sistemico sfruttando le potenzialità della scienza dei
Trasporto
Non metallico
Finanziario
Elettrico
Metallico
Costruzioni
Macchinari
Commercio
Attività
commerciale
Testo
Alloggi
Figura 3 - UE-27 Moltiplicatori medi dell’occupazione interna,
classificati in base al moltiplicatore dell’occupazione 2005 (Fonte: WIOD)
dati per identificare potenziali colli di bottiglia e fornire soluzioni nuove e innova-
tive, in modo da migliorare l’efficienza dell’intero sistema. Questo approccio “eco-
sistemico” è altresì necessario per gli sforzi di policy-making, soprattutto perchè
la natura stessa delle tecnologie digitali tende a generare effetti di spill-over da un
settore all’altro, come ampiamente discusso da Haskel e Westlake nel loro interes-
sante libro Capitalismo senza capitale: l’ascesa dell’economia intangibile.69
Ma concentriamoci ora sulla politica europea nel settore delle costruzioni.
Nel 2012 è stata definita la Strategia per la competitività sostenibile del settore delle co-
struzioni e delle sue imprese per il prossimo decennio.70 La strategia punta su cinque
obiettivi chiave:
69 Haskel, Jonathan e Stian Westlake, Capitalism without capital: the rise of intangible eco-
nomy. Oxford, 2018.
70 COM/2012/433, Communication Strategy for the sustainable competitiveness of the con-
struction sector and its enterprises.
71 Ibidem, pag. 6.
74 La DG GROW ha istituito l’Osservatorio europeo del settore delle costruzioni, per ga-
rantire una politica basata su dati concreti. L’ECSO monitora la situazione del settore a
livello di UE e di Stati membri, nonché le misure politiche nazionali relative alla digitalizza-
zione (ad esempio il Plan Transition Numérique dans le Bâtiment) e le tendenze (ad esempio i
droni e la stampa 3D).
75 Per ulteriori informazioni, visitare il sito web: http://www.eubim.eu/handbook/.
76 Calculating Costs and Benefits for the use of Building Information Modelling in Pu-
blic tenders Methodology Handbook, http://www.eubim.eu/wp-content/uploads/2021/05/
Cost-Benefit-Analysis-for-the-use-of-BIM_user-handbook.pdf
basato sul BIM in Estonia) o strategici (i.e., la creazione di una strategia nazionale
per la digitalizzazione delle costruzioni e l’adozione del BIM in Bulgaria).
Questi progetti rappresentano un punto di riferimento per le competenze tecniche
nella digitalizzazione delle costruzioni. Inoltre, l’allineamento a livello europeo
delle iniziative nel settore e la penetrazione della linea europea sono resi possibili
da un meccanismo che prevede l’inserimento nelle strategie nazionali delle racco-
mandazioni a sostegno alle PMI, il supporto agli Stati membri nella partecipazione
a reti/progetti/iniziative esistenti e l’utilizzo di materiali già esistenti.
Vale la pena ricordare inoltre che la DG GROW è stata il punto di riferimento per
le politiche sulle competenze nel settore delle costruzioni e dell’ambiente costrui-
to. Nell’ambito del programma 2020 (coordinato da EASME79) sono stati stanziati
fondi per progetti che supportano l’adozione del BIM (BIMplement, SPHERE e
BIM Speed) per raggiungere obiettivi come efficienza energetica, ristrutturazione,
miglioramento delle competenze, ecc.
Nel contesto del programma Horizon Europe, sono stati inseriti diversi bandi sulla
digitalizzazione delle costruzioni su tematiche diverse, ad esempio per sostenere
la generazione di dati e dimostrare i benefici dell’uso di sistemi per i registri digita-
li degli edifici nonché per stimolare l’adozione di tecnologie innovative nel settore
delle costruzioni, come la stampa 3D, la scansione laser, il BIM secondo diversi
livelli di maturità.
Inoltre, la Direzione Generale per l’Energia (DG ENER) sta lavorando allo svilup-
po dell’indicatore di predisposizione degli edifici alle tecnologie intelligenti80, un
indicatore energetico che valuta la capacità degli edifici di adattare il loro funzio-
namento al comfort degli occupanti, ottimizzando anche l’efficienza energetica e
79 L’EASME è l’Agenzia esecutiva per le piccole e medie imprese e gestisce, per conto della
Commissione, diversi programmi dell’UE nei settori del sostegno alle PMI e dell’innovazio-
ne, dell’ambiente, dell’azione per il clima, dell’energia e degli affari marittimi, in particolare
gli inviti nell’ambito di Horizon2020, elaborati dalla DG GROW. È stata sostituita nel 2021
dalla nuova agenzia EISMEA.
80 Questo indicatore, noto anche come Smart Readiness Indicator, è stato sviluppato dalla
Commissione per valutare la capacità di un edificio di adattarsi alle tecnologie avanzate in
termini di capacità prestazionale e flessibilità energetica.
start-up e/o altre imprese digitali che si affacciano al settore delle costruzioni e
dello sviluppo delle città.
Renovation Wave
84 Ibidem, pagina 6.
85 Ibidem, pagina 8.
86 Il Passaporto per la Ristrutturazione degli Edifici può essere definito come “un documen-
to - in formato elettronico o cartaceo - che delinea una tabella di marcia a lungo termine (fino a 15 o
20 anni) per la ristrutturazione graduale di uno specifico edificio, risultante da un audit energetico in
loco e rispondente a specifici criteri e indicatori di qualità8 stabiliti in dialogo con i proprietari degli
edifici”. Come indicato nel documento, “il recente quadro di riferimento della Commissione per i
livelli copre l’uso dell’energia, dei materiali e dell’acqua, la qualità e il valore degli edifici, la salute, il
comfort, la resilienza ai cambiamenti climatici e il costo del ciclo di vita”.
87 Il quadro Level(s), adottato di recente dalla Commissione, riguarda l’uso di energia,
materiali e acqua, la qualità e il valore degli immobili, la salute, il comfort, la resilienza ai
cambiamenti climatici e il costo del ciclo di vita.
14
12
9
8
7
6
4
4
3
3
2
2
1
1
Repubblica Ceca
Danimarca
Estonia
Finlandia
Francia
Germania
Grecia
Ungheria
Irlanda
Italia
Lettonia
Lituania
Lussemburgo
Olanda
Portogallo
Slovenia
Spagna
Svezia
Regno Unito
Figura 5 – Numero dei Digital Innovation Hub per il settore delle costruzioni nei paesi
europei (Fonte: Dati UE)
stesso gradevole e a costi accessibili per i cittadini.” Si punta a creare “una rete per far
incontrare professionisti di diverse discipline e mobiliterà menti creative per ripensare quali
caratteristiche possa e debba avere la vita sostenibile futura.” A tal proposito, intende,
da un lato, mettere insieme “pensatori, urbanisti, architetti, imprenditori, studenti e
cittadini che collaborano per sviluppare la sostenibilità in grande stile” e dall’altra lan-
ciare “veri e propri progetti immobiliari in tutta l’UE.”91 Per quanto riguarda l’aspetto
digitale, l’iniziativa non può prescindere dal prestare attenzione alla dimensione
digitale delle costruzioni, che rappresenta un punto cardine degli edifici del futu-
ro. Il nuovo Bauhaus europeo deve inoltre approfittare dell’altra grande tendenza
rivoluzionaria del nostro secolo, la digitalizzazione, che sta cambiando sempre più
il nostro modo di pensare e di agire. In futuro, le case, gli insediamenti e le città
funzioneranno meglio grazie al loro gemello digitale. Le simulazioni informati-
che consentiranno infatti di migliorare le scelte progettuali in termini di efficienza
delle risorse, riutilizzabilità o impatto sull’ambiente e sul clima locale. L’obiettivo
è realizzare città più vivibili e a impatto climatico zero. Questo approccio è rifles-
so nei bandi presenti nei nuovi programmi UE 2021-27. L’iniziativa per il nuovo
Bauhaus è strutturata in tre fasi diverse: “ideazione” per preparare il terreno per i
futuri bandi attraverso un processo partecipativo ampio e inclusivo per co-proget-
tare i nuovi bandi fino all’estate del 2021, “realizzazione” di progetti trasformativi
a partire dalla seconda metà del 2021 e “diffusione” attraverso la creazione nel
2022 di una serie di cinque Bauhaus nell’UE. In conclusione, l’iniziativa intende
comunque mantenere costantemente attivo il dialogo tra le parti interessate al fine
di raggiungere un punto d’intesa comune che preservi la competitività del settore
economico tenendo d’occhio le sfide sociali e i potenziali svantaggi che deriveran-
no dalla trasformazione digitale. In questo scenario, l’UE può svolgere un ruolo
chiave mediando fra i diversi punti di vista e promuovendo nuove iniziative per
raggiungere il più ampio consenso possibile sul futuro dell’edilizia digitale.
“The ability to envision and drive change is just as important as the ability to work
with technology. If you don’t have both, you can’t succeed in this world.” - “La capacità
di immaginare e guidare il cambiamento è importante tanto quanto la capacità di
lavorare con la tecnologia. Se non hai entrambi, non puoi avere successo in questo
mondo.”
Prof. George F. Westerman, MIT Sloan School of Management
Il settore delle costruzioni, come abbiamo ampiamento dibattuto nei capitoli pre-
cedenti, costituisce uno dei comparti di base dell’economia e su di esso si inne-
stano molti altri settori produttivi. Purtroppo, rimane ancora uno dei settori più
frammentati e meno digitalizzati al mondo. Materie prime come acciaio, vetro,
cemento, sono gli elementi costituenti di migliaia di categorie di prodotti e già
questo basterebbe per delineare l’influenza del mercato edile nel sistema. Inoltre,
la realizzazione di edifici comporta un indotto molto esteso, basti pensare a tut-
te le componenti necessarie per farlo funzionare, come impianti, prese elettriche,
macchine per il condizionamento, caldaie, porte, finestre o tutto ciò che serve per
rendere gli spazi confortevoli e abitabili: elettrodomestici, arredi, tessuti, ecc.
A questa complessità si aggiunge l’ampia struttura, di distribuzione e commer-
cializzazione, di produttori, rivenditori, installatori, montatori, operatori certifica-
ti, che non hanno dei processi strutturati per la gestione delle commesse e per il
controllo del business. La recente pandemia ha radicalmente resettato il rapporto
tra domanda e offerta a breve termine, per l’intero settore dei prodotti edili. L’in-
terruzione della catena di approvvigionamento, dovuta ai prolungati lockdown
messi in atto da ogni paese con logiche e tempi sempre diversi, causato una forte
volatilità dei prezzi delle materie prime in tutti gli ambiti. Inoltre, la sempre più
crescente mancanza di manodopera ha rimarcato ormai in modo indelebile le pro-
fonde criticità croniche del settore delle costruzioni. In questa prima fase il mercato
ha coperto questa inefficienza strutturale con l’aumento incontrollato dei prezzi.
0 10 20 30 40 50 60
Strumenti di progettazione/costruzione digitale (ad es. BIM)
Strumenti di gestione digitali (ad es. gestione dei cantieri)
Automazione dei processi di produzione dei materiali
Trasparenza delle prestazioni/specifiche dei materiali
Riduzione/sostenibilità del carbonio
Impatto positivo
Figura 1 – Rappresenta i primi 17 dei 36 trend dichiarati nel sondaggio con la più alta
percentuale di risposte “si prevede che si verificheranno”, ordinati in base all’impatto
netto positivo (punteggi totali positivi meno punteggi totali negativi, ignorando i
punteggi neutri. (Fonte: McKinsey Building Products Survey, 2022)
0 10 20 30 40 50 60 70 80
“Get smart” e investite in innovazione e R&S
“Look wide” ai vettori di crescita nei mercati adiacenti
“Go virtual” nel canale investendo nell’e-commerce
“Reinvent” con una trasformazione totale del business
“Aggiungi forza” al canale, concentrandoti su vendite/marketing
“Double-down” su prodotti e mercati principali
“Go lean” concentrandosi sui guadagni di produttività
Figura 2 – Aree di investimento per migliorare la competitività del settore delle costruzio-
ni (Fonte: McKinsey Building Products Survey, 2022).
Opportunità Minaccia
Figura 3 – Risposte suddivise per ruolo (appaltatore, progettista, produttore, distributore) alla
domanda: “Dove vedete la maggiore opportunità o la maggior minaccia di stravolgimento
da parte della trasformazione digitale?” Fonte: McKinsey Building Products Survey, 2022)
Gli esiti diretti e più immediati della digitalizzazione e dell’utilizzo di modelli in-
formativi condivisi, in effetti, sono proprio la trasparenza e l’efficienza. Se quest’ul-
2 McKinsey, 2022.
In letteratura troviamo diverse strategie che risultano estremamente utili per intra-
prendere la trasformazione digitale del settore delle costruzioni. L’elemento chiave
di successo è legato alla globalità con cui si affronta la transizione: il Change Mana-
gement, infatti, deve integrarsi ai processi di Project Management per poter attuare
un cambiamento radicale che sia equilibrato e comprenda sia gli aspetti tecnici che
gli aspetti umani (Figura 4).
Il punto di partenza, di fondamentale importanza, è quello di comprendere a fon-
do la differenza tra informatizzazione, digitalizzazione e trasformazione digitale,
Progetta
Aspetto tecnico sviluppa
consegna
iterativo sequenziale
Inizio del cambiamento
Percorso
Stato Stato
Transizione
attuale futuro
Successo
Percorso
Stato Stato
Transizione
attuale futuro
Innova
Aspetto umano accogli
usa
6 Four Ways to Know Whether You are Ready for Change by Chris Musselwhite and
Tammie Plouffe. Four Ways to Know Whether You are Ready for Change (hbr.org)
Per prepararci insieme a questo passo vediamo quali sono i modelli più diffusi ed
utilizzati di Change Management, che mirano ad una transizione di successo verso
il cambiamento.
Cambiamento
organizzativo
Ricongelamento Scongelamento
Coinvolgimento
Implementazione
dei lavoratori nel
del cambiamento
cambiamento
Processo di cambiamento
Condivisione
Leadership della
Processo di conoscenza
cambiamento
organizzativo che
mostra diverse fasi
nante. Le forze trainanti sono (di solito) positive, ragionevoli, logiche, consapevoli
ed economiche. Le forze che frenano sono (di solito) negative, emotive, illogiche,
inconsce e sociali/psicologiche. Entrambi gli insiemi di forze sono costituiti da fat-
tori reali e devono essere presi in considerazione quando si affronta o si gestisce un
cambiamento. Non è sufficiente aumentare solo le forze motrici, perché se le forze
respingenti rimangono al loro posto può essere che, come risposta, incrementino
la loro resistenza. Pertanto, Lewin suggeriva che il cambiamento sarebbe stato più
facile e duraturo se si fosse intervenuti modificando le forze respingenti, piuttosto
che lavorare in una sola direzione aumentando le forze a favore del cambiamento.
La semplicità di questo modello racchiude anche la sua forza. È stato sviluppato a
metà del 1900, ma è ancora alla base di moltissimi modelli e approcci alla gestione
del cambiamento.
Negli anni ’90, dopo aver studiato i modelli di cambiamento di oltre 700 organiz-
zazioni Jeff Hiatt, fondatore della società di consulenza Prosci8, ha sviluppato un
modello di gestione del cambiamento differente da molti altri poiché al centro ha
messo l’individuo. Si basa sulla teoria che il cambiamento organizzativo dipenda
dal cambiamento individuale di ogni singola persona coinvolta e il nome ADKAR
è l’acronimo dei cinque risultati che un individuo deve raggiungere affinché un
cambiamento abbia successo e sono:
1. Awareness: Consapevolezza del bisogno aziendale di cambiamento. La consape-
volezza è un obiettivo/risultato delle prime comunicazioni riguardanti un cambia-
mento aziendale.
2. Desire: Desiderio di essere coinvolti e partecipare al cambiamento. Il desiderio è
un obiettivo/risultato della sponsorship e della corretta gestione della resistenza al
cambiamento.
3. Knowledge: Conoscenza di come cambiare. La conoscenza è un obiettivo/risultato
del processo di formazione e coaching.
4. Ability: Abilità di realizzare o implementare il cambiamento a livello di presta-
zioni. L’abilità è un obiettivo/risultato di coaching, pratica e tempo.
8 https://www.prosci.com/methodology/adkar
A Awareness - consapevolezza
R D D Desire - desiderio
K Knowledge - conoscenza
A Ability - abilità
R Reinforcement - rinforzo
A K
Questo potente modello è molto efficace e si basa sulla comprensione che il cam-
biamento organizzativo può avvenire solo quando tutti gli individui coinvolti
cambiano. In sostanza, la capacità del singolo di aprirsi alla nuova organizzazione
è garanzia di successo.
Mentre il Prosci 3-Phase Process è una struttura per il cambiamento organizzativo,
il modello ADKAR si concentra sul cambiamento individuale, guidando gli indivi-
dui attraverso una particolare evoluzione e affrontando eventuali ostacoli lungo il
percorso. Questo aspetto, alla base del modello ADKAR, si rivela di grande impor-
tanza, dato che i cambiamenti organizzativi spesso falliscono perché i dipendenti
non capiscono l’importanza di accettare il cambiamento o non sanno come interio-
rizzarlo con successo.
9 https://www.kotterinc.com/methodology/8-steps/
in questo caso sono serrati, il modello è intensivo e potrebbe portare ad alti tassi
di burnout nel personale. Questo modello è adatto a mutamenti significativi e dra-
stici nell’ambito della strategia di trasformazione digitale, in cui un cambiamento
massiccio deve essere realizzato da un’azienda in tempi rapidi. Le otto fasi sono:
1. Creare un senso di urgenza: spiegare perché è necessario un cambiamento e
perché è così urgente. Questo è importante al fine di mantenere nel tempo il
cambiamento ed evitare che sia attuato solo per un breve periodo. Si possono
avviare dialoghi e discussioni tra le parti per far riflettere le persone sulle que-
stioni prevalenti e fornire loro motivazioni convincenti.
2. Costruire una coalizione guida: identificare i leader efficaci del cambiamento
nelle vostre organizzazioni e anche i principali stakeholder, chiedendo il loro
coinvolgimento e impegno nell’intero processo. Formare una potente coalizione
di cambiamento che lavori in team. Identificare le aree deboli nei team della co-
alizione e assicurarsi che il team coinvolga molte persone influenti provenienti
da vari dipartimenti funzionali e che lavorino a diversi livelli dell’azienda.
3. Sviluppare una visione e una strategia: Questo obiettivo può essere raggiun-
to attraverso la definizione dei valori fondamentali, della visione finale e delle
strategie per realizzare il cambiamento in un’organizzazione. Assicurarsi che i
leader del cambiamento siano in grado di descrivere la visione in modo efficace
e in un modo che le persone possano facilmente comprendere e seguire.
4. Comunicare la visione: Comunicare il cambiamento nella visione molto spesso
in modo potente e convincente. Collegare la visione a tutti gli aspetti cruciali,
come le revisioni delle prestazioni, la formazione, ecc. Gestire le preoccupazioni
e i problemi delle persone con onestà e coinvolgimento.
5. Eliminare gli ostacoli: Assicurarsi che i processi e la struttura organizzativa sia-
no in atto e allineati con la visione organizzativa complessiva. Verificare costan-
temente la presenza di ostacoli o di persone che si oppongono al cambiamento.
Implementare azioni proattive per rimuovere gli ostacoli coinvolti nel processo
di cambiamento. Ricompensare le persone che appoggiano il cambiamento e
sostengono il processo.
6. Creare vittorie a breve termine. Creando vittorie a breve termine nelle prime
fasi del processo di cambiamento, è possibile dare una sensazione di vittoria
nelle prime fasi del cambiamento. Create molti obiettivi a breve termine invece
di uno a lungo termine, che sono raggiungibili, meno costosi e con minori pos-
sibilità di fallimento. Premiate i contributi delle persone coinvolte nel raggiun-
gimento degli obiettivi.
7. Consolidare i risultati: Ottenere un miglioramento continuo analizzando le sto-
rie di successo individualmente e migliorando da quelle esperienze individuali.
8. Ancorare il cambiamento nella cultura aziendale. Discutere le storie di successo
relative alle iniziative di cambiamento in ogni occasione. Assicurare che il cam-
biamento diventi parte integrante della cultura organizzativa e sia visibile in
ogni aspetto organizzativo. Assicurare che i leader aziendali esistenti e i nuovi
leader continuino a sostenere il cambiamento.
01 Creare 02 Costruire
Stabilire una sensazione di Formulare una coalizione guida
urgenza verso il cambiamento
03 Sviluppare 04 Comunicare
Sviluppare una strategia per Comunicare la visione o la
Modello di realizzare il cambiamento strategia per il cambiamento
Kotter
05 Eliminare ostacoli 06 Generare
in 8 passi
Consentire ai dipendenti di Formulare e generare obiettivi a
agire per attuare i cambiamenti breve termine
07 Consolidare 08 Ancorare
Capitalizzare vincite o guadagni Incorporare nuovi cambiamenti
per produrre risultati maggiori nella cultura del posto di lavoro
7-S Framework
Quando è stato introdotto alla fine del 1970, il framework 7-S è stato uno spar-
tiacque nel pensare all’efficacia organizzativa. Un precedente focus dei manager
era sull’organizzazione come struttura: chi fa cosa, chi riferisce a chi e simili. Man
mano che le organizzazioni crescevano in dimensioni e complessità, la questione
più critica diventava quella del coordinamento. Presentato nel libro In Search of
Excellence, degli ex consulenti McKinsey Thomas J. Peters e Robert H. Waterman, il
framework mappa una costellazione di fattori correlati che influenzano la capacità
di un’organizzazione di cambiare. La mancanza di gerarchia tra questi fattori sug-
gerisce che progressi significativi in una parte dell’organizzazione saranno difficili
senza lavorare sugli altri. Circa 30 anni dopo, 7-S rimane uno strumento importan-
te per comprendere la complessità delle organizzazioni.
Strategia Sistemi
Valori
condivisi
Competenze Stile
10 Harvard Business Review Analytic Services, Pulse Survey, “Accelerating the Internet of
Things Timeline”, 2019, p.3, available online at https://sie.ag/2LILtdb
11 Successful digital transformation. How Change Management helps you to hold course,
Siemens. 2019
Trasformazione digitale
Tempo
Tempo
Shock
Rifiuto
Dimissioni
Accettazione
Apprendimento
Obbiettivo raggiunto
Shock
Rifiuto
Dimissioni
Accettazione
Apprendimento
Obbiettivo raggiunto
Obbiettivo raggiunto
Obbiettivo raggiunto
Figura 10 – Andamento di una trasformazione classica
e di una trasformazione digitale nel tempo
in continua evoluzione. L’impatto non è limitato a una parte del tutto, ma coinvol-
ge l’intero sistema aziendale, spesso trasportando addirittura la filiera. Lo sforzo
di cambiamento richiesto è continuo, le tecnologie, le metodologie, i processi, i
rapporti con i soggetti terzi, tutto è in continua evoluzione e l’azienda, insieme alla
transizione, deve adottare una risposta rapida, flessibile e personalizzata per ogni
modifica che legge dal mercato o dai clienti. Si chiede un adattamento permanente
in relazione alle costanti evoluzioni dell’intorno.
La spinta verso il digitale nel settore delle costruzioni, come introdotto nel terzo ca-
pitolo, si può identificare nella Direttiva Europea 2014/24/UE, in cui si esortavano gli
stati membri ad introdurre “building information electronic modelling tools or similar”12
nelle procedure di procurement. È stata presa una direzione chiara verso una nuova
metodologia che potesse traghettare il settore verso una gestione dei dati condivisa
e coordinata. L’Italia recepisce gli indirizzi comunitari nel 2016, con il Nuovo Codi-
ce degli Appalti (D.lgs. 50/2016) dove la modellazione informativa è inserita all’art.
12 Directive 2014/24/EU of the European Parliament and of the council of 26 February 2014
on public procurement and repealing Directive 2004/18/EC. Art. 22 comma 4
Infatti, per il 67% circa delle aziende del settore che scelgono di investire in forma-
zione utilizzando le risorse del PNRR, gli investimenti in quest’area si focalizzeran-
no proprio sullo sviluppo di competenze digitali, che rappresenta uno degli ele-
menti chiave del PNRR intorno al quale ruota il futuro delle aziende e delle PMI.
Il PNRR quindi, non solo si configura come un sistema strutturato di “governance
multilivello per il finanziamento di investimenti e riforme”14 ma è una forte “leva per
attivare coesione e innovazione fra pubblico e privato”15.
Oltre al grande tema della sostenibilità ambientale, che è la principale sfida messa
in campo dall’UE con Next Generation EU il PNRR tocca tutti i temi della riprogetta-
zione e della rigenerazione delle strutture organizzative pubbliche e private. Per la
rendicontazione delle risorse dedicate è infatti necessaria un’impeccabile capacità
organizzativa con strutture efficienti e performanti. In questo percorso di grande
trasformazione, ormai iniziato, verranno affrontati alcuni dei problemi strutturali
dell’economia e della società del nostro Paese. È quindi una grande opportunità di
crescita e di sviluppo di tutto il sistema Italia, che non possiamo perdere. Accanto
alle riforme e alla riorganizzazione di tutte le strutture pubbliche (scuola, sanità
e giustizia) e alla riconfigurazione delle città, al primo posto, nel suo articolo su
Techne il prof. Butera mette “la rigenerazione del sistema produttivo adottando nuovi
evoluti modelli di organizzazione, di tecnologia di lavoro”. Questo vuole dire che le ri-
sorse investite serviranno per rafforzare le imprese esistenti che dimostrano di es-
sere sostenibili, inclusive e in grado di competere, per promuovere il cambiamento
dell’organizzazione del lavoro e delle nuove professioni, per formare professiona-
lità e aggiornare il personale attuale con le skill necessarie ad un mondo del lavoro
in continuo cambiamento.
Ci sono esperienze italiane di successo che esemplificano questa proposta, fra
queste il Patto per il Lavoro dell’Emilia-Romagna16 da cui si possono estrarre sei
14 Butera, F. (2022). The PNRR to regenerate Italian organisations in the ecological and
digital transition. TECHNE - Journal of Technology for Architecture and Environment, (23),
26-34. https://doi.org/10.36253/techne-12917
15 Ibidem.
16 Bianchi, P., Butera, F., De Michelis, G., Perulli, P., Seghezzi F., Scarano G. (2020), Coe-
sione e innovazione. Il patto per il lavoro dell’Emilia-Romagna, Il Mulino.
L’EVOLUZIONE DIGITALE
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ISBN 978-88-9385-348-4 UNA TRASFORMAZIONE TECNOLOGICA, POLITICA E SOCIALE
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