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La Mafia

Nigeriana
in Italia

Maris Davis Joseph


Foundation for Africa
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La Mafia Nigeriana in Italia
3
La Mafia Nigeriana in Italia
Questa pubblicazione è dedicata a tutti coloro,
italiani e nigeriani, che in questi anni hanno lottato
assieme a me contro i criminali provenienti dal mio
paese di origine, trafficanti di uomini e donne,
trafficanti di droga e di armi, e hanno contribuito ad
aprire uno squarcio nel mondo della mafia nigeriana
in Italia.
Alle forze dell’ordine
Ai magistrati e ai pubblici ministeri
Ai nigeriani onesti residenti in Italia che ci
hanno aiutato
Alle tante ragazze nigeriane che con coraggio
hanno denunciato i loro sfruttatori

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La Mafia Nigeriana in Italia
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La Mafia Nigeriana in Italia
Indice
00 Prefazione 10
01 Tratta delle nigeriane. Nadine, ex- 16
schiava sessuale
02 Italia, invisibile e indisturbata la mafia 19
made in Nigeria
03 Sulle strade italiane dove cresce in 29
modo esponenziale la mafia nigeriana
04 Rapporto shock della DIA, nove città 39
italiane ostaggio della mafia nigeriana
05 Dal Sud al Nord, l'ascesa della mafia 42
nigeriana
06 Ascia nera. Una inchiesta sulla mafia 51
nigeriana in Italia
07 Mafia nigeriana sempre più potente. 56
Nasce l'asse con "Cosa Nostra" e
Camorra
08 Fake news che offendono tutti i 60
nigeriani onesti residenti in Italia
09 DIA. La mafia nigeriana è quella più 64
organizzata e strutturata in Italia
10 Mappa della mafia nigeriana in Italia. 75
Prima Parte
11 Mappa della mafia nigeriana in Italia. 86
Seconda Parte
6
La Mafia Nigeriana in Italia
12 I "Cults" nigeriani in Italia 100
13 Mafia nigeriana, un po' di Storia 125
14 La mafia nigeriana ha scalzato i 142
Casalesi. Castel Volturno, oggi è un
ammasso di macerie
15 Quella zona grigia della mafia 149
nigeriana di cui nessuno parla
16 Anonimo nigeriano e l'anagrafe che 157
non esiste
17 The 419 Embassy. Ovvero 171
l'ambasciata nigeriana a Roma tra
piccole e grandi corruzioni
18 L’Oba di Benin City contro il traffico di 181
ragazze nigeriane
19 Nude e umiliate, il rito che incatena le 191
ragazze nigeriane alla mafia
20 Le ragazze nigeriane, i riti woodoo e il 197
culto di Mami Wata
21 Green Bible. Svelati i segreti della 206
Bibbia Verde della mafia nigeriana
22 Manifesto delle Ragazze di Benin City. 215
Fermiamo insieme la mafia nigeriana
che ci rende schiave
23 Il cliente è di tutte le età, ed è sempre 231
più violento
24 Dalla Nigeria all'Italia, il viaggio delle 242
7
La Mafia Nigeriana in Italia
Ragazze di Benin City
25 Mafia Nigeriana, pericolosa anche dal 275
carcere
26 Mappa del Libro 278
27 Glossario della mafia nigeriana 291
28 Persone e Personaggi (citati nel libro) 320

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La Mafia Nigeriana in Italia
Gli italiani spendono 4 miliardi di
euro all’anno per andare a puttane
(fonte Istat 2018), alimentando così il
mercato della prostituzione coatta,
e contribuendo ad arricchire i
mercanti di donne, i magnaccia e gli
sfruttatori, e la mafia nigeriana.

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La Mafia Nigeriana in Italia
Prefazione
#f8f049

Silenziosa, oscura, quasi ignorata, agisce


nell'ombra, eppure così presente

Il fenomeno della tratta delle ragazze nigeriane


a fini di sfruttamento sessuale è apparso in Ita-
lia alla fine degli anni '80, primi anni '90, ed è
cresciuto in modo esponenziale per oltre tre
decenni.
Purtroppo, in Italia, abituata alle mafie autocto-
ne, non si è parlato di "mafia nigeriana" in modo
esplicito fino al 2012 quando sono iniziate le
prime inchieste sul fenomeno. La prima con-
danna di nigeriani per "mafia" sono state pro-
nunciate in Sicilia nel 2015.
Un cancro che in Italia è stato trascurato per
troppi anni, sottovalutato da tutti. Dalla classe
politica che ha guardato quelle ragazze prosti-
tuirsi sulle provinciali di mezza Italia con indif-
ferenza e superficialità. Dalle autorità di polizia,
10
La Mafia Nigeriana in Italia
che non ha mai contrasto il fenomeno delle
"ragazze nigeriane sfruttate" con serietà. Prendere
qualche ragazza senza documenti e rinchiuderla
nei CIE in attesa di espulsione, nulla ha giovato
a contrastare un fenomeno che è diventato un
vero e proprio cancro.
E poi gli stessi italiani che guardano quelle ra-
gazze pensando siano semplicemente "puttane"
senza mai chiedersi davvero perché sono lì, su
quella strada.
Le associazioni di volontariato, certo, hanno
aiutato le ragazze in difficoltà, hanno contribui-
to a far capire il fenomeno, ma anche loro sen-
za mai scendere in profondità. Le loro denunce
troppo spesso sottovalutate, marginalizzate o
addirittura insabbiate. Insomma un fenomeno
che i più non hanno voluto vedere per quello
che davvero è.
Oggi, nel secondo decennio degli anni duemila,
magari c'è più consapevolezza, molti italiani ca-
piscono e sanno. È un fenomeno che non ral-
lenta e non si è fermato nemmeno in questi
anni di Covid.
11
La Mafia Nigeriana in Italia
Ma la "mafia nigeriana" non è solo sfruttamento
della prostituzione o riduzione in schiavitù, la
"mafia nigeriana" è soprattutto traffico di droga,
traffico di esseri umani, corruzione ad ogni li-
vello della società. E non per niente la Nigeria
è uno dei paesi più corrotti al mondo.
I nigeriani presenti in Italia rappresentano
meno del 2% dei circa 5 milioni di stranieri, ma
le ragazze nigeriane costrette a prostituirsi sono
più del 30% di tutte le lavoratrici del sesso (un
totale di circa 120 mila) presenti in Italia. Un dato
che fa pensare e deve far pensare.
E poi ci sono i clienti, e finché c'è "domanda" di
sesso, lo sfruttamento di ragazze continua, si
sviluppa e cresce. Assume nuove forme crimi-
nali. È per questo che Foundation for Africa è
assolutamente favorevole ad una legge che re-
golamenti la prostituzione e che punisca in
modo severo anche i clienti, e non solo gli
sfruttatori.
In questo periodo di Covid, se è vero che le ra-
gazze sono quasi scomparse dalle strade, è an-
che vero che "lo sfruttamento sessuale delle nigeria-
12
La Mafia Nigeriana in Italia
ne" non si è fermato. I criminali sanno ade-
guarsi e addirittura trarre vantaggio anche in si-
tuazioni di difficoltà.
Più della metà della popolazione maschile ita-
liana adulta ha frequentato almeno una volta
una prostituta, e almeno il 20% è un frequenta-
tore abituale. Numeri altissimi, il più alto in Eu-
ropa.
Attualmente in Italia ci sono tra le 28 mila e le
32 mila ragazze nigeriane costrette a prostituir-
si, sfruttate sessualmente, e almeno due su cin-
que sono minorenni (fonte Caritas).
Foundation for Africa è da sempre in prima li-
nea contro la tratta di ragazze dalla Nigeria e
poi sfruttate sessualmente in Italia.
Abbiamo sempre denunciato la presenza della
mafia nigeriana, un fenomeno che solo in que-
sti ultimi anni sembra interessare seriamente
autorità di polizia e apparati giudiziari.
Abbiamo subito denunciato la prima legge sulla
sicurezza del 2018, da noi considerata "la prima
legge razziale del XXI secolo", e ancora con mag-
13
La Mafia Nigeriana in Italia
gior determinazione denunciamo il decreto si-
curezza due.
Sono politiche che discriminano i deboli, chiu-
dono porti, sequestrano le navi delle ong che
salvano vite. Politiche dure con i miserabili alla
ricerca di un mondo migliore, che guardano a
chi arriva perché considerati "possibili criminali"
o magari "possibili terroristi", che generalizzano
creando paure, seminando insicurezza nella
gente, ma che si disinteressano del tutto, perfi-
no in modo plateale, ai veri criminali che da
anni agiscono in Italia.
Leggi “tristi e criminali”, che magari all’epoca re-
sero difficili i nuovi sbarchi ma che di certo
non impedirono le partenze dalla Libia e dalle
coste dell’Africa, e non hanno di certo fermato
i trafficanti di esseri umani.

Politiche rudi che isolano l'Italia dal contesto


internazionale
Per fortuna quei famigerati decreti di Salvini
del 2018 in seguito furono modificati. L’Italia
seppe avere un sussulto di dignità.
14
La Mafia Nigeriana in Italia
Con questa pubblicazione intendiamo far
conoscere la presenza capillare della mafia
nigeriana in Italia, una presenza ormai ormai
più che trentennale. Una presenza sempre
sottovalutata, spesso ignorata, sconosciuta ai
più.
Pensiamo che sia utile per sensibilizzare,
perché la conoscenza vasta di un fenomeno
criminale sia il modo migliore per combatterlo
e contrastarlo. Sia un modo per sensibilizzare la
politica, fin'ora inconcludente e discriminatoria.
Uno spaccato sulla "mafia nera", sui loro
rapporti con le mafie autoctone, sulla loro
storia, le confraternite, il traffico di droga, la
tratta di esseri umani, lo sfruttamento sessuale
delle ragazze nigeriane, le zone di influenza in
Italia, e poi spieghiamo come sia anche
possibile debellare il fenomeno.
Per chi vuole conoscere, per chi vuole capire,
per chi vuole combattere al nostro fianco.

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La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 1
Tratta delle nigeriane.
Nadine, ex-schiava sessuale
#a9f2c8

Nadine. Così è stato sciolto il maleficio


che mi rendeva schiava

Nadine, nome di fantasia, arriva dalla Nigeria.


Come migliaia di altre ragazze è arrivata in Ita-
lia ed è finita in strada per colpa di aguzzini che
l'hanno ridotta in schiavitù grazie a un rito
JuJu, religione del popolo Edo in Nigeria. In
base a questo rituale la vittima, con il ricatto di
una maledizione per sé e la sua famiglia, viene
legata a una 'mamam' (una donna che gestisce il suo
lavoro e i suoi guadagni una volta arrivata in Europa)
e costretta e darle i soldi guadagnati dalla pro-
stituzione.
Ma nel 2018 qualcosa è cambiato: l'Oba Eware
II, l'autorità più importante della religione ani-
16
La Mafia Nigeriana in Italia
mista in Nigeria, ha vietato ai sacerdoti di for-
mulare questi rituali di giuramento.
Un evento passato quasi inosservato in Italia,
ma che sul momento cambiò la vita di centinaia
di donne costrette a prostituirsi per paura dei
malefici. Tra queste c'è anche Nadine che ora
sogna una vita diversa, lontana dal marciapiede.

Nadine. Botte e fantasmi, le mie notti


prima di liberarmi

La storia di Nadine è molto simile e quella di


migliaia di altre ragazze nigeriane vittime di
tratta.
La povertà, famiglie a pezzi o numerose, la bas-
sa scolarizzazione, il desiderio di riscatto, quel-
lo di aiutare la famiglia. I così detti reclutatori (e
reclutatrici), coloro che organizzano i viaggi dalla
Nigeria.
I rituali woodoo, ovvero il patto che ingabbia le
ragazze a restituire il "denaro per il costo del viag-
gio". Il viaggio vero e proprio, l'attraversata del

17
La Mafia Nigeriana in Italia
deserto, la prigionia in Libia che può durare da
pochi mesi a due o tre anni.
Il rischioso mar Mediterraneo e la speranza di
essere "salvate", l'arrivo in Italia, un paese cono-
sciuto solo sulle carte geografiche, un paese
quasi ostile per le sue leggi sull'accoglienza ina-
deguate per le vittime di tratta, e il trovarsi in
un paese straniero senza sapere o conoscere
niente, senza conoscere la lingua. Il doversi af-
fidare in modo assoluto alla "mamam", quella si-
gnora che l'ha fatta arrivare in questo posto
"sconosciuto".
Capire, di li a poco, di essere cadute in trappo-
la, di essere costrette a prostituirsi. E quelle che
dicono no, come Nadine, le botte, le violenze,
gli stupri, e perfino l’uccisione di un parente in
Nigeria. A Nadine le uccisero il padre perché
era fuggita.

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La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 2
Italia, invisibile e indisturbata
la mafia made in Nigeria
#bc67b9

Mafia nigeriana e i mercanti di "donne"

Cupole fondate su rituali macabri, sacrifici di


sangue, stupri e rapimenti, ricatti di una crudel-
tà inaudita, sul traffico di stupefacenti e sulla
prostituzione, al centro di faide brutali, sangui-
nose e interminabili. Completamente ignorate,
anche dalle autorità che questi crimini li do-
vrebbero reprimere.
Un fenomeno da anni in pieno sviluppo, quello
della mafia nigeriana, tanto da poter essere or-
mai considerato parte integrante del sistema
malavitoso italiano, ben radicato nel territorio e
operante a pieno regime, ma ciononostante
pressoché sconosciuto.

19
La Mafia Nigeriana in Italia
Dalla lettura dei rapporti della magistratura ne
emerge un profilo a dir poco agghiacciante, in
cui a far da contorno agli spaventosi interessi
economici mossi da questi gruppi mafiosi ri-
mangono descrizioni sconcertanti della violen-
za che usano sistematicamente nella gestione
dei propri affari.
Sono parole crude, che gettano su quest'orga-
nizzazione un'ombra inquietante. Descrivono
senza filtri le sue modalità, parlano di schiavitù
e di pratiche barbare. La loro analisi risulta di
fondamentale importanza, non per un morbo-
so gusto dell’orrido, ma al fine di carpirne le di-
namiche. La mafia nigeriana non ha pentiti e
basa il suo successo su un terrorismo psicologi-
co di matrice mistico-religiosa, che le consente
di proteggersi dietro un'omertà di tutt'altra na-
tura rispetto a quella a cui siamo abituati dalle
mafie nostrane.
Forse è per l’omertà, o forse perché non si è
prestata sufficiente attenzione a certe manife-
stazioni, pur macroscopiche, di questo sistema
malavitoso, che le istituzioni italiane sono arri-
20
La Mafia Nigeriana in Italia
vate solo negli ultimi anni a considerare la que-
stione in tutta la sua problematicità. Non è in
effetti una novità che una buona parte degli in-
troiti delle mafie derivino dallo spaccio di dro-
ga, dalla prostituzione e dal traffico di esseri
umani, ma tuttavia, specialmente per quanto ri-
guarda gli ultimi due ambiti (prostituzione e traffico
di esseri umani), raramente si è arrivati a provve-
dimenti concreti.
L’azione delle forze dell'ordine e della legge si è
perlopiù limitata a ripulire la superficie. L'inter-
vento sul singolo spacciatore, sulla singola pro-
stituta o sulla piccola cellula locale, sul migrante
che riesce miracolosamente a sbarcare a Lam-
pedusa e che sparisce per mesi nei centri
d’identificazione.
Il motivo è banale, eliminare alla radice il pro-
blema significa fare i conti con l'immenso pote-
re transnazionale delle mafie. E quella nigeria-
na, agendo silenziosamente ma inesorabilmente
dagli anni ottanta in poi, ha guadagnato fra di
esse una posizione di spicco.

21
La Mafia Nigeriana in Italia
Indagini e informative più o meno segrete han-
no potuto fare una mappa di quelli che sono i
gruppi mafiosi nigeriani e i loro territori di in-
fluenza in Italia. Esistono varie cellule da Nord
a Sud. Quelli di Roma controllano Lazio e cen-
tro Italia, a Napoli e nel casertano i gruppi ni-
geriani hanno stretto rapporti con la camorra, a
Palermo con la mafia, e poi Toscana, Lombar-
dia e Piemonte, e per finire il nord-est dell'Italia
dove la mafia nigeriana è particolarmente attiva
in Veneto.

Omertà scalfita raramente

Omertà scalfita raramente e solo dalle dichiara-


zioni di alcune ragazze "trafficate" ridotte in
schiavitù, ovvero dall'ultimo anello della catena,
ma anche queste ragazze hanno paura. Non
mancano però le denunce coraggiose come
quella di Hanna che abbiamo raccontato anche
nella nostra pubblicazione "Storie Vere". La
denuncia di Hanna permise di istruire
un'inchiesta che portò all'arresto e all'incrimina-
zione di 70 persone in tutta Italia.
22
La Mafia Nigeriana in Italia
I membri della cupola mafiosa nigeriana prati-
cano affiliazioni occulte e riti raccapriccianti,
un esempio su tutti, procurarsi tagli sulle brac-
cia e berne il sangue e, dopo il pagamento di
una somma cospicua, gli aspiranti affiliati di-
vengono di fatto schiavi a vita dell'organizza-
zione. Viene richiesta cieca obbedienza, omertà
assoluta e il versamento periodico di denaro
per finanziare i gruppi locali. Il reclutamento di
nuovi adepti viene effettuato con metodi coer-
citivi e violenti, mentre i regolamenti di conti
con i rivali sono saldati a colpi di machete o
d'arma da fuoco.
Le ricerche della magistratura hanno consentito
soprattutto di svelare l’orrore nascosto dietro
ciascuna delle centinaia di donne costrette in
schiavitù dai boss e obbligate a prostituirsi per
saldare il debito contratto con la mafia per il
viaggio dalla Nigeria all'Italia. Costrette a ven-
dersi per anni, senza alcuna possibilità di fuggi-
re, fino a raggiungere la quota di sessanta, set-
tanta, ottanta e più mila euro da versare ai loro
sfruttatori, "attraverso intimidazioni e minacce, sia di
23
La Mafia Nigeriana in Italia
punizioni fisiche sia del ricorso a pratiche magiche woo-
doo".
Rientrano infatti fra le prove da sostenere pri-
ma del viaggio una serie di rituali, fra cui man-
giare un cuore di gallina, o compiere giuramen-
to davanti a un tempio sacro. A queste ragazze
viene fatto credere che, in caso di mancato pa-
gamento di quanto pattuito con le "mamam" (le
sfruttatrici), gli spiriti woodoo le uccideranno.
Le giovani ragazze vengono sottoposte a un
vero e proprio lavaggio del cervello, mediante
cerimoniali svolti da santoni locali che sfrutta-
no credenze religiose e ritualità con cui sono
cresciute fin da bambine nelle loro comunità di
origine. Il woodoo, vera e propria religione, è
in grado, "facendo leva sulle credenze ancestrali africa-
ne", di esercitare un grado di coercizione pres-
soché assoluto nelle vittime.
La disobbedienza ai precetti del woodoo com-
porta un castigo atroce ad opera degli spiriti e
delle divinità. Per tal via, il sapiente uso delle
pratiche del woodoo consente una tenuta senza
pari alla malavita nigeriana, evitando il fenome-
24
La Mafia Nigeriana in Italia
no del pentitismo. E al di là della minaccia della
vendetta divina, qualsiasi tentativo di fuga o di
ribellione viene punito o con la violenza bruta
o, se la donna riesce a scappare, con l’omicidio
in patria dei genitori o dei parenti più prossimi
come è accaduto a Nadine, a cui hanno ucciso
il padre, e di cui abbiamo parlato nel capitolo
precedente.

La tratta di queste schiave del terzo


millennio è lunga e terribile

Scelte giovanissime dalle "mamam" nei loro vil-


laggi e sottratte alle loro famiglie, a volte dietro
compenso, vengono trasferite dalla Nigeria al
Niger, al Mali, e quindi in Libia dove molte di
loro subiscono ripetute violenze sessuali. Suc-
cessivamente portate in Italia e fatte prostituire,
non di raro in gravidanza ma poi fatte abortire
con metodi coercitivi e senza assistenza.
Si tratta ormai di un fenomeno epidemico. Cir-
ca il 30% delle prostitute in Italia proviene dalla
Nigeria e si suddividono quasi equamente tra
25
La Mafia Nigeriana in Italia
settentrione, centro e sud Italia. Ma la pro-
stituzione non è che una parte di un fenomeno
ben più grande, ovvero quello del traffico di es-
seri umani, prima fonte di profitto della crimi-
nalità nigeriana, che va a rimpolpare le nostre
campagne di nuovi servi della gleba, vedi per
esempio Rosarno e gli schiavi delle arance o i
vari "schiavi" nelle piantagioni di pomodori e di
altri prodotti stagionali soprattutto nel Sud Ita-
lia.
Il capitale così ottenuto viene poi dirottato nel
più lucroso traffico di stupefacenti. È probabil-
mente in quest’ambito, nella tratta umana, che
si rivela più chiaramente il volto reale della ma-
fia nera, ossia quello di una struttura a piovra,
capillare, di vero e proprio apparato organizza-
to ed esteso, capace di trasferire migliaia di es-
seri umani da un continente all'altro, per via ae-
rea, marittima o terrestre, senza imbattersi nei
controlli alle frontiere dei paesi di destinazione,
anche grazie a una potente rete di falsificazione
di documenti. Viaggi che possono durare mesi,
a volte anni, e che vengono studiati minuziosa-
26
La Mafia Nigeriana in Italia
mente di tappa in tappa per evitare gli accerta-
menti della autorità.
Accanto al braccio armato, violento e supersti-
zioso, e parallelamente a esso, come solitamen-
te accade nelle organizzazioni di stampo mafio-
so, si sviluppa quindi il ramo raffinato della
mafia nigeriana, capeggiata da uomini altamen-
te formati e preparati, con un livello d’istruzio-
ne notevole, che gestiscono enormi capitali in
svariati settori e sono in grado di trattare in
egual misura sia con i vertici delle altre realtà
mafiose che con quelle delle lobby in patria.
Sono questi capi carismatici che hanno permes-
so all'organizzazione di infiltrarsi in Europa e
di insinuarsi nel suo tessuto economico, grazie
al connubio fatale fra denaro e superstizione,
violenza e religione.
E non si può che constatare una certa facilità
d’azione di questa realtà che è la mafia nigeria-
na, e che in Italia è lasciata agire quasi indistur-
bata.
I pilastri su cui si regge il suo potere, infatti,
sono tanto più solidi, quanto più è dimenticata
27
La Mafia Nigeriana in Italia
e ignorata dalle istituzioni. La loro principale
merce e fonte di guadagno sono le vite di mi-
gliaia di persone, di donne e ragazze sempre
più spesso minorenni ridotte a meri oggetti,
sottoposte a quotidiana tortura e completamen-
te abbandonate al loro destino.

28
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 3
Sulle strade italiane dove
cresce in modo esponenziale
la mafia nigeriana
#af0360

Un impero economico illegale che si aggira tra


1,3 e 1,7 miliardi di euro all'anno e che poi vie-
ne "re-investito" nel traffico di armi e di droga,
soldi che servono per alimentare la corruzione
e per portare sempre nuove ragazze in Italia.
Migliaia di ragazze sono costrette a prostituirsi
da un’organizzazione spietata che si sta ramifi-
cando senza clamore ma con decisione. Chi
l’ha studiata spiega perché.

Non c'è dubbio che la mafia nigeriana in


Italia è in forte ascesa

Ha un'organizzazione rigida e verticistica, con


le teste pensanti ad Abuja, a Lagos o a Benin
29
La Mafia Nigeriana in Italia
City che riescono a corrompere i gangli vitali
della burocrazia e della politica nigeriana ad
ogni livello, con "reclutatori" di ragazze nelle
periferie povere delle città o nelle zone rurali
del Sud della Nigeria, con "trafficanti" di uomini,
di droga o di armi pronti a fare il "lavoro sporco"
al di fuori della Nigeria, fino in Libia e poi in
Italia.
Quello che si deve sapere, è che le draconiane
leggi del 2018 volute dall’allora ministro
dell’interno Salvini sull'immigrazione clandesti-
na non avevano contemplato, è che l'80% delle
ragazze nigeriane che arrivano nel Bel Paese
con i barconi, è destinato al mercato della pro-
stituzione "coatta". Sono schiave per davvero
ma per loro non fu prevista nessuna protezio-
ne, tanto che venne abolito anche il permesso
di soggiorno per "protezione sociale".
In Italia la "mafia nigeriana" è organizzata in cel-
lule, gruppi di pochissime persone che riescono
a gestire decine ragazze ciascuno. In questi
gruppi i maschi rimangono per lo più
nell'ombra con compiti di controllo e gestisco-
30
La Mafia Nigeriana in Italia
no la parte organizzativa (luoghi in cui far prosti-
tuire le ragazze, ricerca di appartamenti, ecc..) molto
spesso gestiscono anche altri traffici come dro-
ga e armi. Le donne invece, le mamam, sono
quelle che sono a contatto diretto con le ragaz-
ze da sfruttare e "materialmente" sono quelle che
le fanno prostituire e poi incassano il denaro.
In Italia la mafia nigeriana è infiltrata molto ca-
pillarmente in tutto il Paese, tanto che è possi-
bile affermare che pochissime città italiane si
possono considerare "mafia nigeriana free". Po-
chissime sono le città italiane dove non ci sono
ragazze nigeriane costrette a prostituirsi.
Dalla metà degli anni '90, quando anch'io ero
merce nelle mani protettori nigeriani, e fino ad
oggi la "mafia nigeriana" si è ramificata in Italia
in modo esponenziale. Solo nel 2015 sono arri-
vate in Italia più di 5.000 ragazze nigeriane, e
nel 2016 questo numero è stato ampiamente
superato, più che raddoppiato. Nel solo 2017
sono arrivate in Italia più di 21.000 ragazze ni-
geriane. Negli anni successivi la curva è stata in
discesa anche a causa dell'aggravarsi della situa-
31
La Mafia Nigeriana in Italia
zione in Libia, ma poi nel 2020, nonostante il
Covid, la curva degli ingressi di ragazze nigeria-
ne vittime di tratta in Italia si è rialzato, fino ad
impennarsi di nuovo lo scorso anno (2021).
Le ragazze arrivano dalla Nigeria senza nem-
meno sapere dove sia l’Italia, spesso senza nep-
pure saper leggere o scrivere. Quando dicono
di aver diciotto anni quasi sempre significa che
non superano i diciassette. Le portano qui pro-
mettendo un lavoro da parrucchiera o do com-
messa, soldi, un futuro. Invece il loro destino,
una volta sbarcate nel nostro Paese, è la prosti-
tuzione. Un inferno di violenze, minacce, e
sfruttamento.
Vengono trascinate qui dai sobborghi di Benin
City, oppure dalle campagne di Ihobge. Prima,
erano al massimo due-trecento l’anno. Oggi
sono migliaia. Il fatto è che la criminalità nige-
riana è cresciuta esponenzialmente negli ultimi
anni. Una specie di boom e al tempo stesso una
nebulosa, che le forze dell’ordine e gli operatori
sociali non hanno ancora capito bene come
fronteggiare.
32
La Mafia Nigeriana in Italia
Eppure si tratta di mafia vera e propria. Non
solo bande sparpagliate sul territorio, ma una
grande organizzazione internazionale, dai con-
torni paragonabili a quelli della ‘ndrangheta, o
della camorra, o della mafia siciliana con le qua-
li non sono in contrasto ma, al contrario, fanno
affari.
Una mafia che minaccia, sfrutta, uccide. I capi
stanno al sicuro ad Abuja, a Benin City, o ma-
gari a Lagos, la manovalanza lavora in Italia. Le
mamam che ricorrono al woodoo per terroriz-
zare le ragazze, gli adepti di sette pseudo-reli-
giose mimetizzati nella comunità, pseudo-
pastori di chiese pentecostali che anziché indi-
rizzare le ragazze a denunciare i loro aguzzini,
le inducono invece ad "obbedire", e poi i "boys"
(giovani maschi) che fanno da galoppini, a volte
pronti a "stuprare" e violentare le ragazze "disob-
bedienti". E anche ragazzi e uomini appena
arrivati in Italia mandati davanti ai supermercati
ad elemosinare. Un vero e proprio impero
criminale fondato sulla schiavitù.

33
La Mafia Nigeriana in Italia
Si calcola che le donne nigeriane che esercitano
la prostituzione in Italia siano oggi tra le 28
mila e le 32 mila. Da questo traffico nasce un
giro d’affari enorme, che oscilla tra i 1,3 miliar-
di e i 1,7 miliardi di euro. Cifre che vengono a
loro volta reinvestite nel commercio di stupefa-
centi ma anche nel traffico d’armi, con introiti
stellari.
Una realtà che non riguarda solo l'Italia. Un
quarto delle droghe che arrivano negli Usa
transita per la Nigeria. Al centro di tutto que-
sto, la prostituzione.

Una struttura a stella cometa

Al suo centro c’è una figura femminile dall'aura


quasi mistica: la mamam. Donna di fortissima
autorità, reclutatrice, sfruttatrice, "sorella maggio-
re", cassiera, la mamam ha alle proprie dipen-
denze dei boys, guardie del corpo e assistenti
tuttofare.
Nella fascia più bassa di questa piramide ci
sono le giovani ragazze mandate a vendersi, an-
34
La Mafia Nigeriana in Italia
che nei pressi dei centri d’accoglienza per ri-
chiedenti asilo, da cui escono e rientrano dopo
essersi prostituite, e poi uomini e donne utiliz-
zati per lo spaccio e i maschi sfruttati per lavo-
ro e accattonaggio. Il tutto controllato dai boss
che stanno in Nigeria. A rendere il quadro an-
cora più inquietante sono i "cultisti", ossia adep-
ti di alcune sette di ispirazione cristiano-evan-
geliche e animiste.
Mimetizzati fra i fedeli, non si espongono, non
si fanno notare. Ma che le "vittime" conoscono
bene. Terrorizzano chi non sta ai patti, proteg-
gono gli affari, recuperano crediti. Non solo,
nel loro modus operandi ci sono anche rapine,
mutilazioni, omicidi rituali, in Nigeria e in Ita-
lia. Il quadro è quello di un’organizzazione ra-
mificata su più livelli. Queste mafie sono parte
integrante di segmenti del potere politico nige-
riano basati sulla corruzione.
Le risorse accumulate in Italia vengono trasferi-
te in Nigeria, dove la forza economica e poli-
tico-sociale dell’organizzazione si decuplica.

35
La Mafia Nigeriana in Italia
Una realtà duttile, capace di insinuarsi anche tra
le pieghe delle leggi italiane.

Le bande nigeriane nel tempo hanno


raffinato le loro strategie

Per esempio, le ragazze al loro arrivo sono in-


dotte a dichiararsi rifugiate politiche o profu-
ghe, un modo "legale" che sfrutta il tempo che
intercorre tra la richiesta di asilo e l'esito della
domanda che, comprendendo anche l'eventuale
ricorso, può arrivare fino 18-24 mesi.
Un modo per renderle meno "vulnerabili" rispet-
to alle autorità di polizia. "Nel chiedere asilo queste
donne esercitano un sacrosanto diritto. Il problema è che
la criminalità coglie tutte le opportunità, anche quello di
piegare questo diritto ai propri interessi". E le prime
vittime sono, ancora una volta, le ragazze.

Soprattutto le ragazze. Il racconto di


M.M., 17 anni, uno dei tanti

"Vivevo a Benin City. Mi raccontarono che l’Italia era


bella e che si guadagnava molto e si poteva avere
36
La Mafia Nigeriana in Italia
successo nel mondo della televisione, anche come
parrucchiera delle attrici. Poi mi parlarono di un
giuramento davanti agli spiriti degli antenati. Era un
rito woodoo. Non mi faceva paura, perché è la religione
dei miei genitori. Giurai di pagare quanto mi veniva
prestato: 40 mila euro. Non sapevo neanche cosa
significasse quella cifra"

Cosa è possibile fare subito

Necessario approvare al più presto la proposta


di legge che regolamenta la prostituzione e che
prevede la punizione per i "clienti", presentata
dalla senatrice Caterina Bini nell'agosto del
2016 e ancora ferma in Parlamento.
Necessario poi togliere ai trafficanti la loro fon-
te di guadagno, ovvero le ragazze. Le ragazze
nigeriane che sbarcano vanno tutte inserite in
un circuito di protezione, non devono in alcun
modo poter avere contatti con i loro "referenti"
in Italia. Il loro periodo di isolamento deve es-
sere adeguato per cercare di approfondire con
loro chi, dove, quando, perché e, se è il caso, le
37
La Mafia Nigeriana in Italia
ragazze vanno rimpatriate senza che abbiano
modo di contattare i loro sfruttatori in Italia.
Un sistema che, se ben strutturato e abbinato
ad una buona legge che preveda la "punizione"
dei clienti, toglierebbe ossigeno alle mafie che
sfruttano le ragazze a fini sessuali.

38
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 4
Rapporto shock della DIA,
nove città italiane ostaggio
della mafia nigeriana
#e175d7

Torino, Verona, Bologna, Roma,


Macerata, Napoli, Palermo, Bari, Caserta

«La mafia straniera più feroce e strutturata in Italia».


Rapporto choc della Direzione Investigativa
Antimafia, nove grandi città italiane sono
ostaggio della violenta mafia nigeriana.
Un rapporto "confidenziale" che risale al 2018,
ma che l’allora ministro dell’interno Matteo
Salvini sembra aver ignorato, impegnato
com’era a contrastare i poveri cristi che stavano
arrivando dal mare piuttosto che perseguire i
“criminali” (in regola con i documenti) già in Italia.

39
La Mafia Nigeriana in Italia
La DIA spiega come l’organizzazione si sia
gradualmente trasformata da «gregaria» a
«dominante»

Se infatti fino al 2010 (l’anno della tristemente nota


rivolta di Rosarno) le bande nigeriane, per poter
«lavorare», dovevano pagare il pizzo alle mafie
autoctone (camorra, cosa nostra e ‘ndrangheta), da
quel momento in poi assistiamo a un «progressivo
affrancamento caratterizzato da un modus operandi
connotato da inaudita violenza».
Risultato: in regioni come Lazio, Campania,
Calabria, Sicilia, Puglia, Piemonte, Veneto i tre
nuclei storici della mafia nigeriana (Vikings,
Eiye e Black Axe) assumono un ruolo egemone,
monopolizzando in importanti città come Tori-
no, Verona, Bologna, Roma, Macerata, Napoli,
Palermo, Bari, Caserta, i mercati dediti a prosti-
tuzione, spaccio di droga, traffico di armi, usu-
ra, racket delle scommesse, tratta dei migranti e
perfino truffe on line.
Un tempo l’antica leadership si limitava solo al
caporalato di stampo schiavistico e allo sfrutta-
40
La Mafia Nigeriana in Italia
mento della prostituzione, oggi si è trasformata
conquistando territori e spazi lasciati liberi
dall'indebolirsi delle mafie autoctone a causa di
arresti che hanno portato in carcere importanti
boss e al sequestro di beni.
Gli uomini (e le donne) che decidono di entrare
nelle confraternite e giurano fedeltà restano le-
gati a vita. Impossibile uscire, pena la morte.

41
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 5
Dal Sud al Nord, l'ascesa
della mafia nigeriana
#ea1bb4

L'allarme della DIA. "In Italia si va affermando


Black Axe, sodalizio pericoloso e violento che
dalla Nigeria si è diffuso in tutto il mondo"

In Italia la mafia nigeriana sta crescendo sem-


pre di più. E adesso i cartelli della mala africana
iniziano a stabilirsi anche nelle grandi e medie
città del nord Italia. Mentre restano forti le
propaggini siciliane, dove agiscono “sotto la pro-
tezione” dei clan mafiosi locali, e in Campania,
nell’area del casertano, dove i clan dei nigeriani
hanno stretto accordi e collaborazioni con la
camorra.
L’allarme arriva da recenti relazione della Dire-
zione investigativa antimafia che si riferisce
all'attività degli investigatori nel corso degli ulti-
42
La Mafia Nigeriana in Italia
mi cinque anni. L’analisi degli inquirenti resti-
tuisce il quadro di una consorteria criminale in
ascesa, capace di mantenere fortissimi legami
con i livelli più alti dell’organizzazione che, a
loro volta, agirebbero direttamente dalla Nige-
ria. E che avrebbero importanti ramificazioni
in ogni parte del pianeta.
Un allarme confermato anche dal numero di
nigeriane sbarcate in questi ultimi anni, più di
60mila dal 2015 al 2021.
Nel paragrafo dedicato alla mafia nigeriana, la
Dia afferma: "In Italia si è progressivamente afferma-
ta l’associazione criminale nigeriana Black Axe, ossia
un sodalizio particolarmente pericoloso e violento, costi-
tuito in Nigeria nel 1977 e poi gradualmente diffusosi
in tutto il mondo".
Gli investigatori ricordano la pervasività della
malavita nigeriana sul territorio nazionale: “il
gruppo criminale si sarebbe insediato innanzitutto a
Torino, Novara, Alessandria, Verona, Bologna,
Roma, Napoli e Palermo. L’ammissione all'organizza-
zione è subordinata ad un rito di affiliazione, cui conse-
gue l’assunzione di ruoli ben definiti”.
43
La Mafia Nigeriana in Italia
E quindi: “Il potere di azione degli appartenenti non
si limiterebbe, peraltro, al territorio italiano, potendo gli
stessi operare anche in Nigeria, grazie ai forti contatti
con l’organizzazione madre”. La mala nigeriana, in-
fatti, è divisa in “culti” e quello operante in Ita-
lia sarebbe riferibile al cartello dei Black Axe,
nato una quarantina di anni fa, nel 1977.
Le attività più redditizie per i criminali nigeriani
in Italia sono quelle relative allo sfruttamento
della prostituzione e al narco-traffico. Molti i
corrieri di droga che sono stati intercettati negli
aeroporti italiani e che provenivano proprio da-
gli scali africani. La posizione dei clan ricondu-
cibili alla mafia nigeriana è, solitamente, "serven-
te" nei confronti dei clan nostrani con cui strin-
gono alleanze sempre più strette e complesse.

Le nigeriane e i centri di accoglienza usati


per legalizzare la schiavitù
La chiamano accoglienza, ma per centinaia di
giovani ragazze nigeriane è la porta della schia-
vitù. Una schiavitù garantita dalle leggi sull'asilo
e dai centri di accoglienza del bel paese dove gli
44
La Mafia Nigeriana in Italia
sfruttatori possono tranquillamente ritirare la
"merce umana" spedita dalla Nigeria e transitata
dalla Libia.
Il tutto a colpi di riti woodoo, minacce di inti-
midazioni e l'obbligo di prostituirsi fino alla
raccolta dei 30-40mila euro che ogni ragazza
deve rifondere ai criminali responsabili del suo
arrivo. A rivelarlo è un indagine dei carabinieri
del Ros e del nucleo investigativo del comando
provinciale di Lecce che hanno seguito diverse
indagini in relazione alla tratta di persone, favo-
reggiamento dell'immigrazione clandestina,
sfruttamento della prostituzione e associazione
finalizzata alla riduzione in schiavitù per fini
sessuali.
La testimonianza di una ragazza nigeriana «Era-
vamo in tre, e tutte noi siamo state sottoposte al rito che
si è svolto con la stesura di una stoffa bianca sulle gam-
be su cui è stato scritto, con vernice rossa, il nostro nome
e quello di nostra madre e con l'accettazione del fatto
che se non avessimo onorato il debito noi e nostra madre
saremmo morte».

45
La Mafia Nigeriana in Italia
L'incubo, come raccontato dalla minorenne Jo-
nathan Adesuwa, incomincia con quel rito
woodoo praticato prima della partenza dalla
Nigeria. I colloqui intercettati tra gli aguzzini in
Italia, i trafficanti in Libia e le giovani vittime
delle tratta, mettono a nudo ogni tappa
dell'odissea che porta le piccole schiave dalla
Nigeria a Tripoli e poi sulle coste italiane.
E purtroppo la parte più impressionante non è
quella del prevedibile inferno libico, quanto
quella dei centri di accoglienza italiani dove le
ragazze, vengono "obbligate" a presentare la ri-
chiesta di asilo, e poi vengono prelevate dai
loro aguzzini e spedite sulla strada.

«Quando sarai in Italia verrò a prenderti


per portarti in casa mia»

Così parla una mamam durante una telefonata


intercettata in cui spiega alle giovani ancora in
Libia e in attesa di salire sui barconi cosa «non
dire» alle autorità italiane una volta sbarcate.
«Non dire a nessuno che hai qualcuno qui che ti aspet-
46
La Mafia Nigeriana in Italia
ta. Dite che hanno ucciso vostro padre e la vostra fami-
glia in Nigeria».
La domanda per ottenere un permesso di sog-
giorno per le proprie vittime è il primo, vero
obbiettivo di ogni schiavista che si rispetti. An-
che perché grazie a quel pezzo di carta le ragaz-
ze possono lavorare e guadagnare. Strapparle ai
centri di accoglienza non è invece un problema.
Gli sfruttatori lo sanno bene, conoscono benis-
simo la legge italiana. Presentando la domanda
di protezione internazionale le "vittime" hanno
poi davanti molti mesi, da 18 mesi a due anni
(compreso l’appello). È il tempo che serve per rice-
vere una risposta dalle varie prefetture, un pe-
riodo durante il quale le ragazze non possono
essere rimpatriate, anche se vengono fermate
mentre si prostituiscono, la prostituzione in se
non è reato, e questo gli sfruttatori lo sanno.

«Quando arriverai in Italia ti daranno un telefono


con del credito per chiamare la tua famiglia in
Nigeria. Tu chiamerai papà e lui chiamerà me. Dopo
di che loro ti porteranno in una città, in quel
momento dovrai chiamarmi e dirmi dove sei»

47
La Mafia Nigeriana in Italia
Tra le sventurate protagoniste ci sono moltissi-
me minorenni come la 15enne Ihohama. «una
ragazza piccola, non ha mai avuto un uomo in vita sua
ed è ancora vergine» spiega una mamam intercetta-
ta. «Dì a loro che sei del 1992 e se loro ti chiedono
come sei arrivata in Libia devi dire che non lo sai e che
hanno ucciso tutta la tua famiglia».
Ihohama è poi sbarcata a Pozzallo a fine giu-
gno 2017 viene prelevata dal centro di acco-
glienza di Prato, e poi, grazie a un complice
interno e portata a Bologna dove viene subito
messa sul marciapiede.
«Non riesco più ad alzarmi, le mani e il corpo non si
muovono più», si lamenta la schiava bambina in
una disperata telefonata in cui implora l'aguzzi-
no di non farla più lavorare. Ma serve a poco.
Per lei come per tutte le vittime della tratta del-
le nigeriane pietà non esiste.
E per capirlo ecco l'intercettazione in cui un
membro di una banda di nigeriani promette di
punire la fuga di un'altra vittima. «Dovunque pos-
sa trovarsi non avrà mai pace e morirà, so cosa farle.
Molto presto il suo corpo prenderà fuoco».
48
La Mafia Nigeriana in Italia
Per "salvarle" una soluzione ci sarebbe

Sapendo tutto questo, accertato che questo è il


modo di agire della mafia nigeriana e che l'80%
delle nigeriane sbarcate in Italia finirà poi nel
circuito della prostituzione "coatta", è necessario
che anche il sistema di accoglienza italiano
cambi il metodo.
La nostra proposta è molto semplice. Tutte, e
ripetiamo tutte le nigeriane che sbarcano, una
volta identificate devono essere isolate, divise
dai migranti di altre nazionalità, e avviate nei
circuiti protetti fin da subito. Dovrà essere im-
pedito loro qualsiasi contatto con l'esterno, te-
lefonate, e incontri con falsi parenti e tutori di
comodo.
In un secondo tempo, dopo che mediatori pre-
parati, hanno fatto opportuni colloqui con
ognuna di loro e, a seconda della loro disponi-
bilità collaborativa, valutare o meno il rimpatrio
immediato, oppure la continuazione nel per-
corso di protezione (permesso di soggiorno art. 18)
per chi collabora o che davvero fugge dalle
49
La Mafia Nigeriana in Italia
atrocità di Boko Haram (integralismo islamico in
Nigeria).
Il rimpatrio immediato è possibile visto che tra
Nigeria e Italia esiste un accordo bilaterale
rinnovato nel febbraio 2016. Uno dei tanti
accordi internazionali che però la Nigeria non
ha mai rispettato.
Impedire quindi che queste ragazze appena
sbarcate abbiano contatti con i loro aguzzini e
mamam varie che li attendono in Italia. Il senso
è quello di sottrarre alla fonte la "merce umana"
dalle mani degli sfruttatori.
Non è più possibile accettare che queste ragaz-
zine, dopo essere passate nelle mani del sistema
di accoglienza italiano, vengano impunemente
prelevate dai loro sfruttatori direttamente nei
centri. Non è più possibile accettare che la len-
tezza della burocrazia italiana permetta alla ma-
fia nigeriana di sfruttare queste piccole schiave.
Piuttosto, molto meglio, il loro rimpatrio im-
mediato.

50
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 6
Ascia nera. Un’inchiesta sulla
mafia nigeriana in Italia
#a58ad4

Ricostruisce dall’interno le dinamiche della ma-


fia nigeriana in Italia, attraverso le testimonian-
ze delle vittime e dei carnefici.
Un’inchiesta che è partita dal Cara di Borgo
Mezzanone (Foggia), oggi dismesso e in attesa
di riconversione, per ricostruire il lungo viaggio
delle donne nigeriane fino alla traversata del
Mediterraneo.
"Non c'è posto fuori dal clan. Fuori dal clan c'è solo la
morte". Lo pensano tutti, ma non tutti hanno il
coraggio di dirlo. I membri di "Ascia Nera" san-
no bene che per loro non c'è salvezza.
Soltanto la morte potrà renderli di nuovo liberi.
Quando entri in contatto con la mafia nigeriana
non sei più libero di scegliere nulla. I Black
51
La Mafia Nigeriana in Italia
Axe, le famigerate asce nere nigeriane, diventa-
no dei soldati, il braccio e la mente di un'orga-
nizzazione tentacolare che da anni si è estesa
anche in Italia, collaborando con i gruppi cri-
minali locali e godendo della complicità di alcu-
ni cittadini.
“Noi non siamo come le vostre mafie. Non abbiamo
una famiglia che ci guida, ma un capo spirituale. Un
uomo che interpreta il messaggio del movimento e tiene
la testa alta davanti allo stato e a chi ci vuole male”.

"Ascia nera", il sistema della mafia


nigeriana. Un racconto dall'interno del
sistema nigeriano

Ascia nera, meglio nota in Nigeria come Neo


Black Movement, è una potente organizzazione
criminale nata negli anni Settanta all'Università
di Benin City come una confraternita di stu-
denti. Molti ancora oggi in Nigeria negano che
sia diventata una delle più pericolose mafie esi-
stenti al mondo, con una struttura stratificata
che ricalca in modo impressionante quella della
‘Ndrangheta.
52
La Mafia Nigeriana in Italia
Il suo capo, Felix Kupa, la descrive come una
"grande organizzazione umanitaria panafricanista".
E, se bisogna spiegare il perché di tanti atti cri-
minali, buona parte della stampa locale è pron-
ta a coprire la "cupola" con la classica bugia:
"Sono solo teppisti, dietro non c'è nulla".
D'altronde, l'opinione pubblica nigeriana è dal-
la loro parte. Danno lavoro ai giovani, li fanno
studiare, si fanno carico di tutte le spese nel
caso finiscano in carcere. E poco importa se si
contrae un debito a vita, non sembrano esistere
alternative.

La tratta delle donne nigeriane in "Ascia nera"

"La libertà è quel breve lasso di tempo tra un legaccio e


l'altro". Le donne nigeriane lo sanno bene. La
baraccopoli sorta intorno al Centro di Acco-
glienza per Richiedenti Asilo (Cara) di Borgo
Mezzanone, in provincia di Foggia. Lì le ragaz-
ze erano costrette ad uscire dal Cara per prosti-
tuirsi lungo la provinciale Foggia-Manfredonia.

53
La Mafia Nigeriana in Italia
Uno degli assassini di Desirée, la sedicenne ro-
mana stuprata e uccisa nel quartiere di San Lo-
renzo a Roma, venne trovato proprio vicino a
Borgo Mezzanone dopo diversi giorni di fuga.
Il sistema parte da lontano. I caporali di Ascia
nera stringono accordi con i libici: danno loro
manodopera a costo zero a patto che una parte
delle schiave varchi il Mediterraneo per andare
a ingrossare le file dell'organizzazione in Italia.
Molte ragazze partono dalla Nigeria convinte di
arrivare in Europa, ma vengono vendute come
schiave ad Agadez e devono pagare il resto del
viaggio vendendo il proprio corpo, sottoposte
a torture di ogni tipo.

Ogni tappa un debito. Ogni debito un bordello,


pena la morte per abbandono nel deserto. Ero la
loro scopa del cesso. Dopo che mi scopavano
dovevo pulire la stanza. Il loro sporco

Qualcuna ha "imparato a morire", qualcun altra fa


uso di droghe per estraniarsi dalla realtà. Sol-
tanto Veronica è riuscita a liberarsi: si è finta
pazza e l'hanno abbandonata. Se non sei utile
54
La Mafia Nigeriana in Italia
all'organizzazione non servi. Se non puoi sod-
disfare i clienti diventi inutile. E, allora, meglio
non avere sorelle o cugine a cui dover traman-
dare un debito crudele. Che si trovino in Libia
o in Italia non cambia nulla. I padroni sono
ovunque.

55
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 7
Mafia nigeriana sempre più
potente. Nasce l'asse con
"Cosa Nostra" e Camorra
#6cfbd2

Prostituzione, droga, traffico di esseri umani:


nasce un pericoloso asse tra mafia nigeriana,
"Cosa Nostra" e Camorra.

Mafia nigeriana, Camorra e "Cosa


Nostra". Inquietanti alleanze

La mafia nigeriana ha preso piede nel sud


dell'Italia a fianco della mafia siciliana, con la
quale ha collaborato in posizione di subordina-
zione. Sapevamo che i clan nigeriani gestivano
autonomamente la prostituzione delle nigeriane
e il caporalato delle donne albanesi e rumene
che lavorano nei campi di pomodori per un
euro il giorno.
56
La Mafia Nigeriana in Italia
Dal mercato della prostituzione a quello della
droga e del traffico di esseri umani, con il bene-
stare di Cosa Nostra e Camorra.
Pur collaborando con le mafie italiane, i nige-
riani hanno anche la propria mafia, “Black
Axe”, un clan nato in Nigeria ed esportato poi
in Italia. Si tratta di un'organizzazione ben
strutturata, con legami internazionali in Europa
e negli Stati Uniti.
Gli stretti contatti tra la mafia nigeriana, Cosa
Nostra e la Camorra devono far preoccupare, e
non poco, la magistratura e le forze di polizia.
Come quasi tutte le organizzazioni mafiose, la
mafia nigeriana è organizzata in una struttura
piramidale che utilizza ancora metodi primor-
diali quali la violenza e l’intimidazione per det-
tare legge nei territori di appartenenza del clan.
L’operazione condotta dalla DIA di Palermo
che ha permesso di arrestare nel novembre del
2016 oltre venti affiliati alla mafia nigeriana, so-
spettati di aver illegalmente costretto giovani
africane a prostituirsi con metodi di una violen-
za fisica e psicologica inaudita, e il processo che
57
La Mafia Nigeriana in Italia
ne è seguito, fu uno dei primi in cui è stato
contestato anche il "metodo mafioso".
L’organizzazione piramidale è dimostrata dal
fatto che tra loro vi era il boss Kenneth Osa-
hon Aghaku che era il responsabile del gruppo
organizzato e composto di almeno cento ele-
menti in tutta Italia.
Sia in Sicilia che in Campania i nigeriani sono il
braccio operativo di Cosa Nostra e Camorra
per il mercato della droga e della prostituzione.
La mafia nigeriana addirittura produce autono-
mamente la droga sintetica e la vende con il
consenso delle mafie italiane. L’omertà assoluta
è un’altra caratteristica dominante della mafia
nigeriana.

Tra i membri del clan vige la legge del


silenzio quando sono arrestati

Fino ai primi anni duemila la prostituzione era


la principale attività illegale dei nigeriani. Le ra-
gazze erano acquistate da famiglie povere e una
volta sul suolo italiano, erano rapite e brutaliz-
58
La Mafia Nigeriana in Italia
zate ricorrendo ricorrendo a coercizioni fisiche
e psicologiche.
Oggi il mercato della droga e del traffico di es-
seri umani rappresenta il nuovo orizzonte su
cui affacciarsi per diventare più potenti e non
essere più soggiogate dalle mafie italiane.
Ormai i clan nigeriani non usano più machete e
asce come avrebbero voluto le mafie italiane,
ma possiedono armi di ultima generazione.
Mentre prima erano assoggettati e dovevano
chiedere il consenso, oggi i nigeriani sono tolle-
rati, poiché sono utili agli scopi della Camorra e
di Cosa Nostra. Questo rapporto di forze tra
mafie, tuttavia, può cambiare da un momento
all'altro poiché ormai, da tempo la mafia
nigeriana chiede di essere alla pari con le altre
mafie italiane forte del fatto che cresce sia
come forza militare sia come forza economica.
Questa nuova mafia sta diventando sempre più
pericolosa ma poiché è quasi invisibile agli oc-
chi dei più ed è poco conosciuta sia dall'opinio-
ne pubblica che dall'antimafia, se ne parla poco.
59
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 8
Fake news che offendono
tutti i nigeriani onesti
residenti in Italia
#0ea7a4

Attenzione alle fake news che offendono


l'intera comunità dei nigeriani in Italia

Affermare, come fanno certi organi stampa,


che in Italia ci sarebbero centomila affiliati alla
mafia nigeriana è come dire che tutti i nigeriani
residenti in Italia sono criminali. Un'offesa ad
una intera comunità che si è ben integrata.
Leggo con sgomento e disappunto i titoli "cubi-
tali" di certi giornali di parte che affermano che
in Italia ci sarebbero "Centomila affiliati alla Ma-
fia Nigeriana". Numeri sparati in prima pagina a
caso, senza fonti né approfondimenti.

60
La Mafia Nigeriana in Italia
Centomila è esattamente il numero di tutti i ni-
geriani residenti in Italia, che di certo non sono
tutti mafiosi o criminali. I veri affiliati alla mafia
nigeriana che attualmente sono in Italia nessu-
no sa quanti siano esattamente (e di certo non può
saperlo qualche pseudo-giornalista). Sono tutti grup-
pi chiusi di pochi elementi, impenetrabili, le
fonti di intelligence ne stimano 2-3mila, e non
certo centomila.

Titoli ad effetto solo per creare allarme


sociale e offendere un'intera comunità

"Mafia nigeriana, centomila affiliati in Italia: ora è al-


larme serio. Di buonismo si può morire" (Secolo d'Ita-
lia, articolo di Carmine Crocco del 2 gennaio 2019). Un
articolo poi ripreso da altri giornali on line nei
giorni successivi.
Sono articoli "di parte", pubblicati da chi vuol
generalizzare un problema che è serio, ma che
va inquadrato nella giusta dimensione, articoli
che vogliono creare allarmismo a buon merca-
to.
61
La Mafia Nigeriana in Italia
In Italia ci sono, si, centomila nigeriani
(regolari), esattamente 106.069 (Istat 2018) e
sono solo il 2,1% del totale degli stranieri
residenti in Italia, ma non tutti sono mafiosi o
criminali, anzi, quasi tutti sono ben integrati e
sono persone perbene.
Sarebbe come dire che i siciliani sono tutti ma-
fiosi, o tutti i napoletani sono camorristi, o an-
che che tutti i calabresi sono 'ndranghetisti.
Una generalizzazione offensiva, che offende
me e tutta la comunità dei nigeriani in Italia.
Un comunità comunque piccola (centomila contro
60milioni di italiani).
Che tra di noi (nigeriani), e tra di voi (italiani) ci
siano i mafiosi, i delinquenti, è un dato di fatto
che io per prima combatto e che da anni de-
nuncio.
Per chi mi conosce sa che sono la prima a de-
nunciare la mafia nigeriana (e non solo con i miei
articoli), che da anni combatto contro i suoi cri-
mini (soprattutto tratta e sfruttamento della prostitu-
zione), e che io stessa sono stata vittima dei miei
connazionali criminali.
62
La Mafia Nigeriana in Italia
Ma anche "sparare" fake-news, mezze verità,
contro intere comunità di stranieri, per crimi-
nalizzare a prescindere, ebbene si, anche quello
è un crimine, un atto di "razzismo" bello e buo-
no.

63
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 9
DIA. La mafia nigeriana è
quella più organizzata e
strutturata in Italia
#ed47ab

Arriva la mafia nigeriana e batte quella


italiana

È molto più organizzata di quella siciliana, della


camorra e della 'ndrangheta. Lo denuncia la
DIA (Direzione Investigativa Antimafia), lo scrivo-
no il "Times" e il "Guardian"
Sono clan violenti e ramificati. Fino al 2010
(anno della rivolta di Rosarno) la bande nigeriane
per poter "lavorare" dovevano pagare il pizzo
alle mafie locali, ma poi le cose sono cambiate.
Affari, traffici e relazioni. Il ruolo della Nigeria
che non collabora con le autorità investigative
italiane.
64
La Mafia Nigeriana in Italia
Prostituzione, droga e armi. Ecco le nove
città italiane ostaggio dei nigeriani

La precisazione, tra persone intelligenti sarebbe


inutile ma a scanso di equivoci, la facciamo co-
munque: quando parliamo di «mafia nigeriana» in
Italia, ci riferiamo ai nigeriani dediti al crimine,
non certo ai miei connazionali estranei alla de-
linquenza.
Per comprendere il contesto «socio-antropologico»
in cui si muovevano i tre presunti killer nigeria-
ni che hanno massacrato la povera Pamela Ma-
stropietro, è opportuno fare un passo indietro.
E analizzare la repentina mutazione genetica e
il veloce consolidamento sul territorio naziona-
le di questi clan che la relazione 2016 della Dia
(Direzione investigativa antimafia) definisce «la ma-
fia nigeriana e la più feroce e strutturata in Italia».
L'ultimo rapporto dell’intelligence, già
nell'introduzione espone uno scenario inquie-
tante: «Il radicamento nel nostro Paese di tale consorte-
ria è emerso in diverse inchieste che ne hanno evidenzia-

65
La Mafia Nigeriana in Italia
to la natura mafiosa, peraltro confermata da sentenze
di condanna passate in giudicato».
Il rapporto degli esperti spiega come l'organiz-
zazione si sia gradualmente trasformata da «gre-
garia» a «dominante». Se infatti fino al 2010 (l'anno
della tristemente nota rivolta di Rosarno) le bande ni-
geriane, per poter «lavorare», dovevano pagare il
pizzo alle mafie autoctone (camorra, cosa nostra e
'ndrangheta), da quel momento in poi assistiamo
a un «progressivo affrancamento caratterizzato da un
modus operandi connotato da inaudita violenza».
Risultato. In regioni come Lazio, Campania,
Calabria, Sicilia, Puglia, Piemonte, Veneto i tre
nuclei storici della mafia nigeriana (Aye Confra-
ternite, Eiye e Black Axe) assumono un ruolo
egemone, monopolizzando in importanti città
(Torino, Verona, Bologna, Roma, Macerata, Napoli,
Palermo, Bari, Caserta) i mercati dediti a prostitu-
zione, spaccio di droga, traffico di armi, usura,
racket delle scommesse, tratta dei migranti e
perfino truffe on line.
Anche per tale ragione quella nigeriana è la co-
munità straniera presente in Italia che commet-
66
La Mafia Nigeriana in Italia
te più reati e registra il maggior numero di
espulsioni.
Un tempo l'antica leadership si limitava solo al
caporalato di stampo schiavistico (prostituzione e
caporalato vero e proprio). Poi il salto di qualità.
Tra le città ostaggio della mafia nigeriana c'è
anche Macerata, qui Pamela Mastropietro ha
incrociato i suoi carnefici nigeriani, qui Pamela
è stata tagliata a pezzi con modalità tipiche del-
la tradizione tribale nigeriana. È solo in questo
senso che la mafia nigeriana c'entra con il delit-
to della 18enne romana.
«I tre nigeriani arrestati per quel delitto, erano tutti e
tre pusher affiliati certamente alle gang nigeriane che a
Macerata controllano il business della prostituzione e
dello spaccio di droga. Questo non significa che la mafia
nigeriana, in sé, sia coinvolta nell'omicidio della
ragazza, ma semplicemente che tre suoi esponenti si
siano macchiati di un delitto orribile».
Per il delitto di Pamela oggi sta scontando
l’ergastolo solo l’autore materiale, gli altri due
nigeriani coinvolti nell’inchiesta sono stati pro-
sciolti per mancanza di prove.
67
La Mafia Nigeriana in Italia
E quel sezionare il corpo in maniera «scientifica»?
«I riti woodoo non hanno attinenza con questo caso, ma
il modo con cui il cadavere di Pamela è stato fatto a
pezzi rimanda a una tradizione tipicamente tribale pro-
pria della comunità nigeriana animista proveniente
dall'Edo State dove padroneggiare l'uso di mannaie e
coltelli è pratica insegnata anche ai bambini».
Un'aggressività che «la mafia nigeriana esercita nel-
la gestione dei suoi affari con efferate forme di militariz-
zazione». Gli uomini restano sotto ricatto a vita.
La loro attività primaria resta lo spaccio di dro-
ga. E se poi incontrano una ragazza fragile
come Pamela, la invitano a casa. Per un festino
mortale.

Antimafia. La Nigeria non collabora. Sono stati


siglati accordi per l'espulsione di chi commette
reati in Italia, ma che la Nigeria non rispetta

«Sapete che abbiamo una comunità criminale nigeriana


in Italia che fa paura? Ma i nigeriani in Italia non
commettono reati in danno di soggetti italiani. Loro si
fanno le guerre tra di loro, trafficano in droga, prostitu-
zione, ma non attaccano il territorio».
68
La Mafia Nigeriana in Italia
Sono passati solo pochi mesi da quando l'allora
procuratore nazionale antimafia, Franco Ro-
berti, avvertiva in audizione il comitato parla-
mentare Schengen, della pericolosità della cri-
minalità proveniente dalla Nigeria. E quel timo-
re si è realizzato a Macerata. L'allarme sul feno-
meno nigeriano sta nel carattere violento, nel
metodo mafioso unito a riti sacrificali, e nella
capacità di queste associazioni a delinquere di
nutrirsi delle masse di migranti, soprattutto ra-
gazze, dall'Africa. E nel fatto che i sodalizi ni-
geriani appaiono «ancora più strutturati delle mafie
italiane».
Una pericolosità confermata da un recente rap-
porto della direzione investigativa antimafia. «I
gruppi criminali nigeriani continuano a distinguersi per
le modalità particolarmente aggressive con le quali rea-
lizzano i traffici di stupefacenti e la tratta degli esseri
umani, finalizzata alla prostituzione». In Italia, evi-
denzia la Dia, «opera il sodalizio nigeriano denomina-
to Black Axe, una consorteria a struttura mafiosa ben
radicata anche in altri contesti, il cui vincolo associativo

69
La Mafia Nigeriana in Italia
viene, tra l'altro, esaltato da una forte componente
mistico-religiosa».
Il radicamento in Italia della criminalità nigeria-
na è emerso nel corso di diverse inchieste che
hanno evidenziato la «natura mafiosa» della con-
sorteria che avrebbe insediamenti a Torino,
Novara, Alessandria, Verona, Bologna, Roma,
Napoli e Palermo. Ma l'avvertimento dell'ex
procuratore nazionale è legato soprattutto ai
flussi migratori e dalla mancanza di accordi di
cooperazione giudiziaria con quel Paese: «Qui
sta arrivando un enorme numero di nigeriani. E noi
abbiamo un grosso problema con la Nigeria. Pensate
che la Procura nazionale antimafia, ai tempi del com-
pianto collega Pier Luigi Vigna, che ne era il
Procuratore all'epoca, fece un memorandum di intesa
che non siamo mai riusciti in concreto ad attivare».
«Loro lo sottoscrissero ma non l'abbiamo mai attivato,
proprio per la resistenza dei nigeriani». Ma tra le cri-
ticità nella lotta alla mafia «nera», Roberti ha se-
gnalato il «problema di trovare interpreti affidabili,
perché sanno che queste presenze in Italia sono molto
pericolose per i connazionali nigeriani, per gli apparte-
70
La Mafia Nigeriana in Italia
nenti alla stessa etnia, e fanno anche un po' di resisten-
za a fornire il servizio di interpretariato».

Quanto è potente la mafia nigeriana in


Italia, e come fa i soldi

Traffico di sostanze stupefacenti, tratta di esse-


ri umani, sfruttamento della prostituzione.
Sono le attività principali dei gruppi criminali
nigeriani e del centro Africa presenti in Italia,
gruppi che continuano a "distinguersi per le moda-
lità particolarmente aggressive" con le quali portano
avanti i propri affari.
Il loro radicamento in Italia è emerso nel corso
di diverse inchieste, che hanno confermato "la
natura mafiosa" della consorteria, ribadita da
diverse sentenze. Il gruppo più forte e perico-
loso resta il "Black Axe", il cui vincolo associa-
tivo, sottolineano gli analisti della Dia, viene
esaltato da una forte componente mistico-reli-
giosa: nato a Benin City negli anni '70, da noi
risulta attivo per lo più a Torino, Novara, Ales-

71
La Mafia Nigeriana in Italia
sandria, Verona, Bologna, Roma, Napoli e Pa-
lermo.
L’ammissione all’organizzazione è subordinata
a un rito di affiliazione, cui segue l'assunzione
di ruoli ben definiti. Il potere di azione degli
appartenenti non si limita all'Italia ma può arri-
vare anche in Nigeria, grazie ai forti contatti
con l'organizzazione "madre".
Caratteristica del gruppo, è la "struttura reticolare
distribuita su tutto il mondo". Gli stupefacenti,
stoccati nei laboratori dei Paesi centroafricani,
raggiungono l'Italia attraverso varie direttrici,
sia per via aerea che marittima o terrestre. Con
questa rotta, i narcotrafficanti sfruttano, di fat-
to, i canali già utilizzati in passato per il con-
trabbando di armi, avorio e pietre preziose.
Altrettanto "articolate" e connotate da "particolare
violenza" sono la gestione della tratta di persone
e la prostituzione. Recenti inchieste hanno do-
cumentato, ad esempio, come giovani donne,
anche minorenni, attirate con la falsa promessa
di un lavoro in Europa, vengano concentrate in

72
La Mafia Nigeriana in Italia
Libia, sottoposte a violenze e stupri e fatte par-
tire per le nostre coste.

Per vincolarle al pagamento del debito


contratto per il viaggio sono sottoposte a
riti woodoo, con minacce di morte per chi
tenta di affrancarsi e le rispettive famiglie

Gruppi nigeriani sono risultati attivi anche nel


trasporto verso il nord Europa di profughi e
clandestini provenienti dalla Siria, dall'Egitto,
dal Sudan e dall'Eritrea.
In Sicilia, Calabria e Campania in genere, come
gli altri gruppi di matrice etnica, operano ten-
denzialmente con il beneplacito delle mafie sto-
riche mentre in altre zone dimostrano una
maggiore autonomia che sfocia anche in forme
di collaborazione quasi alla 'pari'.
Forte resta la capacità di interagire con le orga-
nizzazioni di riferimento nei Paesi d'origine e
con cartelli multinazionali, dei quali rappresen-
tano nella maggior parte dei casi, "delle cellule

73
La Mafia Nigeriana in Italia
operative distaccate, funzionali alla realizzazione degli
illeciti".

74
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 10
Mappa della mafia nigeriana
in Italia. Prima Parte
#714ea6

I tentacoli della mafia nigeriana sull'Italia.

Ramificazioni da nord a sud. Un’organizzazio-


ne mondiale che spadroneggia su traffico di
droga, prostituzione e tratta di esseri umani.

C'è un capo pentito

C'è un capo pentito dei Maphite, gang tra le più


organizzate e pericolose in Italia, che fa parte
della “Famiglia Vaticana” (una delle quattro famiglie
con cui i Maphite si sono spartiti l’Italia), e quando
decide di pentirsi vive a Bologna, ha un
regolare permesso e fa il commerciante. Ma un
giorno si confida con il suo pastore (così racconta
lui stesso agli investigatori dell’inchiesta Athenaeum di
75
La Mafia Nigeriana in Italia
Torino) e rinnega il passato. Rinnega
l’appartenenza alla mafia nigeriana, rischiando
la vita.
Era nel Cop, Council of professors, uno degli
organismi di vertice del secret cult. Svela riti,
gerarchie e affari della cupola nera. Padrona del
traffico di droga, dalla cocaina alla marijuana,
scambiata con gli albanesi, della prostituzione e
della tratta di esseri umani, della clonazione di
carte di credito e della falsificazione di docu-
menti.
Uomini di strada e colletti bianchi. Machete e
iPhone. I vertici di solito sono immigrati in re-
gola. Scopri parole come don, forum e famiglie,
un linguaggio che pare copiato dalle mafie no-
strane. E un legame storico delle confraternite,
nate nelle università nigeriane, c’è chi si spinge
indietro fino agli anni Cinquanta, con la politi-
ca, in Africa. La crudeltà come metodo per
avere rispetto.

76
La Mafia Nigeriana in Italia
Riti violenti e simboli

Riti violenti e simboli, i nuovi affiliati dei Ma-


phite, gli Omi brother, che per entrare pagano
e in cambio devono incassare pestaggi e tortu-
re, si vestono di verde. Si combattono o si al-
leano con gli altri: Supreme Eiye, Vikings,
Black Axe, tra i piccoli Blue Queen, al femmi-
nile. Tutti sono tenuti al vincolo del segreto. La
casa madre è in Nigeria.
È una rete mondiale. Muove un fiume di dena-
ro, che torna in patria fuori dai circuiti bancari,
ad esempio con l’hawala, noi traduciamo aval-
lo, ma la parola in arabo significa trasferire,
spostare (denaro appunto). È un antichissimo
sistema musulmano codificato nel Corano e
parente delle nostre lettere di cambio, privati
che si accordano con altri privati in ogni parte
del mondo, così si possono trasferire capitali in
un giorno.
Un metodo usato anche dalle ragazze per invia-
re piccole somme di denaro alle famiglie in Ni-
geria. Ci si reca in uno degli African Shop che
77
La Mafia Nigeriana in Italia
accettano questo sistema, si paga la somma da
trasferire (in euro) e una piccola commissione
(per il servizio reso) e questi ti darà una password
da comunicare al familiare in Nigeria, che a sua
volta si recherà dal "referente" giù in Nigeria al
quale basterà la stessa password ricevuta
dall'Italia affinché consegni al "familiare" la
somma pattuita (in valuta locale, naira).
Sotto i riflettori Castel Volturno (Caserta), ‘capi-
tale’ di valenza europea, e il centro richiedenti
asilo di Mineo (Catania), oggi non più operati-
vo, che fu la base operativa dei Vikings. Quel
che ti aspetti di meno, invece, è l’insediamento
nel centro-nord, dalle Marche al Piemonte,
dall’Emilia Romagna alla Lombardia al Veneto.

Per trent'anni l'Italia non ha voluto vedere


la mafia nigeriana

Fenomeno invece descritto perfettamente nelle


indagini dell’operazione Athenaeum, centinaia
di pagine d’inchiesta che scandagliano la pre-
senza della piovra nera in Italia. Gianni Tonelli,
78
La Mafia Nigeriana in Italia
oggi parlamentare (Lega Nord), torna agli inizi
della sua carriera di poliziotto. Quando da
giovane agente a Ferrara si trovò a indagare su
una certa ‘mamam’ che gestiva un traffico di
ragazze.
Allora il fenomeno era ignorato. "Mi immaginavo
che quel nome, madame o mamam, indicasse reverenza
e rispetto. Invece è un ruolo ben definito nell'organizza-
zione. Erano i primi segnali, era l’88. Compresi che
c’era una rotazione, venivano sequestrati i passaporti.
La mamam viveva a Firenze, faceva la spola con la
Nigeria. I colleghi della Toscana arrivarono in fondo,
ma l’indagine era sempre per sfruttamento della prosti-
tuzione".
Quindi la conclusione è questa: la mafia nige-
riana opera da trent'anni in Italia. Non si è vo-
luto vederla. E questa miopia si è ripetuta an-
che a Castel Volturno. I nigeriani coinvolti, per
troppo tempo sono stati considerati vittime
della camorra, invece era una guerra tra i ca-
morristi e la nuova organizzazione nigeriana
che voleva conquistare fette di territorio.

79
La Mafia Nigeriana in Italia
Anche nel mio caso le indagini furono
superficiali

Arrivai in Italia nel 1995, con i documenti veri


di un'altra ragazza che non ho mai conosciuto,
viaggiando con un volo diretto Lagos-
Amsterdam, e poi dall'Olanda fino a Torino in
treno. Allora la rotta desertica via Libia
praticamente non esisteva. Già quel viaggio, nel
mio piccolo, mi aveva fatto capire che dietro
c'era tutta un'organizzazione ben strutturata
fatta di corruttori e corrotti (per esempio il fatto di
salire su un'aereo o attraversare frontiere con documenti
praticamente falsi).
Sono stata seguita e accompagnata in ogni tap-
pa del viaggio, fatta salire sull'aereo a Lagos
senza problemi. Ad Amsterdam qualcuno mi
aspettava per farmi uscire indenne dall'aeropor-
to, e poi a Torino sono venuti a prendermi in
stazione per portarmi alla mia destinazione fi-
nale e consegnarmi alla mamam che mi aveva
"comprata".

80
La Mafia Nigeriana in Italia
Quando due anni dopo denunciai tutto, si capi-
va che agli investigatori interessava solo lo
"sfruttamento della prostituzione" (il mio) e poco
hanno fatto per approfondire l'intera organiz-
zazione. Allora di "mafia nigeriana" proprio non
si voleva sentir parlare.
Nel 1999 i miei sfruttatori mi ritrovarono, mi
rapirono e mi portarono in Spagna. Ciò signifi-
ca che già allora c'era una rete di spie, di segna-
latori su tutto il territorio italiano. Tra di noi ra-
gazze parlavamo che era impossibile scappare
al nostro destino perché di sicuro, prima o poi,
ti avrebbero ritrovata. E così fu per me.
Resi pubblica la mia vicenda personale per la
prima volta nel 2010. Parlai esplicitamente di
"mafia nigeriana", ma anche 12 anni fa parlare di
"mafia nigeriana" in Italia era come parlare al
vento. Solo da pochi anni, alcuni bravi investi-
gatori hanno iniziato a contestare il metodo
mafioso ad alcuni imputati nigeriani, e solo nel
2015 si è celebrato il primo processo in Italia (a
Palermo) a carico di una ventina di nigeriani ai
quali fu anche contestato il "metodo mafioso".
81
La Mafia Nigeriana in Italia
La mafia nigeriana è presente in Italia fin dalla
seconda metà degli anni '80. Ci sono voluti 30
anni perché sia chiamata con il suo nome "Ma-
fia", e riconosciuta come tale.

La piovra nera ha messo radici da nord a


sud

In questi 30 anni la piovra "nera" ha messo ra-


dici da nord a sud, indisturbata, tra l'indifferen-
za colpevole, spesso derubricata a problema di
ordine pubblico, e le polemiche politiche su
immigrati e immigrazione hanno annebbiato i
fatti.
Si è preferito generalizzare sui migranti, etichet-
tare tutti i migranti come possibili malfattori se
non addirittura terroristi, si è preferito lanciare
l'allarme "invasione dei barbari neri", e non ci si è
accorti che i veri criminali stranieri erano già tra
di noi, con documenti perfettamente in regola.
Perché, come chiariva fin dal 2016 la relazione
della Dia, "i gruppi criminali nigeriani operano su
buona parte del territorio nazionale, comprese le regioni
82
La Mafia Nigeriana in Italia
ove risulta forte il controllo della criminalità endogena,
come nel caso della Campania e della Sicilia".
Già allora si annotava che a Palermo "sono state
registrate cointeressenze tra gruppi criminali ed esponen-
ti di Cosa Nostra finalizzati alla gestione del narco-
traffico". Questo è quello che gli investigatori
hanno accertato fino ad oggi.
Ma un’organizzazione così imponente, dove
sarà arrivata, nel frattempo? Qual'è la parte di
questa storia che ancora ignoriamo?

Mappa delle "confraternite" nigeriane


presenti in Italia

Black Axe Confraternity nasce a Benin City in


un campus universitario nel 1976. Il suo mar-
chio è un'ascia nera che spezza le catene della
schiavitù, a simboleggiare un messaggio di
pace, tolleranza e condanna del razzismo.
L'intento è caritatevole ma durerà poco e, anzi,
sarà sostituito dalla fama di una violenza ecce-
zionale. La sua presenza in Italia è stata rivelata

83
La Mafia Nigeriana in Italia
in Abruzzo, nelle Marche, a Bari, Caserta, Ca-
stel Volturno, Palermo e Catania.
Supreme Eiye Confraternity nata nelI'Univer-
sità di lbadan, nello Stato di Oyo, dopo una
scissione interna alla Black Axe Confraternity, è
conosciuta anche come National Aassociation
of Air Lords. Fondata con l'intento di promuo-
vere lo sviluppo e la cultura africana in con-
trapposizione alla politica del colonialismo im-
perialista. Gli Eiye in Nigeria sono stati banditi,
vengono considerati tra i 7 "secret cuIts" più peri-
colosi e sanguinari della nazione. In Italia sono
presenti in Veneto (Verona, Padova, Mestre), e
poi a Torino, Bologna, Ferrara, Caserta, Napo-
li, Catania, Cagliari.
Maphite. Confraternita fondata nel 1978, il
nome è l'acronimo di Maximo Academyc Per-
formace Highly Intellectual Train Executioner.
È governata dal Supreme Maphite Council, che
ha sede in Nigeria e controlla tutti i cults a li-
vello internazionale. I Maphite si nascondono
dietro un organizzazione "caritatevole" conside-
rata legale, la Green Circuit Association
84
La Mafia Nigeriana in Italia
(G.C.A.), fondata in Inghilterra per poi dira-
marsi in Nigeria e in altri Paesi. Dal 2011, an-
che in Italia dove è stata registrata regolarmen-
te presso la Camera di Commercio di Bologna.
La loro presenza in Italia da Bologna si è radi-
cata in altre città, Ferrara, Torino, Novara, nella
piana di Rosarno in Calabria e a Cagliari.
I Wikings sono nati nel 1984 per volontà di un
fuoriuscito del cult rivale dei Bucaneers, si riu-
niscono per la prima volta nel campus universi-
tario di Port Harcourt e si danno il nome di
"Supreme Vikings Confraternity". In Italia però,
sono semplicemente "Vikings". I loro affiliati si
trovano in Emilia Romagna, nelle Marche, a
Ferrara, Torino, Bari, Catania, Cagliari.

85
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 11
Mappa della mafia nigeriana
in Italia. Seconda Parte
#fd9b6c

L'Italia in mano alla mafia nigeriana

Inchiesta sulla nuova criminalità, violenta e pe-


ricolosa, che sfrutta i migranti arrivati sui bar-
coni.
Il «culto», o per capirci, la cosca emergente sono
i Black Cats: i Gatti neri. Hanno tatuato il feli-
no su una spalla e le profonde cicatrici
sull'addome sono il risultato del rituale di affi-
liazione. Sono l’evoluzione della mafia nigeria-
na, una delle «più pericolose, aggressive e pervasive tra
le mafie transnazionali».

86
La Mafia Nigeriana in Italia
I Gatti Neri

I Gatti neri, che vestono di giallo e di verde,


sulla dorsale adriatica hanno in mano lo spac-
cio di droga, la prostituzione soprattutto mino-
rile e la tratta delle bianche: italiane tossicodi-
pendenti adescate con le dosi e poi segregate
negli appartamenti. Ne affittano a centinaia, ora
li comprano anche, soprattutto nelle zone ter-
remotate, investono in attività commerciali e
prestano a usura.
I Black Cats sono una derivazione «colta» dei
Black Axe, la più aggressiva tra le mafie nere e
hanno la loro cattedrale in Campania sulla co-
sta domiziana a Castel Volturno: 20 mila italia-
ni e 25 mila clandestini africani in un labirinto
dove c’è una sola legge, la violenza.

Il "Gran Ibaka"

I Black Cats hanno la loro centrale operativa a


Padova e lì, a Cadoneghe, il 22 novembre 2018
la Squadra mobile ha arrestato il capo dei capi,
87
La Mafia Nigeriana in Italia
Fred Iyamu. Lo chiamano «Gran Ibaka». Ci
sono arrivati con un’inchiesta partita a Cagliari
dove hanno arrestato altri 15 nigeriani. La sua
storia è comune a molti mafiosi neri. È arrivato
nel 2006 col barcone. Si è sposato a Cadoneghe
con una ragazza pugliese, ha ottenuto il per-
messo di soggiorno e ha sostituito al vertice
della mafia il capo dei capi in Italia Osahena-
gharu Uwagboe, detto Sixco, arrestato nel 2016
a Zivio vicino a Verona.
E, ancora, nella città del Santo (Padova) nel
corso dell’operazione che ha acceso la polemica
tra l’allora procuratore di Torino Antonio Spa-
taro e Matteo Salvini (allora ministro dell’interno),
accusato dal magistrato di aver favorito i nige-
riani annunciando prematuramente l’arresto di
15 pericolosissimi componenti dei Black Axe.
Il 5 dicembre del 2018, sono state messe le ma-
nette a Edoseghe Terry, un don (cioè un capo), a
Ezuma Christian Onya e a una mamam, che
gestisce le prostitute, Franca Udeh.

88
La Mafia Nigeriana in Italia
Le prime condanne di nigeriani per il 416-
bis, associazione di tipo mafioso

Da Padova la mafia nera ha cominciato una


nuova espansione. "Una mafia più violenta di quel-
la palermitana", a definirla così è il procuratore
aggiunto di Palermo Leonardo Agueci. Dopo
un’operazione condotta a Ballarò, il quartiere di
Palermo “concesso” ai neri da Cosa nostra, che
ha portato alle prime condanne per 416-bis di
nigeriani.

Sfruttamento della prostituzione. Non solo le


ragazzine nigeriane, ma anche
tossicodipendenti italiane

È il contesto orribile che sta emergendo da al-


cune indagini. La mafia nera avrebbe in mano
vaste aree di spaccio, e in questo quadro ver-
rebbero avviate alla prostituzione ragazzine ita-
liane tossicodipendenti. Il meccanismo è molto
semplice, droga in cambio di sesso con clienti
disposti a pagare centinaia di euro per rapporti
sessuali con adolescenti.
89
La Mafia Nigeriana in Italia
Un quadro che emerge anche nelle carte del
processo per l’uccisione di Pamela Mastropie-
tro, la ragazza romana ammazzata il 30 gennaio
del 2018 a Macerata. Ci sono le rivelazioni di
un pentito che indica in Innocent Oseghale, il
30enne nigeriano arrivato anche lui come pro-
fugo, e condannato all'ergastolo per l’omicidio
e dello scempio del cadavere della ragazza,
l’uomo di collegamento tra Castelvolturno e
Padova. Oseghale sarebbe stato incaricato oltre
che di reclutare tra nigeriani e ghanesi nuovi af-
filiati, anche di organizzare lo spaccio e la tratta
delle bianche.
Pamela Mastropietro sarebbe stata uccisa per-
ché si è rifiutata di prostituirsi. I verbali del
pentito sono puntualissimi, ed è un dato di fat-
to che Oseghale ha sull’addome i segni dell’ini-
ziazione.

Il primo pentito dall’interno di Black Axe

Esiste però il «Buscetta dei neri». È il primo penti-


to dall'interno di Black Axe. Austine Johnbull,
90
La Mafia Nigeriana in Italia
al sostituto procuratore di Palermo Gaspare
Spedale ha dettato, a partire dalla primavera del
2016, migliaia di pagine raccontando tutto, dai
riti di iniziazione a come e perché la mafia nige-
riana composta da Black Axe, Black Cats, Vi-
kings e Supreme Eye, che tra loro osservano
una tregua armata, ha scelto l’Italia come tram-
polino per la diffusione in Europa, facendo di
Castelvolturno la base di arrivo ed espansione.
Ha raccontato come soprattutto i Black Axe
abbiano stretto solidi legami con Cosa nostra e
ha rivelato che quelle che appaiono come risse
tra immigrati sono invece regolamenti di conti
mafiosi.
A partire dalla rivolta del 2010 nel ghetto di
Rosarno, dove a organizzare il caporalato sono
i mafiosi nigeriani che schiavizzano gli altri
clandestini. Johnbull ha confermato che il capo
dei capi in Italia era Sixco che a Verona nel
2013 organizzò la festa dei «culti».
Era il segnale partito da Benin City, in Nigeria,
dominio dei Black Axe, che si tornava all'azio-
ne. Nel 2009 i capi africani dopo le mattanze
91
La Mafia Nigeriana in Italia
tra nigeriani del 2006 e 2007 tra Padova e Tori-
no (il codice di Supreme Eye prevede di uccidere 15
membri della banda rivale per ogni proprio affiliato am-
mazzato) ordinarono di mettere in sonno l’orga-
nizzazione.
Poi cominciò la trattativa con Cosa nostra e
con le altre mafie italiche che vendono la droga
ai nigeriani e hanno appaltato a loro lo spaccio
e la prostituzione.

Le cosche nere comandano in almeno


sette regioni

La Dia, nella relazione antimafia del primo se-


mestre del 2018, confermava che le cosche
nere comandano in almeno sette regioni, Lazio,
Campania, Calabria, Piemonte, Puglia, Sicilia e
Veneto, dove trattano da pari a pari con la ma-
lavita italiana e ci sono nove città che sono i
loro capisaldi: Torino, Verona, Bologna, Mace-
rata, Roma, Napoli, Palermo, Bari, Caserta. Ma
i pentiti e le tante operazioni di polizia (gli arre-
sti superarono i 300 nel solo 2018) rivelano che an-
92
La Mafia Nigeriana in Italia
che Padova e Ferrara sono entrate a far parte di
questo elenco e che in Sardegna, a Cagliari in
particolare, c’è un forte radicamento dei Supre-
me Eye, mentre in Lombardia cominciano a
farsi vedere i colletti bianchi della mafia nera
nel bresciano, nell'hinterland milanese e nella
bergamasca.
A Capriate San Gervasio, dove si stanno facen-
do strada i Vikings, fu arrestato Anthony Leo-
nard Iezedomni, ritenuto una sorta di «capo
mandamento». È la mappa del crimine d’importa-
zione che ha un volume d’affari impressionan-
te: un pusher viene stipendiato 2 mila euro al
mese, una prostituta deve rendere almeno 500
euro al giorno, un «baseball cap» (raccoglitori di
elemosine) incassa non meno di 200 euro al
giorno. I soldi vengono versati al don che è il
boss locale, il quale a sua volta li versa all’head
zone, il «capo zona», che lo compensa con 10
mila euro mensili.

93
La Mafia Nigeriana in Italia
Traffico di organi (umani)

Stando ad indagini che risalgono al 2019 la ma-


fia nera avrebbe messo in piedi un altro orribile
mercato: il traffico di organi. La «clinica» degli
espianti è nella zona di Castel Volturno: è lì che
deportano i minori non accompagnati? Ne
sono scomparsi 15 mila di quelli arrivati con i
barconi. A Castel Volturno un rene varrebbe
60 mila euro, le cornee 10 mila, il midollo 15
mila. Il cuore, volendo, si paga 250 mila euro e
non è la finzione shakespeariana di Shylock
(monologo dall’opera teatrale “Il Mercante di
Venezia”).
Su questi orrori a Lago Patria, una frazione di
Giugliano (Napoli), indagò l’Fbi statunitense in-
sieme al Servizio centrale operativo, alla Polizia
postale e ai carabinieri. Pare certo che il traffico
di organi sia gestito sul darknet (il terzo livello,
quello oscuro, di internet) da un cartello tra camor-
ra e mafia nera. Per questo a Castel Volturno
all’epoca arrivò l’esercito, 200 uomini.

94
La Mafia Nigeriana in Italia
Militari mandati da quelle parti con la scusa di
controllare il territorio, un territorio totalmente
in mano alla mafia nera, che ha sfrattato i Casa-
lesi, e che recluta nei centri di accoglienza «ca-
vie» e prostitute, e che deve essere riconquistato
allo Stato. E per la cronaca di quei soldati ar-
mati arrivati a presidiare incroci, piazze e luoghi
sensibili, a Castel Volturno oggi non vi è
traccia. In quei luoghi durarono pochi mesi.
Ancora una volta lo Stato abdicò.

La tratta delle nigeriane

Le ragazze le comprano in Nigeria poi via Libia


arrivano in Italia. Le mamam le radunano a Ca-
stel Volturno, le ricattano con riti woodoo o
JuJu e le smistano a tutti i centri dell’organizza-
zione. Attraverso le prostitute sfruttate che
hanno l’obbligo di riferire al don, l'organizza-
zione controlla il territorio ed espande lo spac-
cio. Se qualche ragazza si rifiuta, fa la fine di
Pamela. Fare a pezzi i cadaveri è il rituale di
vendetta previsto da chi non mantiene le
promesse e tradisce.
95
La Mafia Nigeriana in Italia
In tutta Italia, secondo fonti di intelligence, ci
sarebbero almeno 50 mila nigeriane sfruttate, di
cui la metà minorenni, per un giro d'affari di
non meno di 38 milioni di euro al mese. Le as-
sociazioni di volontariato stimano invece 27-30
mila (stima più plausibile) le nigeriane sfruttate
attualmente. In ogni caso sempre numeri da
capogiro.
La riprova che i centri di accoglienza dei mi-
granti sono i luoghi di reclutamento si è avuta
con l’ultima retata al Cara di Mineo, il più gran-
de d’Europa, smantellato nel 2019. Ospitava
nella piana di Catania migliaia e migliaia immi-
grati. Lì, il 27 gennaio 2019 sono stati arrestati
19 nigeriani affiliati ai Vikings: avevano orga-
nizzato sia il mercato della droga che quello
della prostituzione.
Dal 2014 a oggi sono state circa 40 mila le do-
mande di asilo presentate da ragazze nigeriane,
un quinto erano minorenni. In Italia i nigeriani
sarebbero poco meno di 110 mila e in carcere,
dove un detenuto su tre è straniero (dati 2017),
ne sono reclusi 1.125. Nel 2017 hanno compiu-
96
La Mafia Nigeriana in Italia
to 12.387 reati: uno su cinque di quelli com-
messi da stranieri. Dentro c’è di tutto: importa-
zione dell’eroina gialla con gli ovulatori (i corrieri
che ingoiano gli ovuli, sono soprattutto donne pagate 3
mila euro a viaggio), spaccio di coca, hashish e
marijuana, sfruttamento degli accattoni, prosti-
tuzione, traffico di clandestini e, ora, anche il
sospetto di vendere di organi umani.

I Black Axe nel marchigiano

È un’escalation impressionate e pochissimi par-


lano. Perché? La risposta forse sta ancora nelle
carte del processo Mastropietro. Dalla Questu-
ra di Fermo l’11 luglio 2016 arrivò una segnala-
zione che non ebbe seguito. Un neo-fascista
italiano, in una lite, aveva ucciso Emmanuel
Chidi Nhamidi, un nigeriano ben integrato,
sposato, e il 10 luglio si tennero i funerali di
Stato. Stampa e opinione pubblica, e perfino
l'allora presidente della Camera Laura Boldrini,
il ministro Elena Boschi, l’ex ministro Cécyle
Kyenge, l’eurodeputato Pd David Sassoli (dive-

97
La Mafia Nigeriana in Italia
nuto poi presidente dell’Europarlamento), tutti ad
esecrare il vile attentato a sfondo razziale.
Emmanuel, ucciso da un vile atto di razzismo
(così si disse) ebbe funerali di Stato, dietro ai
rappresentanti del governo italiano, sedevano
in Duomo dei nigeriani vestiti di rosso e di
nero.
Quell’informativa affermava: «Sono Black Axe
con le loro insegne per rendere omaggio al morto che era
forse affiliato alla mafia nigeriana».
Emmanuel fu, con certezza, ucciso da un “raz-
zista italiano” (come accertato dalle indagini.
L’assassino non conosceva Emmanuel, lo colpì solo
perché era di “colore”). Quello che le indagini non
approfondirono mai è se Emmanuel era
davvero anche un affiliato alle confraternite
nigeriane, magari uno ai vertici, vista la sua
agiatezza economica. Capirai, se fosse stata resa
pubblica quell’informativa, molti politici
influenti di allora avrebbero perso la faccia, e
non solo quella. Un funerale di Stato per un
“mafioso nigeriano”, che orribile figuraccia.

98
La Mafia Nigeriana in Italia
Ora però cominciano a parlare le sentenze.
L’11 gennaio 2018 il Gup di Torino, la città
con più nigeriani, un feudo della mafia nera, ha
condannato per associazione mafiosa 21 affilia-
ti ai «culti» Eiye e Maphite. Nelle motivazioni il
giudice Stefano Sala scrive: «Tra gli immigrati ap-
pena sbarcati vengono reclutati i corrieri della droga. I
moduli operativi delle associazioni criminali nigeriane
sono stati trasferiti in Italia in coincidenza con i flussi
migratori massivi cui assistiamo in questi anni».

99
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 12
I "Cults" nigeriani in Italia
#d6eaf7

I "Cults" nigeriani. Ecco quali sono le


confraternite criminali attive in Italia e dove
agiscono

Prostituzione, droga, violenza efferata. Sono il


marchio di fabbrica di queste consorterie crimi-
nali attive in Italia fin dal 1987, anno in cui si è
verificato il primo arresto di un narcos nigeria-
no nel nostro Paese.
Ma non è stato sempre così. Il primo cult, la
"Pyrates Confraternity", nasce nell'University Col-
lege di lbadan, fondato nel 1952 dal futuro pre-
mio Nobel per la Letteratura (1986) Wole Soy-
inka, e da altri 6 studenti. Furono chiamati i
"magnifici sette".
Il modello è quello delle confraternite america-
ne e lo scopo è diffondere messaggi di pace e
100
La Mafia Nigeriana in Italia
rispetto in risposta alle politiche di
segregazione razziale.

Nigeria, un paese tormentato

In tempi molto brevi, tuttavia, e anche a causa


delle tensioni fra confraternite per la suprema-
zia territoriale acutizzate dalla guerra civile del
Biafra (1967-1970), si evolvono in vere e pro-
prie organizzazioni criminali, espandendosi al
di fuori dei campus universitari.
Nel 1999, con l'arrivo della democrazia, la Ni-
geria fu colpita da lotte interne tra i vari partiti
politici, ognuno dei quali, pur di affermarsi in
occasione delle tornate elettorali, coinvolse an-
che le confraternite universitarie, non solo per
ottenere consensi ma utilizzandone i compo-
nenti come guardie del corpo, spesso integrate
nelle forze di polizia locali.
Oggi i cults sono diventati organizzazioni cri-
minali transnazionali che, oltre a Canada, Re-
gno Unito, Olanda, Germania, Malesia e Gha-

101
La Mafia Nigeriana in Italia
na, hanno messo le mani, già negli anni '90, an-
che in Italia.
Ma c'è di più. Le confraternite sono state in
grado, nel tempo, non solo di avviare impor-
tanti sinergie con le organizzazioni mafiose au-
toctone, ma di diventare esse stesse associazio-
ni perseguibili per il 416-bis (associazione
mafiosa). Il tutto, sommato a codici di
comportamento tribali e a un uso della violenza
talmente indiscriminato da impressionare gli
stessi mafiosi italiani.

Black Axe

È ormai concluso l'anno accademico 1976-77


nel campus universitario di Benin City, quando
un gruppo di studenti decide di fondare una
confraternita.
Il suo marchio è un'ascia nera che spezza le ca-
tene della schiavitù, a simboleggiare un messag-
gio di pace, tolleranza e condanna del razzismo.
L'intento è caritatevole ma durerà poco e, anzi,
sarà sostituito dalla fama di una violenza ecce-
102
La Mafia Nigeriana in Italia
zionale: raccontano i pentiti che le prime ceri-
monie di affiliazione si svolgevano nella foresta
dove i futuri affiliati venivano picchiati selvag-
giamente e senza interruzioni per tutta la notte.
Adepti si diventa anche in Italia, non in una fo-
resta ma precisamente a Verona. È proprio la
città veneta, in effetti, la "Zone" delle Asce Nere
in Italia, cioè la sede centrale alla quale sono su-
bordinati tutti i "Forum", le varie cellule
dell'organizzazione presenti nelle città del no-
stro Paese. Qui, il 7 luglio 2013, sempre secon-
do la testimonianza dei collaboratori di giusti-
zia, si sarebbero svolti i riti di affiliazione di tut-
ta Europa.
Per affiliarsi alle Asce Nere è necessario essere
presentati da qualcuno che già ne fa parte. La
cerimonia, che è per soli uomini, viene prece-
duta da una fase di "orientation", ossia un ap-
prendistato durante il quale il futuro adepto im-
para le principali regole dell'organizzazione tra
un pestaggio e l'altro.
L'iniziazione parte con il First match, nel corso
del quale i candidati vengono duramente pic-
103
La Mafia Nigeriana in Italia
chiati dai Butchers, i macellai, alla presenza del
loro capo, il Ministro della Difesa. Sarà lui a de-
cretare chi è adeguato a presentarsi al cospetto
del capo del consiglio nazionale, il Chama
Black Axe, che a sua volta deciderà in autono-
mia se gli aspiranti cultisti sono pronti a passare
al livello successivo o se, diversamente, dovran-
no tornare dal Ministro della Difesa e dai suoi
macellai. Una volta idonei, i candidati possono
passare alla cerimonia di affiliazione vera e pro-
pria.
Il rituale è antico, celebrato in gran segreto, e
uguale in tutto il mondo. Sette candele vengo-
no posizionate in terra a formare il perimetro
di una bara, al centro è posto un tempio che
contiene un'ascia e una coppa colma di liquido:
è una bevanda a base di droghe che i nuovi af-
filiati, gli Ignorants, dovranno ingurgitare da-
vanti al Priest (il prete).
Quindi, mentre quest'ultimo recita formule sa-
crali, giureranno con la frase di obbedienza: "Se
io dovessi tradire l'organizzazione Black Axe, ciò che
sto bevendo in questo momento mi ucciderà". È l'istan-
104
La Mafia Nigeriana in Italia
te in cui i nuovi associati abbandonano il loro
vero nome per essere battezzati con uno
Strong Name, un nome riferito a soggetti della
storia africana con cui saranno riconoscibili
all'interno del cult.
La cerimonia finisce con gli adepti che, per di-
mostrare di poter sopportare il dolore con fer-
mezza, vengono sferzati da quattro saggi con il
kebobo, un frustino, mentre camminano in gi-
nocchio lungo un percorso prestabilito. Infine,
al cospetto del capo nazionale (Head) viene di-
chiarata l'avvenuta affiliazione.
Tra i segni distintivi d'appartenenza, i cultisti
ostentano delle asce tatuate sulle braccia e sul
corpo e si salutano tra loro utilizzano l'espres-
sione gergale ”aye", oppure col gesto di incro-
ciare gli avambracci per simulare le catene
dell'oppressione.
Per differenziarsi dagli altri cults, si vestono
con pantaloni neri, camicia bianca, cravatta
gialla o rossa, calze gialle, scarpe nere e basco
nero, che a volte ha una striscia gialla. Il colore
nero rappresenta l'identificazione con la razza
105
La Mafia Nigeriana in Italia
nera, il bianco interpreta la pace e la purezza
della mente e dell'animo, mentre il giallo è il co-
lore dell'intelletto.
La festa della confraternita si svolge ogni 7 lu-
glio, data della sua nascita, e il numero 7 è uti-
lizzato anche per rappresentare l'ascia, simbolo
del cult.
In Italia la Black Axe è la seconda organizza-
zione cultista nigeriana per numero di affiliati,
dopo gli Eiye. È presente in quasi tutte le re-
gioni, con importanti "cellule" operative in Pie-
monte e in Sicilia, principalmente a Palermo,
dove si è ritagliata un proprio microcosmo in-
staurando con Cosa Nostra una convivenza re-
ciprocamente accettata.
Ma non solo. Le indagini hanno accertato una
straordinaria affinità tra il cult e il modello ma-
fioso di Cosa Nostra, tanto che in una sentenza
di condanna emessa dal Gup del Tribunale di
Palermo a maggio 2018 si legge che “con una
straordinaria affinità rispetto al modello mafioso tradi-
zionale di Cosa Nostra, ormai tante volte analizzato
nel territorio palermitano, deve osservarsi che l'associa-
106
La Mafia Nigeriana in Italia
zione in oggetto ha replicato, non in piccolo ma addirit-
tura a livello mondiale, l'organizzazione di uno Stato
confederato”.
“Essa, infatti, è dotata di elaborati statuti, di autorità
legislative ed esecutive, di organi giurisdizionali, di pro-
prie Forze dell'Ordine cui è demandato il compito di ri-
stabilire l'ordine eseguendo inesorabilmente le punizioni
decise dai capi del governo nazionale, di un sistema di
elezioni con le quali i vari affiliati possono esprimere la
propria preferenza per la progressione in carriera degli
altri, di un sistema di tassazione interna attraverso il
quale si deve contribuire ad una cassa comune che faccia
fronte alle spese dell'organizzazione. Si tratta cioè di un
vero e proprio ordinamento, finito e autosufficiente, del
tutto analogo a quello lecito statuale, si che la Black
Axe può senz'altro definirsi un anti-Stato il cui scopo è
affermare il proprio predominio nella comunità etnica di
appartenenza e realizzare profitti o vantaggi ingiusti
per sé o per altri".
Alla Black Axe, continua la sentenza, si può at-
tribuire "la 'qualifica' di associazione mafiosa poiché
la differenza tra la norma di cui all'art. 416 c.p. e la
norma di cui all'art. 416-bis sta proprio nel fatto che,
107
La Mafia Nigeriana in Italia
nel primo caso, l'associazione deve essere finalizzata
alla commissione di delitti, mentre l'associazione di tipo
mafioso è caratterizzata, tra l'altro, dalla condizione di
assoggettamento ed omertà che ne deriva, in dipendenza
della sua capacità di incutere timore e subordinazione
psicologica".
Di recente (aprile 2021), un'operazione della
DDA dell'Aquila ha "decapitato" i vertici della
Black Axe in Italia arrestando 30 persone tra
cui il "National Head", un 35enne nigeriano resi-
dente nel capoluogo abruzzese, che aveva scel-
to proprio l'Aquila come base operativa perché
la considerava "tranquilla".

Vikings

"Io sono arrivato in Italia il 27 maggio del 2018 e da


allora sono sempre stato al CARA di Mineo. Fin dal
2015 nel campus universitario di Benin City, ero di-
ventato uno dei boss del gruppo cultista Vikings. Nel
Cara di Mineo ho trovato un gruppo di nigeriani che
facevano parte dei Vikings e che mi invitava a unirmi
a loro ma temendo che volessero fare reati anche in Ita-
108
La Mafia Nigeriana in Italia
lia mi sono tenuto in disparte. Io sono a conoscenza di
reati commessi in Italia da queste persone quali spaccio
di stupefacenti, violenza sessuali su donne e violenze an-
che con uso di armi da taglio sia perché ho assistito per-
sonalmente, sia per averle apprese da terze persone”.
“Ogni volta che qualche nigeriano dei Vikings arriva
in Italia al Cara di Mineo mi rende omaggio per il mio
ruolo di capo che avevo in Nigeria, ma qui in Italia
non ero io il numero uno. Il giorno del mio arrivo in
Italia, i Vikings del Cara di Mineo stavano picchiando
una persona per estorcergli denaro. Gli ho detto di la-
sciarlo stare e considerate le parole che ho usato, loro
hanno subito capito che anche io appartenevo alla con-
fraternita dei Vikings".
Nati nel 1984 per volontà di un fuoriuscito del
cult rivale dei Bucaneers, si riuniscono per la
prima volta nel campus universitario di Port
Harcourt e si danno il nome di "Supreme Vi-
kings Confraternity". In Italia però, sono sempli-
cemente "Vikings".
Come le altre organizzazioni nigeriane, anche i
Vikings sfruttano i flussi migratori e utilizzano
spesso i centri di accoglienza nel nostro Paese
109
La Mafia Nigeriana in Italia
come luoghi di primo insediamento e, a volte,
di vero e proprio arruolamento. Lo confermò
l'operazione "Catacata-Norsemen”, del 2018,
coordinata dalla DDA di Catania e confluita in
un decreto di fermo di indiziato di delitto ese-
guito dalla Polizia di Stato nei confronti di 26
componenti della cellula Catacata MP (Italy Sici-
ly), attiva a Catania e provincia e con base ope-
rativa proprio il Cara di Mineo, uno dei centri
per richiedenti asilo più grandi d'Europa, chiu-
so un anno dopo questa operazione di polizia.
I cultisti arrestati dovranno rispondere, a vario
titolo, di associazione di tipo mafioso, associa-
zione finalizzata al traffico illecito di droga, vio-
lenza sessuale e violenza sessuale di gruppo.
La prova della forza del clan e di quanto le or-
ganizzazioni cultiste siano ramificate in tutta
Europa, è arrivata con l'arresto dei dieci latitan-
ti, che si erano resi irreperibili, rintracciati nei
covi in Francia e Germania.
Le indagini hanno fatto luce anche sulla fitta
rete di affiliati alla confraternita sparsi in diver-
se strutture di accoglienza nazionali dove impo-
110
La Mafia Nigeriana in Italia
nevano la propria supremazia con pratiche vio-
lente e intimidatorie nei confronti dei conna-
zionali ospitati. Il più delle volte le sopraffazio-
ni venivano effettuate per estorcere l'affiliazio-
ne al cult, altre per stabilire le gerarchie e il po-
tere, altre per recuperare il denaro anticipato
per sostenere il viaggio dei migranti dalla Libia
all’Italia. Il tutto approfittando della vulnerabili-
tà dei connazionali da poco giunti in Italia.
Non solo. Tra tutte le confraternite, i Vikings si
caratterizzano per la presenza massiccia di
adepti maschi molto giovani e particolarmente
aggressivi.
Sempre in lotta per la gestione delle attività ille-
cite sul territorio, i Vikings hanno nelle Asce
Nere i loro rivali naturali. Risalgono all'estate
del 2020 gli scontri di strada tra i due cults in
concorrenza per le piazze di spaccio di Ferrara
che hanno ridotto la città a un far-west di ma-
chete, spranghe, e accette.
Strutturati in modo verticistico, il cult basa la
sua operatività sul rispetto di regole comporta-

111
La Mafia Nigeriana in Italia
mentali inflessibili, sottoscritte al momento
dell'affiliazione.
L’adesione al gruppo impone, dopo il giura-
mento di fedeltà, l'osservanza di un rigido pro-
tocollo che, oltre al pagamento di una somma
di denaro considerata una sorta di quota di
iscrizione, prescrive tassativamente l’impegno a
non avere contatti con le forze di polizia, il di-
vieto di denunciare altri connazionali, la totale
dedizione alla confraternita fino alla morte.
Proprio nel corso dell'indagine catanese "Cata-
cata-Norsemen", è stato registrato un rituale ca-
ratterizzato da canti tribali inneggianti alla forza
della confraternita, durante i quali i nuovi adep-
ti ripetevano continuamente "voglio essere Norse-
man” e per scandire la liturgia simulavano spari
di arma da fuoco sbattendo degli oggetti, carat-
teristica rinvenibile in tutti i canti cultisti pre-
senti in rete.
Infine la presenza nel nostro Paese, riscontrata
dalle indagini solo di recente, l'operatività della
confraternita è evidenziata in Piemonte, nelle

112
La Mafia Nigeriana in Italia
Marche, nelle zone di Ferrara e Reggio Emilia,
a Bari, in Sicilia e Sardegna.

Supreme Eiye

Il suo segno di riconoscimento è l'Akalamagbo,


un volatile mitologico raffigurato nell'atto di
catturare una preda, o come un rapace con un
cranio umano tra gli artigli. E in effetti in dia-
letto yoruba il suo nome sta per "uccello".
Stiamo parlando della Eiye Confraternity. Nata
negli anni '50 nell’Università di lbadan, nello
Stato di Oyo, dopo una scissione interna alla
Black Axe Confraternity, è conosciuta anche
come National Association of Air Lords.
Fondata con l’intento di promuovere lo svilup-
po e la cultura africana in contrapposizione alla
politica del colonialismo imperiale, come le al-
tre confraternite abbandona presto i campus
universitari e gli scopi a sfondo sociale per tra-
sformarsi, fin dagli anni '70-'80, in un'organiz-
zazione segreta e criminale diffusa in tutta la
Nigeria e non solo. Con i flussi migratori, infat-
113
La Mafia Nigeriana in Italia
ti, i Pioneers, cioè gli affiliati "battezzati" nei
college nigeriani, iniziarono a stabilirsi all'estero
e a fare proselitismo, replicando, prima a livello
locale e poi anche nazionale, riti, usanze e strut-
ture gerarchiche proprie della confraternita.
Gli Eiye, che in Nigeria sono stati banditi, ven-
gono considerati tra i 7 "secret cuIts" più perico-
losi e sanguinari della nazione.
Le indagini più recenti condotte in Italia, hanno
evidenziato come gli "uccelli" siano dotati di
un'organizzazione verticistica dominata dalla
Aviary, la voliera, una struttura nazionale in
mano al boss dei boss, I’Ebaka, che resta sem-
pre in stretto contatto con l'organismo madre
in Nigeria.
L'organizzazione è talmente meticolosa da pre-
vedere l'iscrizione di ogni Aviary nazionale nel
cosiddetto "registro unico", riconosciuto e con-
servato dai "cults" in madrepatria. I requisiti per
l'iscrizione, quali il numero degli affiliati e il
loro indottrinamento, vengono valutati di volta
in volta dai capi internazionali dell’organizza-
zione.
114
La Mafia Nigeriana in Italia
Ogni Aviary è suddivisa a sua volta in Nest, i
nidi, cioè le sezioni provinciali guidate da un
Flying Ibaka.
Il gruppo è segreto, pertanto i suoi affiliati, i
Bird, gli uccelli, non pubblicizzano la loro ap-
partenenza se non per necessità. I capi vengo-
no eletti ogni due o tre anni in base a una vota-
zione cui partecipano i membri più importanti
del cult (gli ex Ibaka e gli Ostrich). Gli uomini più
forti, con un maggiore seguito ed autorevolezza
e spesso al centro di traffici illeciti di grande
spessore, sono quelli che assumeranno le cari-
che più prestigiose.
Otto sono le cariche all'interno di un Nest,
ognuna con un ruolo ben definito.
• Oltre al Flying Ibaka (Capo)
• ci sono il suo vice, l'Ostrich, lo struzzo;
• il Nightingale, l'usignolo, detto anche Engine
Infantry, che svolge il ruolo di segretario duran-
te le riunioni del consiglio degli Ibaka e si occu-
pa della difesa degli associati, proprio come fa-
rebbe un responsabile della sicurezza;
• l’Eagle, l'aquila, che è il capo dei picchiatori;
115
La Mafia Nigeriana in Italia
• il Woodpecker, il picchio, il tesoriere, che si
preoccupa di raccogliere le quote associative
versate dai bird per il nest;
• il Parrot, il pappagallo, partecipa a tutte le ceri-
monie del direttivo, informando tutti i Bird del-
le riunioni dell'Esxo, cioè l'assemblea generale
di tutti i membri del nest o del gruppo direttivo
(composto solo dagli otto), cantando durante i rituali
di affiliazione;
• la Dove, la colomba, ha il compito di osservare
quello che accade all'interno e all'esterno del
proprio nest, riferendo direttamente all’Ibaka,
svolgendo una sorta di attività di intelligence
nel gruppo;
• il Flying Comand, il comandante di volo, re-
sponsabile dell'organizzazione degli eventi del
direttivo, della logistica e della verbalizzazione
delle riunioni.
L'accesso al gruppo non è sempre frutto di una
libera scelta, anzi spesso deriva da un'imposi-
zione. Gestito e disciplinato dai vertici, esso è
sancito da un vero e proprio rito di affiliazione
che prevede, oltre al ricorso alla violenza, l'uti-
lizzo di bevande a base di sangue miscelato ad
acqua e sostanze alcoliche, come gin mischiato
116
La Mafia Nigeriana in Italia
ad acqua e peperoncino o pepe, da tracannare
mangiando porzioni di riso e tapioca.
L'affiliato ha l'obbligo di pagamento di una tas-
sa di ingresso per il finanziamento del cult, che
provvede al sostentamento delle famiglie dei
propri affiliati detenuti, secondo un vincolo di
assistenza previdenziale. Simile a quanto avvie-
ne all'interno delle organizzazioni mafiose ita-
liane, questo elemento è molto significativo al
fine di configurare il reato di associazione a de-
linquere di stampo mafioso (art. 416-bis del
nostro Codice Penale). La prima sentenza in
questo senso contro alcuni affiliati degli Eiye è
stata emessa dalla Corte d'Appello di Torino ed
è divenuta irrevocabile nell'ottobre 2014.
Gli appartenenti alla confraternita, per differen-
ziarsi dagli altri "cults”, durante gli incontri di
gruppo indossano un berretto e una sciarpa di
colore azzurro.
Le attività investigative nel nostro Paese, hanno
documentato numerosi scontri con i gruppi ri-
vali, in primo luogo i Black Axe, i Vikings e i
Maphite, funzionali al conseguimento dell'ege-
117
La Mafia Nigeriana in Italia
monia sul territorio, con l'uso di armi bianche e
da sparo, nonché diverse attività delittuose
connesse allo spaccio di stupefacenti e alla pro-
stituzione.
In Italia questa organizzazione, che tende ad
occupare i vuoti lasciati sul territorio da altri
sodalizi e che ha un'ostinata capacità di rigene-
rarsi nonostante le azioni giudiziarie, è molto
radicata sul suolo nazionale. La troviamo ope-
rare al Nord, soprattutto fra Torino, Brescia,
Verona e Padova, poi a Roma, e quindi al Sud,
tra Napoli e Castel Volturno (CE). Non sono
immuni dalla presenza dei gruppi organizzati
nigeriani neppure Sicilia e Sardegna.

Maphite

Confraternita fondata nel 1978, il nome è


l’acronimo di Maximo Academyc Performace
Highly Intellectual Train Executioner. È gover-
nata dal Supreme Maphite Council, che ha sede
in Nigeria e controlla tutti i cults presenti nei
Paesi di proiezione.
118
La Mafia Nigeriana in Italia
A livello internazionale, i Maphite si nascondo-
no dietro un organizzazione "caritatevole" consi-
derata legale, la Green Circuit Association
(G.C.A.), fondata in Inghilterra per poi dira-
marsi in Nigeria e, dal 2011, anche in Italia
dove è stata registrata a Bologna.
La confraternita si caratterizza per l'utilizzo di
un linguaggio lontano dalla consueta termino-
logia di un contesto tipicamente criminale: è
una cautela, talvolta utilizzata anche dalle orga-
nizzazioni criminali italiane, nel tentativo di
rendere incomprensibile le conversazioni nel
caso fossero intercettati. Il cult affilia solamen-
te persone di sesso maschile, senza discrimina-
zioni religiose. La sua festa viene celebrata ogni
anno l'11 di maggio, giorno in cui si ricordano i
fratelli caduti "in azione". Nell'occasione, i Ma-
phite sono soliti indossare un cappello verde.
Costituiti in Italia nel 2011, le indagini degli ul-
timi anni hanno evidenziato la diffusione dei
Maphite soprattutto in Emilia Romagna e in
Piemonte.

119
La Mafia Nigeriana in Italia
Struttura criminale transnazionale e spietata,
sostenuta da una fortissima omertà interna e
dedita alle intimidazioni e alle minacce degli
stessi appartenerti al cult, i Maphite sono pron-
ti a punire, anche sul territorio africano, le fa-
miglie di chi si dissocia o tradisce l'organizza-
zione.
Determinante per comprendere il modo di agi-
re è stato il contributo fornito da un soggetto
nigeriano che ha deciso di collaborare con la
giustizia italiana svelando la struttura gerarchi-
ca, i riti di affiliazione, i ruoli e le cariche inter-
ne all'organizzazione, fino alle punizioni in caso
di trasgressione. Queste prevedono "la tortura
per chi viola le regole", mentre chi tradisce "deve es-
sere bruciato vivo”.
Gli appartenenti al cult si occupano principal-
mente di traffico e spaccio di sostanze stupefa-
centi, estorsioni, omicidi, falsificazione di dena-
ro, clonazione di carte di credito, traffico di
armi, prostituzione e tratta di esseri umani. Per
aderire all’organizzazione si deve pagare una
somma in denaro e sottostare a un rito di affi-
120
La Mafia Nigeriana in Italia
liazione tribale molto cruento, una sorta di pro-
va di resistenza, al termine del quale si viene
battezzati con un nuovo nome che identifica il
soggetto come appartenente al cult.
Anche per i Maphite, a volte l'affiliazione è im-
posta e non costituisce una scelta libera, passa
per la selezione di persone che servono
all'organizzazione, come i giovani nigeriani ap-
pena sbarcati che vengono destinati allo spac-
cio.
Si può entrare nel cult sia in Nigeria che nei
vari Stati in cui si risiede e in cui è presente
l'organizzazione, ma occorre essere "presentati"
da qualcuno che già ne faccia parte e che ne ri-
copra un ruolo di vertice. L'affiliazione avvenu-
ta in Nigeria conferisce una maggiore impor-
tanza al nuovo membro, il quale, in caso di
espatrio, sarà indirizzato agli appartenenti al
cult del Paese di arrivo.
L'affiliato può decidere di commettere un reato
anche individualmente, ma deve necessaria-
mente darne notizia agli altri membri del cult.

121
La Mafia Nigeriana in Italia
In Italia i Maphite sono territorialmente suddi-
visi in quattro famiglie:
• la Famiglia Vaticana, con sede
principale in Emilia Romagna, e "controlla"
anche la Toscana e le Marche;
• la Famiglia Latino, "competente" sul
Piemonte, Liguria e Lombardia;
• la Famiglia Roma Empire, attiva nella
Capitale e su Lazio, Campania, Abruzzo e
Calabria;
• la Famiglia Light House of Sicily,
attiva in Sicilia e Sardegna.
Per quanto noto, la Famiglia Vaticana è l'unica
espressione dei Maphite ad essere considerata
ufficialmente dal Supreme Maphite Council per
aver versato in Patria la somma necessaria per
farsi "riconoscere".
Il cult in parola (la famiglia Vaticana) è anch'esso
organizzato in maniera verticistica. A livello na-
zionale vi è un unico capo, il "Don" nazionale e
un vice. Ogni famiglia è guidata da un organo
decisionale, detto Don in Council (D.I.C., Con-
122
La Mafia Nigeriana in Italia
siglio dei Capi), mentre in ogni regione (ad eccezio-
ne per il Piemonte e Lombardia, dove tale organismo
sarebbe unico), è presente un Coordinator in
Council (C.I.C., Consiglio dei Coordinatori), brac-
cio operativo del D.I.C. che coordina tutte le
attività illecite sulle aree di competenza, svol-
gendo anche una funzione di intelligence.
A livello nazionale è presente il Council of Pro-
fessor (C.O.P., Consiglio dei Professori), guidato da
un Chairman e composto da "saggi", che moni-
tora e supervisiona l'attività dei D.I.C., determi-
nando, all'occorrenza, punizioni per gli affiliati
che non si adeguano alle regole del cult.
Le attività illecite svolte dalle famiglie sono ge-
stite da apposite Sezioni, con a capo una perso-
na nominata dal Don e sette collaboratori che
restano in carica per due anni, distinte per tipo-
logia di attività illecita, e denominate:
• Tyrus, per gli stupefacenti;
• Jazibel-Rhaba, per la prostituzione;
• Mario Monti, per il trasferimento di
denaro;
123
La Mafia Nigeriana in Italia
• Operation Sanyo-Sanyo, per le armi;
• Operation Canaland, per le estorsioni.
Si ritiene che i vertici dell'organizzazione rice-
vano un compenso mensile dalla sede centrale
in Nigeria, attraverso circuiti bancari legali, nel-
la valuta dello Stato in cui operano.

124
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 13
Mafia nigeriana, un po' di Storia
#bc3ab2

La mafia nigeriana in Italia si è radicata


profondamente, ma non perché ha
soppiantato le mafie autoctone, al contrario,
perché con esse collabora

Di recente alcuni quotidiani palesemente schie-


rati a destra hanno descritto la mafia nigeriana
come di un'organizzazione criminale che ha or-
mai soppiantato le mafie italiane, dipingendo i
migranti nigeriani sbarcati in Italia in questi
anni (comprese le ragazze sfruttate) come fossero
loro i "criminali" e non piuttosto coloro che
gestiscono questo traffico. Titoli ad effetto che
nella sostanza lasciano il tempo che trovano,
scritti non contro i veri mafiosi (italiani e
nigeriani), ma semplicemente per instaurare
paure contro i migranti.

125
La Mafia Nigeriana in Italia
Questi giornali hanno parlato di mafia nigeria-
na come se essa fosse arrivata da poco tempo
in Italia, quasi in concomitanza con l'arrivo dei
migranti dall'Africa. In realtà la mafia nigeriana
è presente in Italia fin dalla fine degli anni '80
primi anni '90, solo che allora nessuno la chia-
mava "mafia", si preferiva chiamarla criminalità.

La verità è un'altra

Certo che la mafia nigeriana in Italia si è radica-


ta profondamente, ma non perché ha soppian-
tato le mafie autoctone, al contrario, perché
con esse collabora.
La mafia nigeriana in Italia non si occupa di ap-
palti, tangenti, corruzione, taglieggiamenti, di
infiltrarsi in apparati pubblici, ecc.. In Italia la
mafia nigeriana si occupa quasi esclusivamente
di traffico di esseri umani, di sfruttamento della
prostituzione (perlopiù ragazze loro connazionali) e
in quei reati connessi alla droga, traffico e
spaccio.

126
La Mafia Nigeriana in Italia
Occupa ambiti che le mafie italiane non occu-
pano, la mafia nigeriana ha solo bisogno di un
territorio sicuro su cui agire, ovvero strade
dove far prostituire le ragazze, alloggi, un back-
ground organizzativo su cui sviluppare la pro-
pria azione. Ed è per questo che si accorda a
Napoli e Caserta con la Camorra, a Palermo e
Catania con la mafia siciliana, a Foggia e nel ta-
rantino con le mafie pugliesi, in Calabria con le
cosche della 'ndrangheta.
La mafia nigeriana ha comunque sviluppato
un'organizzazione così capillare e ben organiz-
zata che può permettersi di controllare ogni
singolo passaggio dello sfruttamento, dal reclu-
tamento delle ragazze in Nigeria, il loro viaggio,
fino al luogo in strada (joint) dove quella ragaz-
za dovrà "prostituirsi".

Le confraternite nigeriane, dal Premio


Nobel alla mafia

La criminalità nigeriana è stata da poco "elevata"


al rango di mafia. Se è vero che la Direzione
127
La Mafia Nigeriana in Italia
Nazionale Antimafia già nel marzo 2003 definì
come "mafiogena" la criminalità nigeriana, la pri-
me condanne per associazione mafiosa si collo-
cano attorno al 2012-2014. Ma attualmente
sono pochissime e circoscritte. La mafia nige-
riana da un lato ha una storia all'interno del
paese d'origine e dall'altro, come sostiene la
DIA nel 2017, ha avuto “una forte capacità adatta-
tiva all'ambito territoriale in cui si trova ad operare”.
La sua espansione, come ha più volte sottoli-
neato l'UNODC (United Nations Office on Drugs
and Crime), ha varcato da tempo i confini della
Nigeria ed è oramai diffusa, con interessi crimi-
nali diversi, in varie aree del mondo con in te-
sta l'Italia, poi Canada, Germania, Spagna, Por-
togallo, Belgio, Russia, Brasile e Giappone.

La criminalità nigeriana affonda le sue origini


all'interno del mondo universitario della
Nigeria ed in particolare nel “cultismo” e
nelle confraternite

Quando nel 1952, sette giovani studenti univer-


sitari (venivano chiamati i magnifici sette), tra di loro
128
La Mafia Nigeriana in Italia
anche Wole Soyinka, il futuro Premio Nobel
(1986) per la Letteratura, fondarono la Pyrates
Confraternity (anche nota come National Associa-
tion of Seadogs) all'interno dell'University Collage
di Ibadan, non pensavano certo di mettere le
radici ad una delle più potenti e aggressive as-
sociazioni a delinquere del mondo.
L'idea originale era quella di contrastare una
Università di élite dove frequentavano solo stu-
denti facoltosi legati al mondo coloniale e favo-
rire gli studenti poveri promettenti. L'affiliazio-
ne alla confraternita era permessa, alle origini,
solo a maschi di qualsiasi razza e etnia ma,
dopo severe selezioni e giuramenti che si avvi-
cinavano a riti di iniziazione cruenti, veri e pro-
pri. Il loro motto era "Against all conventions"
(Contro tutte le convenzioni).
Da questa cellula originaria negli anni '70 si svi-
lupparono altre confraternite, in particolare nel
1972 quando furono espulsi alcuni studenti, uf-
ficialmente per non aver centrato gli standards
imposti (alto rendimento accademico e intellettuale).
In realtà dopo un "ammutinamento" Bolaji Ca-
129
La Mafia Nigeriana in Italia
rew, chiamato Rica-Ricardo, e altri 30 confra-
telli diedero vita alla Buccaneers Association of
Nigeria (i Bucanieri) che ricalcava la struttura dei
Pyrates e che probabilmente fu la prima con-
fraternita ad uscire dal mondo universitario.
Nel 1976 nacque, nell'Università di Benin City,
la Neo Black Movement of Africa (Black Axe,
ascia nera), ancora frutto di una scissione dei
Bucanieri. Secondo alcune tesi all'origine della
scissione vi furono anche alcuni membri di or-
ganizzazioni anti-aparthaid fuoriusciti dal Suda-
frica con l'obiettivo di diffondere la "consapevo-
lezza nera".
All'inizio degli anni '80 le confraternite si diffu-
sero, per continue scissioni (da cui appunto
l'appellativo di cellule) in tutte le istituzioni di
istruzione superiore del paese. In particolare
nel 1983 all'Università di Benin City nacque la
Supreme Eiye Confraternity. In questi anni se-
condo alcuni studiosi si iniziò a introdurre ri-
tuali woodoo nella cerimonie di affiliazione.
La svolta che cambiò il corso delle cose è con-
siderato il colpo di stato del 31 dicembre 1983,
130
La Mafia Nigeriana in Italia
quando i militari misero fine all'esperienza della
seconda Repubblica (1979-1983) e alla demo-
crazia. A capo della giunta militare fu posto il
generale Muhammadu Buhari (attuale Presidente
della Nigeria, ritornato al potere nel maggio del 2015).
Dopo nemmeno due anni, il 27 agosto 1985, il
capo di stato maggiore Ibrahim Babangida
(coinvolto in tutti i colpi di stato della Nigeria) fece
arrestare Buhari e a assunse direttamente il po-
tere fino al 1993.
I leader militari, alle prese anche con gli effetti
della crisi petrolifera dell'epoca, si accorsero
che le Confraternite potevano essere usate a
loro vantaggio e soprattutto contro i gruppi or-
ganizzati (sindacati studenteschi e del personale univer-
sitario) che si opponevano al regime militare.
Vennero finanziati e armati. In poco tempo fu
l'intera classe dirigente del paese a cercare
l'appoggio della criminalità al fine di mantenere
i propri privilegi. Fu l'inizio della fine.
Negli anni 90' poi si scatenò una guerra tra le
confraternite che portarono per la prima volta
alla nascita di confraternite urbane soprattutto
131
La Mafia Nigeriana in Italia
nella Regione del Delta, dove l'azione si inserì
all'interno del sanguinoso conflitto che si creò
in quella Regione con i gruppi per l'emancipa-
zione del popolo Igbo. È degli anni '90 la na-
scita della Family Confraternity, conosciuta an-
che come "mafia dei Campus".
Ormai le confraternite avevano rotto il cordo-
ne ombelicale che le teneva unite alle Universi-
tà (sebbene l'ambiente non è mai stato abbandonato).
Le prospettive per gli affiliati erano quelle di
avere accesso al denaro facile.

Le "Tre D", Donne, Droga e Denaro

È proprio alla fine degli anni '80 che i primi


gruppi giungono in Italia, in particolare a Castel
Volturno (Caserta), che diventa una roccaforte
dell'organizzazione, e Verona, dove scoprono il
grande mercato della prostituzione e delle dro-
ghe in Italia che risponde pienamente alla co-
niugazione delle "Tre D", Donne, Droga e De-
naro. Ovvero attraverso i soldi della prostitu-

132
La Mafia Nigeriana in Italia
zione si commerciano droghe (magari con
l'accordo della camorra) e si fanno i veri soldi.
Gli accordi con la criminalità organizzata italia-
na nascevano prima dalla necessità della camor-
ra di avere antenne sul territorio (prostitute), e le
prostitute pagavano una sorta di affitto per oc-
cupare il pezzo di strada per "lavorare", joint.
Solo successivamente, con i proventi della pro-
stituzione, iniziarono a commerciare con gli
stupefacenti (in Nigeria transitano droghe provenienti
da Brasile, Colombia, Pakistan e Thailandia).
In Italia fino alla fine degli anni '90 i culti segre-
ti che hanno operato, pur dedicandosi ad attivi-
tà criminosa, non risultavano particolarmente
violenti. Sebbene la polizia riporta di un incon-
tro nel 1995 a Torino tra diverse società segrete
nigeriane. Di loro, fino agli anni 2000, non si
hanno grandi notizie. Le operazioni di polizia
hanno fatto estinguere questi gruppi, dando
spazio all'accesso di culti molto più violenti ed
aggressivi come i Black Axe e gli Eiye.
Nel 1999, con il ritorno della democrazia in Ni-
geria, si assiste ad un nuovo impiego delle con-
133
La Mafia Nigeriana in Italia
fraternite, che vengono reclutate dai vari poten-
tati e dalla politica come guardie del corpo, veri
e propri eserciti privati al servizio esclusivo di
chi li paga fino alla loro presenza nelle polizie
locali. Insomma, le confraternite hanno iniziato
a permeare lo Stato.

La violenza di questi gruppi è cresciuta


con il passare degli anni

I riti di affiliazione sono sempre più violenti.


Oltre a percosse e ingestione di sangue, spesso
comprendono stupri (di studentesse o di membri
femminili dello staff universitario) e perfino omicidi.
Anche nelle confraternite femminili (le Jezebels e
le Amazons, le più note) lo stupro subito diventa
un atto di affiliazione.
Naturalmente uscire dalla confraternita non è
facile e spesso comporta la morte. È degli ulti-
mi anni, un po' come è avvenuto in Italia con la
mafia, l'ascesa di alcuni "confratelli" nella politica
nigeriana, diventati governatori, parlamentari e
perfino ministri.
134
La Mafia Nigeriana in Italia
Nel gennaio 2005 i servizi segreti italiani affer-
mavano (parlando dei nigeriani) “le originarie attività
illecite, commesse da gruppi isolati, senza una stabile
organizzazione, hanno acquisito un peso maggiore nel
panorama criminale, conquistando zone grigie del mer-
cato, ovvero quelle controllate dalla malavita organizza-
ta autoctona, che tradizionalmente considerava lo sfrut-
tamento della prostituzione un attività di basso profilo e
poco remunerativo e utilizzava manovalanza criminale
straniera per lo spaccio al minuto degli stupefacenti”.
La svolta in Italia arriva solo in questi ultimi
anni. Nel 2011 l'Ambasciata Nigeriana a Roma
emana una nota in cui si legge ".. nuova attività
criminale di un gruppo di nigeriani appartenenti a sette
segrete, proibite dal governo a causa di atti violenti: pur-
troppo ex-membri sono riusciti ad entrare in Italia e
hanno fondato nuovamente l'organizzazione qui, princi-
palmente con scopi criminali".

Il risultato è possibile vederlo in queste


cifre

• Nel 2013 sono sbarcate in Italia “solamente” 433


giovani donne nigeriane,
135
La Mafia Nigeriana in Italia
• nel 2014 erano diventate 1.500,
• nel 2015 si sono più che triplicate fino ad
arrivare a 5.632,
• nel 2016 hanno raggiunto il numero allarmante
di 11.009,
• oltre 21 mila nel 2017.
• Negli anni successivi si assiste ad un calo,
certamente a causa dei molti arresti di nigeriani
effettuati in Italia tra il 2017 e il 2018, ma che
resta sempre un numero consistente, migliaia di
ragazze da sfruttare ogni anno.
• Con l'epidemia di Covid, nei due anni più
critici, 2020 e 2021, c'è un ulteriore calo di
arrivi, anche perché le ragazze non potevano
prostituirsi in strada.
• Il 2022, invece, è iniziato con un poderoso
balzo in avanti di ragazze nigeriane sbarcate,
proprio in concomitanza con l'allentamento di
molte misure restrittive dovute al Covid.
• Resta un fatto che tra il 2015 e il 2021 sono
entrate in Italia più di 60mila donne e ragazze
nigeriane.
Poiché oltre l'80% di queste donne è destinato
al mercato della prostituzione, la prima parte
136
La Mafia Nigeriana in Italia
della logica delle "Tre D" (donne) sta subendo
una forte impennata.
Non dove stupire che coloro che gestiscono il
traffico di ragazze, contrariamente al credo po-
polare, non sono illetterati provenienti da sper-
duti villaggi della Nigeria. Anzi, quasi sempre si
tratta di laureati o persone dotate di cultura su-
periore. Non a caso i “cults” sono nati in ambi-
to universitario. Un dato di fatto che deriva
dalla storia della mafia nigeriana.
In definitiva, la mafia nigeriana, è una realtà
con cui l'Italia (e il Mondo) deve fare i conti.
Troppo in ritardo ci si è resi conto che è un
vero e proprio fenomeno "mafioso", con una
ferrea organizzazione alle spalle, e non sempli-
cemente un gruppo di criminali come lo sono
stati considerati fino al 2011.
Nel 2017, in particolare, le forze dell'ordine ita-
liane hanno arrestato diverse persone nigeriane
legate al traffico di esseri umani (di ragazze in
particolare). Molte cellule sul territorio furono
smembrate. Fu l’anno in cui sono sbarcate in
Italia più di 21 mila ragazze nigeriane. Il pro-
137
La Mafia Nigeriana in Italia
blema è stato che questa azione di contrasto e
repressione non è continuato con la stessa effi-
cacia anche negli anni successivi.
A questi criminali vengono sempre associati
reati quali lo sfruttamento della prostituzione,
la riduzione in schiavitù, e appunto il traffico di
esseri umani. Molte volte a questi reati viene
aggiunta l'aggravante della trans-nazionalità, ma
mai (o quasi mai) quella "mafiosa", nonostante sia
ormai evidente che questi soggetti criminali
sono collegati tra di loro come veri e propri
"cartelli".
L'aggravante "mafiosa", qualora riconosciuta,
permette il sequestro dei beni e delle proprietà
dei trafficanti, sia in Nigeria che in Italia, oltre
naturalmente a condanne più pesanti. Ma al
momento non mi risulta che a nessuno dei ni-
geriani arrestati e perfino condannati con sen-
tenze definitive, siano mai stati sequestrati beni
personali, né in Italia, né in Nigeria, né altrove.
C'è ancora in Italia una certa magistratura in-
quirente che è restìa a riconoscere che la "mafia
nigeriana" esiste per davvero e che opera con
138
La Mafia Nigeriana in Italia
tutti gli standard di qualsiasi mafia italiana e in-
ternazionale.

Un rito magico-religioso può condurre


l’uomo a trasformarsi in simbolo

C’è in noi un richiamo ancestrale che sfonda il


labile confine tra realtà e fantasia, generando il
mito che si staglia al di sopra di esse. Un con-
cetto imprescindibile per chiunque tenti di co-
gliere il senso profondo del complesso rappor-
to che abbiamo ad ogni latitudine con la spiri-
tualità. Un concetto che abbiamo spiegato nel
nostro libro “Il Woodoo e la Religione Animista
dell’Africa occidentale”.
Quando però il rito finisce per ridursi a stru-
mento della criminalità si perde qualunque con-
tatto evocativo con il trascendente e l’immate-
riale diventa semplicemente un giogo che sot-
tomette l’essere umano fino a dilaniarlo.
È il caso delle ragazze africane provenienti dal-
lo Stato di Edo, nel sud della Nigeria, che ven-
gono sottoposte al "JuJu". Woodoo, che di per
139
La Mafia Nigeriana in Italia
sé non è un termine negativo ma identifica
l’insieme delle religioni animiste dell’Africa
occidentale. È oggi però utilizzato, attraverso
amuleti e incantesimi, da presunti sciamani
nigeriani per convincere giovani ragazze (anche
minorenni) appartenenti alle famiglie più povere
dello stato di Edo, a partire alla volta dell’Italia
per prostituirsi.
In realtà l’operazione di convincimento è più
banale, e spietata allo stesso tempo, questa sor-
ta di capi religiosi locali sono spesso nel libro
paga delle confraternite legate alla mafia nige-
riana. Persuadono le ragazze che in Europa tro-
veranno normalissimi lavori ben pagati e po-
tranno così garantirsi un raggiante futuro, oltre
a inviare soldi a casa per aiutare le loro famiglie
indigenti.
“La forte fede che hanno negli spiriti e il desiderio di
uscire dalla povertà e migliorare la propria condizione
sociale sono gli ingredienti che costituiscono un terreno
molto fertile per il proliferare della tratta di esseri uma-
ni e della riduzione in schiavitù. Le donne non riescono
a intraprendere da sole il viaggio verso l’Europa. Come
140
La Mafia Nigeriana in Italia
fanno a procurarsi un passaporto o un visto? Come pos-
sono permettersi un biglietto aereo? È qui che fanno il
loro ingresso le mamam e i trafficanti”.

141
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 14
La mafia nigeriana ha scalzato
i Casalesi. Castel Volturno,
oggi è un ammasso di macerie
#f36a0e

Viaggio drammatico a Castel Volturno

Case sventrate, che si vedono anche i tondini


che il cemento si è consumato, e interi quartieri
e frazioni che girarli da soli fanno paura. Spun-
tano all'improvviso figure sinistre di ragazzi.
Il fotografo e sociologo Andrea Kunkl distri-
buisce le macchinette fotografiche usa e getta ai
“pazienti” dell’ambulatorio di Emergency a Ca-
stel Volturno, affinché fotografino ciò vedono
in luoghi dove a uno “da fuori” non è permesso
di arrivare. E da giorni lui stesso fotografa don-
ne nigeriane per un progetto legato alla Fonda-
zione di Gino Strada. Sono donne costrette a
142
La Mafia Nigeriana in Italia
prostituirsi, vittime di tratta e della mafia "nera"
che fanno visita all'ambulatorio per curare le
ferite delle violenze di clienti o di sfruttatori, o
per malattie che altrimenti per loro sarebbero
senza cura.
Andrea Kunkl, il fotografo, ha uno sguardo
molto penetrante e una voce da affabulatore.
Quello che lo ha colpito davvero è il ritorno
della regina della droga nelle piazze, la signora
eroina pura. Andrea invita i giornalisti ad anda-
re a farsi un giro nell'albergo dei tossici.

Di Castel Volturno il sociologo di


Emergency dice che rappresenta «Il
futuro dell’Europa»

Una visione suggestiva. Secondo un censimen-


to del comune ci sono quindicimila stranieri e
venticinquemila residenti locali. E degli stranie-
ri undicimila sono clandestini, quattromila i re-
golari. Il censimento è fatto sulla base della
produzione quotidiana di rifiuti solidi urbani e
quindi sulla stima di quanti rifiuti producono
singolarmente i cittadini. E c’è da scommettere
143
La Mafia Nigeriana in Italia
che in realtà i numeri di presenze nere sono
molto più significativi.

A Castel Volturno era così anche alla fine


degli anni ‘80, ma con una differenza

Castel Volturno è sempre stata un po’ “Mamma


Africa”. Solo che in quella fine degli Ottanta, i
neri erano i braccianti clandestini assoldati da
caporali spietati, spesso nord-africani, che li
portavano alla rotonda di Villa Literno per
portarli a fare le giornate nelle campagne per la
raccolta dei pomodori.
Questi stessi ragazzi poi si trasferivano nel fog-
giano, sempre per i pomodori e a settembre
partecipavano alla raccolta delle mele o alla
vendemmia dell’uva in Trentino.
Era una immigrazione anche colta, di studenti
senegalesi, di rifugiati congolesi o sudafricani.
E poi un po’ alla volta, con ogni ventata di arri-
vi, si sedimentava una presenza stanziale di mi-
granti. Soprattutto nigeriani e ghanesi.

144
La Mafia Nigeriana in Italia
Davvero entrando nell'ambulatorio di
Emergency si capisce il lavoro prezioso e
insostituibile di questa organizzazione

Puoi non essere d’accordo su certe posizioni


radicali, ma Gino Strada è una medaglia al valo-
re civile di una Italia che per fortuna esiste e
non abbassa la schiena.
Qui arrivano donne e bambini per la visita am-
bulatoriale o per ottenere dei farmaci. C'è an-
che una ragazza nigeriana con una sorta di li-
bretto sanitario rilasciato proprio da Emergen-
cy.
Emergency a Castel Volturno usufruisce anche
di un camper che con la mediatrice culturale ni-
geriana gira per i luoghi dove le ragazze vittime
della tratta si prostituiscono. I mediatori cultu-
rali offrono alle ragazze in strada un thermos di
tè o preservativi, o solo una preghiera. Sono le
stesse ragazze che poi sono anche pazienti
dell’ambulatorio.

145
La Mafia Nigeriana in Italia
Castel Volturno è tante cose

Come la coabitazione per convenienza tra bian-


chi e neri. Raramente sono accaduti episodi di
intolleranza “razziale”. Semmai le stragi di Pe-
scopagano e poi quella del settembre del 2008,
di Baia Verde, dove il gruppo di fuoco dei Ca-
salesi guidato da Giuseppe Setola fece fuori sei
migranti nigeriani e ghanesi, furono provocate
per riaffermare il controllo dei Casalesi nella
gestione delle piazze della droga.
Un esercente impegnato nel fronte dell’anti-
racket racconta che «oggi i Casalesi sono in difficol-
tà come se fossero scomparsi, decimati dalle retate e dai
pentimenti. Sul territorio si avverte la presenza solo del-
la microcriminalità».
E poi c’è la droga e la prostituzione che sono
gestite dalle mafie nigeriane. Un tempo, con i
primi processi ai Casalesi, il pm Lucio Di Pie-
tro, scoprì anche che il clan Bidognetti si faceva
pagare il pizzo per occupazione di suolo “pub-
blico”, cioè si faceva pagare il pizzo dalle ragaz-

146
La Mafia Nigeriana in Italia
ze nigeriane che si prostituivano sulla Domizia-
na.
Oggi questo tipo di concorrenza (o di pace arma-
ta) non c’è più. Recenti inchieste della procura
distrettuale antimafia di Napoli hanno svelato
l’esistenza massiccia, organizzata, e stabilmente
introdotta, della mafia nigeriana a Castel Vol-
turno e nel suo territorio, come se la Camorra
si stia disinteressando a quei luoghi che un tem-
po erano la sua roccaforte.

Dunque, pochi conflitti razziali nella


capitale europea della mafia nigeriana

Ma tanta disperazione e degrado. Castel Vol-


turno è un ammasso di macerie umane e fisi-
che. Case sventrate, dove si vedono anche i
tondini di ferro perché il cemento si è consu-
mato. E interi quartieri e frazioni sono “off-
limits”. Girarli da soli fanno paura e non è con-
sigliato. È in vigore un coprifuoco permanente,
e se attraversi questi territori spuntano
all'improvviso figure sinistre di ragazzi, donne,
che fanno le vedette. Che controllano il territo-
147
La Mafia Nigeriana in Italia
rio. Proteggono le loro case, i “centri benessere”
nigeriani dove puoi mangiare, fumare uno spi-
nello, bere, e fare sesso a pagamento con una
ragazza di colore. Insomma un ammasso di tu-
guri della disperazione.

Castel Volturno è un pezzo di Nigeria nel


cuore dell’Europa

Da qui passano tutti. Perché Castel Volturno?


«Perché le case costano poco», risponde un ragazzo
nigeriano. Fa sorridere ma lascia un senso di in-
quietudine. Già, perché proprio Castel Voltur-
no?

148
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 15
Quella zona grigia della mafia
nigeriana di cui nessuno parla
#bee505

Non è sempre tutto bianco o nero, non ci sono


solo i buoni o i cattivi, tra le comunità di
nigeriani c’è anche il “silenzio omertoso”, il si sa
ma non si dice, una cultura che tende a farsi gli
affari propri, spesso un basso livello di istruzione

E poi c’è l’indotto economico indiretto, basti


pensare agli African Shop, agli Hairdresser (par-
rucchiere per capelli africani), ai negozi di vestiti
africani, ai Money Transfer, alle centinaia di mi-
cro chiese pentecostali, ai locali privati frequen-
tati da nigeriani, e poi ci sono gli affitti di ap-
partamenti e case dove alloggiano le ragazze (e
questo coinvolge per lo più italiani), e molto altro an-
cora.
In una città media come Treviso (che spesso fre-
quentavo come mediatrice culturale) secondo la
149
La Mafia Nigeriana in Italia
Caritas locale ci sono circa 3-400 ragazze nige-
riane “irregolari” certamente costrette a prosti-
tuirsi, di notte le vedi in abiti succinti in città e
di giorno le puoi vedere lungo la Pontebbana
(la Statale 13). E anche loro frequentano gli
African Shop, comprano alimenti africani e
preservativi, si fanno fare le treccine, anche
loro offrono l’obolo al pastore pentecostale
quando vanno a pregare, comprano vestiti e
usano i Money Transfer per spedire qualche
euro in Nigeria. Anche loro acquistano i video
della Nollywood nigeriana, la musica della loro
terra d’origine.

L'economia locale alimenta quella zona


grigia

Tutta questa “economia indiretta” derivante dal


“lavoro” di ragazze trafficate fa parte di quella
“zona grigia” che pur non essendo direttamente
coinvolta nel vero e proprio traffico di esseri
umani o con lo sfruttamento della prostituzio-
ne, ne ricava comunque un vantaggio economi-
co. Tutte attività regolari e alla luce del sole ma
150
La Mafia Nigeriana in Italia
che pescano denari anche da quelle povere ra-
gazze costrette a vendersi. Ecco allora il “si sa
ma non si dice”, il “silenzio omertoso”, il girarsi
dall’altra parte, far finta di non vedere, il farsi
gli affari propri.
E adesso moltiplichiamo tutto questo “business
del grigio” per tutte le città italiane dove la mafia
nigeriana è certamente presente: Napoli, Paler-
mo, Roma, Milano, Torino, Verona, e altre de-
cine e decine di piccole e medie città in Italia.
Milioni e milioni di euro che entrano a far parte
dell’economia legale, ma generati da 27-30.000
ragazze nigeriane che attualmente in Italia sono
costrette a prostituirsi.
L’anello di congiunzione di tutto questo sono
le “mamam”, tenutarie di appartamenti e case
(solo a Treviso potrebbero essercene almeno cento) che
da un lato sono in contatto diretto con i veri e
propri trafficanti e dall'altro svolgono una vita
assolutamente normale nella città in cui vivono,
hanno un marito, una famiglia, spesso dei figli.
Restano però defilate, non danno nell'occhio.
Ma i nigeriani che vivono accanto a loro,
151
La Mafia Nigeriana in Italia
seppur non coinvolti, sanno che lì, dove vive
quella signora benestante, c’è anche qualche
ragazza “irregolare”, ma guai a dirlo.

Una miriade di donne nigeriane che sfruttano


altre donne nigeriane più giovani di loro

Per mia esperienza personale le così dette "ma-


mam" sono quasi tutte ex-prostitute che hanno
subito loro stesse un periodo di sfruttamento
sessuale. Tutte hanno ottenuto in qualche
modo il permesso di soggiorno e magari si
sono fatte anche una famiglia, un marito, figli, e
hanno una casa disponibile, e la tentazione di
entrare nel "business" (così viene chiamata la tratta
tra i nigeriani) è molto grande.
E così decidono di investire. Basta qualche co-
noscenza negli ambienti giusti e 3-4mila euro,
massimo 5mila, per far portare in Italia la prima
ragazza da ospitare in casa. Poi ci sarà la secon-
da, la terza e così via. Il ritorno economico è
enorme se si pensa ai 20-30-40 mila euro che
poi dovrà restituire la ragazza sfruttata
prostituendosi.
152
La Mafia Nigeriana in Italia
Udine, la città in cui vivo e lavoro

È per questo che a Udine (per debellare la piaga)


abbiamo lavorato nel sottobosco, nella coscien-
za delle persone della comunità nigeriana. Ab-
biamo denunciato direttamente le “mamam”, a
volte non serve provare lo sfruttamento, alle
autorità di polizia basta sapere che in quel de-
terminato appartamento ci sono alcune giovani
ragazze nigeriane ospiti irregolari.
Come si sa per legge il possessore (affittuario o
proprietario) è obbligato a segnalare al Comune
la presenza di persone al di fuori del proprio
stato di famiglia che vivono abitualmente nella
propria casa o appartamento. Magari non suc-
cede nulla, ma intanto si crea un problema e al-
tre donne che ospitano ragazze o che stanno
pensando di ospitarle, magari rinunciano o de-
sistono magari solo per non avere problemi.

153
La Mafia Nigeriana in Italia
Si sono messe le basi per creare un luogo
“inospitale” alla mafia nigeriana

Tutto questo fatto in collaborazione con le for-


ze dell’ordine che invece iniziano a portare
spesso in questura per controlli le ragazze che
si prostituiscono, alcune vengono messe in co-
munità, altre magari fanno dichiarazioni com-
promettenti per i loro sfruttatori, altre ancora
vengono rilasciate perché hanno fatto richiesta
d’asilo, ma poi, qualche giorno dopo viene ri-
portata ancora in questura. Forze dell’ordine
che anche compiono arresti e fermi, fanno in-
dagini, ecc..
Senza il sottobosco delle connivenze, del lascia
fare, del chiudere un occhio, del si sa ma non si
dice, alla vera mafia vengono a mancare le basi
per sopravvivere dentro a quella comunità.

Pensando alle ragazze sfruttate

Arrivate in Italia da poco, spostate in continua-


zione da un posto all'altro, in luoghi che non
154
La Mafia Nigeriana in Italia
conoscono, una lingua che non capiscono, non
sanno quali sono i loro diritti, mediamente
poco istruite, spesso analfabete, una terribile
paura di poliziotti e carabinieri, sospettose e
circospette. Al di fuori della comunità nigeriana
hanno contatti solo con i loro "clienti" italiani.
L'unico mondo che conoscono è quello della
loro "mamam" una nigeriana come loro, grazie a
lei hanno una casa e un posto in cui stare, nei
loro pensieri è l'unica donna che le sta aiutando
anche se le costringe a prostituirsi e di lei han-
no paura. Frequentano solo negozi, chiese e
locali di altri nigeriani. Vivono in un mondo a
parte.
Lo sfruttamento di una ragazza può durare dai
pochi mesi e arrivare fino ai 3-4 anni. Alcune si
adeguano rassegnate, altre si danno da fare per
pagare il "debito" il prima possibile, altre ancora
cercano di scappare, pochissime denunciano.
Un lavoro certamente non facile, che richiede
presenza anche personale, potenziale associati-
vo (Friends of Africa e Foundation for Africa sono
esempi di questo) e la collaborazione dei tantissimi
155
La Mafia Nigeriana in Italia
nigerini onesti. Non si fa in pochi mesi, forse
nemmeno in un anno, ma a Udine si è fatto, e
adesso Udine si può considerare una città “libe-
rata dalla mafia nigeriana”, non ci sono più ragaz-
ze nigeriane sfruttate, e allo stesso tempo c'è
una comunità di nigeriani molto integrati e atti-
vi nel sociale. E non solo Udine, ma anche
Pordenone, Gorizia e Trieste, tutto il Friuli Ve-
nezia Giulia.
Certo, anche adesso bisogna tenere gli occhi
bene aperti e stare attenti a “presenze” sospette,
peraltro subito riconoscibili.

156
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 16
Anonimo Nigeriano e
l'Anagrafe che non esiste
#d00a97

Cento milioni di nigeriani con documenti falsi


o sbagliati. Un Paese anonimo così come i
suoi abitanti che nel 2050 saranno 400
milioni

Il progetto 'BRISIN', motore di ordine, crescita


e sviluppo pronto a partire ma fermo da 10
anni. Ecco cosa sta accadendo.
Il numero è monumentale e la notizia è di quel-
le che lasciano a bocca aperta. «In Nigeria 100
milioni di persone (la metà della popolazione) hanno
documenti falsi o sbagliati». Così, semplici doman-
de come «in che anno sei nato?» o «quanti anni
hai?» in Nigeria implicano una risposta assolu-
tamente causale perché l’anagrafe non esiste. O
meglio, non esiste un sistema integrato, un da-
157
La Mafia Nigeriana in Italia
tabase di raccolta e archiviazione elettronica di
dati che permetta una connessione, una consul-
tazione ed un utilizzo diffuso da tutto il Paese.
Ma andiamo per ordine. Cos'è il 'BRISIN'
(Progetto per l'istituzione di un'anagrafe
della popolazione a livello federale)

Nigeria, ovvero il Paese in cui l’anagrafe non


esiste. O meglio, non esiste un sistema integra-
to, un database ‘intelligente’ di raccolta e archi-
viazione elettronica di informazioni. Nel corso
degli anni, il governo nigeriano ha lottato mol-
to per tenere traccia dei dati dei suoi cittadini e
residenti, soprattutto con l’obiettivo di pianifi-
cazione e di crescita. In realtà la soluzione c’è e
si chiama 'BRISIN', un acronimo (Basic Registry
and Information System in Nigeria) traducibile con
una sola parola: 'Anagrafe'. Una piattaforma
elettronica integrata che aggreghi le informa-
zioni dei residenti di ogni area e distretto e col-
legata ad un ‘cervellone’ centrale.
Uno strumento indispensabile di accesso alle
informazioni per la programmazione e la piani-
158
La Mafia Nigeriana in Italia
ficazione di strategie di sviluppo che interviene
in diversi settori di pubblico interesse. Dal con-
trollo demografico ai flussi migratori, dal reddi-
to, ai tassi di crescita economica, e poi sicurez-
za, sanità, disoccupazione di massa, lotta alla
corruzione, criminalità ed evasione fiscale. In-
somma, con il 'BRISIN' si creerebbero in Nige-
ria legittime condizioni di riscatto e autonomia
nazionale. Abbiamo provato a capire nel detta-
glio le aree interessate dal 'BRISIN' e come
cambierebbero una volta applicato il progetto
dell’anagrafe intelligente.
• Occupazione e Lavoro. Il 'BRISIN' è in grado
di creare posti di lavoro una volta avviati i cen-
tri di documentazione in tutti i dipartimenti.
Centri per l’impiego che in prospettiva daranno
lavoro a milioni di nigeriani grazie allo scambio
corretto e tempestivo delle informazioni sui
possibili impieghi occupazionali.
• Contrasto alla Corruzione. Rendendo le in-
formazioni visibili, consultabili e condivise da
tutti, da questo punto di vista il 'BRISIN' cree-
rebbe la via per rendere evidenti le attività ille-
cite. ‘Trasparenza’, è questo il meccanismo per
159
La Mafia Nigeriana in Italia
combattere la corruzione, una sorta di cane da
guardia su Governo e singole attività.
• Aumento della Sicurezza. Stesso principio
del contrasto alla corruzione vale anche per
l’aumento della sicurezza. Le informazioni visi-
bili e condivise ridurranno le attività criminali,
tutti i cittadini del Paese avranno accesso ai dati
semplicemente premendo un tasto del compu-
ter. Un sistema supportato dalla tecnologia bio-
metrica di riconoscimento.
• Gestione e Controllo dei flussi migratori.
Come avviene per i paesi sviluppati il flusso mi-
gratorio sarebbe garantito dal controllo e dal
monitoraggio dei movimenti di ogni cittadino
di ogni area e distretto attraverso le informazio-
ni necessarie per andare da una parte all'altra
del Paese o fuori.
• Attraverso il 'BRISIN' informazioni vitali come
il luogo di abitazione, attività, status sociali ed
altri dati saranno disponibili per gli agenti delle
forze dell'ordine, pianificatori socio-economici
e decision maker. In questo caso l’anagrafe elet-
tronica offrirebbe la possibilità di programma-
re, pianificare, snellendo le strategie di crescita
e di sviluppo.

160
La Mafia Nigeriana in Italia
• Monitoraggio dell'Economia. Il 'BRISIN'
permetterebbe di calcolare le economie di Sta-
to, dei Local Government Area (LGA), dei
Gross Domestic Products (GDP) e di altri sog-
getti economici.
• Welfare State. Qui verrebbe data massima
priorità alle informazioni vitali sui cittadini per
una corretta ripartizione dei servizi di assistenza
sociale.
• Reddito e Tasse. Il 'BRISIN' supporterebbe
l'andamento fiscale, fornendo informazioni a li-
vello macro sulle singole attività economiche,
professionali e ricchezza. A livello micro pro-
durrebbe dati sulle piccole, medie e grandi im-
prese provenienti da tutti i settori del paese.
Attualmente in Nigeria manca un vero e pro-
prio sistema anagrafico intelligente, gli uffici
ancora scrivono a mano e anche laddove ci
sono computer, non esistono programmi per
l’inserimento delle informazioni, e questo com-
plica notevolmente i compiti del governo in
molti campi. Non c’è un catasto, non esiste la
motorizzazione, non c’è accesso a procedure

161
La Mafia Nigeriana in Italia
sanitarie così come in molti altri settori vitali di
pubblico interesse.
Nel corso degli anni, il governo nigeriano ha
lottato molto per tenere traccia dei dati e delle
informazioni di cittadini e residenti, soprattutto
con l’obiettivo di pianificare la crescita. Da
questo punto di vista la mancanza di un siste-
ma tecnologico affidabile ha portato nel tempo
ad alcune carenze nella realizzazione di deter-
minate politiche di governo proprio per lo svi-
luppo socio-politico ed economico.

Nigeriani dall'età sconosciuta tra corruzione


e una Pubblica Amministrazione senza
infrastrutture

Il caso è scoppiato qualche anno fa quando di


alcuni calciatori africani, dunque anche nigeria-
ni, presenti in Italia non si è riusciti a capire
l’età anagrafica. Scriveva il quotidiano Il Foglio
nel 2011: «Calciatori africani che hanno giocato con le
date di nascita taroccate, giocatori che si spacciavano per
poco più che adolescenti essendo invece adulti, ma anche
ragazzini che per sfidare le regole e i limiti imposti ai
162
La Mafia Nigeriana in Italia
trasferimenti degli under 16 hanno deciso di alzare la
loro età».
La non identificazione dei cittadini nigeriani ha
così alimentato nel tempo un vero e proprio
mercato dell’illegalità burocratica difficile da
debellare per chi è disposto a pagare i funzio-
nari pubblici per ottenere i documenti. Stesso
discorso per le patenti di guida, fin troppo facili
da falsificare e regolarmente acquistate da tanti
nigeriani ed espatriati. Una Pubblica Ammini-
strazione sprovvista di mezzi adeguati per il
controllo di qualità dei documenti d’identità fa
il resto.

400 milioni di persone nel 2050 e senza


anagrafe. La demografia nigeriana al collasso

Il caso aperto dall'età anagrafica dei calciatori africani


e dalle patenti false o semi-vere è solo la punta di un
iceberg in cui si annida un problema ben più grande:
la vertiginosa crescita demografica della Nigeria. Se
oggi, infatti, questa nazione conta circa 200 milioni di
persone in 36 Stati più la capitale Abuja, nel 2050 gli
abitanti arriveranno a 400 milioni, rendendo questo
Paese il terzo al mondo per popolazione, superando
163
La Mafia Nigeriana in Italia
di gran lunga gli Stati Uniti. Uno sviluppo
demografico al momento senza nessun strumento di
censimento, gestione e controllo anagrafico davvero
serio e unificato accessibile da tutti gli uffici e
soprattutto accessibile dai consolati e dalle
ambasciate all’estero.

'BRISIN'. L'Anagrafe intelligente per il


controllo demografico, la crescita e lo
sviluppo

‘BRISIN’ (Basic Registry and Information System in


Nigeria). Dovrebbe essere una piattaforma elet-
tronica integrata che aggrega le informazioni
dei residenti di ogni area e distretto e collegata
ad un ‘cervellone’ centrale. Uno strumento indi-
spensabile di accesso alle informazioni per la
programmazione e la pianificazione di strategie
di sviluppo.
Se il 'BRISIN' venisse applicato si creerebbero
le infrastrutture necessarie per seguire e gestire
al meglio l’atteso aumento demografico della
popolazione e dei flussi migratori interni ed
esterni. Non solo, i dati forniti da questo appa-
164
La Mafia Nigeriana in Italia
rato tecnologico verrebbero utilizzati per il
controllo dei tassi di natalità e mortalità, i flussi
di reddito, i tassi di crescita economica a tutti i
livelli, la sicurezza, la sanità, la disoccupazione
di massa, la lotta alla corruzione, alla criminalità
e all'evasione fiscale. Insomma, con il 'BRISIN'
si creerebbero in Nigeria legittime condizioni di
riscatto e autonomia nazionale.

Il 'BRISIN’ è pronto a partire ma è fermo da


20 anni. Partito nel 2000 e approvato dal
Governo federale nel 2007

Un progetto che vedeva coinvolte molte azien-


de italiane disposte a mettere a disposizione
tecnologia, mezzi ed esperienza, e che cambie-
rebbe radicalmente l’assetto di un intero Paese.
Il ‘BRISIN’ (Basic Registry and Information System
in Nigeria) è fermo da dieci anni nonostante la
firma a procedere da parte del governo federale
nigeriano nel 2007.
Ma perché questo stop? Perché è mancata una
reale volontà politica di realizzazione. Sono
molti gli interessi che ruotano intorno ad un
165
La Mafia Nigeriana in Italia
Paese che attualmente “va bene” così com’è sen-
za autonomia, controllo e sviluppo. Pensato
come sistema anagrafico speculare all'anagrafe
italiana, lo studio del progetto del 'BRISIN' è
iniziato nel 2000 quando si è costituito un pool
internazionale di esperti universitari (Nidoe in-
cluso) e di imprese italiane pronte a realizzarlo.
Ci è voluto molto tempo per mettere insieme la
visione, il progetto, trovare dei partner interes-
sati a realizzarlo, parlare con le istituzioni nige-
riane e italiane. Nel 2006 siamo stati ricevuti dal
Consiglio dei Ministri nigeriano per presentare
ufficialmente il 'BRISIN'. L’anno dopo, nel
2007 il governo nigeriano ha firmato il contrat-
to per la sua realizzazione. Da allora, però, più
nulla. Silenzio. Per quindici anni. Senza 'BRI-
SIN', senza anagrafe, la Nigeria non può cre-
scere e resterà un Paese anonimo.

Il ‘BRISIN' come contenimento dei flussi


migratori

Sviluppare in Nigeria le infrastrutture oggi


mancanti in modo da ridurre il flusso migrato-
166
La Mafia Nigeriana in Italia
rio. Come? Realizzando il 'BRISIN', dunque
l’anagrafe elettronica. Questo è il ragionamen-
to: per avviare il progetto 'BRISIN' in tutte le
aree e i distretti nigeriani è assolutamente ne-
cessaria l’energia (che è il motore di qualsiasi svilup-
po) nel nostro caso anche solare e dunque alter-
nativa, l’acqua e i collegamenti idrici (molti nige-
riani fuggono oggi da carestie e siccità), la connessio-
ne internet per comunicare, diffondere e con-
sultare, ma anche per elaborare i dati economi-
ci sui settori produttivi del Paese dal potenziale
di crescita.
Tutto questo significherebbe investimenti di
realizzazione in Nigeria da parte di imprendito-
ri stranieri ma anche posti di lavoro per migliaia
di persone, risorse umane che correttamente
istruite e formate, non avranno più bisogno di
migrare fuori dalla Nigeria.
A godere dei potenziali benefits di sviluppo del
'BRISIN' sarebbero, inoltre, anche gli altri set-
tori produttivi nigeriani quali artigianato, edili-
zia, agricoltura, tessile, ecc. Alcuni sono in par-
te già avviati grazie anche al supporto dei mac-
167
La Mafia Nigeriana in Italia
chinari forniti da aziende italiane, ma va da sé
che con ulteriori strumenti tecnologici la cresci-
ta di tutti questi settori aumenterebbe in modo
esponenziale.
E in questo buco nero dell'anagrafe nigeriana ci
sguazza indisturbata la mafia, quella che porta
in Italia ragazze giovanissime e poi le fa "scom-
parire", senza identità, nelle strade della prosti-
tuzione del "bel paese". Complice la stessa amba-
sciata di Nigeria a Roma, che rilascia senza
controlli documenti "veri" a persone che non
esistono.

Denunciamo che

In Nigeria, nella mia Nigeria, 100 milioni di


persone (la metà della popolazione) hanno docu-
menti falsi o sbagliati. Così, semplici domande
come «in che anno sei nato?» o «quanti anni hai?» in
Nigeria implicano una risposta assolutamente
causale perché l’anagrafe non esiste.
O meglio, non esiste un sistema integrato, un
database di raccolta informatica di dati che per-
168
La Mafia Nigeriana in Italia
metta una consultazione ed un utilizzo diffuso
da tutto il paese, e soprattutto dagli uffici con-
solari all'estero.
E così capita che l'Ambasciata Nigeriana a
Roma rilasci documenti per ottenere il passa-
porto, e quindi il permesso di soggiorno italia-
no, a persone che non esistono o a persone
con identità false.
Basta una foto, il codice fiscale e i dati anagrafi-
ci rubati, o di una persona compiacente, o sem-
plicemente inventati. Non ci sono controlli
semplicemente perché è impossibile controlla-
re.
E ora pensiamo a tutto questo e a ciò che signi-
fica per le ragazze nigeriane "schiave" in Italia.
Un fiume in piena nel quale la Mafia Nigeriana
"naviga" con disinvoltura.

169
La Mafia Nigeriana in Italia
Oggi, 2022, a 15 anni dall'approvazione del
'BRISIN' rimangono le briciole. Un progetto
ormai fallito

Dal 2010 la Nigeria ha introdotto il nuovo pas-


saporto elettronico (Ecowas) che contiene in
un chip di sicurezza anche i dati biometrici di
impronte digitali e iride del legittimo possesso-
re e nella stampa sono state introdotte misure
anti-falsificazione. Negli anni precedenti erano
state introdotte misure analoghe per le patenti
di guida (che in Nigeria valgono anche come documenti
di identificazione personale).
È un passo avanti, ma è ancora poco perché è
ancora possibile ottenere documenti "veri" con
dati falsi, soprattutto per i cittadini nigeriani re-
sidenti all'estero. E tutto questo sarà possibile
finché non ci sarà un'anagrafe a livello federale,
e finché la corruzione non sarà debellata dagli
uffici pubblici, e dai consolati e dalle ambascia-
te nei paesi stranieri, Italia compresa.

170
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 17
The 419 Embassy. Ovvero
l'Ambasciata nigeriana a Roma
tra piccole e grandi corruzioni
#45b4c2

Da nigeriana molte volte ho avuto bisogno di


andare a Roma negli uffici di quella che è la
mia ambasciata, perfino in questi ultimi tempi
ci sono stata. Ma se anni fa certi atteggiamenti
e certe richieste (di denaro), o un certo andarivie-
ni di nigeriani che quotidianamente c'è fuori
dall'ambasciata mi sembravano "normali", ora
mi sto chiedendo come mai sia così, anzi ades-
so sono proprio sicura perché è così.
In Italia ci sono circa 100.000 nigeriani "regola-
ri" (2017), un numero in crescita che si divide
equamente tra maschi e femmine. Nel 2014 (ul-
tima statistica disponibile) in Italia c'erano 71.158
nigeriani, il 49,8% maschi. Un numero tutto
sommato piccolo rispetto ai 5 milioni di tutti
171
La Mafia Nigeriana in Italia
gli stranieri presenti in Italia, i nigeriani rappre-
sentano solo l'1,41%, sono il 13° paese per nu-
mero di presenze straniere (il 3° paese africano),
eppure davanti all'ambasciata nigeriana ogni
giorno c'è un via vai "insolito" di nigeriani che
da tutta l'Italia sono "costretti" ad andare a
Roma, anche per le cose più banali, anche solo
per prendere un appuntamento (per esempio per
rinnovare il passaporto).
Tra i nigeriani di tutto il mondo l'ambasciata
nigeriana di Roma è denominata "The 419
Embassy", dove 419 è quell'articolo del Codi-
ce Penale nigeriano che persegue la frode e la
corruzione. Ci sono già state, in passato, nume-
rose proteste dei cittadini nigeriani d'Italia a
Roma contro questo stato di cose, ma senza al-
cun risultato.

È ora che tutti sappiano

È ora che tutti sappiano che noi nigeriani per


qualsiasi cosa, dal rinnovo del passaporto, alla
richiesta di documenti per matrimoni, ai certifi-
cati di qualsiasi tipo, siamo costretti ad andare
172
La Mafia Nigeriana in Italia
di persona negli uffici della nostra ambasciata.
Ci si deve recare a Roma anche per le faccende
più banali, anche solo per fissare un appunta-
mento per rinnovare il passaporto (oppure dob-
biamo "pagare" qualcuno che lo fissi per te).

Non rispondono al telefono, non leggono


le nostre e-mail

Noi nigeriani ci sentiamo "abbandonati", "trascu-


rati" proprio da chi ci dovrebbe aiutare e difen-
dere. A meno che tu non abbia un "santolo", di-
ciamo un buon amico, e allora contatti quel
"buon amico" il quale fa da tramite tra te e gli
uffici del tuo consolato, ovviamente anche se
quello è un "buon amico" si fa pagare, e magari,
se poi si fa pagare poco lo consideriamo davve-
ro un "buon amico".
Ogni giorno di tutti i giorni feriali arrivano a
Roma da tutte le regioni italiane decine e deci-
ne di nigeriani, forse centinaia, solo per andare
all'ambasciata del loro paese, e magari solo per
risolvere problemi che potrebbero essere facil-
173
La Mafia Nigeriana in Italia
mente risolti al telefono, o via e-mail, una folla
di persone, donne e uomini, e perfino intere fa-
miglie che, trovandosi in un paese straniero,
hanno bisogno di essere seguite, aiutate, magari
solo rincuorate, ed invece che fa la "nostra amba-
sciata"? Nemmeno ti risponde al telefono, nem-
meno legge le tue comunicazioni.
Sul marciapiede, in strada, fuori dall'ingresso
dell'ambasciata nigeriana di Roma (unica in tutta
Italia) a "regolare" il traffico di tutti quei nigeriani
che arrivano da ogni regione, ogni giorno ci
sono due o tre "scagnozzi" che dicono di far
parte dello "staff" e con quella scusa si offrono
per farti "saltare" la fila presentando loro stessi
la tua pratica negli uffici dell'ambasciata, e ma-
gari si offrono anche di rendertela più veloce,
di farti superare eventuali "intoppi" burocratici,
ecc.. Ovviamente in cambio ti chiedono dena-
ro, nulla è gratis.
Da quelle parti a Roma, siamo molto vicini alla
Città del Vaticano, dove si trova l'ambasciata
nigeriana, ci sono anche altre ambasciate, ma
nessuna è così affollata come quella della Nige-
174
La Mafia Nigeriana in Italia
ria, tanto è che perfino i carabinieri (italiani) ci
passano due o tre volte, per controllare che sia
tutto "calmo". Nel senso che le autorità italiane
sanno tutto della situazione ma probabilmente
poco possono fare.
Ho avuto modo, tempo fa, di parlare personal-
mente con l'ambasciatore della Nigeria in Italia
e nei suoi occhi ho visto la corruzione stampata
in faccia, e quando mi ha detto "tu non sai tutto
quello facciamo qui per i nigeriani in Italia, abbiamo
tanto lavoro".
Ma allora perché non rispondete mai al telefo-
no o non rispondete alle e-mail, molte piccole
cose si possono risolvere al telefono, i nigeriani
qui hanno bisogno di essere rassicurati, vorreb-
bero essere seguiti, sapere che la loro ambascia-
ta in Italia è con loro. "Riceviamo tante e-mail ogni
giorno, non possiamo leggerle tutte". Non leggerle
tutte può capitare ma non leggerne nessuna è
un crimine.
Tutte stronzate caro ambasciatore, dove siete
voi quando una ragazza nigeriana viene violen-
tata perché non si vuole prostituire, dove siete
175
La Mafia Nigeriana in Italia
voi quando ogni giorno sbarcano in Italia deci-
ne e decine di ragazze nigeriane. Voi che fate
per loro?

No, caro ambasciatore, così non va, in


questo modo tu permetti che approfittatori,
delinquenti e mafiosi "rubino" ai tuoi stessi
connazionali, e perfino "sottomettano" le tue
ragazze

Caro ambasciatore, dove eravate voi nigeriani


della diplomazia che rappresentate la Nigeria in
Italia, quando altri nigeriani violentarono me a
Torino, quando altri nigeriani mi portarono
con la forza in Spagna. Dove eravate voi quan-
do ho dovuto fare tutti i documenti per sposar-
mi. Per averli ho dovuto anch'io pagare una "si-
gnora" perché voi non mi rispondevate mai.
Per rinnovare il tuo passaporto nigeriano oppu-
re per farne uno nuovo, o solo per mettere an-
che il nome di tuo figlio minorenne nel tuo
passaporto nigeriano devi prima andare nel sito
dell'ambasciata e attivare l'apposita procedura
on line, paghi circa 40-45 euro. E poi teorica-
176
La Mafia Nigeriana in Italia
mente dovresti attendere che da Roma rispon-
dano per fissarti un appuntamento per portare i
documenti necessari. Il costo effettivo di que-
ste pratiche sono intorno ai 60-70 euro, tra bol-
li e carte bollate, ma non è così.
Nella realtà, se non vuoi ricevere l'appunta-
mento dopo un anno (oppure mai), devi pagare
un plus al "personaggio" di turno fuori dall'amba-
sciata e con altri 200-300 euro quell'appunta-
mento ce l'hai quasi subito. Oppure se conosci
un "buon amico" che segue dall'inizio alla fine
tutta la tua pratica il costo sale a 700-900 euro.
È una truffa vera e propria, ma le ambasciate
hanno extra-territorialità e purtroppo non ci si
può fare nulla.
La Nigeria è uno stato con elevata corruzione,
ma tutt'altro che arretrato. L'Ambasciata di
Roma ha un ottimo sito internet con tutte le
spiegazioni sul passaporto Ecowas elettronico
di nuova concezione anti-frode che fa invidia a
molti Stati, anche occidentali, in quanto contie-
ne in un chip di sicurezza i dati biometrici di
impronte digitali e iride. Un sistema adottato
177
La Mafia Nigeriana in Italia
dal 2010 perché prima di quella data era possi-
bile farsi fare passaporti (veri) con nomi diversi
dal tuo, bastava pagare un "buon amico". Con un
migliaio di euro potevi cambiare identità senza
tanti problemi, un sistema adottato da chi ave-
va subito un'espulsione, o da chi aveva proble-
mi con la giustizia italiana (vedi mafia nigeriana).
Tra il 2015 e il 2021, circa 60mila ragazze e
donne (due su cinque erano minorenni) sono arriva-
te dalla Nigeria in modo irregolare, e l'80% di
queste destinato al mercato della prostituzione
coatta, ma che fa l'ambasciata nigeriana in Italia
per leggere il fenomeno, per capire, per cercare
di fermarlo? Nulla, assolutamente "niente".
Niente, nonostante ormai quasi tutti gli ingressi
irregolari dalla Nigeria, presentino domanda di
asilo o di protezione internazionale. Possibile
che nessun funzionario, l'ambasciatore stesso,
si sia mai chiesto come mai un così gran nume-
ro di ragazze nigeriane arrivi in Italia in modo
irregolare e che poi venga costretta a prostituir-
si?

178
La Mafia Nigeriana in Italia
La Nigeria è uno degli stati più corrotti al mon-
do, certamente uno dei più corrotti dell'Africa.
Una corruzione capillare che si insinua nella
vita delle persone, soprattutto dei più poveri,
dei più bisognosi, di chi non ha gli strumenti
per capire e conoscere. E non solo dei nigeriani
che sono rimasti in Nigeria, ma è un circolo vi-
zioso che entra nella vita anche di chi, come
me, per qualche motivo dalla Nigeria se ne è
andato.
La corruzione non è solo le grandi tangenti che
le compagnie petrolifere elargiscono con gene-
rosità ai politici nigeriani per continuare ad
estrarre petrolio dal Delta del Niger, la corru-
zione è anche quando un poliziotto ti chiede
soldi per non aprire la tua valigia quando arrivi
all'aeroporto di Lagos e farti così passare la do-
gana indenne, la corruzione è anche quando, in
Italia, sei costretta a chiedere ad un intermedia-
rio di intercedere per te presso la tua stessa am-
basciata.
La corruzione è subdola perché poi ti abitui, fi-
nisci per considerare tutto questo la "normalità".
179
La Mafia Nigeriana in Italia
The Embassy

Io denuncio la corruzione, piccola e grande,


che c'è, che esiste, dentro e fuori dell'ambascia-
ta nigeriana a Roma. Io denuncio la corruzione
che dilaga nel mio paese di origine e che ha
contagiato le ambasciate e i consolati di tutta
Europa. Non deve essere più possibile che mi
devo rivolgere ad un "buon amico" anche solo
per avere un appuntamento per qualcosa che
serve alla mia vita di nigeriana in Italia.

180
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 18
L'Oba di Benin City contro il
traffico di ragazze nigeriane
#6ae21a

Viene dalla Nigeria, più precisamente dallo Sta-


to di Edo tristemente noto per la tratta di gio-
vani e giovanissime nigeriane coinvolte nella
trappola della prostituzione forzata, il pronun-
ciamento dell'Oba di Benin City contro la trat-
ta.

Chi è l'Oba di Benin City

Oba, ovvero “re”, Ewuare II, che da Benin


City, capitale dello Stato di Edo, governa il po-
polo Edo o Benin. Una laurea in Economia
conseguita in Gran Bretagna e una specializza-
zione in Pubblica Amministrazione dalla Rut-
gers University del New Jersey (Usa), è stato

181
La Mafia Nigeriana in Italia
anche ambasciatore della Nigeria in Angola,
Svezia e Italia.
La sua autorità ha radici nell'Impero Benin, co-
stituitosi in quella regione attorno al 1300 e an-
nesso all’Impero Britannico nel 1897. Il popolo
Edo o Benin non è da confondere con la po-
polazione della moderna Repubblica di Benin,
che ha altra storia e collocazione geografica ri-
spetto allo Stato di Edo nella moderna Nigeria.
Ha destato grande interesse negli ambienti ni-
geriani (e non solo in quelli) il pronunciamento
dell'Oba del Benin, Ewuare II, contro la tratta
di esseri umani.
Re Ewuare II ha costretto gli sciamani, ovvero
i sacerdoti della religione tradizionale, a revoca-
re la maledizione dei riti “JuJu” cui vengono
sottoposte le giovani ragazze prima di iniziare il
“viaggio” verso l’Europa. Secondo quei rituali
woodoo se le ragazze non ne ripagano il prezzo
del viaggio con i proventi del lavoro che verrà
loro procurato gli spiriti prenderanno la loro
vita o quella dei loro familiari perché essi «Leg-
gono tutto e vedono, qualsiasi cosa accada»
182
La Mafia Nigeriana in Italia
L’iniziativa di Ewuare II, appoggiato dal gover-
natore dello Stato di Edo, può liberare dalla
paura molte ragazze e donne nigeriane che non
osano ribellarsi alla prostituzione forzata, lavo-
ro loro imposto per ripagare un debito assurdo,
che supera anche 25-40.000 euro per un viag-
gio che ne costa al massimo poche migliaia.
L'Oba è nella cultura del popolo Edo (popolazio-
ne dell'Africa occidentale ed in particolare del Delta del
Niger in Nigeria) un re e un capo religioso. Il
nome Oba (che in molte lingue locali significa re) en-
trò in uso nel XIII secolo con Eweka I, consi-
derato il fondatore del Regno del Benin. Il ruo-
lo, oggi molto più religioso e culturale che poli-
tico (gli inglesi sul finire del 1800 decretarono la fine
all'Impero del Benin), si tramanda da allora ed
oggi a ricoprirlo è Eheneden Erediauwa (Ewua-
re II) nato nel 1953 e "incoronato" il 20 ottobre
2016.
L’Oba di Benin City è soprattutto la massima
autorità della religione animista della Nigeria.

183
La Mafia Nigeriana in Italia
Sin dal suo insediamento l'Oba ha strettamente
collaborato con il Governatore dell'Edo State
sui problemi della tratta.

L'editto dell’Oba di Benin City

Nel marzo 2018 l'Oba ha chiamato a raccolta


tutti i medici tradizionali formulando una sorta
di "editto" in cui li obbliga a non mettere in atto
giuramenti rituali (che in Italia conosciamo generica-
mente come riti woodoo o JuJu) che costringono gio-
vani donne nigeriane a restituire soldi ad orga-
nizzazioni criminali che le portano in Europa
(ed in particolare in Italia) a prostituirsi.
Allo stesso tempo l'editto libera (anche con azione
retroattiva) le donne dal vincolo e le mette nelle
condizioni di denunciare i criminali. Infatti,
l'Oba ha anche pronunciato parole molto dure
contro le confraternite che sono alla base della
mafia nigeriana che gestisce da decenni il traffi-
co di esseri umani allo scopo di sfruttamento
nel mondo della prostituzione e strettamente
connesso con lo spaccio di stupefacenti.
184
La Mafia Nigeriana in Italia
Il ruolo dei medici nativi è quello di svolgere, a
pagamento, riti che impegnano la ragazza e la
sua famiglia alla restituzione del debito accu-
mulato per arrivare in Europa pena l'arrivo di
maledizioni di ogni genere. Giocando sulla cre-
denza, sull'ignoranza e sul potere acquisito i
medici nativi vincolano le vittime a non parlare
del proprio giuramento e a restituire fino
all'ultimo centesimo il loro debito.
La prostituzione nigeriana in Italia ha subito
un'impennata negli ultimi anni, con una pausa
nel periodo Covid, che hanno visto crescere a
dismisura le donne "importate" dalla Nigeria.
L'Editto di Re Ewuare II è un fatto sicuramen-
te importante che risponde, come ha avuto
modo di dire lo stesso Oba, alla richiesta forte
della comunità internazionale (e solo in parte di
quella, distratta, nigeriana) rivolta ai sistemi infor-
mali (quelli appunto dei medici tradizionali, degli stre-
goni e dei ciarlatani nigeriani) di contribuire di met-
tere fine alla tratta di esseri umani.
Sarà interessante capire se le ragazze nigeriane,
già in Italia o in Europa da tempo, svincolate
185
La Mafia Nigeriana in Italia
dal loro giuramento saranno capaci di collabo-
rare con la giustizia e di permettere l'arresto dei
criminali che gestiscono un business così reddi-
tizio.
Sicuramente ha tremato una parte della comu-
nità nigeriana residente in Italia che ricava im-
portanti utili dai servizi offerti alle "ragazze di
strada" (dalle ospitalità alle necessità logistiche o dei
servizi, quando non il diretto guadagno su una parte del
debito).
Sicuramente l’atto dell'Oba è stato coraggioso,
perché in definitiva, toglie una parte importan-
te dei guadagni ai medici nativi e in qualche
modo ne delegittima l’azione. Così come si
mette deliberatamente contro alle potente con-
fraternite che da decenni infiammano criminal-
mente la vita quotidiana in Nigeria. Certo anco-
ra si fa fatica a scardinare una rete di credenze e
di ignoranza, di pregiudizi e di complicità, che
anche attraverso l’uso di rituali e pratiche di
stregoneria, contribuiscono a fare restare in un
forte oblio la popolazione nigeriana a vantaggio
di criminali e politici corrotti.
186
La Mafia Nigeriana in Italia
A distanza di quattro anni dall'editto
dell'Oba di Benin City gli effetti si sono
dissolti

“Quando ho sentito l’editto dell’Oba, ho pensato che


Dio era venuto a risolvere i nostri problemi, che le ra-
gazze non sarebbero più partite. Ma le lacrime delle ra-
gazze che accogliamo oggi nei nostri centri ci fanno capi-
re che non è servito a niente”.
Senza dubbio alcune ragazze si sono sentite li-
berate, e una sfilza di mamam, nell'immediatez-
za del fatto, si sono spaventate e sono andate a
confessare i loro peccati chiedendo perdono
per non cadere nell’anatema. Ma a distanza di
quattro anni, molte ragazze nemmeno sanno di
quell’editto, e che i rituali JuJu sono stati male-
detti dall’Oba in persona (e i trafficanti certamente
sono ben felici di questa ignoranza). E ciò è dimo-
strato dalle molte interviste fatte a ragazze nige-
riane da parte delle mediatrici culturali, e quan-
do glielo dicono molto spesso tendono a non
credere che l'Oba in persona abbia cancellato
gli effetti dello JuJu, o che sia impossibile can-
187
La Mafia Nigeriana in Italia
cellarli perché "Mami Wata" è una dea (loa delle
acque nella cultura woodoo) molto più potente
dell'Oba che, anche se molto influente, alla fine
è solo un uomo.
Però questo non è stato sufficiente a fermare il
fenomeno, anzi, in alcuni casi lo ha addirittura
peggiorato. Non è bastato perché l’editto ha
coperto una porzione di territorio piccolissima.
Lo ha peggiorato perché ha allargato il recluta-
mento di ragazze al di fuori della porzione di
territorio protetta dall’editto. Le trafficanti
sono andate a cercare le ragazze altrove, apren-
do nuovi “mercati” e nuovi luoghi dove svolgere
i rituali. Le rappresaglie contro le famiglie delle
ragazze liberate sono state violentissime.
Alcune trafficanti (mamam) non hanno accetta-
to l’editto, altre hanno dapprima liberato le ra-
gazze, ma poi si sono rese conto che non sa-
rebbe successo niente di apocalittico. In fin dei
conti nessuna di loro era morta o aveva subito
conseguenze gravi per aver infranto l’editto.
Quindi hanno ricominciato richiamando le ra-

188
La Mafia Nigeriana in Italia
gazze liberate con un meccanismo di assogget-
tamento ancora più violento.
L’impatto del discorso dell’Oba è durato poco.
“Le ragazze sono tornate sotto pressione. Lo sono sem-
pre, anche mentre fanno parte di un progetto che in Ita-
lia le protegge. Gli uomini della tratta sono sempre lì
intorno, le minacciano, a volte le rapiscono. Quando le
ragazze riescono a scappare, a volte arrivano allo spor-
tello e ci raccontano tutte queste cose”. L’aspetto mi-
stico del woodoo è un elemento centrale di
coercizione nella conservazione del legame tra
la mamam e le vittime. E su questo si sono ap-
poggiate ancora una volta per ristabilire il lega-
me di sottomissione.
L’Oba di Benin City, che non ha un’autorità
superiore a quella del governo, ovvero non è
un’autorità politica ma solo religiosa, ha cercato
di salvare la sua città e il suo popolo, ma con il
suo editto ha voluto anche dare un segnale di
carattere politico, al governo dello Stato
dell’Edo, affinché fossero rinforzate le misure
di contrasto al traffico di esseri umani. Oggi, in
Nigeria si cercano altri modi per dissolvere
189
La Mafia Nigeriana in Italia
questo legame spirituale con il woodoo, ad
esempio utilizzando la fede in Dio (cristianesi-
mo), alla ricerca della luce per uscire dalle tene-
bre. Le ragazze nigeriane vittime di tratta sono
quasi tutte cristiane, per lo più della Chiesa
Pentecostale, ma le tradizioni e riti "degli antichi"
hanno ancora una valenza spirituale molto pro-
fonda.
Quello delle ragazze nigeriane è un chiaro
esempio di "sincretismo religioso", ovvero la me-
scolanza di culti tra diverse religioni. Se è vero
che le ragazze nigeriane vittime di tratta sono
"cristiane" è anche vero che come in moltissimi
africani sub-sahariani, costretti ad abbracciare
la religione dei missionari e dei colonizzatori
europei, c’è ancora una fortissima valenza spiri-
tuale nelle religioni tradizionali. E l’antico re-
gno del Benin, Nigeria meridionale, il regno di
Danxomé (oggi Stato del Benin) sono proprio i
luoghi dove la religione animista ha avuto origi-
ne (circa 6.000 anni prima di Cristo), dove è cre-
sciuta, si è sviluppata, si è profondamente an-
corata nello spirito e nell'anima di quei popoli.
190
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 19
Nude e umiliate, il rito che incatena
le ragazze nigeriane alla mafia
#40fad6

Nude e Umiliate

Il rito che incatena le ragazze nigeriane alla ma-


fia e le costringe a fare le prostitute. Castel Vol-
turno, costretta a spogliarsi dalla "mamam" e a
promettere fedeltà al boss. Il riscatto fissato in
30 mila euro per uscire dalla schiavitù.

Un cerchio fatto con dei lumini

Un cerchio fatto con dei lumini che per la ra-


gazza costretta a stare nel centro, diventerà una
gabbia. L’hanno fatta spogliare e poi la filmano
mentre le fanno ripetere un giuramento che la
obbliga a prostituirsi e a raccogliere denaro per
il suo "padrone".

191
La Mafia Nigeriana in Italia
È uno dei tanti abusi che le ragazze africane,
che le nostre "Ragazze di Benin City" subiscono
da parte di esponenti della mafia nigeriana. Un
video girato con uno smartphone, e inviato dal-
la stessa ragazza coinvolta da Dubai (Emirati
Arabi) ad un amico in Italia e che poi ha fatto
scattare l'indagine di polizia. Il video era usato
come arma di ricatto nei confronti della ragaz-
za.
Questa ragazza in particolare, ora in salvo, era
stata fatta arrivare in Italia con la promessa di
un lavoro, ma dopo questo "rito" è stata spedita
a prostituirsi a Dubai.

Il Medio Oriente è la nuova frontiera

Il Medio Oriente è la nuova frontiera della


tratta delle donne africane da parte della mafia
nigeriana, che fa arrivare queste ragazze in
Italia e poi le smista in Medio Oriente, un
mercato ricco, e dove queste ragazze sono
costrette ad arricchire qualche "harem" di
qualche signorotto locale, un mercato dove le
192
La Mafia Nigeriana in Italia
donne sono solo "giocattoli", dove vengono
comprate e vendute come "merce", e da dove
con ogni probabilità queste ragazze non
torneranno mai più indietro.

Quella di inviare alcune ragazze vittime


della tratta nei paesi arabi sembra essere
una vera e propria scelta

"Le mandano lì perché in Italia c’è crisi, ancora di più


in questo periodo di pandemia, e poi perché hanno pau-
ra delle denunce. Qui in Italia le donne sono più tutela-
te. La mafia nigeriana pensa solo a far soldi e ora ha
trovato questo nuovo canale per la prostituzione e lo uti-
lizza. Le ragazze vengono ingannate e portate in Italia,
se hanno figli glieli tolgono e le ricattano. Poi le sotto-
pongono a questo giuramento e alla fine le mettono sui
marciapiedi italiani o le mandano in Medio Oriente".
In questo caso la ragazza ha inviato da Dubai il
documento come richiesta di aiuto a Christo-
pher, un suo amico che vive a Castel Volturno,
nel casertano, roccaforte del clan africano.
Christopher è un nigeriano che spesso collabo-

193
La Mafia Nigeriana in Italia
ra con le forze dell’ordine per arrestare i traffi-
canti di uomini.
"Mi ha chiesto di aiutarla, di portare il video agli in-
quirenti perché arrestassero i suoi aguzzini e le restituis-
sero la libertà". Nel video però non si vede in
faccia la "mamam" che le fa ripetere il giuramen-
to, e neppure il pastore della chiesa pentecosta-
le dove la ragazza ha detto che è stato girato il
filmato.
"Ho denunciato tutto ma spero di trovare altre prove
che li incastrino definitivamente. Credo che a tutti noi
faccia bene vedere come la mafia tratta le donne, anche
se sono immagini drammatiche. Per loro sono solo merce
e in questo video la ragazza viene mortificata, spaventa-
ta e trattata come una bestia".
Il filmato è girato con un telefonino e mostra
una ragazza lasciata nuda che cerca di coprirsi
mentre una voce femminile e crudele le urla di
tenere giù le mani. La mamam le fa giurare che
restituirà il riscatto al suo "padrone" lavorando
come prostituta.
"Quanto ti abbiamo addebitato?", chiede la ma-
mam, "Non so, non me lo ricordo", risponde la vit-
194
La Mafia Nigeriana in Italia
tima. "Trentamila euro, questo è il costo che addebito
alle mie ragazze. Ora io ne ho 5, tu sei la sesta e an-
drai a Dubai mentre le altre sono ad Abu Dhabi".
Gli ultimi dati dell’Organizzazione Internazio-
nale per le Migrazioni (OIM) e le Caritas Italia-
ne parlano di circa 1.700 ragazze nigeriane vitti-
me di tratta solo a Castel Volturno costrette a
prostituirsi con turni massacranti per soli 10 o
15 euro a "prestazione". In tutta Italia si calcola
ce ne siano tra le 27.000 e le 30.000. Le nigeria-
ne rappresentano circa il 35% di tutto il merca-
to della prostituzione coatta del "bel paese".

La mamam fa dire alla vittima che lavoro


dovrà fare per pagare il suo riscatto

Nel video la mamam fa dire alla vittima che la-


voro dovrà fare per pagare il suo riscatto e lei
imbarazzata quasi non ci riesce. "Dillo in inglese,
dici bitch!", le urla. "Giura che non darai problemi al
tuo padrone e che non lo farai arrabbiare. Se non lo fa-
rai arrabbiare sarà buono con te". A quel punto le
chiede dei figli. "Quanti ne hai? Maschio o femmi-
195
La Mafia Nigeriana in Italia
na? Lavora, paga il riscatto e potrai farlo viaggiare e
dargli il meglio", le dice in maniera subdola. La
ragazza prova istintivamente ancora a coprirsi,
annuisce sapendo che non sarà mai libera e che
con quel giuramento sta firmando la sua con-
danna (a morte).

196
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 20
Le ragazze nigeriane, i riti
woodoo e il culto di Mami Wata
#215aa2

Il woodoo (JuJu)

Le origini storiche e geografiche del culto del


woodoo sono da individuare nell'attuale stato
del Benin (regione particolarmente martoriata nei
secoli passati dal fenomeno della tratta degli schiavi).
Questo fenomeno ha accompagnato nei loro
spostamenti coatti, ad opera delle carovane e
delle navi dei negrieri, gli schiavi. Tra i gruppi
di schiavi il woodoo ha avuto un importante
ruolo di "collante" ricostruendo quell'identità et-
nico culturale che, la deportazione in altri con-
tinenti, invece, tendeva ad annientare.
"Il woodoo permette ai suoi fedeli di trovare una forma
rudimentale di vita collettiva". Queste esperienze,
una volta esportate dal paese di origine, si ri-
197
La Mafia Nigeriana in Italia
produssero in forme nuove con il conseguente
aumento del numero delle divinità, in Brasile, e
nelle Americhe in particolare.
Un aspetto importante, che è quello che più da
vicino ci riguarda, è che molte persone danno
al woodoo lo stesso significato di un atto di
stregoneria. Si attribuisce ad esso una valenza
negativa rispetto al significato originale (molte
ragazze nigeriane vittime di schiavitù sessuale hanno
subito un atto di woodoo che viene interpretato come un
vincolo di schiavitù, una specie di patto con il diavolo).
Il woodoo è pilastro della cultura popolare, ma
anche luogo di lacerazioni, di rotture, di scissio-
ni della società. Quest’interpretazione è lonta-
na, però, da quelli che sono i suoi significati
originali.
Ha avuto soprattutto un significato di culto re-
ligioso, ma insieme ha avuto anche un’applica-
zione terapeutica e protettiva. Malattie endemi-
che, sfortuna e disgrazie venivano infatti scon-
giurate con sacrifici ed offerte e permettevano
nel contempo di venire in contatto col sopran-
naturale.
198
La Mafia Nigeriana in Italia
In Benin le celebrazioni del woodoo sono una
festa a carattere nazionale (che si celebra ogni anno
a gennaio). Esistono scuole private riconosciute
dallo Stato dove centinaia di bambini vengono
istruiti alle pratiche religiose del woodoo. Ci
sono veri e propri luoghi di culto dove sono
presenti sacerdoti che accolgono postulanti,
malati, gente comune, ecc.
Il rito assume un valore collettivo. Nella cultura
originaria la valenza dei rituali woodoo è estre-
mamente positiva: infatti ribadisce una sorta di
protezione per i singoli e la comunità nei con-
fronti di una quotidianità contrassegnata dalla
durezza delle condizioni di vita.
Al di là dell’aspetto antropologico, e al di là
dell’idea occidentale (che attribuisce ai rituali woo-
doo una connotazione negativa). L'uso attuale che le
ragazze nigeriane fanno del woodoo assume un
significato nuovo, più individuale, banalizzato,
privo di riferimenti alla natura religiosa del cul-
to originale, molto vicino al nostro concetto di
rituale magico stregonesco.

199
La Mafia Nigeriana in Italia
Il culto di "Mami Wata"

Mami Wata è il nome di una delle divinità delle


acque, dei fiumi e degli oceani largamente pre-
sente, non solo nelle culture del Golfo di Gui-
nea ma in molte regioni dell'Africa sub-saharia-
na. Comunque questa divinità viene raffigurata
come una sirena bella e curata.
Diverse ragazze nigeriane vittime della mafia
nigeriana e avviate alla prostituzione in Italia,
quasi tutte provenienti dalla regione intorno a
Benin City, nell'Edo State, hanno raccontato di
essere state sottoposte a riti di possessione di
Mami Wata.
Secondo una casistica che ha preso in conside-
razione i racconti di diverse ragazze nigeriane
sottoposte al rito woodoo, la sintomatologia
del culto di Mami Wata si esprimerebbe in una
sensazione di acqua che scorre lungo la testa ed
il collo, in sogni "acquatici".
È importante tenere presente che una volta su-
perato l’ostacolo comunicativo tra culture dif-
ferenti (operatori sociali italiani e ragazze nigeriane),
200
La Mafia Nigeriana in Italia
per le ragazze abbandonare il tradizionale culto
per una nuova religione o trascurare i rituali e
le attenzioni che la divinità meriterebbe non è
un passaggio a costo zero (per lo meno non lo è a
livello psicologico). Ci sono conseguenze e con-
traddizioni che prima o poi andranno affronta-
te. Si deve infatti accostare a questo universo
con grande cautela proprio per evitare di creare
nella ragazza scompensi e fratture psicologiche
difficilmente rimarginabili.
Il culto infatti rappresenta un patrimonio di si-
gnificati e concetti che hanno radici molto pro-
fonde pertanto per la ragazza abiurare il culto
può simboleggiare una sorta di sacrilegio e
compromettere il suo delicato equilibrio psico-
logico, già fortemente messo alla prova dal tipo
di vita che conduce sulla strada. Il culto di
Mami Wata si accompagna all'idea di salute o al
dono di poter guarire, ma anche ad immagini di
ricchezza individuale.
Ma il legame con questa divinità è perverso in-
fatti quanto promette in termini di benefici in-
dividuali, toglie in termini di rapporti sociali.
201
La Mafia Nigeriana in Italia
Queste esperienze di possessione snaturano gli
originali rapporti di parentela creando spesso
conflitti all'interno della famiglia d’origine, per
creare legami con le "mamam" (donne che ospitano
le ragazze nigeriane in Italia, che pagano il loro viaggio
e che poi le costringono a prostituirsi).
A livello psicologico invece si possono notare
nelle ragazze sottoposte a questi vincoli com-
portamenti definiti "bizzarri". È necessario co-
noscere quest’aspetto della vita delle ragazze te-
nendo presente che questi elementi e questi le-
gami con questa sorta di mondo parallelo (il
woodoo) possono anche essere i soli a loro di-
sposizione per comunicare la propria sofferen-
za e le proprie angosce.

Il rito vero e proprio

Da alcuni racconti di ragazze nigeriane che


hanno voluto descrivere i cerimoniali woodoo
a cui sono state sottoposte, si evidenzia che è
un rito a cui partecipano più persone, genitori,
parenti e amici della ragazza, e che a guidarlo è
202
La Mafia Nigeriana in Italia
un sacerdote o una sacerdotessa (chissà se veri o
falsi). La ragazza è vestita con abiti tradizionali
ed è quasi sempre a seno scoperto, seno su cui
vengono praticati piccoli tagli paralleli con lame
affilate (le cicatrici permanenti che rimangono su uno o
su entrambi i seni sono li a ricordare per sempre alla
ragazza la promessa fatta).
La ragazza è inoltre costretta a bere il sangue, a
volte anche mangiare il cuore di una gallina che
viene sgozzata durante il rito. Il patto che viene
suggellato (ovvero le promesse, o contratto) è confer-
mato dal taglio di ciocche di capelli e peli di
pube che poi vengono consegnati alla mamam,
simboleggiano il possesso ovvero che la ragaz-
za diventa "proprietà" della mamam o di coloro
che le faranno fare il viaggio verso l'Italia.

Le tre promesse principali che la ragazza


deve pronunciare a voce

1. Quella di pagare il debito (il costo del viaggio)


che varia da ragazza a ragazza, più bella e
giovane è la ragazza più alto sarà il debito
203
La Mafia Nigeriana in Italia
(dai 30 mila dollari, può arrivare fino a 90 mila
dollari). Spesso ai genitori e alla ragazza
questo importo non viene espresso in
dollari ma in naira (la moneta nigeriana),
come a dire che il "viaggio" costa meno di
500 dollari. È un altro inganno a cui
vengono sottoposte le ragazze.
2. C'è poi un giuramento di fedeltà alla
mamam (ovvero agli sfruttatori).
3. Ed infine l'obbligo del silenzio, non dire
nulla del giuramento, del viaggio. (Non si
deve mai pronunciare il nome della mamam, né
quello delle persone che ti hanno fatto arrivare in
Italia).
La minaccia, in caso di inadempienza di uno
qualsiasi di questi tre punti, è la morte, o un
maleficio, non solo verso la ragazza, ma anche
verso qualsiasi parente che rimane in Nigeria.
In questo modo le ragazze diventano vere e
proprie "prigioniere" di un voto, di una promessa
che se non mantenuta significa la morte. Per
molto tempo queste ragazze dovranno convi-
vere con la paura, una paura reale, che accada
204
La Mafia Nigeriana in Italia
qualcosa ai loro genitori, fratelli o sorelle che
restano a casa in Nigeria.
Nel 2018 la massima autorità della religione
animista in Nigeria, l'Oba (Re) di Benin City,
decise di intervenire contro questi rituali, spes-
so eseguiti da "sacerdoti" infedeli. Li vietò, e an-
nullò tutti gli effetti passati, presenti e futuri.
L'editto dell'Oba di Benin City ebbe qualche
effetto nell'immediato, soprattutto nella regio-
ne di Benin City, ma anche in Italia dove alcu-
ne mamam, per paura della Dea "Mami Wata",
liberarono le loro ragazze.
A distanza di quattro anni da quell'editto pos-
siamo dire tutto è tornato esattamente come
prima, e le nuove ragazze nemmeno sanno che
l'Oba di Benin City si era pronunciato per an-
nullare tutti gli effetti dei rituali "JuJu". In Nige-
ria (e in Italia) questi rituali continuano.

205
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 21
Green Bible. Svelati i segreti della
Bibbia Verde della mafia nigeriana
#9d748d

Pena di morte per i traditori. Un vero e proprio


manuale di istruzioni per gli affiliati. Si tratta
della ‘Green Bible’, ovvero il codice della ma-
fia nigeriana.
Dai soldi per mantenere le famiglie degli arre-
stati, alle quattro ramificazioni, fino al codice di
comportamento per i nuovi affiliati: le tante si-
militudini dei Maphite con le 'ndrine calabresi,
scoperte nel manuale che apre la porta sul
mondo della criminalità organizzata africana.
Un vero e proprio manuale di istruzioni per gli
affiliati, nel quale, per esempio, il piano di rici-
claggio di denaro nei Paesi di origine viene in-
dicato come ‘Mario Monti’.
Si tratta della ‘Green Bible’, ovvero il codice
della mafia nigeriana. È stata scoperta nell'ago-
206
La Mafia Nigeriana in Italia
sto 2019 a Torino nel corso di una indagine
sfociata in alcune decine di fermi.
Grazie alla ‘Bibbia Verde’, contenuta in un pac-
co inviato dalla Nigeria all’Italia e intercettato
nel capoluogo piemontese, gli investigatori
sono riusciti a ricostruire la struttura del clan
Maphite (o Green Circuit association), le regole, le
cariche e le investiture, i riti di iniziazione, le
punizioni. “Ogni operazione criminale aveva un nome
in codice. Il ‘Mario Monti’ era uno di questi”.
E a leggere bene il manuale, che è stato deposi-
tato ai Tribunali della Libertà di Catania, Mode-
na e Torino, si possono notare inquietanti e
neanche tanto nascoste similitudini con la
‘ndrangheta.
A cominciare dal fatto che i Maphite in Italia
sono divisi in 4 ramificazioni, esattamente tanti
quanti sono i mandamenti delle ‘ndrine calabre-
si. E chiunque desideri farne parte deve essere
di "razza africana" e raccomandato da un mem-
bro. E dovranno essere superati 120 giorni di
prova, prima di ottenere l’affiliazione. Così
come accade per i “contrasti onorati” delle ‘ndri-
207
La Mafia Nigeriana in Italia
ne. Da quel momento, il fine ultimo del nuovo
membro dei Maphite sarà fare soldi. Occupan-
dosi di droga, prostituzione, rapine, armi. Il de-
naro è l’unica cosa che conta. I "soldi" è ciò in-
torno a cui ruota tutto.
Anche in caso di arresto. Quando verranno
stanziati, entro 48 ore, 10mila dollari per il
mantenimento della famiglia dell’arrestato. Con
questo, proprio come accade per la “bacinella”
della ‘ndrangheta, si vuole evitare la cosa peg-
giore di tutte: il pentimento. La collaborazione
con la giustizia, la violazione dell’omertà porta
come conseguenza diretta solo alla morte. È il
primo insegnamento che viene trasmesso agli
‘showguy’, i giovani che entrano nella famiglia
Maphite.
Tenere la bocca chiusa e non lamentarsi delle
punizioni. Restando lontano dalle forze
dell’ordine (chiunque sia, anche alla lontana, impa-
rentato con un poliziotto non può entrare), ma anche
sciogliendo qualsiasi rapporto con i cults africa-
ni o le mafie italiane. Perché di loro non c’è bi-
sogno.
208
La Mafia Nigeriana in Italia
Sono le rigide regole della "Green Bible" della
mafia nigeriana. Il testo spiega anche l'ordine
gerarchico dell'organizzazione malavitosa: ci
sono capitani, tenenti, sergenti e soldati sempli-
ci.

Il giuramento col fuoco per entrare nel


clan

"Giuro di essere leale e fedele all'organizzazione dei


Maphite. Se domani deciderò di svelare questi segreti,
questo fuoco brucerà me e le cose che mi appartengono;
ovunque mi trovi i Maphite mi faranno a pezzi sino
alla morte".
I nuovi affiliati che entrano a far parte della
mafia nigeriana sono sottoposti ad una sorta di
rito tribale, prima vengono picchiati dagli altri
membri e poi devono tenere tra le mani dei
pezzi di carta infuocati, per dimostrare il loro
valore.
Tipico e conosciuto soltanto dagli adepti il
modo di comunicare, i rituali, e un prestabilito
modo di ingresso all'interno dell’organizzazio-
209
La Mafia Nigeriana in Italia
ne, di affiliazione, rigidissime le regole di com-
portamento e puntualmente codificate che ri-
percorrono in parte quelle più conosciute delle
organizzazioni di tipo mafioso italiane.

Così è strutturata la mafia nigeriana

L’indagine che poi ha portato al sequestro della


"Green Bible" fu avviata nel 2017 e si è conclusa
nel luglio del 2019 con un "elevato numero di arre-
sti".
Un'indagine che si è avvalsa anche delle dichia-
razioni di un collaboratore di giustizia che ha
consentito di ricostruire ruoli, gradi, gerarchie e
regole di funzionamento all'interno dell’orga-
nizzazione criminale, nonché i diversi reati che
hanno permesso all'organizzazione stessa la
propria sopravvivenza e il dominio in alcuni
ambiti criminali, spaccio di sostanze stupefa-
centi, sfruttamento della prostituzione, uso in-
debito di strumenti di pagamento elettronico,
oltre a frequentissimi e violenti scontri con or-
ganizzazioni criminali nigeriane contrapposte.
210
La Mafia Nigeriana in Italia
Tutte attività criminali che hanno trovato ri-
scontri oggettivi, sono codificate nella "Green
Bible". Il gruppo dei Maphite aveva diviso l'Ita-
lia in quattro grandi zone di influenza e affidato
ogni zona ad una "famiglia mafiosa" (Famiglia Vati-
cana, Famiglia Latino, Famiglia Roma Empire, Famiglia
Light House of Sicily).
Così come descritto nel codice della "Bibbia
Verde" si evidenzia anche nella realtà dei fatti
una struttura di tipo piramidale ai cui vertici ci
sono i "capi" e giù fino ai "soldati".
In particolare: coloro che decidono le nuove
iniziazioni, coloro che gestiscono la prostitu-
zione, altri che mantengono i rapporti di forza
con le altre organizzazioni criminali, fino a co-
loro che organizzano lo spaccio di droga nelle
piazze cittadine.
Nella "Green Bible" vengono citate anche le "ma-
mam", anelli terminali della catena della prosti-
tuzione. Sono le donne che individuano e "ac-
quistano" le ragazze in Nigeria, poi affidano il
"viaggio" ad un anello superiore della catena.
Una volta che la ragazza arriva in Italia la "ma-
211
La Mafia Nigeriana in Italia
mam" ha il compito di gestirla anche avvalendo-
si dei "soldati", ovvero i boys. Su ordine della
"mamam" i boys possono controllare, picchiare
e perfino violentare le ragazze che non si ade-
guano. Ed è quello che è accaduto anche a me
nell'aprile 1995. Fui violentata, a Torino, per
tre giorni di seguito dagli scagnozzi della mia
"mamam".
A questo punto la "mamam" mette in conto il
rischio (la possibilità di perdere il pacco durante il
viaggio), ovvero la possibilità che la ragazza ven-
ga fermata, che venga bloccata nei campi della
Libia, che passi di mano ad altre organizzazioni
criminali (in Libia esiste per esempio il mercato delle
schiave del sesso), o che magari muoia o venga uc-
cisa.
Secondo l’OIM (Organizzazione Internazionale del-
le Migrazioni), nell'ultimo anno e mezzo solo
una ragazza su dieci partita dalla Nigeria è già
arrivata in Italia. Ciò significa che le altre nove
sono ancora in "viaggio", con tutta probabilità
bloccate in Libia in qualche "lager" o trattenute
nelle connection-house come prostitute, o ma-
212
La Mafia Nigeriana in Italia
gari morte durante l'attraversata del deserto o
del Mediterraneo, o peggio ancora "uccise".
Il perché si può individuare in tre fattori princi-
pali:
• Il perdurare della guerra civile in Libia con si-
tuazioni molto a rischio proprio nella regione
di Tripoli dove convergono gran parte delle ra-
gazze.
• La sempre più orribile pratica di sfruttare que-
ste ragazze già in Libia, nelle Connection Hou-
se, per mesi, a volte per anni, prima di farle ar-
rivare in Italia.
• Ed infine un tasso più elevato di mortalità
nell'attraversare il Mediterraneo. Un calcolo
empirico basato su persone partite dalla Nigeria
e che non danno più notizie di se, nemmeno
alle famiglie da più di un anno, ipotizza che ne-
gli ultimi tre anni almeno diecimila persone po-
trebbero aver perso la vita attraversando il de-
serto prima o il Mediterraneo poi. Questo a
causa di un mancato pattugliamento organizza-
to delle coste libiche, affidato solo ai volontari
delle navi ONG. Manca assolutamente un vero
e proprio coordinamento europeo di salvatag-

213
La Mafia Nigeriana in Italia
gio e nel trovare un “porto sicuro” di sbarco per
le navi ONG dopo i salvataggi.

214
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 22
Manifesto delle Ragazze di Benin
City. Fermiamo insieme la mafia
nigeriana che ci rende schiave
#7584a4

La prima volta che vai sulla strada per


"lavorare" sei nel panico. Hai paura, tristezza. Ti
senti umiliata. Io ricordo la strada. Ricordo il
marciapiede. Ricordo la mia vergogna di stare lì,
con dei vestiti assurdi

E l’attesa. Ricordo l'attesa che qualcuno arri-


vasse e mi facesse un segno dal finestrino ab-
bassato, che mi dicesse vieni, che dicesse quan-
to. Ricordo ancora la voce dei primi che mi
hanno chiamata, e la mia voce che rispondeva
no, no, NO! Non voglio farlo. Ma poi mi tor-
nava nella testa il ricordo delle botte della mia
mamam, il dolore di quelle sigarette spente sul-
le mie gambe, sulle mia braccia, sul mio seno,

215
La Mafia Nigeriana in Italia
di quando rientravo e non avevo guadagnato
abbastanza.

Prendiamo atto che

Dal 2018 c'è stata una riduzione di arrivi di ra-


gazze nigeriane, dobbiamo però tenere conto
che negli anni precedenti. Dal 2015 e fino allo
scorso anno (2021), sono arrivate in Italia più
di 60.000 ragazze, e che due su cinque sono mi-
norenni. Almeno l'80% di queste nuove ragaz-
ze adesso sono in strada, costrette a fare le pro-
stitute. Carne fresca in pasto ai lupi affamati.
E se sommiamo il tutto sulle strade italiane sia-
mo in più di 30.000, costrette a stare li con la
vergogna di quei "vestiti assurdi" addosso. Tren-
tamila, come una piccola città, tante, tantissime,
troppe. Noi nigeriane siamo un terzo di tutte le
prostitute che attualmente "lavorano" in Italia.

216
La Mafia Nigeriana in Italia
In Libia

Pensiamo molto a quelle di noi che sono anco-


ra in Libia, sono migliaia, molte migliaia, che
non possono più partire, che non possono più
tornare indietro. Alcune di noi sono rimaste là
per molti mesi, anche due anni. Prigioniere in
Libia, picchiate e torturate quasi ogni giorno,
stuprate anche da più uomini alla volta, costret-
te a diventare prostitute nelle "connection house".
Loro laggiù stanno ancora peggio di noi.

My Lord
I offer to you the white rose of my soul. Men who
buy me not see my suffering. Only you my Lord, you
can grow the white rose in the garden your mercy.
My Lord
Send me someone to take me away from here.
My Lord
You know I don't want to be here.
My Lord
You know that this is not that I want to do.

217
La Mafia Nigeriana in Italia
Mafia Nigeriana

La DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) ci dice


che la mafia nigeriana in Italia ha tra i 2 e 3mila
affiliati, è in crescita e fa affari con le mafie lo-
cali (mafia siciliana, camorra, 'ndrangheta e sacra coro-
na unita). Affari come traffico di droga, spaccio,
riciclaggio e, ovviamente, "sfruttamento della pro-
stituzione", sfruttano noi ragazze nigeriane,
sfruttano le loro connazionali proprio qui in
Italia dove per noi ci sono sempre tanti clienti.
Fra quelle decine di migliaia di affiliati alla ma-
fia nigeriana ci sono anche le nostre "mamam"
che ci picchiano se non portiamo a casa abba-
stanza soldi, e poi ci sono anche i "boys", quei
ragazzi che ci stuprano se diciamo di no, o se
vogliamo smettere, o se pensano che li voglia-
mo denunciare.
Alla mafia nigeriana noi dobbiamo pagare il
"viaggio", ci chiedono di pagare 30-40.000 euro,
ma a quelle più belle e giovani anche di più, e
finché il debito non è pagato loro ci hanno in
pugno, minacciano i nostri familiari che sono
218
La Mafia Nigeriana in Italia
ancora in Nigeria. Loro ci hanno fatte venire
qui dicendoci bugie e falsità, ci hanno costrette
a giurare con il "Ju-Ju", ci hanno ingannate.

Clienti

I clienti italiani appunto. Sono almeno tre mi-


lioni e mezzo quelli che abitualmente frequen-
tano prostitute, poi c'è un altro paio di milioni
che vanno a puttane ogni tanto e altri 4 milioni
che almeno una volta hanno pagato una prosti-
tuta per fare sesso.
Noi "Ragazze di Benin City" abbiamo clienti di
tutte le età, ricchi e sbandati, raffinati e sporchi
da far schifo, giovani e vecchi che nemmeno gli
tira più, vengono a raccontarci delle loro mogli,
delle loro fidanzate, dei loro figli. Ma che "stron-
zi". Ci raccontano che vanno perfino in Chiesa
e che sono impegnati nelle parrocchie. C'è tan-
ta ipocrisia in certi "cattolici" italiani.
A volte ci chiedono di fare sesso anche con più
uomini, ci invitano nelle loro feste. Altre volte

219
La Mafia Nigeriana in Italia
sono perfino le donne e le ragazze che ci chie-
dono di fare sesso con loro.
Ormai in tanti vogliono filmare mentre lo fac-
ciamo, ci pagano perfino di più. Ma ormai non
ce lo chiedono nemmeno, fanno i loro bei vi-
deo a nostra insaputa e poi magari li pubblica-
no nei siti porno, vogliono far vedere al mondo
il loro pisello, vantarsi della loro miseria.
Ci chiedono rapporti senza protezione. Molte
di noi accettano anche tutte queste "schifezze",
ma solo per pagare prima quel debito.
Papagiro, così li chiamiamo noi quelli che ogni
giorno se ne prendono una diversa, ormai li co-
nosciamo bene quelli che ci girano intorno
quasi tutti i giorni. Ma ci sono anche altri che si
innamorano di noi, che ci vogliono aiutare, non
sanno nulla di noi. Poverini, ci danno soldi con
la scusa che ci vogliono aiutare, ma alla fine an-
che loro vogliono sesso da noi, e così ci sentia-
mo di nuovo "comprate", anche da chi dice di
amarci.
Ci sono anche i clienti violenti, che ci minaccia-
no e ci costringono a farlo gratis, che quando ci
220
La Mafia Nigeriana in Italia
siamo appartati e soli ci derubano, diventano
cattivi e ci stuprano.
Siamo quelle che "costano" meno di tutte, a vol-
te la diamo via anche solo per 10 euro e anche
meno. Siamo in tante, c'è concorrenza anche
fra di noi. Lo facciamo per non essere picchiate
o maltrattate se torniamo con pochi soldi. A
volte ci capita di essere costrette ad avere anche
dieci o più clienti al giorno.
Se restiamo incinta i nostri sfruttatori ci co-
stringono ad abortire. Ci costringono a "lavora-
re" sempre, con qualsiasi tempo, freddo o caldo
torrido, pioggia o neve. Ci costringono a "lavo-
rare" anche se siamo ammalate. Alcune di noi
sono perfino morte per questo. Ma i clienti se
ne fregano, di come stiamo, della nostra salute.

Abbiamo Paura

Se non ci fossero così tanti "clienti" in Italia non


ci farebbero arrivare.
Ci minacciano, ci dicono in continuazione che
uccideranno i nostri genitori, faranno del male
221
La Mafia Nigeriana in Italia
alla nostra famiglia che è ancora giù, in Nigeria,
a Benin City, la città di molte di noi. Non co-
nosciamo niente dell'Italia, gli italiani che fre-
quentiamo sono solo "clienti", quelle poche pa-
role della lingua italiana che riusciamo a dire
fanno solo riferimento al sesso.
Viviamo rinchiuse come in una gabbia di ferro
dentro alla quale c'è posto solo per i nostri
sfruttatori, per i nostri "clienti" e per le nostre
amiche nigeriane, ma anche loro sono costrette
a fare le prostitute.
A volte andiamo nelle nostre chiese penteco-
stali dove conosciamo altri nigeriani che ci
guardano storto perché conoscono il "nostro
mestiere". E se ci confidiamo con il Pastore della
Chiesa quello ci dice che il "debito" va pagato, e
così ci sentiamo ancora di più in gabbia, e la
nostra diffidenza verso gli altri aumenta ancora
di più.

222
La Mafia Nigeriana in Italia
Alle Associazioni di Volontariato

Vi chiediamo aiuto, vi preghiamo di aiutarci, di


proteggerci, se necessario siate severi con noi.
Molte di noi sono ribelli, ma hanno solo paura.
Non sappiamo l'italiano, solo poche parole per
farci capire dai clienti, a volte non riusciamo a
farci capire da voi.
Sappiamo che fate tanto per noi, e quando le
prime volte che parliamo con voi ci rassicura di
più una donna che conosca la nostra lingua, noi
non abbiamo studiato, spesso non sappiamo
neanche leggere nella nostra lingua madre
(l'inglese).
Grazie per tutto quello che fate per noi. Abbia-
mo solo bisogno di essere protette e di avere
attorno a noi persone amiche e di amici di cui
possiamo fidarci. Abbiamo bisogno di "affidare"
a chi ci vuole bene le nostre vite da ricostruire.
Vite rubate alla nostra adolescenza, alla nostra
giovinezza di ragazze, ai nostri sogni.

223
La Mafia Nigeriana in Italia
Alle autorità di polizia

Vi preghiamo, prendeteci quando ci vedete in


strada. Fate retate a più non posso, ma non una
ogni tanto solo per fare qualcosa, ma ogni gior-
no per tanti giorni di seguito, in modo conti-
nuato. E quando ci prendete non rilasciateci
solo perché la prostituzione non è reato, così
siamo costrette a tornare dai nostri aguzzini.
Affidateci a chi sapete che può aiutarci, per de-
nunciare i nostri sfruttatori abbiamo bisogno di
tempo, di riconquistare la fiducia negli altri.
Dovete avere pazienza con noi. Noi non siamo
semplicemente "migranti" ma siamo "vittime di
tratta", vere e proprie schiave sessuali. Cercate
di capire almeno questo quando ci prendete e
ci portate in questura o nelle caserme dei cara-
binieri.
Rimandateci piuttosto in Nigeria. Molte di noi
piangeranno e si dispereranno, ma per noi
adesso che abbiamo conosciuto l'inferno, è
sempre meglio essere povere nel nostro paese
piuttosto che essere schiave qui in Italia.
224
La Mafia Nigeriana in Italia
Alla Giustizia Italiana

Voi giudici state facendo dei disastri. Noi de-


nunciamo chi ci ha fatte arrivare in Italia, de-
nunciamo le nostre mamam e i nostri sfruttato-
ri, la polizia fa le indagini e li prende e succede
quasi sempre, ma poi voi, in attesa del
processo, li rimandate ai "domiciliari". Così loro
scappano e vengono a cercarci per ammazzarci,
per farci del male, per vendicarsi. Cari giudici,
questo lo dovete sapere, che così per noi sarà
sempre più difficile denunciare.
Come ci possiamo fidare ancora di Voi?
Passa troppo tempo per fare i processi ai nostri
sfruttatori arrestati, ci vogliono lunghi anni,
loro hanno i soldi, pagano i migliori avvocati, e
alla fine riescono perfino a cavarsela con poco
dopo tutto il male che ci hanno fatto.

Ai tantissimi nigeriani onesti in Italia

Non siate "omertosi", non fate più finta di non


vedere. Voi lo sapete che nella casa vicina, in
225
La Mafia Nigeriana in Italia
quell'appartamento del vostro palazzo, che pro-
prio lì c'è una mamam, una signora che ospita
ragazzine che ogni giorno scendono in strada.
Denunciate quella signora che fa "business" sulla
pelle di "quasi bambine" che magari hanno l'età
delle vostre figlie. Non dite più "non è affar mio".
Denunciate, aiutate a stanare questi covi dove
si celano sfruttatori e sfruttatrici del nostro
paese d’origine.
E anche voi degli "African Shop" aiutate la poli-
zia ad individuare chi vi compra preservativi,
chi vi noleggia video di un certo tipo, voi di si-
curo sapete chi sono le ragazze sfruttate e chi
sono i loro sfruttatori.
E voi Pastori delle Chiese Pentecostali smette-
tela di proteggere i nostri sfruttatori e le nostre
sfruttatrici solo perché elargiscono cospicui
contributi al vostro "Dio", a voi e alle vostre
chiese.
Smettetela di sfruttare l'ingenuità di ragazzine
appena arrivate, che si credono costrette a ri-
spettare quel "giuramento", aiutatele invece a cre-
dere nel vero Dio, quello che non vuole soldi,
226
La Mafia Nigeriana in Italia
dite loro che quel "giuramento" non è più valido
e che anche l'Oba di Benin City ha detto che
quei "giuramenti" non hanno valore. Loro si
fidano di voi, cari pastori delle Chiese
Pentecostali.

La Nigeria

Il nostro paese di origine non ci aiuta. Non ci


aiuta a fermare le partenze di questo traffico
ignobile. Il nostro paese, lo chiamano anche "il
gigante dai piedi d'argilla", un posto dove c'è tanto
petrolio ma poca benzina (in senso letterale).
Il nostro paese di origine è troppo impegnato a
combattere Boko Haram, è troppo impegnato
ad eleggere il nuovo presidente, è troppo cor-
rotto e la mafia nigeriana paga bene per far
chiudere gli occhi a tutti quelli che potrebbero
impedirci di uscire dalla Nigeria e andare in-
contro al deserto da dove non si può più torna-
re indietro.
E figuriamoci se il nostro paese aiuta proprio
noi, ragazze poverissime, poco istruite, che ar-
227
La Mafia Nigeriana in Italia
riviamo da villaggi sperduti, da campi profughi
di gente in fuga dalle atrocità di Boko Haram,
noi che arriviamo dalle periferie maleodoranti
di città come Benin City.
Figurarci se aiuta noi che siamo in gran parte di
etnia Igbo, un popolo massacrato durante la
guerra del Biafra, spogliato delle terre per far
posto ai pozzi di petrolio, un popolo che vuole
solo la sua indipendenza, che vuole riavere solo
la sua terra ora inquinata dalle multinazionali
del petrolio, dove è diventato impossibile colti-
vare, pescare, vivere.

Al Governo del cambiamento italico

Se prima almeno alcune di noi, quelle che de-


nunciavano, quelle che accettavano un aiuto
per uscire dalla schiavitù, potevano avere un
minimo di "protezione umanitaria" e fare un per-
corso di integrazione, ora, con il quel famigera-
to "decreto sicurezza" ci hanno tolto anche la "pro-
tezione umanitaria". Ci stanno buttando fuori da-
gli Sprar, dai percorsi di recupero e di integra-
228
La Mafia Nigeriana in Italia
zione, dai Cara. Abbiamo il diritto a restare in
Italia per legge, ma non più il diritto ad avere
una casa, a studiare, ad avere un luogo in cui vi-
vere.
Il governo del cambiamento italico ci vuole an-
cora in "strada", in balia dei nostri sfruttatori. O
magari vorrebbe per noi le "case chiuse" affinché
i nostri sfruttatori, non siano per noi solo "sfrut-
tatori", ma anche i nostri "padroni". Padroni an-
che delle nostre vite.
Vogliamo ricordare a questo governo del cam-
biamento italico che noi, Ragazze di Benin
City, non siamo migranti, ma schiave, schiave
sessuali, vittime di trafficanti di esseri umani.
Non dovete perseguire noi che siamo le vittime
ma i nostri sfruttatori, dovete perseguire, arre-
stare e tenere in carcere quelli che ci hanno fat-
te arrivare in Italia.
Dovete fare una legge per punire i nostri clien-
ti, chi ci compra, anche loro sono i nostri sfrut-
tatori.

229
La Mafia Nigeriana in Italia
Mio Signore
Ti offro la rosa bianca della mia anima. Gli uomini
che mi comprano, non vedono la mia sofferenza.
Solo tu mio Signore puoi coltivare la rosa bianca nel
giardino della tua misericordia.
Mio Signore
Mandami qualcuno che mi porti via da qui.
Mio Signore
Tu sai che non voglio stare qui.
Mio Signore
Tu sai che non è questo che volevo fare.

Italiani

Tanti italiani, ultimamente sono diventati in


troppi, ci considerano semplicemente "migran-
ti". Non persone da aiutare perché schiave, ma
solo corpi da comprare per fare sesso, carne da
macello buona per soddisfare i peggiori istinti
degli "ipocriti" che vanno in Chiesa, che dopo
aver salutato mogli, figli o fidanzate vengono
da noi per farsi fare un pompino a pochi euro.

230
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 23
Il cliente è di tutte le età, ed è
sempre più violento
#da11e9

Sono dati da un'indagine fatta nel 2016,


che comunque possiamo considerare
"attuale", i clienti non cambiano mai.
Sono sempre e solo "idioti" ed "ipocriti"

Furono intervistate un centinaio di ragazze


nigeriane vittime o ex-vittime di tratta, tra
Veneto ed Emilia-Romagna. Alcune di loro in
seguito hanno deciso si seguire un percorso di
recupero e di integrazione.
L'obiettivo dell'indagine fu quello di stabilire le
varie tipologie di "clienti", che sono abituali o
saltuari frequentatori di prostitute. Uno dei dati
che sono emersi è una sempre maggiore
violenza verso queste donne, una violenza che
alcuni anni fa non era così manifesta. Si va dal
231
La Mafia Nigeriana in Italia
cliente arrogante (io ti pago quindi devi fare quello
che voglio io), al cliente rapinatore, fino ad
arrivare al cliente stupratore (sei una puttana, non
sei una donna, e quindi faccio quello che voglio di te).

Alcuni dati

In Italia ci sono tra le 95 e le 120mila donne


che si prostituiscono, ma solo il 20% lo fa vo-
lontariamente (e in questo “volontariamente” si in-
quadrano escort o prostitute per necessità), e sono
quelle che lo fanno quasi sempre in casa o in
alloggi privati. Tutte le altre sono donne "traffi-
cate", per lo più straniere, e circa un terzo delle
“straniere” sono nigeriane.
Per la verità ci sono casi, piuttosto rari ma ci
sono, di nigeriane che continuano a prostituirsi
anche dopo essersi affrancate dalla loro ma-
mam, dopo aver pagato il loro debito. Sono ra-
gazze oltre i 25-26 anni, sulla trentina, che no-
nostante la loro ormai lunga permanenza in Ita-
lia non sono riuscite ad ottenere un permesso
di soggiorno, non si sono mai rivolte ad asso-
232
La Mafia Nigeriana in Italia
ciazioni per chiedere aiuto, non vogliono rien-
trare in Nigeria perché si sentono delle “fallite”,
e che per mantenersi in “clandestinità” continua-
no a fare quello che hanno sempre fatto, maga-
ri con l’appoggio della loro “vecchia” mamam
(per alloggio e joint).
Tra il 2015 e il 2021, le nigeriane entrate irrego-
larmente in Italia sono state più di 60.000 (un
numero enorme) e sono sempre più giovani, due
su cinque erano minorenni. Nel frattempo al-
meno tre su quattro di queste ragazze sono di-
ventate “schiave sessuali”.
Una statistica (Istat) del 2018 fissa in 4 miliardi
di euro all’anno il volume d’affari generato dal
mercato del sesso a pagamento.
La Caritas ha calcolato che circa 9 (nove) milioni
di italiani hanno frequentato almeno una volta
una prostituta, altri 6 (sei) milioni sono invece
considerati "clienti abituali".

233
La Mafia Nigeriana in Italia
Vi è una bassa percezione del rischio da
parte dei clienti

La violenza è aumentata e vi sono anche le


giornate “dello sballo”. Capitano giornate davve-
ro "infernali". L’unico dato comune è che i
clienti sono di tutte le età, dai 18 ai 70 anni. Al-
cune ragazze ci confessano che a volte sono gli
stessi padri che portano i figli 15-16-17enni af-
finché imparino a fare sesso. Il cliente vuole
sempre la “novità”, quindi va a cercare le ragaz-
ze appena arrivate, le più giovani, le più belle.

I clienti sono per la maggior parte sposati


o fidanzati

Sono più violenti rispetto al passato. Una volta


erano gli stranieri provenienti dai paesi
dell’Africa mediterranea ad essere violenti con
le nigeriane, oggi anche gli italiani che conside-
rano queste ragazze solo “oggetti” pagati per il
semplice piacere sessuale.

234
La Mafia Nigeriana in Italia
Molti fanno uso di alcol e di sostanze stupefa-
centi, alcuni sono ex tossici. Una caratteristica
comune a molti è che richiedono prestazioni
particolari, soprattutto senza preservativo.
Spesso chiedono di filmare l’atto sessuale con
lo smartphone, a volte lo fanno anche di nasco-
sto.

Molte ragazze accettano anche rapporti di


gruppo, rapporti anali o rapporti “saffici”
(con altre donne)

Il pensiero va sempre al “quel debito” da pagare,


che prima viene pagato è prima si torna ad es-
sere libere, quindi tutto va bene, anche pren-
dersi qualche rischio in più. I clienti non si fer-
mano davanti a nulla, non vanno via nemmeno
se vedono qualcun altro, altri clienti o magari le
forze dell'ordine che si fermano a chiedere i
documenti alle prostitute. Si definiscono “ami-
ci” delle ragazze, dicono che le controllano per-
ché in strada c’è brutta gente. “Non hanno il sen-
so della gravità della loro azione anche se si accompa-

235
La Mafia Nigeriana in Italia
gnano con minorenni o con donne che fanno parte di
una rete di organizzazioni criminali”.

Non c'è un cliente tipo

Possono essere facoltosi o meno, giovani o


vecchi, ragazzini con lo scooter, italiani o
stranieri. Per la maggior parte di loro vi è una
bassa percezione del rischio per la salute, e
quindi accettano tutti i rischi.
Violenza, stupri e rapine ci sono sempre stati,
soprattutto nelle zone periferiche e nei con-
fronti delle prostitute di strada, ma ora sono in
continuo aumento, soprattutto perché si è qua-
si certi di "restare impuniti".
La ragazza in strada una volta che sale nella
macchina del cliente si trova sola e indifesa, e
magari anche in luogo appartato. È vero che le
ragazze non si prostituiscono mai da sole, sono
sempre in gruppi di almeno tre o quattro che si
“aiutano” a vicenda, ma queste ragazze sono
sole durante l’atto sessuale, ed è proprio in

236
La Mafia Nigeriana in Italia
questi minuti che il “cliente violento” approfitta
per rubare, violentare e picchiare.

I clienti abituali

Quelli che frequentano con più assiduità le ni-


geriane, hanno fra i 30 e i 40 anni, sono piutto-
sto abbienti, e sono quelli che, diversamente
dai ragazzini e dagli over 60, usano di più il
preservativo.
Tra i clienti abituali che frequentano le nigeria-
ne possiamo distinguere quattro tipologie:
• Il cliente fisso, quello che frequenta sempre la
stessa ragazza. Ogni ragazza ne ha qualcuno di
“clienti fissi”. Sono persone a cui non interessa
se la ragazza ha altri clienti, o se è una schiava
sessuale.
• Il cliente geloso (o innamorato), quello che vor-
rebbe che la ragazza non andasse con altri uo-
mini. Questo è un tipo di “cliente pericoloso”.
Dice di amare la ragazza ed è disposto a pagare
anche il suo debito, e a volte lo fa. Le ragazze
lo sopportano, cercano di “gestirlo”, lo sfruttano
perché offre denaro e perfino un alloggio, o
237
La Mafia Nigeriana in Italia
una casa, o un appartamento in cambio della
“fedeltà”. Ci sono casi in cui il cliente si compor-
ta come un piccolo “stalker”, fino a seguire di
nascosto la ragazza, o addirittura ad intervenire
per interrompere rapporti sessuali con altri
clienti. Questa tipologia di cliente è animato da
una specie di “missione salvifica”, far uscire la
ragazza dallo sfruttamento e quando la ragazza
passa intere giornate con lui è disposto a
pagarle il “mancato incasso” affinché non venga
picchiata dalla mamam al suo rientro.
• Il cliente papagiro, quello va sempre alla ri-
cerca di nuove ragazze, le cerca giovani e belle,
insomma è uno che diversifica e se le “gira”
tutte. Uno così ha rapporti sessuali frequenti,
quasi quotidiani, non si affeziona a nessuna in
particolare.
• Il cliente scroccone, è uno che cerca sempre
di non pagare il rapporto sessuale magari in
cambio di “piccoli favori” come, ad esempio, por-
tare la ragazza sul luogo di lavoro e di riportarla
a casa a fine giornata. Uno che è sempre pronto
quando una ragazza ha bisogno di un “passag-
gio”. Uno così viene anche chiamato “tassista”.

238
La Mafia Nigeriana in Italia
Perché andare con una prostituta

C’è chi va per divertimento, chi per trasgressio-


ne, chi per solitudine, e c’è anche chi si inna-
mora. Alcuni ex-clienti si indebitano per riscat-
tare la ragazza, altri hanno un atteggiamento
“salvifico” verso le più giovani con l’aria più di-
messa.
Ci sono i violenti che scaricano il loro istinto
aggressivo e spesso le ragazze non li denuncia-
no perché non sono in regola con i documenti.

Il nodo critico sono i rapporti non protetti

Su 10 uomini, 8 chiedono di farlo senza preser-


vativo. Vengono dati più soldi e spesso le ra-
gazze li accettano, soprattutto quelle dell’Est,
mentre generalmente le nigeriane contrattano
di più e sono più consapevoli dei pericoli. Al-
cune si rifiutano di farlo senza protezione.
La totalità delle persone che ha avuto rapporti
abituali con le prostitute ha avuto almeno un
contatto con qualche malattia trasmissibile ses-
239
La Mafia Nigeriana in Italia
sualmente, ma spesso sono di lieve entità e cu-
rabili. Diversamente da quanto spesso diffuso
non tutte le prostitute sono malate. Spesso in-
fatti chi si prostituisce in strada, più che con
l’HIV ha a che fare con malattie infettive o le-
gate al clima, ha disturbi causati dall'esposizio-
ne al freddo come laringiti e faringiti o proble-
mi alle gambe.
Molte sono le ragazze nigeriane intervistate che
sono state costrette ad abortire. Una, due o an-
che tre volte.

Ci appelliamo al governo italiano e al suo


parlamento affinché venga approvata al più
presto una legge sulla prostituzione che al
momento manca. Una legge che vada nella
direzione di punire chi chiede prestazioni
sessuali a pagamento.

Attualmente la "prostituzione" in se non è vietata,


vengono puniti solo i reati ad essa correlati, ov-
vero lo "sfruttamento", l'induzione e la riduzione
in schiavitù. Reati ignobili, che però sono diffi-
cili da dimostrare in tribunale senza la fattiva
240
La Mafia Nigeriana in Italia
collaborazione della ragazza "sfruttata", e queste
ragazze hanno sempre paura delle ritorsioni e
delle violenze che comunque subiscono ogni
giorno.
Una proposta di legge in realtà è stata deposita-
ta ma è ferma alla Camera dei Deputati da più
di 5 anni. Si propone di combattere la tratta de-
gli esseri umani a scopo di prostituzione “Modi-
fica all’articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n. 75,
concernente l’introduzione di sanzioni per chi si avvale
delle prestazioni sessuali di soggetti che esercitano la
prostituzione“. (Atto 3890 della Camera dei Deputa-
ti).
Come raccomandato dall'Unione Europea e già
messo in pratica in Francia e in Svezia, il meto-
do da seguire è quello di punire anche il "clien-
te", ovvero chi acquista prestazioni sessuali.

241
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 24
Dalla Nigeria all'Italia, il viaggio
delle Ragazze di Benin City
#cd8762

Dai racconti delle ragazze nigeriane rinchiuse


nei Centri di accoglienza l'esperienza
drammatica del viaggio che le ha portate in
Italia

Dal loro reclutamento nei villaggi di origine, le


"case di transito", gli autisti assoldati per attraver-
sare il deserto, gli intermediari per i vari passag-
gi di frontiera e i contatti con i trafficanti che le
attendono in Italia.

Costrette a prostituirsi nei bordelli già Libia

Le testimonianze sono state raccolte da media-


trici culturali e assistenti sociali di varie organiz-
zazioni, da associazioni contro la tratta. Viene
raccontato il percorso e le modalità attraverso
242
La Mafia Nigeriana in Italia
cui moltissime donne africane, e specificamente
nigeriane, sono condotte illegalmente in Italia
attraverso un viaggio molto lungo che prevede
la loro permanenza (da alcuni mesi a oltre un anno)
in Libia, dalle cui coste successivamente
vengono imbarcate su barconi con
destinazione Lampedusa.
Dalle storie sottoposte all'attenzione delle ope-
ratrici e delle mediatrici emerge un quadro
estremamente preoccupante che si basa su due
elementi fondanti:
1. La costrizione alla prostituzione già subita in
Libia, presso "case chiuse" evidentemente molto
strutturate e organizzate, ancorché illegali.
2. Il rischio concreto di essere sfruttate
sessualmente anche in Italia.
Il livello di organizzazione e la capillarità terri-
toriale raggiunta dalla criminalità internazionale
ha evidentemente superato le soglie già note, e
si ritiene che anche l’eventualità del tratteni-
mento presso i vari “Centri di accoglienza” pre-
senti in Italia sia stata considerata. Le ragazze
trattenute nei centri sono infatti tenute sotto il
243
La Mafia Nigeriana in Italia
controllo di membri del racket costantemente
in contatto con loro telefonicamente e, una
volta uscite, le avvieranno alla prostituzione
forzata sul territorio italiano.
Sono ragazze impaurite, spaesate, non cono-
scono la lingua italiana, non si rendono assolu-
tamente conto né del loro presente, né del loro
futuro, spesso hanno già subito violenze e stu-
pri durante il viaggio (alcune sono incinta), o co-
strette a prostituirsi nei bordelli della Libia.
Quasi tutte hanno un basso livello di istruzio-
ne, alcune non sanno leggere o scrivere. Un nu-
mero di telefono italiano in tasca per mettersi
in contatto con altri nigeriani già residenti in
Italia, che le hanno fatte arrivare in Italia.
Le testimonianze raccolte convergono infatti
nel definire un medesimo percorso di viaggio,
della durata di molti mesi, svolto attraverso
tappe fisse gestite da una rete di trafficanti ben
strutturata e organizzata, e destinato a ridurre le
donne in stato di schiavitù. Le ragazze raccon-
tano della specificità dei trafficanti, le tappe del
viaggio, l’organizzazione dei bordelli libici, le
244
La Mafia Nigeriana in Italia
modalità di controllo nel Paese di destinazione,
L'Italia o altri paesi europei.

Reclutate perché povere o in difficoltà

Uomini e donne che gravitano nei villaggi


d’origine delle ragazze, prevalentemente nelle
zone del sud della Nigeria, con il compito di in-
dividuare quelle appartenenti alle fasce più di-
sagiate della popolazione:
• Ragazze orfane o prive di rete sociale,
• Ragazze vittime di situazioni di maltrattamento
e violenza all'interno della famiglia,
• Ragazze che scappano da matrimoni forzati,
• Ragazze che scappano dalle mutilazioni genitali
femminili,
• Ragazze senza alcuna risorsa economica,
• Ragazze a rischio di vita in quanto sorelle, figlie
o mogli di attivisti che lottano per il diritto alle
terre confiscate nel Delta del Niger (Ex Biafra),
ecc..

245
La Mafia Nigeriana in Italia
Condizioni associate a disagi di tipo socio-
economico

Condizioni di disagio socio-economico, appun-


to, in zone in cui vi sono stati e continuano ad
esserci forti livelli di conflitto legati al possesso
di terre ricche di riserve petrolifere, in partico-
lare la zona del Delta del Niger, da cui proven-
gono molte ragazze vittime della tratta a scopi
sessuali. I reclutatori irretiscono queste donne
con false promesse di una vita migliore, arri-
vando a pagare le spese del viaggio che poi sa-
ranno costrette a restituire sotto forma di debi-
to una volta giunte in Italia. A volte capita che
a renderle vittime di questi circuiti siano perso-
ne di fiducia delle ragazze sfruttate o i loro
stessi compagni, fidanzati, familiari.
Molte ragazze vengono reclutate anche nei
campi profughi allestiti dal governo federale ni-
geriano per dare accoglienza alla popolazione
che fugge dalle violenze dell'Islam integralista
di Boko Haram.

246
La Mafia Nigeriana in Italia
A fare opera di reclutamento è talvolta la ma-
mam stessa che provvederà a prostituire e a
sfruttare le ragazze nel luogo di destinazione
(Italia o altro paese europeo). Abbiamo notizia di
alcune mamam stabilmente residenti in Italia,
che ciclicamente si recano in Nigeria a indivi-
duare e adescare le ragazze (a cui quasi mai è detto
esplicitamente che dovranno prostituirsi). La mamam
prende contatti con il trafficante, generalmente
un uomo nigeriano, la cui funzione è condurre
le ragazze fino alla Libia.
Non può essere direttamente la mamam a fare
il viaggio con le ragazze fino alla Libia perché è
necessaria la presenza di un uomo che interme-
di con la polizia di frontiera (nei territori arabi non
può essere la donna a svolgere questa funzione). La
mamam paga quindi il trafficante nigeriano (o in
un’unica soluzione o versando una prima somma ed ac-
cordandosi poi con delle modalità di pagamento dilazio-
nate) per portare le ragazze fino a Tripoli e farle
imbarcare alla volta dell’Italia.

247
La Mafia Nigeriana in Italia
Una volta accordatasi, la mamam rientra in Ita-
lia con l’aereo mentre il trafficante nigeriano
inizia il viaggio verso la Libia con le ragazze.

Figure di trafficanti che le ragazze


incontrano durante il “viaggio”

Italos, ovvero reclutatori e reclutatrici. Sono


assoldati dalle mamam, oppure “vendono” le ra-
gazze reclutate direttamente alle mamam in Ita-
lia. Si aggirano nei villaggi, nel Delta del Niger,
e nelle periferie di Benin City, o anche nei cam-
pi profughi allestiti per chi fugge dalle atrocità
di Boko Haram. Sono eleganti, ben vestiti,
viaggiano su auto di lusso, ostentano ricchezza.
Offrono denaro alle famiglie delle ragazze per
una o più figlie da portare in Italia, a volte con-
tattano direttamente le ragazze. Dopo il rituale
woodoo (JuJu) accompagnano le ragazze fino ai
confini del Niger e le fanno uscire dalla Nige-
ria, e poi altri trafficanti le scortano nel viaggio
fino alla Libia per poi costringerle a prostituirsi,

248
La Mafia Nigeriana in Italia
una volta arrivate, per pagare il "debito del viag-
gio" accumulato per gli spostamenti.
In questi casi capita che siano gli stessi traffi-
canti che gestiscono le case di prostituzione a
Tripoli, a contattare la mamam in Italia per
proporle l’affare. Così dopo un periodo di
sfruttamento in Libia, se la mamam si dimostra
interessata ed invia il denaro pattuito, i traffi-
canti inviano le ragazze facendole imbarcare
alla volta delle coste italiane.
Gestori delle "Case di transito", in cui le
donne vengono fatte alloggiare nelle varie tap-
pe del viaggio attraverso Nigeria, Niger, Ciad,
Libia, e in cui aspettano insieme ad altre che il
viaggio riprenda.
Autisti assoldati dai trafficanti alla guida dei ca-
mion e furgoni attraverso cui le ragazze (e gli uo-
mini) in viaggio, spesso stipati all'inverosimile,
privati di acqua, cibo e soggetti a ogni sorta di
violenza e soprusi (stupri, percosse, umiliazioni),
percorrono la distanza che li separa dalla Libia.
Non è precisabile il numero delle persone che
muoiono nel deserto (ma si calcola che siano molte
249
La Mafia Nigeriana in Italia
migliaia), per svariati motivi (inedia, disidratazione,
fame, malattie, incidenti di vario genere) e perfino ab-
bandoni forzati nelle zone desertiche.
Sfruttatori delle case chiuse di Tripoli e din-
torni, che costringono per mesi, a volte per
anni, le ragazze alla prostituzione, usando vio-
lenze fisiche (con catene e altri oggetti contundenti),
psicologiche, sessuali, sequestri e torture, nel
caso in cui le donne cerchino di ribellarsi, o di
proteggere se stesse attraverso l’uso di contrac-
cettivi.
Intermediari che fanno da tramite sia per i
vari passaggi di frontiera, ma anche intermedia-
ri che fanno da tramite con la rete dei traffican-
ti presenti stabilmente in Italia.
Una volta giunte in Italia (in qualsiasi porto italia-
no) i trafficanti sanno già che saranno ospitate
nei Centri di accoglienza per prassi legislativa,
ed è in quel periodo che le ragazze chiedono
“asilo” (istruite preventivamente dai trafficanti). Or-
mai è una consuetudine, il disbrigo della pratica
richiede molti mesi, anche due anni, e questo i
“trafficanti” lo sanno. Un periodo nel quale la
250
La Mafia Nigeriana in Italia
ragazza in attesa di asilo non può essere espulsa
(e quindi può essere sfruttata).

Tappe

Durante il viaggio, che generalmente dura mesi,


attraverso Nigeria, Niger, Ciad, Libia le donne,
così come il resto dei migranti, possono
fermarsi in case di transito in cui aspettano
insieme ad altre che il viaggio riprenda.
Si alternano tratti percorsi in macchina o
dentro container che trasportano migranti in
fuga e tratti percorsi a piedi. Spesso accade che
vengano catturate dalla polizia e rinchiuse in
Libia in prigioni per immigrati illegali da dove
poi, sotto pagamento di somme di denaro,
vengono rimandate nelle mani dei trafficanti.
Queste prigioni, dalle testimonianze delle
ragazze incontrate nel centri di accoglienza,
sono composte da stanzoni sovraffollati e
fatiscenti in cui le donne dormono per terra,
ricevono come pasto pane duro, fagioli e acqua
per due volte al giorno, e sono tenute sotto
251
La Mafia Nigeriana in Italia
controllo da poliziotti che sono soliti svegliarle
alle sei del mattino colpendole con manganelli.
Non è raro che avvengano anche stupri. Le
donne hanno riferito che nelle prigioni erano
sottoposte a continui maltrattamenti da parte
delle guardie penitenziarie e chiuse a chiave
nelle celle.
Alcune delle tappe che tornano in maniera
costante nei racconti delle ragazze nigeriane.

Kano, in Nigeria

Kano, in Nigeria in cui le donne frequentemen-


te riferiscono di essersi fermate per brevi perio-
di ospiti in case trovate dai loro adescatori. È
qui che a volte il primo contatto che le ha re-
clutate ed accompagnate fin lì, le cede al secon-
do che le condurrà durante il tragitto fino alla
Libia. Generalmente in questa fase non sono
ancora state costrette alla prostituzione e non
sono assolutamente consapevoli di quello che
sarà il loro destino.
Da alcune testimonianze raccolte:
252
La Mafia Nigeriana in Italia
".. Ho vissuto in questa casa con “Brother” e altri 4
uomini e 2 donne tutti nigeriani per 4 mesi. Era lui a
pagare il cibo e il resto per me. Lui durante il giorno
andava a lavorare come camionista mentre io ero libera
di uscire ed entrare in casa quando volevo .. Ad un cer-
to punto gli ho chiesto aiuto per trovare un lavoro o per
fare qualcosa per la mia vita e lui mi ha detto di non
poter portarmi con sé nel suo paese di origine ma di co-
noscere un uomo in grado di aiutarmi a cui mi avrebbe
presentata. Un uomo che mi avrebbe aiutata ad arriva-
re in Libia dove mi avrebbe trovato un lavoro. Un gior-
no ho così conosciuto Henry nella loro casa a Kano ..".
“Brother” (fratello), è l’appellativo con il quale
solitamente il primo "adescatore" viene chiama-
to, utilizzando lo stesso lessico quasi familiare
che si usa con le donne controllanti definite
”mamam”. È evidente quanto, in questa fase, la
consuetudine agevoli lo stabilirsi di un atteggia-
mento di fiducia da parte delle ragazze.
A questo proposito:
".. Brother parlava con Henry e poi parlava con me fa-
cendo da intermediario perché Henry parlava solo arabo
e io non capivo. Mi disse di fidarmi e di andare con lui
253
La Mafia Nigeriana in Italia
che mi avrebbe trovato lavoro. Prima che partissi con
Henry, Brother mi lasciò del denaro, circa 100
naira .."
Un'altra città di confine tra Nigeria e Niger,
spesso prima tappa del viaggio, è Sokoto in Ni-
geria.

Zinder, la seconda città del Niger

Le ragazze da Kano, (o da Sokoto) in Nigeria,


spesso arrivano a Zinder, la grande città, in
macchina con i propri trafficanti, il tempo del
viaggio non è lunghissimo e alla frontiera sono
i trafficanti stessi a pagare del denaro per poter
passare illegalmente senza passaporti né visti. A
Zinder spesso devono attendere qualche gior-
no l’arrivo dei camion che li condurranno poi
alla volta della Libia.
Non sono solo le ragazze vittime della tratta a
usufruire di questi camion ma tutti coloro che
desiderano emigrare in Europa: in questa fase il
"trafficking" (traffico di esseri umani) si incrocia con
il circuito dello smuggling (contrabbando). È il
254
La Mafia Nigeriana in Italia
trafficante che ha i contatti con gli autisti con-
trabbandieri e che paga il trasporto per le ra-
gazze nigeriane.
In questi camion le donne e gli uomini in viag-
gio, spesso stipati all'inverosimile, privati di ac-
qua, cibo e soggetti a ogni sorta di violenza e
soprusi (stupri, percosse, umiliazioni), percorrono
la distanza che li separa dalla Libia.
".. Zinder dopo 2 giorni siamo entrati in un camion as-
sieme a più di 50 altri, donne e uomini, con cui abbia-
mo fatto il viaggio fino al deserto. Henry ha pagato il
viaggio per entrambi, le frontiere non erano un problema
perché il guidatore conosceva la polizia a cui pagava del-
le somme di denaro per poter passare indisturbato .."
Questa parte del viaggio fino a Duruku (Niger
settentrionale) dura circa 5 giorni in cui spesso
vengono fatte più soste per mangiare e dormi-
re. Durante le varie soste solitamente si cambia
il mezzo di trasporto.

255
La Mafia Nigeriana in Italia
Agadez, in Niger

In questa città le donne, assieme con tutti gli al-


tri migranti, si fermano alcuni giorni dormendo
in case di transito organizzate. Dalle testimo-
nianze raccolte emerge che spesso si raccolgo-
no nella stessa casa più di 50 persone, donne e
uomini, di diversa nazionalità che attendono il
mezzo per poter proseguire alla volta di Dir-
kou.

Dirkou, località rurale in mezzo al deserto


del Niger

Per arrivare a Dirkou (Niger) le donne assieme


ai loro trafficanti devono passare il deserto.
Questa parte del viaggio richiede un tempo di
circa tre settimane.
Dirkou, una località rurale in mezzo al nulla,
ma è un punto di transito importante per il
traffico di esseri umani, quello di armi e il con-
trabbando. In quei luoghi è stato costruito un
grande centro di detenzione per migranti, for-
256
La Mafia Nigeriana in Italia
temente voluto dalla Francia per fermare i flus-
si migratori verso l’Europa, oggi decisamente
criticato dalle associazioni internazionali per il
mancato rispetto dei diritti umani.
Una volta arrivate a destinazione vengono si-
stemate in altre case di transito in attesa del vei-
colo, spesso una jeep, che li condurrà, attraver-
sando ancora il deserto, fino in Libia. L’ultima
parte del viaggio riguarda la Libia. Arrivate in
Libia succede che le donne vengano passate ad
un altro sfruttatore.

Una prima tappa in Libia spesso è Sabha

Da Dirkou a Sabha ci vogliono circa 7 giorni, e


le soste per dormire e mangiare non sono fre-
quenti. Anche a Sabha sono disponibili delle
case di transito.

Tripoli (o dintorni), in Libia. Ultima tappa


del viaggio

Qui i trafficanti rivelano la vera natura delle


proprie intenzioni e costringono le ragazze a
257
La Mafia Nigeriana in Italia
prostituirsi per mesi o addirittura anni (anche
fino a 4-5 anni) all'interno di case chiuse. Gene-
ralmente il motivo addotto è il risarcimento del
debito di viaggio. Il prezzo delle prestazioni è
deciso dagli sfruttatori e il più delle volte le
donne sono costrette ad avere rapporti sessuali
non protetti senza possibilità di rifiutarsi.
Riportiamo a questo proposito lo stralcio di
una testimonianza dai noi raccolta:
".. In questa casa eravamo più di 30 ragazze tutte di
origine nigeriana, tutte costrette a prostituirci in attesa
di essere poi mandate in Italia. Sono stata là per circa
4 mesi, dovendo andare a letto con una media di 5 uo-
mini al giorno. Le tariffe erano fisse, un dinar e mezzo
con il preservativo (che doveva essere portato dal cliente),
due dinar senza preservativo, i soldi venivano presi da
noi che poi li dovevamo dare per intero ad Henry. Era
sempre lui che ci portava i clienti e che ci diceva cosa do-
vessimo fare. Noi non potevamo rifiutarci di avere rap-
porti non protetti, se lo facevamo venivamo prese a calci
e picchiate violentemente con catene ed oggetti vari. Le
violenze erano comunque all'ordine del giorno .."

258
La Mafia Nigeriana in Italia
Spesso è solo in questo momento che le donne
si rendono veramente conto del destino che le
attende, come testimoniato da una donna in-
contrata nel C.I.E. Ponte Galeria e vittima di
sfruttamento sessuale in Libia:
".. anche qualora avessi intuito prima le sue cattive in-
tenzioni mi sarebbe stato impossibile da sola tornare in-
dietro, a quel punto l’unica possibilità era andare co-
munque avanti .."
Alcune ragazze raccontano di essersi poi im-
barcate da Zuwara. Questa è una città della Li-
bia nord-occidentale, capoluogo della munici-
palità di Al Nuqat al Khams, nella regione della
Tripolitania, si trova a 108 km. a ovest di Tri-
poli e 60 km. a est del confine con la Tunisia e
negli ultimi anni è divenuta un importante pun-
to di imbarco per i migranti africani che dalla
Libia raggiungono le coste lampedusane e sici-
liane viaggiando su vecchi pescherecci ma an-
che su piccole barche in vetroresina e gommo-
ni tipo Zodiac.
I viaggi sono organizzati da intermediari, chia-
mati "passeur" in francese e "dallala" in arabo. A
259
La Mafia Nigeriana in Italia
volte gli sfruttatori salgono in prima persona
sulle imbarcazioni con le donne, ma più spesso
queste vengono mandate da sole e il controllo
continua ad essere esercitato per via indiretta
attraverso qualche ragazza individuata e scelta
nel gruppo come figura di intermediazione in
cambio di alcune condizioni di favore accorda-
te.
È da questo momento che il percorso delle ra-
gazze raggiunge l'Italia per essere messe nelle
mani degli sfruttatori finali.

Un percorso alternativo

Un percorso alternativo è quello attraverso Ni-


ger, Algeria (oppure Mauritania), e quindi il Ma-
rocco, e da lì fino alle coste spagnole per poi
raggiungere l’Italia via terra (ad esempio nasconden-
dosi nei treni).
A questo proposito riportiamo la testimonianza
di una ragazza:
".. Lui mi ha condotta in una casa chiusa dove c’erano
molte altre donne nigeriane costrette alla prostituzione.
260
La Mafia Nigeriana in Italia
La casa era gestita da un uomo marocchino in collabo-
razione con un gruppo di uomini e donne nigeriane.
Ogni mese noi dovevamo dargli 50 euro per stare là e
inoltre per ogni cliente con cui dovevamo andare, lui
prendeva sempre dei soldi. Sono rimasta lì per circa un
anno. Dopo sono riuscita a saldare il mio debito e a im-
barcarmi per la Spagna pagando 900 dollari per tale
viaggio ..".
Una tappa quest'ultima sempre meno frequen-
tata, che solo alcuni anni fa poteva avere come
traguardo finale le isole spagnole delle Canarie.

Organizzazione dei bordelli in Libia

Una volta giunte in Libia, solitamente a Tripoli,


tramite i percorsi conosciuti, l’organizzazione
prevede che le ragazze vengano il più delle vol-
te inserite in un circuito di sfruttamento della
prostituzione. Qui entrano in gioco i trafficanti
libici, epicentro della organizzazione criminale
transnazionale. Solo grazie a questi ultimi è
possibile che le ragazze raggiungano l’Italia, è
infatti necessaria la presenza di un libico che in-
261
La Mafia Nigeriana in Italia
termedi con la polizia e i militari del luogo che
pattuglia le coste per riuscire a far imbarcare le
ragazze senza problemi ed a concludere così
l’invio delle ragazze alle mamam.
Nella fase della permanenza delle ragazze in Li-
bia si verifica il loro sfruttamento in "case chiu-
se". Il tempo di permanenza delle ragazze in
questi "bordelli" è stabilito il più delle volte dai
trafficanti stessi e varia anche in base ad altre
variabili quali i tempi di organizzazione del
viaggio in mare, le condizioni atmosferiche,
l’invio da parte della mamam di tutti i soldi ne-
cessari al viaggio.
Generalmente la mamam (la sfruttatrice in Italia)
non vuole che le ragazze si prostituiscano in Li-
bia nei "bordelli" avendo interesse a che le stesse
siano mandate il prima possibile in Italia. Se in-
fatti la mamam si accorge che le ragazze vengo-
no fatte prostituire in Libia spesso smette di
pagare i trafficanti.
La maggior parte delle volte però la mamam
non viene a conoscenza dello sfruttamento in
Libia perché le ragazze difficilmente hanno con
262
La Mafia Nigeriana in Italia
lei un rapporto diretto telefonico. In carenza di
controllo, il trafficante nigeriano in accordo
con il trafficante libico conduce la ragazza in
una casa chiusa di Tripoli dove la stessa viene
costretta a prostituirsi.
Dalle testimonianze raccolte, generalmente le
"case chiuse" non ospitano mai troppe ragazze, è
invece più frequente che gli stessi trafficanti ab-
biano più appartamenti in affitto, dislocati per
la città (Tripoli e dintorni), dove le ragazze vengo-
no costrette a prostituirsi.
Tenendo sempre presente che la Libia è attual-
mente un paese in guerra, anche se la zona di
Tripoli è sotto il controllo governativo, il terri-
torio è piuttosto pericoloso e quindi le ragazze
sono costrette per la loro stessa sicurezza, a ri-
manere sotto il controllo dei "trafficanti". Per le
ragazze nigeriane è impossibile tentare la fuga,
impossibile tornare indietro, impossibile circo-
lare liberamente. Si deve solo andare avanti, ma
per andare avanti bisogna avere la protezione
dei "trafficanti". Nonostante ciò le "fughe" non
mancano, spesso (e questo è solo un sospetto) sono
263
La Mafia Nigeriana in Italia
organizzate proprio dalle mamam dall'Italia,
attraverso uomini di fiducia in Libia.
All'interno di ogni "casa chiusa" vi è una delle ra-
gazze, solitamente quella che sta lì da più tem-
po, che viene definita la "Senior Woman".
Quest’ultima ha una doppia funzione:
1. di accoglienza della "nuova arrivata" ed
introduzione all'attività di prostituzione,
2. di controllo delle ragazze affinché consegnino
tutto il denaro ricavato al trafficante.
Nei "bordelli" le ragazze non possono rifiutarsi
di avere rapporti sessuali con i clienti né rifiu-
tarsi di consegnare tutti i soldi ai loro sfruttato-
ri. Se oppongono resistenza vengono picchiate
e torturate. In particolare, una testimone ha ri-
ferito che una delle torture consiste nel far
camminare o sedere le ragazze sul petrolio bol-
lente (non è raro che le ragazze incontrate nei centri di
accoglienza italiani mostrino segni evidenti di lesioni
pregresse, cicatrici, bruciature sul corpo, conseguenza
delle violenze subite).
È, inoltre, molto comune che le ragazze riman-
gano incinte dei loro clienti (sono infatti costrette
264
La Mafia Nigeriana in Italia
ad avere rapporti sessuali anche senza preservativo) e
che siano poi vittime di aborti clandestini, pro-
curati mediante calci nello stomaco e cocktail
di medicinali da ingerire.
Spesso ricorre il racconto di una medesima
modalità di fuga dalle case chiuse: un cliente-
fidanzato che pagando più soldi del dovuto per
i rapporti effettivamente consumati estingue il
debito in anticipo, oppure organizza la fuga
della ragazza.
In entrambi i casi, l’uomo si assicura la ricono-
scenza imperitura della ragazza con la quale si
imbarca per l’Italia. Si è potuto verificare la co-
stante presenza dello stesso uomo, che la chia-
ma spesso al telefono e che l’aspetta al momen-
to della sua dimissione (uscita dal centro di acco-
glienza). In alcuni casi le ragazze raccontano di
volerlo raggiungere non appena uscite.
Ci sono quindi ragionevoli motivi per supporre
che questo "ex-cliente" incontrato in Libia, del
quale ricorre spesso la nazionalità ghanese, sia
in realtà il tramite con la mamam in Italia, inse-
rito stabilmente nel racket dello sfruttamento
265
La Mafia Nigeriana in Italia
sessuale. È quindi lecito pensare che la "mafia
nigeriana" agisca stabilmente anche in territorio
libico con l'unico scopo di far arrivare il prima
possibile le ragazze in Italia, sottraendole al
controllo dei trafficanti libici e a quello dei
trafficanti nigeriani "infedeli", che una volta che
hanno fatto arrivare le ragazze in Libia le
sfruttano all'insaputa della mamam che ha
effettivamente pagato il "viaggio".

Le prigioni libiche

Non tutte le ragazze nigeriane in transito in Li-


bia finiscono nei bordelli, una buona parte vie-
ne rinchiusa nelle prigioni libiche, nella solo re-
gione di Tripoli ci sono ben 12 centri di deten-
zione e sono piene di migranti, africani di di-
verse nazionalità, eritrei e del Corno d'Africa in
particolare, ma anche nigeriani.
Finire nelle prigioni libiche significa rischiare di
essere rispedite in Nigeria, ed è anche per que-
sto motivo che è indispensabile avere un "refe-
rente" libico sul posto per evitare la polizia. "Gli
266
La Mafia Nigeriana in Italia
africani restano qui poco tempo, li vestiamo diamo loro
da mangiare, li mettiamo in contatto con le ambasciate
dei loro Paesi che organizzano il ritorno in patria, tutto
funziona bene".
Finire nelle prigioni libiche significa sfrutta-
mento, molti prigionieri sono costretti a lavora-
re nei campi della zona, e per le ragazze signifi-
ca subire violenze di ogni genere. "Venivano ogni
giorno (poliziotti che controllavano la prigione), sceglie-
vano una delle ragazze e poi a turno la violentavano".
Finire nelle prigioni libiche significa promiscui-
tà, non solo tra uomini e donne, ma anche tra
etnie e nazionalità diverse, ed è così che molte
donne eritree e nigeriane vengono violentate,
dagli stessi migranti rinchiusi in quelle grandi
celle, dove ci sono anche più di 50 persone tut-
te ammassate una sull'altra.

Modalità di controllo in Italia

Dalle testimonianze raccolte all'interno dei


Centri di accoglienza, emerge in maniera lam-
pante che la catena dello sfruttamento non si
267
La Mafia Nigeriana in Italia
spezza con l’inserimento delle ragazze nei cen-
tri: la criminalità organizzata ha acquisito degli
strumenti che mantengono il controllo sul traf-
fico di donne migranti (soprattutto nigeriane) fina-
lizzato allo sfruttamento della prostituzione an-
che nei centri di accoglienza.
Emerge la certezza che il controllo della crimi-
nalità riesce ad esplicarsi anche all'interno di
vari centri di accoglienza attraverso modalità,
quali l’utilizzo di telefoni cellulari con scheda
italiana. Le ragazze raccontano spesso che rice-
vono in regalo da parte delle altre ragazze (già
vittime di traffico in Italia) e presenti nei Centri di
accoglienza, o da persone incontrate all'esterno,
telefoni cellulari con cui sono contattate dalle
mamam sfruttatrici, o dai loro "presunti" fidan-
zati.
Continui contatti telefonici con le ragazze pre-
senti nei centri di accoglienza da parte degli
sfruttatori, che traggono la loro forza dal fatto
di rappresentare il loro unico "punto di riferimen-
to", all'interno di un contesto, come quello ita-
liano, di cui queste ragazze non sono a cono-
268
La Mafia Nigeriana in Italia
scenza. Sono ragazze totalmente disorientate,
spaventate, già traumatizzate, del tutto all'oscu-
ro di quello che accadrà loro, e che non hanno
altra scelta se non quella di "appoggiarsi" a colo-
ro che diventeranno, una volta uscite, i loro
aguzzini.
Modalità di controllo da parte di alcune donne,
che possiamo identificare come "mamam", tese
a limitare l’interazione e i colloqui con le opera-
trici delle associazioni o con le mediatrici cultu-
rali, nei confronti delle ragazze appena arrivate
in Italia. Le mamam si avvicinano alle ragazze,
inveendo contro di loro, e sovente strattonan-
dole, tentando di impedire in questo modo di
effettuare il colloquio con le operatrici dei cen-
tri di accoglienza.
Prelevamento direttamente all'uscita dei centri
di accoglienza da parte degli sfruttatori, i quali,
mediante gli strumenti di controllo interno so-
pra citati (cellulari), sono al corrente di quando
queste ragazze usciranno e sono in grado di
fornire loro un luogo dove stare. Questa con-
statazione è validata da alcune testimonianze
269
La Mafia Nigeriana in Italia
telefoniche di ragazze che hanno interagito con
gli sportelli di ascolto delle varie associazioni
all'interno dei centri di accoglienza, e che appe-
na uscite hanno riferito di trovarsi in casa con
uomini o donne non meglio specificati, che le
avrebbero attese fuori dai centri di accoglienza.
In questi casi non è stato poi possibile ricontat-
tarle, poiché il telefono non è risultato più atti-
vo.

Conclusioni

L’analisi di quanto emerso dalle testimonianze


delle donne nigeriane passate per la Libia fa ca-
pire quanto il fenomeno del traffico di esseri
umani a scopo di sfruttamento sessuale, peral-
tro in continua trasformazione, stia ulterior-
mente modificandosi.
Questa constatazione ha una notevole rilevanza
dal punto di vista politico-criminale in quanto
rende manifesta l’esistenza di un'attività orga-
nizzativa dotata di stabilità e prospettiva strate-
gica che travalica, sotto più aspetti (ideativo, pre-
270
La Mafia Nigeriana in Italia
paratorio, commissivo ed effettuale), i confini di un
singolo Stato.
Come già esplicitato, le tecniche di reclutamen-
to delle vittime nonché la presenza di specifici
indicatori di immissione delle stesse nel circuito
dello sfruttamento sessuale in Italia (l’utilizzo di
cellulari italiani in possesso di donne nigeriane appena
arrivate in Italia, le modalità di controllo agite durante
i colloqui delle assistenti e delle mediatrici culturali, il
prelevamento all'uscita dal Centri di accoglienza alla
scadenza del termine di trattenimento) sono tutti ele-
menti chiaramente riferibili ad una stabile orga-
nizzazione criminale di natura transnazionale.
La criminalità transnazionale, definita come
una serie di "attività criminali che si estendono in di-
versi paesi e che violano le leggi di diversi paesi" impo-
ne che la lotta per contrastare questo fenome-
no assuma una dimensione altrettanto transna-
zionale.
Tutto ciò si ripercuote inevitabilmente sulla re-
sponsabilità dei singoli Stati di prevenire e
combattere la tratta di persone ed assicurare
che le misure anti-tratta non creino ripercussio-
271
La Mafia Nigeriana in Italia
ni negative o ledano i diritti umani delle perso-
ne coinvolte.
Alla luce delle considerazioni espletate diventa
imprescindibile intervenire sulla possibilità di
offrire adeguate forme di protezione alle vitti-
me anche qualora il crimine contro di loro non
sia avvenuto su territorio italiano, come invece
prescritto dall’art. 18 Testo Unico Immigrazio-
ne e dal Decreto Legislativo 286/1998 (Legge
30 luglio 2002, n.189, Bossi-Fini). Un’interpreta-
zione restrittiva della possibilità di accedere ai
percorsi di protezione sociale priverebbe infatti
queste donne, già vittime di prostituzione for-
zata e inevitabilmente destinate a subire lo stes-
so reato sul territorio nazionale, di qualsiasi
possibilità di salvezza.
Ricorrono inoltre, a favore di un’applicazione
più vasta, gli indicatori di pericolo grave e at-
tuale per la vittima, per la determinazione dei
quali appare ininfluente l’ubicazione dei luoghi
nei quali l’evento criminoso è stato perpetrato.
Le donne trafficate attraverso la Libia soddisfa-
no tutti gli elementi annoverati dall'art. 600 del
272
La Mafia Nigeriana in Italia
codice penale (riduzione in schiavitù) come neces-
sari alla configurazione del reato di riduzione in
schiavitù, conformemente alla legge 228 del
2003 che attua, a sua volta, lo spirito del Proto-
collo Addizionale delle Nazioni Unite sul cri-
mine transnazionale (Palermo, 2000).
Le donne nigeriane condividono infatti uno
status di vulnerabilità conseguente alla loro si-
tuazione familiare, economica, culturale e so-
ciale, hanno subito diverse "compravendite" da
parte di diversi trafficanti durante il loro per-
corso, ed esiste, tra i trafficanti stessi, una soda-
lità e la condivisione di un medesimo disegno
criminoso, che prefigura la definizione di orga-
nizzazione criminale. Hanno poi subito la coa-
zione a prostituirsi, per ottenere la quale i traf-
ficanti non hanno lesinato atti violenti di vario
genere.
Si chiede di poter inserire le donne che sporgo-
no denuncia attraverso le nostre legali in pro-
getti di protezione sociale, certe che l’espansio-
ne dell’art. 18 Testo Unico Immigrazione del
D.to Leg.vo 286/1998 consentirebbe di privile-
273
La Mafia Nigeriana in Italia
giare l’espressione positiva dell’obbligo di assi-
stenza, protezione e integrazione sociale di cui
si fa carico lo Stato nei confronti delle persone
che per effetto delle loro dichiarazioni all'auto-
rità giudiziaria si espongano ad un pericolo gra-
ve ed attuale.
La richiesta muove dall'implicito riconoscimen-
to della rilevanza dell’art. 18 T.U.I. nel panora-
ma normativo italiano ed internazionale per la
tutela degli stranieri vittime di violenza e grave
sfruttamento e per il contrasto ai trafficanti e
agli sfruttatori di persone, in ossequio ai più re-
centi indirizzi degli organismi europei ed inter-
nazionali e nell'ottica di una prospettiva, sem-
pre più condivisa a livello sopranazionale, fon-
data sulla tutela e sull'affermazione dei diritti
umani nonché sull'attenzione alla protezione
delle vittime dei reati gravi.

274
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 25
Mafia nigeriana, pericolosa
anche dal carcere
#2dd2ef

Violenti e senza scrupoli. Sia applicato


anche a loro il 416-bis

A sostenerlo è il segretario generale del Sinda-


cato Polizia Penitenziaria.
L’indagine, condotta dagli agenti della Squadra
mobile di Brescia e coordinata dalla Direzione
Distrettuale Antimafia della Procura di Brescia
(DDA), con l’arresto degli affilati ai “cult”, i
gruppi criminali provenienti dalla Nigeria, con-
ferma la brutalità della mafia nigeriana.
Ma attenzione, non basta arrestarli perché in
carcere sono comunque pericolosi sia in azioni
violente contro il personale di polizia peniten-
ziaria ed altri detenuti che in attività di recluta-
mento per i “cult” di appartenenza. A sostener-
275
La Mafia Nigeriana in Italia
lo è il segretario generale del Sindacato della
Polizia Penitenziaria, Aldo Di Giacomo, per il
quale “a questi nigeriani violenti che non si fanno
scrupoli nella tratta di esseri umani e perfino nel traffico
di organi umani, va applicato lo stesso regime carcerario
del 41-bis previsto per i mafiosi italiani”.
Nelle carceri italiane, al 31 agosto 2019, erano
detenuti 1.654 nigeriani di cui 995 imputati e
659 condannati, che rappresentano l’8% della
popolazione carceraria straniera, con un incre-
mento annuo del 5% e, secondo gli ultimi dati
disponibili, su 12.387 reati firmati dalla crimi-
nalità nigeriana (un quinto di quelli commessi da tut-
ti gli stranieri), 8.594 avvengono al Nord, 1.675
al Centro, 1.434 al Sud, 684 nelle Isole.
Da mesi abbiamo lanciato l’allarme e sollecitato
il Ministero della Giustizia e l’Amministrazione
Penitenziaria a non sottovalutare la crescente
pericolosità della mafia nigeriana nelle carceri,
nei Centri di Accoglienza per richiedenti asilo
dove avvengono l’affiliazione o il reclutamento
delle cosche africane. La cella diventa il luogo

276
La Mafia Nigeriana in Italia
preferito per “formare” nuovi criminali sempre
più spietati.
È il clima di semi-impunità e di sottovalutazione
della pericolosità a favorire la ramificazione di
nigeriani nelle città italiane

Un clima che non può essere ulteriormente tol-


lerato. È necessario quindi provvedere al rim-
patrio di tutti i criminali stranieri, soprattutto i
nigeriani. Ma inchieste come quella di Brescia,
le cronache dei giornali e i servizi televisivi sulla
criminalità nigeriana sempre più frequenti, di-
mostrano il grado di penetrazione sul territorio
italiano.
Una criminalità di tipo mafioso che ormai ha
sfidato quella campana, calabrese, pugliese, sici-
liana, fuori e dentro gli istituti penitenziari, non
consente più di voltare la testa dall’altra parte.

277
La Mafia Nigeriana in Italia
Mappa del Libro

Presentazione
• Silenziosa, oscura, quasi ignorata, agisce
nell'ombra, eppure così presente
• Politiche rudi che isolano l'Italia dal contesto
internazionale

Capitolo 1
Tratta delle nigeriane. Nadine, ex-schiava
sessuale
• Nadine. Così è stato sciolto il maleficio che mi
rendeva schiava
• Nadine. Botte e fantasmi, le mie notti prima di
liberarmi

Capitolo 2
Italia, invisibile e indisturbata la mafia made
in Nigeria
• Mafia nigeriana e i mercanti di "donne"
• Omertà scalfita raramente
• La tratta di queste schiave del terzo millennio è
lunga e terribile

278
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 3
Sulle strade italiane dove cresce in modo
esponenziale la mafia nigeriana
• Non c'è dubbio che la Mafia Nigeriana in Italia è
in forte ascesa
• Una struttura a stella cometa
• Le bande nigeriane nel tempo hanno raffinato le
loro strategie
• Soprattutto le ragazze. Il racconto di M.M., 17
anni, uno dei tanti
• Cosa è possibile fare subito

Capitolo 4
Rapporto shock della DIA, nove città italiane
ostaggio della Mafia Nigeriana
• Torino, Verona, Bologna, Roma, Macerata,
Napoli, Palermo, Bari, Caserta
• La DIA spiega come l’organizzazione si sia
gradualmente trasformata da «gregaria» a
«dominante»

Capitolo 5
Dal Sud al Nord, l'ascesa della mafia nigeriana
• L'allarme della DIA. "In Italia si va affermando Black
Axe, sodalizio pericoloso e violento che dalla Nigeria si
è diffuso in tutto il mondo"

279
La Mafia Nigeriana in Italia
• Le nigeriane e i centri di accoglienza usati per
legalizzare la schiavitù
• «Quando sarai in Italia verrò a prenderti per
portarti in casa mia»
• «Quando arriverai in Italia ti daranno un telefono con
del credito per chiamare la tua famiglia in Nigeria. Tu
chiamerai papà e lui chiamerà me. Dopo di che loro ti
porteranno in una città, in quel momento dovrai
chiamarmi e dirmi dove sei»
• Per "salvarle" una soluzione ci sarebbe

Capitolo 6
Ascia nera. Una inchiesta sulla mafia nigeriana
in Italia
• "Ascia nera", il sistema della mafia nigeriana
• La tratta delle donne nigeriane in "Ascia nera"
• Ogni tappa un debito. Ogni debito un bordello, pena la
morte per abbandono nel deserto. Ero la loro scopa del
cesso. Dopo che mi scopavano dovevo pulire la stanza.
Il loro sporco.

Capitolo 7
Mafia nigeriana sempre più potente. Nasce
l'asse con "Cosa Nostra" e Camorra
• Mafia nigeriana, camorra e "Cosa Nostra".
Inquietanti alleanze
• Tra i membri del clan vige la legge del silenzio
quando sono arrestati
280
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 8
Fake News che offendono tutti i nigeriani
onesti residenti in Italia
• Attenzione alle fake-news che offendono l'intera
comunità dei nigeriani in Italia
• Titoli ad effetto solo per creare allarme sociale e
offendere un'intera comunità

Capitolo 9
DIA. La mafia nigeriana è quella più
organizzata e strutturata in Italia
• Arriva la mafia nigeriana e batte quella italiana
• Prostituzione, droga e armi. Ecco le nove città
italiane ostaggio dei nigeriani
• Antimafia. La Nigeria non collabora. Sono stati siglati
accordi per l'espulsione di chi commette reati in Italia,
ma che la Nigeria non rispetta
• Quanto è potente la mafia nigeriana in Italia, e
come fa i soldi
• Per vincolarle al pagamento del debito contratto per il
viaggio sono sottoposte a riti woodoo, con minacce di
morte per chi tenta di affrancarsi e le rispettive
famiglie

Capitolo 10
Mappa della Mafia Nigeriana in Italia. Prima Parte
• I tentacoli della mafia nigeriana sull'Italia
281
La Mafia Nigeriana in Italia
• C'è un capo pentito
• Riti violenti e simboli
• Per trent'anni l'Italia non ha voluto vedere la
mafia nigeriana
• Anche nel mio caso le indagini furono superficiali
• La piovra nera ha messo radici da nord a sud
• Mappa delle "confraternite" nigeriane presenti in
Italia

Capitolo 11
Mappa della Mafia Nigeriana in Italia. Seconda Parte
• L'Italia in mano alla mafia nigeriana
• I Gatti Neri
• Il "Gran Ibaka"
• Le prime condanne di nigeriani per il 416-bis,
associazione di tipo mafioso
• Sfruttamento della prostituzione. Non solo le ragazzine
nigeriane, ma anche tossicodipendenti italiane
• Il primo pentito dall’interno di Black Axe
• Le cosche nere comandano in almeno sette
regioni
• Traffico di organi (umani)
• La tratta delle nigeriane
• I Black Axe nel marchigiano

282
La Mafia Nigeriana in Italia
Capitolo 12
I "Cults" nigeriani in Italia
• I "Cults" nigeriani. Ecco quali sono le
confraternite criminali attive in Italia e dove
agiscono
• Nigeria, un paese tormentato
• Black Axe
• Vikings
• Supreme Eiye
• Maphite

Capitolo 13
Mafia Nigeriana, un po' di Storia
• La mafia nigeriana in Italia si è radicata
profondamente, ma non perché ha soppiantato le mafie
autoctone, al contrario, perché con esse collabora
• La verità è un'altra
• Le confraternite nigeriane, dal Premio Nobel alla
mafia
• La criminalità nigeriana affonda le sue origini all'interno
del mondo universitario della Nigeria ed in particolare
nel cultismo e nelle confraternite
• Le "Tre D", Donne, Droga e Denaro
• La violenza di questi gruppi è cresciuta con il
passare degli anni
• Il risultato è possibile vederlo in queste cifre

283
La Mafia Nigeriana in Italia
• Un rito magico-religioso può condurre l’uomo a
trasformarsi in simbolo

Capitolo 14
La mafia nigeriana ha scalzato i Casalesi. Castel
Volturno, oggi è un ammasso di macerie
• Viaggio drammatico a Castel Volturno
• Di Castel Volturno il sociologo di Emergency dice
che rappresenta «Il futuro dell’Europa»
• A Castel Volturno era così anche alla fine degli
anni ottanta, ma con una differenza
• Davvero entrando nell'ambulatorio di Emergency si
capisce il lavoro prezioso e insostituibile di questa
organizzazione
• Castel Volturno è tante cose
• Dunque, pochi conflitti razziali nella capitale
europea della mafia nigeriana
• Castel Volturno è un pezzo di Nigeria nel cuore
dell’Europa

Capitolo 15
Quella zona grigia della mafia nigeriana di cui
nessuno parla
• Non è sempre tutto bianco o nero, non ci sono solo i
buoni o i cattivi, tra le comunità di nigeriani c’è anche il
“silenzio omertoso”, il si sa ma non si dice, una cultura
che tende a farsi gli affari propri, spesso un basso
livello di istruzione

284
La Mafia Nigeriana in Italia
• L'economia locale alimenta quella zona grigia
• Una miriade di donne nigeriane che sfruttano
altre donne nigeriane più giovani di loro
• Udine, la città in cui vivo e lavoro
• Si sono messe le basi per creare un luogo
“inospitale” alla mafia nigeriana
• Pensando alle ragazze sfruttate

Capitolo 16
Anonimo Nigeriano e l'Anagrafe che non esiste
• Cento milioni di nigeriani con documenti falsi o
sbagliati. Un Paese anonimo così come i suoi abitanti
che nel 2050 saranno 400 milioni
• Ma andiamo per ordine. Cos'è il 'BRISIN' (Progetto per
l'istituzione di un'anagrafe della popolazione a livello
federale)
• Nigeriani dall'età sconosciuta tra corruzione e una
Pubblica Amministrazione senza infrastrutture
• 400 milioni di persone nel 2050 e senza
anagrafe. La demografia nigeriana al collasso
• 'BRISIN'. L'Anagrafe intelligente per il controllo
demografico, la crescita e lo sviluppo
• Il 'BRISIN'' è pronto a partire ma è fermo da 20 anni.
Partito nel 2000 e approvato dal Governo federale nel
2007
• Il ‘BRISIN' come contenimento dei flussi
migratori
• Denunciamo che

285
La Mafia Nigeriana in Italia
• Oggi, 2022, a 15 anni dall'approvazione del
'BRISIN' rimangono le briciole. Un progetto
ormai fallito

Capitolo 17
The 419 Embassy. Ovvero l'Ambasciata nigeriana a
Roma tra piccole e grandi corruzioni
• È ora che tutti sappiano
• NON rispondono al telefono, NON leggono le
nostre e-mail
• No, caro ambasciatore, così non va, in questo modo tu
permetti che approfittatori, delinquenti e mafiosi
"rubino" ai tuoi stessi connazionali, e perfino
"sottomettano" le tue stesse ragazze
• The Embassy

Capitolo 18
L'Oba di Benin City contro il traffico di ragazze
nigeriane
• Chi è l'Oba di Benin City
• L'editto dell'Oba di Benin City
• A distanza di quattro anni dall'editto dell'Oba di
Benin City gli effetti si sono dissolti

Capitolo 19
Nude e umiliate, il rito che incatena le ragazze
nigeriane alla mafia
286
La Mafia Nigeriana in Italia
• Nude e Umiliate
• Un cerchio fatto con dei lumini
• Il Medio Oriente è la nuova frontiera
• Quella di inviare alcune ragazze vittime della tratta nei
paesi arabi sembra essere una vera e propria scelta
• La mamam fa dire alla vittima che lavoro dovrà
fare per pagare il suo riscatto

Capitolo 20
Le ragazze nigeriane, i riti woodoo e il culto di
Mami Wata
• Il woodoo (JuJu)
• Il culto di "Mami Wata"
• Il rito vero e proprio
• Le tre promesse principali che la ragazza deve
pronunciare a voce

Capitolo 21
Green Bible. Svelati i segreti della Bibbia
Verde della mafia nigeriana
• Il giuramento col fuoco per entrare nel clan
• Così è strutturata la mafia nigeriana

Capitolo 22
Manifesto delle Ragazze di Benin City. Fermiamo
insieme la mafia nigeriana che ci rende schiave
287
La Mafia Nigeriana in Italia
• La prima volta che vai sulla strada per "lavorare" sei
nel panico. Hai paura, tristezza. Ti senti umiliata. Io
ricordo la strada. Ricordo il marciapiede. Ricordo la mia
vergogna di stare lì, con dei vestiti assurdi
• Prendiamo atto che
• In Libia
• Mafia Nigeriana
• Clienti
• Abbiamo paura
• Alle Associazioni di Volontariato
• Alle autorità di polizia
• Alla Giustizia Italiana
• Ai tantissimi nigeriani onesti in Italia
• La Nigeria
• Al Governo del cambiamento italico
• Italiani

Capitolo 23
Il cliente è di tutte le età, ed è sempre più
violento
• Sono dati da un'indagine del 2016 che possiamo
considerare "attuale", perché i clienti di ragazzine
“schiave” non cambiano mai. Sono sempre e solo
"idioti" ed "ipocriti"
• Alcuni dati
• Vi è una bassa percezione del rischio da parte
dei clienti
288
La Mafia Nigeriana in Italia
• I clienti sono per la maggior parte sposati o
fidanzati
• Molte ragazze accettano anche rapporti di gruppo,
rapporti anali o rapporti “saffici” (con altre donne)
• Non c'è un cliente tipo
• I clienti abituali
• Perché andare con una prostituta
• Il nodo critico sono i rapporti non protetti
• Ci appelliamo al governo italiano e al suo parlamento
affinché venga approvata al più presto una legge sulla
prostituzione che al momento manca. Una legge che
vada nella direzione di punire chi chiede prestazioni
sessuali a pagamento

Capitolo 24
Dalla Nigeria all'Italia, il viaggio delle Ragazze
di Benin City
• Dai racconti delle ragazze nigeriane rinchiuse nei Centri
di accoglienza l'esperienza drammatica del viaggio che
le ha portate in Italia
• Costrette a prostituirsi nei bordelli già Libia
• Reclutate perché povere o in difficoltà
• Condizioni associate a disagi di tipo socio-
economico
• Figure di trafficanti che le ragazze incontrano
durante il “viaggio”
• Tappe
• Kano, in Nigeria
289
La Mafia Nigeriana in Italia
• Zinder, in Niger
• Agadez, in Niger
• Dirkou, località rurale in mezzo al deserto del
Niger
• Una prima tappa in Libia spesso è Sabha
• Tripoli (o dintorni), in Libia. Ultima tappa del
viaggio
• Un percorso alternativo
• Organizzazione dei bordelli in Libia
• Le prigioni libiche
• Modalità di controllo in Italia
• Conclusioni

Capitolo 25
Mafia Nigeriana, pericolosa anche dal carcere
• Violenti e senza scrupoli. Sia applicato anche a
loro il 416-bis
• È il clima di semi-impunità e di sottovalutazione della
pericolosità a favorire la ramificazione di nigeriani nelle
città italiane

290
La Mafia Nigeriana in Italia
Glossario della Mafia Nigeriana
Adescatore Operano in Nigeria, adescano le ragazze e le
convincono a partire. Possono essere parenti o
amici della vittima ma anche altre donne prece-
dentemente sfruttate, pastori delle chiese o
funzionari pubblici corrotti. Di solito non sono
organici all'organizzazione mafiosa, ma sempli-
cemente sfruttano il loro ruolo sociale, la loro
posizione, la loro parentela o amicizia con la
vittima per un tornaconto personale e denaro.

African Shop Negozio dove si vende un po' di tutto, alimenti,


bibite e alcolici, frutta esotica, video africani e
perfino preservativi. Sono gestiti da commer-
cianti nigeriani. Nelle città dove la Mafia
nigeriana è presente, questi commercianti sono
spesso collusi con mamam e personaggi
appartenenti ai “Cults”. Gli African Shop non di
rado diventano luoghi di ritrovo per intere
comunità di nigeriani.

Agenti Statali In Nigeria facilitano la circolazione delle vittime


e garantiscono protezione ai trafficanti. In par-
ticolare, impediscono l’attività inquirente e pro-
curano documenti falsi. Ed infatti, in Nigeria,
nessuno indaga su questo traffico di esseri
umani. Il problema della corruzione in Nigeria è
endemico a tutti i livelli della pubblica ammini-
strazione, nelle forze dell'ordine e perfino
nell'esercito.

Akalamagbo (Uccello nella lingua degli Yoruba). È il simbolo


di riconoscimento del Cult "Supreme Eye".
L'akalamagbo è un volatile mitologico, che nel-
lo stemma degli Eiye è raffigurato nell'atto di
catturare una preda, o come un rapace con un
cranio umano tra gli artigli. E in effetti nella lin-

291
La Mafia Nigeriana in Italia
gua yoruba il suo nome sta per "uccello".

Art. 416-bis Codice Penale. Associazione di tipo mafioso


Chiunque fa parte di un'associazione di tipo
mafioso formata da tre o più persone, è punito
con la reclusione da tre a sei anni.
Coloro che promuovono, dirigono o organizzano
l'associazione sono puniti con la reclusione da
quattro a nove anni.
L'associazione è di tipo mafioso quando coloro
che ne fanno parte si avvalgono della forza di
intimidazione del vincolo associativo e della
condizione di assoggettamento e di omertà che
ne deriva per commettere delitti, per acquisire
in modo diretto o indiretto la gestione o co-
munque il controllo di attività economiche, di
concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi
pubblici o per realizzare profitti o vantaggi in-
giusti per sé o per altri.
Se l'associazione è armata si applica la pena
della reclusione da quattro a dieci anni nei casi
previsti dal primo comma e da cinque a quindi-
ci anni nei casi previsti dal secondo comma.
L'associazione si considera armata quando i
partecipanti hanno la disponibilità, per il conse-
guimento della finalità dell'associazione, di armi
o materie esplodenti, anche se occultate o te-
nute in luogo di deposito.
Se le attività economiche di cui gli associati in-
tendono assumere o mantenere il controllo
sono finanziate in tutto o in parte con il prezzo,
il prodotto, o il profitto di delitti, le pene stabili-
te nei commi precedenti sono aumentate da un
terzo alla metà.
Nei confronti del condannato è sempre obbliga-
toria la confisca delle cose che servirono o fu-

292
La Mafia Nigeriana in Italia
rono destinate a commettere il reato e delle
cose che ne sono il prezzo, il prodotto, il profit-
to o che ne costituiscono l'impiego. Decadono
inoltre di diritto le licenze di polizia, di commer-
cio, di commissionario astatore presso i mercati
annonari all'ingrosso, le concessioni di acque
pubbliche e i diritti ad esse inerenti nonché le
iscrizioni agli albi di appaltatori di opere o di
forniture pubbliche di cui il condannato fosse ti-
tolare.
Le disposizioni del presente articolo si applica-
no anche alla camorra e alle altre associazioni,
comunque localmente denominate, che valen-
dosi della forza intimidatrice del vincolo asso-
ciativo perseguono scopi corrispondenti a quelli
delle associazioni di tipo mafioso.

Aviary Si chiama Aviary (Voliera) ogni struttura nazio-


nale dove la Eiye Confraternity è presente. Così
è anche in Italia.
Ogni Aviary (nel mondo) è iscritta in un regi-
stro unico custodito in gran segreto nella ma-
dre Patria, la Nigeria. I requisiti per l'iscrizione
delle Aviary nel registro sono il numero degli
affiliati e il loro indottrinamento che vengono
valutati di volta in volta dai capi internazionali
dell'organizzazione.
A capo di ogni Aviary nazionale c'è il Boss dei
Boss, l'Ebaka, che resta sempre in stretto con-
tatto con l'organismo madre, in Nigeria.
Ogni Aviary è suddivisa a sua volta in Nest, i
nidi, cioè le sezioni territoriali guidate da un
Flying Ibaka e da altri sette membri, che resta-
no in carica due o tre anni.

Ballarò (Quartiere di Palermo). Classico esempio di col-


laborazione tra "mafie". Un'inchiesta della pro-
cura di Palermo iniziata nel 2012 accertò
293
La Mafia Nigeriana in Italia
l'accordo tra la mafia nigeriana e Cosa Nostra
(all'epoca indebolita da diversi arresti impor-
tanti) per il controllo dell'intero quartiere in re-
lazione a prostituzione e traffico di droga.
Quell'inchiesta portò all'arresto di diversi nige-
riani a cui venne contestato anche il reato di
"Associazione Mafiosa" (416-bis c.p.). Reato
poi confermato nella sentenza del processo
emessa dallo stesso Tribunale di Palermo
(2015).
Il Parco della Favorita di Palermo è ancor oggi il
segno tangibile della presenza della mafia nige-
riana nella città di "Cosa Nostra".

Baseball cap (Raccoglitore di elemosine). Di solito sono per-


sone di mezza età, maschi, in difficoltà econo-
miche. Anche loro, al pari delle ragazze co-
strette a prostituirsi, hanno un luogo fisso per
"lavorare", anche i baseball cap hanno il loro
"joint", che si solito è un centro commerciale,
un supermercato, un luogo turistico o di pas-
saggio molto frequentato. Alcune inchieste
hanno svelato che devono garantire al loro
"boss" (capo zona) almeno 200 euro al giorno.

Benin City Capoluogo dell'Edo State, uno dei 36 Stati Fe-


derati della Nigeria, e un tempo fiorente capita-
le dell'Antico Regno del Benin.
Si trova nella parte meridionale del Paese a ri-
dosso del Delta del fiume Niger. È la regione da
cui parte la gran parte delle ragazze nigeriane
che vengono poi sfruttate sessualmente in Ita-
lia (o in Europa).

Biafra Guerra civile del Biafra (1967-1970). Periodo


nel quale i "Cults" nigeriani si evolvono ed
escono dalle università diventando delle vere e
proprie organizzazioni criminali, si trasformano

294
La Mafia Nigeriana in Italia
in milizie armate, ed ebbero un ruolo diretto,
sia durante che dopo la guerra, a difesa delle
multinazionali del petrolio e dello stesso
governo federale.
La guerra del Biafra ha segnato, sotto diversi
aspetti, l'affermarsi di un nuovo periodo storico
e culturale per l'intera umanità. È stata una
tragedia di proporzioni enormi.
Si stimarono quasi 3 milioni di morti, di cui due
terzi in gran parte bambini, dovuti alla fame e
alla malnutrizione. Le immagini di bambini gra-
vemente malnutriti fecero il giro del mondo, e
nel linguaggio comune la frase "bambini del
Biafra" divenne un neologismo per indicare
proprio bambini estremamente magri e affama-
ti.
La guerra del Biafra durerà dal 6 luglio 1967 al
13 gennaio 1970, e sarà determinata dal tenta-
tivo di secessione della provincia sud-orientale
della Nigeria, popolata da etnia Igbo, cristiana
ed animista, che scatenerà la risposta del go-
verno centrale nigeriano.
In quei luoghi era appena stato scoperto il pe-
trolio e le multinazionali intervennero con co-
spicui finanziamenti (tangenti) a favore del go-
verno centrale, ministri, politici e autorità im-
portanti e in cambio ottennero diritti e permes-
si per l'estrazione.
Mentre un milione di bambini moriva di fame,
nello stesso luogo qualcuno continuava ad
estrarre, non curante, il petrolio.
Dopo la guerra cinque milioni di persone furono
costrette ad abbandonare le loro terre d'origine
per dare spazio agli impianti petroliferi. La pa-
rola "Biafra" da quel momento venne cancellata
perfino dalle carte geografiche della Nigeria e
quello che era l'ex-Biafra fu smembrato in nove
295
La Mafia Nigeriana in Italia
entità territoriali distinte.

Black Axe Black Axe Confraternity nasce a Benin City in


un campus universitario nel 1976. Il suo mar-
chio è un'ascia nera che spezza le catene della
schiavitù, a simboleggiare un messaggio di
pace, tolleranza e condanna del razzismo.
L'intento è caritatevole ma durerà poco e, anzi,
sarà sostituito dalla fama di una violenza ecce-
zionale.
Ascia Nera, adepti si diventa anche in Italia,
non in una foresta ma precisamente a Verona.
È proprio la città veneta, in effetti, la "Zone"
delle Asce Nere in Italia, cioè la sede centrale
alla quale sono subordinati tutti i "Forum", le
varie cellule dell'organizzazione presenti nelle
città del nostro Paese. Qui, il 7 luglio 2013,
sempre secondo la testimonianza dei collabora-
tori di giustizia, si sarebbero svolti i riti di affi-
liazione di tutta Europa.

Black Cats I Black Cats sono una derivazione «colta» dei


Black Axe, la più aggressiva tra le mafie nere e
hanno la loro cattedrale in Campania sulla co-
sta domiziana a Castel Volturno.
Black Cats, i Gatti neri. I loro colori sono il gial-
lo e il verde, hanno tatuato il felino su una
spalla e le profonde cicatrici sull'addome sono il
risultato del rituale di affiliazione. Sono l’evolu-
zione della mafia nigeriana, uno dei "Cults"
«più pericolosi, aggressivi e pervasivi tra le
mafie transnazionali».

Boga (Trolleyman o Guideman). Accompagnatore,


guida: si occupa del trasferimento delle vittime
nei paesi di transito. Si tratta, nella maggior
parte dei casi, di uomini nigeriani, organici alla
mafia nigeriana, che "accompagnano" le ragaz-
ze dalla Nigeria verso le tappe successive del
296
La Mafia Nigeriana in Italia
viaggio. Solitamente una mamam residente in
Italia o un brother del guideman (ossia un
uomo che conosce il guideman, perché appar-
tenente alla sua etnia o perché originario del
suo stesso quartiere) lo contatta per chiedergli
di recarsi in Nigeria e prelevare le vittime, al
fine di trasportarle nei paesi di transito. In tale
fase il boga esegue sempre gli ordini della ma-
mam.

Boss Indica solitamente un uomo che ha raggiunto


un alto livello di responsabilità all'interno
dell'organizzazione mafiosa. Tra i suoi compiti
anche quello di controllare, per conto delle ma-
mam, le vittime di tratta nei paesi di transito
del nord Africa, o durante le lunghe soste in Li-
bia.
In Italia, nel linguaggio "gergale" delle ragazze,
viene chiamato "Boss" un capo, uno che co-
manda una cellula della mafia nigeriana in una
determinata zona o città. Controllano il traffico
delle ragazze ma soprattutto il traffico di droga.

Boys Giovani affiliati a qualche "Cult" della mafia ni-


geriana che svolgono lavori di manovalanza
come lo spaccio di stupefacenti.
Vengono assoldati dalle mamam per tenere
sotto controllo le ragazze, e intervengono, an-
che con metodi brutali arrivando fino allo stu-
pro e alla violenza fisica, se le ragazze cercano
di fuggire o di denunciare.

BRISIN (Basic Registry and Information System in Ni-


geria). Progetto per l'istituzione di un'anagrafe
informatizzata della popolazione nigeriana a li-
vello federale.
Fu un progetto partito nel 2000 in collaborazio-
ne con diverse aziende italiane, approvato dal

297
La Mafia Nigeriana in Italia
Governo Federale in via definitiva nel 2007. Un
progetto che però è rimasto sulla "carta" e così
milioni di nigeriani rimangono “anonimi”. Un di-
sastro demografico se si pensa che nel 2050 la
popolazione nigeriana sarà di 400 milioni.
In assenza di un'anagrafe globale e informatiz-
zata per la criminalità organizzata nigeriana è
più facile falsificare documenti, creare false
identità, ecc.. (Vedi Capitolo 16)

Brother Collaboratore della mamam. Di solito è un ra-


gazzo giovane, per le ragazze è considerato un
"fratello". A differenza dei boys, il brother è alle
dirette dipendenze della mamam e aiuta
quest'ultima nel controllo delle ragazze. Non di
rado un brother tiene sotto controllo una o più
ragazze anche durante il loro lavoro in strada,
si tiene in disparte, non visto dai clienti.

Butchers I macellai. Sono quel gruppo di persone incari-


cate di picchiare i nuovi adepti durante i rito di
affiliazione alla Black Axe.

Cara di Mineo Provincia di Catania. Fino al 2019, anno in cui


venne smantellata, è stata la più grande strut-
tura per immigrati d'Europa. Arrivò ad ospitare
anche 12-15 mila immigrati per volta.
Diverse indagini di polizia hanno accertato che
la mafia nigeriana, in particolare il Cult dei Vi-
kings, all'interno della struttura faceva proseliti
tra i nuovi immigrati nigeriani, costringendo le
ragazze loro connazionali a prostituirsi, sia
all'interno del Cara che nelle zone limitrofe alla
struttura, e fino a Catania città.
Per diversi anni il Cara di Mineo fu una fonte
inesauribile di denaro pubblico per la malavita
e i boss locali della mafia siciliana (dalla gestio-
ne agli appalti di ogni genere, la mensa, le puli-

298
La Mafia Nigeriana in Italia
zie, la sicurezza, piccole e grandi manutenzioni,
ecc..). Fu anche un'inesauribile serbatoio di
braccianti agricoli a basso costo per gli
agricoltori locali da adibire negli aranceti e nei
campi della piana di Catania.
Come tutte le altre grandi strutture per immi-
grati d'Italia, dopo l'entrata in vigore dei fami-
gerati Decreti sulla Sicurezza (2018) voluti
dall'ex-ministro dell'Interno Salvini, anche il
Cara di Mineo venne smantellato.
Se da un lato, in un un colpo solo si è posto
fine a tutti gli affari illeciti che gravitavano in-
torno a questi grandi centri di accoglienza,
dall'altro si sono lasciati liberi di circolare sul
territorio italiano migliaia e migliaia di immigra-
ti irregolari in balia di mafie, papponi e capora-
li. Il tutto in barba alla "Sicurezza".

Castel (Provincia di Caserta). Ormai definita la capita-


Volturno le europea della mafia nigeriana. Negli anni '80
fu la prima città italiana in cui si insediarono i
"cults" nigeriani, all'epoca di trattava solo di
sfruttamento della prostituzione di ragazze ni-
geriane. In quegli anni di fine millennio la mafia
nera aveva fatto un patto con i Casalesi (Ca-
morra), ma intanto si ampliava, si ramificava in
tutta Italia. E Castel Volturno diventava sempre
di più la roccaforte dei mafiosi nigeriani.
Il traffico di ragazze per il loro sfruttamento
sessuale è diventato anche traffico di droga e
perfino di armi. Nel 2018 nei pressi di Castel
Volturno fu identificata una cellula che traffica-
va in organi umani.
Oggi a Castel Volturno i nigeriani hanno scalza-
to i Casalesi. In questi decenni lo Stato italiano
non è intervenuto lasciando la cittadina campa-
na abbandonata a se stessa, e considerando i
nigeriani appartenenti ai "Cults" delinquenti co-
299
La Mafia Nigeriana in Italia
muni. E se oggi, 2022, Castel Volturno è consi-
derata ancora la capitale europea della mafia
nigeriana qualche motivo ci deve pur essere.
A Castel Volturno vige un coprifuoco perma-
nente, dove non è prudente girare da soli se
non sei del luogo, e anche se sei di colore.
Strade e stradine mal ridotte, dove è palese
l'incuria pubblica, e dove ad ogni angolo si fan-
no vedere dei ragazzotti di colore che ti guar-
dano minacciosi se non ti conoscono. Quei ra-
gazzotti non sono altro che "vedette" a difesa
di case, casolari, luoghi dove si spaccia, si
fuma, si beve e all'occorrenza si può anche fare
sesso a pagamento con la ragazzina di colore
sempre disponibile.

Chama Black È il "capo" del Consiglio Nazionale della confra-


Axe ternita Black Axe. È lui che ha l'ultima parola se
accettare o meno un nuovo adepto al "Cult".

Confraternite (Confraternite universitarie o Cults). Il primo


"Cult" nasce nel 1952, quando sette giovani
studenti universitari (passati alla storia come "I
Magnifici Sette"), e tra di loro c'era anche il fu-
turo Premio Nobel (1986) per la Letteratura
Wole Soyinka. Fondarono la Pyrates Confrater-
nity (anche nota come National Association of
Seadogs) all'interno dell'University Collage di
Ibadan. All'epoca di certo non pensavano che
stavano mettendo le radici ad una delle più po-
tenti e aggressive associazioni a delinquere del
mondo.
Si svilupparono, uscendo dall'ambito universi-
tario, negli anni '70 (dopo la guerra del Biafra,
1967-70). Se all'inizio i loro scopi erano meri-
tevoli come dare la possibilità di studiare a gio-
vani di famiglie povere o combattere il razzi-
smo e l'apartheid, si sono trasformati in vere e
proprie bande criminali armate. Sono sempre
300
La Mafia Nigeriana in Italia
restati impuniti perché avevano l'appoggio dei
vari dittatori militari dell'epoca, che nella realtà
dei fatti volevano tenere sotto controllo l'oppo-
sizione politica ed eventuali manifestazioni di
protesta che potevano nascere nei campus uni-
versitari contro la dittatura, ed è anche per
questo che i "Cults" si sono sempre più raffor-
zati e diventati sempre più potenti. Furono uti-
lizzati anche dalle multinazionali del petrolio
per proteggere i loro interessi nel Delta del Ni-
ger.
Con l'avvento della democrazia, alla fine degli
anni '90, le Confraternite si sono ulteriormente
evolute. Fornivano protezione armata a politici
influenti, o a persone ricche, fino a diventare
vere e proprie consorterie criminali molto attive
anche al di fuori dei confini nella Nigeria.
Tutt'ora sono protette dai politici, essi stessi af-
filiati a questi "Cults", nel tempo divenuti go-
vernatori di Stati, deputati del parlamento fe-
derale, sindaci di città importanti e perfino mi-
nistri. Appartenenti alle Confraternite oggi li
troviamo nell'esercito, e inseriti ai vari livelli
dell'Amministrazione pubblica.
Sono gruppi chiusi, in cui vige una omertà as-
soluta, e con rituali di affiliazione spesso dav-
vero cruenti.
Basti pensare che, oggi nel 2022, il presidente
della Nigeria è un certo Muhammadu Buhari,
un ex-militare che nel 1983 attuò un colpo di
Stato e quindi già "dittatore" della Nigeria dal
1983 al 1985, epoca in cui le "Confraternite"
venivano pagate e finanziate dai "dittatori" al
potere.

Connection Si occupa di facilitare il trasferimento delle vit-


time in Italia. I connection man alcune volte
301
La Mafia Nigeriana in Italia
Man sono direttamente in contatto con le mamam,
altre volte non fanno parte in maniera struttu-
rata della rete criminale ma sono trafficanti,
contattati dal guideman o dal boss, per nego-
ziare l’ingresso della vittima in Italia. Agiscono
in Libia e in altri paesi di transito.

Controllers (o luogotenenti). Intercettano le vittime al mo-


mento dello sbarco e impartiscono loro le diret-
tive da seguire al momento dell’identificazione
e dell’ingresso nei centri di accoglienza. Spesso
i controllers sono donne, a loro volta vittime di
tratta, che prestano tale servizio in cambio di
una decurtazione del proprio debito.

Cults (vedi Confraternite)

Cultista (Adepto della Confraternita). Nel gergo lessica-


le dei nigeriani il "cultista" è più propriamente
un adepto a confraternite di ispirazione religio-
sa, al più chiese evangeliche e pentecostali, più
raramente di ispirazione animista.
Sono "chiese" sparse in tutto il mondo. Alcune
riescono ad attirare migliaia di "adepti", cultisti
appunto, anche attraverso canali televisivi o in-
ternet (social network), e quindi denaro, tanto
denaro.

Darknet (Il lato oscuro di internet). Viene usato dalla


mafia nigeriana per i traffici illegali (armi, dro-
ga, prostituzione). Nel 2018 FBI americana e
Polizia Postale italiana scoprirono un traffico di
organi umani gestito dai nigeriani che aveva la
sua base operativa a Castel Volturno (Caserta).

Decreti (Decreti Salvini 2018). Decreti sull'immigrazio-


Sicurezza ne fortemente voluti dall'allora ministro
dell'Interno Matteo Salvini, e da noi considerate
le prime "leggi razziali" del XXI Secolo, dopo

302
La Mafia Nigeriana in Italia
quelle tristemente famose del 1938 di epoca
fascista.
Leggi che in nome della "sicurezza" avevano
azzerato tutto il sistema di accoglienza (Sprar)
e impedivano un adeguato percorso di prote-
zione alle vittime di tratta e ai rifugiati. Leggi
che prevedevano maxi-multe alle navi delle
ONG che salvavano i migranti in mare.
Salvini con i suoi decreti aveva perfino fatto
scomparire l’anagrafe dei migranti facendo si
che i migranti, non censiti, fossero liberi di gi-
rare sul territorio nazionale. Un clamoroso buco
legislativo che perfino la Corte Costituzionale
stigmatizzò.
Nel 2020, dopo la caduta del governo Centro
Destra-Cinque Stelle, il Parlamento modificò
ampiamente la normativa sull'immigrazione vo-
luta da Salvini. Non è ancora una legge perfet-
ta (secondo noi), ma almeno è stato ripristina-
to il sistema di accoglienza e protezione secon-
do norme civili e "non razziste", torna il model-
lo allargato (Sai), tempi più brevi per ottenere
la cittadinanza, sono state abolite le maxi-mul-
te per le ONG impegnate nei salvataggi in
mare.
Con l'attuale legge sull'immigrazione viene at-
tuata la protezione speciale, in caso di situazio-
ni particolari, come il rischio di persecuzioni o
torture, o anche il pericolo di essere persegui-
tati in patria a causa dell’orientamento sessuale
o l’identità di genere. Tutti casi che oggi non
consentono l’espulsione.
Oggi è prevista la conversione per motivi di la-
voro dei permessi di soggiorno emessi per ra-
gioni umanitarie. Inoltre, in materia di rifiuto o
revoca del permesso, viene meno la discrezio-
nalità nella valutazione dei «seri motivi», di

303
La Mafia Nigeriana in Italia
competenza del Questore.

Eiye Supreme Eiye Confraternity nata nell'Università


di lbadan, nello Stato di Oyo, dopo una scissio-
ne interna alla Black Axe Confraternity, è cono-
sciuta anche come National Association of Air
Lords. Fondata con l'intento di promuovere lo
sviluppo e la cultura africana in contrapposizio-
ne alla politica del colonialismo imperialista. Gli
Eiye in Nigeria sono stati banditi, vengono con-
siderati tra i 7 "secret cuIts" più pericolosi e
sanguinari della nazione.

Forum Sono le cellule in cui sono organizzate le Asce


Nere (Black Axe) nel territorio italiano. Tutti i
Forum fanno riferimento al capo del consiglio
nazionale, il Chama Black Axe, la figura che ha
l'ultima parola sull'affiliazione dei nuovi adepti
dopo che hanno superato tutte le prove richie-
ste.
Il Chama Black Axe non è da confondere con il
Gran Ibaka che è invece il capo supremo di tut-
ti i Black Axe in Italia.

Gran Ibaka Così è chiamato il capo supremo dei Black Cats


(emanazione colta dei Black Axe) in Italia.

Green Bible (La Bibbia Verde dei Maphite). Si tratta di un


vero e proprio manuale e codice di comporta-
mento del Cult Maphite. È stata scoperta
nell'agosto 2019 a Torino nel corso di una inda-
gine sfociata in alcune decine di fermi.
Sono contenute le regole, le cariche e le inve-
stiture, i riti di iniziazione, le punizioni. Ogni
operazione criminale è chiamata con un nome
in codice per non farsi capire se intercettati.
Per esempio un operazione di riciclaggio e di
trasferimento di grosse somme di denaro e de-

304
La Mafia Nigeriana in Italia
finita “Mario Monti”.
Il testo spiega anche l'ordine gerarchico
dell'organizzazione malavitosa: ci sono capita-
ni, tenenti, sergenti e soldati semplici. Una
vera e propria miniera di informazioni che han-
no svelato i “segreti nascosti” dei Maphite.
(Vedi Capitolo 21).

Hawala Metodo per trasferire denaro al di fuori dei cir-


cuiti bancari. Noi possiamo tradurre "avallo",
ma con hawala in arabo si intente trasferire,
spostare (denaro appunto).
È un antichissimo sistema musulmano per tra-
sferire somme di denaro (anche ingenti) e pa-
rente delle nostre lettere di cambio, privati che
si accordano con altri privati in ogni parte del
mondo, così si possono trasferire capitali in un
giorno.
Un metodo usato anche dalle ragazze per invia-
re piccole somme di denaro alle famiglie in Ni-
geria. Ci si reca in uno degli African Shop che
accettano questo sistema, si paga la somma da
trasferire (in euro) e una piccola commissione
(per il servizio reso) e questi ti darà una pas-
sword da comunicare al familiare in Nigeria,
che a sua volta si recherà dal "referente" giù in
Nigeria al quale basterà la stessa password ri-
cevuta dall'Italia affinché consegni al "familia-
re" la somma pattuita (in valuta locale, naira).

Head zone È il "capo" di una zona (una città, a volte una


piccola provincia) nella quale sono presenti affi-
liati alla mafia nigeriana.

Igbo Popolo della Nigeria sud-orientale, ovvero


dell'Ex Biafra e del Delta del Niger. Sconfitti
nella guerra civile del Biafra (1967-1970) furo-
no costretti in massa ad abbandonare le loro

305
La Mafia Nigeriana in Italia
terre per far posto alle compagnie petrolifere e
ai pozzi di petrolio.
Sono un popolo tradizionalmente animista a cui
si sono sovrapposte varie fedi del cristianesi-
mo, soprattutto anglicani e pentecostali.
Gli Igbo (o Ibo) costituiscono uno dei più gran-
di gruppi etnici africani, per un totale di circa
30 milioni di persone. In Nigeria rappresentano
circa il 17% della popolazione, e sono presenti
soprattutto negli stati confederati di Anambra,
Abia, Imo, Ebonyi, Enugu, Delta e Rivers. Altri
gruppi significativi si trovano in Camerun e Gui-
nea Equatoriale. Le regioni tradizionalmente
abitate dal popolo Igbo (specialmente con rife-
rimento alla Nigeria) vengono talvolta chiamate
Igboland (o Alaigbo in lingua igbo).
Parlano la lingua Igbo, che in Nigeria è la lin-
gua principale in città come Bonny, Port Har-
court, Onitsha, Agbo, Ikwo, Aba, Owerri, Enu-
gu, Nnewi, Nsukka, Awka, Umuahia, Asaba e
altre.

Storia
L'organizzazione politica e sociale degli Igbo,
prima della colonizzazione europea, era basata
su comunità semi-autonome. Con poche ecce-
zioni (fra cui Onitsha, che aveva un re, e Nri e
Arochukwu, che avevano re-sacerdoti), i villag-
gi Igbo erano retti da un'assemblea di persone
comuni. Questo tipo di organizzazione rappre-
senta un caso molto peculiare nel panorama
dell'Africa occidentale, infatti lo si ritrova solo
presso il popolo Ewe del Ghana.
Gli Igbo misuravano il tempo con un calendario
in cui una settimana contava quattro giorni, un
mese contava sette settimane e un anno conta-
va tredici mesi. L'ultimo mese dell'anno aveva
306
La Mafia Nigeriana in Italia
un giorno aggiuntivo (per un totale di 365 gior-
ni l'anno). Avevano due sistemi matematici
(chiamati Okwe e Mkpisi) e una forma di presti-
ti bancari chiamato Isusu.
Nel 1870, le regioni abitate dagli Igbo furono
acquisite dall'Impero britannico. Le conseguen-
ze della colonizzazione sulla cultura e la società
Igbo furono profondissime. In seguito ai con-
tatti più frequenti con altri popoli nigeriani, gli
Igbo maturarono un senso di appartenenza et-
nica sempre più marcato. Abbracciarono in
modo entusiastico il Cristianesimo e i modelli
culturali occidentali.
Nel 1966, accuse di brogli elettorali e un suc-
cessivo colpo di Stato militare portarono la Ni-
geria in una situazione di crisi che sfociò nel
tentativo di secessione di molte regioni Igbo,
autoproclamatesi “Repubblica del Biafra”. Il go-
verno centrale nigeriano rispose dando inizio a
una guerra civile che si concluse con la sconfit-
ta del Biafra. La guerra divenne tristemente
nota per le conseguenze dell'assedio posto
dall'esercito nigeriano al Biafra, che causò la
morte per fame di milioni di civili e fu da molte
parti condannato come genocidio.

Ignorants Si chiamano così i nuovi affiliati al Cult Black


Axe. Ogni nuovo affiliato inoltre dovrà cambiare
nome e assumerne uno nuovo (strong name)
così da essere meglio identificato all'interno
della confraternita.

Italos Agiscono in Nigeria. Sono reclutatori a tutti gli


effetti, inseriti in modo organico nell'organizza-
zione mafiosa. Offrono alle famiglie denaro,
estinzione di debiti o altri privilegi in cambio di
una figlia (o più figlie) da mandare in Italia. Si
presentano con auto lussuose, vestiti in modo
elegante e signorile, ostentano ricchezza. Sono
307
La Mafia Nigeriana in Italia
in contatto con la mamam in Italia, non di rado
capita che sia la mamam stessa a scegliere a
quale ragazza far fare il viaggio.
Nel libro "Parlo di me" Maris Davis scrive di es-
sere stata venduta (dal padre) a dei signori
eleganti. Quindi già nel 1995 esisteva questa fi-
gura, gente che compra e vende ragazzine.

Joint È il luogo di lavoro, il luogo dove si prostitui-


scono le ragazze nigeriane. Un piccolo tratto di
strada, un pezzettino di marciapiede, un luogo
in un parco. È in un luogo pubblico. Ogni ragaz-
za ne ha uno, ed è sempre lo stesso.
Anche per potersi prostituire, la ragazza nige-
riana deve pagare l'affitto del "joint" alla sua
mamam.

JuJu (Rituale Woodoo). Con il nome "JuJu" si defini-


sce il rituale Woodoo a cui vengono sottoposte
le ragazze nigeriane vittime di tratta in parten-
za per l'Europa. Molto spesso questo rituale
viene ripetuto anche in Italia, in forme più
semplici, un modo per ricordare alla ragazza le
promesse fatte in Nigeria.
Da alcuni racconti di ragazze nigeriane che
hanno voluto descrivere i cerimoniali Woodoo a
cui sono state sottoposte, si evidenzia che è un
rito a cui partecipano più persone, genitori, pa-
renti e amici della ragazza, e che a guidarlo è
un sacerdote o una sacerdotessa. Questi sacer-
doti sono senz'altro corrotti, se non addirittura
organici alla mafia nigeriana.
La ragazza è vestita con abiti tradizionali ed è
quasi sempre a seno scoperto, seno su cui ven-
gono praticati piccoli tagli paralleli (di solito tre,
al centro del seno, in corrispondenza del cuore)
con lame affilate (le cicatrici permanenti che ri-
mangono sono li a ricordare per sempre alla ra-
308
La Mafia Nigeriana in Italia
gazza la promessa fatta).
Le tre promesse principali che la ragazza deve
pronunciare a voce alta, pagare il debito, giura-
mento di fedeltà, obbligo del silenzio. I rituali
JuJu sono quasi sempre associati al culto di
Mami Wata, la dea delle acque.
Durante il rituale alla mamam (o a un suo dele-
gato) vengono consegnati i peli pubici, capelli,
unghie, a volte perfino il sangue mestruale del-
la ragazza come simbolo di possesso.
Al giorno d'oggi, al di fuori del contesto della
religione animista, la parola "JuJu" indica solo il
rituale a cui le ragazze vittime di tratta vengo-
no sottoposte prima della partenza dalla Nige-
ria. Lo scopo del rituale è quello di suggellare
un patto, tra la ragazza, la sua famiglia e i traf-
ficanti. Una promessa di pagare il debito del
viaggio, di non fare denunce, di non scappare.
Questi rituali vengono officiati da stregoni,
baba-loa, native-doctor collusi con la mafia ni-
geriana, ma molto più spesso da finti sacerdoti
del woodoo. Con altre forme a volte questo ri-
tuale viene ripetuto in Italia alla presenza della
mamam che fa confermare alla ragazza le "pro-
messe".
Nel marzo 2018 l'Oba di Benin City (Re Ewuare
II), la più alta autorità della religione animista
in Nigeria, con un'apposita cerimonia seguita in
tutto il paese africano, chiamando a raccolta
tutti i native-doctor, ha emanato un editto co-
stringendo gli sciamani, ovvero i sacerdoti della
religione tradizionale, a revocare la maledizione
dei riti “JuJu” cui vengono sottoposte le giovani
ragazze prima di iniziare il “viaggio”, e nello
stesso tempo ha vietato di eseguire lo "JuJu" in
futuro. Un modo per dire che la religione animi-
sta non ha nulla a che fare con la tratta delle

309
La Mafia Nigeriana in Italia
ragazze e con la mafia nigeriana. Purtroppo
però i rituali "JuJu" continuano ancora, organiz-
zati da sciamani e sacerdoti corrotti e collusi
con i trafficanti.

Lapa Lapa In forma gergale sono chiamate così le imbar-


cazioni (o i gommoni) che vengono usati dai
trafficanti per attraversare il Mediterraneo.

Mafia nera Un altro modo per definire la "mafia nigeriana".

Mafia Il termine "Mafia Nigeriana" è contemplato solo


Nigeriana in Italia come una organizzazione criminale de-
dita allo sfruttamento della prostituzione, al
traffico di stupefacenti, al traffico di esseri
umani, di armi e perfino al traffico di organi
umani. Un termine generico, che nella realtà,
significa diverse "mafie nigeriane".
Non è l'unica "mafia straniera" attiva in Italia,
mafia albanese, mafia russa, mafia cinese,
ecc.. In Italia sono "oggi" definite mafie questi
criminali organizzati. Ma ci sono voluti
trent'anni per "capire" che questi criminali ni-
geriani agivano in Italia come gruppi organizza-
ti.
In Nigeria, paese di origine di questi criminali,
sono definiti "Cults" (gruppi o confraternite).
"Mafia", è un termine italiano per definire un
gruppo criminale organizzato, con un organi-
gramma ben definito (al pari delle mafie autoc-
tone), ed è per questo che diverse sentenze
negli ultimi anni hanno condannato (in via defi-
nitiva) diversi criminali nigeriani al 416-bis.
Nella realtà delle cose la "mafia nigeriana" si-
gnifica Mafie Nigeriane, diversi "cults" che agi-
scono indipendentemente l'uno dall'altro, ma
che hanno le medesime finalità criminali,

310
La Mafia Nigeriana in Italia
spesso in lotta tra di loro.
Il fenomeno della tratta delle ragazze nigeriane
a fini di sfruttamento sessuale è apparso in Ita-
lia alla fine degli anni '80, primi anni '90, ed è
cresciuto in modo esponenziale per oltre tre
decenni.
Purtroppo, in Italia, abituata alle mafie autocto-
ne, non si è parlato di "mafia nigeriana" in
modo esplicito fino al 2012 quando sono inizia-
te le prime inchieste sul fenomeno. La prima
condanna di nigeriani per "mafia" sono state
pronunciate in Sicilia nel 2015.

Mamam (Madam, Maman, Mamy). È la donna (nigeria-


na) che in Italia tiene sotto controllo, spesso
anche ospita, e fa prostituire una o più ragaz-
ze.
Quasi sempre la mamam è stata essa stessa
una schiava sessuale che, dopo essersi affran-
cata, si inserisce nel circuito della tratta non
più come donna sfruttata ma come "sfruttatri-
ce". È lei stessa che sceglie la ragazza, o le ra-
gazze, da far arrivare in Italia dalla Nigeria.
Sono donne che in Italia sono ben integrate
nella società, in regola con i documenti e spes-
so hanno anche una loro famiglia e figli. Non
destano particolari sospetti.
Diminutivo gergale "mummy". Svolge un ruolo
fondamentale nella struttura organizzativa della
rete di trafficanti. Essa è solitamente responsa-
bile dello sfruttamento della vittima nei paesi di
destinazione ma, nel contempo, seleziona le
vittime in Nigeria e opera un controllo anche
nei paesi di transito per salvaguardare il pro-
prio "investimento". Sono infatti le mamam,
nella maggior parte dei casi, che finanziano il
viaggio della ragazza.

311
La Mafia Nigeriana in Italia
Nei rituali di soggezione delle vittime al rito
JuJu, viene indicato il nome della mamam che
così acquisisce la proprietà sulla donna sfrutta-
ta e che ha l’onere di garantire l’obbedienza
della vittima agli ordini degli altri membri della
rete.

Mami Wata Il culto di Mami-Wata. Mami Wata è il nome di


una delle divinità delle acque, dei fiumi e degli
oceani largamente presente, non solo nelle cul-
ture del Golfo di Guinea ma in molte regioni
dell'Africa sub-sahariana. Questa divinità viene
raffigurata come una sirena bella e curata.
Moltissime ragazze nigeriane vittime della ma-
fia nigeriana hanno raccontato di essere state
sottoposte a riti di possessione di Mami Wata.
Secondo una casistica che ha preso in conside-
razione diversi racconti di ragazze nigeriane
sottoposte al rito woodoo, la sintomatologia del
culto di Mami Wata si esprimerebbe in una sen-
sazione di acqua che scorre lungo la testa ed il
collo, e in sogni "acquatici".

Maphite Confraternita fondata nel 1978, il nome è


l'acronimo di Maximo Academyc Performace Hi-
ghly Intellectual Train Executioner. È governata
dal Supreme Maphite Council, che ha sede in
Nigeria e controlla tutti i cults a livello interna-
zionale.
I Maphite si nascondono dietro una organizza-
zione "caritatevole" considerata legale, la
Green Circuit Association (G.C.A.), fondata in
Inghilterra per poi diramarsi in Nigeria e in altri
Paesi. Dal 2011 anche in Italia, dove è stata
registrata regolarmente presso la Camera di
Commercio di Bologna.
In Italia i Maphite sono territorialmente suddi-
visi in quattro famiglie: la Famiglia Vaticana,
312
La Mafia Nigeriana in Italia
con sede principale in Emilia Romagna, e "con-
trolla" anche la Toscana e le Marche; la Fami-
glia Latino, "competente" sul Piemonte, Ligu-
ria e Lombardia; la Famiglia Roma Empire,
attiva nella Capitale e su Lazio, Campania,
Abruzzo e Calabria; la Famiglia Light House
of Sicily, attiva in Sicilia e Sardegna.
Per quanto noto, la Famiglia Vaticana è l'unica
espressione dei Maphite ad essere considerata
ufficialmente dal Supren Maphite Council per
aver versato in Patria la somma necessaria per
farsi "riconoscere".
Costituiti in Italia nel 2011, le indagini degli ul-
timi anni hanno evidenziato la diffusione dei
Maphite soprattutto in Emilia Romagna e in Pie-
monte.
Struttura criminale transnazionale e spietata,
sostenuta da una fortissima omertà interna e
dedita alle intimidazioni e alle minacce degli
stessi appartenerti al cult, i Maphite sono pronti
a punire, anche sul territorio africano, le fami-
glie di chi si dissocia o tradisce l'organizzazio-
ne. I Maphite prevedono "la tortura per chi vio-
la le regole", mentre chi tradisce "deve essere
bruciato vivo”.

National (Capo nazionale). I Black Axe sono strutturati


Head in modo tale che in ogni Nazione al di fuori del-
la Nigeria in cui sono presenti ci sia un National
Head, che dovrà riferire alla "madre patria" sul-
le attività della confraternita.
Nell'aprile 2021 fu arrestato a L'Aquila il Natio-
nal Head responsabile per l'Italia (assieme ad
altri 30 personaggi di spicco del Cult), che ad
oggi saranno stati tutti sostituiti. I capi nazio-
nali sono nigeriani in regola con i documenti e
ben integrati nella società in cui vivono.

313
La Mafia Nigeriana in Italia
Nest (Nido). I Nest sono cellule (gruppi non molto
numerosi) territoriali, più o meno una provin-
cia, in cui è organizzato a livello nazionale il
Cult "Supreme Eiye Confraternity", SEC.
Ogni Nest territoriale fa parte della struttura
nazionale, Aviary (Voliera), e deve rispondere
direttamente al capo supremo, l'Ebaka.
I Nest sono gruppi segreti, e gli affiliati, i Bird
(gli uccelli), non pubblicizzano la loro apparte-
nenza se non per necessità. I capi vengono
eletti ogni due o tre anni in base a una votazio-
ne a cui partecipano i membri più importanti
del cult (gli ex Flying Ibaka e gli Ostrich).
Gli uomini più forti, con un maggiore seguito ed
autorevolezza e spesso al centro di traffici ille-
citi di grande spessore, sono quelli che assu-
meranno le cariche più prestigiose.
Otto sono le cariche all'interno di un Nest,
ognuna con un ruolo ben definito. Oltre al Fly-
ing Ibaka (Capo), ci sono il suo vice, l'Ostri-
ch, lo struzzo; il Nightingale, l'usignolo, detto
anche Engine Infantry, che svolge il ruolo di se-
gretario durante le riunioni del consiglio dei
Flying Ibaka e si occupa della difesa degli asso-
ciati, proprio come farebbe un responsabile
della sicurezza; l'Eagle, l'aquila, che è il capo
dei picchiatori e organizza le spedizioni punitive
(contro chi sgarra o tradisce, contro i cult rivali,
o per conto di mamam insoddisfatte delle loro
ragazze, ecc..); il Woodpecker, il picchio, ov-
vero il tesoriere, che si preoccupa di raccogliere
le quote associative versate dai bird per il nest;
il Parrot, il pappagallo, partecipa a tutte le ce-
rimonie del direttivo, informando tutti i Bird
delle riunioni dell'Esxo, cioè l'assemblea gene-
rale di tutti i membri del nest o del gruppo di-
rettivo (composto solo dagli otto), e canta du-

314
La Mafia Nigeriana in Italia
rante i rituali di affiliazione; la Dove, la colom-
ba, ha il compito di osservare quello che acca-
de all'interno e all'esterno del proprio Nest, ri-
ferendo direttamente al Flying Ibaka, svolgen-
do una sorta di attività di intelligence nel grup-
po; il Flying Comand, il comandante di volo,
responsabile dell'organizzazione degli eventi
del direttivo, della logistica e della verbalizza-
zione delle riunioni.

Omi brother Sono chiamati così i nuovi affiliati dei Maphite.


Per entrare nel "Cult" pagano e in cambio de-
vono incassare pestaggi e torture, si vestono di
verde, il colore che identifica la "Confraternita".

Pastore Il Pastore Pentecostale all'interno delle comuni-


Pentecostale tà nigeriane in Italia è una figura molto cari-
smatica, di solito ha anche una famiglia e un
gruppo di adepti e adepte che lo aiutano nella
gestione della Chiesa (di solito un luogo preso
in affitto), e nell'espletamento delle funzioni di
culto.
La maggioranza delle ragazze nigeriane sfrutta-
te sono molto "religiose", provengono da una
regione della Nigeria del sud, fondamentalmen-
te cristiana, ma dove persiste anche la religio-
ne degli antichi, e i due culti spesso si mescola-
no e l'esempio classico è quello del rituale woo-
doo (JuJu) al quale, le ragazze che si dicono
cristiane, si sottopongono comunque prima del
viaggio e di cui hanno rispetto e a cui credono.
Diversi pastori pentecostali sono finanziati nella
loro attività di religiosi dalle mamam o da per-
sonaggi della mafia nigeriana locale, e così le
ragazze trafficate che si rivolgono a questi così
detti "pastori" nell'intento di trovare una via
d'uscita alla loro schiavitù, anziché aiutarle, si
sentono rispondere che il patto (JuJu) va
rispettato fino in fondo. Schiave e senza una
315
La Mafia Nigeriana in Italia
via d'uscita, tradite anche da coloro che
invocano il Gesù e il Dio dei Cristiani.

Pioneers Pionieri. Affiliati "battezzati" nei college nigeria-


ni. Furono i primi a stabilirsi all'estero e a fare
proselitismo fuori dalla Nigeria, replicando riti,
usanze e strutture gerarchiche proprie dei Su-
preme Eiye.

Pyrates Nota anche come National Association of Sea-


Confraternity dogs. È il primo cult universitario nigeriano
nato nell'Universíty College di lbadan, fondato
nel 1952 dal futuro premio Nobel per la Lette-
ratura (1986) Wole Soyinka, e da altri 6 stu-
denti. Furono chiamati i "magnifici sette".
Il modello è quello delle confraternite america-
ne e lo scopo è diffondere messaggi di pace e
rispetto in risposta alle politiche di segregazio-
ne razziale.

Le Ragazze di Si definiscono "Le Ragazze di Benin City", quel-


Benin City le ragazze nigeriane vittime di tratta al fine di
sfruttamento sessuale.
Le Ragazze di Benin City è anche il titolo di un
libro scritto da Isoke Aikpitanyi e Laura Mara-
gnani e pubblicato nel 2007 (Melampo Editore),
il sottotitolo del libro era appunto, "La tratta
delle nuove schiave dalla Nigeria ai marciapiedi
d'Italia".

Reclutatori (o Reclutatrici). Personaggi, organici a vari


"cults" della mafia nigeriana, che in Nigeria se-
lezionano le ragazze da portare in Italia. Non di
rado offrono denaro alle famiglie. Famiglie che
vivono in contesti degradati, povere o poveris-
sime.
A differenza degli Italos (anche loro reclutatori
ma che fanno questo lavoro in modo sistemati-

316
La Mafia Nigeriana in Italia
co), i “Reclutatori o Reclutatrici” adescano ra-
gazze che conoscono, nella cerchia delle loro
conoscenze in un specifico territorio.

Showguy Così sono chiamati i giovani affiliati del "Cult"


Maphite.

Sister Sorella. Anche la "sister" è una ragazza traffi-


cata costretta a prostituirsi, con la differenza
che ha “esperienza”. Affianca una ragazza
"nuova" e in pratica le insegna il mestiere,
come vestirsi, come comportarsi con i clienti,
cosa fare in caso di problemi. Le due (di solito)
si prostituiscono insieme nello stesso luogo
(joint).
Normalmente tra la "sister" e la ragazza "nuo-
va" si crea un forte legame di amicizia che du-
rerà a lungo.

Sodale Accompagnano le vittime dai Centri di acco-


glienza ai luoghi di prostituzione in Italia, in
pratica consegnano ogni ragazza alla sua ma-
mam. Sono affiliati ai Cults nigeriani, assimila-
bili ai Boys, giovani di bassa manovalanza. Aiu-
tano le mamam a tenere sotto controllo (e se
necessario a punire) la ragazze più "indiscipli-
nate".

Trafficking (Traffico di esseri umani). Trasferimento forza-


to (o indotto) di uomini, donne e bambini al
fine di sfruttamento (sessuale, lavorativo o al-
tro).

Tre D Donne, Droga e Denaro. Tre parole che si co-


niugano alla perfezione con gli interessi della
mafia nigeriana.
Ovvero attraverso lo sfruttamento della prosti-
tuzione (Donne) si fanno soldi che poi saranno
investiti nel traffico di droghe (Droga), e quindi

317
La Mafia Nigeriana in Italia
si accumulano soldi in quantità (Denaro).

UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime).


L’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della
droga e la prevenzione del crimine, UNODC è
un'agenzia delle Nazioni Unite fondata nel 1997
come ufficio per il controllo della droga e la
prevenzione del crimine unendo il Programma
internazionale delle Nazioni Unite per il control-
lo della droga (UNDCP). Dal 2002 la sua sede è
a Vienna.
Definì la mafia nigeriana come un'organizzazio-
ne che ha varcato da tempo i confini della Ni-
geria ed è oramai diffusa, con interessi crimi-
nali diversi, in varie aree del mondo con in te-
sta l'Italia, poi Canada, Germania, Spagna,
Portogallo, Belgio, Russia, Brasile e Giappone.

Vikings I Vikings sono nati nel 1984 per volontà di un


fuoriuscito del cult rivale dei Bucaneers, si riu-
niscono per la prima volta nel campus universi-
tario di Port Harcourt e si danno il nome di "Su-
preme Vikings Confraternity". In Italia però,
sono semplicemente "Vikings".
L’operatività della confraternita è evidenziata in
Piemonte, nelle Marche, nelle zone di Ferrara e
Reggio Emilia, a Bari, in Sicilia e Sardegna.
Avevano fondato una cellula anche all’interno
del Cara di Mineo (Catania), poi dismesso nel
2019.

Yoruba Popolo della Nigeria sud-occidentale. Fu la culla


della cultura animista in Nigeria.
Gli Yoruba sono un vasto gruppo etno-linguisti-
co di circa 40 milioni di persone e diffuso
nell'Africa occidentale. Sono presenti soprattut-
to nella Nigeria sud-occidentale, nella regione
di Lagos, (costituiscono il 30% della popolazio-

318
La Mafia Nigeriana in Italia
ne nigeriana), ma anche in Benin, Togo e Sier-
ra Leone. Nel periodo della tratta degli schiavi
molti abitanti di queste regioni furono deportati
nelle Americhe, e si trovano comunità ricondu-
cibili al gruppo Yoruba anche in Brasile, Cuba,
Porto Rico, Repubblica Dominicana, Haiti, Gia-
maica, Trinidad e negli Stati Uniti.
Prima dell'abolizione della schiavitù, gli europei
si riferivano frequentemente agli Yoruba come
Akú, termine derivato dal suono delle formule
di saluto Yoruba. Gli spagnoli e i portoghesi
usavano anche termini come Nago, Anago e
Ana, che però identificano propriamente solo
alcuni sottogruppi Yoruba delle zone costiere
del Benin; questi nomi sono tuttora in uso in
alcune zone francofone della regione. Il nome
"Yoruba" entrò nell'uso nel XIX secolo, e viene
oggi usato in antropologia, ma le origini di
questo uso sono controverse.
A seconda di come lo si intenda composto, il
nome Oduduwa può essere tradotto come "co-
lui che creò la conoscenza del carattere" ma
anche "nero e bello". Gli Yoruba si riferiscono
spesso a sé stessi come "Omo Oduduwa", "figli
di Oduduwa".
Il popolo Yoruba si sviluppò attorno alla città-
stato di Ife, importante centro della religione
animista e del woodoo delle origini, abitata al-
meno dal IV secolo a.C., e che nel 900 d.C.
controllava gran parte della Nigeria, il Benin e il
Togo. Altre città-stato si svilupparono come sa-
telliti attorno a questo centro politico e cultura-
le, che si riteneva fondato dallo stesso Odudu-
wa.

319
La Mafia Nigeriana in Italia
Persone e Personaggi
(Citati in questo libro)

Aldo Di Giacomo Segretario generale del Sindacato di Poli-


zia Penitenziaria.
“A questi nigeriani violenti che non si fan-
no scrupoli nella tratta di esseri umani e
perfino nel traffico di organi umani, va ap-
plicato lo stesso regime carcerario del 41-
bis previsto per i mafiosi italiani”.

Andrea Kunkl Andrea Kunkl, fotografo, nato nel 1980


vive a Milano. Laureato in sociologia con
una tesi sul “urbicidio assimetrico nel con-
flitto israelo-palestinese”. Ha collaborato
con il dipartimento di sociologia e il labo-
ratorio di sociologia visuale di Milano Bi-
cocca.
Collabora con Connecting Cultures agenzia
di ricerca no profit. Si occupa di fotogra-
fia sociale, di reportage e di sperimenta-
zione tra fotografia e video. Attualmente
si sta occupando di un progetto di lungo
periodo sulle frange anarco insurrezionali-
ste di Milano e di un progetto sulla que-
stione curda.
Nel 2018, in collaborazione con Emergen-
cy, realizzò un ampio reportage fotografi-
co su Castel Volturno. Si avvalse anche
delle ragazze nigeriane costrette a prosti-
tuirsi distribuendo macchinette "usa e get-
ta" affinché riprendessero immagini di
luoghi e persone che nessun altro avrebbe
potuto fotografare.

Anthony Leonard (Vikings). Arrestato nel 2018 nei pressi di


Iezedomni Bergamo, era considerato un "capo man-

320
La Mafia Nigeriana in Italia
damento". Da lui dipendevano alcune ma-
mam che stavano sfruttavano decine di
ragazze nigeriane, pusher (spacciatori al
dettaglio) che venivano stipendiati duemi-
la euro al mese, e "baseball cap" (racco-
glitori di elemosine) che dovevano fruttare
incassi per almeno 200 euro al giorno.

Antonio Spataro (Ex-Procuratore di Torino). Una delle sue


inchieste portarono all'arresto a Padova di
15 pericolosi membri della Black Axe il 5
dicembre 2018, tra cui Edoseghe Terry
(un don, ovvero un capo).
All'epoca famosa fu la sua polemica con
l'ex-ministro dell'interno Salvini che aveva
anticipato sui social l'arresto dei 15 nige-
riani.

Austine Johnbull (Black Axe). Arrestato nel 2016 a Paler-


mo, era un don (capo) e fu il primo penti-
to della mafia nigeriana, venne chiamato il
"Buscetta dei neri".
Al sostituto procuratore di Palermo Gaspa-
re Spedale raccontò dei riti di affiliazione,
gli organigrammi, di come e perché la ma-
fia nigeriana è composta da Black Axe,
Black Cats, Vikings e Supreme Eye, che
tra loro osservano una tregua armata.
Del perché fu scelta l’Italia come trampoli-
no per la diffusione in Europa, facendo di
Castelvolturno la base di arrivo ed espan-
sione.
Ha raccontato come soprattutto i Black
Axe abbiano stretto solidi legami con Cosa
nostra e ha rivelato che quelle che appaio-
no come risse tra immigrati sono invece
regolamenti di conti mafiosi.

321
La Mafia Nigeriana in Italia
A partire dalla rivolta del 2010 nel ghetto
di Rosarno, dove a organizzare il capora-
lato sono i mafiosi nigeriani che schiaviz-
zano gli altri clandestini. Johnbull ha con-
fermato che il capo dei capi in Italia era
Sixco che a Verona nel 2013 organizzò la
festa dei «culti».

Bolaji Carew Bolaji Carew, chiamato Rica-Ricardo, e al-


tri 30 confratelli nel 1972 diedero vita alla
Bucaneers Association of Nigeria (i Buca-
nieri) che ricalcava la struttura dei Pyrates
e che probabilmente fu la prima confrater-
nita ad uscire dal mondo universitario.

Carmine Crocco (Giornalista del Secolo d'Italia). Il 2 gen-


naio 2019 pubblicò un articolo a titoli cu-
bitali "Mafia nigeriana, centomila affiliati in
Italia: ora è allarme serio. Di buonismo si
può morire". Un articolo poi ripreso da al-
tri giornali on line nei giorni successivi. Un
articolo che si rivelò una "bufala".
Un articolo che, negli intenti e nei toni, più
che contro la criminalità nigeriana (già
presente in Italia e per lo più in regola con
i documenti) se la prendeva in malo modo
con gli immigrati nigeriani appena arrivati
come se i veri criminali fossero loro.
Un articolo sbagliato nei numeri, centomi-
la affiliati, 107.000 circa all’epoca erano
tutti i nigeriani registrati in Italia. Come se
tutti i nigeriani fossero mafiosi, come se
tutti i siciliani appartenessero a Cosa No-
stra, o tutti i calabresi fossero ‘ndranghe-
tisti, o magari come se campani e napole-
tani fossero tutti camorristi.
In realtà gli affiliati ai “Cults” nigeriani
sono alcune centinaia, forse 2-3mila.

322
La Mafia Nigeriana in Italia
Caterina Bini (Senatrice PD). Prima firmataria della pro-
posta di legge (2016), appoggiata anche
da altri gruppi parlamentari, che si propo-
ne di combattere la tratta degli essere
umani a scopo di prostituzione. Il riferi-
mento è all’atto 3890 della Camera dei
Deputati, che propone la revisione di quel-
la conosciuta come “legge Merlin”, e che si
intitola: “Modifica all’articolo 3 della legge
20 febbraio 1958, n. 75, concernente
l’introduzione di sanzioni per chi si avvale
delle prestazioni sessuali di soggetti che
esercitano la prostituzione”.
Una proposta di legge, che sull’esperienza
di diverse legislazioni europee, Francia,
Svezia e altri paesi nordici, punisce il
cliente in quanto rappresenta la domanda
in un mercato abietto.

Desirée Mariottini Sedicenne originaria di Cisterna di Latina,


fu uccisa il 19 ottobre 2018 a San Lorenzo
(Roma), fu ritrovata in una baracca ritro-
vo di spacciatori e drogati.
Prima di essere uccisa Desirée subì un ef-
ferato stupro di gruppo. Per questo delitto
dopo qualche giorno vengono arrestati tre
persone di origine africana, due senegale-
si e un 40enne nigeriano. Un quarto
uomo, un ghanese, venne arrestato qual-
che giorno dopo a Foggia nei pressi del
Cara di Borgo Mezzanone.
Nell'ordinanza di convalida del fermo il
giudice scrisse "Gli indagati hanno agito
con pervicacia, crudeltà e disinvoltura mo-
strando una elevatissima pericolosità.
Hanno agito con freddezza senza alcuna
remora”.
Il 20 giugno 2021 la sentenza che con-
323
La Mafia Nigeriana in Italia
dannò all'ergastolo due dei quattro, e per
gli altri due pene detentive superiori ai 25
anni.
Le indagini appurarono, inoltre, che il
40enne nigeriano, uno dei due condannati
all'ergastolo, era un affiliato ai "Cult" e
stava reclutando giovani "bianche" da av-
viare alla prostituzione.

Edoseghe Terry Un capo della Black Axe, arrestato a Pado-


va il 5 dicembre 2018 (Inchiesta partita
da Torino che portò all'arresto di altri 15
membri della Black Axe).

Emmanuel Chidi 36 anni, ucciso a Fermo da un neo-nazista


Nhamidi il 6 luglio 2016 mentre passeggiava in
strada con sua moglie.
L'episodio fece molto scalpore perché si
pensò subito ad un crimine d'odio. Il suo
assassino fu arrestato quasi subito e quat-
tro giorni dopo furono celebrati i funerali
di Stato ai quali parteciparono membri del
governo italiano e autorità politiche con
incarichi nel Parlamento europeo, ma par-
teciparono anche membri della Black Axe
con le insegne della confraternita in bella
vista.
Già il giorno successivo a quei funerali la
questura di Fermo segnalò che anche Em-
manuel era un membro del "Cult", e
probabilmente con incarichi importanti
vista la sua agiatezza economica.
Quell'informativa non ebbe seguito, di
certo non si voleva far sapere che furono
celebrati funerali di Stato per un mafioso
nigeriano. Le indagini accertarono che
quello fu davvero un crimine d'odio, ma
quello che non vollero mai approfondire fu
324
La Mafia Nigeriana in Italia
proprio il ruolo di Emmanuel e la sua ap-
partenenza alla Black Axe.

Ezuma Christian Membro della Black Axe, arrestato a Pado-


Onya va il 5 dicembre 2018 nell'ambito di
un'inchiesta partita da Torino in cui fu
contestato anche il "metodo mafioso".

Felix Kupa Imprenditore nigeriano, nel 2019 identifi-


cato come capo supremo della Confrater-
nita "Black Axe" (Ascia Nera, Neo Black
Movement).

Franca Udeh Una mamam arrestata a Padova il 5 di-


cembre 2018 nell'ambito di un'inchiesta
partita da Torino contro la Confraternita
Black Axe, in cui venne contestato anche
il "metodo mafioso".

Franco Roberti Ex Procuratore nazionale anti-mafia, oggi


parlamentare europeo (Partito Democrati-
co).
Solo pochi mesi prima del feroce assassi-
nio a Macerata di Pamela Mastropietro da
parte di un nigeriano affiliato ai "cults",
avvertiva in audizione il comitato parla-
mentare Schengen, della pericolosità della
criminalità proveniente dalla Nigeria.

Fred Iyamu (Gran Ibaka dei Black Cats). Fu arrestato


a Cadoneghe, il 22 novembre 2018 dalla
squadra mobile. L'inchiesta partì da Ca-
gliari e portò all'arresto di altre trenta per-
sone in varie città italiane.
Fred Iyamu si è sposato a Cadoneghe con
una ragazza pugliese, ha ottenuto il per-
messo di soggiorno e ha sostituito al ver-
tice della mafia il capo dei capi in Italia
Osahenagharu Uwagboe, detto Sixco, ar-

325
La Mafia Nigeriana in Italia
restato nel 2016 a Zivio vicino a Verona.

Gaspare Spedale Ex-sostituto procuratore a Palermo. Dal


2016 raccolse le confessioni del primo
pentito della mafia nigeriana, Austine
Johnbull.

Gianni Tonelli Oggi parlamentare della Lega Nord. Rac-


conta un episodio del 1988 di quando era
un giovane poliziotto a Ferrara e stava in-
dagando su una mamam per sfruttamento
della prostituzione.

Gino Strada (Fondatore di Emergency). A Castel Vol-


turno, capitale europea della mafia nige-
riana, è pienamente operativo un ambula-
torio di Emergency dove tutti, immigrati,
clandestini e ragazze nigeriane vittime di
tratta possono ricevere cure e medicine.

Hanna (Nome di fantasia). Minorenne nigeriana,


nel 2012 fece arrestare 70 criminali. Han-
na, all'epoca minorenne appena arrivata
in Italia. Dopo una delle tante retate anti-
prostituzione viene fermata e, con corag-
gio, inizia il suo racconto. Oggi vive pro-
tetta in una località segreta. La sua
vicenda personale completa è raccontata
nel nostro libro “Storie Vere” (2022).

Ibrahim Ex-Generale, a capo di una giunta di mili-


Babangida tari divenne dittatore della Nigeria nel
1985 e restò al potere fino al 1993. Con-
tribuì in modo determinante ad accrescere
il potere delle Confraternite, finanziandole
e armandole, allo scopo di reprimere
l'opposizione politica (e magari anche a
reprimere fisicamente gli oppositori politi-
ci).

326
La Mafia Nigeriana in Italia
Durante la Guerra civile del Biafra (1967-
1970) Ibrahim Babangida ricopriva la cari-
ca di Capo di Stato Maggiore dell'Esercito
e contribuì in modo attivo e determinante
alla morte di tre milioni di civili e, per
fame, di un milione di bambini. Si macchiò
di crimini di guerra orribili come uccisioni
di massa e torture. Nemico giurato del po-
polo Igbo.
Per ciò che fece non venne mai condanna-
to, né perseguito, nemmeno dalla Comu-
nità internazionale che ha sempre avuto
bisogno del petrolio della Nigeria, che vie-
ne estratto proprio nei luoghi dove un mi-
lione di bambini fu lasciato morire di
fame.

Ihohama (Nome di fantasia). Quando arrivò in Italia


aveva 15 anni, entrò in intercettazioni te-
lefoniche perché gli inquirenti italiani sta-
vano già indagando sui suoi sfruttatori.
«Una ragazza piccola, non ha mai avuto
un uomo in vita sua ed è ancora vergine»
spiega una mamam intercettata. «Dì a
loro che sei del 1992 e se loro ti chiedono
come sei arrivata in Libia devi dire che
non lo sai e che hanno ucciso tutta la tua
famiglia».
Ihohama è poi sbarcata a Pozzallo a fine
giugno 2017 viene prelevata dal centro di
accoglienza di Prato grazie a un complice
interno e portata a Bologna dove viene
subito messa sul marciapiede.
«Non riesco più ad alzarmi, le mani e il
corpo non si muovono più».

Innocent Oseghale Trentenne nigeriano condannato all'erga-


stolo per aver ucciso nel 2018 a Macerata
327
La Mafia Nigeriana in Italia
Pamela Mastropietro (19enne romana) e
poi di averne smembrato il corpo.
L'inchiesta stabilì che era un membro del-
la Confraternita Black Axe incaricato dello
spaccio di droga, del reclutamento di nuo-
vi membri per la confraternita e anche di
reclutare giovani ragazze "bianche" in dif-
ficoltà da avviare alla prostituzione. Pa-
mela fu uccisa proprio perché rifiutò di
prostituirsi. L'efferato assassinio di Pamela
divenne un fatto di cronaca mediatico che
arrivò fino al Parlamento Europeo.

Jonathan Adesuwa Ragazza nigeriana, denunciò chi la portò


in Italia. Raccontò del suo viaggio, la per-
manenza in Libia, e di come sia stata ob-
bligata a chiedere asilo appena arrivata in
Italia.

Kenneth Osahon Arrestato nel 2015 a Palermo, era a capo


Aghaku di un gruppo di un centinaio di criminali
nigeriani sparsi in tutta Italia. Fu il primo
caso in cui agli indagati fu contestato il
416-bis del codice penale (mafia), poi
confermato in tutti i gradi di giudizio suc-
cessivi.

Lucio Di Pietro (Pubblico Ministero). Fu uno dei magistrati


che arrestarono Enzo Tortora (1983), uno
degli errori giudiziari più clamorosi della
giustizia italiana.
Eppure Lucio Di Pietro continuò a fare il
suo mestiere, restò al suo posto, impuni-
to. Continuò imperterrito ad indagare sulla
Camorra napoletana, sul clan Bidognetti in
particolare.
Dobbiamo dire grazie anche a lui se oggi
Castel Volturno è nelle mani della mafia

328
La Mafia Nigeriana in Italia
nigeriana. Grazie a questo Pubblico Mini-
stero che, forse per dimenticare il caso
Tortora e recuperare la sua integrità di in-
tegerrimo magistrato anti-mafia, negli
anni successivi iniziò ad arrestare decine e
decine di camorristi. Solo per una piccola
parte di essi si arrivò al processo.
Ma grazie a questi arresti, di appartenenti
al clan Bidognetti in particolare, sempre
più spazi nel campo dello spaccio di droga
e della prostituzione, restarono liberi a
Castel Volturno e, che le confraternite ni-
geriane già ampiamente presenti, non di-
sdegnarono ad occupare a poco a poco.
Se prima i "Cults" dovevano accordarsi
con i camorristi per i loro traffici illeciti,
dagli anni '90 in poi hanno avuto campo
libero, grazie agli arresti voluti in quegli
anni dall'allora Pubblico Ministero Lucio Di
Pietro, un magistrato con il paraocchi che
non si accorse che anche i nigeriani che
già all'epoca avevano invaso Castel Vol-
turno erano mafiosi e già si erano accor-
dati con la Camorra per i loro "affari" ille-
citi. Magari se avesse arrestato anche i
criminali nigeriani collusi con la camorra,
le cose a Castel Volturno sarebbero anda-
te in modo diverso. O forse no, chissà.
Un magistrato che fece "carriera", nono-
stante i suoi errori, se è vero che nel 1992
divenne il coordinatore della DDA di Napo-
li.

Maris Davis Anche nel mio caso le indagini furono su-


perficiali (Vedi pagina 79 e seguenti).

Matteo Salvini (Lega Nord). Fu ministro dell’Interno dal


1° Giugno 2018 al 5 Settembre 2019 nel

329
La Mafia Nigeriana in Italia
governo Cinque Stelle-Centro-Destra. Fir-
mò i famigerati "Decreti Sicurezza" del
2018, per fortuna ampiamente modificati
dal Parlamento due anni dopo, e che oggi
sono parte integrante del Testo Unico
sull'Immigrazione.

Muhammadu (Attuale Presidente della Nigeria). Ex Gol-


Buhari pista, ex Generale, mussulmano, già dit-
tatore della Nigeria. Il 31 dicembre 1983 a
capo di una giunta militare, con un colpo
di Stato, pose fine alla Seconda Repubbli-
ca (1979-1983).
Dopo nemmeno due anni, il 27 agosto
1985, il capo di stato maggiore Ibrahim
Babangida (coinvolto in tutti i colpi di sta-
to della Nigeria), destituì Buhari e lo fece
arrestare. Babangida restò al potere fino
al 1993.
Era l'epoca in cui tutti i dittatori nigeriani
si avvalevano delle Confraternite, finan-
ziandole e armandole, per tenere a bada
l'opposizione politica sia dentro i Campus
universitari che al di fuori di essi. Quindi
anche Buhari, oggi di nuovo al potere, è
"amico" delle Confraternite nigeriane, che
a metà degli anni '80 lui stesso contribuì
ad armare e finanziare.
Buhari ri-divenne Presidente della Federa-
zione di Nigeria (questa volta eletto de-
mocraticamente) nel 2015 e riconfermato
per un secondo mandato nel 2019.
Possiamo affermare con assoluta certezza
che, anche grazie a Buhari, i "Cults" han-
no davvero permeato tutti i livelli del po-
tere dello Stato Federale.

330
La Mafia Nigeriana in Italia
Nadine (Nome di fantasia). Ragazza nigeriana, nel
2018 raccontò del rituale woodoo a cui
venne obbligata e denunciò aguzzini. Le
uccisero il padre in Nigeria perché era fug-
gita dalla sua mamam. Oggi vive in luogo
segreto.

Oba Eware II (Oba di Benin City). Al secolo Eheneden


Erediauwa, La più alta autorità della reli-
gione animista in Nigeria.
Nell'aprile 2018 a Benin City, durante una
cerimonia pubblica e alla presenza di deci-
ne di sciamani, promulgò un Editto contro
la tratta di ragazze nigeriane e definì ille-
gali i rituali JuJu atti a sottometterle e ne
cancellò tutti gli effetti passati, presenti e
futuri.
Fu un atto coraggioso di denuncia contro
le confraternite nigeriane che, nel breve
periodo, ebbe conseguenze positive anche
in Italia dove molte mamam, per paura,
liberarono le loro ragazze, ma che a di-
stanza di quattro anni tutto sembra essere
tornato come prima. Molte delle ragazze
nigeriane arrivate in questi ultimi anni
nemmeno sanno dell'Editto dell'Oba di Be-
nin City. (Vedi Capitolo 18)

Osahenagharu (detto Sixco). Gran Ibaka, capo dei capi


Uwagboe dei Black Cats in Italia, fino al 2016 quan-
do fu arrestato a Zivio vicino a Verona.
Dopo il suo arresto il suo posto fu preso
da Fred Iyamu, a sua volta arrestato due
anni dopo, sempre nella zona di Verona.

Palermo Leonardo Procuratore aggiunto di Palermo dal 2009


Agueci al 2017. Nel 2015 istruì il primo processo
contro nigeriani a cui venne contestata
anche l'aggravante del "metodo mafioso"
331
La Mafia Nigeriana in Italia
(416-bis). Si scoprì la connivenza tra Cosa
Nostra e Mafia Nigeriana in relazione allo
spaccio di droga nel quartiere Ballarò di
Palermo e allo sfruttamento della prostitu-
zione delle nigeriane nel Parco della Favo-
rita. Accuse poi confermate anche nella
sentenza del processo d'appello.

Pamela Ragazza romana (19 anni) uccisa a Mace-


Mastropietro rata il 30 gennaio 2018. Fu un omicidio
terribile, la povera Pamela fu fatta a pezzi
secondo un rituale woodoo. Un delitto ef-
ferato che fece scalpore nell'opinione pub-
blica italiana, e per il quale fu condannato
all'ergastolo Innocent Oseghale, un nige-
riano affiliato ai "Cults".
L'inchiesta accertò che Innocent Oseghale
era un "reclutatore" di ragazze italiane
tossicodipendenti che avrebbero dovuto
prostituirsi in cambio di droga e che face-
va la spola tra Castel Volturno (capitale
europea della mafia nigeriana) e Macera-
ta. Pamela si rifiutò di prostituirsi e per
questo fu uccisa.
Nell'inchiesta entrarono anche altri nige-
riani in odore di mafia, ma per i quali non
si riuscì a dimostrare il loro coinvolgimen-
to nell'omicidio di Pamela. Per la prima
volta venne accertato che la mafia nige-
riana presente tra Marche e Abruzzo stava
reclutando anche giovani donne italiane in
difficoltà, ai margini della società, e che in
cambio di una dose di droga avrebbero
dovuto prostituirsi con "clienti" disposti a
pagare centinaia di euro per rapporti
sessuali con adolescenti.

Pier Luigi Vigna Procuratore nazionale antimafia dal 1997


al 2005. Nel 2011, un anno prima della
332
La Mafia Nigeriana in Italia
sua morte, in un'intervista resa al Mes-
saggero, dichiarò che fece cadere le accu-
se contro Silvio Berlusconi e Marcello
Dell'Utri di essere i mandanti occulti delle
stragi del 1993 contro Giovanni Falcone e
Paolo Borsellino, perché sia Berlusconi che
Dell'Utri erano persone perbene. Peccato
che Dell'Utri sia ora sia in carcere per es-
sere un affiliato a "Cosa Nostra", coinvolto
in altri reati.
Berlusconi, nel frattempo diventato prima
Presidente del Consiglio e poi Deputato
della Repubblica, se la cavò grazie alle
leggi "ad-personam" che in quel periodo
fece approvare e grazie alla sua "immuni-
tà parlamentare". All’epoca delle leggi
“ad-personam” di Silvio Berlusconi, la
“Legge Severino” non era ancora una leg-
ge dello Stato. Una legge che il Centro-
Destra ha tentato di abrogare con il refe-
rendum del 12 giugno di quest’anno.
Volevamo ringraziare Pier Luigi Vigna, un
ex magistrato di destra, per aver scagio-
nato Berlusconi solo perché era, secondo
lui, una persona perbene, e che, da Procu-
ratore Nazionale anti-mafia, non indagò
mai sulle “mafie nigeriane”. All’epoca
sottoscrisse un memorandum d’intesa con
la Nigeria per espellere dall’Italia i
nigeriani che commettevano reati, ma che
non si preoccupò mai di concretizzare.

Stefano Sala (Giudice a Torino nel 2018). Giudice di un


Processo che venne celebrato a Torino nel
2018 e che condannò 21 affiliati dei Cults
Eiye e Maphite al 416-bis. Nelle motiva-
zioni della sentenza il Giudice scrisse:
«Tra gli immigrati appena sbarcati vengo-

333
La Mafia Nigeriana in Italia
no reclutati i corrieri della droga. I moduli
operativi delle associazioni criminali nige-
riane sono stati trasferiti in Italia in coinci-
denza con i flussi migratori massivi cui as-
sistiamo in questi anni».

Wole Soyinka (Akinwande Oluwole Soyinka). Premio No-


bel per la Letteratura 1986. Wole Soyinka,
pseudonimo di Akinwande Oluwole Soyin-
ka (Abeokuta, Nigeria, 13 luglio 1934), è
un drammaturgo, poeta, scrittore e saggi-
sta nigeriano, è considerato uno dei più
importanti esponenti della letteratura
dell'Africa sub-sahariana, nonché il mag-
giore drammaturgo africano.
Ha compiuto gli studi universitari a Iba-
dan, dove nel 1952 fonda, assieme ad al-
tri sei studenti la prima confraternità uni-
versitaria, la Pyrates Confraternity. Prose-
gue i suoi studi a Leeds, in Inghilterra.
Dopo due anni al Royal Court Theatre di
Londra come drammaturgo, nel 1960 è
rientrato in Nigeria, dove ha iniziato ad in-
segnare letteratura e teatro in diverse
università e ha fondato il gruppo teatrale
"Le maschere 1960". Nel 1964 ha creato
la compagnia "Teatro Orisun" con la quale
ha messo in scena anche le proprie opere.
Nel 1965 ha pubblicato il primo romanzo,
scritto in inglese, Gli interpreti.
Nel corso della guerra civile nigeriana
(Biafra), viene incarcerato dal 1967 al
1969 per un articolo in cui chiedeva un
cessate il fuoco. La sua esperienza in cella
di isolamento è narrata in L'uomo è mor-
to.
Ancor più che per la narrativa e la saggi-
stica, Wole Soyinka si è affermato in Afri-
334
La Mafia Nigeriana in Italia
ca e in Occidente attraverso il teatro e la
poesia. In particolare, è noto per aver ri-
valutato il teatro della tradizione nigeriana
e la "folk opera Yoruba".
Ha scritto oltre venti drammi e commedie
e ha adattato a un contesto africano Le
Baccanti di Euripide, L'opera da tre soldi
di Bertolt Brecht, I negri di Jean Genet.
Fra i suoi lavori teatrali figurano: Il leone
e la perla, Pazzi e specialisti, La morte e il
cavaliere del Re, Danza della foresta, La
strada, Il raccolto di Kongi. Fra le sue rac-
colte poetiche: Idanre and Other Poems;
A Shuttle in the Crypt; Ogun Abibiman (it.
1992); Mandela's Earth and Other Poems.
Ha insegnato in numerose università tra
Gran Bretagna e Stati Uniti, fra cui Yale,
Cornell, Harvard, Sheffield e Cambridge,
ed è membro delle più prestigiose asso-
ciazioni letterarie internazionali.
Ha ricevuto diversi riconoscimenti in tutto
il mondo e il premio Nobel per la lettera-
tura nel 1986.
Perseguitato e condannato a morte dal
dittatore nigeriano Sani Abacha, Soyinka è
vissuto in esilio negli Stati Uniti fino al
1998, anno in cui il dittatore morì e Soyin-
ka fece ritorno in Nigeria. Ora vive ad
Abeokuta, la città nigeriana dove è cre-
sciuto.

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Ad oggi, stante alla legislazione vigente,
andare a puttane non è reato. Noi speriamo
che lo diventi presto. Riteniamo ignobili
tutti quei clienti disposti a pagare per un po’
di sesso con una minorenne o con una
donna sfruttata, una “schiava sessuale”.

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