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1. Introduzione
1
Cfr. D. Ihde, Heidegger’s Technologies. Postphenomenological Perspectives, Fordham Universi-
ty Press, New York 2010, p. 1.
2
Cfr. I.D. Thomson, Heidegger on Ontotheology. Technology and the Politics of Education,
Cambridge University Press, New York 2005; cfr. anche: N. Curcio, La didattica della filosofia
in Martin Heidegger negli anni di «Essere e tempo», in L. Illetterati (ed.), Insegnare filosofia, utet,
Torino 2007, pp. 204-229.
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«il pericolo, vale a dire l’essere stesso che si mette in pericolo nella verità della
sua essenza, rimane nascosto e occultato. Questo occultamento è ciò che il
pericolo ha di più pericoloso. Conformemente all’occultamento del perico-
lo dovuto all’ordinare dell’impianto sembra ancora, e sempre di nuovo, che
la tecnica sia uno strumento in mano all’uomo. In verità è invece l’essenza
dell’uomo che, ora, è ordinata a dare una mano all’essenza della tecnica»4.
3
Cfr. M. Heidegger, Conferenze di Brema e Friburgo, Adelphi, Milano 2002, p. 70.
4
M. Heidegger, Conferenze di Brema e Friburgo, cit., p. 81. Cfr., inoltre, M. Heidegger, Lin-
guaggio tramandato e linguaggio tecnico, a cura di C. Esposito, Edizioni ets, Pisa 1997.
5
Cfr. F. Schalow, Toward a Phenomenology of Addiction: Embodiment, Technology, Transcen-
dence, Springer International Publishing, Switzerland 2017, pp. 89-91; in quest’ottica diventa
decisiva la lettura heideggeriana dell’essenza dell’età moderna, articolata in Die Zeit desWeltbildes.
6
La coappartenenza di essere e uomo nell’evento del linguaggio, è il tema centrale della rifles-
sione heideggeriana sull’essenza del linguaggio che viene sviluppata tra gli anni ’40 e gli anni ’60.
7
Sul rapporto tra Besinnung come impegno nel Senso e tecnica moderna Cfr. M. Heidegger,
Scienza e meditazione, in Id., Saggi e discorsi, a cura di G. Vattimo, Mursia, Milano 20162.
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Ora, tale oblìo, tale riduzione dell’uomo a risorsa sembra essere alla
radice della crisi dell’educazione contemporanea, nell’epoca della tecnica.
Nell’articolo apparso il 18 maggio 2020 su La Stampa, Massimo
Cacciari e altri sedici noti e influenti intellettuali italiani denunciavano
il pericolo di un uso improprio della tecnica all’interno dell’orizzonte
educativo, realizzato attraverso la “Didattica a distanza”, mettendo in
luce la tendenza di quest’ultima ad «appiattire il complesso processo
dell’educazione sulla dimensione riduttiva dell’istruzione», auspicando,
di contro, una riscoperta repentina di quell’essenza propria della scholé,
che coincide con la socialità8. Ma si tratta davvero, essenzialmente, di
schierarsi pro o contro l’utilizzo della tecnologia all’interno della dimen-
sione scolastico-educativa, oppure non sarebbe il caso di domandare
circa il fondamento epocale che ha reso possibile, già da molto tempo,
tale riduzione?
«la paideia non ha la sua essenza nell’infondere delle mere conoscenze in un’a-
nima impreparata come in un qualsiasi vaso vuoto che ci trovassimo davanti.
La formazione autentica, invece, coinvolge e trasforma l’anima stessa nella sua
totalità, trasferendo l’uomo nel suo luogo essenziale e abituandolo ad esso»10.
8
Cfr. M. Cacciari, La scuola è socialità, in «La Stampa», 18 maggio 2020.
9
Pur venendo tematizzata in questo scritto, una simile preoccupazione permea dall’inizio alla
fine l’intero Denkweg heideggeriano, tanto da risultare la cifra del suo possibile contributo “etico”
al pensiero contemporaneo.
10
Cfr. M. Heidegger, La dottrina platonica della verità, in Id., Segnavia, ed. F. Volpi, Adelphi,
Milano 20085, p. 173.
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11
M. Heidegger, La dottrina platonica della verità, cit., p. 173.
12
Cfr. M. Heidegger, L’epoca dell’immagine del mondo, in Id., Holzwege. Sentieri erranti nella
selva, Bompiani, Milano 2014, p. 221.
13
Non a caso viene così denominato da Heidegger uno dei tre personaggi nel dialogo Per
indicare il luogo dell’abbandono, in Id., L’abbandono, Il nuovo melangolo, Genova, 1995.
Educare alla presenza 335
Tuttavia, Heidegger non sviluppa fino in fondo, nel testo del ’40,
il modo in cui l’educatore è chiamato a essere modello [Vor-bild] e così
ridestare il senso dell’essere umano nell’essere umano stesso, poiché la
principale preoccupazione heideggeriana, in quella sede, è di interpre-
tare il mito platonico della “caverna” in vista del mutamento avvenuto
nell’essenza della verità all’inizio del pensiero metafisico-occidentale.
Eppure, nella produzione immediatamente successiva, troviamo
alcuni spunti interessanti per tentare di rispondere alla domanda: in
che modo l’educatore (o, più in generale, l’intellettuale) funge da modello?
Cosa svela il “modello” con il suo agire essenziale15?
14
M. Heidegger, Scienza e meditazione, in Id., Saggi e discorsi, cit., p. 43.
15
Cfr. M. Heidegger, Lettera sull’«umanismo», Adelphi, Milano 1995, p. 34.
16
Cfr. M. Heidegger, In cammino verso il Linguaggio, Mursia, Milano 2014, p. 105.
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«L’Essere stesso – ciò significa: la Presenza di ciò che può farsi presente, vale
a dire la Differenza dei due momenti sulla base dell’unità. È questa Differenza
che esige l’uomo per la sua propria essenza»20.
«Ciò che predomina e regge nel rapporto dell’essenza dell’uomo con la Diffe-
renza è il Linguaggio»21.
17
Cfr. M. Heidegger, Che cosa significa pensare?, Sugarco, Città di Castello 1996.
18
Cfr. I.D. Thomson, Heidegger on Ontotheology. Technology and the Politics of Education, cit.,
pp. 165-169.
19
M. Heidegger, Linguaggio tramandato e linguaggio tecnico, cit., p. 27.
20
Cfr. M. Heidegger, In cammino verso il Linguaggio, cit., p. 105.
21
Cfr. ibidem.
22
Cfr. M. Heidegger, Linguaggio tramandato e linguaggio tecnico, cit., p. 55.
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Detto in altre parole, il lasciar essere presente ciò che è presente si at-
tua nel lasciar parlare i significati originari custoditi nelle parole traman-
date dalla tradizione storica, nella quale siamo innestati e dalla quale
attingiamo linfa vitale per il futuro; non già ripetizione dell’Uguale,
dunque, ma scoperta del nuovo nello Stesso23.
Dall’interpretazione del ruolo del Lehrer come Vor-bild, che ser-
peggia latente nella produzione heideggeriana dedicata al rapporto tra
tecnica, uomo e linguaggio, emerge il possibile peso etico della medi-
tazione di Heidegger, laddove però il termine “etico” si intenda alla
luce del pensiero dell’essere, ovvero nei termini di un’etica originaria,
come espresso nel Brief del 194624. Tale contributo, interrogato a par-
tire dalla attuale crisi dell’educazione, lascia intendere che essa non si
dà ora, attraverso una “didattica a distanza” o una mancanza di “valori”
nell’insegnamento; piuttosto, essa esprime il cuore del pericolo nell’epo-
ca della tecnica: l’oblìo dell’essenza dell’uomo, come di colui che ha da
corrispondere all’appello della presenza di ciò che è presente. Dunque,
tale crisi riposa nell’oblìo dell’educatore come Vor-bild.
«Il Liceo non ha il compito di porre la domanda che cos’è o chi è l’uomo
nell’attuale età del mondo, o addirittura di rispondere a essa. Però il Liceo sta
lungo il sentiero nel campo – tanto che i suoi docenti o studenti lo sappiano
e lo pensino espressamente oppure no – sta ai margini di questa domanda in-
calzante: chi o cosa è l’uomo d’oggi? Donde viene la determinazione di chi sia
l’uomo d’oggi? [...] L’incalzare della domanda sul destino dell’uomo riguarda
ogni Liceo. [...] Di più: ogni scuola [...] l’intero sistema scolastico, e lo Stato,
non possono sottrarsi all’urgenza della domanda sul destino dell’uomo, perché
23
Cfr. M. Heidegger, Conferenze di Brema e Friburgo, cit., pp. 63-64.
24
Cfr. M. Heidegger, Lettera sull’«umanismo», cit. p. 93.
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l’uomo, a causa della finitezza del suo essere, rimane sempre esposto al perico-
lo dell’errore ed è destinato a porre la domanda: chi è l’uomo?»25.
«Quando, affamati, fanno ritorno dal campo di battaglia, non dobbiamo dare
ai nostri giovani eroi pietre in luogo di pane, non categorie irreali e prive di
vita, non forme indistinte e scomparti esangui nei quali conservare con ordine,
lasciandola ammuffire, la vita razionalisticamente ridotta in frammenti»26.
25
M. Heidegger, Discorsi e altre testimonianze del cammino di una vita (1910-1976), Il nuovo
melangolo, Genova 2005, p. 653-654.
26
G. Heidegger (ed.), «Anima mia diletta!». Lettere di Martin Heidegger alla moglie Elfride
(1915-1970), Il nuovo melangolo, Genova 2007, p. 34.
27
M. Heidegger, In cammino verso il Linguaggio, cit., p. 170 [traduzione nostra].