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TEORIA DELLA PROBABILITA E METODI STATISTICI

(Dopo de Finetti)

Andrea Giansanti Dipartimento di Fisica Universit degli Studi di Roma "La Sapienza" P.le A. Moro 2, 00185 Roma (Italia). (Andrea.Giansanti@roma1.infn.it)

Lezione per il dottorato ISUFI Diritto dell Economia e del Mercato. Lecce, 17 Dicembre 2001.

Il lotto una tassa sulla stupidit della gente (B. de Finetti) ...,ma da quelle entrate lo Stato pu realizzare notevoli eventi.

1 . INTRODUZIONE Una traccia per ripensare quanto sar riuscito a comunicare a voce. Il mio scopo quello di attirare la vostra attenzione sullo studio del calcolo delle probabilit, secondo l indirizzo del matematico Bruno De Finetti (1909-1985). Secondo questo indirizzo la probabilit la valutazione numerica del grado di fiducia che un soggetto ripone nell avverarsi di un evento o di un complesso di eventi ben individuati. Questa probabilit non una caratteristica intrinseca dell evento o del complesso di eventi, ma appunto una valutazione soggettiva, individuale; legata allo stato di conoscenza e di coscienza del soggetto che deve o vuole esprimere quella valutazione. Questo stato non dato una volta per tutte, ma si modifica, attraverso un processo di definizione e ridefinizione di valutazioni parziali, anche di pregiudizi; che al termine di un processo, con i suoi limiti di tempo, conduce ad una valutazione impegnativa. Una valutazione di probabilit un processo storico, grande o piccolo che sia. Questa impostazione, originatasi negli anni venti del secolo scorso, rimasta per molto tempo in una specie di stato latente. Studiosi raffinati di diverse discipline ne conoscevano ed apprezzavano la superiorit ed eleganza dal punto di vista filosofico. Discussioni metodologiche, non immuni da forti tare ideologiche, hanno attraversato la comunit degli statistici, con forti schieramenti e distinzioni di campo; tra Bayesiani ed anti-Bayesiani1. Solo da una decina di anni la discussione ha raggiunto le scienze naturali; la fisica. Ed oggi, quando anche i fisici cominciano a sentire di non poter pi non dirsi bayesiani, credo si sia maturi per proporre l inserimento di corsi istituzionali di calcolo delle probabilit nei programmi di formazione giuridica. Mi auguro che in un prossimo futuro si possano avere probabilisti non solo nelle comunit tradizionali degli statistici, degli attuari, degli economisti, degli studiosi di strategia, degli ingegneri, dei fisici, dei biologi, ma anche tra chi studia il diritto. E non solo tra gli studiosi, ma anche tra chi deve prendere decisioni giuridiche: produrre, interpretare e valutare ordinamenti, leggi e regolamenti. Il calcolo della probabilit una disciplina matematica, connessa allo studio di fenomeni casuali, predicibili con difficolt. Lo strumento razionale per affrontare decisioni in situazioni di incertezza. Come ogni disciplina scientifica espressione di una duplice attitudine; del desiderio speculativo, classificatorio e quantitativo di conoscere e di quello pragmatico, rivolto alla previsione ed al controllo. Senza matematica non possibile il calcolo delle probabilit, non ci sono scorciatoie. Dedicher quindi una parte del nostro tempo ad una presentazione condensata dei primi passi necessari per lo studio del calcolo delle probabilit, in linguaggio matematico. User qualche pagina tratta da materiale didattico preparato dal Prof. Giorgio Parisi, che avete gi conosciuto e di cui avrete apprezzato le doti eccezionali di intelligenza e profondit di pensiero. In questa prima parte spero di riuscire a farvi comprendere il significato del teorema di Bayes, fondamentale nell impostazione soggettivista di De Finetti e nella moderna statistica induttiva. Come farei in un corso universitario elementare, diciamo al secondo anno di Fisica o Biologia. Nella seconda parte cercher di presentare, secondo la mia esperienza alcuni aspetti del lavoro di De Finetti, limitando l analisi degli aspetti di tecnica matematica, ma sottolineandone gli aspetti metodologici e filosofici generali. Cercher di far parlare De Finetti stesso, leggendo brani di suoi lavori. Mi consentirete di comunicare riflessioni personali - anche critiche sullo stato presente degli studi e sul rapporto tra studio e potere. Riflessioni non del tutto immuni dall influsso del radicalismo di De Finetti. Spero possano essere utili per iniziare una discussione che almeno chiarisca ad ognuno di voi se e quanto possa essere
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Nella statistica soggettivista centrale il ruolo attribuito alla formula che va sotto il nome di teorema di Bayes, chew abbiamo ampiamente discusso.

interessante per il vostro percorso personale il calcolo delle probabilit, in una prospettiva, non solo generalmente filosofica, ma anche appunto pragmaticamente professionale. Ho compilato una guida bibliografica ragionata, necessariamente limitata alle mie conoscenze ed esperienza. Resto a disposizione per ulteriori scambi attraverso incontri personali e posta elettronica. 2. Introduzione al Calcolo delle Probabilit. (Materiale didattico di riferimento: E. Marinari e G. Parisi, Trattatello di Probabilit (versione ancora provvisoria del 18 ottobre 2000) Capitolo I, non pubblicato. Disponibile in rete: http://chimera.roma1.infn.it/GIORGIO/Articoli/l4.ps) Vorrei riportare qui di seguito l introduzione a questo corso universitario di calcolo delle probabilit scritto da due fisici teorici di fama. Un libro dedicato alla probabilit dovrebbe contenere una definizione di questa parola. Un matematico potrebbe limitarsi a fornire le condizioni necessarie per poter chiamare qualcosa una probabilit: per esempio se Pn la probabilit che l evento n-simo avvenga, necessario che Pn0 e che nPn =1. Pi in generale la probabilit pu essere definita come una misura positiva, normalizzata a 1. Questa soluzione pu lasciare insoddisfatti, ma difficile dare una definizione non puramente matematica che non si morda la coda. Tradizionalmente la probabilit definita come il limite della frequenza quando il numero di osservazioni tende ad infinito. In altri termini, quando si getta una moneta, il risultato testa detto avere probabilit se fN, il numero di volte in cui dopo N lanci apparso il lato della testa, diviso il numero dei lanci effettuati, N, tende a quando N tende ad infinito. Come giustificare questa affermazione? In realt per ciascun valore di N la sequenza di tutte teste sempre possibile, anche se con probabilit molto piccola. Come vedremo nel prossimo capitolo, la probabilit che fN risulti maggiore di tende a zero quando N tende ad infinito. Possiamo essere pi precisi dicendo che la probabilit se la probabilit che la frequenza si discosti troppo da tende a zero per grandi N. In questo modo abbiamo brillantemente definito la probabilit in termini di probabilit. Possiamo per cavarcela utilizzando come concetto primitivo, intuitivamente definito, che cosa sia un evento la cui probabilit tende a zero. Un evento del genere tende a non avvenire mai, anzi quando la probabilit sufficientemente bassa, molto probabilmente non mai avvenuto in tutta la storia dell Universo e non avverr ancora per moltissime vite dell Universo a venire. In una stesura di questa introduzione scritta nel 1996, che ho ritrovato tra le mia carte, Marinari e Parisi arrivati a questo punto concludevano: Per il momento possiamo ritenere di aver dato provvisoriamente una definizione ragionevole della probabilit possiamo passare alla trattazione matematica. Nella versione del 2000, ora in rete, c una interessante aggiunta prima di questa conclusione, segno di un mutamento di prospettiva che gli autori ritengono di segnalare: Questo punto di vista (che possiamo chiamare frequentista) non quello condiviso da tutti i probabilisti. Esiste un altro punto di vista, il soggettivista, secondo il quale la probabilit indica una nostra previsione, condizionata dalla nostra ignoranza. Per esempio il significato della frase la probabilit del rosso in una roulette truccata sia pi grande del nero conviene puntare sul rosso. La probabilit ci permette quindi di decidere il da farsi in un mondo che conosciamo imperfettamente. Nonostante che il punto di vista frequentista ci sia molto pi familiare, il punto di vista soggettivista probabilmente quello che spesso usiamo senza rendercene conto. Prendiamo la frase i dati sperimentali implicano che la massa del protone compresa in un certo intervallo con una probabilit del 90%. L interpretazione frequentista letterale la seguente: se consideriamo tanti possibili universi in cui la massa del protone diversa, ma in cui si siano

ottenuti gli stessi dati sperimentali, nel 90% di questi universi, la massa del protone sta in quell intervallo. La frase dal punto di vista soggettivista molto chiara: dati i risultati degli esperimenti una scommessa 9 a 1 una scommessa equilibrata. In questo libro saremo pi vicini in alcuni casi al punto di vista soggettivista. Una discussione pi lunga dei due punti di vista qui fuor di luogo 3. Sulla storia del Calcolo delle Probabilit Il calcolo delle probabilit, con riferimento alla cultura in cui viviamo, una disciplina moderna. Il suo inizio viene usualmente attribuito a Pascal. Nel 1654 un giocatore dazzardo, il cavalier De Mr, pose allo studioso un problema, nato dalla sua esperienza. Perch pi facile vincere che perdere puntando ai dadi sull uscita dell uno in quattro lanci, mentre pi facile perdere che vincere puntando sull uscita del doppio uno in ventiquattro lanci di due dadi ( homework: a voi la dimostrazione)? Il problema indusse Pascal a studiare a fondo questo tipo di questioni poste dal gioco e ad iniziare una corrispondenza scientifica con Fermat; e questa fu l origine del calcolo delle probabilit. E fin troppo facile riconoscere come il calcolo delle probabilit sia la matematica organica allo sviluppo dello stato moderno e della moderna impresa capitalistica2. E suggestivo pensare a questa nascita tardiva del calcolo delle probabilit come ad un passaggio, sul piano dello sviluppo di una civilt, da una fase infantile ad una adulta; che corrisponderebbe a quella analoga transizione, sul piano dello sviluppo dell individuo, tra l organizzazione cognitiva infantile e quella adolescenziale e poi adulta. Non conosco tentativi compiuti di approfondire questo tema3; come si vedr tra poco il pensiero di Bruno de Finetti, a partire forse da un originario idealismo organicista, giunge ad una concezione della probabilit come strumento maturo, personalista; con forti connotati di rigore ed onest morale, in uno sfondo vagamente stoico. Mi fermo qui. 4. Bruno de Finetti e la probabilit soggettiva L origine della concezione soggettivista del calcolo delle probabilit legata ai nomi di Franck P. Ramsey a Cambridge e di Bruno de Finetti in Italia4, e pu
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Lucio Russo autore di un libro molto originale che rintraccia le origini della scienza moderna nell et ellenistica: La Rivoluzione Dimenticata, Feltrinelli, Milano 1996. Nella riedizione aggiornata del 2001 aggiunge alcune considerazioni sugli inizi della combinatoria. Per un aggiornamento sulla storiografia del calcolo delle probabilit importante la recensione al libro di Jan von Plato ( Creating Modern Probability, Cambridge, Cambridge University Press, 1994) di S. L. Zabell, in: Hist. Phil. Mod. Phys. 31, 109-116, 2000. Non conosco tentativi di una storia sociale del calcolo delle probabilit, in cui se ne rintraccino, ad esempio, le relazioni con lo sviluppo delle Banche, e delle Assicurazioni. 3 Per approfondire lo studio di questa intuizione, che potr apparire banale e profonda al tempo stesso, mi sembra interessante accostare quattro lavori che sembrano originare da e poi ritornare verso un nucleo tematico unitario. J. Piaget, B .Inhelder, La gense de l ide de hasard chez l enfant, PUF, Paris, 1951 (trad. it.: La genesi dell idea di fortuito nel bambino, Newton Compton, Roma, 1976), I. Matte Blanco, The Unconscious as Infinite sets. An Essay in bi-logic, Gerald Duckworth & Company, London 1975, trad. It.; L inconscio come insiemi infiniti, saggio sulla bilogica, Einaudi, Torino 1981, A. Capizzi, L Uomo a due anime. Dall infanzia mimica, dalla comicit adolescenziale, al tragico come scelta adulta, La Nuova Italia Editrice, Firenze, 1988. C. Ginzburg, Storia Notturna. Una decifrazione del Sabba, Einaudi, Torino, 1989. Psicologia genetica, psicoanalisi, antropologia storica che attinge alla filosofia teoretica; diverse prospettive di studio possono interferire nel tentare di definire i limiti dell analisi logica e le ragioni di una mentalit fondamentale, con i cui brandelli dobbiamo convivere quando prendiamo decisioni in condizioni di incertezza, a cavallo delle civilt. Dunque; Storia scientifica e psicologia cognitiva. 4 Per stabilire un punto di riferimento citiamo il saggio: B. de Finetti, Probabilismo. Saggio critico sulla teoria delle probabilit e sul valore della scienza., Logos (da A. Aliotta), Perrella , Napoli, 1931 (ristampato in: B. de Finetti, La logica dell incerto, a cura di M. Mondatori, Il Saggiatore, Milano, 1989). Questo saggio filosofico importante per ricostruire l ambiente intellettuale e gli ideali che fanno da sfondo al lavoro matematico del giovane de Finetti (oscura ma fedele camicia nera!), molto diverso da quello in cui si muove il giovane Ramsey , nella Cambridge degli anni 20, segnata dalla filosofia di G. E. Moore e dalla Cambridge Conversazione Society del Trinity College, frequentata da Keynes, Wittgenstein, dalle anime belle di Bloomsbury (per ricostruire l atmosfera di questo

essere interpretata nell ambito di quel passaggio dalla filosofia speculativa a quella scientifica, una reazione antimetafisica ben sintetizzata da questo passo di Rudolf Carnap: Il nuovo modo di filosofare si formato a diretto contatto col lavoro delle scienze specializzate, particolarmente della matematica e della fisica. Ne viene che anche nel comportamento fondamentale di chi lavora in campo filosofico si mira a realizzare quello stesso comportamento rigoroso e consapevole delle proprie responsabilit, che proprio del ricercatore scientifico; mentre il comportamento del filosofo di vecchio tipo assomiglia di pi a quello di uno che fa poesie5. Per presentare il punto di vista di de Finetti ho pensato di procedere in questo modo: da un lato, allego a queste note la riproduzione in fotocopia dell introduzione di Marco Mondadori alla raccolta di saggi da lui curata nel 19896 , che vi suggerisco di leggere con attenzione. D altra parte, per una presentazione pi diretta, cercher di raccogliere qui alcune citazioni dal libro pi recente di de Finetti, pubblicato postumo nel 1995 a cura di Alberto Mura: B. de Finetti, Filosofia della Probabilit, Il Saggiatore, Milano, 1995 (da ora in avanti citato come FP ). Questo volume contiene, oltre ad un denso saggio del Mura stesso, la sbobinatura di un ciclo di lezioni finali, tenute da de Finetti presso l Istituto Nazionale di Alta Matematica di Roma, nella primavera del 1979. Questo materiale, assieme agli articoli scritti per lEnciclopedia Einaudi, rappresenta la forma definitiva del lascito intellettuale pubblicato di Bruno de Finetti7. E devo dire che sono sempre pi contrario a qualunque impostazione di tipo assiomatico-specialmente nel campo della probabilit[].Secondo il punto di vista assiomatico si introducono degli assiomi per la probabilit[], senza che nessuno possa immaginare, se non lo sa da s, che cosa significhiprobabilit.Di questo, ma si tratta di uno sfogo fatto in un momento di irritazione, ho scritto su Tuttoscuola. Non so se lo conoscete: un giornale illustrato per le scuole medie, diretto da Vinciguerra, che un matematico delle scuole secondarie. Ho scritto una lettera al direttore della rivista, che ha come titolo: Rischi di una matemattica di base assiomattica(FP, p. 61-62). de Finetti prende decisamente posizione contro quella tendenza formalistica, che ha dominato la matematica ed il suo insegnamento nella seconda parte del 900; almeno in occidente8. Si noti il garbo con cui, quasi scusandosi per lo sfogo, irripetibile circolo: M. Holroyd, Lytton Strachey, Vintage, Londra, 1995, per Ramsey cfr. le pagine 654 e sgg.). I saggi di Ramsey (1903-1930), The Foundations of Mathematics and other Logical Essays, Routledge & KeganPaul Ltd, London, 1931 , sono stati tradotti in Italia da Feltrinelli, in un edizione ormai fuori catalogo del 1964. de Finetti dichiara di non aver conosciuto il lavoro di Ramsey fino al 1937 (cfr. B. de Finetti, La prvision: ses lois logiques, ses sources subjectives, Annales de l Institut Poincar, vol. 7 fasc. I, 1937, ripubblicato nel volume curato da M. Mondatori, citato sopra). Credo che manchi un lavoro sistematico di ricostruzione della genesi intellettuale della concezione soggettivistica del calcolo delle probabilit, ormai possibile e forse necessario. 5 Cit. in :E. Garin, Filosofia e Scienze nel Novecento, Laterza, Bari, 1978, p. 5. 6 B. de Finetti, La logica dell incerto, Il Saggiatore, Milano 1989, un libro ormai difficilmente trovabile, se non in qualche rivendita di fondi di magazzino; ci sentiamo moralmente autorizzati a fotocopiarne una parte per uso di studio. 7 Mi resta ancora vivo il ricordo di quelle lezioni, che frequentai abbastanza assiduamente, ed ancora sento il rispetto che la figura di Bruno de Finetti, naturalmente richiedeva; col suo passo difficile ed il portamento eretto. Non era un oratore facile; come i suoi scritti le sue lezioni richiedevano concentrazione e continui scarti mentali. L impressione dominante che mantengo dello stile intellettuale di de Finetti potrei sintetizzarla in due parole: integrit e sofferenza. La riporto per quello che vale; al tempo ero appena laureato, i tempi erano difficili e de Finetti aveva esercitato su di me un fascino carismatico fin dai tempi del liceo, lettore della rivista Futuribili; de Finetti faceva parte del comitato editoriale. 8 Su questa tendenza formalistica, che potremmo rapidamente definire Bourbakistica, e sulle differenze tra l insegnamento della matematica in Unione Sovietica ed in Francia illuminante un articolo dell illustre matematico russo V. I. Arnold, ed i relativi commenti, apparsi sul fascicolo n. 3 della rivista Punti Critici, pubblicato nel 1999. Su analogie tra alcuni atteggiamenti compositivi della musica del 900 e lo stile bourbakista in matematica ne ho scritto io stesso: cfr. A. Giansanti, Senza stato fondamentale, appunti per una matematica musicale delle emozioni, La Nuova Civilt delle Macchine, n. 1-2 (61-62) 1998, pp.143-147. Mi si lasci citare in grassetto un passaggio da quel saggio, forse sar utile per iniziare una discussione nel contesto di questa lezione: Una rigidit che dura: bourbakismo e

riferisce del titolo del suo intervento; un titolo spiritoso, che ci restituisce un frammento dell ironia del nostro autore, e della grande attenzione e dedizione da lui dedicata all insegnamento della matematica elementare9. Ma veniamo ora alla definizione della probabilit soggettiva. Per conto mio la probabilit ha soltanto un senso soggettivo. Ritengo cio che non abbia senso chiedere quale probabilit abbia di per s, in astratto, un evento. Per evento, d altro canto, intendo un caso singolo ben determinatoE un evento, per esempio, il fatto che il che il rapido proveniente da Milano oggi sia arrivato con un ritardo compreso tra trenta e trentacinque minuti. E se parlo della probabilit di questo evento, mi riferisco al caso singolo indicato e non, per esempio, alla probabilit di ritardi in generale per tutte le linee e per tutti i giorni. Per evento, quindi, intendo una circostanza di cui si pu sapere se si verificata o non si verificata (FP, p.63). Il distacco dalle altre impostazioni netto. Se si adotta un punto di vista soggettivistico, nessuna delle definizioni tradizionali con cui si pretende di dare un significato oggettivo al giudizio di probabilit accettabile. E allora viene fatto di domandare: com possibile parlare ancora di probabilit, se si respingono tutti i modi che sono stati proposti per definirla?Prima di darvi la risposta premetto che il punto di vista che sostengo si basa sulla tesi che non ha senso parlare della probabilit di un evento se non in relazione all insieme delle conoscenze di cui una persona dispone 10(FP, p.64). Ma quali sono gli altri due modi pi comuni di definire la probabilit?

Di essi, uno costituito dalla cosiddetta definizione classica, secondo la quale la probabilit di un evento E sarebbe il rapporto tra i casi in cui E si verifica e il numero di tutti i casi ugualmente probabili. Si tratta di un tentativo di definire la probabilit mediante un asserzione tautologicamente veraL altra definizione parla di una frequenza in un insieme di prove ripetute. A rigore le prove ripetute non esistono.Pur non volendo entrare nel tipico punto di vista aprioristico di coloro che usano questa definizione, osservo che essa si basa sull idea di che esistono degli eventi uguali, i quali, in quanto tali, sarebbero altres ugualmente probabili. Tuttavia eventi uguali non esistono: ci sono tutt al pi eventi per cui, data l uguaglianza delle condizioni che conosciamo, troviamo naturale non avere preferenze tra di essi. Ma ci sono tante altre condizioni che non conosciamo, rispetto alle quali essi possono essere molto diversi (FP, p.65)

serialit post-weberniana, tendenze intellettuali affermatesi nell Europa della Cortina di Ferro, espressione imperiosa del congelamento e della rimozione di congetture e temperamento in matematica e delle emozioni in musica. Un momento legislativo: di divisione e di controllo. Grammatica del comando, quindi di modelli naturalistici che realizzano l accoppiata potere-causalit naturale per il disciplinamento della condotta intellettuale al servizio della previsione di tipo filisteo sono i connotati dell atteggiamento che pianifica l impresa intellettuale ( A. Gargani, Tecniche descrittive e procedure costruttive, in : Stili di Analisi, Feltrinelli, Milano, 1980, p. 21.) E abbastanza complesso fare un bilancio globale dell eredit lasciata da quella impresa collettiva di un gruppo di matematici francesi, che - con lo pseudonimo di Nicolas Bourbaki - iniziarono a pubblicare negli anni 30 i primi fascicoli di un trattato generale della matematica contemporanea. Una specie di codice napoleonico, costruito secondo una rigorosa architettura assiomatica. Questi Elements de Mathmatiques hanno avuto una notevole influenza sulla didattica e sulla pratica della matematica postbellica. Ne sono stati pubblicati 36 volumi. Per alcuni spunti per una valutazione critica cfr. J. Petitot, Locale/globale, in: Enciclopedia Einaudi, Einaudi, Torino, 1979. , (Vol. 8, p.436). Che cosa dire di analoghe tendenze nella formazione e nella pratica giuridica? 9 Bruno de Finetti fu per diversi anni presidente della Mathesis, benemerita societ di insegnanti di matematica. Partecipando ad una delle gare per studenti medi, organizzate dalla societ, ricordo di aver ricevuto in premio dalle mani di de Finetti il libro di G. Polya, La scoperta matematica, pubblicato in una collana scientifica di Feltrinelli, ora abolita. L aver partecipato a quella gara ed il dono, accolto con molta emozione, credo abbiano avuto una certa influenza sulla mia scelta universitaria. Scusate questa nota un po troppo personale. 10 L edizione inglese di Teoria delle Probabilit si apre con un motto lapidario: PROBABILITY DOES NOT EXIST.

E necessario, a questo punto, sottolineare un concetto fondamentale: E se proprio volessimo parlare di una probabilit oggettiva, allora dovremmo dire che ogni evento ha probabilit 0 se non si verifica e probabilit 1 se si verifica (FP, p.64). Possiamo precisare quindi il quadro interpretativo di de Finetti, il quale non nega che si possa parlare di una probabilit oggettiva di un evento, ma questa in certo senso non si manifesta, non emerge se non dopo che si sia potuta eseguire la verifica, la prova dell evento. Una volta stabilito se l evento a cui si interessati si verifica o no la situazione di incertezza si scioglie. A questo punto il contesto stesso delle valutazioni e dei giudizi probabilistici perde il suo interesse, non resta molto da valutare o decidere; il processo stesso di accertamento, di misura dell evento, forza la probabilit a poter assumere si potrebbe dire, ragionevolmente solo uno dei due valori, o zero o uno. A questo punto vorrei fare un commento: de Finetti ha perseguito e mantenuto, credo per tutta la sua lunga ricerca, uno stile molto aperto; sembra rifuggire da atteggiamenti pomposi11, apodittici; stato un sostenitore del carattere progressivo e relativo della conoscenza umana, basata in fondo sulla libera possibilit di sbagliare e correggersi. Ma, pur ammettendo in molti passi l esistenza di situazioni che oggi chiameremmo fuzzy, vaghe, indecise o in decidibili, non tanto per impedimenti di logica, ma anche per limiti legati alla lucidit ed emotivit di chi decide, tuttavia mi sembra che nel suo pensiero l uso delle valutazioni di probabilit da lui proposto, si inscriva in un ideale di vita solidale e razionale abbastanza lontano dalle complessit ermeneutiche del pensiero debole. Mi pare che de Finetti faccia sempre riferimento ad un modello comportamentale in cui, pur nella coscienza dei limiti delle facolt umane, ci si propone una volont di azione razionale coerente. E per aggiungere un commento di natura filosofica, che tenteremo di riprendere nelle conclusioni, mi pare che tutto il pensiero di de Finetti sia segnato da un idealismo epistemologico, accettato con entusiasmo in giovent12 e mai abbandonato. Siamo ora giunti al punto di iniziare a considerare la definizione soggettiva di probabilit; dopo una premessa ancora (importante). C invece un modo, che ritengo sia l unico, il quale permette di dire esattamente che cosa si intende per probabilit. Si tratta del metodo delle regole di penalizzazione appropriate (proper scoring rules), le quali consistono nel domandare ad un individuo (chiamiamolo A) qual la probabilit che egli attribuisce ad un evento E, con l avvertenza che ricever una penalit in dipendenza e della risposta che dar e del valore della probabilit oggettiva di E (nel senso sopra precisato: 0% se E falso, 100% se E vero) (FP, p.65) Ecco la definizione.

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Riporto qui un altro esempio di ironia, sempre tratto da FP, p.128. Popper non mi convince affatto in nessuna delle sue cose. L unica occasione in cui mi sono trovato d accordo con lui fu durante un convegno tenutosi a Salisburgo, al quale partecipammo entrambi. Per prima cosa disse che lui non sopporta il fumo delle sigarette, e che pertanto se uno avesse voluto accendere una sigaretta, se ne sarebbe dovuto andare. A me d tanto fastidio il fumo che pur non imitandolo, perch non voglio darmi arie di essere importante come Popper-, se potessi, farei come lui. 12 Il saggio Probabilismo , del 1931, si apre con questa citazione da Adriano Tilgher: La verit non pi in un immaginaria equazione dello spirito con ci che fuori di lui, e che, se fuori di lui, non si vede in che modo potrebbero toccarlo ed essere appreso: essa nell atto stesso del pensiero che pensa. L assoluto non al di l delle nostre conoscenze, in un regno di tenebre e di mistero ove l uomo avrebbe bisogno di andarlo a cercare: nella nostra conoscenza stessa. Il pensiero non affatto uno specchio in cui si riflette immutata una realt esterna a noi: semplicemente una funzione biologica, un mezzo per orientarsi nella vita , per conservarla ed arricchirla, per rendere possibile e facile l azione, per fare i conti con la realt e dominarla. Penso che non sarebbe fuori luogo se qualche studioso della storia intellettuale italiana tentasse di ricostruire vicinanze e lontananze tra il percorso filosofico e poi matematico di de Finetti e quello filosofico e poi letterario di C. E. Gadda.

Dire che la probabilit di un evento E, secondo un dato individuo, vale p (ad esempio: p=0,35), significa dire che egli giudicherebbe equo scambiare il diritto a ricevere se E risultasse vero un importo generico S (positivo o negativo, non troppo grande) in cambio dell importo pS (certo). Ho riportato qui la definizione nella forma sintetica data da de Finetti nell articolo Decisione per l Enciclopedia Einaudi. Iniziamo a discuterne. Innanzi tutto, se vi foste irritati per tutte queste premesse che preludono ad una definizione che alla fine non certo un esempio di chiarezza, penso che non siate da biasimare. In effetti, leggendo gli scritti di de Finetti, nonostante l ammirazione, non si riesce sempre a superare il senso di fatica; dovuto alla grande massa delle precisazioni apologetiche. Le premesse e le distinzioni critiche occupano uno spazio forse eccessivo; un lettore di oggi non saprebbe pi a chi le critiche siano rivolte e comunque ormai possiamo dirlo: di apologie soggettivistico-bayesiane non si sente pi molto la necessit. Questa definizione fa riferimento ad una ipotetica scommessa in cui un soggetto stabilisce la frazione di premio che sarebbe disposto ad incassare subito, senza attendere la verifica dell evento, a fronte di una vincita totale che si otterrebbe solo nel caso in cui l evento si verifica (domande: perch l importo S pu essere tanto negativo che positivo? Perch de Finetti precisa che l importo non deve essere troppo grande? Nel discutere la risposta a queste domande occorre far cenno ai lunghi tentativi, credo mai perfettamente riusciti di separare nelle impostazioni soggettivistiche opinioni, grado di fiducia del soggetto e valore della scommessa, nel senso di valore monetario,legato al denaro (belief vs. value). Su questo si veda: R. F. Nau, De Finetti was right: probability does not exist, in stampa su: Theory and Decision, 2001). Ora necessario chiarire il significato delle regole di penalizzazione, senza le quali l impostazione di de Finetti perderebbe il suo specifico rigore. Da un lato bisogna ribadire che secondo de Finetti il soggetto che valuta la probabilit libero di scegliere di fronte ad un dato evento incerto un qualsiasi valore p, compreso tra 0 ed 1. Ma il problema proprio quello della non perfetta coincidenza tra belief (il vero grado di fiducia che uno ha su quel dato evento) e value ( il concreto valore che si poi disposti a scommettere in quella scommessa, a quell istante,..sentendo freddo, essendo pi o meno ricchi). Insomma si potrebbe essere portati a falsare nella scommessa il proprio reale grado di fiducia nell avverarsi dell evento, rispetto alla posta in gioco e ad altre considerazioni di opprtunit. Per tentare di eliminare come ho detto, credo sia ancora un problema aperto dell impostazione soggettivistica o correggere la tendenza a falsare de Finetti propone di associare alla scommessa una regola di penalizzazione. Lo spirito della proposta molto concreto, introdurre una regola del tipo: dovendo dividersi in parti uguali una torta tra due individui, si decide che uno taglia e l altro sceglie. Quindi, de Finetti propone che alla scommessa di cui sopra, si debba irrinunciabilmente introdurre una regola aggiuntiva. Non bisogna soltanto chiedere a quell individuo, di fronte ad un evento ancora incerto, qual la frazione di premio che egli disposto ad accettare subito, senza attendere la prova, ma bisogna aggiungere l avvertenza che ricever comunque una penalit, a seguito della prova. La penalit dipender dal valore p dichiarato e dall effettivo verificarsi o meno dell evento. La formula esplicita per il valore della penalit proposta da de Finetti : (E-p)2 . Dove E il numero aleatorio che vale 1 se l evento si verifica e 0 se non si verifica. (homework, per chi sa gi un po di calcolo delle probabilit: mostrare che il valore aspettato della penalizzazione non pu che aumentare se uno dichiara un valore di p diverso da quello in cui realmente si crede. Soluzione: v. FP, p.76). Con questo accorgimento tecnico-retorico delle regole di penalizzazione si introduce un elemento di rigore e di coerenza che caratterizza tutta l impostazione soggettivista. Vorrei ancora riportare qualche brano originale per concludere questa presentazione della probabilit soggettiva di de Finetti. Il primo, una prosa molto forte che ripropone l uso del Thou classico, usato dai probabilisti soggettivisti inglesi (Good e Savage):

Di fronte all incerto sentiamo, ed anche Tu senti, una pi o meno forte propensione ad attendere che risultino vere certe alternative piuttosto che altre, a ritenere che la risposta a una certa domanda sia piuttosto un S o un No, a stimare che il valore incognito di una certa grandezza sia piuttosto piccolo o piuttosto grande. Questi nostri, e tuoi, atteggiamenti non portano come nel caso di chi pretende di azzeccare una predizione ad affermare che certo oppure che impossibile qualcosa che in base alla logica della certezza possibile ma incerto, e che tale rimane qualunque ulteriore cosa si voglia dire o pensare correttamente. L incerto rimane incerto, ma ai diversi eventi incerti attribuiamo un grado maggiore o minore di quella cosa, extralogica, soggettiva, personale (la mia, la tua, la sua: ciascuno a suo modo), che esprime tali atteggiamenti: quella cosa che anche nel linguaggio abituale si dice probabilit, e che dovremo chiarire e studiare.13 Delle implicazioni filosofiche e morali di una impostazione cos fortemente connotata in senso personalistico cercher di dire qualcosa nelle osservazioni finali che mi permetter di lasciarvi. Ora vorrei usare la viva voce di de Finetti per definire un questione di tipo tecnico-filosofico, di rilevanza teorica, che ad alcuni di voi non sar sfuggita. Che vuol dire de Finetti quando definisce la probabilit come cosa extralogica? Egli ci ha lasciato una notevole risposta in alcune pagine postume che spero avremo il tempo di commentare insieme, di persona. E qui inizia una lunga e complessa citazione, che cercher di evidenziare cambiando carattere di stampa:

Si tratta di precisazioni sui diversi atteggiamenti riguardo alla probabilit da parte di matematici statistici, filosofi ecc. E a questo riguardo mi paiono interessanti alcuni scritti dell Enciclopedia Einaudi e in particolare due articoli del russo Stefan Amsterdamski. Si tratta delle voci Caso/Probabilit e Causa/Effetto. Il doppio titolo, in entrambi i casi, sottolinea il nesso che intercorre tra i due concetti associati. [] Dei due articoli ho scritto nella voce Probabilit (che sto ancora scrivendo) della stessa enciclopedia: [Essi] aprono la visuale su una vasta e complessa tematica, assai analoga a quella prevista, sia pure come sottofondo per la presente trattazione di carattere pi tecnico, che riuscir pertantop arricchita e meglio precisata in un puntuale confronto, non contrapposizione in quanto si tratta di proporre e cercar di giustificare una scelta univoca e precisa entro il largo ventaglio delle opzioni prospettate, o almeno non escluse, nei due gi citati articoli. In forma schematica, e approfittando della possibilit di far riferimento all ampia e approfondita panoramica di Amsterdamski, posso precisare fin d ora, in poche parole la mia posizione, dicendo che essa corrisponde a una versione, invero molto radicalizzata, del punto di vista 2 [di cui parla Amsterdamski] L articolo prosegue con la mia formulazione. Prima di leggervela preferisco dare lettura del passo della voce Caso/Probabilit nella quale Amsterdamski espone, tra le tante di cui parla , le due posizioni che sono pi vicine a quella che io sostengo. Scrive Amsterdamski: Le interpretazioni esistenti del concetto di probabilit possono essere divise in due gruppi: le interpretazioni secondo cui il concetto di probabilit una caratteristica dei giudizi, le interpretazioni secondo cui la probabilit riguarda le relazioni tra classi di eventi [p.672] E pi avanti, a proposito del primo gruppo, scrive: Tuttavia la situazione cambia quando si assume che il concetto di probabilit sia sempre una caratteristica dei giudizi, e non riguardi mai gli eventi. Quest opinione corrisponde a uno dei punti di vista seguenti: 1) o significa che tutte le asserzioni probabilistiche riguardano le relazioni logiche fra eventi e sono, di conseguenza, analitiche;

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B. de Finetti, Teoria delle probabilit, Einaudi, Torino ,1970, Vol. I, p.88.

2) o significa che la probabilit, pur essendo sempre una caratteristica dei giudizi, non sempre un concetto logico, e che non tutte le asserzioni probabilistiche sono analitiche, ma alcune di esse esprimono il grado di credenza nella verit dell asserzione, cio caratterizzano l atteggiamento verso di esse del soggetto conoscente [p.674-5] Se si considerano solamente gli eventi per se stessi, la probabilit diviene funzione solo di essi. Questo esattamente il significato oggettivistico dei giudizi di probabilit. Non si dice infatti secondo me e neanche secondo chi. E come se il giudizio di probabilit fosse piovuto dal cielo. A questo punto dovreste essere in grado di comprendere la riformulazione che ho proposto alla voce Probabilit della formulazione 2) di Amsterdamski: La probabilit, pur essendo sempre una caratteristica dei giudizi, non mai un concetto logico, le asserzioni probabilistiche non sono mai analitiche, ma esprimono sempre e soltanto il grado di credenza che, nel suo presente stato di informazione, il soggetto che giudica, attribuisce all oggetto dell asserzione. Sinteticamente, essa caratterizza, cio, l atteggiamento del soggetto conoscente nei riguardi di una data asserzione.[p.1148] Questa frase contiene due tesi. La prima che la probabilit non una caratteristica degli eventi, la seconda che le asserzioni probabilistiche non sono analitiche. La prima tesi chiara: la probabilit non una propriet degli eventi. Piuttosto: ciascuno di noi, in quanto attende un evento, pu attribuirgli una probabilit. Quanto alla seconda tesi, essa esclude che i giudizi di probabilit siano logicamente garantiti. Nel mio articolo cos commento questa riformulazione: Per chiarire la situazione in forma pi esplicita basta chiedersi quali risposte pu dare una persona interrogata riguardo ad un evento, cio a una data affermazione (dotata di senso univoco e per lei comprensibile). Evidentemente, le risposte possibili, tra cui ciascuno pu scegliere quella che corrisponde allo stato delle sue attuali conoscenze al riguardo, sono, in senso oggettivo tre: s, no, non so. La differenza essenziale tra le tre risposte sta nel fatto che (in qualunque versione) le due estreme: s (o vero, o certo) e no (o falso, o impossibile) sono dotate di un senso univoco, di un carattere definitivo e categorico, mentre quella intermedia non so (o dubbio o incerto) non ha invece un carattere provvisorio in quanto esprime solamente il perdurare di una attuale ignoranza o indecisione tra il s e il no, che sono le due sole risposte definitivamente concludenti [p.1148]. Quindi nel caso in cui la risposta sia s oppure no la questione conclusa: se invece non so, allora si dispone di tutto il ventaglio delle probabilit fra 0 e 1. Si tratter in tal caso di cercare di tradurre in termini numerici espressioni verbali come moltissimo probabile o molto probabile o poco probabile o pochissimo probabile ecc.
Mi scuso per questa lunga citazione ad intarsio, tratta da FP. pp. 83-86; credo in tal modo di aver fornito abbastanza materiale perch possiate formarvi una opinione sulla concezione e sullo stile argomentativo di Bruno de Finetti. OSSERVAZIONI CONCLUSIVE Lo scopo principale di questa presentazione, come ho dichiarato all inizio, quello di attirare la vostra attenzione sul calcolo delle probabilit; a partire dalla interpretazione soggettivista di Bruno de Finetti. Ho cercato di porre in risalto in modo diretto, la qualit filosofica di quella proposta ed anche un suo carattere morale. Questo potrebbe essere fuorviante; de Finetti e resta essenzialmente un matematico. Lo stile matematico nell affrontare i problemi caratterizzato dall unione di un momento speculativo, di una visione, con la concretezza laboriosa del calcolo, dello studio quantitativo. Il calcolo delle probabilit non solo una ermeneutica dell incertezza, ma tecnica quantitativa per prendere decisioni e partiti razionali, o meglio: a razionalit dichiarata. Come mi capitato di dire. Lo stile faticoso dell esposizione di de Finetti forse la causa della tardiva traduzione in inglese delle sue opere e del ritardo con cui le sue idee hanno trovato un riconoscimento in un ambito scientifico pi ampio di quello

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degli studiosi di scienze statistiche ed attuariali, in cui per altro hanno suscitato contrapposizioni anche molto aspre14, come giusto. Fuori da quell ambito, ad esempio in fisica, per molti anni l opera di de Finetti stata considerata interessante sul piano filosofico ed interpretativo, ma non molto rilevante dal punto di vista tecnico ed applicativo. L atteggiamento pi diffuso credo fosse: il calcolo delle probabilit un complesso ben definito di tecniche matematiche basate sulla teoria dell integrazione: le interpretazioni possono essere molte, ma la realt non dovrebbe dipendere troppo dai punti di vista. Discutendo dell introduzione del libro di Marinari e Parisi in corso di stesura, abbiamo notato come, nella testimonianza di due importanti fisici teorici, tra il 96 ed il 2000 venga riconosciuto l interesse del punto di vista soggettivista. In effetti, in questi ultimi anni le tecniche statistiche bayesiane, basate sul teorema di Bayes, sembrano essere entrate sempre pi significativamente in molti campi della fisica teorica, computazionale ed anche e soprattutto in fisica sperimentale; nella valutazione dell incertezza delle misure, costitutiva di ogni lavoro sperimentale. Particolarmente energica, per le ricadute che sta avendo anche sul piano della didattica lopera del collega Giulio D Agostini, la cui pagina web ricca di informazioni e materiale di studio15. Giulio ha mostrato come nella pratica sperimentale della fisica delle alte energie l adozione di un punto di vista soggettivista non solo preferibile sul piano della logica interpretativa, ma non affatto indifferente rispetto alla costruzione e rivelazione stessa dei risultati; il suo lavoro sta avendo un giusto riconoscimento internazionale e, come potrete rilevare direttamente, stato influenzato dal punto di vista di de Finetti. MATERIALI PER LO STIUDIO Matematica Elementare: R. Courant e H. Robbins, Che cos la Matematica, Bollati Boringhieri, Torino, 2000. G. Prodi, Analisi Matematica, Boringhieri, Torino, 1971 e sgg. F. Tricomi, Le funzioni, Le Monnier, Firenze, 1972. Probabilit e statistica: A. Frigessi, Calcolo delle Probabilit. Primi esercizi per le scienze applicate. Collana Tutor n. 4, Etas Libri, Milano 1994. L. Franconi, J. Stander, S. Pezzulli, Statistica, esercizi per le applicate. Collana Tutor n. 16, Etas Libri, Milano 1996. R. Scozzafava, La probabilit soggettiva, Zanichelli, Bologna, 2001. scienze

D. Costantini, Fondamenti del Calcolo delle Probabilit, Feltrinelli, Milano, 1970. D. Costantini, U. Garibaldi, M. A. Penco, Introduzione alla Statistica, Franco Muzzio Editore, Padova 1992. Letture: P. Garbolino, I giochi d azzardo. Il Saggiatore-Flammarion, Milano, 1998. P. Garbolino, I fatti e le opinioni, la moderna arte della congettura, Laterza, Bari,1997.

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Per un inquadramento della rilevanza tecnica del lavoro di de Finetti non solo per gli aspetti concettuali e di fondamenti, ma anche per gli aspetti applicativi alle tecniche della statistica si veda la rassegna : D. M. Cifarelli and E. Ragazzini, De Finettis contribution to Probability and Statistics, Statistical Science, 11, 253-282, (1996). 15 http://www.zeus.roma1.infn.it/~agostini/prob+stat.html Questa pagina web contiene una collezione di altri siti dedicati alla probabilit soggettiva.

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Caso, Probabilit e Statistica. Quaderni de LE SCIENZE, n.98, a cura di D. Costantini Articoli dell Enciclopedia Einaudi. Probabilit (B. de Finetti) Decisione (B. de Finetti) Distribuzione statistica (B. de Finetti) Caso/probabilit (s. Amsterdamski) Certezza/Dubbio(S. Amsterdamski) Previsione/Possibilit(S. Amsterdamski) Determinato/Indeterminato (S. Amsterdamski) Altre opere di B. de Finetti sono state ricordate; il libro curato da M. Mondatori contiene anche una bibliografia abbastanza completa dell opera di de Finetti.

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