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“L’ ORIENTALE”
COMPARATI
Corso di Laurea in
Tesi di Laurea in
Relatore: Candidata:
Matr. MC/04195
Introduzione.................................................................................................................3
- Il fenomeno dell’internazionalizzazione........................................................7
- Esportazione diretta..................................................................................... 12
- Esportazione indiretta..................................................................................12
- Licensing..................................................................................................... 13
- Il concetto di strategia..................................................................................14
- Il marketing internazionale..........................................................................27
- Marketing mix..............................................................................................30
COO.............................................................................................................45
2
Capitolo 3: Mahou-San Miguel e la sua espansione internazionale
Introduzione.................................................................................................................49
3.4 Conclusioni...................................................................................................66
Riflessioni conclusive.....................................................................................................68
Bibliografia.....................................................................................................................69
3
Introduzione
4
vantaggio competitivo nei mercati esteri. M.E. Porter individua le fonti di questo
vantaggio, teorizzando tre principali tipologie di strategia: leadership di costo,
differenziazione e focalizzazione. Seguendo l’analisi di Krzystof Wach verranno
presentate strategie di differenziazione/concentrazione, strategie di orientamento
internazionale (etnocentrica, policentrica, geocentrica e regiocentrica) e le strategie
offensive/difensive di Porter. Una volta introdotto il concetto di strategia verranno distinte
le tre fasi che intercorrono nel suo sviluppo: ricerca ed analisi del mercato, pianificazione
della strategia, attuazione e controllo.
Nel secondo capitolo verranno analizzati due elementi fondamentali per il successo di
una strategia internazionale, ovvero il marketing ed il brand, fattori strettamente
interconnessi. A questi due elementi si affianca il concetto del Country of origin effect
(COO), ovvero l’effetto che l’informazione riguardo al paese di provenienza del prodotto
provoca sui consumatori finali. Per quanto il marketing sia un concetto universale, poichè
il suo obiettivo è principalmente quello di ricavare profitto tramite le attività riassunte
nelle cosiddette 4p del marketing (prezzo, prodotto, promozione, posizionamento), in una
prospettiva internazionale si riscontrano difficoltà superiori in quanto i marketers che
operano in più paesi devono tener conto dei fattori controllabili ed incontrollabili che
caratterizzano sia il contesto del mercato locale, sia quello di tutti gli altri mercati in cui
opera l’azienda. Il mercato estero assume dunque la forma di ‘mercato alieno’, le cui
caratteristiche politiche, sociali, economiche e soprattutto culturali vanno ben studiate ed
analizzate dall’impresa prima di poter avviare delle attività di marketing, in modo tale da
non generare situazioni di incomprensioni che potrebbero portarla al fallimento. Nel
combinare questi elementi, i marketers devono tenere in considerazione una moltitudine
di fattori che fanno capo principalmente all’impresa ed al contesto in cui essa opera. In
questa prospettiva, vanno presi in considerazione i punti di forza ed i punti deboli
dell’impresa in relazione alle opportunità e alle minacce presenti sui territori esteri
(analisi SWOT). Creare un piano di marketing considerando questi fattori è di
fondamentale importanza per il successo delle attività dell’impresa, nel piano vanno
inseriti degli obiettivi specifici che l’impresa si propone di raggiungere nel breve, medio
o lungo termine. Importante è anche la natura di questi obiettivi, di fatto questi devono
essere specifici, misurabili, attuabili, realistici e tempificabili (obiettivi SMART).
Un’attenzione fondamentale va dedicata a quello che si definisce brand, ovvero
l’immagine con cui l’impresa si presenta ai clienti finali, dunque ai consumatori.
5
Un’ulteriore strategia che può risultare vincente è quella dello sfruttamento
dell’immagine del paese d’origine come sinonimo di qualità o connotazioni positive, il
cosiddetto effetto Country of origin (COO): l’idea che il consumatore ha del paese da cui
proviene un determinato prodotto può agire come segnale di qualità ed influire sulla
percezione del rischio, sull’intenzione d’acquisto e sulla valutazione del prodotto e del
brand da parte del consumatore. Ciò può essere dovuto ad alcuni stereotipi diffusi
riguardo certi paesi o all’effettiva qualità di materie prime provenienti da determinate aree
geografiche. Nel secondo capitolo verranno dunque presentate, seguendo l’analisi di
Aichner, 8 possibili strategie sviluppate tramite lo sfruttamento del COO. Infine, verranno
indagate le relazioni tra brand e COO e la combinazione tra questi due elementi nello
sviluppo delle strategie.
Nel terzo capitolo verrà presentato il caso Mahou-San Miguel (MSM), gruppo formato
da due aziende spagnole la cui fusione ha dato vita a quella che è oggi l’impresa
produttrice di birra leader in Spagna. Tramite una sezione preliminare verrà introdotta in
breve la situazione attuale del settore birraio in Spagna, evidenziando le cifre che fanno
della Mahou-San Miguel l’impresa più forte del settore a livello nazionale.
Successivamente, verrà fatto un excursus sull’ origine delle due imprese che formano la
compagnia, per poi andare avanti con le attività principali che la MSM ha realizzato nel
corso della sua storia e che l’hanno portata ad avere il successo nazionale ed
internazionale di cui vanta attualmente. Principalmente le strategie adottate dall’impresa
si basano su accordi ed alleanze strategiche con altre imprese del settore che già hanno
un ottimo consolidamento nel mercato domestico e che dispongono dunque di buone reti
distributive già consolidate, anche internazionali. Così facendo la Mahou-San Miguel
riesce a sfruttare i suoi vantaggi guadagnati tramite esperienza (know-how), risorse
accumulate (materiali ed immateriali) e posizionamento nel mercato domestico, in aree
geografiche favorevoli e con minimi sforzi grazie alle collaborazioni che realizza.
Attraverso l’analisi del percorso di espansione dell’impresa, verrà evidenziato il suo focus
sulla differenziazione, di fatto uno dei principali assi strategici della MSM è proprio
quello di diversificare ampiamente la sua offerta. Nelle politiche di branding e nelle
attività di marketing gioca un ruolo fondamentale per l’impresa l’effetto del COO. In
questo ultimo capitolo infatti verranno indicate alcune delle attività realizzate
dall’impresa volte a sponsorizzare il proprio marchio facendo riferimento al suo paese
d’origine come connotazione positiva del prodotto.
6
CAPITOLO 1
Il fenomeno dell’internazionalizzazione
1
Zweig D.: Internationalizing China: Domestic Interests and Global Linkages, Cornell University Press,
New York 2002, p. 3
7
state boundaries, thereby increasing the share of transnational exchange relative to
domestic ones, along with a decline in the level of regulation affecting those flows’’. Il
gruppo di Lisbona2 combina l’internazionalizzazione economica con quella sociale e la
definisce come “the flow of raw materials, semifinished and finished products and
services, money, ideas, and people between two or more nation states”.
L’internazionalizzazione è dunque un insieme di processi che include
l’internazionalizzazione dei mercati, della produzione, del capitale, della manodopera e
delle varie regolamentazioni.
L’espansione geografica è una delle strade più importanti per la crescita di un’impresa,
ed è una strategia particolarmente significativa per le PMI le cui attività commerciali sono
sempre state geograficamente delimitate (Barringer e Greening, 1998). Ci sono differenti
condizioni di mercato nelle varie aree geografiche e sfruttando le proprie risorse in paesi
diversi, le imprese riescono a capitalizzare sulle imperfezioni del mercato ed ottenere
rendimenti maggiori. Presto o tardi, perseguendo obiettivi di crescita e/o di acquisizione
di competenze ed esperienza, le PMI adotteranno una strategia di espansione geografica
alla ricerca di nuove opportunità, così da sfruttare le proprie competenze distintive in un
range più esteso di mercati (Zahra, Ireland, e Hitt, 2000).
L’espansione internazionale può essere definita una scelta naturale o quasi necessaria
quando un’impresa ha raggiunto un certo livello di competenze organizzative, produttive
e di marketing, nonché dispone di risorse finanziarie adeguate per attuare un ampliamento
della propria attività (Caroli, 2012) o quando vi è una saturazione del mercato interno,
ovvero quando la capacità produttiva è superiore alla domanda o ai bisogni effettivi dei
consumatori finali.
2
Group of Lisbon (1995), Limits to Competition, PIT Press, Cambridge – London
8
nel loro studio fanno capo all’approccio definito ‘tradizionale’ al fenomeno
dell’internazionalizzazione, opponendosi a quello innovativo tipico delle imprese così
dette ‘born global’3 (Chetty e Campbell-Hunt, 2004). L’ipotesi principale sviluppata nel
modello internazionale di Uppsala è che un’impresa aumenta gradualmente il proprio
grado di presenza ed impiego di risorse in un determinato paese, di pari passo con
l’esperienza e le conoscenze che acquisita riguardo tale mercato attraverso le attività che
vi realizza, una sorta di processo ‘learning by doing’ che viene definito ‘modello
sequenziale’.
3
Sylvie Chetty Colin Campbell-Hunt in Journal of International Marketing vol.12, No. 1, 2004, p. 59
9
mercato di riferimento. Le varie fasi di internazionalizzazione e le rispettive modalità che
ne derivano, possono essere differenziate principalmente secondo il grado di capitale
investito, di impegno gestionale, di controllo, di rischio, di costi di produzione e di profitti
potenziali. In questa visione, si possono facilmente osservare delle regolarità. Maggiore
è il livello di coinvolgimento gestionale, maggiore sarà il grado di controllo e di rischio
per l’impresa. L’aumentare del capitale investito comporta un aumento delle attività
amministrative nel mercato estero. Minori sono i costi di ingresso, minore sarà la
profittabilità delle transazioni realizzate. Dunque, i costi ed i relativi rischi saranno bassi
nelle fasi di esportazione ed importazione, moderati o condivisi nelle cooperazioni,
elevati nella creazione di filiali o sussidiarie, fino a raggiungere il massimo livello con le
acquisizioni e le fusioni. La scelta dei mercati esteri avviene anch’essa gradualmente;
nella fase iniziale le imprese esportano verso mercati con un’esigua distanza culturale ed
in seguito espandono le proprie attività di export a mercati che presentano distanze
notevolmente maggiori. La distanza culturale viene generalmente definita come la serie
di fattori che ostacolano il normale fluire delle informazioni tra l’impresa ed il mercato,
come la lingua, la cultura, il sistema politico, lo sviluppo industriale, le pratiche aziendali
ed il sistema educativo (Johanson e Vahlne, 1977). Seguendo questa teoria, le imprese
iniziano il loro processo di internazionalizzazione in quei paesi che possono essere
compresi più facilmente, dove la distanza psicologica è pertanto percepita il meno
possibile.
L’elaborazione del paradigma di Dunning 4 apparve nei suoi studi negli anni Settanta del
Novecento, con l’obiettivo di donare un’interpretazione al fenomeno
dell’internazionalizzazione di un’impresa che si basasse sull’analisi dei fattori e delle
spinte che ne sono all’origine. Le teorie portate avanti da Dunning nel suo paradigma
derivano dalla sintesi di vari approcci teorici precedenti, ed è per questo che viene definito
appunto ‘eclettico’. Oltre a fornire un importante contributo all'individuazione delle cause
che muovono un’impresa verso i mercati esteri, gli studi di Dunning hanno rappresentato
uno spunto di riflessione emblematico in tutta la letteratura successiva.
4
Dunning J.: Multinational Enterprises and Global Economy, Addison-Wesley, International Business
Service, Wockingham 1993.
10
La prospettiva nella quale si muove il paradigma è quella che vede il vantaggio
competitivo detenuto da un’impresa il punto di partenza principale per la sua spinta verso
l’internazionalizzazione, dunque la sua volontà di voler sfruttare in mercati più ampi e
promettenti le proprie competenze e risorse distintive. Tra questi fattori di vantaggio
Dunning ne individua tre fondamentali nel suo paradigma, che possono essere così
sintetizzati:
11
1.2. Principali modalità di ingresso: vantaggi e svantaggi 5
Esportazione indiretta
Consiste nella vendita di beni e servizi tramite intermediari locali. I vantaggi principali di
questa modalità sono: bassi costi di ingresso, basso rischio finanziario, le difficoltà
d’ingresso ricadono sull’intermediario, basso numero di personale richiesto, assenza di
costi di marketing, incremento relativamente semplice dei mercati. Gli svantaggi
principali, invece, possono essere un basso profitto, la dipendenza dall’intermediario
locale, una scarsa conoscenza del mercato estero, l’incapacità di acquisire esperienza
internazionale ed il rischio che l’intermediario decida di avviare una propria attività nel
mercato di destinazione.
Esportazione diretta
5
Wach, K., Daszkiewicz, K. (2012), Internazionalization of SMEs Context, Models and Implementation
Gdańsk University of Technology Publ., pp. 56-59
12
essere gli elevati costi d’ingresso e di mantenimento del network ed il tempo necessario
alla creazione e allo sviluppo di una propria rete di distribuzione.
Licensing
13
invece sono il livello di costi e di rischio elevato e la necessità di incorporare un’intera
compagnia in operazioni già avviate.
Il concetto di strategia
Come definito da Henderson6 ‘’Strategy is a deliberate search for a plan of action that
will develop a business’s competitive advantage and compound it. For any company, the
search is an iterative process that begins with a recognition of where you are and what
you have now. Your most dangerous competitors are those that are most like you. The
differences between you and your competitors are the basis of your advantage […] The
objective is to enlarge the scope of your advantage, which can happen only at someone
else’s expense’’.
6
Handerson, B. D. (1989). The origin of Strategy. Harvard Business Review, 67(6), 139-143
7
Porter M.E.: Competitive Advantage. Creating and Sustaining Superior Performance, The Free Press,
New York 1985, pp.445-537
14
possono essere molteplici, ad esempio economie di scala, esperienza, know-how
o un accesso facilitato a determinate risorse.
8
Krupski R. (2003): Istota strategii przedsiębiorstwa (podrozdz. 1.1) In: Zarządzanie strategiczne.
Koncepcje – metody, ed. R. Krupski, Wydawnictwo Akademii Ekonomicznej we Wrocławiu, Wrocław
9
Dess G.G., Miller A.: Strategic Management, McGraw-Hill Inc., New York 1993, pp. 5–8.
10
de Wit B., Meyer R. (2010): Strategy. Process, Content, Context. An International Perspective, 4th
edition, Cengage Learning, Andover, p. 8–10
15
— Un livello commerciale riguardante un particolare gruppo di prodotti e/o servizi
offerti da un’impresa
— Un livello aziendale che include tutti i gruppi di prodotti e/o servizi offerti da una
multinazionale
11
Wach, K., Daszkiewicz, K., op. cit., pp. 42-57
16
Strategie competitive offensive e difensive
Nella prima metà degli anni Ottanta, M.E. Porter12 teorizzò la distinzione tra strategie
offensive e difensive. Una strategia difensiva (passiva o reattiva) si focalizza sulla
sopravvivenza e sulla minimizzazione dei rischi. È una sorta di strategia protettiva per la
salvaguardia dell’esistenza dell’impresa. Una strategia offensiva (attiva, espansiva o
aggressiva) invece, sorge nello sviluppo e nell’espansione, si focalizza sia sui mercati
emergenti che su quelli già esistenti e mira a rafforzare la posizione competitiva di
un’impresa migliorando le sue performance.
Una prima tipologia, proposta da Ayal e Zif 13, individua due principali alternative
strategiche nell’espansione internazionale, ovvero market diversification e market
concentration. La strategia di market diversification, spesso definita ‘strategia convessa’,
vede un elevato numero di mercati in cui l’impresa decide di operare nelle prime fasi della
sua espansione, successivamente la riduzione di questi mercati sarà dovuta
all’eliminazione di quelli rivelatisi i meno redditizi. La diversificazione del mercato è
consigliata in settori dove i costi logistici sono relativamente alti o in cui c’è bisogno di
un adattamento del prodotto. La strategia di market concentration, spesso definita come
‘strategia concava’, considera invece un numero ridotto di mercati selezionati nei primi
stadi dell’espansione estera di un’impresa. La concentrazione del mercato permette il
conseguimento di economie di scala ed è utile a ridurre i costi logistici. Il concetto di
concentrazione/diversificazione può essere applicato sia ai paesi che ai settori di mercato,
configurandosi in quattro alternative:
1) Doppia concentrazione
12
Porter M.E. (1980): Competitive Strategy. Techniques for Analyzing Industries and Competitors, The
Free Press, New York
Ayal I., Zif J.: Competitive Market Choice Strategies in Multinational Marketing, “Columbia Journal of
13
17
4) Doppia diversificazione
Nella metà degli anni Sessanta, Ansoff14 propose una sorta di matrice strategica usando
due variabili, i mercati ed i prodotti e le loro due dimensioni: quelli nuovi e quelli già
esistenti. In questo contesto Ansoff identifica quattro strategie:
- Strategia di sviluppo del mercato, che consiste nello sviluppare e/o trovare un
nuovo mercato per uno o più prodotti esistenti
14
Ansoff H.J.: Corporate Strategy. An Analytic Approach to Business Policy for Growth and Expansion,
McGraw-Hill, New York 1965, p. 109.
15
Heenan D.A., Permutter H. V. (1979): Multinational Organizational Development: A Social
Architectural Approach, Addison-Wesley, Reading, MA
18
Fig. 1.2 The Typology of International Orientation Strategies
19
dove l’impresa ha le proprie sussidiarie. Una delle caratteristiche principali delle imprese
ad orientamento policentrico è la decentralizzazione, che si riflette nella creazione di
sussidiarie estere, impianti manifatturieri e joint-ventures. Negli ultimi anni la diffusione
di questa strategia è dovuta proprio all’insorgenza di un grande numero di imprese
multinazionali che operano in svariati mercati separatamente. Questa strategia non
presenta un alto grado di standardizzazione, bensì si propone degli obiettivi specifici e gli
strumenti per le strategie di marketing e marketing mix sono progettati per ciascun
mercato in maniera individuale, dunque vi è un alto livello di differenziazione dei mercati.
Passare da una strategia policentrica ad una globale è il presupposto delle imprese che
adottano una strategia geocentrica. Le imprese che seguono questa strategia considerano
una specifica area del mondo, o il mondo intero, come un unico, solo ed identico mercato.
L’obiettivo di questa strategia è quello di migliorare la competitività internazionale,
uniformando i sistemi operativi delle attività dell’impresa. L’elevata produzione di
prodotti standardizzati consente all’impresa che adotta questa strategia di conseguire
importanti economie di scala. L’orientamento geocentrico utilizza un programma
standardizzato di marketing in ogni territorio e presenta dunque un altissimo grado di
standardizzazione ed un notevolmente basso grado di differenziazione a tutti i livelli del
concetto di marketing.
La strategia regio-centrica può essere considerata in aggiunta alle tre strategie precedenti.
L’orientamento regio-centrico combina gruppi omogenei di mercati esteri considerandoli
come un unico mercato. L’orientamento Eurocentrico è una specifica forma di strategia
regio-centrica, quest’approccio è fatto su misura per il singolo mercato Europeo e
permette di applicare appieno il concetto di Euro-marketing16. Questo tipo di strategia è
spesso definita anche strategia ‘doppia’, per il trade-off17 che sorge tra integrazione
globale ed adattamento alle condizioni locali.
16
Komor M.: Euromarketing. Strategie marketingowe przedsiębiorstw na eurorynku, Wydawnictwo
Naukowe PWN, Warszawa 2000, p.20
17
Si definisce trade-off la condizione che si viene a creare quando l’aumento di una cosa determina la
diminuzione di un’altra, ovvero due attività sono incompatibili tra loro. Il trade-off implica la scelta tra un
posizionamento e l’altro.
20
indipendenti in un determinato mercato estero (Wach, 2012). L’espansione internazionale
prevede la configurazione di vari elementi nel business internazionale, nel management
internazionale e nel marketing internazionale. Una strategia di internazionalizzazione
richiede la preparazione di due steps principali, ovvero la diagnosi e determinazione degli
obiettivi e delle risorse e l’analisi del prodotto e del mercato. In quanto all’analisi delle
risorse dell’impresa (assolute e relative) queste possono essere classificate come forti,
moderate o deboli, mentre gli obiettivi competitivi si dividono in offensivi e difensivi.
Nell’analisi del prodotto e del mercato vanno considerati i fattori di concentrazione e
diversificazione del vantaggio e l’opportunità di crescita del mercato d’origine che può
essere sostanziale o limitata.
In questa fase iniziale l’impresa intraprende un’analisi dei fattori del mercato domestico
che possono facilitarne il processo di espansione. Vanno considerati i punti di forza e le
debolezze dell’azienda che contribuiscono al successo della sua internazionalizzazione e,
successivamente, occorre analizzare il contesto del mercato di destinazione. Il primo
passo consiste nell’avviare un’analisi generale del contesto target, per poi andare ad
analizzarne il contesto competitivo. Nella prima prospettiva, l’analisi PEST 19 (Politica,
Economica, Sociale, Tecnologica) è solitamente la più indicata come analisi generica di
18
Wach, K., Daszkiewicz, K.: op. cit., p. 47
19
Johnson G., Scholes K.: Exploring Corporate Strategy, Prentice Hall Europe, London 1999, p.104
21
partenza per successivi metodi più specifici. L’aggiunta del fattore ‘legale’ o ‘ecologico’
contribuisce alle varianti di questa metodologia (SLEPT, PESTLE).
Dopo aver effettuato una ricognizione iniziale della situazione generale in una specifica
industria, è consigliabile per l’impresa entrante la scelta di un numero di concorrenti sui
quali effettuare un’analisi comparativa in modo tale da determinare la propria posizione
competitiva sul mercato estero. Oltre ad una ricognizione preliminare, può risultare utile
durante la costruzione della strategia internazionale dell’impresa, la consultazione con
specialisti che operano sul territorio, tra cui avvocati, notai, contabili e fiscalisti. Questa
procedura è necessaria dal momento in cui quando si va ad operare in un contesto estero
è necessario essere a conoscenza delle basilari norme e regolamentazioni vigenti nel
mercato verso cui l’impresa è proiettata. Nella fase iniziale di analisi è necessario
guardare alle condizioni legate all’avviamento di un business, queste sono dettate da vari
fattori quali i costi e i tempi di registrazione, le restrizioni amministrative, il capitale
minimo necessario, il livello di incentivi riservati agli investimenti, il sistema di
tassazione etc. Va evidenziato che molto spesso le decisioni riguardo alla scelta dei paesi
non sono determinate solo dagli aspetti legali connessi al business, fattori altrettanto
importanti sono la dimensione e le tendenze della domanda, la posizione geopolitica, la
22
crescita economica ed il grado di sviluppo, gli incentivi per gli investitori e la vicinanza
dei fornitori.
Fig. 1.3 Fattori presi in esame nell’analisi delle 5 forze dell’ambiente competitivo di Porter
Fonte: Wach, K., Internazionalization of SMEs Context, Models and Implementation Gdańsk
University of Technology Publ., 2012, cap.3, p.50 (trad.)
La fase successiva alla ricerca ed analisi del mercato, nella sequenza proposta da Wach 20,
consiste nello sviluppare una strategia per l’ingresso nel mercato di destinazione
selezionato tenendo in considerazione vari fattori, tra cui:
20
Wach, K., op cit, p.52
23
2- La scelta dei mercati target e della concentrazione/diversificazione geografica
In quanto agli obiettivi, nella preparazione di una strategia internazionale occorre attuare
una strategia di business generale (strategia generica) che, nella visione di Porter, come
citato precedentemente, può seguire tre orientamenti: strategia di leadership di costo,
strategia di differenziazione o strategia di focalizzazione (nicchia).
21
Gannon M.: Towards a Composite Theory of Foreign Market Entry Mode Choice: The Role of
Marketing Strategy Variables, Journal of strategic management, 1993, vol. 1 no. 1, p. 48.
24
Fase 3: attuazione e controllo
Quest’ultima fase consiste nella messa in pratica della strategia e del suo monitoraggio in
vista di possibili aggiustamenti, i due stadi di questa fase sono la pre-registrazione e la
registrazione dell’impresa. Il primo stadio riguarda tutti i fattori burocratici legati
all’avviamento di un business ed i relativi costi già preventivati dagli imprenditori, come
quelli destinati ad avvocati e notai. La registrazione vera e propria è regolata dalle leggi
del territorio. Dopo la conclusione di tutte le formalità preliminari si può dare il via al
business, il cui primo periodo di attività sarà solitamente molto complesso, aggravato
dalle barriere burocratiche e linguistiche.
25
CAPITOLO 2
In questo capitolo viene introdotta la tematica del marketing, fattore critico di successo
per l’espansione internazionale di un’impresa. Verranno presentate le componenti
principali del cosiddetto ‘marketing mix’, l’analisi previa necessaria allo sviluppo ed
attuazione di strategie di marketing, l’importanza dei managers e della progettazione di
un piano di marketing a lungo termine per l’azienda che includa obiettivi specifici da
raggiungere. Successivamente, verranno esaminati due elementi fondamentali per la
creazione di strategie di marketing efficaci, ovvero il brand ed il Country of Origin effect
(COO). Due elementi che, se opportunamente gestiti e combinati fra loro, possono
giocare un ruolo chiave nel processo di espansione di un’impresa nella prospettiva di
garantirle un’ottima posizione strategica ed un forte vantaggio competitivo.
Il marketing internazionale
26
3) I bisogni dei clienti non vengono semplicemente soddisfatti in una prospettiva a
breve termine, al contrario, l’azienda cerca di instaurare un legame, un rapporto
che duri nel tempo tra i consumatori e l’organizzazione
22
Cateora, P.R., Gilly, M. C., & Graham, J. L. (2009). International marketing, 15a ed., Boston: McGraw-
Hill Irwin.
27
mercato domestico o in un qualsiasi mercato internazionale. L’obiettivo fondamentale
resta quello di trarre profitto dalle operazioni di pricing, di distribuzione e promozione di
prodotti per i quali esiste una domanda e dunque un mercato. La differenza tra marketing
internazionale e marketing domestico non risiede dunque nel concetto di marketing in sè,
ma nel contesto specifico nel quale va implementato un determinato piano di marketing.
Il compito del marketer internazionale è sicuramente più difficile rispetto a quello del
marketer domestico, poichè operando in contesti internazionali è necessario confrontarsi
con almeno due livelli di incertezza. L’incertezza è data dagli elementi non controllabili
che caratterizzano tutti i contesti di business, ma ciascun paese in cui l’azienda opera
possiede il proprio singolare set di fattori incontrollabili e, spesso, la soluzione ad un
problema presente in un mercato A non è applicabile alla risoluzione di un problema nel
mercato B. Gli elementi controllabili nello sviluppo di una strategia di marketing sono il
prezzo, il prodotto, la promozione ed i canali di distribuzione. Fanno parte degli elementi
incontrollabili, invece, la situazione economica di un paese, le forze competitive presenti
sul territorio, le forze politiche, le forze culturali, la geografia e l’infrastruttura del
mercato (paese) ed il livello di sviluppo tecnologico. Questi fattori vanno presi in
considerazione anche nel disegno di un piano di marketing per il mercato domestico, ma
per le imprese che operano a livello internazionale e dunque in più paesi, questi elementi
aumentano esponenzialmente. Un manager di successo deve dunque creare un
programma di marketing che si adatti all’incertezza di ciascun contesto di business. Una
volta considerate le complessive risorse, strutture e competenze dell’azienda che possono
limitare o promuovere una scelta strategica, il marketing manager mescola prezzo,
prodotto, promozione, canali di distribuzione e attività di ricerca per riuscire a
capitalizzare sulla domanda. Questi elementi controllabili possono variare nel lungo
termine e, a volte, anche nel breve, per adattarsi a condizioni economiche in evoluzione,
ai gusti dei consumatori o agli obiettivi della corporate. Sebbene un marketer possa
utilizzare i fattori controllabili per la creazione di un piano di marketing, egli deve
costantemente valutare, esaminare e, se necessario, adattare. Lo sforzo di adattare il
marketing mix ai fattori specifici di ciascun contesto di business determina la riuscita di
un’attività di marketing internazionale.
28
Marketing mix
Il concetto di marketing mix sarebbe stato introdotto da Neil Borden nel suo discorso in
veste di presidente dell’American Marketing Association (AMA) nel 1953. Egli prese
quest’idea da James Culliton23, il quale descrisse il dirigente aziendale come un individuo
che mescola diversi ingredienti di marketing per creare strategie in grado di soddisfare i
clienti finali. Per facilitare l’applicazione pratica di questo concetto a problemi operativi
concreti, molti studiosi del marketing mix hanno tentato di elencare il grande numero di
elementi che influenzano la risposta del mercato e che i marketers devono prendere in
considerazione (Oxenfeldt 1962). Frey (1956) e Borden (1964) adottarono un approccio
di catalogo, fornendo un utile strumento per comprendere la complessità e l’interrelazione
delle varie attività di marketing.
Frey collegò esplicitamente e direttamente questa lista di attività allo sviluppo di un piano
di marketing. Dei vari schemi proposti nella letteratura sul marketing mix, l’unico
sopravvissuto è quello di McCarthy, che è divenuto il modello dominante, conosciuto
come il modello delle quattro ‘P’: Product (prodotto), Price (prezzo), Place
(posizionamento) e Promotion (promozione), a sua volta suddivisa in campagne
pubblicitarie, vendite personali, pubblicità (gratuita) e promozione delle vendite. È
probabilmente grazie alla sua riproduzione concisa e facilmente memorizzabile di alcuni
innegabili principi basilari che questo sistema di classificazione del marketing mix è
divenuto il più quotato ed il più utilizzato, sia nella letteratura che nella pratica del
marketing. Dunque, il modello delle 4P andrebbe definito come la classificazione
‘tradizionale’ del marketing mix.
23
Culliton, J. The Management of Marketing Costs [Research bulletin] Harvard University, 1948
24
Cateora, P.R., Gilly, M. C., & Graham, J. L. (2009). International marketing, 15a ed., Boston: McGraw-
Hill Irwin.97
29
quanto ai fattori endogeni, l’analisi si concentra su quegli elementi in grado di generare
vantaggio competitivo rispetto ad un determinato fenomeno preso in considerazione. Per
quanto riguarda i fattori esogeni invece, occorre analizzare il contesto esterno, ovvero
quegli elementi che costituiscono l’ambiente in cui decide di operare l’impresa. Questo
tipo di analisi è fondamentale per valutare l’evoluzione di questi elementi ed il loro
impatto sull’ambiente competitivo, in modo da permettere all’impresa di attuare misure
atte allo sfruttamento degli effetti positivi ed alla riduzione di quelli negativi. I fattori che
compongono questo tipo di analisi danno vita a quattro possibili strategie, rappresentate
tramite la cosiddetta ‘matrice SWOT’ (fig. 2.1)
Nella prospettiva delle opportunità, le strategie S-O mirano dunque allo sfruttamento
delle opportunità presenti in un determinato ambiente competitivo puntando su quelli che
sono i vantaggi già in possesso dell’impresa. Le strategie W-O, invece, hanno come
obiettivo il superamento di determinati ostacoli dovuti ai punti deboli dell’impresa in
modo tale da riuscire a cogliere le opportunità che le si presentano. In quanto alle minacce,
le strategie S-T possono essere classificate come strategie ‘offensive’, si sviluppano
facendo leva sui punti di forza dell’impresa per diminuire o eliminare le minacce
proveniente dall’esterni. In ultimo, le strategie W-T rappresentano strategie ‘difensive’,
l’impresa partendo dall’analisi dei suoi principali punti deboli avvia dei piani di difesa in
modo tale da impedire che le minacce esterne li alimentino.
Una particolare strategia di marketing, molto stimolante ed efficace, è quella di creare un piano
che miri a raggiungere obiettivi SMART. Per prima cosa, ciò che occorre valutare è la situazione
30
attuale dell’azienda o sito web che ha intenzione di pianificare questo tipo di strategia: la
posizione rispetto alla concorrenza, le basi economiche, le precedenti strategie attuate e i risultati
che hanno dato, i parametri valutativi dai clienti attuali e potenziali, le loro preferenze di
consumo/navigazione, la zona geografica, il background socio-culturale e così via. La difficoltà
principale per il marketer internazionale nell’adattamento ai fattori socio-culturali risiede
proprio nel riconoscere l’influenza che questi hanno su un determinato mercato. Nel
contesto domestico, le reazioni sociali e culturali a determinate attività di marketing sono
facilmente prevedibili, poichè sono dettate da comportamenti socialmente accettati e
realizzati quasi inconsciamente dai consumatori.
Fissare degli obiettivi, che siano aziendali o di web marketing, significa stabilire lo scopo di
un’azione; tali obiettivi devono possedere gli aspetti presentati nel metodo descritto da
Peter Drucker25 e sintetizzati nell’acronimo anglosassone SMART: specifici, misurabili,
attuabili, realistici, tempificati. Gli obiettivi da raggiungere devono quindi essere precisi
e definiti, come ad esempio mirare ad un target di utenti compresi in un determinato range
di età, e devono poter essere quantificati così da poter misurare i risultati ottenuti e da
agevolare la valutazione dei risultati. Per poter essere conseguibili, è necessario che chi
li attua sia consapevole delle proprie risorse e delle proprie possibilità di gestire eventuali
difficoltà. Il fatto di essere conseguibili presuppone che siano realistici e realizzabili, cioè
non troppo semplici ma nemmeno utopici, devono quindi essere stimolanti da raggiungere
ma senza eccessive pretese, stabiliti in seguito ad un’analisi del contesto e degli strumenti
che si hanno a disposizione. In ultimo, bisogna stabilire delle tempitstiche da seguire per
tenere sotto controllo il piano, attuare valutazioni ed eventualmente implementare
25
Drucker, P. F. (1954). The practice of management. New York: Harper & Row.
31
l’efficacia della strategia. I goals sono quindi concreti, raggiungibili, espliciti e
perseguibili entro un tempo prestabilito.
Il vantaggio di questo tipo di pianificazione consiste nel fatto che è possibile sempre
tornare indietro e correggere eventuali errori per aggiornare il piano, compatibilmente
con i cambiamenti di scenario che possono avvenire con il passare del tempo, cosa molto
importante soprattutto nel social web marketing, in cui la dinamicità delle strategie è
fondamentale per stare al passo con gli utenti e le tendenze. Perché funzioni al meglio,
sarà dunque necessario anche stabilire delle fasi di controllo, senza mai perdere di vista
gli obiettivi prefissati.
32
2.2. Brand: elementi costitutivi e funzioni
“Your brand is what other people say about you when you're not in the room”
(Jeff Bezos)
La marca può rappresentare un fattore critico di successo per un’impresa e gioca dunque
un ruolo fondamentale nello sviluppo delle strategie di marketing di determinate categorie
di prodotti. Il brand rappresenta infatti un veicolo di comunicazione imprescindibile tra
l’azienda ed i suoi clienti ed ha la funzione principale di rappresentare la prima e di
favorire l’identificazione dei secondi. Di fatto, i consumatori saranno incentivati
all’acquisto di un prodotto quanto più si identificheranno nei valori e nelle caratteristiche
che il brand vuole comunicare. Aaker (1991) sostiene che il brand è “un set di attività (o
passività) collegate ad un segno distintivo (marchio, nome, logo) che si aggiungono (o
sottraggono) al valore generato da un prodotto o da un servizio)”. L’American Marketing
Association sostiene che “la marca è un nome, un termine, un segno, un simbolo o
qualunque altra caratteristica che ha lo scopo di far identificare i beni o i servizi di un
venditore e di distinguerli da quelli degli altri venditori” (Kotler, 2002).
Il brand funzionale deriva dalla visione comunemente accettata che la marca rappresenti
l’azienda e la sua memoria e che racchiuda in sé tutti gli investimenti, le attività di ricerca,
le tecnologie e le innovazioni che l’impresa porta a termine nel tempo (Rego et al., 2009).
Nonostante ciò però, i consumatori possono servirsi del brand come veicolo per esprimere
valori, attitudini, individualismo e bisogni personali. Secondo Keller (2008) il brand può
semplificare le decisioni di acquisto, essere considerato come sinonimo di un certo livello
di qualità, ridurre il rischio e generare fiducia. Il concetto di brand equity26 presentato da
26
La brand equity, o valore della marca, esprime la forza di una marca sul mercato. Può essere definita sia
da un punto di vista finanziario, e in tal caso si pone l’accento sul valore del brand in quanto asset del
patrimonio aziendale (come brevetti e marchi); oppure da un punto di vista più orientato al marketing, e in
tal caso può essere definita come il patrimonio d’immagine che una marca è riuscita a costruirsi nel tempo,
frutto dell’aggregazione di atteggiamenti e comportamenti dei consumatori, dei canali distributivi e dei
diversi influencer del processo d’acquisto che rafforzano i profitti futuri e il cash flow di lungo periodo
(Srivastava e Shocker, 1991).
33
Keller (1993) è ancora oggi dominante nella letteratura sul brand, questo propone un
collegamento tra le sue due dimensioni: notorietà del brand (brand awareness) e
immagine del brand (brand image). L’immagine del brand nella mente dei consumatori
è caratterizzata da diverse associazioni, che possono derivare da elementi funzionali
ricavati dalle sue performance oppure da elementi più astratti relazionati all’immaginario
comune (Keller, 1993, 2001). La performance del brand è connessa a fattori intrinseci ed
a come e quanto i consumatori percepiscono la corrispondenza tra il brand ed i loro
bisogni pratici (funzioni, qualità del prodotto, servizi relazionati al brand, stile e design,
prezzo). L’essenza del brand include anche proprietà estrinseche e la maniera in cui la
marca incontra e soddisfa i bisogni psicologici e sociali dei consumatori (profili degli
usuari, situazione, personalità e valori, retaggio ed esperienze). L’analisi delle specifiche
funzioni compiute dal brand apre la strada alla sua influenza sulle percezioni e sulle
decisioni d’acquisto dei consumatori.
Su questa linea, Lambin (1991) classifica una serie di funzionalità attribuibili al brand.
Queste funzioni possono risultare utili sia ai consumatori (posizionamento, garanzia,
personalizzazione, praticità, piacere), che ai produttori (protezione, posizionamento,
capitalizzazione). Keller (2008) sostiene che la struttura del brand consta di tre
componenti fondamentali: la componente identitaria (elementi di riconoscibilità), la
componente percettiva (associazioni e percezioni cognitive), e la componente fiduciaria
(soddisfazione delle aspettative). Ad esempio, nel considerare l’acquisto di un soft drink,
un consumatore potrebbe pensare alla Pepsi per la sua forte associazione con la categoria
di prodotto e la forza dell’immagine del brand. Successivamente la conoscenza che ha del
prodotto dovrebbe venire alla mente del consumatore in termini di percezioni riguardo al
suo gusto, allo zucchero ed alla caffeina che contiene, o anche richiamare immagini di
una recente campagna pubblicitaria o di esperienze positive avute in passato con il
prodotto.
La dimensione relazionale del brand, invece, deriva dagli studi attuali sulla brand equity
e dunque dalla pratica di creare associazioni considerando il brand come un’entità
simbolica con la quale il consumatore intrattiene una relazione interpersonale (Aaker,
1997). In un’altra prospettiva, i consumatori vanno alla ricerca di fattori emozionali, che
spesso affondano le radici in tendenze socio-culturali e tramite i quali sviluppano un senso
di appartenenza ad un determinato gruppo (Fournier, 1998). Le imprese cercano quindi
34
di creare un universo simbolico che circonda i propri prodotti, come mezzo per rafforzare
la brand loyalty (fedeltà alla marca) dei consumatori.
— ideazione e progettazione;
— monitoraggio e controllo
Ogni impresa, specialmente quelle che intendono operare a livello internazionale, deve
decidere quanti e quali brands adoperare definendo così l’architettura di brand o il
sistema di brand. Il problema principale che deve affrontare l’impresa è quello di
scegliere se utilizzare un unico brand anche per identificare la gamma, la linea ed i diversi
27
Il pay off è quell’elemento verbale che accompagna il logo di un’azienda o di un prodotto. Il pay off ha
lo scopo di riassumere in una frase molto semplice e di impatto l’intera essenza dell’impresa.
35
prodotti che offre, oppure se creare nuovi marchi per contraddistinguere le diverse
categorie (portafoglio di brand). L’architettura del brand è costituita da quattro tipologie
principali:
Nella gestione del brand sono fondamentali per l’impresa le decisioni riguardo ai brands
sui quali puntare, come utilizzarli ed estenderli nei vari mercati e nelle varie linee di
prodotti e specialmente riguardo al livello di coordinazione dei vari brands che possiede.
Questo processo viene definito architettura internazionale del brand.
Viene definita struttura del brand28 il set di brands in possesso dell’impresa nei diversi
paesi, mercati e prodotti, e si compone fondamentalmente dell’eredità di scelte
manageriali passate e delle realtà competitive che affronta l’impresa nei mercati in cui
opera. Per le imprese internazionali si parla sostanzialmente di struttura internazionale
del brand. Questa è modellata da tre fattori principali: dalle caratteristiche dell’impresa,
dalle caratteristiche dei prodotti e dalle dinamiche di mercato.
28
Cateora, P.R., Gilly, M. C., & Graham, J. L., op. cit., p.62
37
2.3. Country of origin effect (COO): definizioni e strategie
In letteratura, l’impatto che ottiene l’informazione riguardo all'origine del prodotto sui
consumatori è chiamato country of origin effect (COO), una sotto-branca della scienza
che studia il comportamento dei consumatori (Kotable e Jiang, 2009) e degli studi sul
marketing internazionale. Secondo diversi autori, è l’aspetto internazionale più studiato
del comportamento del consumatore (Tan e Farley, 1987) ed il fenomeno più ampiamente
esaminato negli studi sul business e sul marketing internazionale (Peterson e Jolibert,
1995). Il COO è uno dei fenomeni più significativi che influenzano la valutazione dei
prodotti stranieri, e rappresenta un critico fattore di vantaggio competitivo per la
commercializzazione di beni e servizi nei mercati esteri (Vianelli e Marzano, 2012).
Il beneficio principale del forte COO di un prodotto è che questo agisce come indicatore
di qualità del prodotto ed influenza direttamente la possibilità d’acquisto. Ad esempio,
per alcune categorie di prodotti definite alto-spendenti, maggiore è il prezzo, maggiore è
la probabilità che i consumatori dei paesi industrializzati preferiscano acquistare il
prodotto nazionale piuttosto che uno simile proveniente da un paese meno sviluppato
(Cordell, 1991). Altri studi sull’effetto del paese d’origine evidenziano che il COO ha la
sua massima influenza sulle valutazioni dei prodotti quando è l’unica informazione
disponibile (Lim et al., 1994) e che il suo impatto è moderato quando vengono fornite
38
altre informazioni, come prezzo e qualità. Questo significa, più precisamente, che quando
il COO è negativo o debole, il prezzo elevato non influenza significativamente le
percezioni sulla qualità del prodotto. Allo stesso tempo, quando il prezzo è basso,
l’informazione del COO forte e positivo non sortisce un effetto rilevante sulla qualità del
prodotto (Pharr, 2005). Ad esempio, mettiamo che nella produzione di orologi la Cina
abbia una cattiva reputazione, mentre la Svizzera una nettamente positiva, il prezzo
elevato di un orologio made in China non influenzerà favorevolmente la qualità percepita.
Nel caso degli orologi made in Switzerland, invece, gli effetti positivi del forte COO sulle
percezioni della qualità dei consumatori potrebbe scomparire se il prezzo è estremamente
basso.
Data la complessità di queste differenti dimensioni del COO nel contesto di una crescente
produzione globale, l’influenza di questo genere di informazione sulla valutazione dei
prodotti e dei servizi da parte dei consumatori potrebbe essere una questione più difficile
di quanto si pensava inizialmente (Pharr, 2005). Per i servizi, ad esempio, il COO
employee-related (relativo agli impiegati) è di particolare interesse per i consumatori.
Dalla prospettiva dei consumatori, attualmente è difficile identificare la concreta origine
di un prodotto, dal momento in cui un prodotto potrebbe essere stato concepito e
progettato negli Stati Uniti (designed-in country), prodotto in Cina (made in country) e
assemblato in Messico (country of assembling). Tuttavia, dalla prospettiva dell’azienda,
ciò offre una serie di opportunità in quanto alle strategie di comunicazione. Alcune
imprese, come ad esempio il brand di elettronica statunitense Apple, usa il COD (designed
by Apple in California) per ridurre i possibili effetti negativi relazionati al paese di
assemblaggio, che per la maggior parte dei suoi prodotti è la Cina.
39
2.4. Strategie di branding e COO
g
29
Aichner, T. Country-of-origin marketing: A list of typical strategies with examples in Journal of Brand
Management, 2014.
40
Strategie di COO legalmente regolate
Questo gruppo di strategie include l’utilizzo della frase ‘Made in..’ oppure di etichette
che certifichino la qualità e/o l’origine di un prodotto. Generalmente le imprese non sono
libere di utilizzare questi elementi se non dispongono dei requisiti necessari, che vengono
stabiliti dalla legislazione nazionale, da norme regionali e/o regolamentazioni di
organizzazione pubbliche, semi-pubbliche o private.
L’utilizzo della frase ‘made in..’ è la strategia più semplice e più utilizzata per comunicare
il COO di un prodotto. Dal momento in cui il paese d’origine è menzionato
esplicitamente, i consumatori non hanno bisogno di associare simboli, parole o slogan ad
un paese, come nella maggior parte delle altre strategie. ‘Made in..’ (o assembled in e altri
sinonimi), è l'unico elemento del COO obbligatorio per i prodotti della maggior parte dei
paesi. Questo avviene per due motivi principali: da un lato i legislatori vogliono essere
sicuri della specifica provenienza del prodotto data l’esistenza di divieti di importazione,
dall’altro questi vogliono assicurarsi che il consumatore finale sappia con certezza il
paese da cui proviene un prodotto così da essere libero di boicottarlo nel caso in cui lo
ritenesse necessario. Anche quando non è imposto da leggi nazionali, solitamente le
imprese utilizzano il made in poiché credono che possa influenzare positivamente
l’immagine del loro prodotto e dunque aumentarne le vendite.
41
come un’opportunità o come una costrizione da gestire (Jaffe e Nebenzahl, 2001). Questo
vuol dire che le imprese di tutti i settori di industria e business traggono beneficio da una
buona reputazione del loro paese d’origine, e svantaggio nel caso di una brutta
reputazione, anche se non l’hanno volontariamente influenzata in passato e non hanno il
potere individuale di condizionarla in futuro.
42
queste strategie non sono soggette a specifiche regolamentazioni, non c’è bisogno di
comunicare il reale paese d’origine dell’organizzazione.
Alcune aziende includono il paese d’origine nel nome dell’impresa in svariati modi,
indicando direttamente il nome del paese, di una ragione o di una città o anche
modificandoli ad esempio in forma di aggettivi. Esempi di queste imprese sono: Alitalia,
Air France, Deutsche Bank. Il logo di Alitalia include anche i colori della bandiera
italiana, l’impresa combina dunque le due strategie di includere il COO nel nome e
l’utilizzo della bandiera del paese d’origine.
Le aziende possono usare alcuni nomi stereotipici (ad esempio nomi o secondi nomi) e/o
elementi (ad esempio un animale simbolo di un paese) nel nome della loro compagnia. É
irrilevante che la parola significhi realmente qualcosa, l’importante è che venga percepita
come ‘tipica’ del paese in questione nel mercato di destinazione (White III et al., 2007).
L’utilizzo della lingua è un’altra possibile possibilità di utilizzare il COO nelle strategie
di marketing dei prodotti. Ciò può essere fatto utilizzando la lingua del COO per il nome
del brand in sé o per slogan e intere campagne pubblicitarie di qualsiasi genere, dalla
stampa, alla radio, alla televisione. Ad esempio, il produttore di auto tedesco Audi utilizza
lo slogan tedesco ‘Vorsprung durch Technik’ (advance through technology) sia per gli
spot tedeschi che per quelli internazionali. Ciò è dovuto al fatto che una delle industrie
chiave per lo sviluppo dell’immagine del COO in quanto al Made in Germany è senza
dubbio quella automobilistica (Fechtner, 2006), tra le compagnie più conosciute in questo
settore ricordiamo VW, Mercedes, Audi, BMW e Porsche, marchi che godono di
un’ottima reputazione internazionale. Dunque, l’utilizzo di frasi in lingua originale,
ovvero il tedesco, hanno un impatto maggiore sulla percezione di affidabilità e di qualità
del cliente finale influenzando positivamente le sue decisioni d’acquisto.
43
Il ruolo centrale svolto dalla lingua è particolarmente evidente quando il brand name
dell’impresa o di un prodotto è formato da una o più parole nella lingua del paese
d'origine, ad esempio le imprese italiane Dolce&Gabbana o Pomodoro Mutti. Il
significato reale del nome del brand è di secondaria importanza, specialmente quando il
mercato di destinazione non è quello domestico. In quel caso, il criterio fondamentale è
che ad i consumatori del mercato target percepiscano una parola o una frase come
proveniente da un determinato paese. È il caso, ad esempio, dell’impresa di cosmetici
francese L’Oréal, il cui brand name sembra graficamente e foneticamente francese ma in
realtà non ha alcun significato.
Un’ulteriore valida strategia può essere quella di utilizzare bandiere ufficiali, emblemi,
simboli o altri elementi rappresentativi nazionali. L’utilizzo di questa strategia è
ampiamente impiegato nel packaging del prodotto per i così detti ‘prodotti tipici’, come
ad esempio per la commercializzazione di pasta e pizza nel caso dell’Italia.
44
esempio, prodotta da Kraft Food a Berna (Svizzera), utilizza nel suo packaging
l’immagine del Matterhorn, un monte svedese delle Alpi. In più, la forma stessa del
cioccolato è simile a quella di una montagna e nel logo è contornato un orso, che è lo
stemma della città di Berna, dove il Toblerone viene prodotto. L’esempio del Toblerone
è interessante, siccome l’impresa utilizzando il COO crea un marchio riconoscibile, di cui
le persone parlano e che resta impresso nella loro mente, fattori che senza dubbio
accrescono la brand awareness.
45
2.5. Relazione tra brand e COO: effetti sul comportamento dei
consumatori
Nonostante vari studi identifichino il brand come driver principale nel processo
decisionale dei consumatori, le imprese tendono sempre più a collegare quest’ultimo al
COO nello sviluppo delle proprie strategie di marketing per aumentarne l’efficacia. Il
fenomeno del country branding è descrivibile come la capacità che la marca ha di
costruire la fiducia dei consumatori sulla base dell’identità e dell’immaginario che
trasmette la sua nazione di origine. Non a caso l’immagine di un paese e di una marca si
rinforzano l’una con l’altra. Aaker (1991) e Keller (1993) sottolineano entrambi che il
COO influenza la brand equity generando associazioni secondarie per il brand, e spesso
anche un nome che suona straniero agisce sulla brand equity (Leclerc et al., 1994).
Immagini positive legate al brand possono perdere forza se il COD o il COM/A hanno
un’immagine negativa (Johansson e Nebenzah, 1986), mentre un brand particolarmente
forte può ridurre l’importanza del COO (Papadopoulos e Heslop, 1993). Questa ricerca
dimostra che l’informazione riguardo al paese di produzione di un prodotto non
condiziona la valutazione dei prodotti di marca quando questa è congruente con l’origine
del brand. D’altra parte, quando il COM/A ha un’immagine più debole rispetto a quella
del paese d’origine del brand, quest’informazione genera un effetto fortemente negativo
sulla valutazione del prodotto: un effetto che tende a peggiorare più per i marchi low-
equity che per quelli high-equity (Koubaa, 2008).
Alcuni studiosi (Norjaya Mohd et al., 2007) si sono interessati alla relazione tra
l’immagine del COO e la brand equity per gli elettrodomestici; hanno scoperto che il
COO ha un impatto significativo sulle dimensioni del brand e specialmente su quella che
è la fedeltà alla marca. Haubl ed Elrod (1999) osservano che le percezioni di un prodotto
sono più positive quando vi è una corrispondenza tra l’origine del brand e del prodotto.
Allo stesso modo, una ricerca dimostra che l’effetto dell’interazione tra immagine del
brand ed immagine del COO cambia direzione ed intensità a seconda della congruenza
percepita tra le due dimensioni.
L’analisi della relazione tra COO e brand è di particolare importanza per i marchi globali,
spesso rappresentati da prodotti con differenti COD e COM/A. Un importante passaggio
46
dunque, è quello di esaminare se ed in che misura i consumatori considerano il nome del
brand come un fattore totalmente autonomo, un fattore che esercita una certa influenza, o
persino un estimatore del COO. Secondo Pecotich e Ward (2007), la funzione del brand
come elemento di sintesi agli occhi del consumatore aumenta gradualmente man mano
che questo acquista familiarità con il brand. Maggiore è la familiarità, minore sarà
l’attenzione del consumatore ad informazioni estrinseche al prodotto, come il prezzo o il
COO. Inoltre, secondo Pecotich e Ward (2007), un brand familiare è in grado di
incrementare la percezione del COO al quale i consumatori associano il brand, e persino
di neutralizzare l’effetto negativo spesso legato ai paesi in via di sviluppo. Infine, Pappu
et al. (2005, 2007), sostenendo che il COO sia una variabile importante e che condizioni
la brand equity, affermano che i dirigenti di marketing che operano in contesti
internazionali dovrebbero individuare la fonte della brand equity e misurarne la portata
prendendo in considerazione il fattore COO, di importanza fondamentale.
47
CAPITOLO 3
Introduzione
L’attività del settore birraio spagnolo apporta all’economia nazionale 7.000 milioni di
euro in termini di valore aggiunto. Di fatto, il valore della birra nel mercato supera i
15.500 milioni di euro, ovvero un 1,3% del PIL. D’altra parte, il settore birraio crea
all’incirca 344.000 posti di lavoro in Spagna, principalmente nel settore alberghiero e
della ristorazione. Va sottolineato che la Spagna è il secondo paese dell’Unione Europea
dove il settore crea un numero così elevato di impieghi, diretti e indiretti. In quanto alle
vendite per zona geografica emerge l’Andalusia tra le altre comunità autonome, con
vendite pari a 8,1 milioni di ettolitri nel 2016, cifra dovuta in gran parte al clima ed al
forte turismo della zona (Cerveceros de España, 2017). Inoltre, emergono anche altre
comunità, come quella madrilegna che realizza nel settore il 22% delle vendite totali
annue della nazione. L’industria della birra è decisamente in auge in Spagna negli ultimi
anni, ciò è dovuto alla ripresa economica che ha portato ad un miglioramento del settore
della ristorazione e, di conseguenza, di quello della birra. Altro fattore di crescita per
quest’industria è sicuramente il turismo, i visitatori attratti dal clima e dall’ottima birra
spagnola hanno fatto sì che questa acquisisse fama internazionale, di fatto già nel 2016 si
registrava un incremento del 28% nelle esportazioni rispetto agli anni precedenti. Inoltre,
la Spagna risulta essere pioniera nell’Unione Europea nella produzione di birra
analcolica, tanto in materia di consumo quanto di esportazione.
48
continua espansione internazionale, perseguendo l’obiettivo di raggiungere gli stessi
risultati ottenuti nel mercato domestico ad un livello globale. La strategia competitiva
guida dell’impresa è di fatto quella di crescere costantemente a livello nazionale in modo
tale da costruire solide basi per l’espansione internazionale. Attualmente il settore della
birra è in piena auge e di conseguenza vi è un continuo emergere di nuovi brands sul
mercato. In questo contesto, per Mahou l’ambito internazionale è sempre stata una
priorità strategica e di investimento nella quale riconoscere nuove e valide opportunità.
L’obiettivo della ricerca è quello di analizzare i processi che hanno portato al suo successo
internazionale, indagando sulle strategie chiave adottate dall’impresa, sulle attività di
marketing svolte e cercando di determinare in che misura queste varie componenti hanno
49
contribuito a generare la sua forza competitiva attuale. L’impresa Mahou-San Miguel si
è espansa principalmente tramite alleanze strategiche ed acquisizioni, modalità che le
hanno permesso nel tempo di ampliare e diversificare la sua offerta, fattore che è stato
cruciale nel consolidamento della sua presenza nei vari mercati del globo. I principali
vantaggi competitivi dell’azienda sono senza dubbio l’esperienza, l’innovazione e
l’impegno costante, che combinati con le giuste strategie di promozione e comunicazione
dei prodotti (marketing) riescono a garantirle un’ottima reputazione nel settore a livello
internazionale.
Primariamente verrà presentata la storia dell’impresa, nata dalla fusione di due aziende
(Mahou e San Miguel) che operano nel settore birraio da oltre un secolo e dotate dunque
di grande esperienza, successivamente verranno elencate le tappe del suo processo di
internazionalizzazione costellato da accordi, alleanze strategiche ed acquisizioni. Altro
punto di forza dell’impresa e frutto delle sue varie collaborazioni e/o acquisizioni, sono
la quantità e la varietà del suo portafoglio prodotti. Di fatto l’impresa adotta una strategia
di diversificazione dei prodotti commercializzando birre, acqua, succhi, bibite, sidri,
caffé, infusioni e dolcificanti. In questo capitolo verranno indicati i principali marchi
regionali, nazionali ed internazionali che possiede l’azienda e le varie tipologie di prodotti
che commercializza in Spagna e all’estero. La forza dei brands con i quali opera Mahou-
San Miguel è incrementata dalle continue iniziative promosse dall’impresa per
pubblicizzare i suoi prodotti, nonché dalle collaborazioni con associazioni sportive, la
partecipazione ad eventi nazionali e locali e le sue campagne pubblicitarie dal forte
impatto culturale. Una sezione del capitolo verrà dedicata dunque alle principali attività
di marketing dell’impresa ed agli investimenti che le permettono di mantenere e
migliorare nel tempo la qualità dei propri prodotti e la sua reputazione internazionale.
50
3.1. Origine dell’impresa
Il Gruppo Mahou-San Miguel nasce ufficialmente nel 2000 quando l’impresa Mahou
acquista a Danone il 70% di San Miguel, di cui già possedeva il restante 30%. Sebbene
la fusione del gruppo sia recente, l’origine delle due imprese che lo costituiscono risale
al 1890.
Nello stesso 1890 viene fondata a Madrid, nella calle Amaniel l’impresa Hijos de
Casimiro Mahou, fabbrica di birra e ghiaccio. Anni più tardi, nel 1957, viene convertita
in società anonima con il nome di Mahou. Una volta consolidate le sue basi, l’impresa
inaugura una fabbrica nel Paseo Imperial di Madrid nel 1962. Successivamente, nel 1993
ne apre una terza nel territorio di Castilla-La Mancha iniziando così a consolidare la sua
posizione nel territorio spagnolo. Nel 2000 Mahou S.A inizia la sua espansione come uno
51
dei birrifici più importanti della nazione, compra a Danone il 70% di San Miguel S.A,
della quale possedeva già il 30%, per 330,5 milioni di euro. Nasce così il gruppo Mahou-
San Miguel e viene creato il primo logo per rappresentare la nuova impresa, (fig. 3.1) che
nel 2013 verrà modificato poi nel logo attuale con una grafica più moderna (fig.3.2).
Fonte: https://www.mahou.es/historia/carteleria-vintage/
52
3.2. Analisi del caso
53
-Alleanza tra San Miguel Spagna e San Miguel Brewing International con sede nelle
Filippine.
-Mahou-San Miguel acquista il 100% di Arian Breweries
2014 -Mahou-San Miguel amplia la sua presenza in Africa con il lancio dell’emblematica
Mahou Cinco Estrellas in Camerun.
-Acquisizione di una quota di partecipazione del 33,5% della sua catena distributiva
cilena Magia products.
2015 -Mahou-San Miguel lancia sul mercato San Miguel gluten free.
-L’impresa acquista il 75,5% dell’impresa Canaria Aguas del Valle de la Ortava
2017
aggiungendo al proprio portafoglio prodotti l’acqua minerale Fonteide.
-Mahou lancia in Italia Maestra Doppio Luppolo, completando così il suo portafoglio
prodotti premium sul mercato.
2018 -L’impresa realizza un investimento di 11 milioni di euro nella creazione del primo
Brew Hub spagnolo nella città di Córdoba.
-Lancio in India della birra categoria premium Mahou Maestra Wheat.
2019 -Mahou-San Miguel firma un accordo di collaborazione con AB InBev
-MSM rilancia La Mezquita.
Tabella 3.3: Principali azioni strategiche realizzate da Mahou-san Miguel per la sua
crescita nazionale ed internazionale. (Fonte: elaborazione propria)
Come si può evincere dallo schema cronologico presentato, Mahou-San Miguel persegue
l’obiettivo di ampliare regolarmente il suo portfolio di prodotti, questo è dovuto
specialmente al fatto che il suo principale concorrente nazionale, Heineken Spagna,
commercializza nel paese una grande quantità di marchi internazionali e locali, come la
storica birra sevillana Cruzcampo, marchio rappresentativo della capitale andalusa.
Dunque, per mantenere la propria leadership nazionale Mahou realizza numerosi accordi
ed alleanze strategiche con imprese locali ed estere.
54
Figura 3.4: Principali marchi di Mahou-San Miguel
Il principale approccio strategico adottato da Mahou sin dalla sua fusione con San Miguel
è stato quello di acquistare marchi che godono già di una certa forza e di una positiva
55
reputazione internazionali, in modo tale da appropriarsi dei canali di distribuzione
ampliamente consolidati e del posizionamento ottenuto da questi nei mercati locali. Come
visto nella sezione precedente la birra San Miguel nasce come birra internazionale, di
fatto sin dalla sua fondazione il suo slogan è ‘la cerveza de un lugar llamado mundo’. Al
contrario, il birrificio Mahou ha sempre commercializzato i suoi prodotti attribuendovi la
frase ‘la cerveza de Madrid’, con l’intento di comunicare ai consumatori uno stile di vita
e dei valori prettamente spagnoli. Dunque, mentre la San Miguel nasce con una vocazione
globale, il gruppo Mahou fondato nella capitale spagnola, ha consolidato negli anni il suo
posizionamento come marchio di riferimento nazionale. Tramite questa fusione è nata
dunque una compagnia 100% spagnola con ottima reputazione nazionale ed
internazionale.
Su questa linea, nel 2004 Mahou-San Miguel inizia ad ampliare il proprio portafoglio di
brand e decide di farlo tramite il mercato Canario, acquista Cervezas Anaga
appropriandosi così del marchio Reina e consolidando la sua posizione in un mercato di
potenziale crescita.
Uno dei fattori di successo dell’impresa, come viene ricordato ripetutamente nelle sue
campagne pubblicitarie, è senza dubbio l’attenzione all’innovazione ed alla sostenibilità,
l’ottenimento del certificato EMAS30 in tutte le sue fabbriche nel 2007 consentì
all’impresa di acquisire un’ottima reputazione nel mercato nazionale ed internazionale.
Avvenimento principale di quell’anno fu però l’acquisizione dell’impresa storica
granadina Cervezas Alhambra, marchio con forte presenza in tutto il sud della Spagna
che ha consentito all’impresa di consolidare la sua leadership nella nazione.
Quest’acquisto si è rivelato un’ottima scelta strategica per l’espansione internazionale
dell’impresa, di fatto la birra Alhambra Reserva 1925 è tra i primi prodotti che MSM
commercializza nel settore premium in Inghilterra.
Nel 2009 Mahou sottoscrive un accordo con l’azienda danese Carlsberg per la
distribuzione e produzione dei marchi Kronenbourg e Carlsberg. Mahou San Miguel
inoltre commercializza nel mercato spagnolo le birre belga Grimbergen e quelle inglesi a
30
Eco-Management and Audit Scheme (EMAS) è uno strumento volontario proposto dalla Comunità
Europea ed al quale possono aderire volontariamente le organizzazioni (aziende, enti pubblici, ecc.) per
valutare e migliorare le proprie prestazioni ambientali e fornire al pubblico e ad altri soggetti interessati
informazioni su una corretta gestione ambientale. L’obiettivo primario dell’EMAS è contribuire alla
realizzazione di uno sviluppo economico sostenibile all’interno dell’Unione Europea, evidenziando il ruolo
e le responsabilità delle imprese.
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marchio Tetley’s, sempre di proprietà della multinazionale danese. Viceversa, Carlsberg
distribuisce i prodotti Mahou-San Miguel nel settore della ristorazione del Regno Unito.
Il gruppo, inoltre, produce su licenza in Spagna le birre Carlsberg e Kronenbourg, cui si
aggiungono ora Grimbergen e Tetley’s. Nella direzione opposta, tramite un accordo con
il gruppo Warsteiner l’impresa spagnola commercializza birre della compagnia tedesca
in Spagna, Portogallo e Andorra.
Nel 2010 Mahou firma un accordo con l’impresa Sara Lee per l’esclusiva nella
distribuzione della sua marca di caffé Marcilla, infusioni Hornimans e dolcificanti
Natreen nei bar, ristoranti e nelle caffetterie di tutto il paese. Tramite quest’accordo, il
primo in Spagna ad avere queste caratteristiche, le due compagnie uniscono le rispettive
sinergie per favorire la crescita reciproca. Marcilla apporta a Mahou uno dei marchi più
emblematici del settore, con oltre cento anni di esperienza ed un elevato livello di
penetrazione e riconoscimento tra i consumatori spagnoli. Dalla sua parte, MSM
collabora a questo progetto con la sua ampia rete di distribuzione, la profonda conoscenza
del canale HORECA e la sua capacità di attivare piani di sviluppo. Mahou realizza
quest’accordo principalmente per rafforzare la sua posizione di leader nel settore e per
diversificare la sua offerta.
Nello stesso anno, viene attribuito all’impresa il prestigioso premio EMAS 2010,
confermando il continuo impegno nell’ambito della sostenibilità ambientale. In
quest’anno l’impresa realizza una delle azioni strategiche più emblematiche per la sua
espansione internazionale: acquista il 50% della compagnia indiana Arian Breweries,
proprietaria di una fabbrica di birra a Bhiwadi nello stato del Rajhastan (India). Tramite
quest’accordo di joint-venture l’impresa ottiene il suo primo centro produttivo fuori dai
confini nazionali e fa un salto di qualità nella sua strategia di internazionalizzazione.
Successivamente, nel 2014 Mahou-San Miguel acquista il 100% di Arian Breweries
situando così in India la sua prima filiale internazionale, qui produce e commercializza
anche i marchi locali di riferimento Dare Devil e Caribbean e continua ad investire
nell’espansione nel mercato indiano.
57
sul mercato britannico San Miguel Fresca, la prima birra creata appositamente per il
mercato internazionale. San Miguel Fresca è la birra più fresca del gruppo Mahou San
Miguel. E’ una birra a bassa fermentazione, con appena 4.4 gradi alcoolici, dal colore
dorato, con un sottile strato di schiuma, un gusto leggermente fruttato e toni morbidi di
luppolo e malto. La nuova birra è leggera e rinfrescante, da servire fredda con una fetta
di limone, che ammorbidisce l’amaro della birra e migliora la sensazione di freschezza in
bocca. Secondo dati Nielsen31 questa è stata la birra più venduta del segmento world beers
in Inghilterra. Con San Miguel Fresca, la birra spagnola numero uno in esportazioni,
l’impresa rafforza la sua presenza in Inghilterra introducendosi nel settore delle soft beers,
che costituisce l’8% del mercato birraio britannico. L’Inghilterra è infatti il fiore
all’occhiello del commercio estero di MSM, qui l’impresa ha consolidato la sua presenza
commercializzando principalmente i prodotti San Miguel, di fatto il mercato britannico è
al primo posto per le vendite all’estero del brand, rappresentando il 48,2% degli affari
esteri della compagnia.
Nel 2014 Mahou San Miguel continua ad ampliare la sua presenza in Africa con il lancio
della sua emblematica Mahou Cinco Estrellas in Camerun un mercato, quello africano,
in continua crescita in termini di affari per l’impresa spagnola. I suoi prodotti sono infatti
presenti in Ghana, Marocco, Guinea, Algeria e Congo. Nello stesso anno MSM realizza
un’alleanza tra San Miguel Spagna e San Miguel Brewing International, con sede nelle
Filippine. L’obiettivo principale di questo accordo è quello di collaborare per uno scopo
comune: fortificare il posizionamento globale del marchio San Miguel e ricercare ed
analizzare insieme i possibili nuovi mercati di destinazione. Di fatto, la San Miguel è tra
le prime 10 birre premium nel mondo e tramite questo marchio il gruppo Mahou San
Miguel realizza il 90% dei suoi affari internazionali.
Nel 2017 MSM acquista il 75,5% dell’impresa Canaria Aguas del Valle de la Ortava,
aggiungendo al portafoglio prodotti l’acqua minerale Fonteida e rafforzando così la sua
posizione nelle Isole Canarie.
31
La Nielsen Company, con sede negli Stati Uniti, è un'azienda globale di misurazione e analisi dati che
fornisce la più completa e affidabile visione al mondo sui consumatori e sui mercati.
58
evidenziò Jesus Domingo, direttore delle risorse umane di Mahou-San Miguel, “la clave
está en saber escuchar al consumidor” (Domingo, 2011).
Attualmente, nel settore della birra è sempre più diffusa la domanda di prodotti definiti
craft, principalmente intesi come birre artigianali e di qualità superiore. Pertanto, Mahou-
San Miguel amplia costantemente la sua offerta di questa categoria e, nel 2017 lancia in
Italia Mahou Maestra Doppio Luppolo ‘fatta da mastri birrai per mastri birrai’,
completando così il suo portafoglio di prodotti premium su tale mercato. Questa birra ha
riscosso subito un grande successo tra gli appassionati del settore, grazie anche ai
riconoscimenti internazionali che ha ottenuto nei Superior Taste Awards, i prestigiosi
premi conferiti dall’International Taste & Quality Institute, qui si è distinta fra le altre
concorrenti per la categoria delle specialità ottenendo il Premio Gusto Eccellente. Negli
International Brewing Awards, noti come gli “Oscar della birra”, ha ottenuto una
medaglia di bronzo nella categoria Strong Beer Class 1 Strong Lager. Maestra, con
Mahou Cinco Estrellas, è stata l’unica birra spagnola premiata per il suo sapore in questo
concorso britannico a cui hanno partecipato più di mille birre provenienti da oltre 50 paesi
del mondo.
Continuando sulla linea dei prodotti craft il 2018 rappresenta anche l’anno del lancio in
India di Mahou Maestra Wheat, la prima birra spagnola della categoria premium ad essere
elaborata ed imbottigliata nel paese asiatico. Inoltre è un prodotto creato appositamente
per il mercato indiano, elaborato cercando di raggiungere il massimo adattamento ai gusti
dei consumatori locali, studiati ed analizzati durante l’esperienza guadagnata da MSM in
questo mercato.
Con l’investimento nel 2018 di 11 milioni di euro nella fondazione del primo Brew Hub
spagnolo, Mahou-San Miguel dimostra ancora una volta il suo impegno nell’innovazione
e nella crescita dell’economia spagnola. In questo centro, situato nella città di Córdoba,
MSM dà un impulso alla collaborazione con i birrifici artigianali spagnoli ed
internazionali, creando uno spazio aperto a tutti ed offrendo un’ottima opportunità per
avviare collaborazioni o sostenere economicamente la crescita di piccole entità nascenti
del settore. Nello stesso anno MSM presenta negli Stati Uniti, in collaborazione con
Founders Brewing, la birra Trigo. A questo prodotto, appartenente alla categoria craft,
viene riconosciuto un prestigioso premio nel concorso internazionale Brussels Beer
Challenge.
59
Riguardo alle principali aziende produttrici di birra a livello mondiale troviamo una
moltitudine di marchi, occupa una posizione nettamente rilevante però, la multinazionale
Anheuser-Busch Inbev (AB InBev), compagnia belga-brasiliana ad oggi la più grande
produttrice mondiale di birre. Il suo obiettivo è quello di vendere e distribuire i marchi
globali del settore, tra i più rilevanti troviamo: Budweiser, Franziskaner, Leffe, Beck’s e
Stella Artois conosciuti in tutto il mondo ed ai quali si aggiunge una gamma di prodotti e
marchi locali, tra cui Bud Light, Skol, Brahma, Quilmes.
Il marketing rappresenta per Mahou-San Miguel uno degli assi strategici principali tanto
per il successo nazionale quanto per quello internazionale. L’impresa realizza numerose
attività di promozione e comunicazione dei suoi prodotti, mirando soprattutto allo
sfruttamento dell’immagine Spagna nei mercati internazionali.
L’impresa MSM si è unita al prestigioso Instituto Cervantes per contribuire alla sua opera
di promozione internazionale della lingua e della cultura spagnole. Tramite quest’accordo
il birrificio leader della nazione si impegna a collaborare attivamente con l’istituto,
contribuendo alla diffusione della marca Spagna all’estero. Il presidente di Mahou San
Miguel Javier Lopez del Hierro, al realizzarsi dell’accordo affermò che “este acuerdo
encaja a la perfección con la esencia de nuestra compañía, para la que la
internacionalización es un eje estratégico y que se ha convertido en una de las mejores
61
embajadoras de nuestro país en el extranjero, exportando al mundo no sólo sus productos
sino también el concepto, valores y actitudes del estilo de vida español”.
Nel 2013 Mahou-San Miguel realizza uno spot internazionale per la campagna
‘ciudadanos de un lugar llamado mundo’, che riprendendo lo slogan della birra San
Miguel ‘la cerveza de un lugar llamado mundo’, Per questo spot viene lanciato un brano
musicale realizzato dal cantante birtannico di fama internazionale Mika, intitolato ‘La
cancion de San Miguel’. Il videoclip è girato a Barcellona e vi appaiono paesaggi, strade
e bar tipicamente spagnoli nei quali gente proveniente da tutto il mondo accompagna i
propri momenti di spensieratezza quotidiana con la birra San Miguel.
Un altro spot internazionale con forte richiamo alla spagnolità della firma è quello
lanciato tramite la campagna ‘A life well lived’. In questo spot appaiono varie località
spagnole e personaggi stereotipici di questa cultura, come prima immagine appare un
tramonto e la voce narrante afferma ‘questo è un tramonto, ed io l’ho visto in 79 paesi
diversi’. Successivamente, tramite varie scene di vita quotidiana, la voce narrante si rivela
essere il marchio San Miguel, che appunto racconta tutto il suo percorso di espansione
internazionale tramite la sua presenza nella vita di tutti i giorni di persone da ogni parte
del mondo. Lo spot si conclude con la frase, appositamente pronunciata in lingua originale
‘San Miguel, una vida bien vivida’. Con questo spot l’impresa punta sull’effetto della
reputazione spagnola in tutto il mondo in quanto a nazione con uno stile di vita dedito
alla spensieratezza, al benessere ed alla condivisione di bei momenti accompagnati da
un’ottima birra con una lunga tradizione alle spalle. Al lancio dello spot David Scott32 ha
affermato: “World lager is in huge growth, and San Miguel is at the forefront of the trend
as a leading brand in the category”.
Come visto in precedenza, l’impresa Mahou-San Miguel mira a rafforzare i marchi locali
spagnoli ed a diffonderli internazionalmente. Su questa linea, nell’aprile del 2019 tramite
32
David Scott, direttore di Brands & Insight di Carlsberg UK.
62
la campagna di Crear-sin-prisa (creare senza fretta) ha presentato a Milano una special
edition di Alhambra Reserva 1925.
Qui l’impresa ha creato una piattaforma Cervezas Alhambra per promuovere le arti
contemporanee, realizzata in collaborazione con l’artista spagnolo Alan Sastre. La tipica
bottiglia in vetro senza etichetta di Alhambra Reserva 1925 diventa una tela su cui
dipingere, così Sastre ha dato vita a delle creazioni ispirate ai pigmenti “mozarabici”
come la malachite e i lapislazzuli tipici dell’Alhambra di Granada, in cui ogni bottiglia è
diversa e riporta quelle minuscole imperfezioni che rendono unico ogni pezzo. Questa
special edition rende infatti omaggio alla città di Granada, evidenziando il forte legame
del marchio con il mondo dell’artigianato contemporaneo.
63
della città di Granada e, specialmente, al suo monumento più rappresentativo:
l’Alhambra.
Un esempio è l’opera ‘The Flamingos Fountain’ creata dai creators italiani del GB Group.
Quest’installazione è ispirata alla Fonte dei Leoni, elemento caratteristico della fortezza
andalusa dell’Alhambra, per rappresentare la modernità gli artisti hanno sostituito i leoni
con dei fenicotteri rosa (fig.3.6).
64
3.4. Conclusioni
L'impresa Mahou San Miguel adotta differenti modalità di ingresso nei mercati esteri, di
fatto l’impresa realizza consistenti esportazioni, numerosi accordi ed alleanze strategiche,
crea joint-ventures e realizza fusioni ed acquisizioni. Data la sua lunga esperienza nel
settore (128 anni) l’impresa ha acquisito un certo know-how ed è dotata di importanti
risorse materiali ed immateriali che le permettono di competere all’estero sfruttando il
suo vantaggio competitivo saldamente consolidato (ownership-specific advantage).
Come visto in precedenza, l’impresa ha dedicato particolare attenzione a determinate
categorie di prodotti, essendo pioniera nel commercio di birra analcolica e senza glutine
o focalizzandosi sul segmento premium delle birre artigianali fortemente in crescita negli
ultimi anni. Possiamo quindi affermare che una strategia di differenziazione guida le
attività internazionali dell’impresa, che mira a differenziarsi dai suoi concorrenti
cercando di essere al passo con i tempi innovando costantemente i suoi prodotti e
puntando ad un livello massimo di eccellenza e qualità. Tra le strategie dell’impresa vi
sono quelle di sviluppo del mercato e del prodotto e strategie di diversificazione. Il gruppo
MSM infatti sviluppa nuovi prodotti per i mercati in cui opera, ricerca nuovi mercati in
cui commercializzare i propri prodotti e crea nuovi prodotti adattandoli a nuovi specifici
mercati di destinazione in cui si propone di operare.
65
promozione della cultura e della gastronomia spagnole alla quale partecipano turisti
provenienti da tutto il mondo. L’impresa inoltre realizza numerosi spot internazionali nei
quali sfrutta la reputazione di cui gode la Spagna all’estero, di fatto nelle campagne
pubblicitarie appaiono località tipiche spagnole, così come danzatrici di flamenco ed altre
figure nazionali stereotipiche e spesso vengono utilizzate intere frasi in lingua spagnola.
66
Riflessioni conclusive
67
marketing per i prodotti da commercializzarvi. Seguendo l’analisi del caso Mahou-San
Miguel è risultato evidente che il successo dell’impresa è il risultato di una forte
attenzione data alla differenziazione dell’offerta e dei mercati, di fatto l’impresa spagnola
cerca di ampliare sempre di più la propria offerta in modo tale da poter rispondere ad una
domanda sempre crescente e variegata. La MSM non adotta una strategia di
standardizzazione ma, al contrario, cerca di adattare i propri prodotti agli specifici mercati
in cui decide di operare, questo lo fa specialmente tramite la collaborazione con partners
esteri, strategia che le permette di penetrare rapidamente nuovi mercati sfruttando le
conoscenze e la posizione detenute dai collaboratori esteri nei mercati di destinazione.
Spesso gli accordi realizzati da MSM sono accordi reciproci con aziende che a loro volta
commercializzano i loro prodotti in Spagna tramite i canali distributivi della Mahou. Ciò
è possibile poichè l’obiettivo fondamentale di MSM nel tempo è stato quello di
conquistare una forte leadership nazionale, collaborando con enti ed aziende spagnole in
modo tale da assicurarsi una fitta rete di distribuzione e comunicazione fortemente
consolidata, fattore chiave per lo sviluppo di accordi con partner esteri che vedono in
queste collaborazioni la potenzialità di penetrare efficacemente il mercato spagnolo. In
questo lavoro si è analizzata anche l’importanza del marketing, in particolare nella
prospettiva del prodotto, dato che in un settore come quello della birra ottenere una
leadership di costo è abbastanza complicato. Di fatto si è indagato l’effetto del country of
origin nello sviluppo di strategie di marketing e di branding, La Mahou-San Miguel nelle
sue campagne pubblicitarie, così come nell’immagine dei propri marchi, sponsorizza i
suoi prodotti rimandando alla loro origine spagnola. Questo avviene poichè gli stereotipi
che risiedono nella mente dei consumatori esteri legati alla Spagna in quanto a stile di
vita e consumo di birra ottengono un effetto positivo sulle decisioni d’acquisto e sulla
valutazione dei prodotti. Possiamo individuare dunque dei fattori chiave nel successo
internazionale dell’impresa Mahou-San Miguel: la differenziazione, l’adattamento, le
alleanze strategiche, lo sfruttamento del COO nelle strategie di marketing e di branding e
sopratutto l’esperienza accumulata negli anni sul mercato nazionale, che le ha permesso
di ottenere un forte vantaggio competitivo da poter poi sfruttare nei mercati internazionali.
68
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72
Ringrazio mia madre, la migliore compagna di vita e fonte
d’ispirazione che avessi mai potuto desiderare, alla quale dedico tutti i miei
successi.
Ringrazio i miei nonni, che nel poco tempo che gli è stato concesso mi
hanno riempito così tanto il cuore da potermi accompagnare per sempre.
Ringrazio tutti gli amici con cui ho trascorso questi anni turbolenti ricchi
di gioie e dolori e grazie ai quali ho imparato la bellezza della
condivisione.