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IL PARADISO DEI LA MACCHINA LA MACCHINA


CINEFILI DEL TEMPO DELLO SPAZIO

RITROVATI E RESTAURATI

La selezione di quest’anno dei Ritrovati e Restaurati presenta grandi maestri come Renoir, Visconti, Buñuel,
Bertolucci, Pasolini, Stevens, Sirk, von Stroheim e Murnau accanto ad autori meno celebrati ma non meno
sorprendenti: Kira Muratova, con i suoi primi Brevi incontri (sorta di musicarello sui tormenti di una giovane
dirigente del partito comunista sovietico) e Lunghi addii; Tuija-Maija Niskanen, con il ritratto femminile di
Avskedet; Vojteˇch Jasný, che con Až prˇijde kocour firma un film di assoluta libertà con protagonista un gatto!
Celebre come attore, meno come regista, con Buck and the Preacher Sidney Poitier ci offre un western
stupefacente in cui afro-americani e indiani si alleano (contro i bianchi cattivi). E ancora, Argento, Lynch, Waters,
Russell: sono solo alcuni dei nomi dello speciale programma pop che abbiamo in serbo per i nostri spettatori.
A cura di Gian Luca Farinelli

Le Voyage dans la lune (1902) di Georges Méliès • Les Misérables (1912) di Albert Capellani • Blind Husbands
(Mariti ciechi, 1919) di Erich von Stroheim • Crazy to Marry (1921) di James Cruze • Béhula (1921) di Camille
Legrand • La Terre (The Earth, 1921) di André Antoine • Tu m’appartiens! (Tu m’appartieni!, 1929) di Maurice
Gleize • La Règle du jeu (La regola del gioco / The Rules of the Game, 1939) di Jean Renoir • All That Money
Can Buy (L’oro del demonio, 1941) di William Dieterle • Sciuscià (Shoeshine, 1946) di Vittorio De Sica • Caught
(Presi nella morsa, 1949) di Max Ophüls • Singin’ in the Rain (Cantando sotto la pioggia, 1952) di Stanley Donen,
Gene Kelly • Invaders from Mars (Gli invasori spaziali, 1953) di William Cameron Menzies • Él (Lui, 1953) di Luis
Buñuel • Giant (Il gigante, 1956) di George Stevens • Written on the Wind (Come le foglie al vento, 1956) di
Douglas Sirk • La ricotta – Ep. di Ro.Go.Pa.G. (1963) di Pier Paolo Pasolini • Až prˇijde kocour (The Cassandra
Cat, 1963) di Vojteˇch Jasný • Topkapi (1964) di Jules Dassin • Le Samouraï (Frank Costello faccia d’angelo,
1967) di Jean-Pierre Melville • Korotkie vstrechi (Brevi incontri / Brief Encounters, 1967) di Kira Muratova • Il
conformista (The Conformist, 1970) di Bernardo Bertolucci • Dolgie provody (Lunghi addii / The Long Farewell,
1971) di Kira Muratova • Doroshkechi (The Carriage Driver, 1971) di Nosratollah Karimi • The Last Picture Show
(L’ultimo spettacolo, 1971) di Peter Bogdanovich • Cheshmeh (The Spring, 1972) di Arby Ovanessian • Buck and
the Preacher (Non predicare, spara, 1972) di Sidney Poitier • La Maman et la putain (The Mother and the Whore,
1973) di Jean Eustache • Ludwig (1973) di Luchino Visconti • Picnic at Hanging Rock (1975) di Peter Weir •
Tommy (1975) di Ken Russell • The Driver (Driver, l’imprendibile, 1978) di Walter Hill • The Blues Brothers (1980)
di John Landis • Avskedet (The Farewell, 1982) di Tuija-Maija Niskanen • Tenebre (1982) di Dario Argento •
Nostalghia (1983) di Andrej Tarkovskij • Videodrome (1983) di David Cronenberg • Trading Places (Una
poltrona per due, 1983) di John Landis • Carmen (1984) di Francesco Rosi • Twin Peaks: Fire Walk With Me
(Fuoco cammina con me, 1992) di David Lynch

PETER LORRE, STRANIERO IN TERRA STRANIERA

La sua voce evoca angeli e demoni, il suo corpo e il suo volto sono quelli di un bambino oppresso dal senso di
colpa. Definito negli anni Trenta da Charlie Chaplin “il più grande attore vivente”, ispirò giganti della letteratura
come Bertolt Brecht, Graham Greene ed Elfriede Jelinek. Ma Peter Lorre è anche ‘l’uomo perduto’, titolo che
scelse per la sua unica esperienza di regia. La sua vita, i suoi film, i suoi sogni irrealizzati e la sua presenza fisica
rappresentano nel loro complesso una delle più fedeli rappresentazioni dell’uomo novecentesco. Al posto del
completo trionfo ci sono le luci e le ombre che attraversano l’Europa centrale tra modernismo e fascismo,
dipendenza ed esilio, cultura del denaro e fama. Passato dal teatro d’improvvisazione viennese al declino dello
studio system classico, Peter Lorre è uno specchio in cui si riflettono volti e maschere del suo secolo.
“Perseguitato dal precoce successo di M (1931) di Fritz Lang, morì a cinquantanove anni ormai ridotto a una
caricatura di Hollywood”: questa definizione convenzionale non è del tutto falsa, ma si lascia sfuggire il 90 per
cento di ciò che questo programma spera di riportare in vita.
A cura di Alexander Horwath

Die Koffer des Herrn O.F. (The Trunks of Mr. O.F., 1931) di Alexis Granowsky • M (M – Il mostro di Düsseldorf,
1931) di Fritz Lang • The Man Who Knew Too Much (L’uomo che sapeva troppo, 1934) di Alfred Hitchcock •
Crime and Punishment (Ho ucciso!, 1935) di Josef von Sternberg • I Was an Adventuress (1940) di Gregory
Ratoff • The Face Behind the Mask (L’uomo dalla maschera, 1941) di Robert Florey • Three Strangers (L’idolo
cinese, 1946) di Jean Negulesco • The Beast with Five Fingers (Il mistero delle cinque dita, 1946) di Robert
Florey • Der Verlorene (The Lost Man, 1951) di Peter Lorre • Alfred Hitchcock Presents: Man from the South
(L’uomo del Sud, 1960) di Norman Lloyd • Das doppelte Gesicht: Peter Lorre (The Double Face of Peter Lorre,
1984) di Harun Farocki, Felix Hoffmann

HUGO FREGONESE, IL VAGABONDO

Hugo Fregonese passò da un paese all’altro con la stessa facilità con cui altri registi cambiavano studio
cinematografico. Perfetta incarnazione del ‘vagabondo a cavallo’, come recita il titolo di un suo film, fu un eterno
nomade e di nomadi e fughe parlò nei suoi film. Maestro del thriller poliziesco e di un western rude e vigoroso,
con una carriera che abbraccia oltre quattro decenni e molti paesi di produzione – dalla natia Argentina
all’America, dalla Spagna all’Italia, dal Regno Unito alla Germania Ovest –, Fregonese è stato vittima di una
sottovalutazione che sconfina nell’oblio. Questa rassegna è un primo passo verso il riconoscimento della sua
importanza e di un cinema che esprime punti di vista e passioni dei personaggi, unendo l’estetica dei film a
basso costo al fatalismo, al mito e alla violenza brutale. Il nome di Fregonese è spesso associato ai dieci film
girati durante la sua permanenza quinquennale a Hollywood negli anni Cinquanta. Questa rassegna raccoglie
alcuni dei migliori titoli di quel periodo accanto a film girati altrove. Sorprendentemente coerente per un artista
girovago come Fregonese, che promette di essere una delle principali rivelazioni del Cinema Ritrovato 2022.
A cura di Dave Kehr e Ehsan Khoshbakht

Apenas un delincuente (Hardly a Criminal, 1949) • One Way Street (Appuntamento con la morte, 1950) •
Saddle Tramp (Vagabondo a cavallo, 1950) • Apache Drums (La rivolta degli Apaches, 1951) • My Six Convicts (I
miei sei forzati, 1952) • Decameron Nights (Notti del Decamerone, 1953) • Blowing Wild (Ballata selvaggia,
1953) • Man in the Attic (Una mano nell’ombra, 1953) • The Raid (La spia dei ribelli, 1954) • Black Tuesday
(Pioggia di piombo, 1954) • Seven Thunders (La casbah di Marsiglia, 1957)

FOREVER SOPHIA

Simbolo della rinascita di un paese dal dopoguerra agli anni Sessanta, diventata da bellezza popolare icona di
glamour internazionale, Sophia Loren è una delle immagini dell’Italia più diffuse nel mondo. Eppure nella sua
carriera di attrice è possibile scovare tesori nascosti, curiosità dimenticate, e nelle sue interpretazioni sfumature
inattese. La sua filmografia è in realtà varia e segue fasi ulteriori: gli anni del melodramma, le prorompenti
apparizioni all’epoca del neorealismo rosa affiancata da Mastroianni, la rivelazione come attrice drammatica
nella Ciociara e il coronamento in Una giornata particolare. E intorno i film hollywoodiani di Cukor, Donen e
ovviamente Chaplin, e tanti ruoli in film italiani da riscoprire per gli spettatori di tutto il mondo. Perché i
personaggi di Sophia Loren, più che mai, vanno visti sul grande schermo.
A cura di Gian Luca Farinelli ed Emiliano Morreale

Peccato che sia una canaglia (Too Bad She’s Bad, 1954) di Alessandro Blasetti • Pane, amore e… (Scandal in
Sorrento, 1955) di Dino Risi • Heller in Pink Tights (Il diavolo in calzoncini rosa, 1960) di George Cukor • La
ciociara (Two Women, 1960) di Vittorio De Sica • La riffa (1962) di Vittorio De Sica • Ieri, oggi, domani
(Yesterday, Today and Tomorrow, 1963) di Vittorio De Sica • Arabesque (1966) di Stanley Donen • C’era una
volta (More Than a Miracle, 1967) di Francesco Rosi • Una giornata particolare (A Special Day, 1977) di Ettore
Scola

PETER WEISS – POESIA IN MOVIMENTO

Peter Weiss (1916-82), pittore, poeta, romanziere, drammaturgo e regista di origine tedesca, fu un pioniere
dell’arte e del cinema sperimentale svedesi degli anni Cinquanta. I suoi cortometraggi sperimentali raffigurano
con una ricca poesia visiva il corpo e la condizione umana, mentre gli eccellenti corti documentari offrono una
magnifica testimonianza dell’attenzione di Weiss per i dettagli e della sua capacità di trovare la dignità umana
anche nelle circostanze più difficili. In questo programma figurano film di entrambe le categorie, ma il pezzo
forte è il lungometraggio Hägringen (1959), straordinaria e personalissima ‘sinfonia urbana’ sull’incontro di un
giovane con la città di Stoccolma e con la società in senso lato. I film, provenienti dalla collezione dello Svenska
Filminstitutet, saranno presentati in copie d’epoca e in recenti restauri digitali.
A cura di Jon Wengström

Studie I – Uppvaknandet (1952) • Studie II – Hallucinationer (1952) • Studie III (1953) • Studie IV – Frigörelse
(1955) • Studie V – Växelspel (1955) • Ateljéinteriör (The Studio of Dr. Faust, 1956) • Ansikten i skugga (1956) •
Ingenting ovanligt (1957) • Enligt lag (1958) • Hägringen (The Illusion, 1959)

SUPER8, 9.5MM & 16 MM – PICCOLO GRANDE PASSO

Nell’edizione di quest’anno, da un lato attingeremo alla collezione dell’Università di Paderborn dedicata ai film a
passo ridotto realizzati tra il 1964 e gli anni Duemila da cineaste sperimentali di lingua tedesca quali Ute Aurand,
Elfi Mikesch, Christine Noll Brinckmann e molte altre. Dall’altro lato celebreremo i cent’anni del formato 9,5mm
con restauri provenienti dalle collezioni di Home Movies, INEDITS, Fondation Jérôme Seydoux-Pathé e copie
d’epoca provenienti da Lichtspiel / Kinemathek Bern che saranno riprodotti con un proiettore 9,5mm: ancora
una volta le apparecchiature si riveleranno non meno prodigiose dei film.
A cura di Mariann Lewinsky e Karl Wratschko

IL CINEMA RITROVATO KIDS & YOUNG

Il Cinema Ritrovato Kids si rivolge a un pubblico di bambine e bambini con una ricchissima proposta di
proiezioni, laboratori, incontri e spettacoli teatrali. In questa edizione il focus principale sarà il cinema comico, in
particolare la gag: dalle origini alle prime apparizioni di Charlot, da Buster Keaton ai cortometraggi animati della
serie ceca Pat & Mat. Sarà anche l’occasione per ricordare il grande studioso e storico del cinema Giannalberto
Bendazzi, scomparso lo scorso dicembre. E ancora, il meglio del festival Animateka di Lubiana, un omaggio al
cinema di silhouette di Lotte Reiniger e un appuntamento speciale dedicato al più famoso viaggio sulla luna
della storia del cinema. Un gruppo di giovani tra i 14 e i 18 anni ha iniziato a febbraio un percorso sul complesso
e affascinante lavoro della programmazione e della comunicazione cinematografica. In occasione del festival
presenteranno una rassegna composta da titoli selezionati tra quelli in programma al festival, intorno ai quali
realizzeranno pillole video, interviste agli ospiti e al pubblico e recensioni.

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