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Nonostante il tempo di grande depressione in cui fu girato, It Happened One Night presenta diversi
aspetti della contemporaneità. In primis, l'educazione del personaggio femminile (commedia del
Pigmalione) da parte di quello maschile, che le dimostra invece quanto sia difficile farsi strada
nella "realtà", dovendo ricorrere all'astuzia anzichè al denaro per risolvere determinate situazioni. Il
film vinse i cinque oscar maggiori (miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura, miglior attore
protagonista, miglior attrice protagonista). Nello specifico, Clark Gable esordì qui anche come
attore di commedie, mentre in precedenza il suo personaggio ricorrente era quello del "duro" e del
genere drammatico. La struttura narrativa del film è propria del genere avventuroso/western: la
storia si sviluppa infatti intorno al viaggio dei due protagonisti da New York a Miami (che
simboleggia anche il loro "percorso" di innamoramento).
Curiosamente, l'uscita di questo film fece calare, in America, le vendite di canottiere, vista
l'influenza della scena in cui Clark Gable si spoglia prima di andare a dormire e rivela di non
indossare la canottiera sotto la camicia.
Il film è la storia dell'amicizia tra due ragazzi, dei quali uno non
ha famiglia e l'altro, pur avendola, la vede in una situazione
disastrata.
I parametri del neorealismo sono rispettati perfettamente (i
ragazzi protagonisti non sono attori professionisti; il concetto di
speranza è presente costantemente).
La figura del cavallo assume un'importanza notevole nel corso
del film dall'inizio (quando i protagonisti assistono a una scena
di corsa in campagna) alla fine (quando il loro cavallo esce di
scena). E' inoltre il motivo della tragedia: tutto accade in
conseguenza all'illusione del "tradimento" per via del cavallo
stesso. Il riformatorio non ha nulla di positivo: l'amicizia viene
distrutta.
Primo film italiano a prendere l'oscar.
AMICIZIA VIRILE
7) 1937 – CAPTAINS COURAGEOUS (Victor Fleming)
con Spencer Tracy (Manuel Fidello)- oscar
Freddie Bartolomew (Harvey Cheyne)
Melvyn Douglas (padre, Frank Burton Cheyne)
Lionel Barrymore ( capitano)
John Carradine (long jack)
MGM
AVVENTURA-DRAMMATICO
Concepito come documentario per l'Edisonvolta, crebbe tra le mani del giovane Olmi, divenendo il
suo primo lungometraggio girato con attori non professionisti e con suono in presa diretta.
Il Morandini commenta: «Racconto di comportamenti più e prima ancora che di psicologie, non fa
concessioni allo spettacolo o al romanzo: nessun incidente, nemmeno una piccola slavina, tutto
concentrato sui gesti, gli oggetti, i piccoli particolari quotidiani con un filo di bonaria ironia. Una
piccola musica, un film di grazia». Olmi nacque in una famiglia di contadini e andò a Milano a
lavorare per l' Edisonvolta: documentarista e neorealismo (paesaggio Dolomitico e attori non
professionisti). Racconto di amicizia tra un vecchi e un giovane: il nuovo deve appoggiarsi sulle
spalle del passato per andare avanti (contro industrializzazione e boom economico, pro tradizioni
e usanze vecchie). Dapprima sospetto, non confidenza, scetticismo, poi amicizia e collaborazione.
Natale: cucina e legge Cuore (letteratura superata), rudezza apparentee valori saldi, proletariato
Roberto: giovane allegro e intellettualmente più sveglio, ma ancora giovane e infantile, borghesia
Elemento comune: curiosità. Contrasto con la natura: qualcosa che mette sempre alla prova l'uomo
L'iconografia è dominante in questo film: a cominciare dal contrasto tra il chiaro e lo scuro, che
simboleggiano tradizionalmente il bene e il male (per una pura questione culturale, a detta di
Ejzenstejn, poichè in altre culture il bianco è il colore del male), fino a giungere allo studiato
simbolismo dell'arrivo dell'eroe Shane, inquadrato da dietro le corna di un cervo in modo da
ricordare la Visione di Sant'Eustachio, dipinto quattrocentesco di Pisanello.
Curiosa la scelta di doppiare in italiano la battuta finale di Joey "come back, Shane!" in "Addio,
Shane!". Sebbene di significato e intenzione opposta, la traduzione italiana è forse più efficace di
quella originale, in quanto Joey è consapevole che effettivamente Shane non tornerà più.
La vicenda è vista con gli occhi del bambino, che mitizza il ''cavaliere bianco'', che rappresenta il
padre mitico e il trionfo dei valori:Un grande mito del cinema, manifesto dell'eroe purissimo che
agisce spinto solo dalla sua passione interna, per giustizia e senza compensi.
il west epico è sognato come un passato mitico che non c'è mai stato.
''Fusione tra avventura e romanticismo, che racconta con grande finezza psicologica ma senza
dimenticare lo spettacolo le identiche cose dette più rozzamente da mille altri.''
12) 1963 – HUD IL SELVAGGIO (Martin Ritt)
con Paul Newman (Hud Bannon)- divo affermato e entrata ritardata
Melvyn Douglas: Homer Bannon
Patricia Neal (Alma Brown)
United artists
È stata fondata il 5 febbraio 1919 da quattro grandi attorie registi di Hollywood: Charles Chaplin,
Douglas Fairbank, Mary Pickford e D.W. Griffith. Si narra che alla sua fondazione un produttore di
Hollywood abbia esclamato "I matti si sono impossessati del manicomio!", a sottolineare che, per la
prima volta, degli attori prendevano le redini di una compagnia cinematografica.
Actor studio
Elia Kazan (Un tram che si chiama desiderio con Brandoe V. Leigh) .Laboratorio statunitense di
arte drammatica, fondato a New York nel 1947. È il più noto centro di perfezionamento per attori
degli Stati Uniti, e forse del mondo. Trae origine dall'esperienza del Group Theatre degli anni
Trenta; ma le sue tecniche, il cosiddetto metodo, fanno riferimento, attraverso adattamenti dovuti al
suo primo direttore artistico, Lee Strasberg, a quelle dell'avanguardia teatrale russa dell'inizio del
Novecento. Esse hanno spesso prodotto negli allievi un tipo di recitazione caratteristico, fortemente
emotivo, che dall'A. S. ha preso il nome, e che fu reso popolare negli anni Cinquanta soprattutto da
attori come Marlon Brando, James Dean, Montgomery Clift, Rod Steiger e Paul Newman.
Metodo Stanislavskij
obiettivo di dare maggiore verosimiglianza e creatività alla recitazione, e di evitare che con la
ripetizione essa assumesse un carattere puramente meccanico: Secondo questa teoria, occorre
abbandonare lo 'stato attorico' , ovvero l'atteggiamento tradizionale nel quale l'interprete, costretto a
simulare sulla scena stati d'animo che non sono i suoi, deve ricorrere a trucchi e artifici esteriori, e
passare allo 'stato creativo' , in cui egli prova effettivamente ciò che si presume debba sentire il
personaggio, come se lo 'rivivesse'. Dalla 'rappresentazione' , dunque, alla 'riviviscenza'. È
necessario per questo spostare la propria attenzione dalla vita quotidiana a quella illusoria del
palcoscenico, e far nascere dentro di sé il 'sentimento del vero' , permettendo di eliminare la
distanza tra attore personaggio.
Attore si deve identificare nel personaggio richiamando alla memoria esperienza che ha
vissuto.