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Le Fonti del diritto

1. Introduzione

L’ordinamento giuridico come sistema normativo, è formato dalle fonti di produzione, ossia


dall’insieme degli atti e dei fatti che lo stesso ordinamento presceglie come costitutivi del diritto
oggettivo. Ordinamento italiano à Civil law, il diritto oggettivo è prevalentemente scritto, cioè
prodotto da fonti-atto, ovvero da manifestazioni di volontà, imputabili a soggetti ed organi
determinati, specificatamente destinate a produrre norme giuridiche. Il diritto non scritto,
derivante da fonti-fatto, occupa uno spazio limitato: in particolare, alla consuetudine non è
consentito porre norme giuridiche contrastanti con le norme scritte, sono considerate fonti di
produzione del diritto solo quando sono secondum legem perche hanno ruolo integrativo del
diritto scritto.
L’identificazione delle fonti da parte dell’ordinamento giuridico viene effettuata attraverso le
norme sulla produzione.
La Costituzione non disciplina in modo organico il sistema delle fonti, ma ha inciso su di esso
moltiplicando i centri di produzione del diritto.
Con la Costituzione entrano per la prima volta nell’ordinamento norme e fonti dotate di forza e
valore superiore alla legge del Parlamento. La Costituzione prevede che anche le Regioni possano
produrre norme di valore equiparabile a quello delle leggi statali (art.117). Essa disciplina, inoltre,
in modo speciale la formazione delle leggi che riguardano determinate materie, quali quelle che
regolano i rapporti con la Chiesa cattolica e con le confessioni religiose acattoliche (art.7 e 8). La
scelta pluralista della Costituzione si riflette anche sul sistema delle fonti del diritto,
aumentando il numero dei soggetti dotati del potere di produrre norme giuridiche. Nella
Costituzione si trova una disciplina completa delle fonti primarie, mentre essa non si occupa
direttamente delle fonti secondarie, cioè subordinate alla legge. à la Costituzione prevede un
sistema “chiuso” di fonti primarie operanti a livello costituzionale e a livello di leggi ordinarie,
mentre permette al legislatore ordinario di configurare vari tipi di fonti secondarie. à Da questa
pluralità sorge la necessità di individuare criteri ordinatori delle fonti, per la soluzione di antinomie
normative(= problema giuridico disciplinato in modo diverso):
 Criterio cronologico, si applica tra fonti a competenza generale o medesima, collocate sullo
stesso piano gerarchico. La norma più recente abroga (cessazione di efficacia) la norma più
lontana nel tempo. PRINCIPIO: Lex posterior derogat priori. (legge ordinaria vs. legge ordinaria;
legge ordinaria vs norme di decreti legge)
 Criterio gerarchico, si applica nei rapporti tra norme di competenza generale o medesima,
ma con differente efficacia, perché la norma di grado superiore condiziona la validità di quella di
grado inferiore. (invalide quelle inferiori) ( norme di legge vs norme di regolamento)
 Criterio della competenza, nei confronti delle fonti specializzate, che possono cioè
riguardare solo determinate materie. Se una fonte invade la materia riservata ad altra fonte
specializzata, o eccede nell’ambito della propria competenza, la norma prodotta è perciò stesso
invalida. (es. i regolamenti parlamentari, valgono solo in Parlamento e non possono essere
“scavalcati”)

2. Le fonti esterne: il diritto internazionale e straniero

L’ordinamento interno intrattiene rapporti con l’ordinamento internazionale, con gli ordinamenti
stranieri e con l’ordinamento europeo à autolimite alla sovranità (art.10 Cost.)
L’adattamento dell’ord. interno all’ord. internazionale avviene con modalità ed efficacia distinte a
seconda che si compia in relazione a norme internazionali di fonte consuetudinaria o di fonte
pattizia:
 Adattamento alle norme consuetudinarie: adattamento automatico attraverso il rinvio
mobile (o formale) alle norme che sono state e saranno prodotte dalle fonti consuetudinarie
internazionali. Le norme internazionali consuetudinarie se sono successive a norme di legge con le
quali eventualmente contrastino, ne provocano l’abrogazione; se sono antecedenti ne
determinano, invece, l’invalidità.
 Adattamento alle norme internazionali di fonte pattizia (trattati,
convenzioni…): consegue ad una legge statale ordinaria di esecuzione, che ne riproduca
puntualmente le norme (rinvio fisso), oppure ponga una norma contenente la “clausola di
esecuzione”, alla quale venga allegato il testo della fonte (ordine di esecuzione), ad esempio del
trattato.
A questo regime fanno eccezione le leggi di esecuzione dei Patti Lateranensi. Esse, a cagione del
riconoscimento della sovranità dello Stato e della Chiesa e dell’accoglimento del principio
concordatario a regolazione dei loro rapporti, non possono essere modificate da una qualunque
legge ordinaria, ma solo da una legge che sia stata preceduta da accordi bilaterali e a questi si sia
attenuta.
à le norme concordatarie sono dotate di una forza superiore a quella tipica della legge ordinaria.
Infatti hanno una copertura costituzionale.

Una legge è dotata di forza passiva quando si oppone all’abrogazione e all’invalidità, mentre


di forza attiva quando ha la capacità di innovare l’ ordinamento es. le leggi Costituzionali.

Fra i principi supremi in tema di rapporti con l’ordinamento internazionale vi è certamente la


cessione reciproca e paritaria della sovranità per la costituzione di ordinamenti sovranazionali volti
a realizzare la pace e la giustizia fra le Nazioni (art.11 Cost.)
à le norme della legge statale, eventualmente contrastanti con le norme della legge di esecuzione
del trattato attuative-integrative di una norma costituzionale, saranno da considerare
costituzionalmente illegittime per norma interposta.
L’ordinamento giuridico, oltre che con l’ordinamento internazionale, entra in rapporto con gli
ordinamenti dei singoli Stati in una serie di ipotesi, elencate nelle disposizioni legislative che
costituiscono il sistema italiano di diritto internazionale privato. Lo Stato italiano si limita a stabilire
i criteri per determinare il diritto applicabile alla loro disciplina sostanziale (art. 20-63
L.n.218/1995), rinviando per la concreta regolazione alle norme poste da fonti di ordinamenti
stranieri. Le norme del sistema italiano del diritto internazionale privato pongono dunque delle
norme sulla produzione strumentali all’ingresso nell’ordinamento italiano delle norme materiali
derivanti dalle fonti rispetto alle quali opera il rinvio. I rapporti fra queste norme e quelle poste
dalle fonti che nell’ordinamento interno disciplinano le stesse materie sono regolati dal criterio
della competenza.

3. Le fonti europee
Possono essere originarie, i trattati, o derivate, i regolamenti e le direttive emesse
dall’ordinamento europeo
Le fonti europee, piuttosto che esterne, dovrebbero qualificarsi come fonti intermedie fra quelle
esterne e quelle interne perché, pur appartenendo ad un ordinamento esterno, incidono
direttamente, prevalendovi, sulle fonti interne, in base ad un principio analogo a quello della
competenza. Le leggi di esecuzione dei trattati istitutivi delle Comunità Europee e dell’Unione
Europea fanno eccezione al regime di efficacia delle leggi di esecuzione dei trattati internazionali.
Esse, infatti, istituiscono l’ordinamento europeo come derivato da quello degli Stati-membri
dell’Unione, ma su di essi preminente, autorizzato perciò a derogare a norme costituzionali, fatti
salvi i principi supremi.

REGOLAMENTO EUROPEO
Gli atti normativi destinati a disciplinare in modo vincolante le materie di competenza europea
sono i regolamenti, le decisioni e le direttive.
àil regolamento ha portata generale ed è obbligatorio in tutti i suoi elementi e direttamente
applicabile in ciascuno degli Stati membri. Anche la decisione è obbligatoria in tutti i suoi elementi
per i destinatari da essa designati. La Corte costituzionale ha ricondotto il conflitto fra regolamento
e legge alla violazione “diretta” della normativa europea, dichiarabile perciò dal giudice ordinario a
fondamento della disapplicazione della legge.

DIRETTIVA EUROPEA
La direttiva europea vincola lo Stato membro cui è rivolta per quanto riguarda il risultato da
raggiungere, salva restando la competenza degli organi nazionali in merito alla forma e ai mezzi. La
direttiva pone cioè delle norme di scopo vincolanti solo per gli Stati membri, i quali vi danno
esecuzione con una propria legge.
à la legge di esecuzione della direttiva europea è dotata di forza superiore a quella tipica,
potendo abrogare le leggi precedenti e determinare l’invalidità di quelle successive. Essa è perciò
sottratta anche al referendum abrogativo.
à ove la legge statale o regionale contrasti con norme europee direttamente applicabili in un
giudizio principale di legittimità costituzionale, e ogni volta che una direttiva europea venga
disattesa da leggi statali e regionali, si configuri un vizio di legittimità costituzionale delle norme
interne.

LA LEGGE COMUNITARIA ANNUALE


Al fine di garantire l’adeguamento dell’ordinamento interno all’ordinamento europeo, dal 2005
in Italia vi è la legge comunitaria annuale, la quale pone norme modificative o abrogative delle
norme interne contrastanti con gli obblighi conseguenti all’emanazione dei regolamenti, direttive,
decisioni e raccomandazioni che vincolino l’Italia ad adottare provvedimenti interni di attuazione e
di applicazione dei medesimi atti.
à essa può anche disporre che l’attuazione delle direttive avvenga anche mediante conferimento
al Governo di delega legislativa e potere regolamentare; Le norme di procedura stabiliscono che le
Regioni e le Province autonome,Trento e Bolzano,  nelle materie di loro competenza, diano
tempestiva attuazione delle direttive comunitarie.

4. Le fonti interne: La Costituzione

La Costituzione è la prima e fondamentale fonte dell’ordinamento interno, condizionante tutte le


altre fonti e a tutte sovraordinata. La Costituzione del 1948 è rigida, cioè modificabile solo con un
procedimento aggravato rispetto a quello previsto per la legislazione ordinaria. Non tutte le norme
costituzionali sono, però, modificabili: esistono limiti alla revisione della Costituzione. E’
espressamente vietata la revisione della forma Repubblicana (art.139), dei diritti inviolabili (art.2) e
dei principi supremi. La Corte costituzionale controlla la costituzionalità delle leggi (art.134).
La rigidità garantita è essa stessa un limite “implicito” alla revisione costituzionale.

5. Le fonti costituzionali
Sono le leggi di revisione della Costituzione, le altre leggi costituzionali e le consuetudini
costituzionali.
Le leggi costituzionali sono collocabili per la loro efficacia al massimo livello del sistema delle
fonti. à al di fuori degli ambiti sottratti alla revisione, possono innovare qualunque fonte di grado
costituzionale e resistere all’abrogazione di qualunque fonte inferiore. Sono sottratte
all’abrogazione mediante referendum.

LEGGI COSTITUZIONALI DI VARIAZIONE TERRITORIALE DELLE REGIONI


Dispongono l’aumento o la diminuzione del numero delle Regioni esistenti, mediante fusione delle
stesse o creazione di Regioni nuove con un minimo di un milione di abitanti, purchè la variazione
territoriale sia chiesta da una frazione delle popolazioni interessate e sia decisa con referendum
dalla totalità delle medesime (art.132).
à ciò fa delle leggi costituzionali di variazione territoriale delle Regioni, delle leggi “comunitarie”,
che sono degli atti normativi nei quali un soggetto del pluralismo, sfornito di autonoma potestà
normativa, determina o concorre a determinare il contenuto di una fonte-atto statale. Le leggi
statali “comunitarie” prevalgono gerarchicamente sulla legge statale tipica e, forse, costituiscono
un “tipo normativo” a sé, caratterizzato dalla dualità dei soggetti decidenti e dalla modalità di
decisione del contenuto della legge.

LEGGI COSTITUZIONALI DI ADOZIONE DEGLI STATUTI DELLE REGIONI SPECIALI


Sono caratterizzate dalla particolarità dell’oggetto  e del fine, dal nome e dalla – limitata – sfera di
efficacia territoriale; circostanze, tutte, che cospirano a farne delle leggi costituzionali “altre”, pure
se l’autorizzazione a derogare a norme della Costituzione, per realizzare “forme e condizioni
particolari di autonomia” (art.116), le trattiene anche nella categoria delle leggi di revisione.
Queste ultime possono revisionare solo norme di loro competenza. Alcune norme degli Statuti
speciali riguardanti la finanza regionale possono essere modificate con leggi ordinarie, quando vi
sia un sostanziale o formale accordo fra la Regione e lo Stato. La L.cost.n.2/2001 ha previsto che le
disposizioni statutarie relative alla forma di governo e alle modalità di elezione del Consiglio
regionale e del Presidente della Regione vengano disposte con legge regionale
“statutaria” approvata a maggioranza assoluta e sottoposta a referendum eventuale.

CONSUETUDINE COSTITUZIONALE
Nel Civil Law ha spazio limitato e funzione meramente integrativa di norme di diritto scritto.
Le consuetudini costituzionali hanno la stessa efficacia passiva delle fonti di grado costituzionale;
resistono, perciò, all’abrogazione delle leggi ordinarie. Possono essere applicate nella risoluzione
di conflitti di attribuzione fra i poteri dello Stato ed integrare il parametro nel giudizio di legittimità
costituzionale delle leggi.

6. Le leggi ordinarie

Previste dagli art.70 e successivi Cost., denominate anche leggi formali, disegnano il modello di
connessione tipica fra forma ed efficacia della fonte, costituiscono lo strumento ordinario e
primario di produzione normativa dello Stato:
·         Forma: nome, soggetti, procedimento di formazione
·         Efficacia: capacità di innovare l’ordinamento e di resistere all’innovazione di altre fonti
àtipo normativo  luogo di corrispondenza simmetrica tra la forma e l’efficacia
L’ atipicità della fonte si concreta nelle dissociazione tra forma ed efficacia del tipo normativo
Alle “leggi comunitarie” – leggi atipiche e rinforzate nella maggiore resistenza all’abrogazione –
ATIPICITà DA RINFORZO-appartengono:
 Leggi di variazione territoriale delle Regioni
 Leggi di ricezione delle intese fra lo Stato e le confessioni religiose diverse dalla cattolica.
 Legge di ricezione delle intese fra lo Stato e le Regioni
 Leggi di istituzione di nuove province e di mutamento delle loro circoscrizioni e
denominazioni
 Leggi di amnistia e indulto, deliberate a maggioranza dei due terzi dei componenti di
ciascuna camera, in ogni loro articolo e nella votazione finale. Leggi “comunitarie interne”, di
assemblea.
 Legge sulla condizione giuridica dello straniero che deve essere conforme alle norme e ai
trattati internazionali
Altre leggi atipiche ma con riduzione dell’efficacia: leggi di approvazione dei bilanci (competenza
limitataàleggi soltanto formali), leggi approvate in commissione (le quali non possono disciplinare
tutti gli ambiti materiali regolabili con leggi d’Assemblea, ma solo quelli che non sono loro
costituzionalmente sottratti.

7. Gli atti normativi del Governo equiparati alla legge

“decreti-legge” VS “decreti legislativi”

DECRETI – LEGGE
à provvedimenti provvisori con forza di legge immediatamente efficaci, che, adottati dal Governo
in casi straordinari di necessità ed urgenza, sono soggetti alla conversione in legge da parte delle
Camere entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione, pena la perdita di efficacia con effetto
retroattivo. I decreti – legge possono intervenire in tutti gli ambiti nei quali può disporre la legge
ordinaria. Limiti alla decretazione d’urgenza si possono ricavare implicitamente dalle disposizioni
costituzionali. Il decreto NON può essere adottato nei casi e per gli oggetti riguardo ai quali si dia
un rapporto di “alterità” fra Parlamento e Governo, nei quali perciò non sussista una
semplice riserva di legge, ma una vera e propria riserva di Parlamento, ossia una riserva effettuata
alla sola legge in senso tecnico (ad esempio per la ratifica dei trattati internazionali) NON possono
essere emanati decreti – legge per regolare rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non
convertiti, decreti aventi contenuto sostanzialmente identico a quelli per i quali è stata negata la
conversione o decreti con contenuto diverso da quello risultante dal titolo.
I decreti – legge non possono ripristinare l’efficacia di disposizioni dichiarate illegittime dalla Corte
costituzionale per vizi non attinenti al procedimento.
E’ sottratta alla decretazione d’urgenza la materia elettorale.
I presupposti che legittimano l’adozione da parte del Consiglio dei Ministri di provvedimenti
provvisori con forza di legge sono la necessità e l’urgenza riferite alla situazione normativa attuale,
non a quella che si produrrà in futuro. La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità dei
Decreti – legge reiterati quando tali decreti non risultino fondati su autonomi presupposti di
necessità ed urgenza, bensì solo sul fatto del ritardo derivante dalla mancata conversione.( Vizio in
procedendo)
La legge di conversione è una legge ordinaria riservata al Parlamento, di competenza
dell’Assemblea. Essa produce l’effetto di rendere definitiva l’efficacia del decreto – legge e di
novare, per il futuro, la fonte delle norme da esso poste.

DECRETI LEGISLATIVI
Le Camere possono delegare al Governo per un tempo limitato l’esercizio della funzione
legislativa, definendone gli oggetti e indicandone i principi e i criteri direttivi. Il Parlamento
conserva il diritto di revocare in tutto o in parte la delega, ma anche quello di dettare una propria
disciplina normativa degli oggetti delegati. Il decreto legislativo è dunque autorizzato a concorrere
con la legge statale ordinaria, con preferenza di quest’ultima in ipotesi di conflitto.
La legge di delegazione è una legge ordinaria, riservata al Parlamento e all’Assemblea, contenente
i limiti di materia, di tempo, dei principi e criteri direttivi. La delegazione è attribuita al Governo per
un tempo limitato, che decorre dall’entrata in vigore della legge di delegazione. Non è consentita
la prassi governativa di ritardare la pubblicazione della legge di delegazione per avvantaggiarsi di
un lasso di tempo superiore a quello da essa risultante.
Il d.lgs. è condizionato nella sua validità ed efficacia al rispetto dei limiti stabiliti dalla legge di
delegazione, siano essi quelli costituzionali oppure limiti ulteriori aggiunti nella legge delega.
Il mancato rispetto di questi limiti comporta, in linea generale, l’illegittimità del decreto legislativo
per violazione delle norme della legge di delegazione e, loro tramite, della norma costituzionale.

ATTRIBUZIONE DI POTERI NORMATIVI AL GOVERNO IN CASO DI GUERRA


A seguito della deliberazione parlamentare dello stato di guerra, dichiarato dal Capo dello Stato, le
Camere conferiscono al Governo i poteri necessari à attribuzione di competenze normative.

I DECRETI LEGISLATIVI DI ATTUAZIONE DEGLI STATUTI SPECIALI


Sono fonti a competenza “riservata e separata”, previsti da norme delle leggi costituzionali
deliberative degli statuti delle Regioni speciali per consentire al Governo di trasferire gli uffici e il
personale statale nelle materie di competenza regionale ed in genere di attuare, integrare e
specificare le norme statutarie.

I DECRETI LEGISLATIVI DELIBERATIVI DEI TESTI UNICI


Sono atti normativi emanati dal Governo al fine di raccogliere in un unico testo, armonizzandoli fra
loro la fonte, i testi normativi disciplinanti uno stesso oggetto entrati in vigore in tempi diversi.
Perché possano armonizzare una produzione normativa diacronica, i testi unici debbono avere
efficacia normativa. Debbono pertanto essere delegati, o come anche si dice “autorizzati”
mediante una apposita legge di delegazione.
Dai testi unici normativi, vanno tenuti distinti i testi unici compilativi, ossia le raccolte in un unico
testo di una pluralità di testi normativi concernenti lo stesso oggettoàfonti di cognizione:
documenti che contengono il testo legale delle fonti di produzione o che ne favoriscono la
conoscenza (G.U., Bollettini Ufficiali…)

8. L’atto risultante dal referendum abrogativo

Un atto normativo con forza di legge è quello risultante dal referendum abrogativo, ossia dalla
deliberazione del corpo elettorale che decide la cessazione – totale o parziale (art.75 Cost.) – o la
continuazione dell’efficacia di una legge o di un atto avente valore di legge. à fa cessare o meno
l’efficacia di una legge.
Può innovare il sistema ordina mentale, in particolar modo quando il referendum sia parziale,
permettendo di ritagliare entro il testo della vecchia legge una nuova legge da sottoporre
all’approvazione del corpo elettorale, dando vita ad una sorta di legge popolare.

9. I regolamenti parlamentari e della Corte costituzionale


Sono da considerare degli atti con forza di legge, perché, pur non potendo concorrere con la legge
e gli atti ad essa equiparati, sono subordinati solo a fonti di grado costituzionale.
I regolamenti parlamentari (art.64 e 72 Cost.) stabiliscono che ciascuna Camera approva il proprio
regolamento a maggioranza assoluta dei suoi componenti e che le modalità e procedure di
“lavoro” (modalità esame ddl, definizione procedimenti legislativi abbreviati, forme di pubblicità
dei lavori delle commissioni…) debbano risultare dal regolamento di ciascuna Camera. Nelle
materie di competenza del regolamento parlamentare sono escluse tutte le fonti che non siano di
grado costituzionale.
I regolamenti della Corte costituzionale sono previsti dalla legge ordinaria per la prima attuazione
delle norme costituzionali concernenti la costituzione ed il funzionamento della Corte; hanno ad
oggetto la disciplina dell’esercizio delle sue funzioni e possono dettare norme integrative per i
giudizi davanti alla Corte.

10. Le fonti statali secondarie

Sono quelle gerarchicamente subordinate alla legge e agli atti ad essa equiparati, sono soprattutto
i regolamenti dell’esecutivo.
La potestà regolamentare spetta allo Stato nelle materie di legislazione esclusiva, anche se si
possono escludere ambiti di operatività rilasciati allo Stato nelle materie di competenza regionale.
 Regolamenti esecutivi: disciplinano l’esecuzione delle leggi e dei decreti legislativi, nonché
dei regolamenti europei, nonché l’attuazione ed integrazione delle leggi e dei decreti legislativi
recanti norme di principio, esclusi quelli relativi a materie riservate alla competenza regionale. I
regolamenti esecutivi sono paradigmatici dei concetti di regolamento e di norma secondaria, cioè
della norma e dell’atto-fonte mediante i quali vengono rese praticamente applicabili le leggi e i
decreti legislativi.
 Regolamenti indipendenti: disciplinano le materie in cui manchi la disciplina da parte di
leggi o di atti aventi forza di legge, sempre che non si tratti di materie comunque riservate alla
legge. I regolamenti indipendenti dispongono anche in assenza di legge.
 Regolamenti organizzativi: disciplinano l’organizzazione ed il funzionamento delle
amministrazioni pubbliche secondo le disposizioni dettate dalla legge. à sono emanati in riserva
di legge relativa, ossia in un ambito materiale riservato alla legge. à sono nella sostanza dei
regolamenti esecutivi di attuazione ed integrazione di norme legislative di principio.
 Regolamenti autorizzati: derivano la loro denominazione dalla circostanza di essere
autorizzati dalla legge a derogare a norme legislative, anche delegificando interi settori normativi
in materie non riservate, abrogandone cioè la disciplina legislativa e sostituendola con quella
regolamentare. à l’abrogazione deve essere disposta dalla legge, la quale attribuisce al Governo il
potere regolamentare – fissando le norme generali regolatrici della materia – e acquista efficacia
dal momento dell’entrata in vigore delle norme del regolamento.
 Regolamenti governativi di attuazione delle direttive europee: A seguito della nuova
ripartizione del potere regolamentare tra Stato e Regione disposta dall’art.117 Cost., possono
essere adottati nelle materie di competenza legislativa esclusiva statale, già disciplinate dalla
legge, ma non coperte da riserva assoluta di legge, che comunque non consistano nella istituzione
di organi e strutture amministrative e nella previsione di nuove spese o minori entrate, la cui
attuazione compete direttamente alla legge comunitaria annuale. Tale legge provvede altresì alla
scelta fra le modalità di attuazione consentite dalle direttive, all’introduzione di sanzioni penali e
amministrative, e all’individuazione delle autorità pubbliche alle quali affidare le funzioni
amministrative inerenti alla nuova disciplina. (es.porre rimedio all’eventuale inerzia regionale nel
dare attuazione a norme europee)
La legge può attribuire espressamente a uno o più Ministri il potere di emanare norme
regolamentari nelle materie di competenza ministeriale o di autorità subordinate. I regolamenti
ministeriali e interministeriali debbono attenersi non soltanto alla legge, ma anche ai regolamenti
governativi.

11. Le fonti di autonomia territoriale

Fine della Sovranità internaàpotere supremo esercitato da un unico centro politico, si istituisce il


concetto di sovranità (in senso largo) come rapporto fra la sovranità appartenente allo Stato -
soggetto a fini di unificazione e di coordinamento intersoggettivo e l’autonomia come potere di
ciascuno dei soggetti del pluralismo di aut organizzarsi e di autodisciplinarsi. L’autonomia si
presenta soprattutto come autonomia normativa, costitutiva cioè di fonti e di norme del diritto
oggettivo nelle forme e nei limiti previsti dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato. Le fonti di
autonomia territoriale comprendono le fonti regionali e quelle locali.
AUTONOMIA NORMATIVA REGIONALE à statuto (art.123), legge (art.117) e regolamento
(art.117).
 Statuto: atto normativo con il quale la Regione disciplina la propria organizzazione interna.
Nelle Regioni ad autonomia speciale lo statuto viene formalmente adottato con legge
costituzionale e materialmente deciso dallo Stato. Regionale è l’oggetto di disciplina della legge,
mentre statale è l’atto e la volontà normativa.
Gli statuti delle Regioni ad autonomia ordinaria sono invece espressione dell’autonomia statutaria
attivata dagli organi regionali rappresentativi secondo un procedimento che ne prevede la
deliberazione con legge approvata a maggioranza assoluta dei suoi componenti, con due
deliberazioni successive adottate ad intervallo non minore di due mesi e sottoponibili a
referendum eventuale.
Lo statuto è una fonte a competenza riservata e a contenuto vincolato e limitato. Riservata perché
ciò che ne forma il contenuto è sottratto alla legislazione statale e regionale à stabilisce la forma
di governo regionale e i principi fondamentali di organizzazione e funzionamento. à è fonte
primaria allo stesso modo in cui lo è la legge statale privata della competenza demandata alle
Regioni.
Vincolata, perché deve contenere le norme regolatrici del diritto di iniziativa e del referendum su
leggi e provvedimenti amministrativi della Regione, nonché le norme disciplinanti la pubblicazione
delle leggi e dei regolamenti regionali.
Lo statuto è gerarchicamente superiore alle leggi regionali nelle materie comuni ai due ordini di
fonti.
 Legge regionale: atto normativo risultante dall’esercizio di differenti potestà legislative
(concorrente ed esclusiva).      
Lo Stato resta titolare in via esclusiva delle materie enumerate nell’art.117 Cost., che sono
riservate al potere centrale per la necessità di una disciplina uniforme su tutto il territorio. Al di là
della legislazione esclusiva rimane uno spazio di intervento statale nelle materie attribuite
alla potestà legislativa concorrente, nelle quali la potestà legislativa spetta alle Regioni, salvo che
per la determinazione dei principi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato.       
Nelle nuove materie di competenza concorrente regionale possono continuare a valere, quanto
meno in via transitoria, i principi fondamentali desumibili dalla legislazione già in vigore.
 Legge regionale di variazione territoriale dei comuni: istituisce nuovi comuni e ne modifica
le circoscrizioni e le denominazioni. Legge – provvedimento deliberata dal Consiglio regionale, a
seguito di un referendum con il quale vengono sentite le popolazioni interessate.       
Si realizza, su scala più ridotta, il fenomeno delle leggi comunitarie, nel quale un ente locale ad
autonomia costituzionalmente garantita decide la propria auto identificazione come comunità
territoriale; cioè un soggetto del pluralismo territoriale ed istituzionale determina il contenuto non
di un atto di sovranità, ma di un atto di autonomia di grado più elevato.
 Leggi rinforzate: che richiedono una maggioranza più elevata; leggi elettorali, tributarie e
di bilancio.
 Leggi regionali atipiche: accordi con altre Regioni o con enti di altri Stati.
 Leggi sottratte al referendum abrogativo: stabilito negli statuti.

LE REGIONI NON POSSONO EMANARE DECRETI – LEGGE E DECRETI LEGISLATIVI.

 I regolamenti regionali: il potere regolamentare è attribuito alla Giunta regionale, anziché


al Consiglio (tranne Abruzzo e Marche). 
Le Regioni hanno potestà regolamentare in tutte le materie in cui è stata loro attribuita
competenza legislativa e, ove intervenga una delega da parte dello Stato, anche nelle materie di
competenza legislativa di quest’ultimo. I regolamenti concorrono in abrogazione-invalidità quando
contrastino con lo statuto e con le leggi statali (deleganti) e regionali. Sono sottoponibili al
referendum abrogativo regionale.
Tipologia regolamenti regionali: esecutivi, attuativi (delle leggi regionali e dei regolamenti
europei); difficilmente si configurano regolamenti organizzativi, in quanto la materia è di
competenza statutaria.

STATUTI DEGLI ENTI LOCALI (Province, Comuni, Città metropolitane)


Sono atti normativi con i quali gli enti locali procedono alla propria organizzazione interna in vista
dello svolgimento dei compiti che sono loro affidati. Sono fonti riservate, a contenuto vincolato e
limitato.
Gli Statuti si distinguono dai regolamenti e dagli atti amministrativi degli enti locali per una
peculiarità procedimentale attinente alla loro deliberazione, la quale deve avvenire a maggioranza
dei due terzi dei Consiglieri; qualora tale maggioranza non venga raggiunta, saranno necessarie
due successive deliberazioni a maggioranza assoluta.
La legge indica le materie nelle quali lo statuto deve disporre e nelle quali è facoltizzato ad
intervenire. àLo statuto stabilisce i principi di organizzazione e funzionamento dell’ente, le
forme di controllo, anche sostitutivo, le garanzie delle minoranze e le forme di partecipazione
popolare.

I REGOLAMENTI LOCALI
(Art.117) Le Province, i Comuni e le Città metropolitane sono titolari di potestà regolamentare in
ordine alla disciplina dell’organizzazione e dello svolgimento delle funzioni loro attribuite.
I regolamenti locali rappresentano le tipiche fonti secondarie, che, nel rispetto delle fonti primarie
(leggi statali, statuto d’autonomia, leggi regionali) provvedono a dare loro esecuzione. Il
regolamento locale:
 Dà esecuzione alle disposizioni statutarie in materia organizzativa (regolamento
organizzativo)
 Dà esecuzione alle leggi statali e regionali concernenti l’esercizio di funzioni locali, che
devono peraltro assicurare i requisiti minimi di uniformità secondo le rispettive competenze.
ài regolamenti sono fonti soggette al principio di gerarchia e di competenza (rispettivamente in
base ai due punti di cui sopra)
ài regolamenti costituiscono lo strumento della curvatura alle esigenze locali di discipline
legislative statali e regionali
12. Le fonti di autonomia contrattuale

La Costituzione ha previsto i contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli
appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce, ossia i contratti collettivi con efficacia
generale (o erga omnes).
1)      i sindacati contraenti devono ottenere personalità giuridica mediante la registrazione
2)      la stipulazione del contratto deve essere affidata ad una rappresentanza unitaria composta in
modo proporzionale al numero degli iscritti ai vari sindacati stipulanti (art.39 Cost.)
Il rapporto tra la legge e il contratto collettivo è di concorrenza nella competenza con preferenza
della legge.
I rapporti di lavoro sono oggi disciplinati, oltre che da norme costituzionali e legislative, da norme
poste da contratti collettivi di diritto comune, valevoli cioè, secondo i principi del diritto privato,
soltanto per gli appartenenti ai sindacati che hanno stipulato il contratto. Di fatto hanno esteso la
loro efficacia erga omnes.

13. Gli usi richiamati da leggi e regolamenti

Le uniche consuetudini previste direttamente dall’ordinamento sono quelle, denominate usi che


hanno efficacia nelle materie regolate da leggi e regolamenti in quanto siano espressamente
richiamate. Sono fonti di grado terzo o quarto (se si ritenga che gli usi debbano rispettare anche i
regolamenti ministeriali, a loro volta subordinati ai regolamenti governativi). La dizione legislativa
esclude le consuetudini contra legem.
E’ legislativamente prevista la possibilità di ordinare le consuetudini in apposite raccolte ufficiali, le
quali presentano il vantaggio di far ritenere le consuetudini in esse contenute esistenti fino a prova
contraria. Saranno comunque le parti a dover provare l’esistenza della consuetudine e della norma
consuetudinaria. Il giudice deciderà del fatto, del diritto e della sua fonte.

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